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Ven. Lug 4th, 2025

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Gesù afferma: “Nella casa del Padre mio vi sono molti posti” (Gv 14, 2) e s. Paolo apostolo spiega che tutti devono dare il loro contributo per edificare la Chiesa, il corpo mistico di Cristo (cf. 1Cor 12-14).

Ognuno ha una chiamata particolare da scoprire e attuare. La spiritualità di un istituto ha lo scopo di aiutare chi vi aderisce a trovare il proprio ruolo nel piano di Dio. Chi è chiamato a collaborare alla edificazione del Regno di Dio, tramite una spiritualità particolare, deve conoscerla e mettersi al suo servizio.

Gesù chiama tutti a seguirlo, ripetendo: «Venite dietro a me», ma le strade della sequela sono tante, purché basate sul Vangelo e approvate dalla Chiesa. Il Signore chiamò san Paolo della Croce a seguirlo per una via particolare, rivelando a lui i misteri racchiusi nel Vangelo della passione, come ad altri fondatori rivelò altri aspetti del Vangelo. Noi Passionisti, religiosi e laici, siamo chiamati a seguire Cristo per questa via; è importante conoscerla bene. Dopo alcuni anni di sequela negli Amici di Gesù Crocifisso, ci si accorge se una persona ha capito e sta seguendo seriamente la spiritualità passionista, altrimenti, prima o dopo, l’abbandona o rimane ai margini del cammino, con una sequela molto superficiale. La vera sequela passionista è quella dell’amore, che fa accettare tutto, gioie e dolori, con amore e per amore. Per seguire sul serio Gesù Crocifisso, dobbiamo approfondirne la conoscenza, con la contemplazione. Benedetto XVI, nella sua enciclica «Deus caritas est», afferma che per capire “Dio Amore”, il punto di partenza deve essere «lo sguardo rivolto al fianco squarciato di Cristo… È lì che tale verità può essere contemplata. E partendo da lì deve ora definirsi che cosa sia l’amore. A partire da questo sguardo, il cristiano trova la strada del suo vivere e del suo amare» [DCE n.5].

San Paolo della Croce (1694-1775) è il fondatore dei Passionisti, una Congregazione religiosa che, secondo le intenzioni del Santo, aveva lo scopo di fondere un’austera viti monastica basata sulla devozione alla passione con l’esercizio della carità espresso nella predicazione alle popolazioni mediante le missioni. Non aveva ancora vent’anni quando ebbe un’intensa esperienza interiore di Dio come amore e misericordia, che segnò in lui una profonda trasformazione: l’impegno di annunciare l’amore di Dio rivelato nella passione. Adottò un metodo di predicazione singolare: drammatizzava il racconto della passione di Gesù innalzando sul pulpito una grande croce nera e si flagellava pubblicamente per rendere più viva l’immagine del Cristo sofferente. Riusciva così a commuovere anche gli ascoltatori più tiepidi e i peccatori più incalliti. Paolo non ha scritto grandi trattati spirituali. Oltre al Diario spirituale e alla Regola, ci ha lasciato più di duemila Lettere da cui traspare la sua profonda spiritualità cristocentrica: «Grandi cose vorrei dirvi, ma chi non ama non sa parlare d’amore: questo è un linguaggio che è insegnato solo dall’amore…».

O Padre, che hai ispirato a San Paolo della Croce un grande amore per la passione del tuo Figlio, fa’ che sorretti dal suo esempio e dalla sua intercessione non esitiamo ad abbracciare la nostra croce

(dal Messale Romano).

 

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