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Ven. Lug 4th, 2025

card sacro cuore valtorta oasi
2 giugno 1944, primo venerdì del mese

Ieri sera volevo fare l’Ora di adorazione notturna. Ma mi fu impossibile. Non riuscivo a leggere né a pensare. E allora Gesù mi ha fatto… adorare dandomi una visione appropriata.
Cerco descrivere l’ambiente, cosa difficile per me che in fatto di architettura valgo men che zero e che non ho mai messo piede in un monastero di clausura.

Credo dunque d’essere nella chiesa interna di un monastero di stretta clausura. Vedo un arco molto alto e spazioso che dà luce sulla chiesa esterna. Dà luce per modo di dire, perché la fitta grata che lo riempie tutto è resa ancor più impenetrabile da una cortina di stoffa rosso scura che scende dall’alto fino ad un metro e mezzo circa dal suolo, ossia fino al punto che un muro si eleva per sostenere l’inferriata.

Nel centro della stessa vi è come una finestra, ossia un pezzo di inferriata mobile che gira come una porta sui suoi cardini. Questa non ha tenda rossa e lascia vedere fra le maglie della grata il tabernacolo che è nella chiesa esterna. Così le suore possono adorare e, credo, ricevere la S. Comunione stando inginocchiate nel banco che fa da balaustra davanti alla finestrella e che è sopraelevato su una predella di tre scalini, per renderlo comodo rispetto all’altezza della finestra. Della chiesa esterna non si vede nulla fuorché il tabernacolo. Forse sono fatti così i cori dei monasteri.

Vi è poca luce. Dalle finestre alte e strette piove una luce crepuscolare; penso che deve essere o sera o alba, perché vi è molto poco chiarore. Il coro – lo chiamo così ma non so se dico bene – è vuoto. Solo vi sono gli stalli delle suore e il banco davanti alla grata. Una lampada ad olio mette una piccola stella gialla presso la grata.

Entra una suora alta, e magra certo, perché nonostante l’ampio abito monacale il suo corpo è snello molto. Va ad inginocchiarsi alla bancata. Si solleva il velo che teneva calato sul viso e vedo un viso giovane, non bellissimo ma grazioso, pallidissimo, mite. Due occhi chiari – mi paiono di un castano-verdastro – splendono dolcemente quando li alza a guardare il tabernacolo, e la bocca sottile si schiude ad un soave sorriso. Il volto è di un ovale allungato fra le bende bianche, di poco più bianche di esso. Il velo nero scende fin sulla veste nera, di modo che nella figura inginocchiata non appaiono di color chiaro che il volto gentile, le mani lunghe e ben fatte congiunte in preghiera, e una croce d’argento che le splende sul petto oltre il largo soggolo. Prega fervorosamente con gli occhi fissi al tabernacolo.

Ed ecco il bello della visione. La grata, tutta la grata, splende come se oltre il velario si fosse acceso un fuoco vivissimo. La lampada, che prima pareva una stella di splendore, ora si annulla nella luce che cresce e che si fa sempre più di un bianco ar gento vivissimo. Tanto vivo che gli occhi non vedono più che essa. La grata si annulla nel vivissimo splendore. E nello splendore appare Gesù. Gesù ritto in piedi nel suo abito candido e nel suo manto rosso, sorridente, bellissimo.

Chiama: ” Margherita!” per scuotere la suora che è rimasta estatica a guardarlo. La chiama tre volte, sempre più dolcemente e sorridendo con sempre maggior intensità. Si avanza camminando alto dal suolo sul tappeto di luce che sta sotto a Lui. ” Sono Io, Gesù che ami. Non temere”. Margherita Maria lo guarda beata e fra le lacrime dice: “Che vuoi da me, Signore? Perché mi appari?”

“Sono Gesù che ti ama, Margherita, e voglio che tu mi faccia amare. Guarda, e tutto potrai perché ciò che vedrai ti darà forza e voce per scuotere il mondo e portarlo a Me. Ecco il mio Cuore. Guarda. E’ quello che ha tanto amato gli uomini desiderando esserne amato. Ma amato non è. E in quest’amore sarebbe la salvezza dell’umano genere.

Margherita, di’ al mondo che Io voglio sia amato il mio Cuore. Ho sete! Dammi da bere. Ho fame! Dammi da mangiare. Soffro! Consolami. Questa missione sarà la tua gioia e il tuo dolore. Ma ti chiedo di non rifiutarla. Vieni. Vieni a Me. Accostati a Me. Bacia il mio Cuore. Non avrai più paura di nulla… “.

Margherita Maria si alza e cammina estatica verso Gesù. La grande luce le fa ancor più bianco il volto. Si prostra ai piedi di Gesù.

Ma Egli la solleva e tenendola sorretta con la sinistra si apre la veste sul petto, e pare che con la veste si apra la carne, e il Cuore divino appare vivo, pulsante fra torrenti di luce che accendono il povero coro, che fanno il corpo umano della discepola diletta splendente come un corpo già spiritualizzato.

Gesù piega a sé la sua amata e con amorosa violenza le porta il viso all’altezza del suo Cuore e se lo serra contro e sorregge l’estatica che per la gioia crollerebbe, e quando se la stacca la sorregge ancora, con dolce cura, e la riconduce al suolo, perché Margherita ha camminato nella scia di luce per giungere a Gesù, e non la lascia finché non la vede sicura al suo posto. Allora dice: ” Tornerò per dirti i miei voleri. Amami sempre più. Va’ in pace”.

La luce lo assorbe come una nuvola e poi si attenua sempre più e infine scompare, e nel coro ormai buio splende solo la stellina gialla della lampada.
Questo è quanto ho visto. E a me Gesù dice: ” Hai fatto l’adorazione del giovedì, vigilia al primo venerdì. Che vuoi di meglio di questa?” Sorride e mi lascia.

Maria Valtorta, Quaderni 1944 ed. CEV

card Valtorta apparizione Sacro Cuore

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