Sant’Agostino

DISCORSO 169

DALLE PAROLE DELL’APOSTOLO (PHIL 3, 3-16):
” SIAMO INFATTI NOI LA CIRCONCISIONE,
NOI CHE RENDIAMO IL CULTO ALLO SPIRITO DI DIO “, ECC.
CONTRO I PELAGIANI
TENUTO ALL’ALTARE DI S. CIPRIANO

Che vuol dire: Allo Spirito di Dio.

1. 1. La Santità vostra rivolga l’udito e la mente alla lettura dell’Apostolo, sostenendoci con il vostro affetto presso il Signore nostro Dio perché possiamo comunicarvi quello che vi si degna rivelarci. Durante la lettura avete così ascoltano le parole dell’apostolo Paolo: Siamo infatti noi la circoncisione, noi che rendiamo il culto allo Spirito di Dio 1. So che numerosi codici riportano: Noi che rendiamo il culto nello Spirito di Dio. Ma per quanto abbiamo potuto esaminare, sono molti i codici greci che riportano questo: Noi che rendiamo il culto nello Spirito di Dio, ma non è lì la questione. Infatti l’una e l’altra lettura è chiara e rispondente alla regola della verità, perché rendiamo culto allo Spirito di Dio non mediante la carne, ma nello Spirito di Dio. Rende infatti il culto a Dio con la carne chi ha fiducia di piacere a Dio con mezzi carnali. Quando poi la stessa carne si assoggetta allo Spirito in vista di opere buone, rendiamo il culto a Dio nello Spirito, perché domiamo la carne affinché lo spirito obbedisca a Dio. Infatti lo spirito governa, la carne è governata; né lo spirito governa bene se non è governato.

In che modo siamo la circoncisione e la giustizia. La nostra giustizia è per dono di Dio.

1. 2. Quindi, quando afferma: Noi siamo la circoncisione, osservate che cosa vuole si intenda in quella circoncisione che è stata data sotto un’ombra che ne copriva il significato, ed è stata rimossa dal sopraggiungere della luce. Perché poi non ha detto: Noi abbiamo la circoncisione, ma: Noi siamo la circoncisione, ricevete così ciò che ha voluto dire l’Apostolo: Noi siamo la giustizia. La circoncisione è infatti la giustizia. D’altra parte, dicendo che noi siamo la giustizia, dà valore all’assunto più che se dicesse: Noi siamo i giusti; così pure perché intendiamo ” i giusti “, quando parla di giustizia. Non siamo certo quella giustizia immutabile di cui siamo fatti partecipi, ma, come si usa l’espressione: ” Vi è tanta gioventù “, volendo dire: ” molti giovani “, così si dice: ” giustizia ” affinché s’intendano: ” i giusti “. Ascoltatelo ancora con maggior evidenza, sempre dalla parola dell’Apostolo: Perché noi – dice – potessimo diventare, per mezzo di lui, giustizia di Dio 2. Noi potessimo diventare giustizia, non nostra, ma di Dio; ricevuta da lui, non acquistata da noi; partecipata, non usurpata; donata, non rubata. Per un certo uomo infatti costituiva una rapina essere uguale a Dio; e poiché si volse alla rapina, trovò la rovina. Al contrario: Il Signore nostro Gesù Cristo, pur essendo di natura divina, non considerò un’appropriazione indebita essere uguale a Dio 3. A lui infatti l’uguaglianza di Dio era tale per natura, non dovuta a rapina. Pur tuttavia annientò se stesso assumendo la condizione di servo perché noi potessimo diventare, per mezzo di lui, giustizia di Dio 4. Se egli infatti avesse evitato la povertà non saremmo stati affrancati dalla povertà. Infatti da ricco che era si è fatto povero, perché, per mezzo della sua povertà – come è stato scritto – noi diventassimo ricchi 5. Che non farà di noi la ricchezza, se la sua povertà ci fa ricchi? Pertanto l’Apostolo non ti ha negato la circoncisione, ma ti ha spiegato in che consiste; ha recato la luce, ha rimosso l’ombra.

La circoncisione di chi si vanta nel Signore. Perché nell’ottavo giorno la circoncisione. La Domenica.

2. 3. La circoncisione – dice – siamo noi, che rendiamo il culto allo Spirito di Dio, e ci vantiamo in Cristo Gesù senza aver fiducia nella carne 6. Ha pensato a quelli che avevano fiducia nella carne; erano appunto coloro che si gloriavano della circoncisione della carne. Di costoro dice altrove: Hanno come Dio il loro ventre e si vantano di ciò di cui dovrebbero vergognarsi 7. Vedi di comprendere di che circoncisione si tratta e sii tu stesso la circoncisione; capisci e sii questo: E’ un bene comprendere, ma per coloro che compiono il bene 8. Non senza motivo certamente fu ordinata la circoncisione del neonato nell’ottavo giorno 9, soltanto perché la pietra con la quale si praticava la circoncisione era Cristo. Infatti il popolo fu circonciso con coltelli di pietra 10, ora la pietra era Cristo 11. Perché allora nell’ottavo giorno? Perché nella settimana il primo e l’ottavo giorno coincidono. Infatti trascorsi sette giorni si torna al primo. Ha termine il settimo, il Signore è sepolto; si torna al primo, il Signore è risorto. La risurrezione del Signore per noi ha così garantito il giorno senza fine e ha reso sacro per noi il gran giorno della Domenica. Tale giorno, chiamato ” Domenica “, sembra appartenere in modo proprio al Signore, perché il Signore risuscitò in questo giorno. E’ stata restituita la pietra, si circoncidano quanti vogliano proclamare: La circoncisione siamo infatti noi 12, poiché: Egli è stato consegnato per i nostri peccati ed è stato giustificato per la nostra giustificazione 13. La giustificazione tua, la circoncisione tua non viene da te. Per grazia siete stati salvati mediante la fede; e ciò non viene da voi ma è dono di Dio, né viene dalle opere 14. Che non avvenga che tu dica: Ho meritato, perciò ho ricevuto. Non credere che hai ricevuto per merito, tu che niente meriteresti se non lo avessi ricevuto. La grazia ha prevenuto il tuo merito; non è che la grazia venga dal merito, ma il merito viene dalla grazia. Giacché se la grazia viene dal merito, hai acquistato, non hai ricevuto gratuitamente. Per nulla li salverà 15. Che vuol dire: Per nulla li salverà? Tu nulla trovi in loro che meriti la salvezza, eppure li salvi. Gratuitamente dài, gratuitamente salvi. Tu precedi tutti i meriti, così che i tuoi doni ottengano i miei meriti. Insomma dài gratuitamente, gratuitamente salvi, tu che nulla trovi per cui salvare, e molto trovi di che condannare.

Avere fiducia nella carne.

3. 4. Pertanto dice: La circoncisione siamo noi che rendiamo il culto allo Spirito di Dio e ci vantiamo in Cristo Gesù 16. Chi si vanta, si vanti nel Signore 17, senza aver fiducia nella carne. E che significa: aver fiducia nella carne? Ascoltate, parla: Sebbene – egli dice – io possa vantarmi anche nella carne. Se alcuno ritiene di poter confidare nella carne, io più di lui 18. Non pensate, dice, che io disprezzi ciò che non possiedo. Che c’è di grande se un uomo di bassa condizione, plebeo, senza nobiltà, disprezzi la nobiltà, ed allora mostri la vera umiltà? Sebbene – dice – io possa vantarmi anche nella carne. Per questo, dice, vi insegno a disprezzare, poiché vedete che io possiedo ciò che posso disprezzare. Se alcuno ritiene di poter confidare nella carne, io più di lui.

Qual è stata per Paolo la ragione di vantarsi nella carne.

3. 5. E riguardo alla fiducia nella carne, apprendi: Nella circoncisione dell’ottavo giorno 19, cioè non convertito, non estraneo al popolo di Dio, non circonciso da adulto, ma nato Giudeo da Giudei, porto la circoncisione dell’ottavo giorno. Della stirpe di Israele, della tribù di Beniamino, Ebreo da Ebrei, Fariseo quanto alla legge 20. Erano chiamati Farisei i più importanti, quasi segregati a formare la nobiltà giudaica, distinti dalla plebe spregevole. Si dice infatti che al termine ” Fariseo ” si dà il significato di ” separazione “, a quel modo che nella lingua latina il termine ” egregio ” sta come a dire ” separato dal gregge “. Ma furono Israeliti, cioè della stirpe d’Israele, anche quelli che erano stati separati dal tempio. Presso il tempio, invece, rimase la tribù di Giuda e la tribù di Beniamino. La tribù di Levi nei sacerdoti, la tribù regia di Giuda e la tribù di Beniamino soltanto erano rimaste a Gerusalemme, vicino al tempio di Dio, quando fu fatta quella separazione da parte del servo di Salomone [Geroboamo] 21. Perciò non prendete alla leggera ciò che afferma l’Apostolo: della tribù di Beniamino; aderente a Giuda, non separato dal tempio. Ebreo da Ebrei, Fariseo quanto alla legge, quanto a zelo persecutore della Chiesa 22. Fra i suoi meriti ricorda che era stato persecutore: quanto a zelo, dice. Quale zelo? Non ero, dice, un Giudeo indolente; ero intollerante di tutto ciò che mi sembrava contrario alla mia legge e lo perseguitavo accanitamente. Questa la sua nobiltà presso i Giudei. Ma vicino a Cristo cerca l’umiltà. Perciò costui là è Saulo, qui è Paolo. Saulo è un nome derivato da Saul. Sapete chi era stato Saul. Fu scelta l’alta statura di lui. Lo descrive così la Scrittura: Era il più alto di tutti al momento che fu scelto per essere unto quale re 23. Non fu così di Saulo, ma fu fatto Paolo. Infatti ” paulus ” significa ” piccolo “, e ” Paolo ” significa ” poca cosa “. Quindi, quanto a zelo, egli dice persecutore della Chiesa 24. Di qui intendano gli uomini quale sia stato tra i Giudei, io che perseguitavo la Chiesa di Cristo per lo zelo delle tradizioni paterne.

Osservare irreprensibilmente la legge.

4. 6. Egli aggiunge: Irreprensibile quanto alla giustizia che deriva dalla legge 25. La Carità vostra sa che Zaccaria ed Elisabetta osservavano irreprensibilmente tutti i precetti del Signore. Osservavano irreprensibilmente – dice la Scrittura – tutte le prescrizioni del Signore 26. Ecco, questo si configurava nel nostro Paolo quando era Saulo. Osservava la legge fedelmente; e ciò che fu in lui niente affatto riprovevole, questo suscitava nei suoi confronti grande deplorazione. Che pensiamo allora, fratelli, che sia cosa cattiva essere irreprensibili quanto alla giustizia che deriva dalla legge? Se è un male quanto alla giustizia che deriva dalla legge, è allora nella legge qualcosa di male? Abbiamo pure dall’Apostolo l’affermazione: Pertanto la legge è certamente santa e santo e giusto e buono è il comandamento 27. Se la legge è santa e santo e giusto e buono il comandamento, come può non essere un bene vivere irreprensibilmente quanto alla giustizia che deriva dalla legge santa? Come può non essere cosa santa? Oppure lo è forse cosa santa? Ascoltiamo appunto l’Apostolo; badate a ciò che vuol dire: Ma quello che poteva essere per me un guadagno, l’ho considerato una perdita a motivo di Cristo 28. Chiama perdita la sua e considera tra le sue perdite l’essere stato irreprensibile quanto alla giustizia che deriva dalla legge: Tutto ormai – egli dice – io considero una perdita di fronte alla sublimità della conoscenza di Cristo Gesù Signore nostro 29. Considero, dice, la mia gloria e la paragono alla sublimità del Signore nostro Gesù Cristo. Di questa ho sete, quella disprezzo. Così è dir poco. Per il quale – dice – reputo tutte le cose non solo una perdita, ma addirittura le considero come spazzatura, al fine di guadagnare Cristo 30.

Perché la giustizia che deriva dalla legge allontana da Dio.

5. 7. E’ sorta una questione di maggior gravità, o Paolo. Se quanto alla giustizia che deriva dall’osservanza della legge, avevi una condotta di vita irreprensibile, e questo ritieni a tua perdita, a danno, quale spazzatura al fine di guadagnare Cristo, allora quella giustizia teneva lontano da Cristo? Ti scongiuro, spiegalo un po’. Piuttosto, perché illumini anche noi, rivolgiamoci a Dio, da cui fu illuminato colui che ci ha scritto una lettera non con inchiostro, ma con lo Spirito di Dio vivo. Pur nella certezza che la legge è santa e santo e giusto e buono il comandamento, sebbene sia di piena convinzione in mezzo ai fedeli cattolici, tanto che nessuno può pensare il contrario – a meno che non voglia essere cattolico – che questa legge non da altri, ma dal Signore nostro Dio è stata data, considerate, carissimi, quanto sia arduo, quanto sia difficile comprendere come l’avere una condotta di vita irreprensibile – quanto a tale giustizia che deriva dalla legge – sia stato d’impedimento all’Apostolo di giungere a Cristo. Così pure è arduo comprendere che non sarebbe potuto giungere a Cristo se non avesse considerato alla stregua di danno, perdita e spazzatura non altro che l’essere irreprensibile quanto alla giustizia che deriva dalla legge. Andiamo dunque avanti un poco nella lettura; potrebbe darsi che nelle stesse parole dell’Apostolo ci si manifesti qualcosa che valga a rimuovere e a dissolvere tale oscurità. Ho ritenuto – dice – tutte queste cose come una perdita e le ho considerate come spazzatura al fine di guadagnare Cristo 31. Ponete attenzione, vi supplico. Ho considerato tali cose un danno, una perdita, spazzatura, ed a queste riconduco anche l’essere stato irreprensibile quanto alla giustizia che deriva dalla legge. Così ho considerato tutte queste cose una perdita e spazzatura al fine di guadagnare Cristo, e di essere trovato in lui non con una mia giustizia derivante dalla legge. Voi che con la mente avete prevenuto la spiegazione, pigliatevi per dei più lesti che fanno la strada con dei più lenti. Si moderi un poco l’andatura vivace perché non sia lasciato indietro il compagno che non può essere più sollecito. Al fine di guadagnare Cristo – dice – e di essere trovato in lui non con una mia giustizia derivante dalla legge. Dal momento che aveva detto mia, perché ha aggiunto: derivante dalla legge? Giacché, se deriva dalla legge, com’è che è tua? Ti sei forse dato da te la legge? Dio ha dato la legge, Dio ha imposto la legge, Dio ti ha ordinato di osservare la sua legge. Come avresti potuto avere una giustizia irreprensibile se la legge non ti avesse indicato la debita condotta di vita da essa richiesta? Se hai una giustizia secondo la legge, come puoi dire: Non avendo una mia giustizia derivante dalla legge, ma quella che deriva dalla fede in Cristo, che deriva da Dio 32?

Si affronta la soluzione della questione. Giustizia derivante dalla legge. L’osservare la legge con timore. Il timore della pena non estingue la concupiscenza.

6. 8. Or dunque parlerò come infatti mi sarà possibile; colui che dimora in voi disveli meglio e ne doni l’intelligenza e il vivo desiderio l’affetto. Darà infatti l’effetto se donerà l’affetto. Ecco dunque quel che voglio dire: la legge di Dio, una volta fatta conoscere, ordinò appunto: Non desiderare 33. Promulgata, quindi, la legge di Dio, eccettuati quei riti carnali adombranti gli eventi futuri; promulgata la legge di Dio, chiunque è stato preso da timore e ha pensato di poter osservarla con le sue risorse ed ha praticato ciò che la legge comanda non per amore della giustizia, ma per timore della pena, è stato certamente un uomo irreprensibile quanto alla giustizia che deriva dalla legge. Costui non ruba, non commette adulterio, non dà una falsa testimonianza, non commette omicidio, non desidera la roba del suo prossimo; riesce a non farlo, ha forse il potere di non farlo; da che gli viene? Dal timore della pena. Benché chi teme il castigo non si lasci vincere da desideri perversi, ritengo che essi siano presenti in lui. Anche il leone è distolto dalla preda da grande terrore di armi e di dardi e forse da una moltitudine che lo aggira o gli muove contro; eppure leone viene e leone si allontana; non si è impadronito della preda, non ha deposto la ferocia. Se ti riscontri tale, si tratta pur sempre di giustizia, di una giustizia per la quale ti risparmi tormenti. Che c’è di grande nel timore del castigo? Chi non lo teme? Quale ladro, quale scellerato, quale criminale? Ma quale differenza tra il tuo timore e il timore del ladro? C’è che il ladro teme le leggi degli uomini e commette il furto appunto perché spera di eludere le leggi degli uomini. Tu, invece, temi le leggi di colui del quale temi la pena e che non puoi eludere. Giacché se avessi potuto passargli inosservato, che cosa non avresti fatto? Ne segue che non è l’amore ad eliminare il tuo desiderio perverso, ma è il timore a reprimerlo. Giunge il lupo all’ovile; a causa del latrato dei cani e del clamore dei pastori, il lupo si allontana dall’ovile; esso, però, è sempre lupo. Si cambi in pecora. E questo opera infatti il Signore; ma questa è la giustizia sua, non la tua. Giacché fino a quando hai la tua, puoi temere la pena, non puoi amare la giustizia.

Godere della giustizia è dono di Dio.

7. 8. Allora, miei fratelli, l’ingiustizia ha i suoi piaceri e non li ha la giustizia? Il male dà gusto e non lo dà il bene? Indubbiamente procura diletto, ma il Signore darà il suo bene e la nostra terra darà il suo frutto 34. Se egli per primo non dà il bene, la nostra terra non avrà altro che sterilità. E’ pertanto questa la giustizia che desiderò l’Apostolo e di cui si compiacque; si ricordò di Dio e si allietò 35; la sua anima fu presa dal desiderio e si accese per gli atri del Signore e tutte le cose che aveva in grande considerazione decaddero ridotte a nulla, divennero danno, perdita, spazzatura.

Saulo persecutore della Chiesa volendo stabilire una propria giustizia.

7. 9. Di qui proveniva infatti l’esigenza della persecuzione alla Chiesa, sostenendo le tradizioni dei padri 36; di qui la tensione a stabilire una sua giustizia, a non accettare la giustizia di Dio. Quindi considerate quale ragione lo inducesse a perseguitare la Chiesa. Che diremo, dunque? Afferma in un altro passo lo stesso Apostolo: Che i Pagani che non ricercavano la giustizia hanno raggiunto la giustizia 37. Ma quale? La giustizia però che deriva dalla fede. Ma i Pagani che non ricercavano la giustizia, che deriva dalla legge, alla quale in certo modo appartiene, che ha origine dal timore della pena, non dall’amore della giustizia, perché non ricercavano la giustizia, hanno raggiunto la giustizia; la giustizia, però, che deriva dalla fede. Israele invece – egli dice – che ricercava una legge di giustizia, non pervenne alla legge di giustizia. Perché? Perché non la ricercava dalla fede 38. Che significa: Perché non la ricercava dalla fede? Non sperò in Dio, non la chiese a Dio, non credette in lui che giustifica l’empio 39; non fu simile al Pubblicano che abbassava lo sguardo a terra, si batteva il petto dicendo: Signore, abbi pietà di me peccatore 40. Quindi ricercando una legge di giustizia, non pervenne alla legge di giustizia. Perché? Perché non la ricercava dalla fede, ma come se derivasse dalle opere. Hanno urtato così contro la pietra di scandalo 41. Ecco a che si deve che Saulo perseguitasse la Chiesa. Infatti quando perseguitava la Chiesa, urtava contro la pietra di scandalo. Cristo umile rimaneva oppresso sulla terra; egli, ad un tempo, era indubbiamente presente nei cieli, avendovi innalzato il suo corpo di carne risuscitato dai morti. Ma se non fosse rimasto a giacere sulla terra, egli, il Cristo, non avrebbe gridato a Saulo: Perché mi perseguiti42 Così, l’uno rimaneva a giacere sulla terra, poiché preferiva l’umiltà, l’altro inciampava, perché non vedeva. E questa totale cecità quale causa aveva? Il tumore della superbia. In che consiste il tumore della superbia? Nell’avere quasi una propria giustizia. Derivata certo dall’osservanza della legge, ma sua. In che modo derivata dall’osservanza della legge? Perché relativa ai precetti della legge. Com’è sua? Come derivante dalle sue risorse. Mancava l’amore, l’amore della giustizia, l’amore dell’amore di Cristo. E da che gli venne l’amore? Dimorava in lui solo il timore, ma nel cuore riservava spazio alla carità che sarebbe sopraggiunta. Era colmo di furore, sicuro di sé con ostentazione, vantandosi presso gli stessi Giudei, sostenendo le tradizioni dei padri, di perseguitare la Chiesa; quand’ecco, mentre era convinto della sua preminenza, gli giunse dall’alto la voce del Signore nostro Gesù Cristo, ormai nella dimora del cielo e ancora ispirando umiltà. Saulo, Saulo – disse – perché mi perseguiti? E’ duro per te recalcitrare contro il pungolo 43. Potrei lasciarti andare; tu saresti infatti tormentato dai miei pungoli, io non sarei spezzato dai tuoi lacci; ma non ti lascio andare. Sei crudele ed io ho compassione. Perché mi perseguiti? Non temo certo da te che tu mi crocifigga di nuovo; voglio, però, che tu mi riconosca per evitare che tu dia la morte non a me, ma a te.

Paolo abbia in orrore la propria giustizia per avere la giustizia di Dio.

8. 10. Così l’Apostolo, colpito e atterrato, fu preso dal terrore, fu risollevato, fu istruito. In lui appunto si verificò: Sono io che percuoterò, io che guarirò 44. Veramente non dice: ” Guarirò e percuoterò “, ma: Sono io che percuoterò, io che guarirò. Percuoterò te e ti darò me. Atterrato in tal modo, detestò la propria giustizia, nella quale era davvero irreprensibile, degno di lode, importante, famoso quasi presso i Giudei; la ritenne una perdita, la considerò un danno, la giudicò spazzatura, al fine di essere trovato in lui non con una sua giustizia, derivante dalla legge, ma quella dalla fede in Cristo, che deriva – egli dice – da Dio 45. Quanto a coloro che urtarono contro la pietra di scandalo, che ne dice proprio l’Apostolo? Perché non la ricercavano dalla fede – egli dice – ma come se derivasse dalle opere. Perché appunto costoro, come in forza di una propria giustizia, urtarono contro la pietra d’inciampo; come è stato scritto: Ecco che io pongo in Sion un sasso d’inciampo, e una pietra di scandalo, e chi crederà in lui non sarà deluso 46. Chi infatti crederà in lui non avrà una propria giustizia, che deriva dalla legge, benché la legge sia buona; ma osserverà appunto la legge non con una propria giustizia, ma con la giustizia data da Dio. Così non sarà certo confuso. La carità è davvero la pienezza della legge 47. E questa carità da chi è stata diffusa nei nostri cuori? Non certo da noi, ma per mezzo dello Spirito Santo che ci è stato dato 48. Quelli dunque urtarono contro il sasso d’inciampo e la pietra di scandalo. E a loro riguardo afferma: Fratelli, per la loro salvezza, rivolgo a Dio il desiderio sincero del mio cuore e le mie preghiere 49. L’Apostolo intercede per i non credenti affinché credano, per gli apostati perché tornino alla fede. Considerate come la conversione stessa dipenda dall’aiuto di Dio. La preghiera – dice – rivolgo a Dio per la loro salvezza. Rendo infatti loro testimonianza che hanno zelo per Dio 50. Come anch’egli aveva; aveva zelo per Dio. Ma egli come lo aveva? Allo stesso modo che quelli: Ma non secondo una retta conoscenza. Che vuol dire questo: Non secondo una retta conoscenza? Ignorando infatti la giustizia di Dio e cercando di stabilire la propria 51. Perciò questi, una volta corretto, dice: Non con una mia giustizia. Quelli vogliono stabilire la propria, ancora fa loro piacere trovarsi tra la spazzatura. Io non ho una mia giustizia, ma quella che è data è per mezzo della fede di Cristo, la giustizia che viene da Dio; la giustizia, ripeto, che viene da Dio che giustifica l’empio.

La vera giustizia ci è data soltanto dalla grazia.

9. 11. Togliti di mezzo, allontana, ripeto, te da te, ti sei d’ostacolo; se vuoi essere tu il tuo costruttore, metti mano ad una rovina. Se il Signore non costruirà la casa, invano lavoreranno i costruttori 52. Desisti dal volere una giustizia tua propria. Certamente deriva dalla legge, viene appunto dalla legge. E’ sicuro che Dio ha dato la legge e, poiché la giustizia deriva dalla legge, non puoi farla tua. Parla l’apostolo Paolo: Non dicano il falso contro di me quelli che amano la propria giustizia. Ecco dove lo trovi scritto: apri, leggi, ascolta, osserva. Non fare di avere una giustizia personale; sebbene derivi dalla legge, nondimeno, in quanto sua, l’Apostolo la considera spazzatura. Poiché, ignorando la giustizia di Dio e volendo stabilire la propria, non si sono sottomessi alla giustizia di Dio 53. Non pensare che l’essere chiamato Cristiano ti affranchi per questo solo fatto dall’urtare contro la pietra d’inciampo. Urti contro colui del quale neghi la grazia. L’offendere Cristo sospeso alla croce ha minor peso dell’offesa a lui che regna nel cielo. Ci sia la giustizia, ma che derivi dalla grazia, ti venga da Dio e non sia la tua. I tuoi sacerdoti – è scritto – si vestano di giustizia 54. Sono gli animali a trovarsi ricoperti di ciò che hanno per natura; la veste si riceve, non cresce insieme ai capelli. E’ questa la veste che predica l’apostolo Paolo: ti venga da Dio. Da’ in gemiti per ottenerla, da’ in lacrime per ottenerla, da’ in prova la fede per ottenerla. Chi invocherà – è scritto – il nome del Signore sarà salvo 55. O forse chi invocherà il nome del Signore sarà salvo lo credete detto in riferimento alla febbre, o alla peste, o alla podagra, o a qualche altro dolore fisico? Non è così, ma: sarà salvo sta per: ” sarà giusto “. Perché non sono i sani che hanno bisogno del medico, ma i malati. Lo spiegò dicendo: Non sono venuto a chiamare i giusti, ma i peccatori 56.

Conoscere la potenza della risurrezione di Cristo è qualcosa di grande. La nostra risurrezione ha del meraviglioso.

10. 12. Considerate, dunque, che cosa segue: Al fine di essere trovato in lui – egli dice – non con una mia giustizia, che deriva dalla legge; pur se derivante dalla legge, nondimeno mia, ma quella che deriva dalla fede in Cristo – che si ottiene da Dio – la giustizia che deriva da Dio, basata sulla fede, perché io possa conoscere lui e la potenza della sua risurrezione 57. E’ qualcosa di grande conoscere la potenza della risurrezione di Cristo. L’aver risuscitato la propria carne lo ritenete qualcosa di grande? Non fu egli a dire di avere in potere la propria risurrezione? Non si verificherà anche la nostra risurrezione alla fine del mondo? Non avverrà forse che anche il nostro corpo corruttibile, questo, si vesta d’incorruttibilità e il nostro corpo mortale, questo, si vesta di immortalità? Non è egli forse risuscitato dai morti e non muore più e la morte non ha più potere su di lui 58? E non così anche noi in modo più straordinario, per così dire? Infatti la carne del Signore non vide corruzione, la nostra è ricuperata nuova dalle ceneri. Evidentemente è qualcosa di grande, perché ci ha preceduto con l’esempio e ci ha mostrato che cosa potessimo sperare; ma non soltanto questo aveva da dire colui che parlava di una giustizia non sua, ma di quella che deriva da Dio e là, particolarmente, ha richiamato l’attenzione alla potenza della risurrezione di Cristo; riconosci in ciò la tua giustificazione. In realtà noi veniamo giustificati dalla risurrezione di lui, quasi come per circoncisione operata dalla pietra. E’ in forza di ciò che ha iniziato col dire: Noi siamo la circoncisione 59. Da che la circoncisione? Dalla pietra. Da quale pietra? Da Cristo. Come? Nell’ottavo giorno. Come il Signore risuscitò nel giorno di domenica.

La nostra giustificazione è per grazia non senza la nostra volontà.

11. 13. Fratelli miei, nella misura in cui la possediamo, osserviamo questa giustificazione e facciamo che si accresca di quanto può mancare alla nostra maturità e quella sia raggiunta in pieno quando giungeremo a quello stato dove si dirà: Dov’è, o morte, la tua vittoria? Dov’è, o morte, il tuo pungiglione60 Tutto procede da Dio; non però restando noi come sonnacchiosi, come restii ad ogni sforzo, quasi contro voglia. Senza la tua volontà, in te non ci sarà la giustizia di Dio. Indubbiamente la volontà non è che la tua, la giustizia è solo di Dio. Senza la tua volontà, la giustizia di Dio può esserci, ma in te non può esserci se sei contrario. E’ stato reso noto che cosa sei tenuto a fare; la legge ha ordinato: Non devi far quello, né quell’altro; fa’ questo e fa’ quello. Ti è stato reso noto, ti è stato ordinato, ti è stata schiusa la mente se hai coscienza, hai capito che cosa fare; prega perché tu possa fare, se conosci la potenza della risurrezione di Cristo. E’ stato consegnato alla morte, appunto, a causa dei nostri peccati, ed è risuscitato per la nostra giustificazione 61. Che cosa vuol dire: per la nostra giustificazione? Al fine di darci la giustizia, per renderci giusti. Sarai opera di Dio non solo in quanto sei uomo, ma anche in quanto sei giusto. Infatti è meglio che tu sia giusto piuttosto che tu sia uomo. Se Dio ha fatto te quale uomo e tu fai di te un giusto, fai qualcosa di meglio di quello che ha fatto Dio. Ma Dio ti ha fatto senza di te. In realtà non sei intervenuto con un qualche assenso perché Dio ti facesse. Come consentivi tu che non esistevi? Perciò chi ti ha formato senza di te, non ti renderà giusto senza di te. Perciò ha creato chi non c’era a saperlo, fa giusto chi c’è a volerlo. Nondimeno da lui è la giustizia perché non sia la tua, perché tu non ti riduca a ciò che è danno, perdita, spazzatura. Non dovendo trovare in lui una tua giustizia, derivante dalla legge, ma la giustizia che deriva dalla fede in Cristo, che deriva da Dio; basata sulla fede, perché io possa conoscere lui, la potenza della sua risurrezione e la partecipazione alle sue sofferenze 62. E questa sarà la tua potenza; la partecipazione alle sofferenze di Cristo sarà la tua potenza.

La partecipazione alle sofferenze di Cristo in forza della carità.

11. 14. Ma quale può essere la partecipazione alle sofferenze di Cristo se manca la carità? Non si vedono forse dei banditi che sotto la tortura hanno tanta resistenza fisica per cui alcuni di loro non solo non hanno voluto tradire i propri complici, ma hanno sdegnato di rivelare i propri nomi? Torturati, scavati nei fianchi, sul punto di subire l’amputazione di membra, l’animo loro non si è mantenuto in una tristissima ostinazione? Considerate dunque che cosa amavano. Eppure non potevano compiere di tali cose senza un grande amore. Ben altro è proprio di chi ama Dio. Solo da Dio si ha di che amarlo. Quello come uomo ha amato non so che altro secondo la carne. Potrebbe amare qualsiasi cosa: i suoi complici, la comune intenzione a delinquere, la fama nei crimini; potrebbe amare qualsiasi cosa, molto ha amato chi ha potuto subire la tortura senza venir meno. Dunque se non ha potuto lui, che ha potuto subire la tortura senza venir meno; se dunque quello non ha potuto tollerare tanti Mali senza amore, neppure tu potrai partecipare alle sofferenze di Cristo senza amore.

La carità e la dilatazione del cuore viene dallo Spirito Santo.

12. 15. Domando, però, con quale amore. Non sia di cupidigia ma di carità. Dice infatti: Se io dessi il mio corpo ad essere bruciato e non avessi la carità, niente mi giova 63. Perché ti giovi la partecipazione alle sofferenze di Cristo, ci sia la carità. O debolezza di estrema indigenza, da che ti viene la carità di Dio? Vuoi che io ti mostri da che ti viene? Domanda appunto al magazziniere del Signore. Effettivamente se in te si troverà la carità di Dio, parteciperai alle sofferenze di Cristo e sarai un autentico martire. Colui nel quale è premiata la carità, sarà un vero martire. Da che viene a te? Noi abbiamo questo tesoro in vasi di creta <196< afferma lo stesso Apostolo – perché appaia che questa potenza straordinaria viene da Dio e non da noi 64. Perciò da che ti viene la carità se non dall’essere stata diffusa nei nostri cuori per mezzo dello Spirito Santo che ci è stato dato 65? Ecco a che devi indirizzare i tuoi gemiti. Non tenere in conto il tuo spirito, accogli lo Spirito di Dio. Il tuo spirito non tema che lo Spirito di Dio, quando comincerà a dimorare in te, si trovi a subire limiti nel tuo corpo. Lo Spirito di Dio non respingerà fuori di esso il tuo spirito quando comincerà ad abitare nel tuo corpo: non temere. Dovendo dare ospitalità ad un uomo ricco, ti trovi in grande imbarazzo per mancanza di spazio; non trovi un luogo per te, dove preparare o per lui un letto, dove situare la moglie, dove i figli, dove la servitù. Che faccio – tu dici – dove vado? Dove mi trasferisco? Accogli il ricco Spirito di Dio; ti troverai dilatato, non sarai coartato. Hai dilatato i tuoi passi sotto di me 66, tu dici. Ti trovi a dire al tuo ospite: Hai dilatato i tuoi passi sotto di me. Quando tu non eri qui, soffrivo costrizione. Hai riempito la mia stanza, non ne hai cacciato via me ma la mia ristrettezza. In realtà, quando dice: L’amore di Dio è stato diffuso, la stessa effusione sta per l’ampiezza. Perciò non preoccuparti facendo questione di spazio, ricevi un tale Ospite e non considerarlo alla pari degli ospiti di passaggio. Non è infatti di quelli che, partendo, deve dare. Venendo prenda dimora in te: è il suo dare. Sii proprio di lui, che non ti abbandoni, che non ti lasci; possiedi lui soltanto e digli: Signore nostro Dio, sii il nostro padrone 67.

L’Apostolo riconosce di non essere perfetto.

13. 16. Dice: Possediamo dunque la giustizia, quella che viene da Dio, al fine di conoscere lui e la potenza della sua risurrezione e la partecipazione alle sue sofferenze, resi conformi alla morte di lui. Così siamo stati sepolti – egli dice – insieme a lui nella morte per mezzo del Battesimo, perché come Cristo risuscitò dai morti, così anche noi possiamo camminare in novità di vita 68. Muori per vivere; seppellisciti per risorgere. Una volta infatti sepolto e risuscitato, allora sarà vero: In alto il cuore. E’ piaciuto ciò che ho detto, piacerebbe forse un tale discorso se in voi non si trovasse trasporto? Dice: Diventato conforme a lui nella morte con la speranza di giungere alla risurrezione dei morti. Parlava della giustizia, di quella giustizia che procede dalla fede di Cristo, della giustizia che deriva da Dio e, grazie ad essa, realizzò ogni cosa. E poiché cercava la giustizia dicendo: Per essere trovato in lui non con una mia giustizia derivante dalla legge, ma con quella che deriva dalla fede in Cristo, cioè con la giustizia che deriva da Dio 69, ora dice: Con la speranza di giungere alla risurrezione dei morti. Perciò hai detto: Con la speranza di giungere. Non però che io abbia già conquistato il premio o sia ormai arrivato alla perfezione; solo mi sforzo di correre per conquistarlo perché anch’io sono stato conquistato da Gesù Cristo 70. La sua giustizia mi ha preceduto, la mia giustizia lo seguirà. Lo seguirà, però, solo nel caso che non sia mia. Con la speranza di giungervi. Non però che io abbia già conquistato il premio o sia ormai arrivato alla perfezione. Cominciarono a meravigliarsi coloro che ascoltavano queste parole dell’Apostolo: Non perché io abbia già conquistato il premio o sia ormai arrivato alla perfezione. Che vuol dire: ” Non aver ancora conquistato il premio “? Possedeva la fede, possedeva la virtù, possedeva la speranza, ardeva di carità, operava miracoli, era insuperabile nella predicazione, tollerava ogni genere di persecuzioni, paziente in ogni circostanza, amante della Chiesa, portava in sé la preoccupazione di tutte le Chiese. Che cosa non aveva ancora conquistato? Non perché io abbia già conquistato il premio o sia ormai arrivato alla perfezione. Che cos’è ciò che dici? Tu parli e noi siamo pieni di meraviglia; parli e siamo presi da stupore. Sappiamo infatti che cosa ci è dato di ascoltare. Che dici? Fratelli, dice. Che è ciò che dici? Che cosa dici? Io non ritengo ancora di esservi giunto 71. Non ingannatevi – dice – sul mio conto; io mi conosco meglio di voi. Se non so che cosa mi manca, non so che cosa possiedo. Io non ritengo di esservi ancora giunto. Questa cosa sola non ritengo di aver raggiunto. Possiedo molte cose, e una sola non ho ancora raggiunto. Una cosa sola ho chiesto al Signore, questa io cercherò. Che cosa hai chiesto, o che cosa cerchi? Abitare nella casa del Signore tutti i giorni della mia vita. A che scopo? Per gustare la dolcezza del Signore 72. Il Signore è l’unica cosa che l’Apostolo diceva di non aver raggiunto, e non era ancora arrivato alla perfezione per quel tanto che gli mancava.

L’ufficio di Marta e l’ufficio di Maria. La contemplazione.

14. 17. Voi ricordate, fratelli miei, quella lettura del Vangelo secondo la quale due sorelle accolsero il Signore: Marta e Maria. Lo ricordate certamente; Marta si dedicava alle molte faccende del servizio e si agitava nella cura della casa. In effetti ricevette in casa, quali ospiti, il Signore e i suoi discepoli. Si affannava scrupolosamente attenta e con la massima devozione perché presso di lei i santi non venissero turbati da alcuna mancanza di riguardo. Così, mentre era tutta presa dalle molte faccende, Maria, sua sorella, sedeva ai piedi del Signore e ne ascoltava la parola. Marta, che l’attività esasperava e vedeva quella seduta e del tutto incurante del suo affannarsi, si rivolse al Signore. Disse: Ti pare bene, Signore, che mia sorella mi abbia lasciata sola, mentre ecco, mi trovo tanto impegnata a servire? E il Signore: Marta, Marta, tu ti preoccupi di molte cose. Ma una sola è la cosa di cui c’è bisogno. Maria ha scelto la parte migliore, che non le sarà tolta 73. Tu hai scelto una parte buona, ma questa è la parte migliore. Tu la buona (è cosa buona infatti darsi da fare nell’onorare i santi), ma questa ha scelto il meglio. Inoltre ciò che tu hai scelto passa. Tu servi chi ha fame, servi chi ha sete, provvedi letti a chi ha sonno, offri ospitalità a chi vuol entrare in casa; tutte queste cose passano. Verrà l’ora in cui nessuno debba aver fame, in cui nessuno debba aver sete, nessuno debba dormire. Ne segue che ti sarà tolta la tua preoccupazione. Maria ha scelto la parte migliore, che non le sarà tolta. Non le sarà tolta. Ha scelto la contemplazione, ha scelto di vivere della Parola. Che sarà il vivere della Parola senza alcun suono di parola? Ora costei viveva della parola, ma della parola che ha suono. Sarà il vivere della Parola senza alcun suono di parola. La Parola è di per sé la vita. Saremo simili a lui, poiché lo vedremo così come egli è 74. Questa era la sola cosa: gustare la dolcezza del Signore. Non ci è possibile questo nella notte di questo mondo. Al mattino starò alla tua presenza e ti contemplerò 75. Perciò l’Apostolo dice: Non ritengo ancora di esservi giunto. Questa cosa soltanto 76.

Bisogna progredire lungo la via che porta a Dio.

15. 18. Che cosa faccio allora? Dimentico del passato, e proteso a quello che mi sta davanti, mi volgo alla mèta. Proseguo ancora: fino al premio che Dio ci chiama a ricevere lassù in Cristo Gesù 77. Proseguo ancora, continuo a progredire, a camminare, mi trovo ancora sulla via, sempre proteso, non sono ancora giunto. Perciò, se anche tu cammini, se vai proteso in avanti, se pensi alle realtà future, dimentica le cose passate, non volgerti indietro a riguardarle, per non fermarti là dove hai posto il tuo sguardo. Ricordatevi della moglie di Lot 78. Quanti siamo perfetti, dobbiamo avere questo modo di pensare. Aveva detto: Non sono ancora arrivato alla perfezione; e dice: Quanti siamo perfetti dobbiamo avere questo modo di pensare. Io non ritengo di esservi giunto. Non perché io abbia già conquistato il premio o sia già arrivato alla perfezione; e dice: Quanti siamo perfetti dobbiamo avere questo modo di pensare. Perfetti e non perfetti ad un tempo; perfetti come quelli che sono in cammino, non ancora perfetti come arrivati al possesso. E per farvi conoscere perché l’Apostolo chiami perfetti i viandanti: quelli che avanzano sulla via sono perfetti viandanti; e perché tu sappia che si riferiva ai viandanti, non agli arrivati, non a quanti già detengono il possesso, ascolta ciò che segue: Quanti siamo perfetti dobbiamo avere questo modo di pensare. E se in qualche cosa pensate diversamente, che non s’insinui per caso in voi il pensiero di essere qualcosa. Ora chi pensa di sé che vale qualcosa, mentre è un nulla, inganna se stesso 79. E chi crede di sapere qualcosa, non sa ancora in che modo bisogna sapere 80. Quindi: E se in qualche cosa pensate diversamente, quasi dei bambini, Dio vi illuminerà anche su questo. Nondimeno, dal punto in cui siamo arrivati, continuiamo ad avanzare secondo la stessa linea 81. Perché Dio ci illumini anche su ciò che pensiamo diversamente, ed a cui siamo arrivati, non fermiamoci là, ma continuiamo ad avanzare secondo la stessa linea. Considerate che siamo viandanti. Voi dite: Che significato ha ” camminare “? Lo dico in breve: ” Progredire “. Non vi capiti di non intendere e di camminare con maggior pigrizia. Fate progressi, fratelli miei, esaminatevi sempre, senza inganno, senza adulazione, senza accarezzarvi. Nel tuo intimo infatti non c’è con te uno alla cui presenza ti debba vergognare e ti possa vantare. Vi è colui al quale piace l’umiltà, egli sia a provarti. Anche tu metti a prova te stesso. Ti dispiaccia sempre ciò che sei, se vuoi guadagnare ciò che non sei. In realtà, dove ti sei compiaciuto di te, là sei rimasto. Se poi hai detto: Basta; sei addirittura perito. Aggiungi sempre, avanza sempre, progredisci sempre. Non fermarti lungo la via, non indietreggiare, non deviare. Chi non va avanti, si ferma; torna indietro chi si volge di nuovo alle cose da cui si era allontanato; chi apostata, abbandona la via giusta. Uno zoppo sulla via va avanti meglio di chi corre fuori strada. Rivolti al Signore…

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