Riflessione su un brano di Don Luigi Epicoco sull’arte
Don Luigi Epicoco, nel suo libro Per custodire il fuoco (Giulio Einaudi Editore), descrive l’arte come un linguaggio alternativo che permette di comprendere la realtà in modo più profondo, senza ridurla a mera consolazione o a una semplice espressione dell’artista. L’arte, secondo lui, è ciò che ci avvicina alla realtà senza esserne schiacciati e richiede un’interiorità per essere veramente compresa.
L’arte come via al trascendente
Viviamo in un’epoca di connessioni continue, dove ogni informazione è a portata di mano eppure, paradossalmente, la comunicazione autentica sembra essersi smarrita. Don Luigi Epicoco, nel suo libro Per custodire il fuoco, osserva come l’arte possa essere un linguaggio alternativo alla razionalità, capace di trasmettere significati profondi là dove le parole sembrano insufficienti.
Ma se l’arte è un linguaggio, che cosa comunica?
In una visione puramente materialista, essa viene spesso ridotta a due estremi: un rifugio estetico che consola dalla durezza del reale o una semplice espressione dell’interiorità dell’artista. In entrambi i casi si rischia di perdere la sua vera funzione: quella di avvicinarci alla realtà più profonda senza esserne travolti, permettendoci di coglierne il mistero.
Ed è proprio qui che l’arte incontra la fede. Il cristianesimo ha sempre riconosciuto nell’arte un ponte verso il trascendente: dagli affreschi delle catacombe alle cattedrali gotiche, dalla musica sacra ai grandi capolavori pittorici, ogni opera autentica non si limita a “decorare” l’esperienza umana, ma la apre a una dimensione più alta.
Un’arte senza interiorità è muta
Epicoco sottolinea che l’arte “esige interiorità”. Senza di essa, si riduce a un “freddo oggetto non identificato”, facilmente assimilato dalla società dei consumi. Questo vale anche per l’arte sacra: se manca l’intenzionalità spirituale, essa diventa puro ornamento, privo di potenza evangelizzatrice.
Al contrario, quando l’arte nasce dall’esperienza del Senso, essa diventa un’icona che ci conduce oltre il visibile. Si pensi alle icone orientali, che non sono semplici immagini religiose ma “finestre sull’eternità”, o alla musica di Bach, che non si limita a intrattenere ma eleva l’anima alla contemplazione.
L’arte che evangelizza
Nella sua essenza, l’arte è comunicazione e relazione. Ma cosa comunica e con chi mette in relazione? L’arte cristiana autentica è quella che, pur essendo radicata nella bellezza e nella sensibilità dell’artista, non si chiude in sé stessa, ma apre alla presenza di Dio. Non è un anestetico che distrae dalle domande esistenziali, ma una via che conduce a esse, rivelando che la realtà è più grande dei nostri schemi.
In questo senso, ogni opera d’arte autentica è una testimonianza, perché risveglia nell’uomo la nostalgia del divino. La vera arte non è solo bellezza estetica, ma esperienza del Senso, un’eco di quella Verità eterna che ogni cuore cerca, spesso senza saperlo.
Verità Eterna