TOMMASO D’AQUINO
LA SOMMA TEOLOGICA
I PARTE
- La bontà di Dio
- L‘infinità di Dio
- La presenza di Dio nelle cose
Argomento 6 – La bontà di Dio
Passiamo ora a trattare della bontà di Dio.
- Se la bontà convenga a Dio. L‘essere buono conviene principalmente a Dio. Infatti una cosa è buona nella misura in cui è desiderabile. Ora, ogni ente desidera la propria perfezione. Essendo dunque Dio la causa efficiente di tutte le cose, è evidente che a lui compete la natura di bene e di desiderabilità.
- Se Dio sia il sommo bene. Dio è il sommo bene in modo assoluto. Infatti il bene è attribuito a Dio, in quanto tutte le perfezioni desiderate emanano da lui come dalla prima causa. Ma tali perfezioni scaturiscono da Dio come da un agente che non ha in comune con i suoi effetti né la specie né il genere. E’ necessario che in Dio il bene si trovi in grado eccellentissimo. E per questo motivo egli è detto il sommo bene.
- Se essere buono, per essenza sia proprio di Dio. Soltanto Dio è buono per essenza. Ogni cosa ha una triplice perfezione:
- La prima consiste nella costituzione del suo essere.
- La seconda nella sua immutabilità: essendo perfetto non può migliorare.
- La terza nel fatto che essendo il fine ultimo, non può esserci bene maggiore.
- Se tutte le cose siano buone della bontà di Dio. Ogni cosa è bene di bontà divina per il fatto che ha Dio come suo principio. La bontà di ogni cosa però è distinta da quella di Dio poiché nessuna cosa ha in sé l’essere divino.
Argomento 7 – L’Infinità di Dio
Dopo aver esaminato la perfezione di Dio, dobbiamo considerare la sua infinità e la sua presenza nelle cose [arg. 8], poiché si attribuisce a Dio di essere ovunque e in tutte le cose in quanto è illimitato e infinito.
- Se Dio sia infinito. Dio è infinito in quanto è l’Essere per se stesso sussistente. Egli non è materia che viene limitata dalla forma e nemmeno forma circoscritta dalla materia.
- Se qualche altra cosa oltre a Dio possa essere infinita per essenza. Nulla oltre a Dio può essere infinito, nessun essere, nessuna cosa, poiché da Lui tutto deriva. Gli altri esseri son composti di materia e/o forma e quindi sono da essi finiti.
- Se si possa dare un infinito attuale in estensione. Ogni corpo fisico è limitato nella sua essenza dalla forma e dalla materia; è limitato anche nella grandezza dalla sua superficie limitata. Solo matematicamente esiste la possibilità di corpi infiniti ma questi esistono solo nella nostra mente.
- Se nella realtà si possa dare un infinito numerico. Il numero può essere infinito matematicamente ma non come numero reale, come già precedentemente accennato nell’articolo 3.
Argomento 8 – La Presenza di Dio nelle cose.
Poiché Pare convenire all‘‘infinito di esistere dappertutto e in tutte le cose, bisogna considerare se ciò convenga a Dio.
- Se Dio sia in tutte le cose. Dio è presente in tutte le cose come agente. Essendo Dio l’Essere stesso per essenza, ogni cosa creata ne è suo effetto. L‘essere è ciò che nelle cose vi è di più intimo e di più profondamente radicato, poiché è l‘elemento formale rispetto a tutti i princìpi e i componenti che si trovano in una data realtà. Quindi necessariamente Dio è in tutte le cose, e in maniera intima.
- Se Dio sia dappertutto. Dio si trova ovunque poiché Egli è sostentamento di ogni cosa. Egli le rende presenti.
- Se Dio sia dappertutto per essenza, per presenza e per potenza. Dio è in tutte le cose con la sua potenza perché tutte sono soggette alla sua potestà; vi è con la sua presenza perché tutto è scoperto e come nudo davanti ai suoi occhi; vi è con la sua essenza perché egli è presente a tutte le cose quale causa universale dell‘essere.
- Se sia proprio di Dio essere dappertutto. Essere dappertutto primariamente e di per sé è proprio di Dio. Essere dunque dappertutto di per sé conviene a un essere tale che, in qualunque ipotesi, debba necessariamente essere dappertutto. E in questo senso ciò è proprio di Dio poiché, per quanti altri luoghi si ammettano oltre a quelli esistenti, anche in numero infinito, bisognerebbe che Dio fosse in tutti, poiché nulla può esistere se non per opera sua.