Esultate in Dio, nostro aiuto.
giubilate al Signore Dio vivo e vero con voce di esultanza.
Poiché eccelso e terribile è il Signore, re grande su tutta la terra.
Poiché il santissimo Padre celeste, nostro Re prima dei secoli,
ha mandato dall’alto il suo Figlio diletto,
ed egli è nato dalla beata Vergine santa Maria.
Lui lo ha invocato: “Tu sei mio Padre”;
ed Egli lo costituì suo primogenito,
più alto dei re della terra.
In quel giorno il Signore ha mandato la sua misericordia,
e nella notte il suo cantico.
Questo è il giorno, che ha fatto il Signore:
esultiamo in esso e rallegriamoci .
Gloria al Signore Dio nell’alto dei cieli,
e pace in terra agli uomini di buona volontà.
Si allietino i cieli ed esulti la terra,
frema il mare e quanto racchiude,
gioiscano i campi e quanto contengono.
Cantate a lui un cantico nuovo; cantate al Signore da tutta la terra.
Poiché grande è il Signore e degno di ogni lode.
Date al Signore, o terre dei popoli, date al Signore la gloria e l’onore;
date al Signore la gloria del suo nome.
Portate in offerta i vostri corpi e prendete sulle spalle la sua santa croce
e seguite sino alla fine i suoi santissimi comandamenti .
Gloria al Padre… Come era nel principio…
Il salmo di Natale ha la sua origine nell’Ufficio della Passione “che il beatissimo padre nostro Francesco compilò a riverenza e memoria e lode della passione del Signore”, come si legge nella rubrica posta all’inizio di questa preghiera privata (FF 279).
I quindici salmi che compongono l’ufficio di san Francesco si distribuiscono lungo l’anno liturgico nel modo seguente: Sette salmi per il Triduo pasquale e per le settimane dell’anno feriale, due per il tempo di Pasqua, tre per le domeniche e le feste principali, due per il tempo di avvento e infine uno solo “Per il tempo della Natività del Signore fino all’ottava di Epifania”. Nella rubrica di questo salmo si legge: “Nota che questo salmo si dice dalla Natività del Signore fino all’ottava dell’Epifania a ciascuna ora” (Fonti Francescane. Nuova edizione, a cura di E. CAROLI, Padova 2004, p. 216; FRANCESCO D’ASSISI, Scripta / Scritti, ed. critica a cura di C. PAOLAZZI, Grottaferrata 2009, p. 107).
Diversamente dalle altre feste dell’anno liturgico, Francesco prevede dunque per il tempo di Natale un unico salmo, il quale resta invariato per tutte le Ore Canoniche. La sua preghiera privata da Natale fino a otto giorni dopo l’Epifania, era composta dalla recita di un unico salmo. Ciò lascia capire quanto fosse per lui importante questo salmo. Evidentemente egli credeva che le immagini intrecciate nel salmo fossero così profonde e piene di contenuto che il Salmo poteva essere recitato anche sette volte al giorno e questo durante le tre settimane del tempo natalizio.
Il Salmo di Natale
Nel testo qui offerto verranno indicate, trascritte in corsivo, le aggiunte personali, nelle quali Francesco spesso allude ai racconti evangelici dell’infanzia tratti dal vangelo di Luca o cita singole parole da questo o da quel testo liturgico. Invece le citazioni dei salmi utilizzati da Francesco saranno indicate in carattere tondo. – Come ogni salmo dell’Ufficio, così anche questo è introdotto e concluso con una Antifona mariana.
Antifona
1Santa Maria Vergine, nel mondo tra le donne
non è nata alcuna simile a te,
2 figlia e ancella dell’altissimo sommo Re, il Padre celeste, madre del santissimo Signore nostro Gesù Cristo, sposa dello Spirito Santo;
3 prega per noi con san Michele arcangelo e con tutte le potenze angeliche dei cieli e con tutti i santi, presso il tuo santissimo diletto Figlio, Signore e Maestro. (FF 281)
Salmo
1 Esultate in Dio, nostro aiuto (S 80,2), *
giubilate al Signore Dio vivo e vero con voce di esultanza (cf. S 46,2).
2 Poiché eccelso e terribile è il Signore, * re grande su tutta la terra (S 46,3).
3 Poiché il santissimo Padre celeste, nostro Re prima dei secoli (cf. S 73,12), †i ha mandato dall’alto il suo Figlio diletto, * ed egli è nato dalla beata Vergine santa Maria.
4 Lui lo ha invocato: “Tu sei mio Padre”; † ed Egli lo costituì suo primogenito, * più alto dei re della terra (S 88,27-28).
5 In quel giorno il Signore ha mandato la sua misericordia, *
e nella notte il suo cantico (cf. S 41,9).
6 Questo è il giorno, che ha fatto il Signore: * esultiamo in esso e rallegriamoci (S 117,24).
7 Poiché il santissimo bambino diletto è dato a noi; † e nacque per noi (cf. Is 9,6) lungo la via e fu posto nella mangiatoia,* perché egli non aveva posto nell’albergo (cf. Lc 2,7).
8 Gloria al Signore Dio nell’alto dei cieli, *
e pace in terra agli uomini di buona volontà (cf. Lc 2,14).
9 Si allietino i cieli ed esulti la terra,
† frema il mare e quanto racchiude,
* gioiscano i campi e quanto contengono (S 95,11-12).
10 Cantate a lui un cantico nuovo;
* cantate al Signore da tutta la terra (S 95,1).
11 Poiché grande è il Signore e degno di ogni lode,*
è terribile sopra tutti gli dei (S 95,4).
12 Date al Signore, o terre dei popoli,
† date al Signore la gloria e l’onore;
* date al Signore la gloria del suo nome (S 95,7-8).
13 Portate in offerta i vostri corpi † e prendete sulle spalle la sua santa croce (cf. Lc 14,27) * e seguite sino alla fine i suoi santissimi comandamenti (cf. 1 Pt 2,21).
Gloria al Padre… Come era nel principio… (Scripta / Scritti, 105/107; cf. FF 303).
Un testo composito
Come gli altri salmi dell’Ufficio della Passione, anche il salmo di Natale è il risultato di un mosaico di citazioni tratte dal Salterio e dalla liturgia, con aggiunte personali. Quest’ultime nel salmo di Natale sono più numerose che negli altri salmi, composti da Francesco per contemplare la vita e le sofferenze di Gesù. E questo perché evidentemente il mistero dell’incarnazione lo ha impressionato in modo molto profondo, o anche perché nel parlare di questo mistero egli non ha trovato molti modelli nei salmi dell’AT. Le aggiunte personali del santo sono molto ispirate al vangelo di Natale. Lo stile adottato nel ripresentare l’annuncio del Natale è essenziale: La nascita di Gesù a Betlemme non viene narrata né in modo letterale né in modo completo; gli angeli, i pastori e Giuseppe non sono nominati espressamente; manca anche ogni rinvio alla strage degli innocenti e alla fuga in Egitto. In primo piano invece sta il mistero della notte santa: il Padre santissimo ci dona il suo unico figlio attraverso la vergine Maria. Questo è il motivo di gioia per tutta la creazione.
Interpretazione
Scorrendo i singoli versetti, si scoprono i pensieri conduttori che hanno ispirato e guidato Francesco nella composizione del salmo. In modo molto ordinato all’invito al giubilo ripetuto tre volte (v. 1.6.10) segue la motivazione, introdotta da “poiché” (v. 2-3.7.11). L’invio da parte dell’altissimo Dio del suo amato Figlio dall’alto costituisce il centro della professione di fede fatta da Francesco in questo salmo.
Già nella prima parola, il versetto 1 esprime la gioia che si origina dal Natale. Quasi come un titolo il versetto annuncia che il salmo invita alla gioia poiché nella notte di Natale Dio si è manifestato come “nostro aiuto” e, come aggiunge Francesco, come “Dio vero e vivo”. Questa aggiunta che richiama 1 Ts 1,9 e anche il Canone romano della Santa Messa, sottolinea, come per Francesco Dio non sia una idea astratta, ma una presenza vivente, una realtà indiscutibile a partire dalla quale e nella quale egli vive e agisce.
I versetti 2-3 danno il motivo della gioia: il Signore è l’altissimo e tuttavia non ritiene troppo alto e umiliante inviare il suo Figlio. Diventa chiaro qui che con le espressioni “Signore” e “Dio”, presenti nei vv. 1 e 2, si intende il Padre. Mediante concetti contrapposti Francesco sa ammirare la grandezza del mistero: l’altissimo e santissimo Padre e re dei secoli invia il suo Figlio nella bassezza di questo nostro mondo e nel nostro tempo. I termini “Padre santo” e “Figlio diletto” esprimono l’intima relazione tra Padre e Figlio, come è descritto nel NT (cf. Gv 17) e come viene percepito da Francesco. Anche negli altri salmi dell’Ufficio del Poverello l’invocazione “Padre santissimo” costituisce una tipica parola chiave. Francesco non riusciva a dire semplicemente “Padre nostro”, ma vi aggiungeva sempre l’aggettivo santo o il suo superlativo santissimo. Anche l’altra espressione, quella di “Figlio diletto” è per lui tipica. Santissimo manifesta di più la trascendenza del Padre, mentre diletto esprime maggiormente la vicinanza del Figlio nei confronti dell’uomo. – Mediante la nascita di Gesù, cioè del Figlio di Dio, Maria partecipa alla santità del Padre; per questo egli la esalta come beata e santa.
Mentre nei versetti 1 e 2 l’orante si è attenuto di più al modello del salmo, ora nel versetto 3 emergono con più libertà elementi personali. Per proclamare l’altezza e l’eternità di Dio, solo alcune parole sono prese dal salmo 73, tutto il resto è una sua composizione, la quale nel suo contenuto e nel suo vocabolario si appoggia direttamente alla Scrittura e alla liturgia. Questo versetto (e anche il v. 7) è il centro e il nucleo del mistero di Natale, è il credo di Francesco, il credo della Chiesa.
Il versetto 4 può venir compreso solo se posto in relazione con il salterio. Nel salmo 88 parla Davide, il quale si ricorda che egli, quale figlio più giovane di Iesse, venne innalzato da Dio stesso a Re di Israele (cf. 1Sam 16,1-13). Francesco applica queste parole a Gesù che invocò Dio come suo “Abba, Padre” (Giov 17,1.11.24; Lc 23,46) e che per questo fu da lui innalzato quale primogenito sopra tutti i re della terra. Se questa interpretazione è giusta, allora, nella memoria della nascita di Gesù, risuona già il tema della sua signoria regale. Una conferma ci viene dal salmo per il Venerdì santo dove Francesco prega: “Il Signore ha regnato dal legno” (Dominus regnavit a ligno) (FF 288). – La parola “primogenito” potrebbe essere stata la causa dell’uso del salmo 88,28; infatti, ricorrendo il termine nel vangelo di Natale (Lc 2,7), è possibile che Francesco abbia pensato al verso del salmo in cui esso ricorre.
Il versetto 5, tratto dal salmo 41,9, annuncia che Dio offrì giorno e notte la sua misericordia. Tuttavia per adeguare completamente il verso al mistero della festa, Francesco aggiunge un pronome dimostrativo: “in quel giorno”, indicando quasi con il dito il giorno di Natale. E il cantico che “nella notte” si è udito, lascia pensare agli angeli della notte santa.
Dopo che il verso 5 ha innalzato la notte di Natale come dono della misericordia di Dio, ora il versetto 6 la celebra come “giorno del Signore”, e questo mediante l’impiego di un noto versetto del salmo 117. Lo sguardo ad un altro salmo di Francesco ci rivela una linea di pensiero comune: il mattutino di Pasqua caratterizza il giorno di Pasqua con la stessa espressione del salmo 117. Per Francesco sia il Natale che la Pasqua sono giorni “fatti dal Signore”. Solo la motivazione cambia: nel salmo pasquale Francesco resta legato alle parole dei salmi dell’AT; non lo spinge ad una partecipazione propria e soggettiva. Il motivo di ciò risiede sicuramente nel fatto che il mistero della risurrezione è molto più sottratto alla sensibilità umana che la nascita del bambino divino. Quanto di più il Natale abbia toccato l’“araldo del gran Re” – come amava definirsi Francesco – e abbia suscitato il suo sentimento, emerge dal versetto seguente che dà la motivazione dell’invito ad essere nella gioia e nel giubilo.