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Ven. Lug 4th, 2025

Il problema di Dio, Battista Mondin – Analisi

 

FILOSOFIA DELLA RELIGIONE E TEOLOGIA FILOSOFICA

 

Introduzione generale

 

Religione e Metafisica sono due attività primarie dell’ homo sapiens.

C’è un homo sapiens che si serve del mito e dei simboli per parlare della realtà, e ce n’è uno che si serve del logos, cioè del concetto.

Le fasi della riflessione umana su Dio si possono ridurre a tre:

  • la fase pre-filosofica o pre-logica, caratterizzata dall’uso del mito con il sovrapporsi degli stessi miti religiosi alle intuizioni metafisiche.
  • La fase filosofica pre-critica. Nella fase filosofica, contraddistinta dall’uso della speculazione, dell’argomentazione e del ragionamento nello studio dell’esistenza e della natura di Dio e del valore della religione. Nella fase pre-critica la teologia filosofica è consapevole della trascendenza divina e cerca di salvaguardarla affinando il proprio apparato concettuale.
  • Infine, nella fase critica, l’attenzione dei dei filosofi si concentra sul valore dei procedimenti conoscitivi, sul valore della conoscenza umana e dei principi di cui si serve quando si tratta di Dio e della 

 

IL PENSIERO MITOLOGICO

 

Co mito l’uomo ha cercato di esprimere mediante immagini e simboli il mondo divino. La divinità è rappresentata in forma umana e animalesca. Il mito si occupa delle attività della divinità, dei suoi rapporti con l’uomo e con il mondo.

 

IL PENSIERO TEOLOGICO PRECRITICO

I pensatori greci (Platone, Aristotele), cercarono di uscire dal pensiero mitologico, dando alla riflessione una impostazione genuinamente filosofica. Il loro orizzonte del divino è molto esteso e non si cristallizza in un’unica divinità. All’esistenza di Dio Aristotele adduce due argomenti: l’ordine dell’universo e il divenire delle cose. L’ordine esige un ordinatore supremo, mentre il divenire richiede un motore immobile.

Nel cristianesimo, troviamo due grandi teologi di Alessandria: Clemente e Origene. Successivamente S. Agostino riprende in modo più organico e originale, il problema dell’esistenza e della natura di Dio.

Egli cerca di dimostrare l’esistenza di Dio, basandosi sulla presenza della verità nella mente umana e con la dottrina della docta ignorantia, con la quale ridimensiona le pretese della mente umana di conoscere e rappresentare Dio.

Lo Pseudo Dionigi, un contemporaneo di S. Agostino, nei Nomi divini, tematizza in modo esemplare il linguaggio teologico e introduce la distinzione tra linguaggio positivo, negativo e trascendentale (o eminenziale).

Nel periodo medioevale i contributi più importanti allo sviluppo della teologia filosofica spettano  ad Anselmo d’Aosta, a Tommaso d’Aquino e a Duns Scoto.

  1. Anselmo propone, nel suo Proslogium, di partire direttamente da Dio, dalla definizione della sua essenza e fa vedere che essa include l’esistenza. Dio è da lui definito come “ciò di cui non si può pensare nulla di più grande”.
  2. Tommaso formula invece le Cinque Vie, come metodo di prova, basato sulla sola ragione, per provare l’esistenza di Dio. Esse sono: il divenire, la causalità secondaria, la caducità, i gradi di perfezione e l’ordine del cosmo.

Duns Scoto mette in dubbio l’argomento aristotelico e tomistico del divenire. L’unica prova vera per lui,è quella basata sulla causalità. Per Scoto, il nome che più si addice a Dio,è quello di ente infinito in atto.

 

IL PENSIERO TEOLOGICO CRITICO

Cartesio opera una sorta di rivoluzione, sottoponendo tutto il pensiero filosofico, quindi anche quello relativo a Dio, al vaglio della critica.

Dalla impostazione critica dell’indagine filosofica emergono i seguenti modelli:

  • Il modello razionalistico: di Dio la ragione ha una conoscenza diretta, immediata, intuitiva. Questo mondo è il migliore dei mondi possibili. Questo modello è tracciato da Cartesio, Malebranche, Spinoza, Leibniz e Wolf.
  • Il modello agnostico: poiché la ragione è chiusa dentro il mondo dei fenomeni, è impossibile elaborare una teologia filosofica che abbia valore teoretico. Questa è la posizione di Kant ed Hume.
  • Il modello idealistico: Dio è la coscienza universale, l’Io puro; Egli è immanente in ogni cosa: tutto è pensiero di Dio. La teologia filosofica coincide qui con il pensiero Hegel.
  • Il modello ateo: Dio è un’invenzione, una creatura della mente umana. L’ateismo è una teologia filosofica alla rovescia. Rappresentanti di questo pensiero sono: Feuerbach, Comte, Marx, Nietzsche, Freud, Sartre, Bloch.

 

DISSOLUZIONE O RINNOVAMENTO DELLA TEOLOGIA FILOSOFICA

La dea ragione si è scoperta nella sua misera nudità, nella sua estrema fragilità e desolante impotenza. Conserva però la stessa tracotanza, rivendicando l’uomo il diritto a essere irreligioso, agnostico e ateo. Anche alcuni credenti, che come Karl Barth, contestano il  neo-protestantesimo liberale ed anche il cattolicesimo romano: il primo che si concentra sull’uomo pio anziché su Dio e la Rivelazione; il secondo che pone l’omo e Dio sullo stesso piano: ragione e fede, natura e grazia, filosofia  e teologia.

Hans Kung invece, dice che la fede in Dio non può essere soltanto affermata, occorre anche verificarla.

 

 

IL METODO DELLA FILOSOFIA DELLA RELIGIONE E DELLA TEOLOGIA FILOSOFICA

Ciò che hanno in comune la filosofia della religione e la teologia filosofica, è l’analisi fenomenologica e l’indagine ermeneutica; mentre la riflessione metafisica appartiene esclusivamente alla teologia filosofica.

I metodi che l’uomo ha approntato per lo studio della realtà sono:

  • il metodo filosofico, che consiste nella risoluzione degli effetti nelle cause o principi: è essenzialmente il metodo della metafisica.irici e con la ricerca di leggi.
  • Il metodo fenomenologico è una lettura attenta e obiettiva dei fenomeni, così come essi si offrono alla coscienza.
  • Il metodo ermeneutico, cerca di comprendere i documenti del passat
  • Il metodo scientifico, che si basa sulla osservazione accurata dei dati empo nel loro significato più vero e più profondo, situandoli nei rispettivi orizzonti culturali.

Il metodo della teologia filosofica non può essere quello delle scienze sperimentali, perché è un metodo rigorosamente positivo: concetto di esperienza legato inizialmente alla figura di Francesco Bacone. Il metodo di esperienza più vicino alle scienze umane, alla teologia e alla filosofia è quello della mistica, come spiega Maritain, ritenendola esterna ai nostri sensi, come qualcosa di infuso.

 

PARTE PRIMA

Filosofia della religione

Importanza e definizione della religione

 

Per Hegel il fenomeno religioso è squisitamente umano, come asserirono anche Feuerbach e Cicerone. Aristotele  dichiara: “Tutti gli uomini hanno la convinzione che esistono gli déi.” Così come dello stesso tono era Clemento Alessandrino. Si aggiunge poi Bergson nel dire che in tutte le popolazioni, ciò che mai mancò è stata la religione. E così altri autori.

Tra le varie definizioni di “religione”, una prende spunto dal termine “religio”, che può significare re-legere (leggere di nuovo) o re-ligare (collegare nuovamente). La prima definizione si basa su una affermazione di Cicerone: “si chiama religious chi “tratta con diligenza e premura ciò che apartiene al culto degli dei, e si dice religioso perchè appunto ri-legge (ex relegendo) come si dice elegante chi elegge (ex eligendo)”.

Gli autori cristiani invece (Lattanzio, Agostino, Tommaso d’Aquino) preferiscono, generalmente, ricavare la definizione di religione da re-ligare. Religatio comporta un legame reiterato, e si viene quindi legati a qualcuno a cui si era uniti precedentemente e poi separati. Si intende quindi un ricollegarsi a Dio, al quale la creatura era unita rima di esistere. La religione è un culto interiore. Luckmann definisce la religione un universo di significato che regola l’esistenza umana sociale e individuale. L’essenza della religione, da uno studio comparato delle religioni, rivela un nucleo comune, composto di un senso di malessere (attorno a qualcosa che non va) e la sua risoluzione (unendosi alle forze superiori). Secondo I. Mancini il proprium della religione è dato dall’esperienza “dell’essere afferrato dal Totalmente altro”.

 La religione è la risposta che l’uomo dà a Dio.

 

RELIGIONE E FILOSOFIA

 

Filosofia e religione (metafisica) hanno molte cose in comune. Anche la filosofi si interessa del sacro, del trascendente, dell’assoluto. Ciò che però le distingue è come l’oggetto, Dio, sia visto n modo differente. In filosofia Dio è visto come causa e principio  delle cose. In religione Dio è visto come fonte di speranza e come causa di salvezza.

 

RELIGIONE E RIVELAZIONE

 

La religione suppone sempre una rivelazione (ierofania): è infatti l’accettazione dell’automanifestazione di Dio all’uomo. Attraverso la natura abbiamo la manifestazione indiretta, cui si dà il nome di religione naturale. La manifestazione diretta, personale, fatta attraverso eventi storici, si chiama invece religione rivelata.

 

Gli elementi costitutivi della religione

 

Gli elementi costitutivi della religione sono tre: il mito, il rito e la legge.

La parola “mito” proviene dal greco mythos, che in Omero significa “parola”,”discorso”, mentre in Platone viene contrapposto a logos e ha il significato di “racconto intorno a déi, esseri divini, eroi e discese nell’al di là”. Dice N. Turchi: “il mito… è una rappresentazione fantastica della realtà, spontaneamente delineata dal meccanismo mentale.”

Il “rito” è un’azione sacra, collegata essenzialmente e sostanzialmente con il mito e, quindi, con la realtà divina e con l’evento sacro da esso rappresentati, dii cui il rito diviene una riedizione simbolica.

Le leggi sono le norme be precise su come si devono compiere i riti.

 

Il fondamento della religione

 

Su cosa si fonda la religione? Scaturisce da qualche bisogno recondito dello spirito umano, dalla sublimazione di qualche istinto (Freud); dalla ipostatizzazione degli ideali (Feuerbach); dal risentimento contro i potenti (Nietzsche); dall’astuzia dei preti (Marx); dal terrore della natura (Hume); dalla istanza utopica (Bloch)? O trae invece origine da Dio stesso, il quale rivelandosi all’uomo ne reclama la sudditanza e il servizio? Il fondamento, quindi, si trova nell’uomo o in Dio? La religiosità è una qualità connaturale, innata. Perché l’uomo possa dare una risposta religiosa alla realtà, è necessario che in essa vi sia una dimensione religiosa. In conclusione, perché vi sia religione, occorre che esista Dio.

 

IL RIFIUTO DELLA RELIGIONE

 

Gli atteggiamenti negativi verso la religione sono:

l’ignoranza, l’indifferenza religiosa, l’agnosticismo, la secolarizzazione, l’ateismo.

L’ignoranza toglie alla persona una delle risorse pi non s decide per ù importanti per la sua crescita spirituale e morale.

L’indifferenza religiosa è di chi non si decide per alcuna forma religiosa. Nella sostanza l’indifferenza religiosa coincide con l’agnosticismo ed anche con l’ateismo pratico.

L’agnosticismo qualifica una posizione di impotenza della ragione nei confronti di determinate realtà, in particolare di Dio e dell’anima.

La secolarizzazione è una riduzione della sfera di influenza della religione, a favore di altre attività umane. Essa è essenzialmente l’estromissione del sacro dal profano, esaltando con questo i profano.

L’ateismo significa “negazione di Dio”. Esso si divide in: ateismo speculativo (che esclude la realtà di Dio); ateismo pratico (coloro che dicono di credere ma vivono come se non credessero); ateismo militante (che conduce una battaglia intellettuale contro Dio.

La genesi dell’ateismo è da individuare: nell’immanentismo e alla negazione della metafisica (Fabro); al razionalismo (Del Noce); alla secolarizzazione(Gogarten); alla modernizzazione (Morra); alla scienza (Küng); al benessere (Sigmund); al progresso tecnologico (Rahner).

 

 

PARTE SECONDA

TEOLOGIA FILOSOFICA

Di Dio ha bisogno il credente, così si accerta di tutto mediante la ragione, la quale ha il compito di vigilare sulla verità di quanto esperimenta e conosce l’uomo.

Rassegna storica delle prove dell’esistenza di Dio.

Platone: egli mostra con grande impegno l’esistenza degli dei. Nel decimo libro delle Leggi presenta in forma ben articolata la prova dell’esistenza di Dio basata sul movimento, in sostanza la prova del Motore Immobile che tutto muove.

Aristotele: riprende da Platone due prove, quella dei gradi di perfezione e quella del divenire o movimento, ma conferisce loro una forma logica più rigorosa ricorrendo all’argomento sillogistico. Esempio: “Tra le cose che esistono constatiamo che ce ne sono alcune migliori delle altre. Pertanto esiste una cosa ottima, la quale è necessariamente divina”. Così come nel secondo caso, il divenire, l’idea del Motore Immobile che tutto muove.

Filone Alessandrino: iniziò quell’opera di approfondimento della Sacra Scrittura mediante la filosofia greca. Gran parte delle sue categorie filosofiche provengono da Platone. Una certa originalità si riscontra nell’analogia tra l’uomo e l’universo: come il corpo dell’uomo è governato dall’anima, così anche l’universo deve avere un sovrano che lo governi con giustizia.

Plotino: è il filosofo dell’UNO, così secondo lui si può designare correttamente il principio primo di tutte le cose. “E’ necessario che prima del molteplice esista l’Uno, dal quale procede il molteplice: dato che l’Uno è il principio di qualsiasi numero”.

  1. Agostino: egli si serve della Via della verità. Essa assume come fenomeno iniziale la presenza di verità immutabili, eterne, nella nostra mente, che non possono essere il frutto di un’intelligenza mutevole e soggetta al tempo.
  2. Anselmo d’Aosta: ha legato il suo nome a una nuova prova che sarà chiamata prova ontologica, la cui caratteristica principale è di non assumere come punto di partenza qualche fenomeno empirico, bensì l’idea stessa di Dio, un essere sussistente. “Dio è per definizione colui di cui non si può pensare nulla di più grande”.

Maimonide: massimo esponente della scolastica ebraica. Per provare l’esistenza di Dio adduce quattro prove: la prima si basa sulla casualità, la seconda sul divenire, la terza sulla contingenza, la quarta sulla potenzialità. Sul quarto punto, quello che è novità, egli dice che le cose, per passare dalla potenza all’atto hanno necessità di un agente esterno.

  1. Tommaso d’Aquino: di lui sono universalmente note le “Cinque Vie”, basate rispettivamente sul divenire, sulla causalità seconda, sulla contingenza, sui gradi di perfezione e sul finalismo. Il suo contributo nuovo però è una originalissima filosofia dell’essere, con la quale si è aperto una nuova via per salire a Dio. La via dei gradi di perfezione viene raccordata direttamente con l’essere e diviene la via dei gradi di perfezione dell’essere; la via della contingenza diviene la via della contingenza dell’ente; la via della partecipazione diviene la via della partecipazione alla perfezione dell’essere, che è la massima perfezione.

Sono universalmente note le “Cinque Vie” , basate sul divenire, sulla causalità seconda, sulla contingenza, sui gradi di perfezione e sul finalismo. Vie queste in fondo già conosciute. La sua originalità sta nella filosofia dell’essere. La via dei gradi di perfezione diviene la medesima per l’essere; la via della contingenza diviene dell’ente; la via della partecipazione diviene della partecipazione alla perfezione dell’essere, che è la massima perfezione.

Duns Scoto: è l’autore di una singolare argomentazione basata sulla effettibilità: nel mondo vi è qualcosa di producibile, che non può essere prodotto da sé e quanto meno dal nulla, deve essere prodotto da un altro, fino alla causa prima.

Cartesio: prova l’esistenza di Dio sia a posteriori (basandosi sulla contingenza e i gradi di perfezione), sia a priori (basandosi sull’idea di Dio).

Spinoza: dice circa l’esistenza di Dio, che Egli è definito a priori come sostanza, da una dimostrazione a priori, muovendo cioè dal concetto di sostanza:

che consta di infiniti attributi, ciascuno dei quali esprime una essenza eterna e infinita, e che quindi esiste necessariamente.

Leibiniz: pur avvalendosi anch’egli della prova delle verità eterne e della contingenza, l’argomento più solido e più convincente per provare l’esistenza di Dio è quello ontologico, il quale assume come punto di partenza la definizione di Dio. Leibniz considera però Dio come possibilità, l’unica che implica necessariamente l’esistenza.

Vico: egli basa la sua dimostrazione dell’esistenza di Dio sulla storia, la quale rispecchia un piano ideale eterno, di cui quello storico è la partecipazione concreta temporale. Perciò l’ordine storico attesta l’esistenza di un Ordinatore provvidenziale, Dio.

Kant: egli distingue nella ragione umana due funzioni principali, una speculativa (teoretica) ed una pratica. In base alla sua dottrina della conoscenza, la quale non consente alla nostra intelligenza di oltrepassare il mondo dei fenomeni. Ciò che risulta impossibile alla ragione speculativa egli lo ritiene fattibile dalla ragione pratica, inn quanto questa postula, oltre alla libertà e alla immortalità, anche l’esistenza di Dio quale supremo fondamento dell’ordine morale.

Hegel: egli però ha delle riserve nei confronti delle tradizionali prove cosmologiche in quanto, a suo avviso, non sottolineano sufficientemente l’aspetto negativo della contingenza. Dio solo è il vero essere. Per questo motivo Hegel dà la sua preferenza alla prova ontologica. “Solo la natura spirituale di Dio è il punto di partenza più degno e vero per il pensiero dell’ Assoluto”.

Blondel: egli opera una revisione in direzione “immanentistica” ed esistenziale delle prove dell’esistenza di Dio, come se Dio fosse richiesto dall’essere stesso dell’uomo.

Bontadini: ha cercato di riorganizzare l’argomento cosmologico evidenziando la contraddittorietà del divenire, contraddittorietà che può essere tolta soltanto dal teorema della creazione. La creazione è condizione sufficiente per il toglimento della contraddizione dell’essere e del non essere, riportando lo stesso negativo al puro positivo.

Maritain: si colloca come mediazione tra le “cinque vie” di San Tommaso d’Aquino e le istanze dell’uomo moderno. Egli formula una “sesta via”. Possiamo aggiungere agli argomenti tecnici delle cinque vie, un ragionamento naturale di tipo intuitivo, con tre balzi intimamente legati fra loro: mi pongo dinanzi all’esistenza attuale delle cose, totalmente da me indipendenti; scorgo la mia esistenza come un evento in cui non ho parte alcuna, perché insidiato, abituato dalla morte; infine mi porto da quest’esistenza minacciata a un’esistenza assoluta, irrefragabile, completamente libera dal nulla e dalla morte, ancora indeterminata, però: un’esistenza, forse, nelle cose, o , forse, trascendente.

 

Verità Eterna

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