Dagli scritti di Maria Valtorta, ed. CEV
Imparate voi che piangete e imparate voi che morite. Imparate voi che vivete per morire (…) Imparate, voi che morite, a meritare d’avere Gesù vicino, a vostro conforto. E se anche non l’avete meritato, osate ugualmente di chiamarmi vicino. Io verrò. Le mani piene di grazie e di conforti, il Cuore pieno di perdono e d’amore, le labbra piene di parole di assoluzione e di incoraggiamento.
La morte perde ogni asprezza se avviene fra le mie braccia. Credetelo. Non posso abolire la morte, ma la rendo soave a chi muore fidando in Me.
Il Cristo l’ha detto per tutti voi, sulla Croce: “Signore confido a Te lo spirito mio”. L’ha detto pensando, nella sua, alle vostre agonie, ai vostri terrori, ai vostri errori, ai vostri timori, ai vostri desideri di perdono. L’ha detto col cuore spaccato di strazio, prima che per la lanciata, e strazio spirituale più che fisico, perché le agonie di coloro che muoiono pensando a Lui fossero addolcite dal Signore e lo spirito passasse dalla morte alla Vita, dal dolore al gaudio, in eterno. 42.9
Suffragio ai morti si può dare ovunque. E’ preghiera di uno spirito, per lo spirito di chi ci era congiunto, allo Spirito Perfetto che è Dio e che è ovunque. (….) Voi andate, con la parte migliore di voi, ai vostri diletti. Loro, con la loro parte migliore, vengono a voi. E tutto rotea, di questa effusione di spiriti che si amano, intorno al Fulcro Eterno, a Dio: Spirito Perfettissimo, Creatore di tutto quanto fu, è e sarà. Amore che vi ama e v’insegna ad amare. 76.2
L’uomo, addormentato che sia nel sonno ultimo, non è morto, ma vivo di una più fulgida vita, traendo con la sua parte migliore eterna vita e splendore dal Creatore che l’ha formato. 167.4
Tutto per me ha inizio in un mondo soprannaturale che abolisce le distanze e annulla le separazioni per cui i figli orfani saranno riuniti con i genitori assurti al seno d’Abramo, e i padri e le madri, le spose e i vedovi ritroveranno i figli perduti e il perduto consorte. 209.5
La morte non deve spaventare. E’ vita, la morte di chi spera in Dio e vive da giusto. 218.5
Non sai che l’anima sopravvive? (…) Non sai che ha sempre un’attività nell’oltre vita? Santa se ella è santa. Malvagia se ella è malvagia. Ha i suoi sentimenti. Oh! Come li ha! Di amore, se è santa. Di odio, se è dannata. Odio per chi? Per le cause della sua dannazione. (…) Di amore per chi? Per le stesse cose. E che benedizioni sui figli e sulle attività dei figli può portare un’anima che è nella pace del Signore ! 287.5
Le anime non sono separate dalla morte. Parlo dei giusti. Essi costituiscono una sola grande famiglia. Fa’ conto di un grande tempio, dove siano quelli che adorano e pregano e quelli che si affaticano. I primi pregano anche per quelli che si affaticano, i secondi lavorano per questi oranti. Così è delle anime. Noi ci affatichiamo sulla terra. Essi ci sovvengono delle loro preghiere, ma noi dobbiamo offrire le nostre sofferenze per la loro pace. E’ una catena che non si rompe. E’ l’amore che lega quelli che furono con quelli che sono. E quelli che sono, devono essere buoni per potersi riunire a quelli che furono e che ci desiderano con loro. 289.40
Ogni lutto cessa quando si vive il giorno del Signore. La morte cessa la sua asprezza perché da perdita di un figlio, di uno sposo, di un padre, madre o fratello, diviene momentanea e limitata separazione. Momentanea perché con la nostra morte cessa. Limitata perché si limita al corpo, al senso. L’anima nulla perde con la morte del parente estinto, ma anzi non ne è limitata la libertà che a una delle parti: la nostra di superstiti con l’anima ancora serrata nella carne, mentre l’altra parte, quella già passata a seconda vita, gode della libertà e della potenza di vegliarci e di ottenerci più, molto più di quando ci amava dalla carcere del corpo. 295.6
Chi crede alla mia parola non deve essere triste come chi non crede. Io dico la verità sempre. Anche quando assicuro che non c’è separazione fra le anime dei giusti che sono in seno ad Abramo e quelle dei giusti che sono sulla terra. Io sono la Risurrezione e la Vita. 305.2
Lui (Dio) vede tutto, Lui sa tutto, Lui fa tutto bene quello che fa. (…) Quando libera un’anima dal corpo, lo fa sempre per un bene più grande, dell’anima stessa e dei suoi congiunti. Egli allora, te l’ho già detto altre volte, aggiunge al ministero dell’angelo custode, il ministero dell’anima che ha chiamato a Sé e che ama di un amore mondo da pesantezze umane i suoi parenti amandoli in Dio. Quando libera un’anima, s’impegna anche di sostituirsi a essa nelle cure ai superstiti. 305.5
Le anime sono come tanti uccelli che la carne imprigiona nella sua gabbia. La terra è il luogo dove sono portati con la gabbia, ma anelano alla libertà del Cielo: al Sole che è Dio; al Nutrimento giusto per loro, che è la contemplazione di Dio.
Nessun amore umano, neppure il sant’amore di madre per i figli o di figli per la madre, è tanto forte da soffocare questo desiderio delle anime di ricongiungersi alla loro origine che è Dio. Così come Dio, per il suo perfetto amore per noi, non trova nessuna ragione tanto forte da superare il desiderio suo di riunirsi all’anima che lo desidera. (…)
Lui vede tutto. Lui sa tutto. Lui fa tutto bene quello che fa. (…) Quando libera un’anima lo fa sempre per un bene più grande, dell’anima stessa e dei suoi congiunti (…) e si impegna anche di sostituirsi ad essa nelle cure ai superstiti. 305.5
La vita è la preparazione della morte come la morte è la preparazione alla più grande Vita. Il vero sapiente, da quando comprende la verità del vivere e del morire, del morire per risorgere, si studia in tutti i modi di spogliarsi di tutto quanto è inutile e di arricchirsi di tutto ciò che è utile, ossia le virtù e gli atti buoni per avere un corredo di beni davanti a Colui che ha Sé lo richiama per giudicarlo, per premiarlo, o per castigarlo con giustizia perfetta. (…) Duro pensiero la morte? No. Giusto decreto per tutti i mortali, non è gravoso di affanno altro che per coloro che non credono e sono carichi di colpe. (…) L’anima sa, almeno confusamente, quanto tempo le è dato. Un nulla di tempo rispetto all’eternità. (…) Si fa lutto sopra i cadaveri. Si piange su essi, ma il cadavere non piange. Si trema di dover morire, ma non ci si cura di vivere in modo da non tremare nell’ora della morte. E perché non si piange e si fa lutto sui cadaveri viventi, i più veri cadaveri, quelli che come sepolcro portano nel corpo un’anima morta? E perché quelli che piangono pensando che deve morire la loro carne, non piangono sul cadavere che hanno dentro? 383.5
La carità dei trapassati è vigile e vicina. Essi non si disinteressano e non ignorano ciò che avviene nei diletti che hanno qui lasciato (sulla terra). 445.14
I trapassati che dannati non siano, solo per amore soprannaturale volgono alla terra il loro spirito e a Dio le loro preghiere, per coloro che sono sulla Terra. Non per altro. 456.5
La morte è un dono quando serve a impedire nuovi peccati e coglie l’uomo mentre è riconciliato col suo Signore. 458.6
Molte volte Dio, l’Onnipotente, il Tutto, attende che una creatura, un nulla, faccia o non faccia un sacrificio, una preghiera, per segnare o non segnare la condanna di uno spirito.
Non è mai tardi, mai troppo tardi per tentare e sperare di salvare un’anima. (…)
Anche sulle soglie della morte, quando tanto il peccatore come il giusto che per lui si affanna, sono prossimi di lasciare la terra per andare al primo giudizio di Dio, si può salvare ed essere salvati. (…) Fra l’estrema agonia e il morire c’è sempre tempo a ottenere un perdono, per sé stessi o per coloro che vogliamo perdonati. 519.2
(L’ultima obbedienza) è quella di accettare da Dio l’ora della morte senza chiedere che sia anticipata o posticipata di un minuto. Ti sei rassegnato a tante cose. Perciò Dio ti ama. Sappi rassegnarti alla più difficile: a vivere quando si desidererebbe soltanto di morire. 529.8
Io prometto la vita eterna a chi crede in Me e opera, secondo ciò che dico, amando il Salvatore, propagando quest’amore, praticando nel tempo che gli è concesso i miei insegnamenti. 534.3
L’uomo può salvarsi finché la vita dura, finché già è agli estremi aneliti. Basta un attimo, un millesimo di minuto perché tutto sia detto fra l’anima e Dio, sia chiesto perdono e ottenuta assoluzione. 567.15
I veli si alzano, nelle ore che precedono la morte dei giusti, e gli occhi dello spirito vedono la Verità. 583.11
La pietà del Padre ottunde ai morenti il sensorio intellettuale di modo che essi soffrono unicamente con la carne, che è quella che deve essere purificata da questo purgatorio che è l’agonia. 587.5
La vita dell’uomo è una via. L’entrata dell’uomo nell’altra vita dovrebbe essere entrata nel Regno. (…) La morte del cristiano non è che l’entrata nel Regno per ascendere sul trono che il Padre gli ha preparato. Non è spaventosa la morte per chi non teme Dio sapendosi nella sua grazia. 635.10
Accrescimento della Grazie, cancellazione dei peccati di cui l’uomo abbia pieno pentimento, suscitatrice di ardente anelito al Bene, datrice di forza per il combattimento supremo sia l’Unzione data ai morenti cristiani, ai nascenti cristiani perché chi muore nel Signore, nasce alla vita eterna. 635.10
La Chiesa militante dovrà con amore sovvenire ai suffragi della parte di essa che già destinata alla trionfante, ancora ne è esclusa per l’espiazione soddisfattoria delle mancanze assolute ma non interamente scontate davanti alla Perfetta Giustizia. Tutto nell’amore e per l’amore deve farsi nel corpo mistico. Perché l’amore è il sangue che circola in esso. Sovvenire i fratelli purganti. (…) E in verità vi dico che il suffragio ai morti perché entrino nella pace, è grande opera di misericordia della quale vi benedirà Iddio e vi saranno riconoscenti i suffragati. 635.20