Notizie
Ven. Lug 4th, 2025
Contemplative scene with Verita Eterna logo
Contemplative scene with Verita Eterna logo
 

Insoddisfazione dell’uomo

C’è un male che ho visto sotto il sole e che grava di frequente sugli uomini: eccone uno a cui Dio dà ricchezze, tesori e gloria, al punto che nulla gli manca di tutto ciò che può desiderare, ma Dio non gli dà il potere di goderne; ne gode uno straniero. Ecco una vanità, un male grave. Se uno generasse cento figli, vivesse molti anni tanto che i giorni dei suoi anni si moltiplicassero, se egli non si sazia di beni e non ha sepoltura, io dico che un aborto è più felice di lui. Infatti l’aborto nasce invano, se ne va nelle tenebre e il suo nome resta coperto di tenebre; non ha neppure visto né conosciuto il sole e tuttavia ha più riposo di quell’altro. Anche se questi vivesse due volte mille anni, se non gode benessere, a che scopo? Non va tutto a finire in un medesimo luogo?

Tutta la fatica dell’uomo è per la sua bocca, però l’appetito suo non è mai sazio. Che vantaggio ha il saggio sullo stolto? O che vantaggio ha il povero che sa come comportarsi in presenza dei viventi? Vedere con gli occhi vale più del lasciare vagare i propri desideri. Anche questo è vanità, un correre dietro al vento. 10 Ciò che esiste è già stato chiamato per nome da tempo, ed è noto che cosa l’uomo è, e che non può contendere con Colui che è più forte di lui. 11 Moltiplicare le parole significa moltiplicare la vanità; che vantaggio ne viene all’uomo? 12 Infatti, chi può sapere ciò che è buono per l’uomo nella sua vita, durante tutti i giorni della sua vita vana, che egli passa come un’ombra? Chi sa dire all’uomo quel che sarà dopo di lui sotto il sole?


Questo passaggio della Nuova Riveduta 2006 (Ecclesiaste 6) coglie l’insoddisfazione profonda che l’uomo spesso sperimenta nel corso della sua vita. È un testo potente che ci porta a riflettere su come le ricchezze, i successi e persino una lunga vita non portino necessariamente alla felicità o al senso di realizzazione.

L’autore mette in evidenza la fugacità dei desideri umani e il rischio di inseguire cose che, in fin dei conti, non soddisfano l’animo. Anche le persone che possiedono tutto possono non avere il potere di godere di ciò che hanno. Questa immagine della vanità, dell’uomo che fatica solo per sfamarsi ma non è mai sazio, rappresenta la natura incompleta e transitoria dell’esistenza umana.

È significativo anche il confronto con un “aborto” o un “non nato”, che, pur non avendo mai vissuto, trova “più riposo” di chi vive una lunga vita senza pace interiore. È un richiamo a considerare la vera natura della felicità e della soddisfazione: non come qualcosa che può essere trovato nell’accumulo di beni, ma forse come una qualità più profonda e meno tangibile.

Il capitolo ci invita a guardare oltre la ricerca superficiale di beni materiali, suggerendo che la vera pace è fuori dal nostro controllo diretto e potrebbe risiedere in una realtà più profonda, forse in una relazione con il Divino o nella ricerca di un significato superiore. Un bellissimo testo per una riflessione personale sul valore della vita, dei desideri e della soddisfazione.

Verità Eterna

Related Post