LA PREGHIERA DI CONTEMPLAZIONE ( 3 )
Allargare gli orizzonti….
Contemplare deriva dal latino templum (tempio).
Nella prospettiva biblica, il tempio è il luogo dove abita il Signore.
Il contemplativo, però, allarga smisuratamente l’area del tempio,
perché scopre e vede che Dio è in azione, nel mondo,
nelle vicende della storia, nel cuore dell’uomo.
Il tempio è il mondo, luogo della “manifestazione nascosta” del Signore.
Perciò il contemplativo trova nel mondo il tempio,
ossia il luogo della propria esperienza di Dio.
La contemplazione cristiana ha due “luoghi privilegiati”:
– Gesù contemplato nella preghiera
– Gesù incontrato nel prossimo .
La contemplazione è anche inseparabile dalla fede e dall’ascolto assiduo della Parola di Dio. La contemplazione non è un lusso spirituale, un misticismo negato alle possibilità della gente comune. E’, invece, l’unica maniera di vivere nella verità. La preghiera contemplativa non rappresenta una forma di evasione e un rifugio che difende dalla dura realtà.
Al contrario, più che rappresentare un altro mondo, irreale, è la possibilità di vedere questo mondo alla luce di Dio.
Contemplare non significa “passare al largo”, scansare appuntamenti scomodi con gli impegni terrestri.
Ma tra-passare, ossia passare attraverso o passare dentro.
Contemplare non si riduce a quiete, serenità, silenzio,
estraneità, assenza, impassibilità.
La contemplazione è un’esperienza del vivere,
inteso in senso globale.
La preghiera contemplativa
è un miracolosa operazione di allargamento di spazi.
Non si può improvvisare. Va preparata.
Gli autori classici e moderni della spiritualità sono concordi nell’indicarne alcune condizioni fondamentali:
– purificazione del cuore
– umiltà
– silenzio
– abbandono.
La preghiera contemplativa dà un senso, un orientamento all’azione.
La inserisce nel solco della volontà di Dio.
Arriva più lontano sulla strada della contemplazione non chi si isola,
ma chi è capace di fare unità.
Dalla preghiera contemplativa scaturisce l’attività apostolica,
missionaria, del credente, del testimone.
La missione della Chiesa e il suo servizio non possono che partire dalla contemplazione e passare attraverso la contemplazione.
La contemplazione nasce dall’amore,
è esperienza d’amore e sfocia necessariamente nell’amore.
Se nella preghiera contemplativa un cristiano non scopre l’amore,
ciò significa che invece di raggiungere Dio ha contemplato “una caricatura di Dio”, o magari la propria immagine.
La contemplazione non è accartocciamento su se stessi, ma comunione.
Avendo scoperto la gente comune, il contemplativo
entra in comunione con le altre persone
e con l’universo intero.
Un’immagine della contemplazione cristiana può essere data dalla particolare esperienza di Dio che gli ebrei, nel faticoso cammino attraverso il deserto, hanno compiuto grazie alla “nube” che li accompagnava.
“…Ad ogni tappa, quando la nube s’innalzava e lasciava la Dimora, gli Israeliti levavano l’accampamento….La nube del Signore durante il giorno rimaneva sulla Dimora e durante la notte vi era in essa un fuoco, visibile a tutta la casa di Israele, per tutto il tempo del loro viaggio…” (Esodo 40:36-38)
Presenza velata. La nube manifestava la divinità e, al tempo stesso, la nascondeva. Resta l’immagine di un cammino guidato da una Presenza, discreta e necessaria.
Non è il “Dio che ti vede”, ma il “Dio che ti accompagna”.
La contemplazione è anche l’immagine del roveto ardente (Es. 3:2-3).
Nel deserto, il cespuglio era ardente, ma non si consumava.
Dio, frequentemente, ama nascondersi.
Di solito si parla della contemplazione in termini di montagna, di vetta, ma la contemplazione ti colloca spesso anche sull’orlo sottile di un abisso che si è scavato dentro di te.
La contemplazione cristiana si realizza nella fede.
Non è la visione diretta, “faccia a faccia”.
I nostri occhi non sono in grado di sostenere la luce abbagliante del sole. Dobbiamo socchiudere gli occhi per sopportare il sole.
E’ attraverso l’oscurità che intravediamo la luce.
Accordata sul ritmo di Dio, la preghiera di contemplazione ci proietta
in un tempo “diverso”, che è anche il tempo dell’imprevisto,
del non-programmabile, della sorpresa, dell’irripetibile,
dell’avvicinarsi dei Suoi passi…..
Cammino di preghiera
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