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Ven. Lug 4th, 2025

L’autostima

 

Finché sei più giovane e lavori, hai un ruolo, l’autostima ti sorregge. Quando smetti di lavorare e perdi il tuo ruolo sociale, di rispetto, le cose si complicano. Allora ti rivolgi a Dio. Cos’ è l’autostima per un cristiano? Come si rapporta con l’umiltà?
Bisognerebbe preoccuparsi delle cose anche prima, quando le cose non lo richiedono ed incanalare il futuro a venire, in quello più ampio che va oltre questo tempo terrestre. L’ (1) immanentismo ha un suo orgoglio che paga subito ma alla lunga ti lascia solo nel deserto.

L’autostima per un cristiano si fonda su una verità profonda: siamo figli di Dio, creati a Sua immagine e amati in modo incondizionato. Questo significa che il nostro valore non dipende dal ruolo sociale, dal successo professionale o da ciò che gli altri pensano di noi. È un valore intrinseco, radicato nell’amore di Dio per ciascuno di noi.

Autostima e umiltà: un rapporto complementare

L’autostima cristiana non è mai orgoglio o arroganza, perché si riconosce che ogni dono, capacità e successo vengono da Dio. Questa consapevolezza porta all’umiltà, che non è un disprezzo di sé, ma una visione veritiera di ciò che siamo: creature amate da Dio, con i nostri limiti e talenti.

L’umiltà, quindi, non è in contrasto con l’autostima, ma la purifica e la orienta verso ciò che conta davvero. San Francesco d’Assisi, ad esempio, diceva: “Chi sono io davanti a Dio?”. Questa domanda non nasce da un senso di inferiorità, ma dalla meraviglia di sapere che, pur essendo nulla senza Dio, in Lui troviamo tutto.

Il cambiamento del ruolo sociale

Quando si perde un ruolo sociale, come nel caso del pensionamento, si può sperimentare un senso di vuoto o inutilità. Qui entra in gioco la fede, che ci aiuta a comprendere che il nostro valore non dipende da ciò che facciamo, ma da ciò che siamo davanti a Dio. È l’occasione per riscoprire la nostra identità più profonda, non come professionisti o lavoratori, ma come figli amati da Dio.

Rivolgersi a Dio in questa fase può trasformare questa “perdita” in una chiamata a vivere con maggiore profondità, scoprendo nuovi modi di servire, amare e crescere spiritualmente. In questo, l’umiltà diventa la chiave per accettare il cambiamento e affidarsi completamente alla Provvidenza.

L’autostima cristiana è la consapevolezza di essere preziosi agli occhi di Dio, mentre l’umiltà è il riconoscimento che tutto il nostro valore e la nostra forza vengono da Lui. Questa unione ci permette di affrontare ogni fase della vita con fiducia, anche quando i ruoli sociali o le circostanze esterne cambiano.

 

(1)

L’immanentismo è una corrente filosofica che sostiene che la realtà, il senso e il valore dell’esistenza siano interni al mondo stesso e non dipendano da qualcosa di trascendente o esterno, come una divinità o una realtà soprannaturale. Questo concetto si oppone al trascendentalismo o al dualismo, che separano il mondo materiale da un’entità o principio al di là di esso.
 
Caratteristiche principali
 
1. Centralità della realtà immanente: L’immanentismo vede il mondo, la natura e l’esperienza sensibile come l’unica realtà esistente, rifiutando l’idea di una dimensione trascendente o soprannaturale.
2. Unità tra spirito e materia: Spesso elimina la distinzione tra spirito e materia, corpo e anima, considerando tutto come una manifestazione unica e interconnessa.
3. Rifiuto del dualismo: L’immanentismo rifiuta una separazione netta tra il mondo fisico e quello spirituale, proponendo una visione monistica della realtà.
4. Autonomia dell’essere umano: In ambito etico e religioso, l’immanentismo sottolinea l’autonomia della coscienza umana e la capacità di trovare significato e valori senza fare ricorso a principi esterni o trascendenti.
 
Origini e influenze
 
L’immanentismo trova radici antiche, già presenti in alcune correnti del pensiero greco, come lo stoicismo o la filosofia di Spinoza, ma si sviluppa in modo più evidente con il pensiero moderno. In particolare:
Baruch Spinoza: Sostenitore di un monismo panteista, vede Dio come coincidente con la Natura, un’unica sostanza che si esprime in infinite modalità.
Georg Wilhelm Friedrich Hegel: Anche se non esplicitamente immanentista, il suo idealismo dialettico suggerisce che lo Spirito Assoluto si manifesta storicamente e concretamente nel mondo.
Giovanni Gentile: Nel contesto dell’attualismo italiano, l’immanentismo è legato al concetto che la realtà è un processo in divenire, continuamente creato dall’attività del pensiero.
 
Immanentismo religioso
 
In ambito religioso, l’immanentismo tende a ridimensionare o negare la trascendenza di Dio, vedendo il divino come presente e operante nel mondo e nell’uomo. Questa prospettiva è stata criticata dalla Chiesa cattolica, in particolare nel modernismo, un movimento teologico che cercava di conciliare fede e pensiero moderno ma che fu condannato nel 1907 con l’enciclica Pascendi dominici gregis di papa Pio X.
 
Critiche all’immanentismo
 
Le critiche all’immanentismo provengono principalmente da prospettive religiose o filosofiche che sostengono la necessità di un principio trascendente per spiegare l’origine, il senso e il fine della realtà. Si ritiene che, riducendo tutto alla dimensione immanente, l’immanentismo possa portare al relativismo o al nichilismo, negando un fondamento assoluto ai valori morali e alla verità.
 

Verità Eterna

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