La preghiera d’intercessione (II)
Figure di intercessori
Scorrendo le pagine dell’Antico Testamento s’intravedono diverse figure di intercessori.
Ma i due esempi classici di preghiera d’intercessione hanno come protagonisti Abramo e Mosè.
ABRAMO
La scena descritta nel capitolo 18 della Genesi rimane impressa nella memoria.
Dio vuole distruggere gli abitanti di Sodoma e Gomorra, per i loro numerosi peccati, ma Abramo cerca in ogni modo d’intercedere, chiedendo al Signore di perdonarli, se avesse trovato almeno 50 giusti, o solo 45, o 40, o 30, o 20, o infine solo 10!
In questa “trattativa” di Abramo il Signore acconsente ad ogni sua richiesta, sempre più grande, e lo fa in virtù della sua fede, insistenza, coraggio, fiducia.
Abramo non si rivolge a Dio da pari a pari, ma con grande umiltà : riconoscendosi “polvere e cenere” (…”Vedi come ardisco parlare al mio Signore, io che sono polvere e cenere…”).
Il suo linguaggio è caratterizzato dalla modestia, ma anche dall’ instancabilità, poiché comprende che la generosità di Dio prevale sulla volontà di punire.
La giustizia di Dio, disposta a dare spazio al perdono, viene assicurata dalla grande fede di Abramo, non dai suoi meriti o dalle sue virtù.
Abramo non si pone in una posizione di superiorità rispetto agli abitanti di Sodoma e Gomorra; grazie al suo atteggiamento di umiltà il Signore dà ascolto alla sua preghiera e lo fa diventare “uomo d’intercessione”.
MOSE’
Rileggendo il capitolo 32 dell’Esodo, emerge il peccato commesso dal popolo che, poichè Mosè tardava a scendere dal monte Sinai, aveva costruito e si era messo ad adorare un idolo: il vitello d’oro.
Dio vuole punire gli Israeliti, colpevoli di adorare un idolo di metallo e di essersi allontanati dal vero Dio ( Colui che li aveva liberati dalla schiavitù in Egitto) e dice a Mosè : …”Ora lascia che la mia ira si accenda contro di loro…”
Ma Mosè trova il coraggio di “mettersi in mezzo”, tra il Signore e il popolo infedele; non accetta di separare la propria sorte da quella del popolo, vuole condividere la sorte della sua gente, rifiuta di essere un privilegiato, non accetta una salvezza individuale.
Mosè si fa solidale con il peccato commesso dal popolo (quel peccato che lui, singolarmente, non ha commesso).
Si fa peccatore coi peccatori.
Non recita la parte del giusto, dell’innocente, che prega per i misfatti degli altri, come avviene invece in certe nostre preghiere abusivamente chiamate “d’intercessione”.
Mosè si assume la responsabilità di mettere in gioco addirittura la propria vita!
E, con coraggio, si rivolge a Dio dicendo : …
”Se ora Tu vuoi perdonare il loro peccato, perdona!…..
…Altrimenti, cancellami dal libro che hai scritto!..”
E’ proprio attraverso questo atteggiamento deciso e pieno di coraggio, che la preghiera di Mosè porta i suoi frutti.
I primi Cristiani
Fa impressione, leggendo le lettere di San Paolo, vedere l’importanza che aveva presso i primi Cristiani la preghiera d’intercessione.
Seguirà una raccolta, seppur incompleta, di alcuni testi che ci fanno capire quanto stesse a cuore all’ Apostolo Paolo formare le prime comunità Cristiane alla preghiera per gli altri.
LETTERA ai ROMANI
“…Fratelli, il desiderio del mio cuore e la mia preghiera sale a Dio per la loro salvezza (per i fratelli Ebrei)…” (Rm 10,1)
LETTERA ai CORINZI
“…Dio ci ha liberati e ci libera grazie alla vostra cooperazione nella preghiera per noi…” (2 Cor 1,10-11)
“…Noi preghiamo anche per la vostra perfezione… (2 Cor 13,9)
LETTERA agli EFESINI
“…Non cesso di rendere grazie per voi, ricordandovi nelle mie preghiere…” (Ef 1,16)
“…Io piego le ginocchia davanti al Padre…perché vi conceda… di essere potentemente rafforzati dal Suo Spirito…” (Ef 3,14)
“…Siate ricolmi dello Spirito, intrattenendovi a vicenda con salmi, inni, cantici spirituali, cantando ed inneggiando al Signore con tutto il cuore, rendendo continuamente grazie per ogni cosa a Dio Padre, nel nome del Signore nostro Gesù Cristo…” (Ef 5,18)
“…Pregate incessantemente con ogni sorta di preghiere e di suppliche nello Spirito, vigilando a questo scopo con ogni perseveranza e pregando per tutti i Santi ed anche per me…” (Ef 6,18)
LETTERA ai FILIPPESI
“…Ringrazio il mio Dio ogni volta che io mi ricordo di voi pregando sempre con gioia per voi in ogni mia preghiera…” (Fil 1,3)
“…In ogni necessità esponete a Dio le vostre richieste con preghiere, suppliche, ringraziamenti…” (Fil 4,6)
LETTERA ai COLOSSESI
“… Non cessiamo di pregare per voi e di chiedere che abbiate una conoscenza piena della Sua volontà…” (Col 1,9)
“… Perseverate nella preghiera e vegliate in essa, rendendo grazie.
Pregate anche per noi, perché Dio ci apra la porta della predicazione e possiamo annunziare il mistero di Cristo per il quale mi trovo in catene…” (Col 4,2)
LETTERA ai TESSALONICESI
“…Pregate incessantemente, in ogni cosa rendete grazie; questa è infatti la volontà di Dio in Cristo Gesù.
Fratelli, pregate anche per noi…” (1 Tess 5,17)
“… Preghiamo di continuo per voi perché il nostro Dio vi renda degni della Sua chiamata…” (2 Tess 1,11)
“…Fratelli, pregate per noi perché la parola del Signore si diffonda…” (2 Tess 3,1)
LETTERA a TIMOTEO
“… Ti raccomando prima di tutto che si facciano domande, suppliche, preghiere e ringraziamenti per tutti gli uomini e per i re, e per tutti quelli che hanno il potere…” (1 Tim 2,1)
Regala agli altri la luce che non hai…
Occupati dei guai, dei problemi del tuo prossimo.
Prenditi a cuore gli affanni, le esigenze di chi ti sta vicino.
Regala agli altri la luce che non hai,
la forza che non possiedi,
la speranza che senti vacillare in te,
la fiducia di cui tu sei privo.
Illuminali dal tuo buio.
Arricchiscili con la tua povertà.
Regala un sorriso quando hai voglia di piangere.
Produci serenità dalla tempesta che hai dentro.
“Ecco, quello che non ho, te lo do”.
Questo è il tuo paradosso.
Ti accorgerai che la gioia a poco a poco entrerà in te, invaderà il tuo essere,
diventerà veramente tua nella misura in cui l’avrai regalata agli altri.
(Alessandro Manzoni)
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