DISCORSO 344

di Sant’Agostino

L‘AMORE DI DIO E AMORE DEL MONDO.

 

Lotta fra i due amori.

1. Lottano tra loro in questa vita, in ogni tentazione, due amori: l’amore del mondo e l’amore di Dio. Quello dei due che vince trae dalla sua parte, come per una forza di gravità, colui che tende ad esso. A Dio non veniamo con ali o con i piedi, ma con l’affetto. Per un contrario affetto anche alla terra siamo attaccati, non per nodi o legami fisici. Cristo è venuto a mutare la direzione dell’amore e a mutare l’uomo, da amatore che era di cose terrene ad amatore di vita celeste. Fattosi uomo per noi, lui che ci ha fatto uomini, lui Dio, ha assunto la natura umana per farci da uomini dèi. Questa gara ci viene proposta: una lotta con la carne, una lotta col diavolo, una lotta col mondo. Ma dobbiamo avere fiducia, perché chi ha indetto la gara, non sta lì come spettatore senza darci aiuto e neanche ci esorta a presumere delle nostre forze. Chi presume infatti delle proprie forze, in quanto è uomo, si fida delle forze dell’uomo. Ed è detto: Maledetto l’uomo che confida nell’uomo 1. I martiri che ardevano della fiamma di questo pio e santo amore bruciarono la paglia della carne con la forza dell’animo e giunsero integri nello spirito presso Colui da cui erano stati accesi. Anche alla carne che sia stata capace di disprezzare le cose di questa sfera materiale sarà dato il dovuto onore nella risurrezione dei morti. La carne è stata seminata in ignominia per risorgere nella gloria.

Amore ai parenti ma piú a Dio.

2. A chi è acceso di questo amore a Dio o meglio perché vi si accenda è stato detto: Chi ama il padre o la madre più di me non è degno di me, e: Chi non prende la sua croce e non mi segue non è degno di me 2. Dio non ha tolto l’amore dei genitori, della moglie, dei figli ma lo ha messo in gerarchia di valori. Non ha detto: ” Chi ama “, ma: chi ama più di me. E` quello che la Chiesa dice nel Cantico dei Cantici: Ha messo in me un ordine nell’amore 3. Ama dunque il padre, ma non amarlo più del Signore, ama chi ti ha generato ma non più di chi ti ha creato. Il padre ti ha generato ma non ti ha formato lui stesso come tu sei. Ignorava quando ti seminò chi e quale figlio gli sarebbe nato. Il padre ti alimentò ma non diede a te, quando avevi fame, un pane tratto da se stesso. Infine, qualunque cosa il padre tiene in serbo per te in terra, deve morire perché tu ne venga in possesso, deve far posto con la sua morte alla tua vita. Quel padre che è Dio invece ti tiene in serbo cose che ti dà insieme a se stesso; tu possiedi l’eredità insieme con tuo padre e scompare l’alternanza predecessore- successore; non devi aspettare che muoia ma sarai sempre con lui, che rimarrà per sempre, e tu rimarrai sempre in lui. Ama dunque tuo padre, ma non più del tuo Dio. Ama tua madre, ma non più della Chiesa che ti ha generato alla vita eterna. E dallo stesso amore che unisce figli e genitori giudica quanto tu debba amare Dio e la Chiesa. Se tanto vanno amati coloro che hanno generato un mortale, quanto più coloro che hanno generato chi giungerà all’eternità e in essa rimarrà! Ama la moglie, ama i figli ma secondo Dio, in modo da aver cura che anch’essi venerino Dio insieme con te. Quando sarai congiunto a lui non avrai più da temere separazioni. Perciò non devi amarli più di Dio e li ameresti male se trascurassi di condurli a Dio insieme con te. Può presentarsi anche l’ora del martirio. Tu vuoi far professione di fede a Cristo. Per questa professione puoi subire torture, puoi subire la morte temporale. Si può dare il caso che padre, moglie, figli insistano per strapparti alla morte, e con questi tentativi ti procurerebbero la morte. Se non riescono a procurartela, ecco allora ti verrà in mente questo monito: Chi ama il padre o la madre o la moglie o i figli più di me, non è degno di me.

L’esempio di Cristo aiuti a vincere le tendenze umane. Morte e vita.

3. L’affetto umano è sensibile alle preghiere dei propri cari e in un certo modo la debolezza umana non vi resiste. Ebbene, tu, come il lottatore, annoda le pieghe della tua veste, àrmati di virtù. L’amore di ciò che è terreno ti tormenta? Prendi la tua croce e segui il Signore. E lo stesso tuo Salvatore, pur sempre Dio nella carne, con la carne, mostrò tuttavia una sensibilità umana quando disse: Padre mio, se è possibile, passi da me questo calice 4. Egli sapeva che quel calice non poteva ” passare “: per berlo era venuto. Volontariamente lo beveva, non costretto da una necessità. Era onnipotente: se avesse voluto, senz’altro poteva fare in modo che si allontanasse da lui, perché egli è Dio insieme col Padre ed egli col Padre sono un solo Dio. E tuttavia nella sua forma di servo, da ciò che ha preso da te per tuo vantaggio, espresse un accento umano, di natura umana. Si è degnato di impersonare te in se stesso perché tu esprimessi le stesse parole di debolezza che espresse lui, ma imparassi da lui la sua forza. Ha mostrato qual è la volontà soggetta in te alla tentazione, ma subito ha insegnato quale altra volontà devi contrapporre a questo iniziale impulso. Padre – ha detto – se è possibile passi da me questo calice. Questa è la volontà umana: porto la natura umana. Parlo con voce di servo: Padre, se è possibile, passi da me questo calice. E` voce di carne, non di spirito; è voce di debolezza, non di forza divina. L’espressione: Se è possibile passi da me questo calice rispecchia quel tipo di volontà a cui si allude quando vien detto a Pietro: Quando sarai vecchio un altro ti cingerà la veste e ti porterà dove tu non vuoi 5. E i martiri, in forza di che cosa riuscirono vincitori? Fu perché anteposero alla volontà della carne la volontà dello spirito. Amavano la vita terrena ma la giudicavano inferiore. Pensavano che se questa vita che perisce è tanto amata, tanto più lo deve essere quella che non perisce. Chi sta per morire non vuol morire, e tuttavia inesorabilmente morirà anche ostinandosi a non voler morire. Non puoi far nulla per assecondare la tua volontà di non morire, non puoi concludere nulla, ricavare nulla; non hai alcun potere di sottrarti alla inevitabile necessità della morte. Ciò che tu temi verrà, anche se non lo desideri. Essa, che tu cerchi di rimandare, sarà lì presente quando tu la rifiuti. Senza dubbio ti dài un gran da fare per differirla. Ma puoi forse abolirla? Se dunque, amando la vita, ci si adopera tanto per differire la morte, quanto bisognerebbe darsi da fare per abolirla! Ebbene, poiché certo non vuoi morire, muta la direzione dell’amore e ti si mostrerà davanti la morte, non quella che ti si fa presente quando non vuoi, ma quella che, se appena lo desideri, non ci sarà.

Le due morti.

4. Vedi dunque all’interno del tuo cuore, se c’è, sveglio, un po’ d’amore, se dalla cenere della carne ne risplende una scintilla, se ha un po’ di vigore nel tuo animo, così che il vento della tentazione non solo non lo spenga ma più lo accenda; vedi di non ardere come la stoppa che si spegne al primo soffio leggero, ma come un legno robusto, come il carbone che al fiato del vento più si accende. Considera le due morti, una temporale, che è la prima e l’altra eterna, la seconda morte. La prima morte è disposta per tutti: la seconda è solo per i malvagi, gli empi, gli infedeli, i bestemmiatori e per quant’altri si oppongono alla sana dottrina. Fa’ attenzione: poniti davanti queste due morti. Se fosse possibile tu non vorresti subire né l’una né l’altra. So bene che tu vuoi vivere, non morire e che vorresti passare da questa all’altra vita non attraverso la morte da cui risorgere, ma vivo, cambiando in meglio la vita. Questo vorresti, questo richiede la tendenza umana; la stessa anima ne ha, non so in che modo, volontà e desiderio. Perché dal momento che ama la vita, odia la morte e poiché non odia la sua carne non vorrebbe che le succedesse una cosa che odia. Nessuno mai infatti ha preso in odio la propria carne 6. Questo sentimento è rivelato dall’Apostolo quando dice: Abbiamo un’abitazione da Dio, una dimora eterna, non costruita da mani di uomo, nei cieli. Perciò noi sospiriamo in questo nostro stato, desiderosi di rivestirci del nostro corpo celeste. E non vorremmo – dice – venire spogliati, ma sopravvestiti, perché ciò che è mortale venga assorbito dalla vita 7. Non vorresti essere spogliato del corpo. E invece ne sarai spogliato. Conviene però che tu ti dia da fare perché, spogliato ad opera della morte della tua tunica di carne, possa essere trovato rivestito della corazza della fede. Per questo aveva precisato: Purché siamo trovati già vestiti, non nudi 8. Infatti la prima morte ti spoglierà della carne, che per uno spazio di tempo sarà abbandonata per essere ripresa a suo tempo. E` una cosa questa che avviene sia che tu lo voglia, sia che non lo voglia. In realtà non dipende dal tuo volere il risorgere o il non risorgere. E anche se tu non credi alla risurrezione, non per questo non risorgerai. E` necessario piuttosto che tu, il quale, lo voglia o non lo voglia, risorgerai, ti comporti in modo da avere, quando risorgi, la sorte che desideri. Lo stesso Signore Gesù ha detto: Verrà l’ora in cui tutti coloro che sono nei sepolcri udranno la sua voce e ne usciranno, tanto i buoni quanto i cattivi. E` detto dunque: Tutti quelli che sono nei sepolcri udranno la sua voce e ne usciranno. Saranno cacciati fuori dalle occulte profondità. Nessuna creatura morta può trattenersi al risuonare della voce di vita del Creatore. Tutti – ripeto – quelli che sono nei sepolcri udranno la sua voce e ne usciranno. Questa espressione tutti può indurre a fare una confusione, una mescolanza. Ma ascolta: c’è una distinzione, una separazione. E` detto: Quanti fecero il bene, per una risurrezione di vita, quanti fecero il male per una risurrezione di condanna 9. Questa condanna – a subire la quale risorgeranno gli empi – è chiamata morte seconda. Perché dunque, o cristiano, temi questa prima morte? Essa viene anche se tu non vuoi, essa è lì presente mentre tu la rifiuti. Ti può avvenire di riscattarti dai barbari, per non essere ucciso; e ti riscatti ad alto prezzo, non risparmi i tuoi averi, li dài totalmente; spogli dell’eredità i tuoi figli, ed ecco che, appena riscattato, il giorno dopo, puoi morire. Devi riscattarti invece dal diavolo che ti trascina con sé alla seconda morte, lì dove gli empi, posti a sinistra, udranno queste parole: Via, lontano da me, maledetti, nel fuoco eterno preparato per il diavolo e per i suoi angeli 10. Questa è la morte da cui conviene che ti riscatti. Mi risponderai: ” In che modo? “. Non cercare capri e tori, non frugare nella tua cassaforte. E` inutile che tu dica nel tuo animo: ” Per riscattarmi dai barbari avevo denaro “, per riscattarti dalla seconda morte devi avere la giustizia. Il barbaro poteva prima toglierti lui stesso il denaro per trascinarti via prigioniero sicché tu non avresti più avuto di che riscattarti, avendo lui, che era diventato tuo padrone, preso anche il tuo denaro. E invece tu non perdi la giustizia contro tua voglia. Essa fa parte dell’intimo tesoro del cuore: ad essa aggràppati, tienila in saldo possesso: in virtù di essa tu scampi alla seconda morte. La quale, se tu non vuoi, non ci sarà, proprio perché ci sarà il riscatto da questa morte. E` la tua volontà che impetra da Dio la giustizia e ad essa si abbevera come alla sua sorgente. A questa fonte è libero l’accesso a chiunque, purché vi si accosti degno. Ma alla fine guarda chi è che ti aiuta. Dai barbari ti hanno salvato i tuoi beni, dalla morte prima il tuo denaro. Dalla morte seconda ti ha dato salvezza il sangue del tuo Signore. Volle avere il sangue, per redimerci: per questo prese sangue umano, per averlo da versare a nostra salvezza. Il sangue del tuo Signore, purché tu lo voglia, è offerto per te. Ma se non vuoi che sia per te, per te non è dato. Vorresti forse dire: ” Il mio Dio aveva sì il sangue per redimermi, ma ormai nella sua passione tutto l’ha versato. Che cosa gli è rimasto da dare anche per me? “. Questo è il mistero grande: l’ha dato una volta sola e l’ha dato per tutti. Il sangue di Cristo è salvezza per chi lo accetta, condanna per chi lo rifiuta. Che cosa aspetti dunque, tu che non vuoi morire, a liberarti dalla seconda morte? Ne sarai effettivamente liberato qualora tu voglia prendere la tua croce e seguire il Signore. Perché egli ha preso la sua e ha cercato il servo.

Rapporto tra la vita temporale e la vita eterna degna di piú grande amore.

5. Quelli che amano la vita temporale non finiscono per darvi, proprio col loro esempio, una grande esortazione ad amare la vita eterna? Quante cose fanno gli uomini per avere anche pochi giorni di vita! Chi potrebbe enumerare tutti i tentativi, i disperati sforzi che fanno per prolungare la vita tutti coloro che vogliono vivere ma comunque devono morire dopo poco tempo? Quante cose fanno per questi pochi giorni! Forse che si fa altrettanto per la vita eterna? E invece, ripeto, quante cose per riscattare pochi giorni e per di più sulla terra! Di pochi giorni si tratta comunque: anche se il ” riscattato ” giunge alla vecchiaia; pochi giorni anche se, riscattato fanciullo, arriva a diventare decrepito. Non sto a ricordare il caso di chi, riscattato oggi, può morire domani. Nell’incertezza, per questi pochi giorni incerti quante cose si fanno, quante se ne pensano! Quando per una malattia del corpo si è nelle mani del medico e gli esperti si pronunziano che non c’è alcuna speranza di guarigione, se in questa congiuntura si prospetta un qualche altro medico capace di guarire anche chi è in condizioni disperate, quante cose mai non gli si promettono, quante cose gli si danno, e nell’incertezza! Per vivere poco tempo ci si priva di quello che serve per vivere. Se uno incappa nelle mani del nemico o di un predone, se è fatto prigioniero, i figli corrono perché il padre non sia ucciso, perché sia riscattato e tutto ciò che egli avrebbe lasciato loro, lo danno per riscattarlo; per portarlo via con sé. Quanti sforzi! Quante preghiere! Quanti tentativi! Chi può elencarli tutti? Ma voglio dire di peggio: una cosa che riterresti incredibile se invece non avvenisse. Gli uomini spendono denaro per aver la vita; in realtà non stornano da sé il male. Per vivere pochi e incerti giorni con timore, con fatica, quanto spendono! Quanto danno! Ahi, genere umano! Ho detto che per riscattare la vita spendono quello che è necessario a mantenere la vita. Ma v’è di peggio: di più grave, di più tristo, che è, come ho detto, incredibile se non avvenisse. Perché sia loro possibile vivere una frazione di vita danno anche quello che rappresenta ciò con cui potrebbero vivere sempre. Cercate di ascoltare bene quello che ho detto, e di capire. Questo discorso non è ancora chiaro e tuttavia già influisce su alcuni a cui il Signore lo ha fatto comprendere. Lasciamo da parte ora quelli che danno somme [per i riscatti] e così, per avere un po’ di vita, perdono ciò che è necessario alla vita materiale e osserviamo quelli che, pur di avere di che vivere una frazione di vita, perdono ciò che permette di vivere per sempre. A che cosa alludo? A ciò che si chiama fede, che si chiama pietà. Queste cose sono come tutto il denaro con cui si acquista la vita eterna. Può avvenire che insidiosamente sopraggiunga il nemico tremendo. E non ti dirà: ” Dammi il denaro per avere in cambio la vita “, ma ti dirà: ” Nega Cristo e avrai la vita “. Se tu accetti l’invito, perderai la possibilità di vivere per sempre, per avere quella di vivere una porzione di vita nel tempo. Per te che temevi la morte questo sarebbe amare la vita? O buon uomo, perché temevi la morte se non perché amavi la vita? E la vita è Cristo. Perché vuoi una piccola frazione di vita, per perdere quella sicura? Forse hai perso la fede? o in realtà non avevi di che perdere? Tienti aggrappato a ciò per cui puoi vivere sempre. Guarda quante cose il tuo prossimo fa per avere una piccola porzione di vita. Guarda anche colui che rinnegò Cristo a quanto male arrivò per salvaguardare pochi giorni di vita. E tu non vorresti disprezzare questi pochi giorni di vita? Il compenso è non morire mai, è vivere nel giorno eterno, protetto dal tuo Redentore, uguagliato agli Angeli nell’eterno Regno. Che cosa hai amato? Che cosa hai perduto? Non hai voluto prendere la tua croce per seguire il Signore.

Perdere la vita per salvare l’anima.

6. Vedi come ti vuole saggio chi ti ha detto: Prendi la tua croce e seguimi. Egli dice: Chi avrà trovato la sua vita la perderà, e chi avrà perduto la sua vita per causa mia la troverà 11. Dunque, chi ha trovato perderà; chi avrà perduto troverà. Per perdere bisogna prima aver trovato; e una volta perso, alla fine troverai ancora. I ritrovamenti sono due e in mezzo passa una sola perdita. Nessuno può perdere la sua vita per Cristo, se prima non l’ha avuta. E nessuno può trovare la sua vita in Cristo se prima non l’ha perduta. Cerca dunque di trovare per perdere; di perdere per trovare. Qual è il modo di trovarla prima, per averla onde perderla poi? Quando pensi che tu sei per un aspetto mortale, quando pensi a Colui che ti ha creato, e ti ha dato col suo Spirito l’anima, quando rifletti che la devi a lui che te l’ha data, che devi restituirla a lui, che l’ha adattata a te, che dev’essere custodita da lui che le ha dato inizio, allora hai trovato la tua vita, l’hai trovata nella fede. In quanto hai avuto fede in queste cose hai trovato la tua vita. Prima di credere eri perso. Ora hai trovato la tua vita. Infatti senza la fede eri morto: sei risuscitato nella fede. Sei come colui di cui si può dire: Era morto ed è tornato in vita, era perduto ed è stato ritrovato 12. Dunque hai trovato la tua vita nella fede della verità, se sei risuscitato dalla morte della mancanza di fede. Questo significa aver trovato la vita. Ora perdila ed essa sarà come il seme. Anche il contadino infatti, trebbiando e ventilando, trova il frumento; poi, seminandolo, lo riperde. Si ritrova sull’aia quello che si era perduto nella semina; si perde nella semina ciò che si trova nella mietitura. Dunque, chi avrà trovato la sua vita, la perderà. Ma chi è pigro a seminare può raccogliere poi tanto da far fatica a raccogliere?

In favore di chi dobbiamo perdere la vita.

7. Ma ora osserva dove trovi e perché perdi. Non potresti trovare se non ti facesse luce Colui a cui viene detto: Tu, o Signore, dài luce alla mia lampada 13. E` lui che ti accende la lampada: ormai hai trovato. Vedi per quale ragione puoi perdere. Non si deve perdere a poco a poco ciò che è stato ritrovato con tanta diligenza. Perché Dio non ha detto: ” Chi ha perso la vita la troverà “, ma: Chi l’ha persa per me. Se tu per caso vedi sulla spiaggia il corpo di un naufrago che era mercante, lo compiangi, mosso a compassione e dici: ” Oh, pover’uomo, per il denaro ha perso la sua vita! “. Fai bene a compiangerlo e a commiserarlo; gli dài almeno il pianto, non potendogli dare aiuto; per il denaro infatti ha potuto perdere la sua vita, ma col denaro non la potrà ritrovare. Fu capace di recar danno alla sua vita, non capace di salvarla. Bisogna riflettere infatti non tanto su che cosa ha perduto, ma perché l’ha perduto. Se è per l’avidità, ecco lì ora dove è la sua umana carne, dove è ciò che gli era caro. E tuttavia è stata l’avidità a spingerlo: per l’oro ha perso la vita. E invece per Cristo la vita non perisce, non succede che si perda. O uomo stolto, non dubitare: ascolta il consiglio del tuo Creatore. Egli ti ha fatto in modo tale che tu lo puoi capire; egli che ti ha fatto, prima che fossi tu uno che può capire. Ascoltami, non esitare a perdere la vita per Cristo. Affida al fedele Creatore quello che vien detto perduto. Quello che tu perdi egli lo accoglie; in lui nulla va perduto. Se ami la vita perdila per trovarla, e quando l’avrai ritrovata non ci sarà più nulla da perdere, nessuna ragione di perdere. Quella che si trova infatti è la vita appunto che non si può in nessun modo perdere. Poiché Cristo, nascendo, morendo e risorgendo per te, te ne ha dato l’esempio: Risuscitato dai morti non muore più; la morte non ha più potere su di lui 14.

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