San Tommaso d’Aquino e la pula
San Tommaso d’Aquino negli ultimi anni della sua vita, ebbe una profonda esperienza mistica che cambiò il suo rapporto con la conoscenza e la teologia.
L’esperienza mistica e la frase sulla “pula”
Era il 6 dicembre 1273, pochi mesi prima della sua morte. San Tommaso, dopo aver scritto instancabilmente per anni la sua monumentale Summa Theologiae, stava celebrando la Messa nella cappella di San Nicola a Napoli. Durante la celebrazione, ebbe una visione così straordinaria da lasciarlo profondamente scosso. Non raccontò mai a nessuno i dettagli di ciò che vide, ma fu talmente colpito che da quel momento smise di scrivere.
Quando il suo segretario e amico Reginaldo da Piperno gli chiese perché avesse interrotto il suo lavoro, San Tommaso rispose con parole che sono rimaste celebri:
“Non posso più scrivere. Tutto ciò che ho scritto mi sembra paglia (o pula) rispetto a ciò che ho visto.”
Interpretazione dell’episodio
La parola pula si riferisce alla parte scartata del grano, qualcosa di leggero e privo di valore rispetto al chicco vero e proprio. Con questa frase, San Tommaso non stava rinnegando la sua opera teologica, ma piuttosto esprimeva l’ineffabilità della Verità divina: tutta la conoscenza umana, per quanto elevata, impallidisce di fronte all’esperienza diretta di Dio.
Collegamento con la sua morte
Dopo quell’episodio, Tommaso visse pochi mesi. Il 7 marzo 1274, mentre era in viaggio per partecipare al Concilio di Lione, si ammalò gravemente e si fermò nell’Abbazia di Fossanova, dove morì.
Quest’episodio è spesso citato per sottolineare il limite della ragione umana di fronte alla grandezza del Mistero divino, un tema che riecheggia anche nell’enciclica Fides et Ratio di Giovanni Paolo II.
Verità Eterna