Cripta del Peccato Originale Matera
Cripta del Peccato Originale Matera

Cos’è il peccato?

Cos’è il peccato? Perchè è bene che non lo commettiamo? Certamente non è una rispettare delle regole che un “padrone” ci ha imposto. Si può pensare che un orientamento al fare il bene ed evitare il male, è per noi e per tutti i figli di Dio.

Così è scritto nel Catechismo della Chiesa cattolica:

II. La definizione di peccato

1849 Il peccato è una mancanza contro la ragione, la verità, la retta coscienza; è una trasgressione in ordine all’amore vero, verso Dio e verso il prossimo, a causa di un perverso attaccamento a certi beni. Esso ferisce la natura dell’uomo e attenta alla solidarietà umana. È stato definito « una parola, un atto o un desiderio contrari alla Legge eterna ». 109

1850 Il peccato è un’offesa a Dio: « Contro di te, contro te solo ho peccato. Quello che è male ai tuoi occhi, io l’ho fatto » (Sal 51,6). Il peccato si erge contro l’amore di Dio per noi e allontana da lui i nostri cuori. Come il primo peccato, è una disobbedienza, una ribellione contro Dio, a causa della volontà di diventare « come Dio » (Gn 3,5), conoscendo e determinando il bene e il male. Il peccato pertanto è « amore di sé fino al disprezzo di Dio ». 110 Per tale orgogliosa esaltazione di sé, il peccato è diametralmente opposto all’obbedienza di Gesù, che realizza la salvezza. 111

1851 È proprio nella passione, in cui la misericordia di Cristo lo vincerà, che il peccato manifesta in sommo grado la sua violenza e la sua molteplicità: incredulità, odio omicida, rifiuto e scherno da parte dei capi e del popolo, vigliaccheria di Pilato e crudeltà dei soldati, tradimento di Giuda tanto pesante per Gesù, rinnegamento di Pietro, abbandono dei discepoli. Tuttavia, proprio nell’ora delle tenebre e del principe di questo mondo, 112 il sacrificio di Cristo diventa segretamente la sorgente dalla quale sgorgherà inesauribilmente il perdono dei nostri peccati.

Gesù, nei Quaderni, così detta a Maria Valtorta, a proposito del peccato:

Non vi è pentimento finché dura l’appetito per l’oggetto per cui peccammo. Ma quando uno si umilia, quando uno si mutila del membro morale di una mala passione che può chiamarsi donna o oro, dicendo: “Per Te, Signore, non più di questo”, ecco allora che veramente è pentito e Dio lo accoglie dicendo: “Vieni, mi sei caro come un innocente e un eroe”. 95.4
Satana v’insidia per vagliarvi, ed Io pure vi circuisco per vagliarvi. I contendenti sono due: Io e lui; voi nel mezzo. Il duello dell’Amore con l’Odio, della Sapienza con l’Ignoranza, della Bontà col Male è su voi e intorno a voi. A stornare i colpi malvagi su voi, Io basto. Mi frappongo fra l’arma satanica e il vostro essere, e accetto di essere ferito in vostra vece perché vi amo, ma i colpi all’interno di voi li dovete stornare con la vostra volontà, correndo verso di Me, mettendovi nella mia via che è Verità e Vita. Chi non è voglioso di Cielo, non avrà il Cielo. 96.2

 

San Tommaso d’Aquino nella Somma Teologica ne parla in questa Questione:

    • Questione 86 – La macchia del peccato.

      • 1) Se il peccato produca una macchia nell’anima. Si parla di lucentezza nell’anima per analogia con i corpi lucenti. Ora, l’anima può avere due tipi di lucentezza: per lo splendore della luce naturale della ragione e per la luce divina. Quando l’anima aderisce con l’amore a una cosa, entra in contatto con essa. Quando l’anima pecca, aderisce a qualcosa di contrario alla luce della ragione ed alla luce divina. Questa perdita di luminosità è chiamata metaforicamente macchia dell’anima.

 

      • 2) Se la macchia resti nell’anima dopo l’atto peccaminoso. La macchia del peccato resta nell’anima anche dopo l’atto peccaminoso. Finchè dunque uno rimane estraneo a questa luce, resta in lui la macchia del peccato, la quale scompare col ritorno della luce di Dio e della ragione, mediante la grazia.

Da tempo, tanto, riflettevo sul peccato, soprattutto sul fatto che non si può ridurre la vita all’ottemperare, in maniera maniacale, a dei precetti, senza capirne lo spirito e del perchè Dio ci invita alla santità. Nel fare ricerche sono incappayo in un bel articolo su Aleteia, il quale dice considerazioni sul peccato, sulla stessa linea di come percepisco la questione. 

 

Carlos Padilla – Aleteia – pubblicato il 13/03/14
 

A volte vediamo l’appartenenza alla Chiesa come una serie infinita di regole, ma il peccato è semplicemente ciò che ci separa da Dio
Che cos’è il peccato? E’ tutto quello che ci separa da Dio, che sconvolge i nostri cuori, che ci limita nella dedizione, che non ci lascia condurre una vita piena.

L’altro giorno qualcuno mi ha chiesto come distinguere un peccato veniale da uno mortale. Credo che a volte scadiamo nella casistica e ci perdiamo in divagazioni che forniscono spiegazioni. Pensiamo: “Fino a qui, posso; se agisco in questi limiti posso, se non supero la misura, va bene”.

Facciamo un calcolo un po’ meschino, speculando su Dio, mettendo limiti all’amore e alla vita. A volte vediamo l’appartenenza alla Chiesa come un insieme infinito di regole.
 
San Tommaso d’Aquino ha sottolineato che i precetti dati da Cristo e dagli Apostoli “sono molto pochi”. Citando Sant’Agostino, avvertiva che le disposizioni aggiunte dalla Chiesa in un secondo momento dovrebbe essere osservate con moderazione “per non rendere la vita pesante ai fedeli” e trasformare la nostra religione in schiavitù quando invece “la misericordia di Dio volle che fosse libera”.
 
Dio pose solo una regola al primo uomo. Gli disse di non toccare uno degli alberi. Non toccarlo, non usarlo in modo improprio, non corrompere lo scopo per cui era stato creato.
 
Dio ha creato tutte le cose con uno scopo. L’uomo si corrompe quando non usa la natura per il fine voluto da Dio. L’ uomo è tentato e cade. Di fronte al dolore e alla punizione, l’uomo fugge da Dio, corre via da lui, si allontana con paura. Il peccato ci separa da Dio, che non cerchiamo perché ci vergogniamo.
 
Così si perde il vero significato del peccato e della vita e quando diventiamo ossessionati da ciò che è peccato e ciò che non lo è, smettiamo di comprendere l’essenza del vivere in Dio.
 
Mettiamo limiti e barriere, calcoliamo l’amore e la sua portata. Pensiamo che l’obiettivo sia non peccare. Ma ciò non è possibile, perché pecchiamo ogni volta.
 
Come Papa Francesco ci ricorda: “Il problema non è essere peccatori, ma non pentirsi dei peccati, non avere vergogna di quello che abbiamo fatto. Nonostante Pietro fosse un peccatore, Gesù mantenne la sua promessa di costruire su di lui la sua Chiesa. Pietro era un peccatore, ma non corrotto. Peccatori sì, tutti: corrotti, no”.
 
Siamo tutti peccatori, tutti cadiamo, anche se ci promettiamo che non lo faremo di nuovo. La debolezza della nostra volontà, il peso e l’attrazione della tentazione. Il pentimento è la via d’uscita dal labirinto della tentazione e del peccato. L’ obiettivo può essere solo l’amore.

 

Remo Rosati

9 Maggio 2024

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