Ché Io ti faccio sapere che ogni virtù si fa col mezzo del prossimo, e ogni difetto. Chi sta in odio di me fa danno al prossimo e a sè medesimo, che è principale prossimo; fagli danno in generale e in particolare.
In generale è perché siete tenuti ad amare il prossimo come voi medesimi (Mt 22,39 Mc 12,31 Lc 10,27); amandolo lo dovete sovvenire spiritualmente con l’orazione, e consigliandolo con la parola, e aiutandolo spiritualmente e temporalmente, secondo che fa bisogno alla sua necessità, almeno volontariamente, non avendo altro. Non amando me non ama lui; non amandolo, non lo aiuta. Offende inanzi se medesimo, ché si priva della grazia, e offende il prossimo tollendogli, perché non gli dà l’orazione e i dolci desideri che è tenuto a offrirmi per lui. Ogni sovvenire che egli li fa, debba uscire della carità ch’egli gli ha per amore di me. (Lc 10,27-37 Mt 22,37-40 Mc 12,29-31).
E così ogni male si fa per mezzo del prossimo, cioè che non amando me, non è nella carità sua. E tutti i mali dipendono perché l’anima è privata della carità di me e del prossimo suo. Non facendo bene, segue che fa male; facendo male, verso cui lo fa e dimostra? Verso se medesimo in prima e verso il prossimo, non verso di me, ché a me non può fare danno, se non in quanto Io reputo fatto a me quello che fa a lui (Mt 25,40-45). Fa danno a sé di colpa, la quale colpa lo priva della grazia: peggio non si può fare. Al prossimo fa danno non dandogli il debito che deve dare della carità della carità e amore, col quale amore lo debba sovvenire con l’orazione e santo desiderio offerto dinnanzi a me per lui. Questo è un sovenimento generale che si debba fare ad ogni creatura che ha in se ragione. (Let 337) Utilità particolari sono quelle che si fanno a coloro che vi sono più da presso dinnanzi agli occhi vostri, dei quali siete tenuti di sovvenire l’uno all’altro, con la parola e dottrina ed esempio di buone opere, e in tutte l’altre cose che si vede egli abbi bisogno, consigliandolo coraggiosamente come se medesimo e senza passione di proprio suo amore. Egli non lo fa, perché già è privato della carità verso di lui, sì che vedi che non facendolo gli fa danno particolare; e non tanto che gli facci danno non facendogli quello bene che egli può, ma egli gli fa male e danno assiduamente. Come? Per questo modo.
Il peccato si fa attuale e mentale; mentale è già fatto che ha concepito piacere del (6r) peccato e odio della virtù; cioè del proprio amore sensitivo il quale l’ha privato dell’affetto della carità, il quale debba avere a me e al prossimo suo, come detto ti ho. E poi che egli ha concepito, gli partorisce l’uno dopo l’altro sopra del prossimo, secondo che piace alla perversa volontà sensitiva, in diversi modi. Alcune volte vediamo che partorisce una crudeltà, e in generale e in particolare. Generale è di vedere sé e le creature in dannazione e in caso di morte, per la privazione della grazia. Ed è tanto crudele, che non soviene sé né altrui dell’amore della virtù e odio del vizio, anco, come crudele, distende attualmente più la crudeltà sua, cioè che non tanto che egli dia esempio di virtù, ma egli, come malvagio, piglia l’officio deli demoni traendo, giusta il suo potere, le creature dalla virtù e conducendole nel vizio. (Oraz VIII 16-19; Oraz VIII 89-91) Questa è crudeltà verso l’anima, ché s’è fatto strumento a tollerle la vita e darle la morte.
Crudeltà corporale usa per cupidità, ché non tanto che egli sovenga il prossimo del suo, ma egli tolle l’altrui, rubando le povarelle; e alcune volte per atto di signoria, e alcune volte con inganno e frode, facendo ricomperare le cose del prossimo e spesse volte la propria persona.
O crudeltà miserabile, la quale sarai privata della misericordia mia, se esso non torna a pietà e benevolenza verso lui. Alcune volte partorisce parole ingiuriose, dopo le quali parole spesse volte segue l’omicidio. E alcune volte partorisce disonestà nella persona del prossimo, per la quale ne diventa animale bruto, pieno di puzza; e non n’intossica pure uno o due, ma chi se gli avvicina con amore e conversazione ne rimane intossicato.
In cui partorisce la superbia? Solo nel prossimo per propria reputazione di sé; così ne traie dispiacere del prossimo suo, reputandosi maggiore di lui, e per questo modo fargli ingiuria. Se egli ha a tenere stato di signoria, partorisce ingiustizia e crudeltà, ed è rivenditore delle carni degli uomini.
O carissima figlia, duolti per le offese fattemi., e piagne sopra questi morti, affinché con l’orazione si distrugga la morte loro. Or vedi che da qualunque lato, e di qualunque maniera di gente, tu vedi tutti parturire i peccati sopra del prossimo (6v) e fargli col suo mezzo. In altro modo non farebbe mai peccato alcun, né occulto, né palese. Occulto è, quando non gli dà quello che gli debba dare; palese è quando partorisce i vizi, sì come Io ti dissi.
Perciò bene è la verità che ogni offesa fatta a me si fa col mezzo del prossimo.