Gesù parla della Carità
Gesù parla della carità in molti passaggi del Vangelo, indicando l’amore come il centro della vita cristiana e la via principale per seguire Dio. Di seguito alcuni momenti chiave:
Il comandamento dell’amore (Carità verso Dio e verso il prossimo)
Gesù riassume tutta la Legge e i Profeti in due comandamenti:
- “Amerai il Signore Dio tuo con tutto il tuo cuore, con tutta la tua anima e con tutta la tua mente.”
- “Amerai il prossimo tuo come te stesso.”
(Matteo 22,37-40)
Questo sottolinea che la carità non è solo un sentimento, ma un comandamento essenziale della vita cristiana.
La parabola del buon Samaritano
Gesù racconta la parabola del buon Samaritano per spiegare chi sia il “prossimo”. Il Samaritano si prende cura di uno sconosciuto ferito, dimostrando che la carità non conosce confini di etnia, religione o posizione sociale. (Luca 10,25-37)
L’amore verso i nemici
Gesù eleva la carità a un livello radicale, insegnando ad amare anche chi ci fa del male:
- “Amate i vostri nemici e pregate per quelli che vi perseguitano.” (Matteo 5,44)
Questo amore disinteressato riflette il modo in cui Dio ama tutti, giusti e ingiusti.
Il giudizio finale e le opere di carità
Nel discorso sul giudizio finale, Gesù identifica se stesso con i più bisognosi:
- “Avevo fame e mi avete dato da mangiare, avevo sete e mi avete dato da bere, ero forestiero e mi avete ospitato.” (Matteo 25,35-40)
Qui la carità verso il prossimo è presentata come il criterio decisivo per la salvezza.
La misura dell’amore
Gesù insegna che la carità non ha limiti:
- “Non c’è amore più grande di questo: dare la vita per i propri amici.” (Giovanni 15,13)
Questo si compie pienamente nel sacrificio di Cristo sulla croce, che diventa il modello supremo di carità.
La carità come virtù teologale
Gesù, attraverso la sua vita, morte e risurrezione, dimostra che la carità è il cuore della fede cristiana, perché attraverso di essa ci si avvicina a Dio e al prossimo. Come scrive san Paolo:
- “Se non ho la carità, non sono nulla.” (1 Corinzi 13,2)
Gesù non si limita a insegnare la carità, ma la incarna in ogni gesto, rivelando che l’amore è la via per la pienezza della vita.
L’atteggiamento accusatorio dei fedeli verso la Chiesa può essere analizzato alla luce degli insegnamenti di Gesù, della Madonna e dei Santi, evidenziando i principi della carità, dell’umiltà e della giustizia. La critica verso la Chiesa, se non nasce dall’amore per la Verità e il desiderio di edificazione, può trasformarsi in divisione e scandalo, contraddicendo il messaggio cristiano.
L’insegnamento di Gesù
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La correzione fraterna (Matteo 18,15-17):
Gesù insegna che se un fratello sbaglia, lo si deve correggere in privato prima di coinvolgere altri. L’accusa pubblica e indiscriminata non è conforme a questo insegnamento. La correzione deve essere mossa dall’amore e dal desiderio di ricondurre alla verità, non dal giudizio o dal disprezzo. -
“Chi è senza peccato, scagli per primo la pietra” (Giovanni 8,7):
Questo ammonimento di Gesù alla folla che voleva lapidare l’adultera ci ricorda che nessuno è senza peccato e che la critica deve essere accompagnata da una profonda consapevolezza della propria fragilità. L’atteggiamento accusatorio verso la Chiesa rischia di essere ipocrita se non è accompagnato da uno spirito di conversione personale. -
La preghiera per l’unità (Giovanni 17,21):
Gesù prega per l’unità dei suoi discepoli. Le accuse pubbliche e divisive contro la Chiesa possono diventare strumenti di frammentazione e conflitto, allontanando dall’ideale evangelico di “essere una cosa sola”.
L’esempio della Madonna
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L’umiltà e il silenzio di Maria:
La Madonna, anche di fronte a situazioni difficili e incomprensibili (come la Passione di suo Figlio), non accusa né condanna. Il suo atteggiamento è di silenziosa contemplazione e fiducia in Dio:- “Maria, da parte sua, custodiva tutte queste cose, meditandole nel suo cuore” (Luca 2,19).
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Maria come Madre della Chiesa:
La Madonna non si pone come giudice, ma come Madre. Il fedele che accusa la Chiesa dovrebbe ricordare che Maria non abbandona i suoi figli, nemmeno quando sbagliano. L’atteggiamento materno implica preghiera, pazienza e amore, non accuse distruttive.
L’insegnamento dei Santi
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San Francesco d’Assisi:
Di fronte ai peccati della Chiesa, San Francesco non si è posto come accusatore, ma come strumento di rinnovamento. La sua preghiera “Signore, fa’ di me uno strumento della tua pace” sottolinea che il cambiamento parte dalla propria conversione. Francesco vedeva i problemi della Chiesa, ma invece di accusare, pregava e agiva con amore per ricostruirla dall’interno. -
Santa Caterina da Siena:
Santa Caterina, pur denunciando gli errori e le debolezze della Chiesa del suo tempo, lo faceva con rispetto e amore. Scriveva lettere ai papi e ai vescovi con parole forti ma sempre animate dal desiderio di riforma e non di distruzione. Per lei, la Chiesa è la “dolce sposa di Cristo”, da amare e servire. -
San Giovanni Paolo II:
Giovanni Paolo II ha sottolineato l’importanza della “purificazione della memoria” e ha chiesto perdono per gli errori della Chiesa nella storia. Tuttavia, ha invitato i fedeli a evitare l’autodistruzione e a riconoscere la Chiesa come strumento di salvezza, nonostante le sue imperfezioni umane.
La giusta critica: carità e costruzione
La Chiesa, composta da uomini e donne peccatori, ha bisogno di correzione, ma questa deve essere fatta:
- Con carità: Ogni critica deve mirare alla costruzione, non alla distruzione (Efesini 4,29).
- Con preghiera: I santi ci insegnano che la preghiera è l’arma più potente per il rinnovamento della Chiesa.
- Con umiltà: Prima di accusare, il fedele deve chiedersi: sto costruendo il Corpo di Cristo o contribuendo alla divisione?
L’accusa sterile è lontana dall’insegnamento di Gesù, della Madonna e dei Santi, perché si trasforma facilmente in scandalo e giudizio. La critica costruttiva, invece, è un atto d’amore che riflette il desiderio di vedere la Chiesa splendere come “sposa senza macchia né ruga” (Efesini 5,27).
Verità Eterna