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Ven. Lug 4th, 2025

abitino san domenico
Domenico Savio è l’angelico alunno di San Giovanni Bosco,nato a Riva presso Chieri (Torino) il 2 aprile 1842, da Carlo Savio e da Brigida Gaiato. Trascorse la fanciullezza in famiglia, circondato dalle cure amorevoli del padre che faceva il fabbro e della madre che era una sarta.

Il 2 ottobre 1854 ebbe la fortuna d’incontrare Don Bosco, il grande apostolo della gioventù, il quale subito «conobbe in quel giovane un animo secondo lo spirito del Signore e rimase non poco stupito, considerando i lavori che la grazia divina aveva già operato in così tenera età».

Al piccolo Domenico che gli domandava ansiosamente:
– Ebbene, che gliene pare? Mi condurrà con lei a Torino per studiare?
Il Santo Educatore rispose:
– Eh, mi pare che ci sia buona stoffa.
– A che può servire questa stoffa? – replicò Domenico.-

A fare un bell’abito da regalare al Signore.
– Dunque, io sono la stoffa, ella ne sia il sarto.

Dunque mi prenda con lei e ne faccia un bell’abito per il Signore.
E in quello stesso giorno il santo fanciullo fu accettato tra i ragazzi dell’Oratorio.
Chi aveva preparato quella «buona stoffa», affinché Don Bosco, da esperto «sarto» ne facesse «un bell’abito per il Signore»? chi aveva posto nel cuore del Savio le basi di quelle virtù, sopra le quali il Santo dei giovani poté
agevolmente costruire l’edificio della santità?

Insieme alla grazia di Dio, gli strumenti dei quali il Signore volle servirsi per possedere il cuore di Domenico fin dai più teneri anni furono i suoi genitori.
Essi infatti si preoccuparono di allevarlo, fin dalla culla, nel santo Timor di Dio e nell’amore della virtù. Il risultato di una educazione così profondamente cristiana, fu una pietà ardente, riverberata nella diligente pratica di ogni più piccolo dovere e nell’affetto incondizionato ai parenti.

Dalla educazione paterna e materna trassero ispirazione i quattro celebri propositi che egli fece, a sette anni, il giorno della sua Prima Comunione, e che gli servirono di norma per tutta la vita:
1. Mi confesserò molto sovente e farò la Comunione ogni volta che il confessore me ne darà il permesso.
2. Voglio santificare i giorni di festa.
3. I miei amici saranno Gesù e Maria.
4. La morte ma non peccati.

Concluse con esito felice le prime scuole, i suoi genitori desiderosi di dare a Domenico una formazione distinta, lo mandarono a Torino da Don Bosco, al quale, per divino volere, toccò così il glorioso compito di coltivare e far maturare in lui i germi di bontà, facendone un modello di pietà, di purezza e di apostolato, per tutti i ragazzi del mondo.
«È volontà di Dio che ci facciamo santi»: gli disse un giorno il Santo Educatore che faceva consistere la santità in una sana allegria, sbocciata dalla grazia di Dio e dalla fedele osservanza dei propri doveri.
«Io voglio farmi santo»: fu la risposta del piccolo grande gigante dello spirito.
L’amore a Gesù Sacramentato e alla Vergine Immacolata, la purezza del cuore, la santificazione delle azioni ordinarie, e infine l’ansia di conquista di tutte le anime, furono da quel giorno il supremo anelito della sua vita.
I genitori e Don Bosco furono quindi, dopo Dio, gli artefici di questo modello di santità giovanile che ora s’impone all’ammirazione di tutto il mondo, all’imitazione di tutti i giovani, all’attenta considerazione di tutti gli educatori.
Domenico Savio chiuse la sua breve esistenza a Mondonio, il 9 marzo 1857, a soli 15 anni. Con gli occhi fissi in una dolce visione, esclamò:

«Che bella cosa io vedo mai!».
La fama della sua santità; suggellata dai miracoli, richiamò l’attenzione della Chiesa che lo dichiarò eroe delle virtù cristiane il 9 luglio 1933; lo proclamò Beato il 5 marzo 1950, Anno Santo; e, quattro anni dopo, nell’ Anno Mariano, lo cinse dell’aureola dei Santi (12 giugno 1954).
La sua festa si celebra il 6 maggio.

 

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