S. Teresa d’Avila – Libro della vita

 

CAPITOLO 21

Continua a parlare di quest’ultimo grado di orazione, completandone la trattazione.

Esprime la sofferenza dell’anima, che in esso si trova, di tornare a vivere nel mondo e parla della luce che le offre il Signore per vederne gli inganni. Contiene una profonda dottrina.

  1. Ora, per completare la trattazione dell’argomento di cui stavo parlando, dico che qui non c’è bisogno del consenso dell’anima a Dio; glielo ha già dato e sa di essersi volontariamente rimessa nelle sue mani e di non poterlo ingannare, perché è onnisciente. Non è come in terra, dove la vita è tutta piena di inganni e di doppiezze e in cui, quando pensate di aver conquistato l’affetto di una persona, in base a ciò che vi dimostra, venite a scoprire che era tutta una menzogna. Non si può ormai più vivere fra tanti imbrogli, specialmente se vi sia di mezzo un qualche interesse. Felice l’anima alla quale il Signore fa conoscere la verità! Oh, come sarebbe adatto questo stato per i re! Come sarebbe di maggior vantaggio per essi cercare di guadagnarselo, anziché mirare alla conquista di un gran dominio! Quanta giustizia vi sarebbe nel loro regno! Quanti mali si eviterebbero e quanti se ne sarebbero evitati! Qui non si teme di perdere la vita né l’onore per amor di Dio. Che gran bene, questo, per chi, come re, è più obbligato di tutti i sudditi ad aver di mira l’onore del Signore perché deve essere loro di esempio! Pur di accrescere di un punto la fede e d’illuminare almeno un po’ gli eretici, un tale re sarebbe disposto – e con ragione – a perdere mille regni. È una cosa ben diversa, infatti, guadagnare un regno eterno, tale che, con una sola goccia d’acqua che di esso l’anima beva, prova nausea per tutto ciò che è terreno. Che ne sarebbe, poi, se s’immergesse totalmente in essa?

  2. Oh, Signore! Se voi mi deste modo di proclamarlo a gran voce, non mi crederebbero, lo so, come non credono a molti che lo sanno dire ben diversamente da me, ma io, almeno, ne rimarrei soddisfatta. Mi sembra che, pur di far conoscere una sola di queste verità, terrei in poco conto la vita. Non so, dopo, che cosa farei, perché non c’è da fidarsi di me, ma sebbene sia quella che sono, provo tale bisogno di dire questo a chi comanda, da restarne distrutta. Quando non ne posso più, mi rivolgo di nuovo a voi, mio Signore, supplicandovi di porre rimedio a tutto. voi ben sapete che assai volentieri mi priverei delle grazie che mi avete concesso, purché ciò non mi facesse incorrere nel pericolo d’offendervi, per darle ai re, essendo loro impossibile, con questo, permettere le cose che oggi permettono, e se ne avrebbero grandissimi beni.

  3. Oh, mio Dio! Fate che intendano i loro obblighi, giacché avete voluto renderlicosì famosi in terra, che quando muore qualcuno di essi, in cielo ne appaiono i segni, come ho sentito dire. Certo, pensando a questo, mi sento piena di devozione, per il fatto che voi, mio Re, vogliate far loro intendere anche così l’obbligo di imitarvi in vita, poiché, in qualche modo, la loro morte è accompagnata da segni celesti, come avvenne per la vostra morte.

  4. Presumo forse troppo. La signoria vostra strappi tutto, se quanto dico lesembra inopportuno, e creda che parlerei meglio in loro presenza, se potessi farlo, o pensassi di esser creduta; è certo che li raccomando vivamente a Dio e vorrei essere esaudita. Tutto consiste nel rischiare la vita, che io molte volte desidero perdere, e sarebbe avventurarsi a guadagnar molto per poco prezzo, perché non si può vivere vedendo con i propri occhi il grande inganno in cui si è indotti e la cecità che ne consegue.

  5. Arrivata a questo punto, l’anima non è solo animata da desideri di servire Dio; Sua Maestà le dà le forze per effettuarli. Non le si presenta occasione in cui pensi di poterlo servire che non colga a volo, e crede di non far nulla, perché – come dico – vede chiaramente che tutto è nulla, se non serve a compiacere Dio. Il tormento è che a persone così inutili come me non si presenti alcuna occasione. Vi piaccia, o mio Bene, che venga un giorno in cui io possa pagare un po’ del molto che vi devo. Disponete voi, Signore, le cose come più vi piacerà, ma in modo che questa vostra schiava vi possa servire in qualche cosa. Anche altre erano donne, eppure hanno fatto per amor vostro azioni eroiche; io non so far altro che chiacchierare, e per questo voi non volete, mio Dio, mettermi alla prova; tutto il mio servizio si esaurisce in parole e desideri, e neppure in questo ho piena libertà, perché forse potrei sbagliare in tutto. fortificate voi la mia anima, o Bene di tutti i beni, o Gesù mio, e dopo averla disposta a tal fine, stabilite il modo in cui possa far qualcosa per voi, non essendovi alcuno capace di ricevere tanto senza pagare nulla. costi quel che costi, Signore, non vogliate che io mi presenti davanti a voi a mani vuote, poiché il premio sarà dato in conformità delle opere. Eccovi la mia vita, il mio onore e la mia volontà; vi ho dato tutto, sono vostra, disponete di me secondo il vostro volere. Vedo bene, mio Signore, quanto poco io valga, ma giunta fino a voi, salita in cima a questa torre da cui si vedono tante verità, se voi non vi allontanate da me, riuscirò a fare qualunque cosa. Se, invece, mi lasciate – sia pure per poco – ritornerò dov’ero prima, cioè sulla via dell’inferno.

  6. Oh, che pena per un’anima, giunta a questo stato, dover trattare di nuovo con tutti, assistere all’assurda farsa di questa vita e spendere il tempo nel soddisfare i bisogni del corpo, col mangiare e dormire! Tutto la stanca e non sa come trovare una via di scampo; si vede incatenata e prigioniera; pertanto, sente più al vivo la schiavitù del corpo e la miseria della vita. Riconosce quanto avesse ragione san Paolo di supplicare Dio d’esserne liberato e lo invoca con lui, implorandone anch’essa la liberazione, come ho detto altre volte. Qui, però, lo fa con tale impeto che spesso sembra voglia uscire dal corpo per andare in cerca di tale libertà, visto che nessuno la trae fuori dalla schiavitù. È come una schiava in terra straniera. Ciò che più l’affligge è non trovare molti che uniscano le loro lagnanze alle sue, chiedendo la stessa cosa, e che ordinariamente ci sia, invece, in tutti il desiderio di vivere. Oh, se non fossimo attaccati a nulla, né riponessimo la nostra felicità nelle cose terrene, la pena che ci dà il vivere sempre senza di lui mitigherebbe grandemente la paura della morte per il desiderio di godere della vera vita.

  7. Alcune volte penso che se una come me, grazie a questa luce che il Signore mi ha dato, pur essendo così tiepido il mio amore e così incerto il mio vero riposo, poiché le mie opere non l’hanno meritato, spesso soffre tanto di vedersi in questo esilio, quale sarà stata la sofferenza dei santi? Che cosa avranno sofferto san Paolo, la Maddalena e altri come loro, in cui era così grande la fiamma dell’amor divino? Doveva essere un continuo martirio. Ho l’impressione che un qualche sollievo – e perciò le frequento con piacere – mi venga dalle persone che nutrono questi stessi desideri, purché siano desideri accompagnati da opere; dico opere perché vi sono alcuni i quali credono di essere distaccati da tutto e tali si proclamano, e dovrebbero esserlo, come richiede la loro condizione e, a volte, i molti anni che battono il cammino della perfezione; ma l’anima di cui parlo distingue lontano le mille miglia quelli il cui distacco è solo a parole da quelli che hanno già confermato le parole con i fatti, perché vede lo scarso profitto degli uni e il molto profitto degli altri, cosa ben evidente per chi ha un po’ di esperienza.

  8. Si è, in questo modo, parlato degli effetti dei rapimenti provenienti dallo spirito di Dio. Questi, però, possono essere più o meno grandi; dico meno, perché da principio, anche se tali effetti esistono, non sono comprovati dalle opere, pertanto non si può capire che ci siano. Va anche aumentando la perfezione, con lo sforzo di far scomparire ogni traccia di ragnatele, e ciò richiede un po’ di tempo; quanto più crescono nell’anima l’amore e l’umiltà, tanto più viva è la fragranza che emana da questi fiori di virtù a vantaggio proprio e altrui. Vero è che, in uno solo di questi rapimenti, il Signore può operare in tal modo da lasciare all’anima ben poco lavoro per l’acquisto della perfezione; nessuno potrà immaginare, se non ne fa esperienza, ciò che il Signore qui dona all’anima, perché, a mio parere, non vi è alcuna nostra diligenza che possa farci giungere a tanto. Non dico che con l’aiuto del Signore e giovandosi per lunghi anni dei mezzi insegnati da coloro che hanno scritto sull’orazione, sia nei primi gradi che nei medi, non si possa giungere con molte fatiche alla perfezione e a un grande distacco dal mondo, ma non in così breve tempo come qui, dove il Signore opera senza alcuna nostra fatica, e prontamente libera l’anima dalla terra e la fa padrona di tutto quanto in essa si trova, anche se in quest’anima non vi siano meriti maggiori di quelli che erano nella mia, il che è tutto dire, perché io non ne avevo quasi nessuno.

  9. La ragione per cui Sua Maestà fa questo è perché lo vuole e, volendolo, lo fa;e anche se non ci sia nell’anima la disposizione dovuta, la dispone lui a ricevere il bene che egli le dona. Pertanto, non tutte le volte lo concede perché le anime lo abbiano meritato coltivando accuratamente il giardino, benché sia indubitabile che non tralasci di favorire chi compie bene il suo lavoro e cerca di staccarsi dal mondo. Talora, però, come ho detto, vuol mostrare la sua grandezza nel terreno più ingrato che vi sia, e lo dispone a ogni bene, in modo da far credere che l’anima non possa più tornare a vivere offendendo Dio com’era solita. Ha la mente così abituata a intendere ciò ch’è realmente verità, che tutto il resto le sembra gioco da bambini. Ride, alcune volte, dentro di sé, quando vede persone gravi, di orazione e di religione, fare molto caso di certi punti d’onore che ella già tiene sotto i piedi. Dicono che, per maggior profitto, bisogna conservare la dignità del proprio stato e agire con discrezione. Ma, l’anima sa perfettamente che trae molto più profitto in un sol giorno rinunziando, per amor di Dio, alla dignità del proprio stato, che non in dieci anni, rispettandola.

  10. Così vive una vita di sofferenze ed è sempre caricata della croce, ma fa grandi progressi: quando si manifesta a coloro che la trattano, è già assai vicina alla vetta; di lì a poco sale più in alto ancora, perché Dio le va facendo sempre maggiori grazie. Ormai è sua ed è lui ad averne cura; sembra che l’assista continuamente, perché non l’offenda e sembra che la favorisca e la sproni perché lo serva. Quando la mia anima giunse a ricevere da Dio una grazia così grande, i miei mali cessarono, poiché il Signore mi diede la forza di liberarmene, allontanandomi dalle occasioni e dalle persone che solevano distrarmi come se non esistessero più, anzi, mi era d’aiuto ciò che prima soleva recarmi danno; tutto era un mezzo per conoscere meglio Dio, amarlo, capire quanto gli dovevo e pentirmi di quello che ero stata.

  11. Mi rendevo ben conto che questo non proveniva da me, né l’avevoacquistato con il mio zelo, non avendo ancora avuto il tempo per adoperarmi a tal fine. Sua Maestà mi aveva dato la forza necessaria a conseguirlo, solo per la sua bontà. Fino ad oggi, quando il Signore ha cominciato a farmi la grazia di questi rapimenti, tale forza è andata sempre aumentando. Egli nella sua misericordia mi ha tenuto per mano, perché non tornassi indietro. Così stando le cose, mi sembra di non far nulla da parte mia, ma di vedere chiaramente che è il Signore a fare tutto. credo, pertanto, che quando un’anima riceve da Dio queste grazie e cammina con umiltà e timore, sapendo che tutto le viene dal Signore stesso e nulla, o quasi nulla, da sé, può frequentare qualsiasi genere di persone, per quanto sviate e viziose esse siano, la lasceranno indifferente e non potranno rimuoverla dai suoi propositi; anzi, come ho detto, le saranno di aiuto come mezzo per ricavare maggior profitto. Sono anime ormai forti quelle che il Signore sceglie per il bene di altre anime, anche se tale forza non viene da loro. Poco alla volta, man mano che il Signore avvicina l’anima alla cima, le comunica più arcani segreti.

  12. In queste estasi si hanno vere rivelazioni, grandi grazie e visioni; tutto serve a rendere l’anima umile, a fortificarla, a farle disprezzare le cose di questa vita e a conoscere meglio l’eccellenza del premio che il Signore tiene riservato per coloro che lo servono. Piaccia a Sua Maestà che la grandissima generosità da lui usata con questa miserabile peccatrice serva perché coloro che leggeranno queste pagine si sforzino e s’incoraggino a lasciar tutto completamente per amor di Dio. Se egli ci ricompensa con tanta magnanimità che anche in questa vita si vede chiaramente il premio e il guadagno di chi lo serve, che sarà nell’altra vita?

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