Milano, 26 settembre 1946 – Milano, 13 dicembre 2002
Avvicinatosi al cattolicesimo, narrò nel libro-intervista a Vittorio Messori “Conversione – Una storia personale” la storia della sua riscoperta della fede cristiana. Influirono su tale scelta la delusione del secondo divorzio, l’incontro con Giuseppe Corigliano, sacerdote dell’Opus Dei, che sarebbe diventato il suo direttore spirituale, la meditazione del libro Cammino di san Josemaría Escrivá de Balaguer. Fu sua l’idea, perseguita con tenacia, di quello che sarebbe stato il libro “Varcare le soglie della speranza” di Giovanni Paolo II.
Un uomo prestigioso, ricco, noto, che si converte al cattolicesimo? Improbabile di questi tempi. Eppure è ciò che è successo a Leonardo Mondadori. Conversione: questo il titolo del nuovo libro di Vittorio Messori che racconta la vita, le convinzioni, la realtà di un uomo che ha mutato pelle. Un tempo chi si convertiva al cristianesimo cambiava nome. Non è la stessa cosa essere cristiani o non esserlo. Leonardo Mondadori, battezzato da bambino, non ha mutato nome. Ma modo di stare al mondo sì. E questo incuriosisce e interroga. Perché il libertino Leonardo, anche se Messori non lo dice, sembra diventato un vecchio bacchettone. Il punto è – ed il libro è bello anche per questo – che le antiche verità della morale cattolica, apparentemente retrograde ed assurde, brillano in realtà di luce propria: la luce della verità. E, quindi, della felicità. Della speranza.
E così il bell’uomo che ha avuto due mogli e tante buone conoscenze femminili, diventato cristiano, vive – per grazia di Dio – castamente: “Parlo per me: e a me, come credente, non riconosco il diritto di ’rifarmi una vita’, come si dice con un’espressione stereotipata”; “Proprio perché ho combinato tutti i pasticci che ho confessato e confesso e di cui mi rammarico, ho diritto di dirlo: stiamoci attenti, l’infelicità aumenta proprio quando ci si illude di trovare la felicità a spese della fedeltà”. Il Leonardo della piena maturità che santifica la realtà del proprio matrimonio indissolubile, cosa pensa della sessualità nella forza prorompente della giovinezza?
Cosa pensa dei rapporti cosiddetti prematrimoniali, diventarti oggi un’assoluta ovvietà? “Il solo mettere in discussione un argomento come questo – commenta – in una società che fa della prestazione sessuale la misura della valutazione di un individuo, significa tirarsi addosso l’etichetta di oscurantista. Perché basta accennare a un discorso sulla castità prematrimoniale per suscitare reazioni ironiche? Perché parlare di un gesto di donazione totale e reciproca da parte dell’uomo e della donna provoca una reazione di ilarità, se non di scherno?”. “Senza la misteriosa prospettiva della fede, la morale cristiana appare incomprensibile, se non crudele e dannosa”, scrive Mondadori. E questo è il punto.
Per vivere castamente bisogna aver trovato la perla di cui parla il Vangelo. Bisogna essere pieni, sazi. Bisogna aver trovato un senso alla propria vita. Bisogna aver trovato IL senso della propria vita. Bisogna aver incontrato l’onnipotenza misericordiosa della tenerezza divina. E questo incontro Leonardo lo ha fatto. “L’amore – scrive – consiste anche nel non consegnare il corpo ai capricci dell’eros ma nel donarlo alla persona con cui si dividerà la vita”.
I molti crescenti guai – sintetizza Messori – del tribolato rapporto fra maschio e femmina vengono dalla dissociazione tra sesso e amore. Che vita può fare, con simili convinzioni, uno che continua a frequentare i salotti bene? La vita del testimone: “Forse stenterai a crederlo, ma tra le cose che faccio più volentieri, anzi, che più mi piacciono, c’è quella di dare un po’ di testimonianza in certi salotti o in certi ambienti professionali che sembrano antitetici alle mie prospettive attuali”. E continua: “C’è un laicismo disinformato – lo incontro di continuo – che dà del cristianesimo un’immagine caricaturale. E’ quello che sostiene che questa religione sarebbe la nemica implacabile della sessualità e dell’eros.
Bè, io dico che basterebbe leggere, nell’Antico Testamento, il Cantico dei cantici, o alle molte riflessioni che Giovanni Paolo II ha dedicato all’amore, pure a quello umano per rendersi conto di che cosa sia la fede vera, anche in materia sessuale”. Un piccolo saggio delle opinioni-conversazioni di un convertito salottiero: “Perché la Chiesa nega l’eucaristia ai divorziati che si sono risposati? Non è, questa, una prova di mancanza di carità e di perdono? Credo che, per rispondere alla domanda, dobbiamo tenere presenti i due concetti cardine del cristianesimo: la carità, certo, ma anche la verità. Ebbene la verità cristiana insegna che, nel disegno di Dio, il matrimonio è perenne e indissolubile.
La Chiesa lo ha sempre considerato come un’istituzione divina che risale alla creazione stessa dell’uomo e della donna. I termini del progetto divino non possono cambiare”. Perché la chiesa afferma che l’aborto è un crimine? “La scienza genetica ha dimostrato in modo inequivocabile che nell’uovo fecondato c’è l’intero codice del futuro uomo, dal colore degli occhi alla forma delle labbra: dunque, il mistero della vita ha inizio sin dalla fecondazione. Ecco allora spiegato anche razionalmente il no fermo della Chiesa all’interruzione della gravidanza. Sono anche convinto che è da respingere ogni tentativo di giustificare la soppressione di futuri nati perché malati o handicappati. Non possiamo essere noi a decidere chi è adatto a vivere eliminando chi, a nostro parere, non lo sarebbe.
La Chiesa ha ragione nel ricordare che non solo la fede ma, innanzitutto, la ragione sta dalla parte della difesa della vita”. Ecco allora la conclusione: “C’è da aspettarsi che, prima o poi, si finisca con lo scoprire che il presunto ’oscurantismo’ della Chiesa su questi temi etici era in realtà una difesa preveggente, anzi profetica, del vero bene dell’uomo. Del resto, non sarebbe la prima volta”. Complimenti, Leonardo. Autore: Angela Pellicciari
“Ho fatto molti errori, ma ora vivo una vita cristiana radiosa”
“Così ho scoperto la fede”
Il suo sogno era diventare l’editore dell’Osservatore Romano
ROMA – “Adesso posso andare dove devo andare”. Così pochi giorni fa, sentendo la fine vicina, Leonardo Mondadori aveva dato l’addio a un caro amico. Il tumore al pancreas gli aveva concesso una lunga tregua, ma adesso era arrivato all’ultimo stadio. Lui lo spiegava così: “Sembra quasi che il Padre abbia voluto concedermi un po’ di tempo per poter prendere tutte le mie decisioni”.
Sono le parole di un uomo che, dopo aver vissuto per quasi tutta la sua vita nel mondo laico dell’alta borghesia milanese, ha scoperto la fede. E ha deciso di raccontarlo in un libro, scritto pochi mesi fa, assieme allo scrittore Vittorio Messori. Che ora, commentando la sua scomparsa, dice che quella di Leonardo Mondadori è stata “una conversione degna di un uomo davvero coraggioso, anche perché ha scelto di testimoniare la fede tradizionale della Chiesa”.
Il libro con cui l’editore morto oggi a Milano racconta il suo incontro con la fede (“Non per vanagloria, ma per testimonianza”, spiegò) si intitola Conversione – una storia personale. Ed è la storia di un uomo che fino a pochi anni fa non si era mai interessato alla religione o alla Chiesa. Ma poi, dopo aver constatato che la sua vita era “piena di errori”, ha trovato nella religione ciò che di più profondo cercava. E ha vissuto da allora in poi nella stretta osservanza dell’ortodossia cattolica. In Conversione Leonardo Mondadori ha voluto anche descrivere la grave, e rara, malattia che lo ha colpito. Per dire che durante il suo cambiamento interiore è stato costretto ad affrontare prove durissime, come “la scoperta, un mattino, di avere un tumore alla tiroide e un carcinoide al pancreas e al fegato”. Ma non solo. Mondadori racconta di aver cercato risposte anche alle domande che ogni giorno gli poneva il suo lavoro, “fra molti contrasti e qualche disillusione”, e di aver riflettuto a lungo sulle scelte della sua vita privata, segnata da un divorzio e da tre figli avuto con due donne diverse. Risposte che dunque ha trovato nella religione cattolica: “Vivo una vita cristiana vibrante – rivelò Leonardo Mondadori in Conversione – ed è questa visione di fede che, malgrado tutto, rende la mia esistenza radiosa”.
Nel libro scritto assieme a Vittorio Messori (che lo definisce un uomo dalla “trasparenza evangelica”), c’è posto anche per riflessioni più ampie della esperienza personale. Per esempio sulla Chiesa cattolica (“Dove c’è troppa macerazione, troppo desiderio di piacere al mondo, mentre dovrebbe dimostrare che l’appartenenza a questa religione dà gioia”): Oppure sull’editoria: “Non mi convince il mio mestiere oggi – disse a Messori – perché al posto di Dio, nella centralità della vita quotidiana c’è l’audience, con tutte le sollecitazioni possibili e immaginabili, come ad esempio le donne continuamente usate nelle copertine e nei calendari”. Ma ci sono, rifletteva l’editore scomparso oggi, “anche i 15 milioni di audience per la fiction Tv su Papa Giovanni XXIII”.
E poi, sempre nello stesso libro, la confessione di un sogno: diventare l’editore de “L’Osservatore romano”. Voleva farne un quotidiano ad altissima tiratura, tanto da “sbaragliare qualunque Herald Tribune”. Ciò che ancora a pochi mesi dalla morte Leonardo Mondadori non si spiegava era perché un “quotidiano della Santa Sede, dunque della multinazionale più antica e ancora oggi più estesa e ramificata del mondo, con occhi e orecchie ben aperti in ogni angolo della terra”, continuasse ad avere una circolazione limitata agli addetti ai lavori”. Ancora Messori rivela: “Quando fece la previsione di 100 mila copie da vendere entro Natale col suo libro sulla conversione lo presero per pazzo”. Invece le ha superate e il libro è stato tradotto in mezzo mondo. E poi si congeda da quello che era diventato, da quasi dieci anni, un amico: “E’ straordinario pensare che abbia fatto questa bella testimonianza di fede, inconsapevolmente, alla vigilia della morte”.
“L’Oasi di Engaddi” – “Il Regno è già in mezzo a voi”(Lc.17,20)