Gesù Cristo

Dagli scritti di Maria Valtorta, ed. CEV

  • Dall’Evangelo
    Tutte le cose sono state create per Me, Figlio diletto del Padre. Io – Re avrei dovuto avere sotto il mio piede di Re Divino tappeti e gioielli quale nessuna reggia ne ebbe e canti e voci e servi e ministri intorno al mio essere quanti nessun sovrano ne ebbe e fiori e gemme, tutto il sublime, il grandioso, il gentile, il minuto è possibile trarre dal pensiero di un Dio; ma Io dovevo essere Carne oltre che Spirito. Carne per salvare la carne. Carne per sublimare la carne, portandola in Cielo molti secoli avanti l’ora, perché la carne abitata dallo spirito è il capolavoro di Dio e per essa era stato fatto il Cielo. 5.12

  • In verità vi dico che non per Me sono perfetto se voi credete che io sia un profeta, nessun uomo è perfetto ma, perfetto Io sono perché Quel che vi parla è il Verbo del Padre, parte di Dio, il suo Pensiero che si fa Parola. Io ho la Perfezione in Me e tale mi dovete credere, se credete che io sia il Verbo del Padre. Eppure, vedete amici, Io voglio essere chiamato il Figlio dell’Uomo perché annichilo Me stesso addossandomi dell’uomo tutte le miserie, per portarle, mio primo patibolo e annullarle dopo averle portate, ma non avute. Che peso, amici! ma lo porto con gioia. E’ la mia gioia portarlo perché, essendo il Figlio dell’Umanità, renderò l’umanità figlia di Dio come il primo giorno.  54.5

  • Un giorno, in Cielo, nella Divina Trinità venne un pensiero: “Ora è tempo che il Verbo vada sulla terra” e in un palpito d’amore il Verbo venne sulla terra. Si separò perciò dal Padre e dallo Spirito Santo. Venne a operare sulla terra. In Cielo i Due rimasti contemplarono le opere del Verbo, rimanendo più uniti che mai per fondere Pensiero e Amore in aiuto della Parola “operante” sulla terra. ( … )
    Verrà un giorno che dal Cielo verrà un ordine: “E’ tempo che Tu torni perché tutto è compiuto”, allora il Verbo tornerà ai Cieli …… 206.9

  • Riguardo all’Incarnazione reale da Me fatta, dico: “E’ giusto che così sia stato. In futuro molti e molti cadranno in errori sulla mia Incarnazione, prestandomi appunto le erronee forme che Giuda vorrebbe avessi preso. Uomo apparentemente compatto nel corpo, ma in realtà fluido come giunco di luce per cui sarei e non sarei carne e sarebbe e non sarebbe una maternità quella di Maria. In verità Io sono una carne e in verità Maria è la Madre del Verbo Incarnato. Se l’ora della nascita fu un’estasi, è perché Ella è la nuova Eva senza peso di colpa e senza eredità di castigo. Ma non ci fu avvilimento in Me a risposare in Lei.
    Era forse avvilita la manna chiusa nel Tabernacolo? No, anzi era onorata di essere in quella dimora. Altri diranno che Io, non essendo Carne reale, non patii e non morii durante la mia sosta sulla terra. Sì, non potendo negare che Io ci fui, si negherà la mia Incarnazione reale o la mia Divinità vera. No, in verità Io sono Uno col Padre in eterno ed Io sono unito a Dio come Carne perché in verità è possibile che l’Amore abbia raggiunto l’irraggiungibile nella Perfezione rivestendosi di Carne per salvare la carne. A tutti questi errori risponde la mia intera vita che dà sangue dalla nascita alla morte e che si è assoggettata, a tutto quanto è comune all’uomo, fuorché al peccato. Nato, sì, da Lei e per vostro bene. Voi non sapete come si tempera la Giustizia da quando ha la donna a sua collaboratrice. 207.11

  • Io sono il Verbo del Padre, di Jeovè di Israele, venuto in Carne, Sangue, Anima e Divinità a redimere il mondo e a dargli la fede nel Dio Vero, Uno, Trino che è nei Cieli Altissimi. Vengo a dare aiuto e misericordia agli uomini perché lascino l’Errore e vengano alla Verità che è l’unico Dio di Mosè e dei Profeti. ( … )     
    Io sono venuto a portare Via, Verità e Vita agli uomini, ad abbattere gli idoli, a insegnare la sapienza. Per Me il mondo avrà redenzione perché morrò per amore del mondo e per la salvezza eterna degli uomini.
    Io sono venuto per dire agli uomini che essi, se credono nel Dio Vero, avranno la vita eterna in Cielo, presso l’Altissimo che è il Creatore di ogni uomo, animale, pianta e pianeta. 220.5

  • Se Io faccio opere di Dio è perché Io sono suo Figlio. Da sé uno non può arrivare a fare se non ciò che ha veduto fare. Io, Figlio, faccio ciò che ho veduto fare dal Padre essendo Uno con Lui nei secoli dei secoli, non dissimile nella natura né nel potere. Tutte le cose che fa il Padre le faccio Io pure che sono suo Figlio. Né Belzebù né altri possono fare ciò che Io faccio, perché Belzebù e gli altri non sanno ciò che Io so. Il Padre ama Me, suo Figlio e mi ama senza misura così come Io lo amo, perciò mi ha mostrato e mi mostra tutto quanto Egli fa, affinché Io faccia ciò che Egli fa, Io sulla terra, in questo tempo di Grazia, Egli nel Cielo, da prima che il tempo fosse per la terra. E mi mostrerà opere sempre maggiori acciò Io le faccia e voi ne restiate meravigliati.
    Il suo Pensiero è inesauribile nel pensare. Io lo imito essendo inesauribile nel compiere ciò che il Padre pensa e col pensiero vuole. Voi ancora non sapete quanto l’Amore crei inesauribilmente. Noi siamo l’Amore e non vi è limitazione per Noi, né vi è cosa che non possa essere applicata sui tre gradi dell’uomo: l’inferiore, il superiore, lo spirituale. Infatti così come il Padre risuscita i morti e rende loro la vita, ugualmente Io, Figlio, posso dare la vita a quelli che voglio e anzi, per l’amore infinito che il Padre ha per il Figlio, mi è concesso, non solo di rendere la vita alla parte inferiore, ma anche alla superiore, liberando il pensiero dell’uomo e il suo cuore dagli errori mentali e dalle male passioni e alla parte spirituale rendendo allo spirito la sua libertà dal peccato. Il Padre non giudica nessuno ma ha rimesso ogni giudizio al Figlio, essendo il Figlio Colui che col proprio Sacrificio ha comperato l’umanità per redimerla. Ciò fa il Padre per giustizia, perché a chi paga con sua moneta, è giusto sia dato e perché tutti onorino il Figlio come già onorano il Padre.
    Sappiate che se separate il Padre dal figlio, o il Figlio dal Padre e non vi ricordate dell’Amore, voi non amate Dio come va amato: con verità e sapienza ma commettete un’eresia perché date culto a uno solo mentre Essi sono una mirabile Trinità. Perciò chi non onora il Figlio, è come non onorasse il Padre, perché il Padre, Dio, non accetta che una sola parte di Sé sia adorata, ma vuole sia adorato il suo Tutto. Chi non onora il Figlio non onora il Padre che lo ha mandato per pensiero perfetto d’amore. Nega, dunque, che Dio sappia fare opere giuste.
    In verità vi dico che chi ascolta le mie parole e crede in Colui che mi ha mandato, ha la vita eterna e non è colpito da condanna, ma passa da morte a vita perché credere in Dio e accettare la mia parola vuol dire infondere in sé la Vita che non muore. Sta venendo l’ora, anzi per molti è già venuta, in cui i morti udranno la voce del Figlio di Dio e chi l’avrà sentita risuonare vivificatrice in fondo al cuore, vivrà. 225.8

  • La mia Parola è Vita che s’infonde ed Io la posso dare a chi voglio perché in Me è perfezione di Vita, perché come il Padre ha in Sé la Vita perfetta, così pure il Figlio ebbe dal Padre la Vita in Se stesso perfetta, completa, eterna, inesauribile e trasfondibile. Con la Vita il Padre mi ha dato il potere di giudicare, perché il Figlio del Padre è il Figlio dell’Uomo e può e deve giudicare l’uomo.
    Non vi meravigliate di questa prima risurrezione, quella spirituale che Io opero con la mia Parola; ne vedrete di più forte ancora, più forte per i vostri sensi pesanti, perché in verità vi dico, che non vi è cosa più grande della invisibile ma reale risurrezione di uno spirito. Presto viene l’ora in cui i sepolcri saranno penetrati dalla voce del Figlio di Dio e tutti quelli che sono in essi la udranno, e chi fece il bene, ne uscirà per andare alla risurrezione della Vita eterna e quanti fecero il male, alla risurrezione della condanna eterna.
    Questo Io non farò da Me stesso, per mio solo volere ma per volere del Padre unito al mio. Io parlo e giudico secondo quanto ascolto e il mio giudizio è retto perché non cerco il mio volere, ma il volere di Colui che mi ha mandato.
    Io non sono separato dal Padre, Io sono in Lui ed Egli è in Me ed Io conosco il suo Pensiero e lo traduco in parola e in azione. ( … )
    Io ho una testimonianza maggiore a quella di Giovanni e questa testimonianza sono le mie opere, perché le opere che il Padre mi ha dato da compiere, quelle opere Io faccio ed esse testificano che il Padre mi ha mandato dandomi ogni potere. Così è il Padre stesso che mi ha mandato, Colui che rende testimonianza in mio favore.
    Voi non ne avete mai sentita la Voce, né visto il Volto, ma Io l’ho visto e lo vedo, l’ho udita e la odo. Voi non avete dimorato in voi la sua Parola, perché non credete a Colui che Egli ha mandato.
    Voi investigate la Scrittura perché credete di ottenere, per la sua conoscenza, la Vita eterna e non vi accorgete allora che sono proprio le Scritture che parlano di Me? Come mai allora, continuate a non volere venire a Me per avere la Vita? Io ve lo dico: è perché quando qualche cosa è contraria alle vostre inveterate idee, voi la respingete. Vi manca l’umiltà. Non potete giungere a dire: “Ho sbagliato, Costui o questo libro dice giusto ed io sono in errore”. Così avete fatto con Giovanni, così con le Scritture, così con il Verbo che vi parla. Non potete più vedere e capire perché siete fasciati di superbia e rintronati dalle vostre voci.
    Credete voi che Io parli così perché voglio essere da voi glorificato? No, sappiatelo, Io non cerco e non accetto gloria dagli uomini. Quello che Io cerco e voglio è la vostra salvezza eterna. Questa è la gloria che cerco, la mia gloria di Salvatore che non può esserci se Io non ho dei salvati, che aumenta più salvati Io ho, che mi deve essere data dagli spiriti salvati e dal Padre, Spirito Purissimo. Ma voi non sarete salvati. Vi ho conosciuto per quello che siete. Voi non avete in voi amore di Dio. Siete senza amore e perciò non venite all’Amore che vi parla e non entrerete nel Regno dell’Amore. Là voi siete degli sconosciuti. Non vi conosce il Padre perché voi non conoscete Me che sono nel Padre. Non mi volete conoscere.
    Io sono venuto nel nome del Padre mio e voi non mi ricevete, mentre siete pronti a ricevere chiunque viene in nome proprio, purché dica ciò che a voi piace. Dite di essere spiriti di fede? No, non lo siete. Come potete credere, voi che mendicate la gloria gli uni dagli altri e non cercate la gloria dei Cieli che da Dio solo procede? La gloria che è Verità, non gioco d’interessi che si fermano sulla terra e carezzano solo l’umanità viziosa dei degradati figli di Adamo.
    Io non vi accuserò al Padre, non ve lo pensate. Vi è già chi vi accusa: quel Mosè in cui voi sperate. Egli vi rimprovererà di non credere in lui poiché non credete in Me, perché egli di Me ha scritto e voi non mi riconoscete secondo quanto egli di Me ha lasciato scritto. Voi non credete alle parole di Mosè che è il grande su cui giurate. Come potete allora credere alle mie, a quelle del Figlio dell’Uomo, nel quale non avete fede? Umanamente parlando, ciò è logico, ma qui siamo nel campo dello spirito e sono in confronto le vostre anime. Dio le osserva alla luce delle mie opere e confronta le azioni che fate con ciò che Io sono venuto a insegnare e Dio giudica. 225.11

  • Un giorno Io sarò il Colpevole e avrò su Me tutti i peccati del mondo. Li porterò via con Me, nella mia prima dipartita. – Credi che il mondo non peccherà più? – Dovrebbe … ma peccherà sempre. Per questo il peso che avrò su Me sarà tale che mi farà spezzare il cuore, perché avrò i peccati fatti da Adamo fino a quell’ora e quelli da quell’ora fino alla fine dei secoli. Tutto Io sconterò per l’uomo. 267.3

  • Se poi, com’è verità, Io caccio i demoni per lo Spirito di Dio, è dunque prova che è giunto a voi il Regno di Dio e il Re di questo Regno, il quale Re ha un potere tale che nessuna forza contraria al suo Regno gli può resistere. Onde Io lego e costringo gli usurpatori dei figli del mio regno a uscire dai luoghi occupati e a restituirmi la preda perché Io ne prenda possesso. Non fa forse così uno che voglia entrare in una casa abitata da un forte per levargli i beni, bene o male acquistati? Così fa, entra e lo lega e dopo averlo fatto, può spogliare la casa. Io lego l’angelo tenebroso che si è preso ciò che è mio e gli levo il bene che mi ha rubato. Io solo posso farlo, perché Io solo sono il Forte, il Padre del secolo futuro, il Principe della Pace. 269.7
    “Padre del secolo futuro”: Non sai, dunque, che vi sarà un secolo che avrà inizio ma, fine non avrà e che sarà il mio? In esso Io trionferò radunando intorno a Me quelli che sono i suoi figli ed essi vivranno eterni come quel secolo che Io avrò creato e già sto creando mettendo lo spirito in valore, sulla carne, sul mondo e sugli inferi che Io scaccio perché tutto Io posso.
    Per questo vi dico che chi non è con Me è contro di Me e chi con Me non raccoglie, disperde. Perché Io sono Colui che sono e chi non crede questo, già profetizzato, pecca contro lo Spirito Santo la cui parola fu detta dai profeti e non è menzogna né errore e va creduta senza resistenza. 269.8

  • Che dirà Colui che viene colle vesti tinte di rosso, bello nel suo vestito e cammina nella grandezza della sua forza? Già compirà ciò che dice Isaia e non tacerà ma verserà quanto si meritano nel loro seno? No, prima ha da pigiare nel suo strettoio, tutto solo, da tutti abbandonato, per fare il vino della Redenzione. Il vino che inebria i giusti per farne dei beati, il vino che inebria i colpevoli della gran colpa per farne in bricioli la loro sacrilega potenza. Sì, il mio vino, quello che si matura ora per ora al sole dell’eterno Amore, sarà rovina e salvezza di molti, com’è detto in una profezia non ancora scritta ma depositata nella roccia senza fenditure da cui è sgorgata la Vite che dà il Vino di Vita eterna. 293.4

  • Se nel primo anno fui l’Uomo – Maestro, il Sapiente che chiama alla Sapienza con umanità perfetta e intellettuale perfezione, nel secondo fui Salvatore e amico, il Misericorde che passa accogliendo, perdonando, compatendo, sopportando, nel terzo Io sarò il Dio – Redentore e Re, il Giusto. Non stupite perciò, se vedrete in Me forme nuove, se nell’Agnello vedrete balenare il Forte. 313.9

  • Attendetemi col vostro spirito. Verrò. Mi avrete presso le vostre fatiche e le vostre anime. Sì, perché se l’amore per l’uomo ha rinserrato la mia Natura divina in carne mortale, non ne ha però potuta limitare la libertà e libero sono di andare come Dio da chi merita d’avere Dio con sé. 316.5

  • Sono uomo, Padre. Sono l’Uomo, come Dio lo so e come Dio lo voglio per il bene del mondo. Anche come uomo lo so, perché il mio spirito divino lo comunica alla mia umanità e anche come uomo lo voglio per il bene del mondo, ma che dolore, o Padre mio!
    Quest’ora è molto più penosa di quella che vissi col tuo e col mio spirito nel deserto … Ed è ben forte la tentazione presente di non amare e di non sopportare al mio fianco l’essere viscido e tortuoso che ha nome Giuda, la causa del molto dolore che mi abbevera e satolla e che tortura le anime alle quali Io avevo dato pace.
    Padre, Io lo sento, Tu severo ti fai col Figlio tuo, a mano a mano che Io mi avvicino al termine di questa mia espiazione per l’Umano Genere. Sempre più si allontana da Me la tua dolcezza e appare severo il tuo volto allo spirito mio che viene sempre più respinto nel profondo, là dove l’umanità, percossa dal tuo castigo, geme da millenni.
    Mi era dolce il soffrire, dolce il cammino all’inizio dell’esistenza, dolce anche quando da figlio del legnaiolo divenni il Maestro del mondo, strappandomi da una Madre per dare Te, Padre, all’uomo decaduto. Mi era dolce ancora, rispetto a ora, la lotta col Nemico, nella tentazione nel deserto. L’ho affrontata con la baldanza dell’eroe dalle forze integre … Oh! Padre mio! … che ora le mie forze sono gravate dal disamore e dalla conoscenza di troppi e di troppe cose …
    Satana, Io lo sapevo, a tentazione finita se ne sarebbe andato e se ne andò e gli angeli vennero a consolare il Figlio tuo di essere uomo, oggetto della tentazione del Demonio.
    Ma adesso non cesserà, passata quest’ora in cui l’Amico soffre per gli amici mandati lontano e per l’amico spergiuro che gli nuoce da vicino e da lontano, non cesserà. Non verranno i tuoi angeli a consolarmi di quest’ora e dopo quest’ora, ma verrà il mondo, con tutto il suo odio, la sua derisione, la sua incomprensione, ma verrà e sarà sempre più presso e più tortuoso e viscido, lo spergiuro, il traditore, il venduto a Satana. Padre! …
    E’ veramente un grido di strazio, di spavento, d’invocazione e Gesù si agita, riportandomi alla mente l’ora del Getsemani.
    “Padre! Io lo so, Io lo vedo … Mentre Io qui soffro e soffrirò e ti offro il mio soffrire per la sua conversione e per quelli che mi sono stati svelti dalla braccia e che stanno andando col cuore trafitto al loro destino, egli si vende per divenire più grande di Me, il Figlio dell’uomo!
    Sono Io, non è vero, il Figlio dell’uomo? Sì, ma non sono solo a esserlo. L’umanità, l’Eva prolifica ha generato i suoi figli e se Io sono l’Abele, l’Innocente, non manca Caino nella prole dell’Umanità; e se il Primogenito sono, perché sono quale avrebbero dovuto essere i figlio dell’uomo, senza macchia agli occhi tuoi, egli, il generato in peccato, è il primo di ciò che sono divenuti dopo che ebbero morso il frutto avvelenato; ed ora, non sazio d’avere in sé i fomiti ripugnanti e blasfemi della menzogna, anticarità, sete di sangue, cupidigia di denaro, superbia e lussuria, si insatanassa per essere, uomo che poteva divenire angelo,  l’uomo che diviene demone … “E Lucifero volle essere simile a Dio e perciò fu cacciato dal Paradiso e, mutato in demonio, abitò l’Inferno”.
    Ma Padre! Oh, Padre mio! Io lo amo … lo amo ancora. E’ un uomo … E’ uno di quelli per i quali Io ti ho lasciato … Per la mia umiliazione, salvalo … dammi di redimerlo, Signore Altissimo! Questa penitenza più per lui che per gli altri! Oh, so l’incongruenza di ciò che chiedo, Io che so tutto quanto è! … Ma Padre mio, non vedere per un attimo in Me il tuo Verbo, contempla solo la mia Umanità di Giusto …  e lascia che Io per un attimo possa essere solo l’Uomo in grazia tua, l’Uomo che non conosce il futuro, che può illudersi … l’Uomo che non sapendo l’ineluttabile fato, può pregare, con speranza assoluta, per strapparti un miracolo.
    Un miracolo, un miracolo a Gesù di Nazareth, a Gesù di Maria di Nazareth, la nostra eterna Amata, un miracolo che violi il segnato e lo annulli! La salvezza di Giuda! Mi è vissuto al fianco, ha bevuto le mie parole, ha spartito con Me il cibo, ha dormito sul mio petto … Non lui, non lui sia il mio satana! …
    Non ti chiedo di non essere tradito … Ciò deve essere e sarà … perché siano per il mio dolore di tradito annullate tutte le menzogne, come per il mio dolore di venduto espiate tutte le avarizie, come per il mio strazio di bestemmiato riparate tutte le bestemmie e per quello di non creduto, data fede a coloro che senza fede sono e saranno, come per la mia tortura, mondate tutte le colpe della carne … Ma Ti prego: non lui, non lui, Giuda, l’amico mio, il mio apostolo!  ( … )
    Moltiplica, Padre mio, le mie torture, ma dammi l’anima di Giuda … Metto questa preghiera sull’altare della mia Persona vittima … Padre accoglila! …
    Il Cielo è chiuso e muto! … E’ dunque questo l’orrore che avrò con Me sino alla Morte?
    Il Cielo è muto e chiuso! … Sarà dunque questo il silenzio e la carcere in cui spirerà lo spirito mio?
    Il Cielo è chiuso e muto! … Questa sarà dunque la suprema tortura del Martire! …
    Padre, sia fatta la Tua Volontà e non la mia …. 317.4 – 317.5

  • Io sono venuto da tanto lontano non con mire di usurpatore né con violenza da conquistatore. Sono venuto solamente per essere il Salvatore delle anime vostre. I domini, le ricchezze, le cariche, non mi seducono. Sono nulla per Me e non le guardo neppure, ossia le guardo per commiserarle perché mi fanno compassione, essendo tante catene per tenere prigioniero il vostro spirito impedendogli di venire al Signore Eterno, Unico, Universale, Santo e Benedetto. Le guardo e le avvicino come le più grandi miserie e cerco di guarirle del loro affascinante e crudele inganno che seduce i figli dell’uomo, perché essi possano usarle con giustizia e santità, non come armi crudeli che feriscono e uccidono l’uomo e per primo sempre lo spirito di chi non santamente le usa. 329.8

  • Io devo agire come se il mondo fosse tutto di creature ignoranti ma buone. A tutti do la stessa dottrina e così si separeranno i figli della Verità da quelli della Menzogna. Questo è come il primo giudizio, non universale, collettivo ma, singolo. In base alle loro azioni di fede, di carità, di giustizia, saranno separati gli agnelli dai capretti e ciò durerà anche dopo, quando Io non ci sarò più, ma ci sarà la mia Chiesa, per secoli e secoli, sino alla fine del mondo. 334.3

  • Io vado sulla mia via diritta. Chi mi ama mi segua. Io vado chiamando, i retti vengano a Me. Io vado istruendo. I cercatori di giustizia si accostino alla Fonte. Per gli altri … per gli altri giudicherà il Padre Santo. 335.17

  • “Sorga, o pozzo, pozzo scavato dai principi, preparato dai capi del popolo, col datore della Legge, coi loro bastoni” (Nm. 21, 17-18). Io sono quel Pozzo! Quel Pozzo Io sono! Scavato dai Cieli per tutte le preghiere, le giustizie dei veri principi e capi del Popolo santo, che non siete voi. No, non lo siete. Per voi mai il Messia sarebbe venuto perché non ve lo meritate. Perché la sua venuta è la vostra rovina. 340.9

  • La cosa che è avvenuta – ed è tale che nessuno potrà accettarla se non convinto dell’infinita bontà del Vero Iddio – è che Egli abbia mandato il suo Verbo per salvare e redimere il Mondo. Dio che si separa da Dio per salvare la creatura colpevole. Eppure Io sono stato mandato a ciò e nessuna delle forze del mondo potrà trattenere il mio empito di Trionfatore su re e tiranni, su peccati, su stoltezze. Io vincerò, perché Io sono il Trionfatore. 342.5

  • “Fiat” disse l’Altissimo e il mondo fu. “Fiat” dirà il Redentore e il mondo sarà redento. Io darò al mondo di che essere redento e redenti saranno quelli che avranno volontà di esserlo. ( … )        
    “Iddio verrà dalla Luce al mondo”. Io sono la Luce venuta a portarvi Dio. Il mio splendore
    inonderà la terra  sgorgando a fiumi “là dove corna puntute” (Abacuc) avranno squarciato le Carni della Vittima, ultima vittoria “della Morte e di Satana, che fuggiranno vinti davanti al Vivente e al Santo”. 342.10

  • In verità vi dico che quelli che alle mie asserzioni o alle vostre aggiungono la fede perfetta e il perfetto amore, giungono a sapere il vero significato delle parole:”Gesù Cristo, il Verbo, il Figlio dell’Uomo e di Dio”. 243.7

  • Il Figlio dell’uomo sarà dato in mano degli uomini perché Egli è il Figlio di Dio, ma è anche il Redentore dell’uomo e non c’è redenzione senza sofferenza. La mia sofferenza sarà del corpo, della carne e del sangue per riparare i peccati della carne e del sangue. Sarà morale per riparare i peccati della mente e delle passioni, sarà spirituale per riparare le colpe dello spirito. Completa sarà. Perciò all’ora fissata, Io sarò preso, in Gerusalemme e dopo avere molto sofferto per colpa degli Anziani e dei sommi Sacerdoti, degli scribi e dei farisei, sarò condannato a morte infamante. Dio lascerà fare perché così deve essere, essendo Io l’Agnello d’espiazione per i peccati di tutto il mondo e in un mare di angoscia, condivisa da mia Madre e da poche altre persone, morirò sul patibolo e tre giorni dopo, per mio solo volere divino, risusciterò a vita eterna e gloriosa come Uomo e tornerò a essere Dio in Cielo col Padre e con lo Spirito. Ma prima dovrò patire ogni obbrobrio ed avere il cuore trafitto dalla Menzogna e dall’Odio. 346.5

  • Io sono venuto per essere Via, Verità e Vita. Vi do la Verità con ciò che insegno, vi spiano la Via col mio sacrificio, ve la traccio, ve la indico; ma la Vita ve la do con la mia Morte e ricordate che chiunque risponde alla mia chiamata e si mette nelle mie file per cooperare alla redenzione del mondo, deve essere pronto a morire per dare ad altri la Vita. Perciò chiunque voglia venire dietro di Me, deve essere pronto a rinnegare se stesso, il vecchio se stesso, con le sue passioni, tendenze, usi, tradizioni, pensieri e seguirmi col suo nuovo se stesso.
    Prenda ognuno la sua croce come Io la prenderò. La prenda, anche se gli sembra troppo infamante. Lasci che il peso della sua croce stritoli il suo se stesso umano per liberare il se stesso spirituale, al quale la croce non fa orrore, ma anzi è oggetto di appoggio e di venerazione perché lo spirito sa e ricorda e con la sua croce mi segua. Lo attenderà, alla fine della vita, la morte ignominiosa, come Me attende? Non importa, non si affligga, ma anzi giubili perché l’ignominia della terra si muterà in grande gloria in Cielo, mentre sarà disonore l’essere vili di fronte agli eroismi spirituali. Voi sempre dite di volermi seguire fino alla morte, seguitemi allora e vi condurrò al regno per una via aspra ma santa e gloriosa, al termine della quale conquisterete la Vita senza mutazione in eterno. Questo sarà “vivere”. Seguire, invece, le vie del mondo e della carne è “morire” di modo che se uno vorrà salvare la sua vita sulla terra, la perderà, mentre chi perderà la vita sulla terra per causa mia e per amore al mio Vangelo, la salverà. Considerate: che gioverà all’uomo guadagnare tutto il mondo se poi perde la sua anima?
    Guardatevi bene, ora e in futuro, di vergognarvi delle mie parole e delle mie azioni; anche questo sarebbe “morire”, perché chi si vergognerà di Me e delle mie parole in mezzo alla generazione stolta, adultera e peccatrice, di cui ho parlato e, sperando averne protezione e vantaggio la adulerà rinnegando Me e la mia Dottrina, gettando le parole avute nelle gole immonde dei porci e dei cani per averne in compenso escrementi al posto di monete, sarà giudicato dal Figlio dell’uomo quando verrà nella gloria del Padre suo, cogli angeli e i santi a giudicare il mondo. Egli allora si vergognerà di questi adulteri e fornicatori, di questi vili e di questi usurai e li caccerà dal suo Regno. 346.9

  • La trasfigurazione. – Li scuote una luminosità così viva che annulla quella del sole e dilaga e penetra fin sotto il verde dei cespugli e alberi sotto cui si sono messi.
    Aprono gli occhi stupiti e vedono Gesù trasfigurato. Egli è ora, tale e quale come lo vedo nelle visioni del Paradiso, naturalmente senza le Piaghe e senza il vessillo della Croce, ma la maestà del Volto e del Corpo è uguale, uguale ne è la luminosità e uguale la veste  che da un rosso cupo si è mutata nel diamantifero e perlifero tessuto immateriale che lo veste in Cielo. Il suo viso è un sole dalla luce siderale ma intensissima, nel quale raggiano gli occhi di zaffiro. Sembra più alto ancora, come se la sua glorificazione ne avesse aumentata la statura. Non saprei dire se la luminosità, che rende persino fosforescente il pianoro, provenga tutta da Lui o se alla sua si unisca quella che ha concentrato sul suo Signore tutta la luce che è nell’Universo e nei Cieli. So che è qualcosa d’indescrivibile.
    Gesù è ora in piedi, direi anzi che è alzato da terra perché fra Lui e il verde del prato vi è come un vaporare di luce, uno spazio dato unicamente da una luce sulla quale pare Egli si eriga. E’ tanto viva che poteri anche ingannarmi e non vedere più il verde dell’erba sotto le piante di Gesù, potrebbe essere provocato da questa luce intensa che vibra e fa onde come si vede nei grandi fuochi, onde, qui, di un bianco incandescente. Gesù sta col volto alzato verso il cielo e sorride a una sua visione che lo sublima. 349.6

  • Io sono il Pane di Vita, in Me lo si trova. Il suo nome è Gesù. Chi viene a Me, non avrà più fame e chi crede in Me, non avrà mai più sete, perché i fiumi celesti si riverseranno in lui estinguendo ogni materiale ardore.
    Io ve l’ho detto, voi mi avete conosciuto, eppure non credete; non potete credere che tutto quanto è in Me, eppure così è. In Me sono tutti i tesori di Dio e a Me tutto della terra è dato, onde in Me sono riuniti i gloriosi Cieli e la militante terra, fino alla penante e attendente massa dei trapassati in grazia di Dio, sono in Me, perché in Me e a Me è ogni potere. Io ve lo dico: tutto quanto il Padre mi dà, verrà a Me, né Io scaccerò chi a Me viene, perché sono disceso dal Cielo, non per fare la mia volontà, ma quella di Colui che mi ha mandato. La volontà del Padre mio, del Padre che mi ha mandato, è questa: che Io non perda nemmeno uno di quelli che mi ha dato, ma che Io li risusciti all’ultimo giorno. Ora la volontà del Padre che mi ha mandato, è che chiunque conosce il Figlio e crede in Lui, abbia la vita eterna ed Io lo possa risuscitare nell’Ultimo Giorno, vedendolo nutrito di fede in Me e segnato del mio sigillo. 354.11

  • Io sono il figlio di Maria di Nazareth figlia di Gioacchino della stirpe di Davide, vergine consacrata al Tempio e poi sposata a Giuseppe di Giacobbe, della stirpe di Davide. Voi avete conosciuto, in molti, i giusti che dettero la vita a Giuseppe, legnaiolo regale, e Maria, vergine erede, della stirpe regale. Ciò vi fa dire: “Come può costui dirsi disceso dal Cielo? E il dubbio sorge in voi.
    Vi ricordo i Profeti nelle loro profezie sull’Incarnazione del Verbo e vi ricordo, come più per noi israeliti che per qualsiasi altro popolo, è dogmatico che Colui che non osiamo chiamare, non potesse darsi una Carne secondo le leggi dell’umanità e umanità decaduta per giunta. Il Purissimo, l’Increato, se si è mortificato a farsi Uomo per amore dell’uomo, non poteva che eleggere un seno di Vergine più pura dei gigli per rivestire di Carne la sua Divinità. Il Pane disceso dal Cielo al tempo di Mosè è stato riposto nell’arca d’oro, coperta dal Propiziatorio, vegliata dai cherubini, dietro i veli del Tabernacolo e col Pane era la Parola di Dio. Giusto era che ciò fosse, perché sommo rispetto, va dato ai doni di Dio e alle tavole della sua Santissima Parola; Che cosa sarà stato preparato da Dio per la sua stessa Parola e per il Pane vero che è venuto dal Cielo? Un’arca più inviolata e preziosa dell’arca d’oro, coperta del prezioso Propiziatorio della sua pura volontà d’immolazione, vegliata dai cherubini di Dio, velata dal velo di un candore verginale, di una umiltà perfetta, di una carità sublime e di tutte le virtù più sante.
    Non capite ancora che la mia Paternità è in Cielo e che perciò Io di là vengo? Sì, Io sono disceso dal Cielo per compiere il decreto del Padre mio, il decreto di salvazione degli uomini secondo quanto promise al momento stesso della condanna e ripeté ai Patriarchi e ai Profeti, ma questo è fede e la fede viene data da Dio a chi ha l’animo di buona volontà. Perciò nessuno può venire a Me se non lo conduce a Me il Padre mio, vedendolo nelle tenebre ma rettamente desideroso di luce. E’ scritto nei Profeti: “Saranno tutti ammaestrati da Dio”. Ecco è detto. E’ Dio che li istruisce dove andare per essere istruiti da Dio.  
    Chiunque ha udito in fondo al suo spirito retto parlare Iddio, ha imparato dal Padre a venire a Me. 354.12

  • Nessuno ha veduto Iddio eccetto Colui che è da Dio: questo ha veduto il Padre e questi Io sono. E ora udite il Credo della Vita futura, senza il quale non ci si può salvare.
    In verità, in verità vi dico che chi crede in Me ha la vita eterna. In verità, in verità vi dico che Io sono il Pane della Vita eterna.
    I vostri padri mangiarono nel deserto la manna e morirono perché la manna era un cibo santo ma temporaneo e dava vita per quanto necessitava a giungere alla Terra, Promessa da Dio al suo popolo. Ma la manna che Io sono, non avrà limitazione di tempo e di potere. E’ non solo celeste, ma è divina e produce ciò che è divino: l’incorruttibilità, l’immortalità di quanto Dio ha creato a sua immagine e somiglianza. Essa non durerà quaranta giorni, quaranta mesi, quaranta anni, quaranta secoli, ma durerà finché durerà il Tempo e sarà data a tutti coloro che di essa hanno fame santa e gradita al Signore che giubilerà di darsi senza misura agli uomini per cui si è incarnato, perché abbiano la Vita che non muore.
    Io posso darmi, Io posso transustanziarmi per amore degli uomini, onde il pane divenga Carne e la Carne divenga Pane, per la fame spirituale degli uomini che senza questo cibo morirebbero di fame e di malattie spirituali. Ma se uno mangia di questo Pane con giustizia, egli vivrà in eterno. Il pane che Io darò, sarà la mia Carne immolata per la Vita del mondo, sarà il mio Amore sparso nelle case di Dio perché alla Mensa del Signore vengano tutti quelli che sono amorosi o infelici e trovino ristoro al loro bisogno di fondersi a Dio e di trovare sollievo al loro penare. 354.13

  • In verità, in verità vi dico che se non mangerete la Carne del Figlio dell’Uomo e non berrete il suo Sangue, non avrete in voi la Vita. Chi mangia degnamente la mia Carne e beve il mio Sangue, ha la vita eterna ed Io lo risusciterò all’Ultimo Giorno. Perché la mia Carne è veramente Cibo e il mio Sangue è veramente bevanda. Chi mangia la mia Carne e beve il mio Sangue, rimane in Me ed Io in lui. Come il Padre vivente m’inviò ed Io vivo per il Padre, così chi mi mangia, vivrà anch’egli per Me e andrà, dove lo mando e farà ciò che voglio e vivrà austero, come uomo e ardente come serafino. Sarà santo, perché per potersi cibare della mia Carne e del mio Sangue, s’interdirà le colpe e vivrà ascendendo, per finire la sua ascesa ai piedi dell’Eterno. 354.14

  • Questo sta per avvenire: Il Figlio dell’uomo sta per essere accusato e messo poi nelle mani degli uomini, i quali lo uccideranno come un malfattore e crederanno averlo vinto, ma inutilmente avranno fatto il loro delitto, perché Io risorgerò dopo tre giorni e trionferò. Beati quelli che sapranno essere con Me fino alla fine. 355.7

  • Sono il Redentore … Pensa ai profeti, non hanno omesso uno iota nel descrivere la mia missione. Sarò l’Uomo descritto da Isaia, e quando sarò svenato, il mio Sangue feconderà voi, ma non mi limiterò a questo. Tanto imperfetti e deboli, ottusi e pavidi siete, che Io, glorioso al fianco del Padre, vi manderò il Fuoco, la Forza che procede dal mio essere per generazione dal Padre e che lega il Padre e il Figlio in un anello indissolubile, facendo di Uno, Tre: il Pensiero, il Sangue, l’Amore. Quando lo spirito di Dio, anzi, lo Spirito dello Spirito di Dio, la Perfezione delle Perfezioni divine, verrà su di voi, voi non sarete più quali siete, ma nuovi, potenti, santi. 361.5

  • Gesù vuol dire l’amore di Dio fatto Carne e sceso fra gli uomini per essere conosciuto e per far conoscere l’amore che sarà il segno della nuova era. Viva Gesù, perché Gesù vuol dire “Salvatore” ed Io vi salvo. Vi salvo tutti, ricchi e poveri, fanciulli e vegliardi, israeliti e pagani, tutti, purché voi vogliate darmi la volontà di essere salvati. Gesù è per tutti non è per questo o per quello. Gesù è di tutti, di tutti gli uomini e per tutti gli uomini. Per tutti sono l’Amore misericorde e la Salvezza sicura. 370.20

  • Re sono, ma non di questo regno. Troppo meschino per Me! Troppo meschino è anche l’impero. Re, Io sono del Regno santo dei Cieli, del Regno dell’Amore e dello Spirito. I miei sudditi: i poveri, gli infelici, gli oppressi; e poi i buoni, gli umili, i caritatevoli. 370.22

  • Credete in Me per quello che sono realmente: Gesù Cristo, il Salvatore, il cui Regno non è di questo mondo, la cui venuta indica pace ai buoni, il cui possesso vuol dire conoscere e possedere Dio, perché veramente chi ha Me in sé ed ha se stesso in Me, è in Dio e possiede Dio nel suo spirito, per averlo poi nel regno celeste in eterno. 371.8

  • Dio si è fatto Uomo per aiutare gli uomini ma gli uomini possono aiutare Dio. Le opere dei giusti saranno unite alle mie nell’ora della Redenzione, dei giusti morti da secoli, viventi o futuri. 376.3

  • Gesù è raggiante di bellezza. Col sole in fronte e la costa verdastra del monte alle spalle, pare una visione da sogno. Le ore passate in solitudine, qualche fatto a noi ignoto, forse uno straripare su Lui delle paterne carezze, accentuano la sua sempre perfetta bellezza, la fanno gloriosa e imponente, pacifica, serena, ilare, come di chi torna da un convegno d’amore e con sé porta la sua letizia in tutto l’aspetto, nel sorriso, negli sguardi. Qui la testimonianza di questo convegno d’amore, che è divino, traluce moltiplicata per cento e cento e il cristo ne sfolgoreggia e soggioga i presenti che ammirati lo contemplano in silenzio come intimiditi dall’intuizione di un mistero di riunione dell’Altissimo col suo Verbo. E’ un segreto, una segreta ora d’amore fra il Padre e il Figlio, nessuno la conoscerà mai. Ma il Figlio ne conserva il segno, quasi che, dopo essere stato il Verbo del Padre quale è in Cielo, a mala pena potesse tornare ad essere il Figlio dell’uomo. L’infinità, la sublimità stenta a tornare “l’Uomo”. La Divinità trabocca, esplode, irraggia dall’Umanità come olio soave da una creta porosa o luce di fornace da un velo di vetri opachi.
    Gesù china gli occhi raggianti, curva il volto beato, nasconde il prodigioso sorriso, curvandosi sui malati che carezza e guarisce, i quali guardano stupiti quel viso di sole e d’amore curvo sulla loro miseria per dare gioia. Poi si deve rialzare e deve mostrare alle turbe ciò che è il Volto del Pacifico, del Santo, del Dio fatto Carne, avvolto ancora nella luminosità lasciata dall’estasi. Ripete: “La pace a voi”. Persino la voce è più musicale del solito, infusa di note soavi e trionfali … potente si spande sui muti ascoltatori, ricerca i cuori, li carezza, li scuote, li chiama ad amare. 381.2

  • Io con Isaia vi dico: Non temete perché vi ho redento e vi ho chiamato a nome. Solo coloro che vorranno abbandonarmi avranno ragione di temere, non quelli che essendo fedeli, sono miei. Non temete! Siete miei ed Io sono vostro; né le acque dei fiumi, né la fiamma dei roghi, né le pietre, né le spade, potranno separarvi da Me se in Me perseverate, anzi, sempre più le fiamme, le acque, le spade e le pietre, a Me vi uniranno e altri Me sarete e il mio premio avrete. Io sarò con voi nelle ore dei tormenti, con voi nelle prove, con voi fino alla morte e dopo nulla più ci potrà separare. 399.3

  • Da sempre la Rivelazione mi ha mostrato Re di un regno non umano, che si disegna, si costruisce e cementa coll’immolazione della Vittima, dell’unica Vittima che può ricreare il Regno dei Cieli, distrutto da Satana e dai progenitori. Superbia, odio, menzogna, lussuria, disubbidienza, hanno distrutto. Umiltà, ubbidienza, amore, purezza, sacrificio, ricostruiranno. 399.5

  • Io morirò per primo, per insegnarvi a morire, così come ho sempre fatto ciò che ho detto di fare e predicando la povertà, sono rimasto povero, la continenza, casto, la temperanza, temperante, la giustizia, giusto, il perdono e ho perdonato e perdonerò; come ho fatto tutto questo, farò anche l’ultima cosa: v’insegnerò come si redime. Ve lo insegnerò non a parole ma con i fatti. V’insegnerò a ubbidire, ubbidendo alla più dura ubbidienza: quella della mia morte. V’insegnerò a perdonare, perdonando tra gli ultimi strazi, come ho perdonato sulla paglia della mia cuna, all’Umanità che mi aveva strappato dai Cieli. Perdonerò come ho sempre perdonato, a tutti, per mio conto a tutti. 405.10

  • Io ho per eterna Natura la Parola traducente il Divino Pensiero e la Parola Io do, perché a questo dono mi sprona l’Amore di far conoscere il Pensiero dell’Altissimo che mi è Padre. La Verità non mente, la Verità non calcola, la Verità è eroica.
    La Verità è Colui che vi parla, perché il Verbo di Dio traduce il Pensiero di Dio e Dio è Verità. 413.5

  • Io sono la Luce. La Luce è stata mandata per illuminare le Tenebre, ma la Luce deve splendere liberamente. Inutile sarebbe che l’Altissimo avesse mandato la sua Luce, se poi a questa Luce avesse imposto il moggio.
    La Luce splende e beneditela se col suo raggio purissimo vi discopre rettili, scorpioni, trabocchetti, ragnatele, crepe nelle muraglie. Lo fa per amore, per darvi modo di conoscervi, ripulirvi, cacciare gli animali nocivi: le passioni e i peccati, ricostruirvi prima che sia troppo tardi, vedere dove mettete il piede: sul tranello di Satana, prima che vi precipitiate. Per vedere, oltre al lume netto, ci vuole l’occhio netto ….
    Pulite i vostri occhi, pulite il vostro spirito perché la Luce possa scendere in voi. Perché perire nelle Tenebre, quando il Buonissimo vi manda Luce e Medicina per guarirvi? Non è ancora troppo tardi. Venite nell’ora che vi resta, venite alla Luce, alla Verità, alla Vita; venite al Salvatore vostro che vi tende le braccia, che vi apre il Cuore, che vi supplica di accoglierlo per il vostro eterno bene. 413.7

  • Io sono venuto per riportare la Grazia agli uomini, mediante il Sacrificio perfetto e il giudizio sull’atto di Adamo resta quello che è, e chiamato sarà “Colpa d’origine” sempre. Saranno redenti gli uomini, lavati da una purificazione superiore a qualunque altra, ma nasceranno con quel marchio, perché Dio ha giudicato che quel marchio debba essere su ogni nato da donna, meno per Colui che, non per opera d’uomo ma per Spirito Santo, fu fatto, e sulla Preservata e il Presantificato, vergini in eterno. La prima per poter essere la Vergine Deipara, il secondo per poter precorrere l’Innocente, nascendo già mondo per una prefruizione dei meriti infiniti del Salvatore Redentore. 414.8

  • Io sono il grande Medico e vi chiedo l’obolo più prezioso: anime vi chiedo, Io le vado cercando ma voi mi dovete aiutare … Saziate la fame del mio Cuore che cerca amore e lo trova in troppo pochi perché quelli che non tendono alla perfezione sono come tanti pani levati alla mia fame spirituale. Date anime al vostro Maestro afflitto di essere disamato e incompreso … 423.8

  • Il Messia, Re spirituale del grande Regno che si chiama Israele perché il Messia nasce dal trono d’Israele ma che più giusto è chiamarlo: di Cristo, perché Cristo accentra il migliore d’Israele, attuale e passato e lo sublima nella sua perfezione di Dio – Uomo, il Messia per loro (la parte più colta) non può essere l’uomo mite, povero, senza aspirazioni al potere e alla ricchezza, ubbidiente a coloro che ci dominano per castigo divino, perché nell’ubbidienza è santità, quando l’ubbidire non infirma la grande Legge. 437.2

  • Io sforzo la mia Umanità ad amare la morte, non solo, Io ho eletto la vita per poter avere la morte, per l’Umanità. Perciò, Io nella mia veste di Uomo – Dio, acquisto quei meriti che rimanendo Dio non potevo acquistare; con essi, che sono infiniti per la forma di come li acquisto, per la Natura divina congiunta all’umana, per le virtù di Carità e di Ubbidienza con le quali mi sono messo in condizione di meritarli, per la Fortezza, per la Giustizia, Temperanza, Prudenza, per tutte le virtù che ho messo nel mio cuore a renderlo accetto a Dio, Padre mio, Io avrò una potenza infinita, non solo come Dio, ma come Uomo che s’immola per tutti ossia che raggiunge il limite massimo della Carità.
    E’ il sacrificio quello che dà merito. Più grande il sacrificio e più grande il merito. Completo il sacrificio e completo il merito. Perfetto il sacrificio e perfetto il merito e usabile secondo la santa volontà della vittima alla quale il Padre dice: ”Sia come tu vuoi!” perché essa l’ha amato senza misura ed ha amato il prossimo senza misura. 444.7

  • Agite come se in ognuno di questi miseri vedeste Me stesso, Io sono in loro. Ho voluto essere povero e perseguitato per essere come loro e perché il ricordo del Cristo povero e perseguitato durasse nei secoli gettando una luce soprannaturale sui poveri e perseguitati come il Cristo, una luce che ve li facesse amare, come altri Me stesso. Io infatti, sono nel mendico sfamato, dissetato, vestito, alloggiato. Io sono nell’orfano raccolto per amore, nel vegliardo soccorso, nella vedova aiutata, nel pellegrino ospitato, nell’infermo curato. Sono nell’afflitto confortato, nel dubbioso fatto sicuro, nell’ignorante ammaestrato. Sono dove si riceve amore e ogni cosa fatta ad un fratello povero o di mezzi materiali o di mezzi spirituali, è fatta a Me. Perché Io sono il Povero, l’Afflitto, l’Uomo dei Dolori e lo sono per dare Ricchezza, Gioia, Vita soprannaturale a tutti gli uomini che molte volte, sono ricchi solo in apparenza e gioiosi di gioie solo apparenti. Sono tutti poveri di ricchezze e gioie vere perché sono senza la Grazia per la colpa d’Origine che li priva di essa. Voi lo sapete: senza la Redenzione non c’è Grazia, senza Grazia non c’è gioia e Vita. ( …)
    Per questo Io sono venuto e il Signore ha unto il suo Cristo: perché Io annunciassi la Buona Novella ai mansueti e curassi quelli che hanno il cuore infranto, perché predicassi la libertà agli schiavi, la liberazione ai prigionieri, perché consolassi quelli che piangono e mettere ai figli di Dio, ai figli che sanno rimanere tali sia nella gioia che nel dolore, il loro diadema, la veste di giustizia. Tramutarli da alberi selvatici, in piante del Signore, in suoi campioni, in glorie sue. Io sono tutto a tutti e tutti voglio con Me nel regno dei Cieli. Esso è aperto a tutti purché si sappia vivere nella giustizia. La giustizia è nella pratica della Legge e nell’esercizio dell’amore. 453.5

  • Lo Spirito del Signore è sopra di Me perché il Signore mi ha mandato ad annunziare la Buona Novella ai mansueti, a curare quelli dal cuore affranto, a predicare la libertà agli schiavi, la liberazione ai prigionieri. Né mi si può dire sobillatore, perché Io non incito a rivolta, né consiglio evasioni agli schiavi e prigionieri, ma all’uomo in catene, all’uomo in schiavitù insegno la vera libertà, la vera liberazione, quella che non può essere tolta e neppure limitata, quella che tanto più cresce, più l’uomo ad essa si abbandona: la libertà spirituale, la liberazione dal peccato, la mansuetudine nel dolore, il saper vedere Dio al di là degli uomini che incatenano, il saper credere che Dio ama chi lo ama e perdona là dove l’uomo non perdona, il saper sperare in un luogo eterno, di premio per chi sa essere buono nella sventura, pentito dei suoi peccati, fedele al Signore. 455.13

  • “Con che potere fai queste cose?” Col potere che mi viene dal Padre, da quel Padre che ha messo tutte le cose a servizio dell’uomo sua creatura prediletta e che mi manda ad istruire gli uomini miei fratelli. Può il Padre, che ha dato potere alle viscere del suolo di fare medicamentose le acque delle sorgenti, aver limitato il potere del suo Cristo? E quale Dio, se non il Dio vero, può concedere al Figlio dell’uomo di fare i prodigi che ricreano le membra distrutte? 462.6

  • Chi è il Cristo? Chi è il Salvatore? Chi è il Messia? … Cristo è il consacrato, l’unto di olio regale per compiere la sua missione. Consacrato a che? Forse alla piccola gloria di un trono? Forse a quella più grande di un sacerdozio? No. Consacrato a riunire sotto un unico scettro, in un unico popolo, sotto un’unica dottrina, tutti gli uomini, perché siano fratelli fra loro e figli di un unico Padre, figli che conoscono il Padre e ne seguono la Legge per avere parte del suo Regno.
    Re, in nome del Padre che lo ha mandato, il Cristo regna come a sua natura conviene, ossia: divinamente, perché da Dio, Dio ha messo tutto a sgabello dei piedi del Cristo suo, ma non perché opprima, ma perché Egli salvi. Infatti il suo nome è Gesù, che in lingua ebraica vuol dire Salvatore. 463.3

  • Io sono la Parola di Dio e in suo Nome vi dico che chi avrà fede in Lui e buona volontà, chi avrà pentimento del passato e proposito retto per l’avvenire, sia che sia ebreo o gentile, diverrà figlio di Dio e possessore del Regno dei Cieli.
    Vi ho detto in principio: “Chi è il Messia?” Vi dico ora: Io sono che vi parlo e il mio Regno è nei vostri cuori se lo accogliete e poi sarà nel Cielo che Io vi aprirò, se saprete perseverare nella mia Dottrina. Questo è il Messia e nulla più. Re di un Regno spirituale del quale col suo Sacrificio aprirà le porte a tutti gli uomini di buona volontà. 463.6

  • Gesù era la “Parola”, ma non era certo la “chiacchiera”!  Paziente e gentile come nessuno, senza mostrare mai di avere noia per dovere ripetere un concetto una, dieci, cento volte, per farlo entrare nelle teste corazzate dai precetti farisaici e rabbinici, incurante della sua stanchezza, che talora è tanta da essere certo anche sofferenza, pur di levare la sofferenza morale o fisica ad una creatura. Ma è palese come preferisca tacere, isolarsi in un silenzio meditativo capace di durare molte ore, se non viene strappato da qualcuno che lo interroga.
    Generalmente, è sempre un poco più avanti dei suoi apostoli, va allora a testa un poco china, alzandola di tanto in tanto a guardare il cielo, la campagna, le persone, gli animali. Guardare ho detto, ma ho detto male. Devo dire: amare, perché è sorriso, sorriso di Dio quello che da quelle pupille si riversa a carezzare il mondo e le creature, sorriso – amore. Perché è amore che traluce, che si espande, che benedice, che purifica, la luce del suo sguardo, sempre intenso ma, intensissimo quando esce da un raccoglimento … 474.1

  • Gli angeli, creature spirituali, serve dell’Altissimo e sue messaggere, sono state create da Lui come l’uomo, come gli animali, come tutto ciò che fu creato; ma non sono state generate da Lui. Perché Dio genera unicamente un altro Se stesso, non potendo il Perfetto generare altro che un Perfetto, un altro Essere pari a Se stesso, per non avvilire la sua perfezione col generare una creatura di Sé inferiore.
    Or dunque se Dio non può generare gli angeli e neppure elevarli alla dignità di suoi figli, quale sarà il Figlio al quale Egli dice: “Tu sei mio Figlio, oggi ti ho generato”? E di che natura sarà se, generandolo, Egli dice indicandolo ai suoi angeli: “E Lui adorino tutti gli angeli di Dio”? E come sarà questo Figlio per meritare di sentirsi dire dal Padre, da Colui che è per sua grazia se gli uomini lo possono nominare col cuore che si annichila adorando:  “Siedi alla mia destra finché Io faccia dei tuoi nemici sgabello ai tuoi piedi”? Quel Figlio non potrà essere che Dio come il Padre, del quale divide gli attributi e le potenze e col quale gode della Carità che li letifica negli ineffabili e inconoscibili amori della Perfezione per Se stessa.
    Cosa è dunque l’Uomo che vi parla? E’ forse uno nato da seme e da volere d’uomo come tutti voi? E potrebbe l’Altissimo aver posto lo Spirito suo ad abitare una carne, priva di grazia qual è quella degli uomini nati da volere carnale? E potrebbe l’Altissimo, a soddisfare la Gran Colpa, essere pago del sacrificio di un uomo? Pensate. Egli non elegge un angelo a essere Messia e Redentore, ma può mai allora eleggere un uomo a esserlo? E poteva il Redentore essere soltanto Figlio del Padre senza assumere Natura umana ma con mezzi e poteri che superano le umane deduzioni? E il Primogenito di Dio poteva mai avere dei genitori se Egli è il Primogenito eterno?
    Chi deve essere il Cristo? Un angelo? Più che un angelo. Un uomo? Più che un uomo. Un Dio? Sì, un Dio ma con unita una carne, perché essa possa compiere l’espiazione della carne colpevole. Ogni cosa va redenta attraverso la materia con cui peccò.
    Dio avrebbe dovuto perciò mandare un angelo per espiare le colpe degli angeli decaduti e che espiasse per Lucifero e i suoi seguaci angelici. Perché lo sapete, anche Lucifero peccò; ma Dio non manda uno spirito angelico a redimere gli angeli tenebrosi. Essi non hanno adorato il Figlio di Dio e Dio non perdona il peccato contro il suo Verbo generato dal suo Amore. Però Dio ama l’uomo e manda l’Uomo, l’Unico perfetto, a redimere l’uomo e a ottenere pace con Dio. Giusto è che solo un Uomo-Dio possa compiere la Redenzione dell’uomo e placare Dio.
    Il Padre e il Figlio  si sono amati e compresi e il Padre ha detto: “Voglio” e il Figlio ha detto: “Voglio” – poi il Figlio ha detto: “Dammi” e il Padre ha detto: “Prendi” – e il Verbo ebbe una carne la cui formazione è misteriosa e questa carne si chiamò Gesù Cristo, Messia, Colui che deve redimere gli uomini, portarli al Regno, vincere il demonio, infrangere la schiavitù.
    Vincere il demonio! Non poteva un angelo, non può, compiere ciò che il Figlio dell’uomo può. E per questo alla grande opera ecco che Dio non chiama gli angeli ma l’Uomo. Ecco l’Uomo della cui origine voi siete incerti, negatori o pensosi. Ecco l’Uomo, l’Uomo accettevole a Dio, l’Uomo rappresentante di tutti i suoi fratelli. L’Uomo come voi nella somiglianza, l’Uomo superiore e diverso a voi per la provenienza, il quale non da uomo ma da Dio generato e consacrato al suo ministero, sta davanti all’eccelso altare per essere Sacerdote e Vittima per i peccati del mondo, eterno e supremo Pontefice, Sommo Sacerdote secondo l’ordine di Melchisedecco. ( … )
    Vi è dunque un altro sacerdozio, oltre, prima di quello di Aronne e di questo è detto “sei”, non “fosti”, non “sarai”. Sei sacerdote in eterno. Ecco allora che questa frase preannuncia che l’eterno Sacerdote non sarà della nota stirpe di Aronne, non sarà di nessuna stirpe sacerdotale ma sarà di provenienza nuova, misteriosa come Melchisedec. E’ di questa provenienza; e se la potenza di Dio lo manda, segno è che vuole rinnovare il Sacerdozio e il rito perché divenga giovevole all’Umanità.
    Conoscete voi la mia origine? No. Sapete voi le mie opere? No. Intuite voi i frutti di esse? No. Nulla conoscete di Me. Vedete dunque che anche in questo sono il “Cristo” la cui Origine e Natura e Missione devono essere sconosciuti fin quando a Dio non piaccia svelarle agli uomini. Beati quelli che sapranno, che sanno credere prima che la Rivelazione tremenda di Dio li schiacci col suo peso al suolo e ve li inchiodi e stritoli sotto la folgorante, potente verità tuonata dai Cieli, urlata dalla Terra: “Costui era il Figlio di Dio”.
    Voi dite: “Egli è di Nazareth. Suo padre era Giuseppe, sua madre è Maria”. No. Io non ho padre che mi abbia generato uomo. Io non ho madre che mi abbia generato Dio. Eppure ho una carne e l’ho assunta per misteriosa opera dello Spirito e sono venuto tra voi passando per un tabernacolo santo. E vi salverò, dopo aver formato Me stesso per volere di Dio, vi salverò facendo uscire il vero Me stesso dal Tabernacolo del mio corpo per consumare il grande Sacrificio di un Dio che si immola per la salvezza dell’uomo. 487.6.7.8

  • Io ero l’Uomo al di sopra del senso, dell’egoismo, del rancore, l’Uomo che ha dovuto essere tentato, da tutto un mondo, alla vendetta, al potere, alle gioie anche oneste delle nozze e della casa. Che ha dovuto tutto sopportare, vivendo a contatto del mondo e soffrirne perché infinita era la distanza fra l’imperfezione e il peccato del mondo e la mia Perfezione e che a tutte le voci, a tutte le seduzioni, a tutte le reazioni del mondo, di Satana e dell’io, ha saputo rispondere “No” e rimanere puro, mite, fedele, misericordioso, umile, ubbidiente, sino alla morte di Croce. 540.13

  • La coppia Gesù – Maria è l’antitesi della coppia Adamo – Eva. E’ quella destinata ad annullare tutto l’operato di Adamo ed Eva e riportare l’Umanità al punto in cui era quando fu creata: ricca di Grazia e di tutti i  doni ad essa elargiti dal Creatore. L’Umanità ha subito una rigenerazione totale per opera della coppia Gesù – Maria i quali sono divenuti i nuovi Capostipiti dell’Umanità. Tutto il tempo precedente è annullato. Il tempo e la storia dell’uomo si conta da questo momento in cui la nuova Eva, per un capovolgimento di creazione, trae dal suo seno inviolato, per opera del Signore Iddio, il nuovo Adamo.
    Per annullare le opere dei due primi, causa di mortale infermità, di perpetua mutilazione, d’impoverimento, più, d’indigenza spirituale – perché dopo il peccato Adamo ed Eva si trovarono spogliati di tutto quanto aveva loro donato, ricchezza infinita, il Padre Santo – hanno dovuto, questi due Secondi, operare in tutto e per tutto in maniera opposta al modo di operare dei due Primi. Perciò spingere l’ubbidienza sino alle perfezione che si annichila e s’immola nella carne, nel sentimento, nel pensiero, nella volontà per accettate tutto quanto Dio vuole. Perciò spingere la purezza ad una castità assoluta. ( … )
    Noi amammo, come nessun altro amò. Spingemmo l’amore alle vette della perfezione per colmare, col nostro oceano d’amore, l’abisso scavato dal disamore dei Primi che amarono sé più di Dio, volendo avere più che lecito non fosse, per divenire superiori a Dio. Perciò, alla purezza, ubbidienza, carità, distacco da tutte le ricchezze della Terra: carne, potere, denaro, il trinomio di Satana, opposto al trinomio di Dio: fede, speranza, carità: perciò all’odio, alla lussuria, all’ira, alla superbia; le quattro passioni perverse antitesi della quattro virtù sante: fortezza, temperanza, giustizia, prudenza. Noi dovemmo unire una costante pratica di tutto quanto era all’opposto del modo di agire della coppia Adamo – Eva. 606-1

  • Le preghiere ardenti di Maria hanno anticipato di qualche tempo la mia Risurrezione.
    Io avevo detto: “Il Figlio dell’Uomo sta per essere ucciso, ma il terzo giorno risorgerà”. Ero morto alle tre del pomeriggio di venerdì. Sia che calcoliate i giorni come nome, sia li calcoliate come ore, non era l’alba domenicale quella che doveva vedermi risorgere. Come ore erano unicamente trentotto invece di settantadue quelle che il mio Corpo era rimasto senza vita. Come giorni doveva almeno giungere la sera di questo terzo giorno per dire che ero stato tre giorni nella tomba.
    Ma Maria ha anticipato il miracolo, come quando col suo orare ha schiuso i Cieli con anticipo di qualche anno sull’epoca prefissa per dare al mondo la sua Salvezza, così ora Ella ottiene l’anticipo di qualche ora per dare conforto al suo cuore morente. (…)
    E’ Pasqua! E’ la Pace che passa nel mondo, la Pace non più velata dalla condizione di uomo, ma libera, completa nella sua tornata efficienza di Dio.
    E vado dalla Madre. E’ ben giusto che ci vada. Lo è stato per i miei angeli. Ben di più lo è per quella che oltre che mia custode e conforto, mi è stata datrice di vita. Prima ancora di tornare al Padre nella mia veste d’Uomo glorificata, vado dalla Madre. Vado nel fulgore della mia veste paradisiaca e delle mie Gemme vive. Ella mi può toccare, Ella le può baciare, perché Ella è la Pura, la Bella, l’Amata, la Benedetta, la Santa di Dio.
    Il nuovo Adamo va dall’Eva nuova. Il male è entrato nel mondo per la donna, e dalla Donna fu vinto. Il Frutto della Donna ha disintossicato gli uomini dalla bava di Lucifero. Ora se essi vogliono possono essere salvi. Ha salvato la donna rimasta così fragile dopo la ferita mortale.
    Dopo che alla Pura, alla quale per diritto di Santità e di Maternità, è giusto vada il Figlio – Dio, mi presento alla donna redenta, alla capostipite, alla rappresentante di tutte le creature femminee che sono venuto a liberare dal morso della lussuria, perché dica ad esse che si accostino a Me per guarire, che abbiano fede in Me, che credano nella mia Misericordia che comprende e perdona, che per vincere Satana, che fruga loro le carni, guardino la mia Carne ornata dalle cinque ferite.  Non mi faccio toccare da lei. Ella non è la Pura che può toccare senza contaminarlo il Figlio che torna al Padre. Molto ha ancora da purificare con la penitenza, ma il suo amore merita questo premio.  620.5

  • Chi permane in Me non avrà danno dal Maligno. In verità vi dico che coloro che saranno uniti a Me nel servire l’Altissimo Creatore, il cui desiderio è la salvezza di ogni uomo, potranno scacciare i demoni, rendere innocui rettili e veleni, passare fra le fiere e le fiamme senza averne danno, sinché Dio vuole che restino sulla Terra a servirlo. 631.8

  • Giuda è stato ed è il dolore più grande nel mare dei miei dolori. E’ il dolore che resta. Gli altri dolori sono finiti col finire del Sacrificio, ma questo resta. L’ho amato, ho consumato Me stesso nello sforzo di salvarlo … Ho potuto aprire le porte del Limbo e trarne i giusti, ho potuto aprire le porte del Purgatorio e trarne i purganti, ma il luogo d’orrore era chiuso su lui. Per lui inutile il mio morire. 634.7

  • Sono vero Uomo, ecco le mie membra e il mio Corpo solido, caldo, capace di moto, respiro, parola come il vostro. Ma sono vero Dio e se per trentatre anni la Divinità fu, per un fine supremo, nascosta nell’Umanità, ora la Divinità, sebbene congiunta all’Umanità, ha preso il sopravvento e l’Umanità gode della libertà perfetta dei corpo glorificati. Regina con la Divinità, non più soggetta a tutto quanto è limitazione all’umanità. Eccomi, sono qui con voi e potrei, se volessi, essere fra un istante ai confini del mondo per attrarre a Me uno spirito che mi cerca. 634.11

  • Voi lo sapete cosa aveva l’Uomo e cosa perdette l’uomo. Ora, per il mio Sacrificio, le porte della Grazia sono riaperte e il fiume di essa può scendere a tutti quelli che la chiedono per amor mio. Perciò gli uomini avranno il carattere di figli di Dio per i meriti del Primogenito fra gli uomini, di Colui che vi parla, vostro Redentore, vostro Pontefice eterno, vostro fratello nel Padre, vostro Maestro. Sarà da Gesù Cristo e per Gesù Cristo che gli uomini presenti e futuri potranno possedere il Cielo e godere Dio, fine ultimo dell’uomo. 635.2

     

  • Dai Quaderni
    La mia Bontà è più grande dell’Universo, del Bisogno, del Dolore ed è più vigilante di ogni intelligenza umana, ha radici nell’amore paterno di Dio. Perché non venite ad essa, non le credete ciecamente, non attingete alla sua infinità?
    Io sono con voi fino alla fine dei secoli. Sono lo Spirito di Dio fatto Carne. so i bisogni della carne, so i bisogni dello spirito e ho la potenza di Dio per aiutare i vostri bisogni, come ho l’amore che mi sprona ad aiutarli. Poiché sono Uno col Padre e con lo Spirito; col Padre, dal quale procedo e con lo Spirito per il quale presi Carne e del Padre ho la Potenza e dello Spirito la Carità. 25.7.43

  • Sono disceso dal Cielo, dove ero beato nella divinità eccelsa della mia Essenza, per compiere questo desiderio del Padre di salvare il genere umano da Lui creato. Circoscritto, Io l’Infinito, in poca carne; avvilito, Io il Potente, in veste d’uomo oscuro. Povero, Io il Padrone dell’Universo, in un paesello qualsiasi. Accusato, Io il senza Macchia, il Purissimo, di tutte le colpe morali e spirituali come ribelle all’autorità umana, sovvertitore di popoli, violatore della legge divina, bestemmiatore di Dio; tutto ho subito, tutto ho compiuto per rendere realtà il desiderio del Padre. 2.8.43

    Sono il “Primogenito di fra i morti” secondo l’ordine umano e divino. Primogenito secondo l’ordine umano perché figlio, per parte di madre, di Adamo, sono il primo generato, della stirpe di Adamo che sono nato come sarebbero dovuti nascere tutti i figli creati dal Padre mio.  ( … )
    Sono Io che ho vinto la morte e la Morte. Io che ho richiamato in Vita i morti del Limbo. Dormivano. Come Lazzaro la cui risurrezione adombra questa più vera. Io li ho chiamati e sono risorti. Io, nato da donna, figlia di Adamo, ma senza macchia d’origine, ossia come avrebbero dovuto essere tutti i figli di Adamo, sono perciò il Primogenito, secondo l’ordine naturale, di Adamo, nato ‘vivo’ in mezzo ai generati morti di Adamo.
    Sono il “Primogenito” secondo l’ordine divino perché sono il Figlio del Padre, il Generato, non creato da Lui.
    Generare, vuol dire produrre una vita. Creare, vuol dire formare. Io posso formare un nuovo fiore. L’artista può creare una nuova opera, ma solo un padre e una madre possono generare una vita.
    Sono dunque il “Primogenito” perché, nato da Dio, sono alla testa di tutti i nati (secondo la grazia) da Dio.
    Sono infine il “Primogenito” fra i morti, perché la mia Carne entrò prima nel Cielo dove entreranno alla Risurrezione ultima, le carni dei santi, i cui spiriti attendono nella Luce la glorificazione del loro io completo, com’è giusto che sia perché santificarono se stessi vincendo la carne e martirizzandola per portarla a vittoria. Com’è giusto che sia perché i discepoli sono simili al Maestro, per amoroso volere del Maestro ed Io, Maestro vostro, sono entrato nella Gloria con la mia Carne che fu martirizzata per la gloria di Dio.
    Questa mia Primogenitura divina e umana mi dà, di conseguenza, diritti sovrani, poiché è sempre il primogenito di un re colui che eredita la corona. E quale re più Re del Padre mio? Re eterno il cui regno non ha principio né fine e contro il quale nessun nemico ha potere. Re unico senza rivali che mi eleva nel generarmi alla sua stessa sovranità perché Io sono Uno col Padre, consustanziale a Lui, inscindibile da Lui, parte viva, attiva, perfetta di Lui. Re santo, santo, santo di una perfezione tale che non è immaginabile a mente umana. Sfolgora nel Cielo, sulla terra e sugli abissi, dilaga sui monti, investe di Sé quanto è, la santità gloriosa del Padre mio, santità che noi adoriamo perché è quella da cui siamo generati e da cui procediamo.
    Gloria, gloria, gloria al Padre, gloria sempre perché da Lui viene ogni bene ed il primo bene sono Io, tuo Salvatore.
    Il mio regno non è di questa terra, secondo quanto vuol dire regnare sulla terra, ma è regno della terra poiché Io sulla terra avrò regno. Regno palese e vero, non solo spirituale qual è ora e di pochi. L’ora verrà in cui sarò Re solo e vero di questa terra che ho comprato col mio Sangue, della quale sono stato creato Re dal Padre con ogni potere su di essa. Quando verrò? Che è l’ora rispetto all’eternità?
    Verrò. Non avrò nuova carne perché ne ho una già perfetta. Evangelizzerò, non come evangelizzai, ma con forza nuova, perché allora i buoni saranno non umanamente buoni come lo erano i discepoli della mia prima venuta, ma saranno spiritualmente buoni e i malvagi saranno spiritualmente malvagi, satanicamente malvagi, perfettamente malvagi. Perciò la forma sarà idonea alle circostanze, perché se usassi la forma di 20 secoli fa, sarebbe superata, per i perfetti nel bene, e sarebbe offrire modo ai satanici di recare un’offesa che non è permessa recare al Verbo glorificato. ( … )
    Io sono venuto Luce del mondo e Verbo del Padre e vi ho riportato la Pace col Padre, l’abbraccio che fa ritornare figli dell’Altissimo.
    Io sono che ho riacceso la vita languente dello spirito vostro.
    Io sono che vi ho insegnato la necessità di nascere nello spirito.
    Io sono che ho raccolto nella mia Persona tutta la Luce, la Sapienza, l’Amore della Triade e ve l’ho portata.
    Io sono che col mio sacrificio ho riannodato la catena, là dove si era spezzata, saldandovi nuovamente al Padre e allo Spirito di Verità.
    Io sono che facendo leva del mio patibolo, ho sollevato il vostro spirito giacente nella mota e gli ho dato un potente impulso per procedere verso la Luce di Dio, verso Me stesso che nel Cielo vi attendo; ma pochi nel mondo e nei secoli ne hanno fruito perché il mondo ha preferito sempre più le tenebre alla Luce. Io con la mia atroce morte vi ho ottenuto la venuta dello Spirito perfetto ma nei secoli, sempre più l’umanità l’ha respinto, come ha respinto Me, come ha respinto il Padre. 16.8.43

    Il portatore della vita, il Vivente eterno e l’eterno Immolato che il mondo volle morto, ucciso come si uccide il delinquente che nuoce – mentre Io ero il Santo che perdonava, il Buono che beneficava, il Potente che guariva, il Sapiente che istruiva – è Colui che aprirà le porte alla Morte vera e immetterà in essa corpi e anime dei suoi trafittori. Il portatore della Vita che si vive in Cielo chiuderà le porte dell’Inferno sul numero intoccabile dei maledetti, i quali hanno preferito la Morte alla Vita.
    Io lo farò perché Io, Gesù Cristo, Figlio di Dio, Salvatore e Signore vostro, Giudice eterno, ho le chiavi della Morte e dell’Inferno. 17.8.43

    Io sono Via, Verità, Vita, fuori di Me non c’è altra via, verità e vita. Colui che vince tutti gli ostacoli per seguire Me, diverrà colonna del mio tempio e per la Parola che ha custodita e praticata, dopo essere stato salvato nell’ora tremenda della prova dalla tentazione che uccide, avrà posto sul mio stesso trono, insieme al Padre, al Figlio, allo Spirito Santo. 19.8.43

    Giustizia sarà. Io verrò, verrò perché sono Fedele e Verace. Verrò a dare Pace ai fedeli e Giudizio santo ai vissuti. Verrò col mio nome il cui senso è noto a Me solo e nelle cui lettere sono gli attributi principali di Dio di cui sono Parte e Tutto.
    Scrivi: Gesù: Grandezza, Eternità, Santità, Unità.
    Scrivi: Cristo: Carità, Redenzione, Immensità, Sapienza, Trinità, Onnipotenza, (di Dio condensata nel nome del Verbo umanato). Se ti pare che qualche attributo manchi, pensa che la Giustizia sia compresa nella santità perché chi è santo, è giusto, la Regalità nella grandezza, la Creazione nell’onnipotenza. Nel nome mio sono perciò proclamate le lodi di Dio.
    Nome santo il cui suono atterra i demoni. Nome di Vita, che dà Vita, Luce, Forza a chi ama e invoca.
    Nome che è corona sul mio capo di vincitore della Bestia e del suo profeta che saranno presi, conficcati, sommersi, sepolti nel fuoco liquido ed eterno la cui mordente ferocia è inconcepibile a senso umano. 22.8.43

  • Stolto colui che  guarda il Cristo nella luce della risurrezione e non medita il Redentore morente nelle tenebre del Venerdì santo. Non avrei avuto risurrezione se non avessi patito la morte e non avrei compiuto la Redenzione se non avessi avuto il martirio. 7.9.43

  • L’arcangelo Michele era presente alla mia morte di croce. I sette grandi arcangeli che stanno in perenne davanti al trono di Dio, erano tutti presenti al mio Sacrificio; ciò non è in contraddizione col mio dire:” Il Cielo era chiuso”. Il Padre, lo ripeto, era assente, lontano, nel momento in cui la Grande Vittima compiva l’Immolazione per la salute del mondo. Se il Padre fosse stato con Me, il Sacrificio non sarebbe stato totale, sarebbe stato unicamente sacrificio della Carne condannata alla morte. Ma Io dovevo compiere il totale olocausto. Nessuna delle tre facce dell’uomo, quella carnale, quella morale, quella spirituale doveva essere esclusa dal sacrificio, perché Io ero immolato per tutte le colpe e non soltanto per quelle del senso. Ora dunque è comprensibile che anche il morale e lo spirituale mio dovevano essere stritolati, annichiliti nella mola del tremendo Sacrificio; ed è anche comprensibile che il mio Spirito non avrebbe sofferto se fosse stato fuso con quello del Padre.
    Ero solo. Innalzato, non materialmente ma soprannaturalmente, a una tale distanza dalla Terra che nulla di conforto, poteva venirmi da essa. Isolato da ogni conforto umano, innalzato sul mio patibolo, avevo portato su esso, il peso immisurabile delle colpe di tutta un’umanità, di millenni passati e di millenni avvenire ed esso mi schiacciava più della Croce, trascinata con tanta fatica da un corpo già agonico, per le erte, afose, sassose vie di Gerusalemme, fra i lazzi e gli urtoni di una plebe imbestialita.
    Sulla Croce ero col mio soffrire totale di carne seviziata e col mio super soffrire di spirito accasciato da un cumulo di colpe che nessun aiuto divino rendeva sopportabili. Ero un naufrago in mezzo ad un oceano in tempesta e dovevo morire così. Il mio Cuore si è schiantato sotto l’affanno di questo peso e di questo abbandono.
    Mia Madre m’era vicina, lei sì. Eravamo noi due, i Martiri avvolti nello strazio e nell’abbandono e il vederci l’un l’altro, era tortura aggiunta a tortura, perché ogni mio fremito, lacerava le fibre di mia Madre ed ogni suo gemito era un nuovo flagello sulle mie carni flagellate e un nuovo chiodo infisso, non nelle palme, ma nel mio Cuore. Uniti e divisi nello stesso tempo, per soffrire di più e su noi i Cieli chiusi sul corruccio del Padre e tanto lontani … ma gli arcangeli erano presenti all’Immolazione del Figlio di Dio per la salute dell’uomo e alla Tortura della Vergine – Madre. 13.9.43

  • Ho sparso il mio Sangue nel Getsemani, orto e uliveto, per santificare la campagna e le opere della campagna. ….
    Ho sparso il mio Sangue nel Tempio, poiché ero già ferito da pietre e bastoni, per santificare nel tempio di Gerusalemme, il Tempio futuro, il cui cemento si iniziava in quell’ora: la mia Chiesa e tutte le chiese, case di Dio e i ministri di esse.
    L’ho sparso nel Sinedrio perché esso, oltre che la Chiesa, rappresentava anche la Scienza e solo Io so, di quanto bisogno di santificazione ha la scienza umana, che usa di sé per rinnegare la Verità e non per credere sempre più ad Essa, vedendo Iddio, attraverso le scoperte dell’intelligenza vostra.
    L’ho sparso nel palazzo di Erode, per tutti i re della terra, investiti da Me del supremo potere umano, per la tutela dei loro popoli e della moralità dei loro stati. …
    Ho sparso il mio Sangue nel Pretorio dove risiedeva l’Autorità. ….
    Ho imporporato di una sempre maggior aspersione di sangue, i soldati flagellatori per infondere alle milizie quel senso di umanità nella dolorosa evenienza delle guerre. …
    Il mio Sangue ha bagnato le vie della città, stampando orme che, se più non si vedono, sono rimaste e rimarranno eternamente presenti nelle menti degli abitatori dei Cieli altissimi. Ho voluto santificare le vie, dove tanto popolo passa e tanto male si commette. ..
    Ma l’ultimo Sangue, non fu sparso sulle zolle, sulle pietre, sui volti e sulle vesti, in luoghi dove l’acqua di Dio o la mano dell’uomo lo poteva lavare o sperdere. L’ultimo Sangue, raccolto fra il petto e il Cuore che già si gelava e sgorgato per l’ultimo spregio – perché nel Figlio di Dio e dell’Uomo non restasse una stilla di liquido vitale ed Io fossi realmente l’Agnello sgozzato per l’olocausto, accettevole al Signore – le ultime gocce del Sangue mio, non sono andate disperse. C’era una Madre sotto quella Croce! Una Madre che finalmente poteva stringersi al legno della Croce, tendersi verso la sua Creatura uccisa, baciarne i piedi trafitti e rattratti nell’ultimo spasimo e raccogliere nel suo velo verginale le estreme stille del Sangue del suo Figlio che gocciavano dal costato aperto e rigavano il mio corpo senza respiro. …
    Quel Sangue non s’è perduto, esso c’è vive e splende sul velo della Vergine. Porpora divina sul candore verginale, sarà il gonfalone di Cristo Giudice nel Giorno del Giudizio. 14.9.43

  • Se Pietro avesse creduto in Me fedelissimamente, avrebbe capito che il suo Maestro non era mai tanto Re, Maestro e Signore, come in quell’ora in cui pareva un delinquente comune. Allora Io ho raggiunto l’apice dell’insegnamento perché ho fatto del mio insegnamento non più una teoria, ma un fatto vero. Allora Io ho assunto il Regno su tutti quelli che furono, che erano e che sarebbero stati e ho messo porpora e corona che più splendide non potevo assumere, perché la prima era data dal Sangue di un Dio e la seconda era la testimonianza di quale forza raggiunga l’amore di Dio per voi, di Dio che muore di martirio per levare dai martiri eterni gli uomini.
    Allora Io ho ripreso piena e completa la mia veste di Signore del Cielo e della Terra, perché solo il Signore del Cielo poteva dare soddisfazione al Signore Iddio e solo il Signore della Terra poteva cancellare la colpa della Terra; di Signore della Vita e della Morte, perché ho comandato alla Vita di tornare in voi e alla Morte di non più uccidere. Parlo della vita e della morte dello spirito, perché agli occhi miei, ha solo valore ciò che è spirito. 28.9.43

  • Sulla Croce ho completato la mia missione di Redentore ma anche di Maestro. Vi ho insegnato il perdono, perdonando ai miei uccisori e a chi mi offendeva come Dio e come morente. Vi ho insegnato ad aver fede nella Misericordia, concessa a chi si pente, promettendo il Paradiso a Disma. Vi ho insegnato da chi andare per non sentirvi soli: a Maria che vi è Madre. Vi ho insegnato a chiedere umilmente e a soffrire pazientemente anche delle necessità corporali, chiedendo un sorso per le mie labbra. Vi ho insegnato a non lamentarvi se quel sorso è aceto e fiele … aceto e fiele che è dato non soltanto alle labbra ma spesso al cuore che chiede di amare e riceve ripulse e offese. Ricordalo che il tuo Gesù, di questa più vera mistura amarissima, ne ha avuto saturo il Cuore.
    Vi ho insegnato Chi invocare nelle ore in cui il dolore si precipita su di voi e vi pare che tutti, anche Dio, vi abbiano abbandonato. Io ero, per necessità di Redenzione, realmente abbandonato dal Padre, ma l’ho ugualmente invocato. Così bisogna fare, o figli, nelle ore di prova e di dolore; se anche Dio vi pare lontano, chiamatelo lo stesso in soccorso. Date a Lui sempre filiale amore: Egli vi darà i suoi doni. Potranno non essere quelli che invocavate, saranno altri a voi più utili ancora. Fidatevi del Signore Padre vostro, Egli vi ama e provvede a voi. Credete questo sempre. Dio premia chi crede nella sua Bontà. ….
    “Padre nelle tue mani raccomando lo spirito mio”.
    Lo spirito del Cristo non aveva bisogno di divina pietà. Era lo spirito divino e innocente del Figlio del Padre e dell’Immacolata, ma vi ho voluto insegnare che una sola cosa è preziosa nella vita e oltre la vita: lo spirito. Esso deve avere tutte le vostre cure durante l’esistenza e le vostre previdenze nell’ora della morte. 15.10.43

  • Davanti a un Dio che incarna parte di Se stesso per farne salvezza delle sue creature colpevoli, l’Universo trasecola di stupore e si prostra in un silenzio adorante prima di esplodere nel cantico delle sfere e dei mondi, giubilanti per la Perfezione che scende a portare l’Amore al pianeta coperto di peccato.
    Il Vincitore, il Figlio mio santo, è venuto a incalzare le forze del Male, a metterle in fuga e a portare il patto dell’alleanza e pace fra Dio e l’uomo. ( … )
    Guardate al santo Figlio mio, al mio Cristo ubbidiente come servo, Lui l’eterno mio pari, per amore al Padre. Egli è Colui che ha levato l’amarezza dal seno mio e mi ha ricongiunto i figli che s’erano da Me staccati. Il mio spirito è in Lui, perché Io sono Uno con Lui che si fa ministro del Pensiero del Padre. Confrontatelo con i vostri bugiardi “messia” e vedete quanto è dolce e perfetto il mio Figlio, l’Atteso delle Genti, il Salvatore del mondo. In Lui, pieno di virtù portata alla perfezione, risiedono Giustizia e Misericordia ma poiché è mite e santo, non impone, non grida, non minaccia, non opprime. Il Primogenito di voi tutti, il Consacrato ab eterno al Signore, parla con la voce del suo amore, insegna con l’esempio e redime col suo sacrificio. ( … )
    Ha lasciato l’abbraccio del Padre per farsi ambasciatore a voi della mia Legge e ha immolato Se stesso a vita oscura e a tragica morte perché al patto d’alleanza fra l’umanità e Dio, fosse posto un sigillo che nessuna forza leva: il suo Sangue che sta come splendida firma ai piedi del trattato di perdono. Ha usato della sua indistruttibile potenza di Dio, non annullata nella sua nuova veste d’uomo, non per regnare ma, per farvi regnare: sul male, sulle malattie, sulla morte. Ha usato della sua Sapienza non per schiacciarvi ma per elevarvi. Ha fatto di Se stesso moneta di riscatto, strada, ponte, per farvi superare gli ostacoli che vi precludevano il cielo e acquistarvi il Cielo.
    Ed Io ho dovuto aggravare su Lui, l’Innocente, la mano, perché infinite erano le vostre colpe passate, presenti e future e infinito doveva essere il sacrificio offerto per annullarle. Potete voi misurare questa massa di sacrificio? No, non lo potete, solo Io che sono Dio posso saperla. Io solo conosco le sofferenze della mia divina creatura.
    Non guardate al supplizio materiale durato poche ore. Non solo in quell’ora il Verbo sofferse. Per secoli e secoli nella sua beatitudine di Dio si è mescolato l’indescrivibile fiume di angoscia del suo dolore. Dolore per le offese al Padre suo amatissimo, dolore per i dispregi alle luci del Paraclito, dolore per le offese al Verbo inutilmente portato alle folle, dolore per le colpe future che avrebbero posato i loro luridi piedi sulla santità del suo Io santissimo, dolore per l’inutilità del suo sacrificio per molta parte dei viventi.
    Non guardate ai flagelli, alle spine, ai chiodi con cui fu martirizzata la Carne dai ciechi di allora. Guardate agli spirituali tormenti che voi date al mio Santo con le vostre resistenze al suo supplicare. 24.11.43

  • Con settemplice amore credete che Io, l’eterno Immolato, sono con giusta parola chiamato così perché, da prima che il tempo fosse, Io sono il destinato ad essere immolato per salvare voi.
    Non s’è iniziato il mio olocausto con la mia vita corporale. No, esso era prima che Io divenissi carne nel seno della Vergine. Non s’è iniziato con la cacciata di Adamo. No, esso era prima che Adamo peccasse. Non s’è iniziato quando il Padre disse: ”Facciamo l’uomo”. No, esso era prima di tal pensiero creativo.
    Esso olocausto, compiuto dalla Seconda Persona della nostra Trinità santa, è come palpito nel centro dell’eterno cuore del nostro Essere, da sempre. Da sempre, capisci? Eterno come Noi siamo eterni. Tutto previsto e tutto preordinato, in eterno.
    Io sono l’eterno Immolato, la Vittima eterna, Colui che vi trasfonde il suo Sangue per guarirvi dalle malattie delle colpe, Colui che vi rinsalda con esso a Dio, Colui che vi dà tutte le certezze della fede e della speranza e vi nutre della sua carità perché possiate credere, vivere in Dio, santificarvi per mezzo della Parola che non muore e non permette che chi di essa si nutre muoia. 28.8.43

  • Segno caratteristico della mia nascita al mondo fu la luce.
    Molte volte i fatti sono caratterizzati da fenomeni che voi chiamate e spiegate come fortuite coincidenze e invece sono i presagi, i richiami di Dio per attirare la vostra attenzione, sviata dietro a mille più o meno necessarie cose, su un fatto che segnerà un’epoca nella storia del mondo o nella vita di un individuo.
    Io era la “Luce” e la luce mi precedette, mi circondò, mi annunziò, mi condusse e a Me condusse i puri di cuore. ( … )
    La Luce era ormai sulla terra e dai Cieli aperti la luce scendeva a ondate di angeli, annullando col suo paradisiaco splendore la luminosità degli astri della notte serena. Non fu percepita dai dotti, dai ricchi, dai sazi di piaceri, ma fu diana agli umili lavoratori che compivano il loro dovere. ( … )
    Ai pastori fu manifestato Dio ed essi furono chiamati a testimonio del prodigio di Dio. Nella luce ormai sfolgorante, perché tutto il Cielo era sulla e nella grotta, l’Emmanuele fu visibile ai secondi redenti della Terra: ai lavoratori, poiché Dio è venuto a santificare il Lavoro dopo la Famiglia. Il lavoro, dato come maledizione all’uomo dopo la colpa di Adamo, diveniva benedizione dal momento che il Figlio di Dio volle diventare lavoratore fra gli uomini.
    La Luce era venuta nel mondo e non bastava la grotta meschina, non la limitata campagna di Betlemme a contenerla. La Luce si sparse a oriente e a occidente, ad aquilone e a meridione: Non ai gozzovigliatori parlò col suo apparire, non disse parole ai gaudenti col suo vibrare. Parlò a coloro che puri di cuore e anelanti alla Verità, umiliavano la mente coltissima ai piedi di Dio e si sentivano atomi davanti alla sua Santità.
    Ai potenti che della potenza si facevano strumento di spirituali conquiste si mostrò la Luce e li chiamò ad adorarla con uno sfavillio che riempì i quattro punti del firmamento. Ai potenti, perché Dio è venuto per santificare i Potenti dopo i Lavoratori e la Famiglia e con i potenti la Scienza. Ma non ai potenti malvagi e agli scienziati atei si manifesta Iddio e li copre di benedizioni, ma a coloro che del dono della potenza e della scienza fanno un mezzo di elevazione soprannaturale, non di sopraffazione o di negazione.
    Dio è Re anche dei re e Dio è Maestro anche dei maestri. La Luce trovò molti maestri sulla terra, ma solo ai maestri desiderosi di Dio la Luce divenne richiamo. E’ sempre così. La Grazia opera, là dove è desiderio di possederla e tanto più opera, sino a diventare Parola e Presenza, quanto più è vivo il desiderio d’esser posseduti. ( … )
    Ero venuto Luce nel mondo. Luce per il mondo, Luce al mondo, chiamavo il mondo alla Luce. Tutto il mondo. E lo chiamo. Lo chiamo da venti secoli, senza soste. Sulle vostre tenebre non cesso di far risplendere la mia Luce. Se sapeste innalzarvi oltre la barriera di caligine che avete sparso sul mondo, vedreste il Sole divino sempre sfolgorante e benigno sugli uomini, su tutti gli uomini. 28.11.43

  • Uno solo poteva levare prevaricazione, peccato e ingiustizia dalla Terra che era meritevole di un nuovo diluvio e che fu unicamente sommersa e mondata da un Sangue divino e innocente Io, Dio vero fatto carne per voi. Corruzione peccato, ingiustizia e guerra fra l’uomo e Dio avrebbero avuto termine quando, non di regale unzione ma, di unzione funebre, sarebbe stato unto il Santo dei santi, l’Innocente ucciso per amore degli uomini.
    Sospiro dei Patriarchi e di tutto il popolo di Dio, il Messia doveva sorgere per creare la Gerusalemme nuova che non muore in eterno. 29.11.43

  • Io sono Colui che ha vinto Satana.
    Molestia infinita mi ha arrecato da quando fui nel mondo, scatenandomi contro l’odio del potere cieco e avido che sempre sogna che altri gli levi i suoi beni di usura, aizzandomi contro la classe dirigente immeritevole e che dei miei meriti si sentiva rimproverata. Anche la mia parola era rimprovero ma quando ancora non parlavo, già ferivo perché la santità è rampogna agli indegni. Mi suscitò nemici e traditori e mi spinse al dubbio  discepoli e amici. Mi circuì nel deserto, mi schiacciò con i suoi terrori nel Getsemani e non contento, ancora mi deruba continuamente e cuori degli uomini.
    La battaglia fra Me e lui avrà fine quando l’Uomo sarà giudicato in tutti i suoi esemplari. La vittoria finale sarà mia ed eterna. Ora la Belva infernale, sempre vinta e sempre più feroce per essere vinta, mi odia di odio infinito e sconvolge la Terra per ferire il mio Cuore. Ma Io sono il Vincitore di Satana. Là dove egli insozza, Io passo col fuoco dell’amore a mondare e se con inesausta pazienza non avessi continuato la mia opera di Maestro e Redentore, ormai sareste tutti dei demoni. Per mondarvi dal più grande peccato, ho ubbidito al desiderio del Padre. Il più grande peccato era disubbidienza al comando di Dio. Da essa era venuta sete di potere, superbia e concupiscenza. Le tre Furie che vi tengono sempre in loro potere quando non le potete annichilire con una vita vissuta in Dio. Io ho riparato con la mia ubbidienza alla disubbidienza iniziale.
    Per mondarvi dagli altri peccati mi sono addossato le misere vesti d’iniquità che erano le vostre vesti e, per levare a esse l’iniquità di tutta la stirpe dell’uomo, le ho inzuppate del mio Sangue e in esso le ho deterse. 3.12.43

  • Io sono l’Oriente di Dio, quello che lo annuncia alle genti: generato da Lui, vengo sotto di Lui, né, come il sole, conosco tramonto. Sto fisso, eterno nella mia Divinità intorno alla quale i popoli roteano come astri che da Me traggono vita e luce. Non Io ma voi conoscete le oscurità delle tenebre, perché in voi, non in Me, tramonta la luce, perché voi dalla Luce vi scostate frapponendo fra Essa e voi le barriere e le lontananze di una volontà non consona a Dio o di colpe commesse contro la legge di Dio.
    Venuto ad annunciare il Padre, Signore eterno e a testimoniare la Santissima Esistenza, ho costruito il nuovo tempio al Signore.
    Non il tempio materiale di pietre e calcina che i secoli e gli uomini possono rovinare nei loro assalti di tempo o di guerre, bensì il Tempio la cui Pietra Io sono: la mia Chiesa che non morrà neppure col morire della Terra e come nuvola d’incenso e fragranza di fiore, salirà nel luogo di Dio, libera ormai come donna affrancata da tutti i servaggi per congiungersi al suo Fondatore in nozze eterne i cui testimoni saranno i suoi santi. Bensì il tempio non collettivo ma singolo – e per essere singolo non è meno santo ed eterno del tempio della Chiesa mia – del vostro spirito che Io ho riedificato dopo che Satana l’aveva minato con la colpa, rigenerandovi alla Grazia, inondandovi del mio Sangue, istruendovi della mia Parola.
    Questa è la mia gloria. Aver restituito a Dio i templi vivi delle vostre anime riconsacrate e di questa gloria il Padre santo me ne riveste dandomi potere di Giudice su tutte le creature che a prezzo di sacrificio senza misura ho fatto mie.
    Io sono il vostro secondo Creatore poiché ho ripreso i creati del Padre, fatti cadaveri dalla colpa e a essi ho infuso la vita, non con un soffio dell’alito di Dio come in Adamo, – creta modellata che solo l’alito di Dio infuso rese carne e anima – ma con il mio morire. Mi sono spogliato della vita per darvi la Vita. Mi sono spogliato della veste di Dio per cingere veste d’uomo e anche questa l’ho persa per voi dopo aver conosciuto tutto l’orrore della vita: dolore, fame, tradimenti, torture, fatiche, agonie, morte.
    Oh! Redenzione dell’uomo, riparazione e omaggio fatto al mio Santissimo Padre, quanto mi costi!
    Consacratore, costruttore e vittima, Io ho il diritto d’essere Sacerdote supremo. Né il Padre questo diritto me lo nega, ma anzi lo proclama per la sua Giustizia e Carità, poiché Io col Padre mio sono in intesa di pace infinita, poiché Egli mi è Padre ed Io gli sono Figlio ed Io sono l’Ubbidiente e l’Amoroso che l’Amore trasporta a ubbidire per dare gioia e gloria al Padre santo. 4.12.43

  • Maria parla di Gesù :    8.12.43   28.12.43

  • Voi lo conoscete il Dio vero perché Io ve l’ho rivelato da secoli e secoli e non contento di rivelarvelo, vi ho mandato il Dio stesso non per bugiarda apparizione o per fugace dimora, ma rivestito di umana Carne e vivente fra voi per tutta una vita.
    Io, a quella Perfezione della Perfezione di Dio – ricordate, o uomini, che Dio è Carità e il compendio e la perfezione della Carità si hanno nel Cristo che s’incarna per darvi Vita – Io, a quella Perfezione scesa ad operare fra voi, ho dato un nome.
    Nome santo da Me voluto poiché nel suo Nome è il Compendio della sua Perfezione e della sua missione sublime. Nome noto a Dio solo nel suo significato vero. Nome davanti al quale palpita di più vivo ardore la Divinità, splende di più beatifico splendore il Paradiso con tutte le sue teorie di angeli e di santi, trema l’abisso e le forze dell’Universo inchinano le loro potenze, perché riconoscono il nome del re per cui tutte le cose sono state fatte.
    Nel nome tre volte santo e potente di Gesù è lo splendore e la gloria di Dio, Uno e Trino, poiché Egli è il Santo dei santi in cui si trova, come nel Tempio di Dio, Dio vivo e vero, perfetto com’è in Cielo, eterno e operante come ruota che non conosce saldatura e che non cessa il suo moto nei secoli dei secoli antecedenti all’uomo e nei secoli dei secoli susseguenti all’uomo. Onde bene è detto nel Libro: “La casa al mio Nome non me la edificherai tu, uomo, ma il figlio che uscirà dalle tue viscere, sarà lui quello che edificherà una casa al mio Nome”.
    Il Figlio dell’uomo, nato da donna  di stirpe santa e a Me consacrata, per volere di Spirito Santo concepito senza peso di carnalità ma per sola infusione d’amore, il Nato da Maria che non aprì nel nascere il seno verginale, come nel concepirlo nessuno violò quel seno a Me consacrato, il figlio tuo per Madre, o Umanità e il figlio Mio per l’origine divina, sarà Quello che di Se Stesso farà la Casa sulla quale è incisa la Gloria del mio Nome.
    Siamo inscindibili nella nostra Trinità e nel Cristo vi sono il Padre, il Figlio e il Divino Spirito. Il Figlio è la Parola del Padre che ha preso forma per essere a voi Redenzione, ma il suo annichilimento non spezza l’unione delle Tre Persone poiché la Perfezione di Dio non conosce limitazioni e separazioni.(..)

  • Nel Nome del Giusto, del Santo, del Forte, del Dominatore, del Vincitore. Nel Nome di Colui davanti al quale non resiste il Padre e per il quale lo Spirito effonde i suoi fiumi di grazia santificante. Nel Nome Misericordioso che vi ama sino ad aver voluto conoscere la vita e la morte della terra e a farsi Cibo per nutrire la vostra debolezza e Sacramento per rimanere fra voi oltre il suo ritorno al Cielo e portare in voi Dio. Io ve lo giuro per la mia Santità: non vi è, non vi fu, non vi sarà nome più grande di Questo. In Esso, Io, Uno e Trino, sono, con la mia manifestazione suprema di potenza e amore. 29.12.43
  • Maria era più bassa di tutto il capo del Figlio suo, di modo che la testa della Vergine era all’altezza della spalla del Figlio suo, che è molto alto. Lei è molto più esile, mentre Lui ha spalle ampie e un corpo robusto senza essere grasso. Tinta del volto d’un bianco avorio, solo le labbra accentuate nel colore che spicca su quel colore senza colore della pelle e gli occhi azzurri: chiari nella Vergine, più scuri nel Figlio e più grandi. Occhi da dominatore, ma tanto dolci! Capelli più chiari nella Madre, più accesi nel Figlio ma sempre d’un biondo tendente al color rame e ugualmente fini, morbidi e mossi in onde che in Gesù finiscono in ricciolo, in Maria non so, perché il velo mi permette di vedere solo quelli della fronte fino alle orecchie. Non so se li ha sciolti, intrecciati o appuntati sulla nuca.
    Il volto è in tutti e due di un ovale allungato, sottile senza essere ossuto. Più delicato in Maria e più piccolo, perché proporzionato al suo corpo ma, fronte, naso, bocca, forma delle guance, taglio dell’occhio dalla palpebra liscia e piuttosto abbassata sull’occhio, è uguale, soltanto, quelli di Gesù, sono più grandi e il loro sguardo è da dominatore.
    Le mani, candidissime e minute in Maria, sono più virili nel Figlio e più scure di pelle, ma la forma è fortemente affusolata rispetto alla larghezza, in tutti e due. 29.12.43

  • Le ferite alle palme delle mani.
    Il pensiero dei carnefici era di appendermi per i carpi immediatamente sopra la giuntura del polso, per rendere più sicura la sospensione. Infatti, dopo avermi disteso sulla Croce, mi trapassarono la mano destra in questo punto ma dato che il costruttore del patibolo aveva segnato il buco di sinistra (usava segnare i posti dei chiodi per rendere più facile l’entrata del chiodo nello spesso legno e più sicura la sospensione di un corpo messo non orizzontalmente ma verticalmente e senza altro sostegno che tre lunghi chiodi) più lontano nel punto dove il mio carpo poteva arrivare, dopo avermi stirato il braccio sino a produrre lo strappamento dei tendini, si decisero a configgere il chiodo al centro del palmo, fra osso e osso del metacarpo.
    Nella Sindone ciò non si rileva perché la mano destra copre la sinistra.
    Fu la ferita alle membra, patita da vivo, più vasta perché, una volta alzata la croce, quando il peso del Corpo si spostò verso il basso e in avanti, il chiodo lacerò molto verso il pollice allargando il foro più che a destra dove il carpo resistette alla sospensione meglio del metacarpo. Fu anche la più tormentosa, sia per essere dalla parte del cuore, sia perché il chiodo nell’entrare spezzò i nervi e i tendini della mano, dando spasimo atroce che mi si propagò sino alla testa. 29.12.43

    713 pag. descrizione di Gesù e Maria

    VISIONE   
    Vidi Gesù, non il Gesù – Maestro che vedo di solito. Il Gesù – Re, bianco vestito, di una veste luminosa e candidissima come è quella di Maria. Una veste che pare fatta di luce. Bellissimo, Aitante. Imponente. Perfetto. Sfolgorante. Con la mano destra – era in piedi – teneva il suo scettro che è anche il suo vessillo. Una lunga asta, quasi un pastorale ma ancora più alto del mio altissimo Gesù, che non finisce con il ricciolo del pastorale ma in un’asta traversa che forma perciò, una croce, dalla quale pende, sostenuto dall’asta più corta, un gonfalone di luminosissima, candida seta e segnato da ambo i lati da una croce purpurea. Sul gonfalone è scritto a parole di luce, quasi fosse scritto con diamanti liquidi, la parola: “Gesù Cristo”.
    Vedo molto bene le piaghe delle mani, poiché la destra tiene l’asta in alto, verso il gonfalone e la sinistra accenna alla ferita del costato che però vedo solo come un punto luminosissimo da cui escono raggi che scendono verso terra. La ferita a destra, è proprio verso il polso e pare un rubino splendidissimo della larghezza di una moneta da 10 centesimi. Quella di sinistra è più centrale e vasta ma si allunga poi così verso il pollice. Splendono come carbonchi vivi. Non vedo altre ferite, anzi il Corpo del mio Signore è bellissimo e integro in ogni sua parte.
    Il Padre guarda il Figlio alla sua sinistra, il Figlio guarda sua Madre e me, ma le assicuro che se non guardasse con amore non potrei sostenere il fulgore del suo sguardo e del suo aspetto. E’ proprio il Re di tremenda maestà di cui è detto. 10.1.44

    Già una volta ho detto, spiegando l’Apocalisse di Giovanni, come Io sia il Primogenito di tutte le creature. Primogenito perché uscito primo dal pensiero del Padre avanti che qualunque altra cosa fosse nell’Universo celeste e in quello planetario. Primogenito perché nato primo dalla stirpe di Adamo così come, secondo il volere del Padre, sarebbero dovuti nascere i figli dell’uomo: con procreazione priva di senso e di dolore.
    All’erede, che è sempre il primogenito, è dato impero su tutte le cose del Padre, e il Padre per il diletto che è il primo venuto dal suo amore, compie ogni sforzo e sacrificio per aumentare i beni e la potenza del figlio suo primo destinato a portare il nome della stirpe.
    A Me, erede, primogenito del Padre Santo, il Padre ha dato, senza sacrificio e sforzo, un infinito reame che abbraccia Cielo e Terra, fatto di creature spirituali e di creature terrestri fatto di “vite” infinite e tutte create perfette dal Dio, Padre e Creatore, le quali sono “vite” di astri e pianeti rotanti per i campi dei cieli e cantanti col loro eterno, veloce, splendente vivere, la lode delle sfere a Dio; sono “vite” di animali minuscoli o grandiosi ……. Sono “vite” vegetali che vi danno ombra, diletto, cibo, fuoco, suppellettili. Sono “vite” minerali che vi danno sostanze necessarie. Sono “vite” miscroscopiche e non senza ragione d’essere e tutte sono state create perfette e date a Me dal Padre mio come sudditi al Re, per cui tutte le cose sono state fatte. Sono le “vite” perfette degli esseri angelici, le quali sono i miei spirituali sudditi adoranti un mio cenno, che per loro è comando reso atto d’amore che li sprona.
    Sono “vite” che hanno raggiunto la perfezione attraverso Me e la loro buona volontà e che risalite al Cielo dal quale provengono, costituiscono la mia eterna corte.
    Sono le “vite” create per generazione continua dal Padre mio: le anime destinate a vitalizzare le carni sulla terra concepite, le quali, attraverso a Me, otterranno guarigione dal morso ereditario di Satana e torneranno accette al Signore Dio onnipotente, future cittadine nel mio Regno.
    Per la mia gloria e la mia gioia, il Padre ha tutto creato e, come divina calamita, Io attiro a Me tutte le cose create che mi riconoscono per Colui per il quale esse hanno vita.
    Primo nella vita sono anche Colui che per primo risuscitò dalla morte, all’alba del terzo giorno, quando ancora corruzione di carne non era iniziata poiché non era confacente alla mia natura conoscere la putredine. La mia carne era divina per parte di Padre e senza macchia per parte di Madre esente perciò dalla condanna che fa dei vostri – troppo da voi amati – corpi, un ammasso di putredine verminosa prima di farne un mucchio d’ossa calcinate e, per lento disfacimento delle stesse, un mucchio di calce sfarinata: polvere. Nulla più che polvere.
    Espiatore supremo, ho dovuto conoscere la morte. Redentore e capo di una nuova religione – la mia – ho dovuto darvi un segno che essa era l’unica che fosse divina. Qual segno più grande della risurrezione, dopo tanti dolori di morte, per cui fu costatato da tutti il mio morire, e dopo tante ore di sosta nel chiuso ermetico di un sepolcro, sotto bende sature d’aromi la cui violenza di per sé poteva provocare la morte? Chi è colui che senza aiuto d’uomo, dopo tanto martirio, dopo tanta asfissia, sorge e si libera, come gigante che scuote le ghirlande di fiori con cui un bimbo l’ha avvinto, dalle fasce piene d’aromi e dalle pietre ribattute sul suo sepolcro, sorge scuotendo la terra nel trionfo sulla morte e sul male, bello, sano, forte, libero?
    Oltre questa prova subita per amore di voi, così tardi e ribelli alla Fede, non era giusto che conoscesse altra prova il Figlio di Dio e la risurrezione seguì la morte, così come il sorgere del sole segue il tramonto della stella del mattino. Io sono il primo rinato dalla morte che non mi poteva tenere in lungo abbraccio ma solo per quel tanto di tempo da presentarmi come ostia nell’ostensorio dell’umanità, perché vedesse la gran Vittima e non negasse il suo sacrificio, per adorarmi come suo Dio e suo Vincitore, poiché Io sono Colui che dopo averla creata l’ho vinta, l’ho resa non maledizione ma benedizione all’uomo che muore in Me. Avendo annullato l’ira del Padre col Sangue effuso dalla mia Croce, non è più separazione il morire ma, congiungimento col Padre vostro al quale Io, Primogenito, vi ho riconciliati unendo le vostre mani con le mie trafitte per voi.
    Io, Principe della Pace, ho portato pace alle cose e se voi pace non avete, non viene per mio difetto ma per nequizia vostra che preferisce il male al bene, il delitto alla santità, il sangue allo spirito. 16.1.44

    Avendovi amato infinitamente, Io volli essere il vostro Redentore, ma non lo fui unicamente per la Sapienza, non per la Potenza, neppure per la Carità. Queste sono tre caratteristiche, tre doti divine, che agirono tutte e tre nella Redenzione del genere umano, perché v’istruirono, vi scossero con i miracoli, vi redensero col Sacrificio. Ma Io ero L’Uomo, essendo l’Uomo, dovevo possedere quella virtù la cui perdita aveva perduto l’uomo e redimervi con quella.
    L’uomo si era perduto per aver disubbidito al desiderio di Dio. Io, l’Uomo, vi ho dovuto salvare ubbidendo al desiderio di Dio. ( … )
    Io, dunque, Figlio di Dio fatto Uomo, raggiunsi la perfezione con l’ubbidienza e potei essere Redentore per questa. Io, Figlio di Dio, Io raggiunsi la perfezione con l’ubbidienza, Io redensi con l’ubbidienza. 16.3.44

    Io sono la vostra rugiada e mi effondo per levarvi anche le più lievi appannature di umanità e di errore e imperlarvi della mia Grazia per farvi gioielli del trono del Padre. Vi ho dato il mio Amore e il mio Sangue. Vi ho dato la mia Parola e il mio Corpo, ma voglio darvi più che la Parola; voglio darvi il mio Pensiero. ( … )
    Io voglio darvi il mio Pensiero, farvi comprendere il Pensiero celato nella Parola. E’ come se vi prendessi e vi mettessi nella mia Mente e vi facessi conoscere i tesori chiusi in essa per farvi sempre più simili a Me e perciò più graditi al Padre mio e vostro. 19.3.44

    Descrizione dell’aspetto di Gesù:
    Capelli divisi alla metà del capo e ricadenti in lunghe ciocche sino alle spalle. Ondulati per un buon palmo, terminanti in un vero ricciolo, lucidi, sottili, ben ravviati, di un colore biondo acceso che specie nel ricciolo finale, ha decise tonalità di rame. Fronte molto alta, bellissima, liscia come una fascia, dalle tempie lievemente incavate, sulle quali le vene azzurrine, mettono lievi ombre d’indaco, trasparendo sotto la pelle bianchissima, di quel bianco speciale di certi individui di capelli rossi- biondi; un bianco di latte di una sfumatura tendente appena all’avorio ma con un ‘che’ lievemente azzurrino. Pelle delicatissima che pare di petalo di camelia candida, così fina che ne traspare la più lieve venuzza e così sensibile, che ogni emozione vi si disegna con pallori più intensi e rossori vivi.(…)   
    Naso lungo e diritto, con appena una lieve curva in alto, verso gli occhi, un bellissimo naso sottile e ben modellato. Occhi incassati, bellissimi, del colore di zaffiro molto scuro. Sopracciglia e ciglia folte ma non troppo, lunghe, belle, lucide, castano scure con una microscopica scintilla d’oro al vertice di ogni peluzzo. Bocca regolare, tendente al piccolo, ben modellata, somigliantissima a quella della Madre, dalle labbra giuste di grossezza, né troppo sottili da parere serpentine, né troppo pronunciate. Al centro sono tonde e accentuate in bella curva, ai lati quasi scompaiono facendo apparire, più piccola che non sia, la bocca bellissima di un rosso sano che si apre sulla dentatura regolare, forte, dai denti piuttosto lunghi e bianchissimi. Guance magre ma non scarne. Un ovale molto stretto e lungo ma bellissimo, dagli zigomi, né troppo salienti, né troppo sfuggenti. La barba, folta sul mento e bipartita in due punte crespute, circonda, ma non copre la bocca sino al labbro inferiore e sale sempre più corta verso le guance dove, all’altezza degli angoli della bocca, diventa corta, corta, limitandosi a mettere un’ombra come di spolveratura di rame sul pallore della guance. Essa è, dove è folta, di un colore rame scuro: un biondo-rosso scuro. E così sono i baffi, non molto folti e tenuti corti, di modo che coprono, appena il labbro superiore fra il naso e il labbro e si limitano agli angoli della bocca. Orecchie piccole, ben modellate e molto unite al capo. Non sporgono affatto. 7.4.44

  • Io, dall’ora di sesta all’ora di nona, non  vedevo più neppure la Madre mia …. Il dolore mi rendeva capace solo di sentire il dolore. Cielo, sole, folla, urla, gemiti e fischi del vento, tutto annullato nel dolore atroce della finale agonia, della Redenzione. Sapevo che mia Madre era ai piedi della Croce, ma più  che le tenebre sempre più fitte, me la nascondeva il dolore. Dolore di suppliziato e dolore di abbandonato da Dio e Io soltanto so quanto avrei voluto vederla per trovare un conforto in tale desolazione! 11.5.44

  • Il mio Sangue non cessa di effondersi sulla terra. Da venti secoli esso splende, testimonianza di amore, in faccia al creato e come rugiada, scende ovunque è una Croce che dice: “ Qui è terra di Cristo”. ( … )
    Il Sangue scende e il Sangue sale con ritmo incessante. Non vi è attimo del giorno in cui non ascenda il mio Sangue a Dio e in cui non discenda dal trono di Dio sulla terra. 18.5.44

  • Visione – Di fronte al Padre Iddio era Dio Figlio, nella sua veste di Corpo glorificato, su cui splendeva l’abito regale che ne copriva le Membra S.S., senza celarne la bellezza super indescrivibile. Maestà e Bontà si fondevano a questa sua Bellezza. I carbonchi delle sue cinque Piaghe saettavano cinque spade di luce su tutto il Paradiso e aumentavano lo splendore di questo e della sua Persona glorificata.
    Non aveva aureola o corona di sorta, ma tutto il suo Corpo emanava luce, quella luce speciale dei corpi spiritualizzati che in Lui e nella Madre è intensissima e si sprigiona dalla carne ma non è opaca come la nostra. Carne che è luce. Questa luce si condensa ancora di più intorno al suo Capo, non ad aureola ma da tutto il suo Capo.
    Il sorriso era luce e luce lo sguardo, luce trapanava dalla sua bellissima Fronte, senza ferite, ma pareva che, là dove le spine un tempo avevano tratto sangue e dato dolore, ora trasudasse più viva luminosità.
    Gesù era in piedi col suo stendardo regale in mano, come nella visione che ebbi in gennaio. 25.5.44

  • Il Cristo in Cielo non piange più ma soffre ancora perché, se è Dio, è anche l’Uomo ed ha un cuore. E di che soffre questo mio Cuore, perfetto nelle sue passioni? Di vedersi disamato e di vedere soffrire, di dover lasciare che soffrano coloro che lo amano e che esso ama. 11.6.44

  • Conoscetemi, o uomini, che di Me diffidate  perché non mi conoscete! Udite.
    Io ho voluto lasciare la Libertà e la Purezza che sono l’atmosfera del Cielo e scendere in questa vostra carcere, in quest’aria impura, per aiutarvi, perché vi amo. Più ancora ho fatto: mi sono privato della mia libertà di Dio e mi sono reso schiavo di una carne. Lo spirito di Dio chiuso in una carne, l’Infinità serrata in un pugno di muscoli e ossa, soggetta a sentire le voci di questa carne a cui è pena il freddo e il sole, la fame, la sete, la fatica. Tutto potevo ignorare. Ho voluto conoscere le torture dell’uomo decaduto dal suo trono di innocente per amarvi di più.
    Non mi è bastato ancora. Ho voluto – poiché per compatire bisogna patire ciò che patisce chi si compatisce –  ho voluto sentire l’assalto di tutti i sentimenti, per sentire le vostre lotte, per capire quale astuta tirannide vi pone nel sangue Satana, per comprendere come è facile rimanere ipnotizzati dal Serpente, se si abbassano solo un momento gli occhi sul suo sguardo fascinatore, dimenticando di vivere nella luce. Perché nella luce non vive il serpe; va nei recessi ombrosi che paiono riposanti e sono unicamente insidiosi. Per voi queste ombre hanno nome: donna, denaro, potere, egoismo, senso, ambizione. Vi eclissano la Luce che è Dio, in mezzo ad esse è il Serpente: Satana. Pare un monile; è la corda per il vostro strangolamento. Ho voluto conoscere ciò, perché vi amo.
    Non mi è bastato ancora. A Me sarebbe bastato, ma la giustizia del Padre poteva dire alla sua Carne: “Tu hai trionfato dell’insidia. L’uomo-carne come Te, ora, non sa trionfare e perciò sia punito, perché Io non posso perdonare a chi è sozzo”. Ho preso su di Me le vostre sozzure, quelle passate, quelle del momento, quelle future. Tutte. Più di Giobbe immerso in un letamaio putrido per fare velo alle sue piaghe Io fui, quando sommerso dal peccato di tutto un mondo, non osavo più neppure alzare gli occhi a cercare il Cielo e gemevo sentendo pesare su di Me il corruccio del Padre accumulato da secoli, cosciente delle colpe avvenire. Un diluvio di colpe sulla terra, dalla sua alba alla sua notte. Un diluvio di maledizioni sul Colpevole, sull’Ostia del Peccato.
    Oh, uomini, più innocente di un pargolo che la madre bacia al ritorno del suo battesimo, Io ero; e di Me inorridì l’Altissimo perché ero il Peccato, avendo preso su di Me tutto il peccato del mondo. Ho sudato di ribrezzo. Sangue ho sudato per il ribrezzo di questa lebbra su Me che ero l’Innocente. Il Sangue mi ha rotto le vene nello schifo di questo fetido stagno in cui ero sommerso, e a compiere questa tortura, a spremere dal cuore il mio sangue, si è unito l’amaro di essere maledetto, perché non ero in quell’ora il Verbo di Dio: ero l’Uomo, il Colpevole. 14.6.44

  • Gesù è il Compendio dell’amore dei Tre. Gesù è il Compendio di ciò che è la S.S. Trinità e Unità di Dio. E’ la Perfezione dei Tre compendiata in Uno solo. E’ l’infinita, multiforme Perfezione compendiata in Gesù. Un abisso di Perfezione davanti al quale si prostrano adorando le milizie celesti e le beate moltitudini del Paradiso. Un abisso d’Amore che potè essere e può essere, compreso e accettato solo da chi possiede l’amore. 20.1.46

  • Cuore di Gesù
    Quel Cuore è perché Io l’ho formato, Io l’Amore, sono il generatore dell’Umanità S.S. del Verbo e il suo Cuore è l’amor degli amori dello stesso Amore divino, è l’Anima più ardente del trino Fuoco. In esso Cuore è il Padre, il Verbo e lo Spirito, ma lo Spirito, essendo ciò che forma un Uno delle e con le due prime Persone e con esse compie la Triade S.S., è l’Ospite eletto del Cuore amorosissimo. Tutto Dio si compiace in quel Cuore e vi abita. Perché, se è detto che voi siete templi dello Spirito Santo e si suppone, dalla limitatezza umana, che il trono allo Spirito sia nell’organo generatore della vita e suscitatore degli affetti, quale trono, in quel tempio più sacro di qualunque tempio, o costrutto dall’uomo o dall’uomo generato, avrò mai più bello, più santo, più sacro, più mio, di questo?
    Il Cuore di Gesù Cristo! Formato dai fuochi della Carità e dai gigli della Purissima! Se gli uomini sapessero capire ciò che è il Cuore di Cristo! Ma appena i Serafini possono penetrare nell’incandescenza di questa perfezione d’amore che è il Cuore di Dio, Perfezione della Perfezione. Pensa, anima mia, Dio, l’Incorporeo, l’Eterno, che si orna dell’organo perfetto nella perfetta creazione dell’uomo e in esso vi rinchiude tutto il Paradiso perché sia testimonio dell’annichilimento sublime del Verbo e si perfezioni nella Carità. Se gli angeli potessero svelare i misteri del Cielo, vi direbbero che all’evangelizzazione della terra col Cristo docente, corrispose la grande lezione data a tutti i celesti cori di come si raggiunge l’amore perfetto: annichilendosi un Dio sino alla morte per amore di Dio e degli uomini.
    Santo, tre volte santo Cuore del Cristo, raggiante Sole in cui si affissano tutte le luci del Cielo, glorificazione della materia che ha meritato di condividere la gloria dell’anima perché nella Carità, nella Fortezza, Giustizia, Temperanza e nell’Ubbidienza, ha raggiunto la Perfezione. Perché, ricordatelo tutti, o figli carissimi della Sapienza, il Cristo era Carne e Anima come ogni uomo e, per un decreto imperscrutabile, benché senza macchia, dovette conoscere tentazione. Era l’Uomo. Era il novello Adamo.  Doveva mostrare come avrebbe dovuto agire il primo, per possedere la gloria senza aver conosciuto il tormento, e come era possibile avere gloria senza avere conosciuto tormento solo col fare eroicamente la volontà del Creatore. Il Cristo ha mostrato questo, e poi ha sofferto ed è morto per riparare a ciò che Adamo aveva commesso. Tutto – ubbidienza, resistenza alle tentazioni, buona volontà, generosità, perdono, sapienza, sacrificio – sono scaturiti dal Cuore che ora palpita in Cielo, e per voi, per tutti quelli che hanno compreso l’Amore.
    Dio è Carità, il Cuore di Gesù-Dio, è il trono della Carità-Dio. 1.6.46

  • Io, Gesù, non ho mai consentito al peccato, non ho mai sentito turbamento per il peccato. L’unico turbamento che poteva causarmi il fetore del male che si agitava intorno a Me, era lo schifo, il ribrezzo per la colpa; preferivo avvicinare un lebbroso morente di malattia, a un sano crostoso di vizio e fetente di lussuria, specie se era impenitente. ( … )
    Chi ero Io? Ero il Verbo Incarnato, dunque ero Dio ed ero Uomo. Ero veramente Dio ed ero veramente Uomo. Ero il Redentore il novello Adamo, “Il Primogenito di fra i morti”.
    Tre sono che rendono testimonianza in Cielo: Il Padre, il Verbo, e lo Spirito Santo e questi Tre sono Uno solo e sono tre che rendono testimonianza in Terra: lo spirito, l’acqua e il sangue e questi tre sono una cosa sola.
    Tre del Cielo che testimoniano della divina Natura di Gesù che è Cristo dalla nascita sino alla morte e oltre la Morte e Risurrezione, nei secoli dei secoli e senza interruzione alcuna.
    Il Padre che tre volte, durante la mia vita pubblica, m’indica come suo figliolo diletto e suo compiacimento e gloria. E se sul Tabor la voce dell’Eterno Padre fu udita da tre sole persone che per la loro condizione di discepoli, possono essere tacciati, dai negatori, come degli esaltati o menzogneri, al Giordano e specialmente a Gerusalemme, sovraffollata per l’imminenza della Pasqua d’Azzimi, molte persone, udirono la testimonianza del Padre mio.
    Tre volte, in tre tempi e in tre luoghi e circostanze diverse, il Padre mi rese testimonianza senza mai smentirsi.
    Se dunque, per tre volte, in tre tempi, luoghi e circostanze diverse, una Voce, sempre uguale di potenza, ben diversa dalla mia e da quella di ogni altro uomo, tuonò dai Cieli per dare la stessa testimonianza su Me, è segno che Io ero realmente Dio simile al Padre.  Dio Padre solamente di un Figliolo, Dio come Lui, può dire di gloriarsi avendolo generato e compiacersene, vedendolo perfetto come Egli, Padre, è per Natura divina e perfetto per volontà e grazia nell’assunta Natura umana.
    Il Verbo con la dottrina sapientissima e le sue opere, di tal natura e potenza, da sole testimoniano chi è Colui che l’insegna e che le compie: un Dio.
    Lo Spirito Santo, manifestandosi in forma di Colomba al Giordano e come Fuoco nel Cenacolo alla Pentecoste, per ultimare l’opera di Cristo, purificando e perfezionando gli Apostoli per il loro ministero, così come Io avevo promesso.
    Tre sono le cose che rendono testimonianza in Terra della mia vera Umanità: lo spirito che Io ho reso come tutti gli uomini dopo una penosa agonia; il Sangue mio sparso nella Passione e l’acqua che uscì dal mio costato esanime insieme alle ultime stille di sangue cadaverico raccolto nel cavo del Cuore spento. Ora, voi sapete, che soltanto un vero corpo dà sangue se è ferito e che soltanto un vero cadavere presenta separazione della parte acquosa del sangue (siero), dall’altra che si coagula in grumi o almeno che è già più spessa e scura di quanto non sia il sangue vivo, se è ancora poco il tempo intercorso dalla morte alla fuoruscita del sangue. Ma Io, e la mia Sindone lo testimonia, ho emesso sangue già grumoso, perché ero morto già da qualche tempo quando fui colpito al costato e gelavo e irrigidivo già, rapidamente, per le condizioni particolari che mi avevano dato rapida morte.
    Dunque, per testimonianza dell’apostolo Giovanni,testimone della mia morte, Io sono vero Uomo. 
    Dio sono e Uomo sono e come l’angelo è l’anello intermedio tra l’uomo e Dio, Io, che dovevo rinsaldare la catena interrotta, riunire voi a Dio, ho della mia perfetta Umanità, fatto congiunzione fra la Terra, gli uomini, e il Cielo, gli angeli, riportando l’Umanità ad una perfezione uguale, anzi maggiore, di quella che Adamo ed Eva avevano all’inizio dei giorni, quando l’uomo era innocente e felice per dono gratuito di Dio, senza sapere e subire la dura lotta contro il Male e i fomiti del peccato. Non si è dunque avvilita la Divinità nell’assumere il semi di Adamo ma, si è divinizzata l’umanità, riportata per libera volontà dell’Uomo, alla perfezione che fa simili al Padre mio il quale non conosce ingiustizia. 18.2.47

    Dal Libro di Azaria

  • Gesù Cristo non aveva mire umane ( … ); usando della sua Divinissima Natura e Potenza eterna, perfetta per redimere la Colpa, altrimenti non redimibile, ridusse se stesso a uomo, costringendo il Santo dei santi che Egli era, nella tenda mortale della Carne, per immolare se stesso in luogo dei capri e dei vitelli e, col suo Sangue sparso per la Redenzione degli uomini, poter entrare alla testa dei redenti nel Santuario eterno una volta per sempre.
    Senza il suo Sangue, senza la sua Immolazione compiuta per lo Spirito Santo, ossia per l’Amore, né sulla Terra, né nel Cielo, tu avresti potuto servire il Dio vivo. Az. 7.4.46
  • In verità, Gesù è lo Specchio della Perfezione Celeste, del Dio triniforme. Non una manchevolezza in Lui in trentatre anni di vita. ( …)
    Gesù, per essere nato da Maria, non era meno Dio di quanto lo fosse come Verbo in Cielo. La Carne non ha annullato la Divinità nel Cristo. Vero Dio e Vero Uomo, ebbe, non una ma due perfezioni in Sé, quella della Natura divina, celata, ma non sminuita dalla Carne e quella della natura umana, riportata, anzi, super perfezionata da quella che era quella di Adamo, perché al dono di una natura umana perfetta, dono di Dio gratuitamente dato ad Adamo, aveva unito la volontà propria di super perfezionare l’umana natura.
    Il Primogenito fra i morti, ha voluto redimere l’uomo decaduto, non solo col Sangue, ma col portare l’umanità, un dì perfetta e poi decaduta, ad una super perfezione, onde l’Inferno e i bestemmiatori del Vero, rimanessero vinti e confusi. Az. 14.4.46
  • Solo un Dio poteva spingere la Misericordia a farsi vittima per i peccatori e solo un Dio poteva da Se stesso risorgere per testimoniare che vero Dio è, come con la morte aveva testimoniato di essere vero Uomo, per dire che la Vita, Dio, è più forte della Morte-Satana.
    Az. 21.4.46
  • Lo Spirito ha testimoniato che Cristo è verità. Il Sangue ha testimoniato che Cristo è Uomo. L’acqua ha testimoniato che la Redenzione era compiuta totalmente, così come sul Giordano e sull’acqua Dio aveva testimoniato che la Manifestazione aveva inizio.
    Tre in Cielo a testimoniare della Divinità: il Padre che lo proclama suo Figlio, il Verbo che si manifesta, lo Spirito che lo incorona dei suoi fulgori.
    Tre sono sulla Terra a testimoniare della sua Umanità: lo spirito reso dopo tremenda agonia, il Sangue versato nella dolorosa Passione, l’acqua, unica superstite nello Svenato, gocciata in una super generosa totalità di redenzione dal costato senza più palpito. Redentore anche dopo la Morte!  Az. 28.4.46
  • Gesù era il Pane del Cielo, l’Intatto Pane che non conosceva manipolazione d’uomo. Intatto, santo, soave, era sceso dal Cielo sulla Terra in una notte d’inverno e si era separato in una misteriosa misura una prima volta dai Due che con lui formavano la triade Santa. Il dolore della separazione, della prima frattura, segnò l’entrata della Luce fra le Tenebre e per trentatrè anni con ritmo crescente, la vita del Cristo, fu un susseguirsi di umiliazioni, paragonabili metaforicamente, a quelle del pane ridotto in briciole e sparso in successive frazioni, annichilito, a essere mezzo per tutti i bisogni. Gli ultimi tre anni furono un ridursi a briciole per tutte le fami, per tutte le anime, per tutte le necessità.
    Chi più annichilito di lui, incompreso da amici ignoranti e duri di mente e da nemici astiosi? Chi più franto per dare, con sofferenza e con instancabile operare, salute a corpi ed anime, sapienza, perdono, esempio a tutti?
    Nell’ultima Cena non riassunse in un rito, tutto il significato di Se stesso, della sua missione e del suo olocausto?
    “Questo è il mio Corpo dato per voi”. Dato, voleva dire: “franto” perché l’amore del vostro bene, mi spinge a frangermi, a farmi frangere, Io, l’Intoccabile, dagli uomini. Az.5.5.46
  • Chi è il Cristo, il Cristo reale e mistico?
    E’ il Tempio vivente di Dio. In Lui riposa la Promessa e la Legge ed è deposta la Manna e splende la Divinità nella sua Trina Gloria. Questo è il Cristo reale. Il Cristo mistico è poi quel Corpo di cui Egli è il capo e i fedeli le membra e che ha nome: Chiesa.
    Da che è venuta misericordia agli uomini? Dal Tempio vivo di Dio, dal Verbo Incarnato che per gli uomini è morto sulla Croce e dal Tempio che è la Chiesa, attraverso la quale nelle sue gerarchie, scendono le acque del sette Sacramenti ad irrorare le anime e a nutrirle dei frutti di essi. Ecco che è giusto dire e giusto comprendere, che per il vero Tempio di Dio, Gesù vivente in eterno in Cielo e vivente nella sua Chiesa, che gli uomini hanno ricevuto la misericordia del Signore, ossia la Grazia e il Perdono. Az. 4.8.46
  • l’Agnello , che è stato immolato, è degno di ricevere la potenza, la divinità, la sapienza, la fortezza e l’onore. A Lui gloria e impero nei secoli dei secoli”.
    Chi è l’Agnello? E’ il Figlio di Dio e di Maria Immacolata. Dal Padre ha avuto in eterno vita, dalla Madre ha avuto, nel giusto tempo, l’umanità ed è divenuto Gesù Cristo. Ha forse cessato, essendo Gesù Cristo, di essere Dio? No, non ha cessato di esserlo ma ha assunto anche la natura umana, divenendo vero Uomo per poter essere il Salvatore, ossia Jeos(c)iuà. Gesù vuol dire Dio, ancora Dio e vuol dire salvezza con la finale os(c)iuà, ma la discendenza, anzi il procedere dal Padre Iddio, è confermata dalla radice del nome.
    Essendo Dio poteva Colui che è detto l’Agnello non essere degno di ricevere potenza, divinità, sapienza, fortezza e onore? Non solo poteva queste cose, ma le aveva per sua propria natura divina.
    Dal momento che il Verbo si fece Carne e divenne l’Agnello di Dio per la grande Pasqua redentrice, Egli, alla perfezione propria di Dio, unì la natura di Uomo e come tutti gli uomini ebbe una libera volontà, delle passioni, dei sentimenti, dei sensi.
    Il Padre S.S. non esercitò nessuna coercizione sul Figlio incarnato e lo trattò alla stregua di ogni altro uomo, perché la sua santità di Uomo fosse reale e perfetta e pari alla sua santità di Dio. (…) IL Padre volle la piena e perfetta Santità del Figlio fattosi Carne, perché la vittima fosse realmente l’Agnello senza macchia, ostia immacolata e immolata pro omnibus.     Il Figlio di Dio fu tentato non una, ma mille e mille volte nella sua Umanità, perché unicamente in essa poteva esserlo, e dalla sua stessa Umanità e dal mondo e dal demonio. Rimase Santo e Fedele di sua libera volontà alla Legge, alla Giustizia e perciò anche alla sua Missione, fedele anche al Sacrificio per compiere il quale aveva preso Carne.
    Ecco allora che per questo, Colui che essendo Dio si fece Uomo, si fece Vittima, si fece Agnello, è degno di ricevere, anche come Uomo, ciò che possedeva come Dio, la gloria e l’impero nei secoli dei secoli.
    Se non si fosse sacrificato – ecco la chiave – non avrebbe avuto e per il suo amore al sacrificio, che è la forma più alta dell’amore, che all’Agnello viene dato lo scettro di Re dei Re e Signore dei Signori.
    Chi vuole avere la gloria vera ami il sacrificio, imitando l’Agnello e con l’Agnello dividerà la gloria beatifica. Az. 27.10.46
  • Gesù ubbidì nell’assumere il Nome che il Padre voleva portato da Lui.
    Alla potenza e giustizia di questo Nome, puoi unire anche la cognizione di quale virtù cela: la santa ubbidienza, presa a sua fedele compagna nella grandi e piccole cose e anche nel prendere il Nome da portare in eterno come Dio-Uomo. Quel Nome davanti al quale si deve piegare ogni ginocchio in Terra, in Cielo e nell’Inferno e d ogni lingua deve confessare che il divino Signore Gesù Cristo, è nella gloria del Padre. Quel Nome che è ammirabile più di ogni altro portato da creatura. Quel Nome che opera miracoli e libera dai demoni col solo nominarlo, perché è il Potente Nome dell’Onnipotente.
    Dire “Gesù” è già dire preghiera e supplica che il Padre dei Cieli non respinge mai. Dire “Gesù” è vincere le forze avverse, quali che siano. Satana e i suoi neri ministri non possono tenere la preda se essa, o chi per essa, grida “Gesù”.
    Il Nome dell’Ubbidiente sino alla morte e morte di Croce, è il nome vittorioso su tutto e sempre.
    Az. 5.1.47
  • Il vero Cristo è quello che appare vivo nel Vangelo, un gigante di mortificazione, di bontà, di altruismo, di modestia, di eroismo, di disinteresse, un eroe dell’amore e del dolore, che ha fatto prima ancora di dire: “Fate” e che ha nettamente detto: “Fate ciò che Io faccio …. Siate perfetti … Non abbiate avidità …. Non temete per la vostra vita ….
    Questo è il Cristo, il Cristo povero, il Cristo mite, il Cristo umile, il Cristo paziente, il Cristo instancabile il Cristo volonteroso, il Cristo ubbidiente, il Cristo martire, il Cristo che ama.
    Dio per Natura, Santo per volontà, uomo per Nascita, questo è il Cristo, l’essere perfetto in cui è una trinità di perfezioni riunite. La Perfezione di Dio, la Perfezione dell’Uomo, la Perfezione dell’anima dell’Uomo-Dio. Nel Cristo il Verbo, ossia Dio come il Padre, nel Cristo l’Uomo, nell’Uomo l’anima piena di Grazia, ossia di Se stesso ancora. Se si potesse dire che Dio, sempre perfetto, ha potuto una volta superare Se stesso, lo si dovrebbe dire contemplando la trina perfezione della Divinità, dell’Umanità, della Grazia, riunite nel Cristo, in cui è la super perfezione di tutto ciò che è.
    Un Dio che genera da Sé il suo unico Figlio e che di questo Figlio fa un giorno un Uomo, senza costringere il Divino a servirsi di un volere carnale per dare una carne all’Infinito. Un Uomo che per amore si forma come il diamante dall’igneo calore del profondo. L’amore della Divinità e l’amore della creatura Immacolata che si uniscono e, nella fornace caritativa, generano l’Amore degli amori, il Redentore di tutta l’Umanità.
    E mentre l’Immacolata cresce nell’inviolato seno il Primogenito, L’Onnipotente crea per Esso, al giusto momento, l’anima perfetta e senza macchia che può scendere a fondersi, al giusto momento, nella Carne, concepita per volere di Spirito Eterno e ubbidienza di creatura. E l’Uomo-Dio è nel Tabernacolo vivo degno di ospitarlo sino al suo dì natale. Az.12.1.47

    Dall’epistola ai Romani

  • La Perfezione è Gesù. La Perfezione è il Cristo, l’Uomo – Dio. La Perfezione è il Figlio di Dio e dell’Uomo, Colui che per la Divinità non ebbe che il Padre, Colui che per la l’Umanità non ebbe che la Madre. Colui che in veste di carne rinchiuse due Nature. Unite queste due nature, che l’infinita distanza che è fra la perfezione anche dell’uomo più santo, tiene sempre separate.
    Solo in Gesù è la natura divina e quella umana unite e non confuse e pur facenti un solo Cristo. In Lui, Figlio dell’uomo, è rappresentato tutto il creato sensibile così come in ogni uomo; è rappresentato il creato soprasensibile: la natura spirituale; è infine rappresentato l’Increato, l’Eterno: Dio, Colui che, senza mai essere stato generato, è, Colui che, senz’altra operazione che il suo amore, genera.
    Il Cristo: Colui che divinizza la materia, la glorifica, restituisce all’Adamo la sua dignità; il Cristo, anello che ricongiunge ciò che si era spezzato, l’Agnello che rinverginizza l’uomo nell’innocenza che è Grazia. Per la sua natura divina può tutto; per la sua carità umano-divina, può tutto; per la sua volontà, può tutto, perché dà tutto.
    Chi sa contemplare il Cristo possiede la Sapienza perché Egli è la Perfezione, non solo divina ma anche umana. Chi lo contempla con sapienza vede l’ammirabile persona del Figlio dell’Uomo nel quale è la pienezza della santità.
    La Sapienza che viene da questa contemplazione e l’imitazione che naturalmente sorge in chi lo sa veramente contemplare, fanno l’anima così illuminata che essa, rapita d’amore e conoscenza, esclama: “Ecco il Dio vivo, l’Emmanuele. Ecco il mistero vivo dell’infinita Carità di Dio! ” ed è la comprensione di ciò che è il Cristo: compendio dell’Amore Triplice, testimonianza dell’amore di Dio verso l’uomo. Rm. 12.2.48 –  91
  • Quando Gesù risorse testimoniò tre cose:
    1  –  che era Dio e che perciò da Sé solo poteva risorgere;
    2 – che era veramente morto crocifisso. Per questo conservò nel Corpo glorioso le stimmate della Passione. Da quel Corpo erano spariti tutti i segni della Passione, l’invecchiamento, le sozzure, i balsami pesanti dell’imbalsamazione. Ma a mostrare il Cristo reale, umano e non una figurazione incorporea di Lui, che era stato affisso in croce, rimasero nella vera Carne i veri buchi dei chiodi e il taglio della lancia.
    3 —  che aveva vinto per sempre la morte ed era risorto, da Dio, in Corpo ed Anima, per i  secoli dei secoli.
    Cristo dopo la Risurrezione raggiunse la completezza della perfezione del suo mistero. Prima della Passione era già perfezione: perfezione dell’Uomo, Perfezione dell’Uomo-Dio, Perfezione di Dio, ma nella Passione la perfezione antecedente di Uomo-Dio si perfezionò in quella di Dio-Redentore e dopo la Risurrezione si completa in quella, misteriosa sino alla fine dei secoli, contenuta e spiegata “nel nome noto a Lui solo” di cui parla Giovanni nel suo Apocalisse. Rm. 26.2.48

    Dai Quadernetti

  • Non Due Nature ma, Una sola. Non una sola Persona ma, Due. Uguali per natura. Diverse per rapporti personali di generazione. Un solo Essere, pur essendo due Persone distinte.
    Perciò Dio il Padre, come Dio il Figlio e formanti un solo Dio. Eterno il Padre come eterno il Figlio. Onnipotente, infinito, perfettissimo il Generato come il Generante.
    Un solo volere, sapere, potere dei Due, pur essendo reciprocamente indipendenti nell’azione; volendo, sapendo, potendo il Verbo come vuole, sa e può il Pensiero che lo ha generato contemplandosi nelle sue perfettissime Perfezioni e comprendendosi, poiché solo Dio può comprendere Dio, ed esultare nel vedersi.
    E in questa esaltazione generare la Luce, la Vita, perché fossero e creassero, moltiplicando, la gioia amorosa di Dio che sfavilla nel poter effondere il suo amore su infinite creature, dando a tutte provvidenze, dando alla creatura fatta a sua immagine e somiglianza, Se stesso e il suo Regno, per poter circondarsi di un popolo di figli, illuminati, durante il tempo, dalla Luce, perché possano conoscere, servire, amare il Signore, letificati dal godimento eterno della visione beatifica di Dio oltre il tempo.
    Né il Verbo Generato è soggetto per inferiorità di relazioni al Pensiero Generante, ma è soltanto spontaneamente ubbidiente per amore santissimo di Figlio Divino al Padre suo che l’ha divinamente generato.
    Perché è l’Amore quello che fa delle Persone distinte “Una sol cosa”. L’Unità della Trinità è per lo Spirito Santo di Dio, ossia per la Carità che è lo Spirito del Signore. Spirito SS. di Dio SS.        Quad.tti pag. 110 e seguenti
  • E per questo reciproco esultare e compiacersi l’Uno dell’Altro, l’Uno nell’Altro, essendo dal principio senza principio Dio con Dio, Dio in Dio, ecco procedere l’Amore, Colui che darà, al tempo giusto, una Carne al verbo Eterno, facendo del Figlio di Dio il Cristo, sempre Una sol cosa col Padre, ma non più una sola Natura in Due Persone,  come era al principio, sebbene due nature nella sola persona dell’Uomo-Dio, vero Dio nella sostanza del Padre dal quale mai si disunì, e vero Uomo per la sostanza presa dalla Madre.
    Tutte le cose sono state fatte per mezzo del Verbo, volendo il Padre che tutte le cose che per mezzo del Verbo hanno avuto vita, tutte gli fossero sottoposte e i cieli cantassero le sue lodi, i firmamenti lo incoronassero di astri, la terra fosse sgabello ed incensiere posto ai suoi piedi, le acque facessero un lavoro di zaffiri pari a quello visto da Mosè ed Ezechiele sotto il trono di Dio e le creature dotate di anima spirituale e ragionevole lo benedicessero con riconoscenza, per la duplice vita avuta per mezzo di Lui. Quad.tti. pag.112  – 
  • Nel pensiero, nelle ricerche, nelle creazioni, dovunque più o meno riconosciuto col suo giusto nome, è vivo l’anelito di un ritorno a Gesù Cristo per risolvere problemi sociali e individuali, scientifici e morali: ritornare a Colui che è Vita, Verità, Via, che è Luce e Pace, che è fonte della grazia, una sete di bere alla Fonte di vita che è il Vangelo di Cristo, di rinnovarsi in Lui, di ricristianizzarsi, di salvarsi. Lui solo è salvezza.
    Lui: la Luce, la Stella del mattino sulla tenebra dei secoli. Lui l’Oriente, il Sole il vero Sole. Così come il sole accentra intorno al suo incandescente corpo tutti gli astri e pianeti ed è il re del firmamento e il regolatore cosmico della vita e del moto degli astri, altrettanto Gesù Cristo è il centro intorno al quale tutta la storia umana, avanti il suo avvento, sino alla fine dei secoli, gravita, trae vita: vita di speranza prima, vita di fede poi, vita di carità sempre.
    Gesù Cristo è il Dio – Uomo. Chiaramente profetato tale dall’inizio dei tempi come Gesù e come Cristo, secondo l’etimologia dei due nomi. La prima rivelazione di Lui risale al giorno della Colpa e della condanna ed esce e si espande per il Creato, in cui solo l’uomo e la donna non erano più vergini di malizia, nel Creato che da loro e per loro avrebbe conosciuto dolore e ferocia, tradimento e ribellione, contatto con l’ormai insediato Satana come corruttore e tormento del mondo, (esce) dalla stessa Voce di Dio. La rivelazione continua attraverso patriarchi e profeti nel corso dei secoli e persino, per quanto come eco velata o bagliore coperto di nebbie di paganesimo, attraverso la voce dei filosofi, poeti, spiriti eletti dei popoli pagani. Ora, di qual grande o di quale scoperta del genio, ma che siano puramente  umane, si ha una testimonianza ante – venuta, così antica, così sicura, così immutabile come del Cristo? ( … ) Quad.tti pag. 233
    La venuta del Verbo di Dio, fattosi Carne nel seno di una Vergine – la Donna che col suo calcagno schiaccerà il lubrico capo del Serpente – del Cristo Salvatore: Gesù Cristo, dell’Uomo dei Dolori, del Principe di Pace, del Re dei re, del Vincitore di Satana, del Peccato e della Morte, non si è mai perduta, né per vicissitudini, né per sventure, né per glorie, né per sorgere di grandi re, imperatori, imperi. Anzi, si è fatta più nitida, chiara anche nei particolari, così come un quadro che la luce sempre più investe, un poema che una voce dice sempre più da vicino. Questo perché la verità di Gesù Figlio di Dio è verità divina e questa chiarezza immutabile, che solo evolve in perfezione di particolari confermati dai fatti, è il primo dei molti miracoli che gridano con l’evidenza imponente dei fatti, la natura divina di Gesù Cristo. ( … ) Quad.tti pag. 234
    E’ verità e giustizia chiamare e credere Gesù l’Uomo-Dio, l’Emmanuele: Dio con noi. Come Verbo senza bisogno di unzione regale, perché perfezione e regalità infinita. Come Uomo Dio unto da Dio stesso coi fuochi dell’amore ad essere Re dei re e Signore dei Signori, non solo del Regno celeste ma anche del mondo e sul mondo, sino alla fine dei secoli, ad essere Fondatore del Regno di Dio, del suo Regno, fra le nazioni, nei tempi e nel cuore degli uomini.  
    Gesù Cristo è Dio. Egli lo afferma rispondendo personalmente alle insinuazioni degli eretici del suo tempo, i farisei che, non potendo negare totalmente il valore del Cristo, dicono o insinuano che egli sia Mosè, Elia, Geremia o altro dei grandi profeti novellamente incarnato, o lo spirito di Giovanni trasfuso dopo la morte dello stesso nel corpo di un giusto d’Israele. Lo dicono gli apostoli, lo dicono gli stessi demoni prima d’essere scacciati dai posseduti. Lo dicono gli angeli con sicura parola (Gabriele all’Annuciazione) e a Zaccaria con avviso adombrato da prudenza celeste. Lo dicono col servirlo dopo la tentazione nel deserto, col confortarlo nel Getsemani, con le parole alle donne dopo la risurrezione. Lo dice,  infine, voce che nessuno può mettere in dubbio, il Padre al Giordano, sul Tabor, al Tempio. Lo dice la sua dottrina perfettissima, i suoi miracoli, la sua signoria su tutte le cose, persino sulla morte. Quad.tti pag. 235-236
    La filiazione di Gesù dal Padre è assolutamente perfetta. Figlio eterno di un eterno Padre come Dio: “In principio era il Verbo e il Verbo era presso Dio e il Verbo era Dio”.
    Figlio nel tempo per la sua missione redentrice e per rendervi la relativa filiazione, per la Grazia che vi riapre il Cielo, col Padre vostro.
    Figlio nel tempo: “Il Verbo si è fatto Carne e abitò fra noi e ne abbiamo contemplata la gloria d’Unigenito del Padre”. Quad.tti 237

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1 commento su “Gesù Cristo”
  1. parole di Gesù a Maria Valtorta:


    Sì. Dietro il paravento delle razze, delle egemonie, dei diritti, dietro il movente delle necessità politiche, si celano, in realtà, Cielo e Inferno che combattono fra loro.

    E basterebbe che metà dei credenti nel Dio vero – ma che dico? meno di questo, meno di un quarto dei credenti – fosse realmente credente nel mio Nome perché le armi di Satana venissero domate.

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