Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani 2022
“In oriente abbiamo visto apparire la sua stella e siamo venuti qui per onorarlo”
(Matteo 2, 2)
SETTIMANA DI PREGHIERA
PER
L’UNITÀ DEI CRISTIANI
18-25 gennaio
Testi utili per tutto l’anno 2022
PRESENTAZIONE
“In oriente abbiamo visto apparire la sua stella e siamo venuti qui per onorarlo” (Matteo 2, 2)
Questo versetto viene offerto a tutti noi cristiani appartenenti a varie Chiese, come spunto di meditazione per la celebrazione delle veglie in occasione della Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani di quest’anno. Un versetto che estende ed attualizza nel nostro presente la celebrazione della grande festa dell’Incarnazione della Seconda Persona della Santissima Trinità, che abbiamo festeggiato poco tempo fa.
La nascita di Cristo, nella narrazione del Vangelo di Matteo, è evento che, pur nelle caratterizzazioni storiche e genealogiche tipiche dell’evangelista, si apre immediatamente ad una dimensione cosmica e dossologica. L’Incarnazione di Cristo e la Sua entrata nello spazio e nel tempo diventano l’occasione in cui angeli e uomini si uniscono in un’unica lode, gli abitanti di Betlemme si abbracciano con i Magi che provengono dal lontano oriente e tutti insieme offrono i loro i doni al I ‘ Grande Visitatore. Le regioni celesti e terrestri si congiungono con gli uomini per venerare Colui che diventa uomo per la nostra salvezza. La gioia e la speranza riempiono l’anima di tutti perché “Egli ci ama” e tutti con una voce inneggiano all’Altissimo, che si è degnato di ricevere la nostra natura umana. È questo cosmico e straordinario evento che la Chiesa Ortodossa vuole esprimere quando, nella vigilia di Natale, canta con stupore e reverenza: “Che cosa ti offriremo, o Cristo? Tu per noi sei apparso uomo sulla terra.} 1 Ciascuna delle creature da Te create ti offre la sua riconoscenza: gli angeli l’inno, i cieli e la stella, i magi i doni, i pastori lo stupore, la terra la grotta, il deserto la mangiatoia; ma noi una Madre Vergine!”.
Nonostante la nascita di Cristo non si svolga come si addice al Creatore dell’universo, la stessa creazione manifesta all’intera umanità la Sua nascita, adempimento di ciò che il profeta Davide con la parola poetica proclama: “Narrano i cieli la gloria di Dio” (Sal 19 (18), 1) e di ciò che Barlaam profetizza: “Vedo quel che accadrà, ma non in questi giorni; scorgo un avvenimento, ma avverrà più tardi: ecco, compare un astro tra i discendenti di Giacobbe, sorge uno scettro in mezzo al popolo d’Israele: colpisce alla tempia i Moabiti, spacca il cranio di tutti i discendenti di Set” (Nm 24, 17). Una stella inconsueta diventa la guida dei Magi verso il Bambino di Betlemme. Una stella prodigio annuncia ai popoli lontani, cioè ai pagani, invitandoli a venerare Cristo nato. Le antiche profezie che hanno annunciato la venerazione del Messia dai popoli si adempiono, secondo Matteo, quando i Magi dall’oriente si inchinano davanti a Cristo (Cfr Is 42, 4; 49, 23; 60, 5ss; Sal 72 (71), 10-15).
Sin dall’inizio della Sua presenza sulla terra, Cristo apre le porte della fede a tutte le nazioni, invitandole ad adorare il Suo Nome Santissimo e quello del Suo Padre nello Spirito Santo: i popoli non rimangono impassibili davanti a questo grande invito; dopo che hanno visto questa stella straordinaria si mettono in cammino fiducioso, probabilmente senza conoscere ancora con esattezza la loro meta, ma la seguono con perseveranza e costanza perché sanno che essa li condurrà davanti al re dei giudei. Non esitano a dare inizio al loro cammino perché sanno che la fine del loro viaggio riserva loro qualcosa di più eccelso di ciò che i loro occhi vedono in questo momento. Superano la logica matematica, seguono una stella che sale da oriente, si nasconde e riappare, si ferma e ricomincia il suo moto, fino a fermarsi del tutto lì dove è apparsa la Luce che illumina tutta la creazione. Uomini di scienza, i Re Magi, non esitano ad accettare questo straordinario prodigio e obbediscono alla sua chiamata non contrapponendo la loro scienza alla loro fede. Sono molto lontani dalle nostre dispute che oppongono scienza e fede, creando due sfere dell’esperienza umana contrapposte o diversificate tra di loro, perché, forse, abbiamo dimenticato che l’una può diventare un valido aiuto e sostegno per l’altra e insieme collaborare per il bene comune. La pandemia che ci ha afflitti ha invece mostrato che la fede e la scienza possono stare insieme e devono lavorare l’una accanto all’altra, offrendo sollievo ai mali spirituali e corporali che ci turbano.
La stella conduce i Magi dall’oriente a Betlemme. Da un oriente così lontano e così vicino, allora come anche oggi. L’evangelista non ci ha consegnato il nome del paese esatto della loro provenienza, ma dice 1 semplicemente dall’oriente. Probabilmente, questa espressione descrive quella vasta area geografica che, agli occhi dell’uomo di oggi, da terra di fascino e sapienza è divenuta sinonimo di luoghi martoriati, ormai teatro di sofferenze, conflitti e guerre. Una terra così lontana dal nostro modo di vivere la quotidianità ma anche dal nostro modo di fare
Ecumenismo. Per l’ennesima volta l’oriente diventa la culla dove nasce
un altro tipo di Ecumenismo, che possiamo definire Ecumenismo di Martirio. È quella terra che produce martiri che illuminano con i loro bagliori di luce il cielo spirituale dell’intera Chiesa di Cristo. È quella terra che porta alla nostra attenzione l’esempio di una fede viva che riesce a superare le differenze che dividono Cristo, unico fondamento della nostra fede. I testi delle veglie per ogni sera di questa Settimana provengono proprio dal Consiglio delle Chiese del Medio Oriente e le nostre preghiere siano per i cristiani di quelle terre lontane un omaggio di ringraziamento e un piccolo fiore che noi con devozione posiamo lì dove giacciono i nostri fratelli martirizzati per Cristo.
In questa Settimana, la Chiesa di Cristo invita i suoi figli a pregare per la così tanto desiderata, ma così lacerata nei secoli, unità visibile della Chiesa. Rivolge questo invito sempre inalterato nei momenti felici, nei momenti di guerra, di carestie, di malattie. Non lo rivolge riferendosi all’uomo, stressato da tante preoccupazioni e dalle tentazioni tramite le quali la nostra epoca cerca di distrarlo, rendendolo indifferente verso le questioni di fede, ma lo rivolge, perlopiù, alle conseguenze che queste distrazioni e tentazioni, in generale, portano, come la paura, l’angoscia, la mancanza di fiducia verso il prossimo, che potenzialmente rischia di diventare la causa della nostra sofferenza. L’umanità di oggi si richiude in se stessa, cerca di recidere i rapporti con il prossimo e vivere non soltanto in una separatezza fisica, ma in un isolamento spirituale, che fa crescere a dismisura la sua solitudine e la sua sofferenza psicofisica.
Arenandosi nella loro solitudine esistenziale, gli uomini e le donne di oggi gridano a se stessi e si chiedono: ma che valore può avere la nostra preghiera davanti alle tante divisioni che strappano l’unica tunica di Cristo? Che valore può avere la preghiera di fronte al dominio della morte? Non si può rispondere a queste domande, se prima l’essere umano non accetta spiritualmente il grande evento della Visita Divina. Tante volte le condizioni della vita umana induriscono il cuore e la grazia di Dio fa fatica a penetrarlo. Per poter capire e accettare chi è Colui che ci visita e al Quale rivolgiamo la preghiera, l’uomo deve preparare il presepio della sua anima, non tramite un cambiamento esteriore o attraverso uno sterile perfezionamento morale. Ci vuole la conversione di tutto il nostro essere, accettare Cristo come il Signore della nostra vita, accogliendolo nella nostra anima, pur sapendo che essa assomiglia più ad una stalla, riempita da tutto ciò che ci affligge e ci opprime. È molto bello il paragone che i Padri fanno tra anima e stalla.
Come Cristo si è degnato di nascere in una stalla, così si degna e sì rallegra quando entra nella nostra anima convertita.
Stando insieme ai fratelli e alle sorelle, pregando, elevando suppliche e dossologia al nostro unico Salvatore in ogni sera di questa Settimana, riviviamo anche noi misticamente quella notte, dove il cielo e la terra si sono uniti in un’unica lode. Illuminati dal comune battesimo, insieme siamo come piccole stelle che adornano in modo intellegibile il cielo spirituale della Chiesa di Cristo e l’intero universo. Un grande oikos capace di accogliere il prossimo non come straniero ma quale fratello e sorella che cerca una famiglia dove trovare sollievo, luce e speranza.
Come Lui, che per divina condiscendenza riceve ciò che è nostro, escluso il peccato, ci invita ogni anno a pr,eparare la nostra anima e il nostro corpo per farne Sua dimora regale, così ci invita a pregare e a collaborare per la riconciliazione e il superamento delle nostre divisioni. Cristo nasce e diventa bambino per la nostra salvezza. Come gli angeli, i magi, i pastori e l’intera creazione Lo hanno accolto con devozione e la stella l’ha manifestato ai popoli, così spetta a noi convertirci ed unirci nell’unico corpo mistico per lodare ed inneggiare, con una sola voce ed un solo cuore, il Suo onorabilissimo e magnifico Nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo.
Commissione Episcopale per l’Ecumenismo e il Dialogo della Conferenza Episcopale Italiana
✠ S.Ecc. Mons. Derio Olivero
Vescovo di Pinerolo
Presidente della Commissione
Federazione delle Chiese Evangeliche in Italia
Pastore Luca Maria Negro
Presidente
Sacra Arcidiocesi Ortodossa d’Italia e di Malta ed Esarcato per l’Europa Meridionale
✠ Sua Eminenza Reverendissima il Metropolita Polykarpos Arcivescovo Ortodosso d’Italia e di Malta ed Esarca per l’Europa Meridionale
(Patriarcato Ecumenico)
IN MEMORIAM
Desideriamo ricordare con sincera commozione il Metropolita Gennadios Zervos (1937-2020), Metropolita della Sacra Arcidiocesi di Italia e di Malta ed Esarca per l’Europa meridionale, ringraziando il Signore per il dono del dedito ministero episcopale di Sua Eminenza e del suo indefesso impegno ecumenico. Ordinato diacono nel 1960 e presbitero nel 1963, fu elevato alla dignità episcopale nel 1970, come Vescovo di Cratea. Nel 1996, e fino al 2020, fu alla guida delle Comunità Ortodosse in Italia come Rappresentante del Patriarcato Ecumenico, Arcivescovo Metropolita della Sacra Arcidiocesi d’Italia e di Malta ed Esarca per l’Europa meridionale. Fu docente presso varie Istituzioni accademiche e fu insignito, nel 1986, del titolo di Commendatore dell’Ordine al merito della Repubblica Italiana.
La fecondità del ministero episcopale ed ecumenico del Metropolita Gennadios, la profondità della Sua riflessione teologica e la Sua amabile e vivace cordialità lasciano un ricordo indelebile nelle Comunità Cristiane in
Italia.
INTRODUZIONE TEOLOGICO-PASTORALE
“In oriente abbiamo visto apparire la sua stella e siamo venuti qui per onorarlo” (Matteo 2, 2)
Secondo il Vangelo di Matteo (2, 1-12), la stella apparsa nel cielo della Giudea costituisce un segno di speranza lungamente atteso, che conduce i Magi e in essi, in realtà, tutti i popoli della terra, nel luogo in cui si manifesta il vero Re e Salvatore. La stella è un dono, un segno della presenza amorevole di Dio per tutta l’umanità. Per i Magi era il segno che era nato un re. Con i suoi raggi, la stella conduce l’umanità verso una luce più grande, Gesù, la Luce nuova che illumina ogni persona e che conduce alla gloria del Padre e allo splendore della sua luce. Gesù è la Luce che è venuta nelle nostre tenebre quando, per la potenza dello Spirito Santo, si è incarnato nel seno della Vergine Maria e si è fatto Uomo. Gesù è la Luce: è entrato ancor di più nelle tenebre del mondo quando per amore nostro e per la nostra salvezza spogliò se stesso e fu obbediente fino alla morte. Lo ha fatto per illuminarci il cammino, perché potessimo conoscere il Padre e il suo amore per noi, tanto da darci il suo Unico Figlio, e perché, credendo, potessimo avere la vita eterna.
I Magi videro la stella e la seguirono. I commentatori hanno da sempre ravvisato nelle figure dei Magi un simbolo della diversità dei popoli allora conosciuti, e un segno dell’universalità della chiamata divina simboleggiato dalla luce della stella che brilla da oriente. Hanno inoltre ravvisato, nella ricerca inquieta del neonato Re da parte dei Magi, la sete di verità, di bontà e di bellezza dell’umanità. L’umanità anela a Dio fin dall’inizio della creazione per onorarlo. La stella è apparsa non appena il Bambino divino è nato, nella pienezza dei tempi, e annuncia la tanto attesa salvezza che ha inizio nel mistero dell’Incarnazione.
I Magi ci rivelano l’unità di tutti i popoli voluta da Dio. Viaggiano da paesi lontani e rappresentano culture diverse, eppure sono tutti spinti dal desiderio di vedere e di conoscere il Re appena nato; essi si radunano insieme nella grotta di Betlemme, per onorarlo e offrire i loro doni. I cristiani sono chiamati ad essere un segno nel mondo dell’unità che Egli desidera per il mondo. Sebbene appartenenti a culture, razze e lingue diverse, i cristiani condividono una comune ricerca di Cristo e un comune desiderio di adorarlo. La missione dei cristiani, dunque, è quella di essere un segno, come la stella, per guidare l’umanità assetata di Dio e condurla a Cristo, e per essere strumento di Dio per realizzare l’unità di tutte le genti.
All’atto di omaggio dei Magi appartiene anche l’apertura dei loro scrigni e l’offerta dei loro doni che, fin dal cristianesimo delle origini, sono stati compresi come segni dei diversi aspetti dell’identità di Cristo: oro per la sua regalità, incenso per la sua divinità e mirra che prefigura la sua morte. Tale diversità di doni, quindi, ci dà un’immagine della percezione particolare che le varie tradizioni cristiane hanno della persona e dell’operato di Gesù. Quando i cristiani si riuniscono e aprono i loro tesori e i loro cuori in omaggio a Cristo, si arricchiscono condividendo i doni di queste diverse prospettive.
La stella è sorta ad oriente (cfr Mt 2, 2), è da lì che sorge il sole, ed è da quello che chiamiamo il Medio Oriente che è apparsa la salvezza per la bontà del nostro Dio, che ci ha benedetti poiché “ci verrà incontro dall’alto, come luce che sorge” (Lc 1, 78). La storia del Medio Oriente, però, era – e lo è fino ad oggi – marcata da conflitti e lotte, macchiata di sangue e oscurata da ingiustizia e oppressione. In tempi recenti, dalla Nakba palestinese (cioè l’esodo della popolazione arabo-palestinese durante la guerra del 1948) la regione è stata teatro di una serie di guerre e rivoluzioni sanguinose e terra di estremismo religioso. Anche la storia dei Magi contiene molti elementi tenebrosi come, ad esempio, l’ordine dispotico di Erode di massacrare tutti i bambini al di sotto dei due anni a Betlemme e nei dintorni (cfr Mt 2, 16-18). La crudezza di questi racconti risuona nella lunga storia, fino ad oggi, nel travagliato Medio Oriente.
Fu in Medio Oriente che la Parola di Dio mise radici e diede i suoi frutti:
il trenta, il sessanta e il cento per cento. E fu da questo Oriente che gli apostoli partirono per predicare il Vangelo fino ai confini della terra (cfr At 1, 8). Il Medio Oriente ha anche donato alla Chiesa migliaia di testimoni e di martiri cristiani. Eppure, oggi, l’esistenza stessa della piccola comunità cristiana è minacciata, giacché molti sono spinti a cercare altrove una vita più sicura e serena. In questi tempi difficili, la luce del cristianesimo in Medio Oriente è sempre più minacciata, proprio come lo fu il Bambino Gesù, che era la Luce.
Gerusalemme è un significativo simbolo per i cristiani perché è la città
della pace dove tutta l’umanità è stata salvata e redenta. Oggi, però, quella pace non c’è più. Varie fazioni politiche rivendicano la città senza tenere in conto le posizioni altrui. Persino pregare a Gerusalemme è sotto il controllo di misure politiche e militari. Gerusalemme era la città dei re, addirittura la città in cui Gesù entrerà trionfalmente, acclamato come Re (cfr Lc 19, 28-44). Era ovvio che i Magi si aspettassero di trovare in questa città il neonato Re, rivelato dalla stella; tuttavia, il racconto ci dice che, anziché sentirsi benedetta per la nascita del Re Salvatore, l’intera Gerusalemme era in tumulto, proprio come lo è oggi.
Oggi più che mai, il Medio Oriente ha bisogno di una luce celeste che accompagni la sua gente. La stella di Betlemme è un segno che Dio cammina con il suo popolo, sente il suo dolore, ascolta il suo grido e si muove a compassione. La stella ci rassicura che, anche se le circostanze possono cambiare e disastri abbattersi su di noi, la fedeltà di Dio non viene meno. Il Signore “non dorme né riposa”(Sal 121, 4), ma cammina accanto al suo popolo e lo custodisce quando si sente perso o è in pericolo. Il cammino della fede è procedere con Dio che veglia sempre sul suo popolo e lo guida per le difficili vie della storia e della vita.
Per questa Settimana di preghiera, i cristiani del Medio Oriente hanno scelto il tema della stella sorta ad oriente per più di un motivo. Mentre, in occidente, molti cristiani celebrano solennemente il Natale, per molti cristiani d’oriente, la più antica, e ancora la principale festa, è invece l’Epifania, ossia quando la salvezza di Dio, da Betlemme e dal Giordano, fu rivelata alle nazioni. Questa accentuazione della teofania, cioè della manifestazione è, in un certo senso, il tesoro che i cristiani del Medio Oriente possono offrire ai loro fratelli e sorelle in tutto il mondo.
La stella conduce i Magi attraverso il tumulto di Gerusalemme dove Erode trama l’omicidio di una vita innocente. Ancora oggi, in varie parti del mondo, gli innocenti patiscono la violenza o la minaccia di violenza, e giovani famiglie sono costrette a fuggire. In tali circostanze, le persone cercano un segno che Dio è con loro. Essi cercano il Re appena nato, il mite Re di pace e di amore. Ma dov’è la stella che illumina la via verso di lui? Essere la stella che illumina il cammino verso Gesù, Luce del mondo, è precipuamente la missione della Chiesa. È in questa missione che la Chiesa diviene segno di speranza in un mondo travagliato e segno della presenza di Dio in mezzo al suo popolo, nelle difficoltà della vita. Con la parola e con l’azione i cristiani sono chiamati ad illuminare la via perché Cristo possa essere rivelato, ancora una volta, alle nazioni. Le divisioni tra noi smorzano la luce della testimonianza dei cristiani e oscurano la strada, impedendo ad altri di trovare la via che porta a Cristo. Al contrario, cristiani uniti che adorano Cristo insieme e aprono i loro scrigni in uno scambio di doni, diventano segno dell’unità che Dio desidera per tutto il creato.
I cristiani del Medio Oriente offrono questo materiale per la Settimana di preghiera per l’unità consapevoli che il mondo condivide molti dei loro stessi travagli e delle difficoltà da loro sperimentate e anela ad una luce che possa dissipare le tenebre sul cammino verso il Salvatore. La pandemia mondiale di COVID-19, la conseguente crisi economica e il fallimento delle strutture politiche, economiche e sociali che avrebbero dovuto proteggere i più deboli e vulnerabili, hanno evidenziato il desiderio profondo, a livello globale, che una luce brilli nell’oscurità. La stella che brillò in oriente, nel Medio Oriente, duemila anni fa ci chiama ancora verso la mangiatoia, dove Cristo nasce. Ci attira laddove lo Spirito di Dio è vivo e operante, e ci richiama alla realtà del nostro battesimo e alla conversione del cuore.
Dopo aver incontrato il Salvatore e averlo adorato insieme, i Magi, avvertiti in sogno, fanno ritorno nei loro paesi per un’altra strada. Allo stesso modo, la comunione che condividiamo nella preghiera comune deve ispirarci a fare ritorno alle nostre vite, alle nostre chiese e al mondo intero attraverso strade nuove. Percorrere strade nuove significa pentirsi e rinnovare la propria vita, la vita delle nostre chiese e della società. Seguire Cristo è questa nuova strada e, in un mondo effimero e mutevole, i cristiani devono restare saldi e sicuri come le costellazioni e i pianeti che brillano splendenti. Ma come mettere in pratica tutto questo? Porsi a servizio del Vangelo richiede oggi l’impegno a difendere la dignità umana, soprattutto dei più poveri, dei più deboli e degli emarginati. Richiede alle chiese trasparenza e responsabilità nel porsi in relazione col mondo e gli uni con gli altri. Ciò significa che le chiese devono collaborare per dare sollievo agli afflitti, accogliere gli sfollati, alleviare chi è schiacciato dal peso della vita, e costruire una società giusta e onesta. È un invito alle chiese a lavorare insieme affinché i giovani possano costruire un futuro che sia conforme al cuore di Dio, un futuro in cui tutti gli esseri umani possano sperimentare la vita, la pace, la giustizia e l’amore. La strada nuova per le chiese è la via dell’unità visibile che perseguiamo con sacrificio, coraggio, audacia così che, giorno dopo giorno, “Dio regnerà effettivamente in tutti” (1 Cor 15, 28).
LA PREPARAZIONE DEL MATERIALE PER LA SETTIMANA DI PREGHIERA 2022
La Commissione internazionale nominata congiuntamente dal Pontificio Consiglio per la promozione dell’unità dei cristiani (Chiesa cattolica) e dalla Commissione Fede e costituzione (Consiglio ecumenico delle chiese) per preparare il materiale della Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani non ha potuto incontrarsi in presenza quest’anno a causa dell’attuale pandemia e ha, quindi, lavorato sul testo da piattaforma online.
Il Pontificio Consiglio per la promozione dell’unità dei cristiani aveva affidato al Consiglio delle chiese del Medio Oriente con sede a Beirut, in Libano, il compito di scegliere il tema e redigere i testi per la Settimana di preghiera del 2022. La scelta è caduta sul tema: “In oriente abbiamo visto apparire la sua stella e siamo venuti qui per onorarlo” (Mt 2, 2). Mai come in questi tempi difficili sentiamo il bisogno di una luce che vinca le tenebre, e quella luce, come proclamano i cristiani, è stata manifestata in Gesù Cristo.
Di fronte all’attuale crisi sanitaria internazionale, in una regione del mondo in cui i diritti umani sono sistematicamente calpestati da ingiusti interessi politici ed economici, e che patisce le conseguenze, sul piano umano e materiale, della terribile esplosione che ha devastato Beirut il 4 agosto del 2020, il Gruppo ecumenico locale ha moltiplicato gli sforzi per presentare comunque il frutto delle sessioni di lavoro effettuate da piattaforma online. Ringraziamo di tutto cuore i membri del Gruppo locale e preghiamo affinché una maggiore unità tra i cristiani in Medio Oriente e nel mondo possa contribuire a una vita più dignitosa, giusta e pacifica per tutti gli uomini e le donne del nostro tempo e dei tempi a venire.
Membri della Commissione Internazionale
Rev. Padre Martin Browne, OSB Glenstal Abbey (Irlanda)
Sig.ra Anne-Noëlle Clément Unité Chrétienne (Francia)
Rev. Anthony Currer Pontificio Consiglio per la promozione dell’unità dei cristiani (Vaticano)
Dott.ssa Ani Ghazaryan Drissi Funzionaria della Commissione Fede e
costituzione del Consiglio ecumenico delle chiese (Svizzera)
Dott. Jochen Wagner Arbeitsgemeinschaft Christlicher Kirchen in
Deutschland (Germania)
Dott.ssa Hanne Lamparter Chiesa Luterana tedesca (Germania)
Suor Leticia Candelario Lopez Fraternità missionaria Verbum Dei
(Singapore)
Rev. Dott. Odair Pedroso Mateus Direttore della Commissione Fede e
costituzione del Consiglio ecumenico delle chiese (Svizzera)
Rev. Padre James Puglisi, SA |
Frati Francescani dell’Atonement, Centro Pro Unione (Italia/USA) |
Rev. Dott. Mikie Roberts |
Responsabile per la Vita spirituale del Consiglio ecumenico delle chiese (Svizzera) |
Dott.ssa Clare Watkins |
University of Roehampton (Inghilterra) |
Partecipanti del Consiglio delle chiese del Medio Oriente
Rev. Padre Dott. Boulos Wehbe Chiesa Greco-ortodossa di Antiochia (Libano) Rev. Dott.ssa Rima Nasrallah Chiesa Evangelica Nazionale (Libano) Rev. Padre Dott. Roger Akhrass Chiesa Siro-ortodossa di Antiochia (Siria) Dott. John Daniel Sinodo Evangelico del Nilo (Egitto) Suor Emily Tannous Chiesa Maronita (Libano) Rev. Padre Gabriel Hachem Chiesa Greco-melchita cattolica di Antiochia (Libano) |
TESTO BIBLICO
(Matteo 2, 1-12)
Dopo la sua nascita, arrivarono a Gerusalemme alcuni uomini sapienti che venivano dall’oriente e domandarono: “Dove si trova quel bambino, nato da poco, il re dei Giudei? In oriente abbiamo visto apparire la sua stella e siamo venuti qui per onorarlo”.
Queste parole misero in agitazione tutti gli abitanti di Gerusalemme, e specialmente il re Erode.
Egli, appena lo seppe, radunò tutti i capi dei sacerdoti e i maestri della Legge e domandò loro: “In quale luogo deve nascere il Messia?” Essi risposero: “A Betlemme, nella regione della Giudea, perché il profeta ha scritto: Tu Betlemme, del paese di Giudea, non sei certo la meno importante tra le città della Giudea, perché da te uscirà un capo che guiderà il mio popolo, Israele”.
Allora il re Erode chiamò in segreto quei sapienti e si fece dire con esattezza quando era apparsa la stella. Poi li mandò a Betlemme dicendo: “Andate e cercate con ogni cura il bambino. Quando l’avrete trovato, fatemelo sapere, così anch’io andrò a onorarlo”.
Ricevute queste istruzioni da parte del re, essi partirono. In viaggio, apparve ancora a quei sapienti la stella che avevano visto in oriente, ed essi furono pieni di grande gioia. La stella si muoveva davanti a loro fino a quando non arrivò sopra la casa dove si trovava il bambino. Là si fermò.
Essi entrarono in quella casa e videro il bambino e sua madre, Maria. Si inginocchiarono e lo adorarono. Poi aprirono i bagagli e gli offrirono regali: oro, incenso e mirra.
Più tardi, in sogno, Dio li avvertì di non tornare dal re Erode. Essi presero allora un’altra strada e ritornarono al loro paese.
N.B.: Testi biblici tratti da:
– Parola del Signore. La Bibbia. Nuova versione interconfessionale in lingua corrente, EllediciAlleanza Biblica Universale, Torino-Roma 2014.
CELEBRAZIONE ECUMENICA DELLA PAROLA DI DIO
“In oriente abbiamo visto apparire la sua stella e siamo venuti qui per onorarlo” (Matteo 2, 2)
INTRODUZIONE
Durante questa Settimana di preghiera per l’unità, cristiani di tutto il mondo, appartenenti a diverse tradizioni e confessioni si riuniscono spiritualmente per pregare per l’unità della Chiesa. Il sussidio di preghiera e la celebrazione ecumenica di quest’anno sono stati preparati dal Consiglio delle chiese del Medio Oriente. La scelta dei passi scritturistici e dei testi liturgici si ispira alla visita dei Magi al neonato Re, quale viene descritta nel Vangelo secondo Matteo 2, 1-12, in particolare al versetto 2: “In oriente abbiamo visto apparire la sua stella e siamo venuti qui per onorarlo”.
In appendice sono suggeriti alcuni brani musicali. Se nell’assemblea sono presenti cristiani del Medio Oriente, sarebbe auspicabile invitarli a guidare il canto di alcuni di questi inni nella loro lingua. Nell’Appendice sono stati inclusi anche – dato lo sviluppo e le risorse digitali degli ultimi anni – alcuni links alle registrazioni video online di brani musicali. Tuttavia, è possibile sostituire questi canti con altri canti del contesto locale che sottolineino il tema di quest’anno.
Per la parte della celebrazione intitolata “Condividere la luce di Cristo” dovrà essere predisposto il seguente allestimento: in primo luogo un drappo di stoffa blu scuro da appendere adeguatamente per simboleggiare il cielo notturno; in secondo luogo, una grande stella che sarà apposta sul drappo; in terzo luogo, piccole stelle di cartone per i partecipanti. Secondo il contesto, l’intera assemblea, o in alternativa i rappresentanti delle varie tradizioni cristiane presenti, vengono invitati ad apporre la propria stella di cartone sul cielo, quale offerta al celeste Re.
I testi della celebrazione contrassegnati con la dicitura Lettore (L.) possono essere condivisi tra diversi lettori, analogamente quelli contrassegnati dalla dicitura Celebrante (C.) possono essere condivisi tra i ministri ordinati e i capi delle diverse comunità che partecipano alla celebrazione. I ministri ordinati e i capi delle comunità possono pronunciare insieme i riti introduttori, di congedo e la benedizione finale.
NOTA AL TESTO ITALIANO
Il presente sussidio è impreziosito dall’inserimento delle traduzioni in lingua italiana – rese disponibili in questa sede per la prima volta – di alcuni Inni proposti nella celebrazione ecumenica. In particolare si ringrazia:
- il p. Elias Chakhtoura, OAM, per aver reso disponibile la traduzione italiana dell’Inno alla Luce di Sant’Efrem.
- il Dottor Sante Cannito per aver reso disponibile la traduzione italiana dei canti: Noi, tre re, d’oriente veniam, e O Signor, la tua luce splende, e la revisione del testo dell’inno Si adori il Signor.
CELEBRAZIONE ECUMENICA
C.: Celebrante
L.: Lettore
T.: Tutti
- INVITO ALLA PREGHIERA
Canto d’ingresso
Il clero e gli altri partecipanti entrano in processione mentre viene cantato o suonato un inno orientale[1].
C.: Nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo.
T.: Amen.
C.: Fratelli e sorelle, oggi siamo uniti a tutti i credenti dai quattro angoli della terra mentre ci accingiamo a pregare per l’unità visibile della Chiesa. Lo facciamo con il materiale di preghiera preparato dal Consiglio delle chiese del Medio Oriente. Il tema di quest’anno è ispirato alla visita dei Magi al neonato Re, come descritto nel Vangelo secondo Matteo: “In oriente abbiamo visto apparire la sua stella e siamo venuti qui per onorarlo” (Mt 2, 2). Fissiamo il nostro sguardo sulla stella apparsa in oriente e lasciamo che conduca anche noi.
Poniamoci alla presenza di Dio con sentimenti di gratitudine e di gioia, portando al suo cospetto tutti i malati, i sofferenti, gli emarginati, i rifugiati e gli sfollati, certi che Dio può dissipare le nostre tenebre con la sua luce. Mentre preghiamo oggi per l’unità della Chiesa, preghiamo anche che noi e le nostre comunità possiamo essere luci che guidano gli altri verso Gesù Salvatore.
C.: Gloria a te Padre Onnipotente, che ti sei rivelato nella creazione e che inviti tutte le genti a porsi al tuo cospetto. Abbiamo visto la stella di Gesù nella nostra vita e siamo venuti ad onorarlo proprio come fecero i Magi. Oggi gli offriamo noi stessi e invochiamo lo Spirito Santo perché scenda in mezzo a noi.
T.: Rendici una cosa sola, noi che veniamo dal settentrione e dal meridione, dall’oriente e dall’occidente, anziani e giovani, uomini e donne per inchinarci davanti a te e adorarti, o nostro Re celeste. Amen.
Inno: Si adori il Signor
- PREGHIERA DI LODE E CONFESSIONE DI PECCATO
C.: Ti glorifichiamo, o Signore, creatore del cielo e della terra, perché hai posto le luci nella volta del cielo. Hai separato la luce dalle tenebre, hai disposto segni per separare i tempi sacri, i giorni e gli anni. Hai costellato il firmamento di stelle. Quanto sono maestose le tue opere, i cieli narrano la gloria e proclamano l’opera delle tue mani! T.: Ti glorifichiamo, o Signore.
C.: Ti lodiamo per non averci abbandonato alla nostra ribellione, e per aver mandato il tuo Figlio ad illuminare le nostre tenebre come Luce di salvezza. In lui era la Vita, e la vita era luce per l’umanità, e la Luce brilla nelle tenebre.
T.: Ti lodiamo, o Signore.
C.: Ti adoriamo, o Signore, perché ci sostieni nelle difficoltà della vita con la forza del tuo Santo Spirito. Ci illumini il cammino e ci doni sapienza e fede in un mondo di menzogne e incertezze. T.: Ti adoriamo, o Signore.
C.: Ti ringraziamo, o Signore, perché ci invii nel mondo per diffondere la luce intorno a noi, nelle nostre varie chiese, nelle nostre diverse culture, e per testimoniare Gesù, l’unico vero Re, nell’offerta di noi stessi.
T.: Ti ringraziamo, o Signore.
C.: Possano tutti i popoli inchinarsi dinnanzi a te ed onorarti. Abbiamo spesso scelto le tenebre, ma tu ci hai dato la luce. Perciò a te veniamo confessandoti i nostri peccati:
T.: Confessiamo davanti a te, di esserci allontanati dalle tue vie e di aver disobbedito ai tuoi comandamenti. Abbiamo sfigurato la bontà della creazione e sprecato le sue risorse con il nostro stile consumistico. Abbiamo inquinato i fiumi e i mari, reso insalubre l’aria e il suo suolo e abbiamo causato l’estinzione di molte specie.
Pausa di silenzio
T.: Abbiamo agito egoisticamente verso i nostri fratelli e le nostre sorelle, permettendo che i nostri bisogni e i nostri desideri prevalessero sulla giustizia. Abbiamo costruito muri tra noi e piantato semi di discordia.
Pausa di silenzio
T.: Abbiamo aggravato divisioni basate sull’etnia, la religione e il sesso, rivendicando Gesù dalla nostra parte in ogni guerra da noi intrapresa. Perdona tutti questi pensieri e queste opere, o Signore, mentre, pentiti, ci accostiamo a te.
Pausa di silenzio
C.: Dio Onnipotente, Padre del nostro Signore Gesù Cristo, che hai mandato nella pienezza dei tempi tuo Figlio per redimere tutte le genti, abbi misericordia di noi, perdona i nostri peccati e trasformaci ad immagine del tuo Figlio glorioso per brillare come faro di speranza in un mondo travagliato.
Pausa di silenzio
C.: Dio Onnipotente ascolta le nostre preghiere, abbi pietà di noi e perdona i nostri peccati.
T.: Rendiamo grazie a Dio, con la lode di ogni voce.
III. PROCLAMAZIONE DELLA PAROLA DEL SIGNORE
Canto del Trisagion[2]
Santo Dio!
Santo Forte!
Santo Immortale, abbi pietà di noi!
Salmo 8 (responsivo)
L.: O Signore, nostro Dio, grande è il tuo nome su tutta la terra!
Canterò la tua gloria più grande dei cieli,
T.: Balbettando come i bambini e i lattanti. Contro gli avversari hai costruito una fortezza per ridurre al silenzio nemici e ribelli.
L.: Se guardo il cielo, opera delle tue mani, la luna e le stelle che vi hai posto,
T.: Chi è mai l’uomo perché ti ricordi di lui? Chi è mai, che tu ne abbia cura?
L.: Lo hai fatto di poco inferiore a un Dio, coronato di forza e di splendore,
T.: signore dell’opera delle tue mani. Tutto hai messo sotto il suo dominio:
L.: Pecore, buoi e bestie selvatiche, uccelli del cielo e pesci del mare e le creature degli oceani profondi.
T.: O Signore, nostro Dio, grande è il tuo nome su tutta la terra!
Canto: Tui Amoris Ignem[3]
Prima lettura: Isaia 9, 1-6
Il popolo che camminava nelle tenebre ha visto una grande luce. Ora essa ha illuminato il popolo che viveva nell’oscurità.
Signore, tu hai dato loro una grande gioia, li hai fatti felici.
Gioiscono davanti a te come quando si miete il grano o si divide un bottino di guerra. Tu hai spezzato il giogo
che gravava sulle loro spalle e li opprimeva e il bastone dei loro oppressori, come hai distrutto in passato l’esercito di Madian. I calzari dei soldati invasori e tutte le loro vesti insanguinate saranno distrutte dal fuoco.
È nato un bambino per noi!
Ci è stato dato un figlio! Gli è stato messo sulle spalle il segno del potere regale.
Sarà chiamato: “Consigliere sapiente, Dio forte, Padre per sempre, Principe della pace”.
Diventerà sempre più potente, e assicurerà una pace continua. Governerà come successore di Davide. Il suo potere si fonderà sul diritto e sulla giustizia per sempre.
Così ha deciso il Signore dell’universo nel suo ardente amore, e così sarà.
Canto: Inno alla luce (Sant’Efrem)[4]
Sorse la luce per i virtuosi e la gioia per i retti di cuore.
Gesù Cristo nostro Signore sorse per noi, venne dal seno del Padre, ci trasse dalle tenebre e ci illuminò con la sua luce splendente:
il giorno sorse sull’umanità e fuggì il potere delle tenebre.
Dalla sua Luce sorse per noi la luce e illuminò gli occhi colmi di tenebre:
la sua gloria sorse sull’ecumene e illuminò gli abissi profondi. Scomparve la morte, si dissipò la tenebra, e furono spezzate le porte dello Sheol: illuminò tutte le creature che prima erano nelle tenebre.
Risorsero i morti che giacevano nella polvere e cantarono gloria, poiché vi fu per loro un Salvatore: Egli compì la salvezza, ci diede la vita e fu elevato presso il Padre, l’Altissimo. E di nuovo verrà nella sua grande gloria e illuminerà gli occhi di tutti coloro che lo attesero: il nostro Re verrà nella sua grande gloria.
Accenderemo le nostre lucerne e usciremo incontro a lui. Rallegriamoci in lui come si rallegrò in noi Colui che ci rallegra con la sua luce splendente e diamo gloria alla sua maestà; lodiamo il Padre Altissimo, che accrebbe la sua misericordia, la inviò presso di noi e compì per noi la speranza e la salvezza; il giorno sorgerà all’improvviso e i santi usciranno per andare incontro a lui,
accenderanno le loro lampade tutti coloro che sono stanchi e affaticati, ma pronti.
Si rallegreranno gli angeli e i vegliardi del cielo,
nella gloria dei giusti e dei virtuosi: porranno la corona sui loro capi e insieme proclameranno e canteranno: Alleluia!
I miei fratelli sono risorti e sono stati trovati pronti!
Lodiamo il nostro Re e il nostro Salvatore, che verrà nella gloria e ci rallegrerà, nella luce splendente del suo Regno.
Seconda lettura: Efesini 5, 8-14
Un tempo vivevate nelle tenebre: ora, invece, uniti al Signore, voi vivete nella luce. Comportatevi dunque da figli della luce: bontà, giustizia e verità sono i suoi frutti. Cercate ciò che piace al Signore. Non fate amicizia con quelli che compiono azioni tenebrose che non dànno alcun frutto; piuttosto denunziate quelle loro azioni (perché sono azioni che essi fanno di nascosto ed è vergognoso perfino parlarne). La luce mostra la vera natura di tutto ciò che viene messo in chiaro; poi la luce trasforma ciò che essa illumina, e lo rende luminoso. Per questo si dice: Svègliati, tu che dormi, sorgi dai morti: e Cristo ti illuminerà.
Acclamazione al Vangelo (cantata)
Lettura: Vangelo secondo Matteo 2, 1-12
Dopo la sua nascita, arrivarono a Gerusalemme alcuni uomini sapienti che venivano dall’oriente e domandarono: “Dove si trova quel bambino, nato da poco, il re dei Giudei? In oriente abbiamo visto apparire la sua stella e siamo venuti qui per onorarlo”.
Queste parole misero in agitazione tutti gli abitanti di Gerusalemme, e specialmente il re Erode.
Egli, appena lo seppe, radunò tutti i capi dei sacerdoti e i maestri della Legge e domandò loro: “In quale luogo deve nascere il Messia?” Essi risposero: “A Betlemme, nella regione della Giudea, perché il profeta ha scritto: Tu Betlemme, del paese di Giudea, non sei certo la meno importante tra le città della Giudea, perché da te uscirà un capo che guiderà il mio popolo, Israele”.
Allora il re Erode chiamò in segreto quei sapienti e si fece dire con esattezza quando era apparsa la stella. Poi li mandò a Betlemme dicendo: “Andate e cercate con ogni cura il bambino. Quando l’avrete trovato, fatemelo sapere, così anch’io andrò a onorarlo”.
Ricevute queste istruzioni da parte del re, essi partirono. In viaggio, apparve ancora a quei sapienti la stella che avevano visto in oriente, ed essi furono pieni di grande gioia. La stella si muoveva davanti a loro fino a quando non arrivò sopra la casa dove si trovava il bambino. Là si fermò.
Essi entrarono in quella casa e videro il bambino e sua madre, Maria. Si inginocchiarono e lo adorarono. Poi aprirono i bagagli e gli offrirono regali: oro, incenso e mirra.
Più tardi, in sogno, Dio li avvertì di non tornare dal re Erode. Essi presero allora un’altra strada e ritornarono al loro paese.
Omelia/Sermone
Pausa di silenzio o canto di un inno
- PROFESSIONE DI FEDE
Il Simbolo di Nicea-Costantinopoli qui riportato è quello utilizzato durante il III Incontro della Conferenza delle chiese europee (KEK) e il Consiglio delle conferenze episcopali europee (CCEE), Riva del Garda, 1984.
C.: Cari fratelli e sorelle, uniti in Cristo Gesù confessiamo insieme la nostra fede in Dio, Padre, Figlio e Spirito Santo, proclamando il Credo NicenoCostantinopolitano.
T.: Noi crediamo in un solo Dio, Padre onnipotente, Creatore del cielo e della terra, di tutte le cose visibili e invisibili.
Noi crediamo in un solo Signore, Gesù Cristo, Unigenito Figlio di Dio, nato dal Padre prima di tutti i secoli.
Dio da Dio, luce da luce, Dio vero da Dio vero, generato, non creato della stessa sostanza del Padre; per mezzo di lui tutte le cose sono state create.
Per noi uomini e per la nostra salvezza discese dal cielo.
E per opera dello Spirito Santo si è incarnato nel seno della Vergine Maria e si è fatto Uomo.
Fu crocifisso per noi sotto Ponzio Pilato. Morì e fu sepolto. Il terzo giorno è risuscitato secondo le Scritture, è salito al cielo, siede alla destra del Padre e di nuovo verrà per giudicare i vivi e i morti, e il suo Regno non avrà fine.
Crediamo nello Spirito Santo, che è Signore e dà la vita, e procede dal Padre.
Con il Padre e il Figlio è adorato e glorificato, e ha parlato per mezzo dei profeti.
Crediamo la Chiesa una, santa, cattolica e apostolica.
Professiamo un solo battesimo per il perdono dei peccati, aspettiamo la resurrezione dei morti e la vita del mondo che verrà. Amen.
Condivisione della luce di Cristo
Viene allestito un drappo di stoffa blu scuro per simboleggiare il cielo di notte su cui è apposta una grande stella e vengono predisposte stelle di cartone per i partecipanti che sono invitati a farsi avanti e ad apporre la loro stella sul drappo.
C.: Una stella condusse i Magi a Cristo. Oggi questa stella indica la presenza di Cristo, che ci è stato rivelato e la cui luce risplende su di noi. Come i Magi seguirono la stella fino a Betlemme, così noi siamo radunati sotto questa stella oggi per aggiungere la nostra stella al cielo, e unire i nostri doni e le nostre preghiere per l’unità visibile della Chiesa. Mentre camminiamo verso questa meta, possano le nostre vite dare insieme luminosa testimonianza, affinché altri possano pervenire alla conoscenza di Cristo.
- PREGHIERE D’INTERCESSIONE E PADRE NOSTRO
C.: Con fede e fiducia, ci poniamo in preghiera, davanti a Dio, Padre, Figlio e Spirito Santo:
L.: I Magi vennero da oriente per onorare e offrire dei doni speciali dal loro paese e dalla loro cultura.
Preghiamo oggi per le comunità cristiane di tutto il mondo in tutta la loro diversità di culto e tradizione:
Ti chiediamo Signore di conservare questi tesori, in particolare in quelle zone del mondo in cui la presenza e la sopravvivenza dei cristiani è minacciata dalla violenza e dall’oppressione.
T.: Signore ascolta la nostra preghiera! Il responso può essere recitato o cantato
L.: I primi anni della vita del Signore furono segnati dalla violenza e dal massacro ordinato dal despota Erode.
Preghiamo per tutti i bambini che vivono in zone del mondo segnate da una violenza che lascia cicatrici:
Rafforza, o Signore, i vincoli di unità e di amore vicendevole tra le chiese e aiutaci a cooperare e testimoniare il tuo santo Nome. Ispiraci ad adoperarci senza sosta per difendere gli oppressi e accogliere gli emarginati. Dacci il coraggio di fronteggiare la tirannia e i regimi oppressivi mentre ci adoperiamo per la diffusione del tuo Regno tra noi.
T.: Signore, ascolta la nostra preghiera!
L.: Dopo la visita dei Magi, la Sacra famiglia fu migrante attraverso il deserto e rifugiata in terra d’Egitto.
Preghiamo per tutti i rifugiati e gli sfollati del mondo:
Preparaci, Signore, a dare ospitalità a coloro che sono costretti a una fuga forzata, e donaci uno spirito di accoglienza verso coloro che cercano un riparo sicuro.
T.: Signore, ascolta la nostra preghiera!
L.: La nascita di Gesù è stata un lieto annunzio per tutti, e ha radunato popoli da diverse nazioni e religioni per adorare il Santo Bambino. Preghiamo per l’impegno a perseguire l’armonia e il dialogo con le altre religioni:
Donaci Signore, l’umiltà e la pazienza di camminare con gli altri rispettando il loro cammino.
T.: Signore, ascolta la nostra preghiera!
L.: I Magi fecero ritorno alle loro case per una strada diversa. Preghiamo per le nostre chiese in un mondo che cambia:
Signore, aiutaci a trovare nuove strade per seguirti e testimoniarti perché il mondo creda.
T.: Signore, ascolta la nostra preghiera!
L.: Quando i Magi videro il Santo Bambino, furono pieni di gioia. Padre celeste, fissa i nostri sguardi su di lui, perché non perdiamo la strada. Rendici uno nel Signore Gesù, che è Via, Verità e Vita, e che ci ha insegnato a pregare.
Padre Nostro
La comunità locale si accorderà sulla versione del Padre Nostro da recitare insieme.
C.: Con le parole che Gesù ci ha insegnato, preghiamo ora insieme:
T.: Padre Nostro…
Inno
BENEDIZIONE E CONGEDO[5]
C.: Andate ora e vivete come figli della luce.
T.: Perché il frutto della luce si trova in tutto ciò che è buono, giusto e vero.
C.: Non prendete parte alle opere infruttuose delle tenebre.
T.: Svegliamoci dal sonno e Cristo risplenderà su di noi.
C.: Scenda pace, amore e fede da Dio Padre e dal Signore Gesù Cristo su questa assemblea. La grazia sia con tutti coloro che amano fedelmente il Signore nostro Gesù Cristo.
T.: Amen. Rendiamo grazie a Dio.
Inno finale
CANTI PER LA CELEBRAZIONE ECUMENICA[6]
https://www.youtube.com/watch?v=-6tomvcks4s
SI ADORI IL SIGNOR
O Worship the King – “Lyons”
Salmo 104, 1-6
Robert Grant (1779-1838) William Croft (1678-1727) – 1708
Testo italiano: Enrico Paschetto jr. (1910-1987)
- Si adori il Signor, – di gloria il gran Re; si canti il Suo amor – che tutto si die’. Dio scudo e difesa – ognora sarà, la lode circondi – l’Eterna Maestà!
- Possente Signor – in grazia operò, con il Suo voler – il cielo creò. E volle gli abissi, – poi con gran virtù con una Parola – il creato fu!
- La Tua fedeltà – chi mai potrà dir? per tutte le età – continua a fluir.
Al corpo provvede, – provvede anche al cuor; dall’alba al tramonto – ci dona l’amor!
- Noi deboli qui – siam polvere inver, ma in Dio confidiam, – che tiene il poter. È dolce l’abbraccio – del nostro Signor, Amico, Maestro, – fedel Salvator!
INNO DI SANT’EFREM
Traduzione inglese, per la traduzione italiana si veda il testo della Celebrazione italiana
The Light of the just and joy of the upright is Christ Jesus our Lord.
Begotten of the Father, he manifested himself to us. He came to rescue us from darkness and to fill us with the radiance of his light.
Day is dawning upon us; the power of darkness is fading away. From the true Light there arises for us the light which illumines our darkened eyes. His glory shines upon the world and enlightens the very depths of the abyss.
Death is annihilated, night has vanished, and the gates of Sheol are broken.
Creatures lying in darkness from ancient times are clothed in light.
The dead arise from the dust and sing because they have a Saviour.
He brings salvation and grants us life.
He ascends to his Father on high. He will return in glorious splendour and shed his light on those gazing upon him.
CANTO DI TAIZÉ
Music: Jacques Berthier (1923-1994), copyright © Ateliers et Presses de Taizé, 71250 Taizé, France
TRISAGION
In Inglese e Greco: https://www.youtube.com/watch?v=oJ6of7ViJ5w
In Siriaco: https://www.youtube.com/watch?v=FLBEzlUt2EA
In Armeno: https://youtu.be/gPM-BKYVpNE
INNO SIRIACO
https://www.youtube.com/watch?v=nno6k0i8zd4
NOI, TRE RE, D’ORIENTE VENIAM
We three kings of Orient are – “Kings of Orient”
Matteo 2, 1-12
John H. Hopkins jr. John H. Hopkins jr. (1820-1891) – 1857
Testo italiano: Sante Cannito (1953-…)
- Noi, tre re, d’Oriente veniam, – da lontano doni a portar; una stella ci ha guidati – per campi e monti e mar. Oh! Stella risplendente in ciel, – di più bella non ce n’è; ci conduci dal fanciullo, – dal promesso Re dei re.
- A Betlemme è nato Gesù; – l’oro serve ad incoronar chi dal ciel quaggiù discese – con umiltà a regnar.
Oh! Stella risplendente in ciel… (etc.)
- Gloria e luce vengon da lì, – Re che Dio per noi concepì; Alleluia, Alleluia, – anche nel ciel s’udrà.
Oh! Stella risplendente in ciel… (etc.)
O SIGNOR, LA TUA LUCE SPLENDE
Lord, the light of Your love – “Shine, Jesus, shine”
Genesi 1, 1-4; Salmo 43, 3; Salmo 85; Isaia 6, 1-3; Isaia 9, 1-7; Matteo 4, 16-17;
Matteo 17, 1-9; Marco 9, 2-9; Luca 9, 28-36; Giovanni 8, 12-18; Apocalisse 1, 12-20
Graham Kendrick Graham Kendrick (1950-…) – 1987
Testo italiano: Sante Cannito (1953-…)
- O Signor, la Tua luce splende, sole che manda via la notte. Gesù, luce del mondo, ci scalda; libertà, verità Lui c’insegna.
Splendi su me, splendi su me!
Splendi, Gesù, empi il mondo con la Tua gloria; manda su noi il Tuo Spirito.
Grazia e bontà spandi su tutte le nazioni; parlaci ancor, Tu sei luce ed amor.
- Alla Tua maestà io vengo, dalle ombre al Tuo gran fulgore, col Tuo sangue entrerò nella luce, viaggerò per sentieri di pace.
Splendi su me, splendi su me!
Splendi, Gesù; empi il mondo con la Tua gloria… (etc.)
- Il Tuo grande splendor guardiamo, nuova luce nei volti abbiamo. Tutto cambia, perfino la gloria, di riflesso viviam la Tua storia.
Splendi su me, splendi su me!
Splendi, Gesù; empi il mondo con la Tua gloria… (etc.)
INNO COPTO
- ربنا ربنا جه علشانا ربنا ولد فقير زينا علشان هو حبنا
قرار
بيحبنا بيعزنا بيحبنا بيعزنا
- ربنا ربنا جه علشانا ربنا أنا سعيد أنا سعيد بميالدك يا ربي ميالدك المجيد أنشودة تفرح قلبي
- العدرا فرحت ببشارة جبرائيل وقلوبنا هللت بميالد عمانوئيل
- نجم في المشرق أضاء للمجوس وقلوبنا شموع نورها هللا القدوس
- ربنا يا يسوع يا بهجة حياتنا كن معانا كن معانا في كل أوقاتنا
Our Lord, our Lord
Our Lord, our Lord, came for us our Lord. born in the manger like us because He truly loves us.
Refrain: He loves all of us; He redeemed all of our souls. (2)
Our Lord, our Lord, came for us our Lord. (2) I am glad, I am glad; by your birth, O my Lord, your birth in Bethlehem a great joy to my soul.
Our Lord, our Lord, came for us our Lord. (2) The virgin rejoiced in the word of Gabriel, our hearts are happy in the birth of Emmanuel.
Our Lord, our Lord, came for us our Lord. (2) In the east was a star shone to the wise men. Our hearts are candles lit to the Holy Lord.
Our Lord, our Lord, came for us our Lord. (2) The angels in the sky praised the Lord for His birth. Glory to God in the highest and peace be on earth. Our Lord, our Lord, came for us our Lord (2)
https://www.youtube.com/watch?v=93_cM9FwSe8&feature=youtu.be&fbclid=IwAR1Y UA_ a0yTKpJ7WQCnjogpvNgXAwkO4E-M5dWXnoovWwHbNiESCwJgYZN8
LETTURE BIBLICHE E COMMENTO PER OGNI GIORNO DELLA SETTIMANA
PRIMO GIORNO:
|
“Abbiamo visto apparire la sua stella” (Mt 2, 2) Rialzaci e guidaci alla tua luce perfetta |
Zc 4, 1-5 |
Vedo un candelabro d’oro |
Sal 139 (138), 1-10 |
Là mi afferra la tua destra |
2 Tim 1, 7-10 |
La sua grazia si è chiaramente manifestata ora che è venuto Gesù Cristo, il nostro Salvatore |
Gv 16, 7-14 |
Quando verrà lo Spirito della verità, vi guiderà verso tutta la verità |
Commento
In questo mondo fragile e incerto cerchiamo una luce, un raggio di speranza dall’alto. Circondati dal male, aneliamo alla bontà; cerchiamo quel che c’è di buono in noi, ma molto spesso siamo così sopraffatti dalla nostra debolezza che la speranza svanisce. Riponiamo la nostra fiducia nel Dio che adoriamo. E Dio, nella sua sapienza, ci rende capaci di sperare nell’intervento divino; non ci aspettavamo, però, che l’intervento di Dio fosse una Persona, e che il Signore stesso sarebbe stato la Luce in mezzo a noi. È qualcosa che ha superato ogni nostra aspettativa. Il dono di Dio per noi è “uno spirito che ci dà forza, amore”. Non è confidando nelle nostre forze e nelle nostre capacità che procederemo sulla strada verso questa luce perfetta, ma solo per la potenza dello Spirito Santo di Dio.
Nell’oscurità dell’umanità una stella brillò da oriente. Una luce che penetra la profonda oscurità che ci separa gli uni dagli altri. La luce della stella non è stata solo un bagliore in un determinato momento storico, ma continua ancor oggi a brillare e a cambiare il volto della storia. Lungo i secoli e fin dal primo momento in cui la stella è apparsa, il mondo è venuto a conoscenza, grazie alla vita dei discepoli di Cristo, di una speranza resa viva dallo Spirito Santo. I cristiani rendono testimonianza all’opera di Dio nella storia e all’azione dello Spirito Santo. Nonostante le vicissitudini della storia e le circostanze mutevoli, il Risorto continua a risplendere, nel fluire della storia, come un faro che guida tutti verso la sua luce perfetta e che vince le tenebre che ci separano gli uni dagli altri.
Il desiderio di vincere l’oscurità della divisione ci muove a pregare e lavorare per l’unità dei cristiani.
Preghiera
O Signore Dio, illumina il nostro cammino con la luce di Cristo che ci precede e ci conduce. Illuminaci e dimora in noi. Guidaci a scoprire la piccola mangiatoia del nostro cuore, ove una grande luce è ancora sopita. Creatore della luce, ti ringraziamo per il dono della Stella senza tramonto, Gesù Cristo, nostro Signore e Salvatore. Fa’ che Egli sia da noi accolto come faro nel nostro pellegrinaggio. Sana le nostre divisioni e portaci più vicini alla Luce, perché possiamo trovare in lui la nostra unità. Amen.
SECONDO GIORNO: “Dove si trova quel bambino, nato da poco, il re dei Giudei?” (Mt 2, 2)
Un’autorità umile abbatte i muri e costruisce con amore
Ger 23, 1-6 Questo re governerà con saggezza
Sal 46 (45), 1-12 In tutto il mondo pone fine alle guerre
Fil 2, 5-11 Non conservò gelosamente il suo essere uguale a Dio
Mt 20, 20-28 Il Figlio dell’uomo è venuto non per farsi servire, ma per servire
Commento
Geremia denuncia la cattiva guida dei re di Israele, che hanno diviso e disperso il popolo. È stato un governo che ha distrutto la nazione e ha costretto il popolo all’esilio. Il Signore, invece, promette un Re pastore che “attuerà il diritto e la giustizia nel paese” e radunerà i membri del suo gregge.
Il nostro mondo necessita di una guida di questo tipo ed è alla ricerca di chi possa realizzarla. Solo in Cristo abbiamo l’esempio di un Re secondo il cuore di Dio. Mentre siamo chiamati a seguirlo, siamo anche chiamati a testimoniare la sua regalità a servizio del mondo e della Chiesa. In Cristo incontriamo qualcuno che non abbatte e divide, ma che costruisce e riunisce a gloria del nome di Dio. La sua legge non è a proprio beneficio ed Egli non usa la forza, ma è piuttosto un servo umile e amorevole e non considera la sua uguaglianza con Dio come un vanto. È venuto per servire, non per essere servito, e i suoi seguaci devono fare altrettanto.
Il Medio Oriente patisce la dispersione e l’esilio della sua gente, perché “diritto e giustizia” sono divenuti sempre più rari, e non solo in quei luoghi, ma in tutto il mondo. Eppure, continuiamo a coltivare una speranza che non vacillerà, neanche se “i popoli s’impauriscono, i regni crollano” intorno a noi.
Quanti rivestono ruoli di governo nel mondo e nella Chiesa, hanno la responsabilità di portare all’unità piuttosto che disperdere o dividere. Molte delle divisioni nel mondo e nella Chiesa sono causate dal desiderio di una posizione, di potere, di vantaggio personale. Quanto più fedelmente i cristiani imiteranno il mettersi a servizio di Cristo tanto più le divisioni nel mondo e nella Chiesa saranno superate. Nella misura in cui noi cristiani ci adoperiamo per il diritto, la giustizia, e la pace per il bene della collettività, diamo umilmente testimonianza al Re-Servo e avviciniamo gli altri a lui.
Preghiera
O Dio, nostro unico rifugio e forza, ti glorifichiamo perché sei un Dio giusto e retto. Confessiamo davanti a te che spesso desideriamo nel nostro cuore modelli di guida mondani. Aiutaci a cercare il nostro Signore Gesù Cristo non nei palazzi del potere, ma nell’umile mangiatoia e ad imitarlo nella sua mitezza. Dacci il coraggio di svuotare noi stessi e di servirci reciprocamente in obbedienza a te. Te lo chiediamo nel nome di Cristo che regna con te e con lo Spirito Santo per sempre nella gloria. Amen.
TERZO GIORNO: “Queste parole misero in agitazione tutti gli abitanti di Gerusalemme, e specialmente il re Erode” (Mt 2, 3)
La presenza di Cristo sovverte il mondo
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Ne 4, 12-15 |
Continuammo a lavorare, dalle prime luci dell’alba fino a notte |
Sal 2, 1-10 |
Perché si rivoltano i popoli? |
2 Ts 2, 13 – 3, 5 Ma il Signore è fedele: egli vi darà forza
Mt 2, 1-5a “Queste parole misero in agitazione tutti gli abitanti di Gerusalemme, e specialmente il re Erode”
Commento
Il Signore è venuto tra noi. La venuta di Cristo sovverte la logica del mondo. Diversamente da molti leader nazionali, il Signore viene in umiltà, denunciando il male dell’ingiustizia e dell’oppressione che accompagna l’ambizione per il potere e la posizione sociale. La venuta di Gesù chiama ad una conversione del cuore e ad una trasformazione della vita, per renderci liberi da ogni forma di disumanizzazione e di sofferenza. Gesù ci dimostra che Dio è in coloro che soffrono, perché ognuno possiede la dignità di essere un amato figlio di Dio. La presenza di Gesù disturba proprio perché rovescia i piani dei ricchi e dei potenti che lavorano solo per i propri interessi e trascurano il bene comune. Ma a quanti operano per la pace e l’unità, la venuta di Cristo porta una luce di speranza.
Oggi siamo chiamati ad impegnarci costruttivamente nel mondo perché la giustizia diventi realtà. Ciò richiede di riflettere e riconoscere le volte in cui le nostre vie non sono le vie di giustizia e di pace di Dio. Quando noi cristiani lavoriamo insieme per la giustizia e la pace, i nostri sforzi sono più efficaci e quando agiamo in questo modo la risposta alle nostre preghiere per l’unità dei cristiani si rende visibile e conduce gli altri a riconoscere in noi, oggi, la presenza di Cristo nel mondo. Con le nostre parole e le nostre azioni possiamo portare una luce di speranza a molti che ancora vivono nell’oscurità dell’inquietudine politica, della povertà sociale e della discriminazione strutturale. Il lieto annuncio è che Dio è fedele, è sempre Colui che ci rafforza e ci protegge dal pericolo, ci ispira a lavorare per il bene degli altri, soprattutto di quanti vivono nel buio della sofferenza, dell’odio, della violenza e del dolore.
Preghiera
O Signore, ci hai condotto fuori dalle tenebre verso Gesù. Hai acceso una stella di speranza nella nostra vita. Aiutaci a rimanere uniti nel nostro impegno nel diffondere il tuo Regno di amore, di giustizia e di pace, così da essere noi luce di speranza per tutti coloro che vivono nel buio della disperazione e della disillusione. Prendici per mano, o Signore, così che possiamo scorgerti nella vita di ogni giorno. Dissipa la paura e l’ansia in noi che ti seguiamo; fa’ brillare su di noi la tua Luce e accendi il nostro cuore, così da scaldarci col calore del tuo amore. Fa’ che ci eleviamo a te, che ti sei spogliato per amore nostro, e che con la nostra vita glorifichiamo te, Padre, Figlio e Spirito Santo. Amen.
QUARTO GIORNO: “Tu Betlemme […] non sei certo la meno importante”
(Mt 2, 6)
Sebbene piccoli e sofferenti, non ci manca niente
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Mic 5, 1-4a.6-7 |
Da te uscirà colui che deve guidare il popolo d’Israele |
Sal 23 (22), 1-6 |
Il Signore è il mio pastore e nulla mi manca |
1 Pt 2, 21-25 |
Ma ora siete tornati al vostro pastore, al guardiano delle vostre anime |
Lc 12, 32-40 |
Non aver paura, piccolo gregge |
Commento
Dalla piccola e umile città di Betlemme, il Signore, il Figlio di Dio, è entrato nel mondo; dal seno di un’umile fanciulla Egli prese carne e scelse di vivere la sua umanità nel nascondimento e nella semplicità. È divenuto come chicco nel campo, lievito nella pasta e un raggio di luce ai nostri occhi, una Luce che ha riempito la terra. Dalla piccola Efrata è giunto un Re, pastore e custode delle anime. E, da pastore che era, divenne l’Agnello che porta su di sé i peccati del mondo per risanarci.
Sebbene di poco conto tra le grandi tribù di Giuda, Betlemme fu resa grande per la nascita del Pastore dei pastori, del Re dei re. Betlemme, il cui nome significa “casa del pane”, può essere considerata una metafora della Chiesa che porta al mondo il Pane della vita. La Chiesa, la Betlemme di oggi, continua ad essere il luogo ove i deboli, i poveri, i piccoli sono accolti perché in essa ciascuno ha il proprio posto. I chicchi radunati insieme diventano un raccolto; il lievito aggiunto all’impasto diventa un grande fermento; i raggi resi convergenti diventano una luce che guida.
In un tempo di sconvolgimenti politici, di una crescente cultura dell’avidità, dell’abuso di potere, i cristiani, come altri in Medio Oriente, soffrono persecuzioni, patiscono emarginazione e vivono nella paura della violenza e dell’ingiustizia. Eppure, essi non temono perché il Pastore cammina con loro, li raduna in un unico ovile e li rende un segno della sua amorevole presenza. Uniti, essi sono il lievito che fa crescere la pasta; in Cristo trovano un modello di umiltà e da lui sono chiamati a superare le divisioni e a radunarsi in un unico gregge. Sebbene pochi, nella loro sofferenza seguono le orme dell’Agnello, che ha sofferto per la salvezza del mondo; sebbene pochi, sono saldi nella speranza e non mancano di nulla.
Preghiera
Pastore Buono, la divisione del tuo piccolo gregge addolora il tuo Santo Spirito. Perdona i nostri sforzi deboli e lenti nel perseguire la tua volontà. Suscita saggi pastori che seguano il tuo cuore, riconoscano il peccato della divisione e conducano le chiese con giustizia e santità, verso l’unità in te. Te lo chiediamo, Signore, ascolta la nostra preghiera. Amen.
QUINTO GIORNO: “Apparve ancora a quei sapienti la stella che avevano visto in oriente” (Mt 2, 9)
Guidati dall’unico Signore
Es 13, 17 – 14, 4 Il Signore era davanti a loro come una grossa nube Sal 121 (120) 1-8 Alzo gli occhi verso i monti: chi mi potrà aiutare?
Ap 22, 5-9 Il Signore Dio li illuminerà
Mt 2, 7-10 Apparve ancora a quei sapienti la stella che avevano visto in oriente
Commento
Reiteratamente le Scritture ci ricordano che il Signore Dio cammina col suo popolo, lo protegge e lo custodisce giorno e notte. Non sempre la strada è piana: a volte siamo costretti a tornare sui nostri passi, altre volte a fare ritorno per un’altra via. Ma nel cammino della vita possiamo aver fiducia che Dio “non dorme né riposa”, ci protegge, veglia su di noi e non permetterà che inciampiamo e cadiamo.
Anche nella più grande oscurità, la luce di Dio è con noi: brilla nei profeti inviati per guidare il popolo lungo la strada preparata per lui, e per richiamarlo all’Alleanza. In modo definitivo, nella pienezza dei tempi, Dio ha mandato l’Unigenito, Gesù Cristo, Luce che guida tutte le nazioni, gloria di Dio nel mondo, fonte di vita divina, che stipula la nuova alleanza nel suo Sangue.
La strada che ci attende per l’unità tra di noi e una più profonda unione con Cristo non è sempre piana. Nei nostri anche più onesti intenti di ricostituire l’unità da soli, è molto facile perdere di vista questo fondamentale messaggio delle Scritture: Dio non abbandona il suo popolo, neppure nei suoi fallimenti e nelle sue divisioni. Questo è un messaggio di speranza non solo per i cristiani, ma per il mondo intero. Come la storia dei Magi ci ricorda, Dio guida tutte le genti con la luce della stella là dove si trova Cristo, Luce del mondo.
Dio manda il suo Santo Spirito, la cui luce ci rende capaci di vedere con gli occhi della fede la verità del divino Bambino e la chiamata all’unità e alla riconciliazione di tutte le cose in lui. È questo lo Spirito che ci guida dall’oscurità e la sventura verso la luce e la vita di Cristo.
Preghiera
O Signore Dio, nostro Padre, mandasti la stella per guidare i Magi verso il tuo Figlio Unigenito. Accresci la nostra speranza in te, e fa’ che in ogni momento sentiamo che Tu cammini con noi e vegli sul tuo popolo. Insegnaci ad assecondare la guida del tuo Santo Spirito, lungo qualsiasi cammino, per quanto strano possa sembrarci, così ché possiamo essere condotti all’unità in Gesù Cristo, Luce del mondo. Apri i nostri cuori al tuo Spirito e fortificaci nella nostra fede, per confessare che Gesù è il Signore e per onorarlo e rallegrarci in lui come fecero i Magi in Betlemme. Ti chiediamo queste benedizioni nel nome di Gesù Cristo tuo Figlio. Amen.
SESTO GIORNO: “Videro il bambino e sua madre, Maria. Si
inginocchiarono e lo adorarono” (Mt 2, 11)
Radunati in preghiera attorno all’unico Signore
Es 3, 1-6 Mosè si coprì la faccia perché aveva paura di guardare Dio Sal 84 (83), 2-13 Quanto mi è cara la tua casa, Dio dell’universo!
Ap 4, 8-11 Adoravano il Dio che vive per sempre
Mt 28, 16-20 Quando lo videro, lo adorarono
Commento
Quando i Magi giunsero a Betlemme dalle loro terre lontane e videro il Bambino e sua madre, lo adorarono. Di fronte a questa rivelazione di Dio tra noi, si abbassa ogni sguardo e ogni ginocchio si piega. Similmente, alla vista del roveto ardente, Mosè si coprì il volto, timoroso di vedere Dio. Quando i discepoli videro il Cristo risorto sul monte di Galilea furono stupiti e intimoriti. Lo adorarono. Nella liturgia celeste i ventiquattro anziani si inginocchiano di fronte a Dio che siede sul trono. Alla manifestazione della presenza di Dio rispondiamo con uno sguardo, seguito da uno stupore che diventa adorazione.
E noi, vediamo? Siamo stupiti? Adoriamo realmente? Quante volte vediamo senza percepire, perché i nostri occhi rimangono ciechi alla presenza del Signore? Come possiamo adorare in verità se prima non vediamo? Nella nostra visione limitata, troppo spesso vediamo solo i nostri aggrovigliati disaccordi, dimenticando che l’unico Signore ci ha donato la sua grazia salvifica e che condividiamo l’unico Spirito che ci conduce all’unità. Spesso, nel nostro orgoglio, seguiamo le nostre leggi e le nostre tradizioni umane, mentre disattendiamo l’amore che siamo chiamati a condividere come unico popolo giustificato dal Sangue di Cristo e unito dalla comune fede in Gesù nostro Salvatore.
Come comunità vivificate dallo Spirito Santo, le nostre chiese ci invitano a camminare insieme verso Cristo Bambino per adorarlo come un unico popolo. Lo Spirito di compassione ci guida gli uni verso gli altri e insieme guida tutti quanti al nostro unico Signore. Solo seguendo la sua guida saremo in grado di “adorare in spirito e verità”. Il nostro futuro in Dio è un futuro di unità e di amore; la nostra strada verso questa meta deve far risplendere l’unica verità dell’unità in Cristo.
Preghiera
Dio compassionevole, Tu donasti ai ciechi la capacità di riconoscerti come Salvatore. Rendici capaci di pentimento. Nella tua misericordia rimuovi il velo dai nostri occhi e fa’ che ti adoriamo come nostro Dio e Redentore. In mezzo ai dolori e nonostante la gravità dei nostri peccati, dacci la capacità di amarti con tutto il cuore. Fa’ che possiamo camminare insieme, guidati dalla tua luce come i tuoi discepoli. La grazia del nostro Signore Gesù Cristo sia con noi, così ché insieme possiamo glorificarti nella comunione dello Spirito e testimoniare a tutti il tuo amore. Amen.
SETTIMO GIORNO: “Gli offrirono regali: oro, incenso e mirra” (Mt 2, 11) I doni della comunione
Os 6, 1-6 Voglio amore costante, non sacrifici
Sal 100 (99), 1-5 Entrate nel suo tempio con canti, nei suoi cortili con inni di lode
At 3, 1-10 |
Soldi non ne ho, ma quello che ho te lo do volentieri |
Mt 6, 19-21 |
Perché, dove sono le tue ricchezze, là c’è anche il tuo cuore |
Commento
Nel nostro viaggio verso Betlemme, la città del pane, contempliamo i sapienti giunti ad onorare il Cristo Bambino. Essi aprirono i loro scrigni e offrirono al neonato Re i loro doni: oro, incenso e mirra.
Le nostre divisioni storiche, il nostro puntiglio nelle regole e nei riti, e il nostro imbricamento con le cose del mondo ci hanno separato. Quindi, quali doni abbiamo preparato per il Re che viene ad illuminare la nostra vita e ci conduce alla grazia dell’unità? Sappiamo che Dio non gradisce le nostre ricchezze e i nostri sacrifici, ma che la sua potenza opera nella nostra debolezza: “Soldi non ne ho”. Il Signore desidera un cuore benevolo, che arde di amore per Lui, e per i nostri fratelli e le nostre sorelle in Cristo da cui siamo separati; un cuore palpitante di misericordia, sinceramente pentito e desideroso di conversione.
Prepariamo allora per lui, il dono di un cuore pieno di amore. Inginocchiati in adorazione chiediamo un cuore contrito per il peccato di divisione e obbediente all’Unico Dio che noi serviamo; un’obbedienza che ravvivi, guarisca e riconcili tutto ciò che è spezzato o ferito in noi, intorno a noi e tra noi.
Cristo ha già elargito il dono dell’unità alla sua Chiesa. Noi cresciamo nella comunione quando condividiamo la grazia delle diverse tradizioni che abbiamo ricevuto, riconoscendo che la fonte di tutti i nostri doni è il Signore.
Preghiera
Lode, onore e rendimento di grazie a te, o Dio. Tu hai rivelato te stesso nell’epifania del tuo Figlio sia a coloro che avevano a lungo atteso la tua venuta, sia a coloro che non ti attendevano. Tu conosci la sofferenza che ci circonda, il dolore causato dalle nostre divisioni. Tu vedi i travagli del mondo e vedi l’odierna situazione, sempre più tormentata, del Medio Oriente, il luogo che Tu hai scelto per la nascita di Gesù, e che è stato santificato dalla sua presenza. Ti chiediamo di rendere i nostri cuori e la nostra mente capaci di conoscerti. Mentre ci uniamo ai sapienti venuti da lontano, preghiamo che Tu ci apra il cuore all’amore per te e per i fratelli e le sorelle attorno a noi. Donaci la volontà e i mezzi per lavorare alla trasformazione del mondo e scambiarci quei doni che alimentano la comunione. Elargisci i tuoi doni e le tue benedizioni senza fine. Ricevi la nostra preghiera nel nome del tuo Figlio Gesù Cristo, che vive e regna con te e con lo Spirito Santo. Amen.
OTTAVO GIORNO: “Essi presero allora un’altra strada e ritornarono al loro paese” (Mt 2, 12)
Dalle consuete vie della separazione, alle nuove vie di Dio
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Ger 31, 31-34 |
Concluderò una nuova alleanza con il popolo d’Israele |
Sal 16 (15), 1-11 |
Mi mostrerai la via che porta alla vita |
Ef 4, 20-23 |
Dovete lasciarvi rinnovare cuore e spirito |
Mt 11, 25-30 |
Perché hai nascosto queste cose ai grandi e ai sapienti e le hai fatte conoscere ai piccoli |
Commento
Non conosciamo quali furono i pensieri di quei sapienti – loro che erano esperti di astronomia e navigazione – quando furono avvertiti di fare ritorno per un’altra strada. Probabilmente erano confusi, ma la stessa Luce che aveva illuminato il loro viaggio mostrava loro un’altra strada, un’altra possibilità. Essi erano stati chiamati a cambiare direzione.
Spesso ci troviamo legati a modi consueti di fare le cose e di guardare al mondo. E quando questi modi, o le abituali strade, ci sono preclusi, ci chiediamo come procedere per continuare il cammino. La divina provvidenza è sempre accanto a noi per mostrarci che c’è un’altra strada preparata per noi. Dio è sempre accanto noi per rinnovare la sua alleanza e rialzarci dalla frustrazione che sperimentiamo quando incontriamo un ostacolo. Dobbiamo solo avere fiducia che l’Eterno e Unico Dio, che ci ha dato la luce, può sempre aprirci una via per procedere quando la nostra è bloccata. Un nuovo inizio è sempre possibile quando lo vogliamo e siamo aperti all’azione dello Spirito. Come chiese, guardiamo al passato e troviamo ispirazione, e guardiamo al futuro in cerca di nuove vie per far brillare della luce del Vangelo con rinnovato fervore, per accoglierci reciprocamente, come Cristo ha accolto noi, a gloria di Dio.
Sulle antiche e consuete strade le comunità cristiane hanno camminato separandosi le une dalle altre; sulle nuove strade che Dio ci chiama a percorrere, le comunità cristiane camminano insieme e diventano compagne di viaggio. Trovare queste nuove strade richiede discernimento, umiltà e coraggio. È tempo di conversione e di riconciliazione.
Preghiera
Dio ricco di grazia, quando conoscendo solo una via da percorrere e, vedendola bloccata, cadiamo nella disperazione, ti scopriamo sempre accanto a noi. Tu sei il Dio che rinnova la Promessa. Scopriamo che apri dinanzi a noi nuove strade che non ci aspettavamo. Ti ringraziamo perché Tu superi le nostre aspettative. Ti ringraziamo per la tua Sapienza che sovrasta la nostra comprensione. Ti ringraziamo perché i tuoi sentieri creativi ci aprono possibilità prima impensate. Se cerchiamo sulle nostre mappe senza trovare alcuna strada, sappiamo di avere sempre te che ci guidi per sentieri piani. Preghiamo in Gesù Cristo nostro Signore e nella comunione dello Spirito Santo che Tu ci conduca sempre nuovamente a te. Amen.
APPENDICE I
SITUAZIONE ECUMENICA IN MEDIO ORIENTE[7]
Consiglio delle chiese del Medio Oriente
Il Consiglio delle chiese del Medio Oriente (MECC – Middle East Council of Churches) è una comunione di chiese che condividono la fede nel Signore Gesù Cristo quale Dio e Redentore secondo le Sacre Scritture e la Tradizione della Chiesa. Fondato nel 1974, il Consiglio successe al Consiglio delle chiese del Vicino Oriente – fondato nel 1962 (Near East Council of Churches) – e costituisce un organismo ecumenico regionale, che riunisce le chiese cristiane per dare testimonianza comune nella terra in cui Cristo nacque, visse, morì, fu sepolto e risuscitò. L’attività del MECC si estende – dal punto di vista geografico – a oriente dall’Iran fino al Golfo e a occidente dal Mar Mediterraneo fino all’Egitto. Originariamente era formato da tre famiglie di chiese: evangelica, ortodossa e ortodossa orientale, cui si aggiunse, nel 1990, la famiglia cattolica. Queste chiese si impegnano insieme per portare avanti la comune missione e il desiderio di realizzare l’unità a gloria dell’unico Dio.
La missione
Espressione tangibile di presenza cristiana in quelle terre, il Consiglio adempie alla missione di lavorare per l’unità dei cristiani attraverso la costruzione di una convergenza di modi di vedere, prospettive e atteggiamenti all’interno delle chiese del Medio Oriente, specialmente riguardo le questioni relative alla presenza e alla testimonianza cristiane e ai rapporti tra cristiani e musulmani. In modo speciale, la missione del Consiglio è oggi considerata come:
- un ponte tra le chiese, al fine di abbattere barriere e pregiudizi e costruire una testimonianza comune al Signore risorto. In quanto organismo ecumenico, il MECC riunisce la maggior parte delle chiese del Medio Oriente, offrendo loro uno spazio per ritrovarsi, pregare, riflettere, analizzare, parlare all’unisono e agire con una testimonianza comune;
- un ponte tra cristiani e popoli di altre religioni in quelle terre, specialmente con i musulmani. Il MECC rafforza e sviluppa il dialogo e la collaborazione con i musulmani; mira a creare e approfondire legami di amicizia e di pace tra i popoli per il bene dell’umanità;
- un ponte tra il Medio Oriente e il resto del mondo cristiano. Il MECC intende porsi come mediatore tra le chiese di quelle terre e i loro fratelli e le loro sorelle cristiani che vivono altrove.
La situazione attuale in Medio Oriente e le problematiche aperte
Nonostante la difficile situazione geopolitica e le sfide locali, regionali e globali, il MECC è deciso a continuare a promuovere una riflessione teologica ed ecumenica in Medio Oriente. Si tratta di un obiettivo raggiunto principalmente attraverso il consolidamento della formazione, della comunicazione e del networking ecumenici. Il Consiglio promuove iniziative di dialogo e di giusta pace e, inoltre, profonde sforzi ecumenici, umanitari e di sviluppo per aiutare i più vulnerabili a soddisfare i bisogni primari e ad accedere ai diritti fondamentali. Grazie agli sforzi profusi in lunghi anni, il MECC gode di grande fiducia e il suo lavoro è sostenuto dal generoso contributo delle chiese membri e degli organismi partner ecumenici e internazionali. Il MECC riconosce il ruolo strategico che i partner rivestono nel perseguire e raggiungere i suoi obiettivi, tesi a difendere la dignità umana e la custodia del creato di Dio.
La decisione del MECC di rafforzare il suo impatto ecumenico regionale è ad ampio raggio, per promuovere l’impegno a far sentire la voce delle chiese a livello locale e internazionale. Partecipando nel dialogo congiuntamente agli altri membri in nuove iniziative di “partnership nella cittadinanza”, il MECC accoglie la diversità e fortifica la missione apostolica, la testimonianza e il ruolo costruttivo dei cristiani in quelle terre con iniziative che aprono la strada ad uno scambio di prospettive e valori interculturali, al di là delle differenze ideologiche e dogmatiche.
Le chiese del Medio Oriente fronteggiano sfide di vario genere, che influiscono sulla loro vita e testimonianza ecumeniche, molte delle quali affondano le radici nella storia passata di quelle terre, nelle tradizioni religiose e culturali, nelle conseguenti crisi economiche e nelle ostilità geopolitiche che continuano a tempestare quelle terre. La sfida maggiore attualmente riguarda la sopravvivenza stessa della presenza cristiana in Medio Oriente. Dalla Nakba palestinese del 1948, numerosi conflitti di lunga durata e disordini politici in vari paesi della regione, quali il Libano, l’Iraq, l’Iran, la Siria e l’Egitto, hanno determinato una tendenza crescente all’emigrazione dei cristiani, causando un drastico decremento del numero dei fedeli e minacciando la stabilità della presenza cristiana.
Nonostante ciò, accanto a momenti di stagnazione e di declino, la lunga storia del cristianesimo in Medio Oriente ha conosciuto momenti di rinnovamento e rinascita. Da un lato, infatti, è da sottolineare la diminuzione della presenza cristiana in Medio Oriente, ma dall’altro lato è da sottolineare la qualità della testimonianza e della vita spirituale che anima queste comunità. Le due prospettive – lungi dall’escludersi reciprocamente – sono, al contrario, intimamente collegate, perché la presenza cristiana ha un senso solo se intende perseguire una missione. La missione principale dei cristiani in quelle terre oggi si sostanzia nella loro capacità di dare testimonianza, insieme ai loro concittadini, della salvaguardia della diversità, sia essa umana, ecumenica o interreligiosa, e della resilienza nelle comuni sfide che le attendono.
Il XXI secolo ha assistito ad un’ulteriore svolta drammatica nella storia del Medio Oriente. L’ultimo ventennio ha visto profondi cambiamenti a tutti i livelli della società, assieme al collasso degli apparati governativi di diversi paesi. Quelle terre hanno patito continue azioni militari, hanno visto indebolite la loro capacità economica e le loro strutture sociali, hanno subìto cambiamenti demografici e dei sistemi di valori.
La testimonianza e la presenza cristiane in Medio Oriente sono state profondamente sferzate dal protrarsi di crisi e ostilità, per cui diviene sempre più importante che tutti i partner ecumenici e gli altri organismi umanitari e di sviluppo siano capaci di comprendere esattamente il contesto attuale e le conseguenze della drammatica diminuzione del numero dei cristiani. Molti degli interventi posti in atto dall’occidente in Medio Oriente si basano su una “percezione occidentale” delle esigenze dell’oriente. Fino ad ora tali interventi non hanno tenuto conto a sufficienza delle prospettive delle chiese e delle popolazioni mediorientali. Mettere in discussione la possibilità di testimonianza cristiana, da parte di chiese, individui e governi, significa minare il futuro stesso del cristianesimo in Medio Oriente. Per questo, le comunità cristiane vanno ridisegnando il ruolo della Chiesa e delle sue istituzioni. Quale modello di “partnership nella cittadinanza”, di diversità e convivenza con musulmani ed ebrei, possono offrire i cristiani in quelle terre e in un mondo globalizzato? E infine, qual è il ruolo profetico del MECC per un Medio Oriente rinnovato, giusto, pacifico e sostenibile?
Per superare le sfide
Per fronteggiare le diverse sfide, il MECC ha strutturato il proprio lavoro attorno ai seguenti obiettivi:
- sforzarsi di perseguire un rinnovamento ecclesiale e teologico capace di trasformare il ministero comune attraverso la valorizzazione del ruolo vitale dei giovani, dei socialmente svantaggiati e delle vittime della violenza. Le difficoltà che incontrano i giovani sono esasperate dall’uso di internet e dei social media, che li inducono dubitare di avere un futuro in quelle terre per la loro vita;
- ampliare i già esistenti modelli di convivenza, ospitalità e diversità religiosa a dispetto di una diffusa tendenza a polarizzare le identità. A tale riguardo il MECC si impegna a rispondere al grido disperato dei rifugiati in quelle terre e a sollevare le necessità dei migranti, così come dei lavoratori dei loro paesi. Il MECC si adopera, inoltre, per il ripristino di una pace giusta e possibile per tutti. È particolarmente preoccupato per l’assenza di una soluzione duratura e giusta per i profughi palestinesi; per la costante, per quanto lenta, espulsione dei Palestinesi da Gerusalemme e dalla Cisgiordania; per la continua emarginazione e discriminazione dei Palestinesi in vari paesi di quelle terre. Questo ingiusto trattamento offende la dignità, i diritti e le opportunità di una popolazione traumatizzata da anni di sfollamento. L’impegno del Dipartimento dei servizi per i rifugiati palestinesi (Department for Services for Palestinian refugees, DSPR) del MECC è, quindi, più opportuno che mai.
Incoraggiato dalla determinazione della maggior parte dei Capi delle chiese a mantenere il MECC come organismo, nonostante le grandi sfide che lo attendono, e sostenuto dalla vicinanza e dal supporto dei teologi cristiani, delle chiese e dei Capi delle comunità in quelle terre nei suoi sforzi di promuovere sinergie e coesione tra i cristiani, il MECC continua a lavorare e a pregare perché la Luce di Cristo risplenda sempre più in oriente.
APPENDICE II
OTTO SCHEMI DI CELEBRAZIONE
Il sussidio che accompagna la Settimana di preghiera affida alle chiese e comunità cristiane, oltre alla proposta di una celebrazione ecumenica della Parola di Dio, otto schemi di celebrazioni da utilizzare a proprio discernimento, che, attingendo dal tema della Settimana, aiutano ad approfondirlo nella meditazione e nella preghiera.
Sono pensati come schemi di celebrazione della Parola innanzitutto per favorire la preghiera comune insieme ai fratelli e alle sorelle delle diverse Confessioni presenti nei vari territori. Le celebrazioni, integrate con canti scelti da quelli del repertorio della comunità in preghiera, potrebbero accompagnare il cammino degli Otto giorni in maniera consecutiva, o essere proposti come schemi di preghiera diffusi durante l’anno.
Per ogni giorno si offrono: il tema, un’orazione (tratta dal Messale Romano, III edizione italiana), i testi delle Letture e dei Salmi, le preghiere di intercessione.
Se negli Otto giorni si preferisce optare per la celebrazione eucaristica quotidiana si consiglia di utilizzare, se particolari motivi di osservanza del Calendario liturgico non dispongono diversamente, i formulari delle Messe per l’unità dei cristiani proposti dal Messale Romano, (III edizione italiana, pp. 878881) con le Letture del Lezionario del giorno, integrando dal sussidio il commento dal quale trarre qualche spunto omiletico e le preghiere di intercessione nella Preghiera universale o dei fedeli.
PRIMO GIORNO: “Abbiamo visto apparire la sua stella” (Mt 2, 2)
Rialzaci e guidaci alla tua luce perfetta
Orazione (MR, p. 882)
O Dio,
che hai mandato nel mondo il tuo Figlio come luce vera, effondi lo Spirito promesso
che riversi in tutti i cuori il seme della verità e susciti l’obbedienza della fede, perché tutti, generati a vita nuova mediante il Battesimo, possano entrare nell’unico tuo popolo.
Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio, e vive e regna con te, nell’unità dello Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli.
Letture
Zc 4, 1-7 |
Vedo un candelabro d’oro |
Sal 139 (138), 1-10 |
Là mi afferra la tua destra |
2 Tim 1, 7-10 |
La sua grazia si è chiaramente manifestata ora che è venuto Gesù Cristo, il nostro Salvatore |
Gv 16, 7-14 |
Quando verrà lo Spirito della verità, vi guiderà verso tutta la verità |
Commento
In questo mondo fragile e incerto cerchiamo una luce, un raggio di speranza dall’alto. Circondati dal male, aneliamo alla bontà; cerchiamo quel che c’è di buono in noi, ma molto spesso siamo così sopraffatti dalla nostra debolezza che la speranza svanisce. Riponiamo la nostra fiducia nel Dio che adoriamo. E Dio, nella sua sapienza, ci rende capaci di sperare nell’intervento divino; non ci aspettavamo, però, che l’intervento di Dio fosse una Persona, e che il Signore stesso sarebbe stato la Luce in mezzo a noi. È qualcosa che ha superato ogni nostra aspettativa. Il dono di Dio per noi è “uno spirito che ci dà forza, amore”. Non è confidando nelle nostre forze e nelle nostre capacità che procederemo sulla strada verso questa luce perfetta, ma solo per la potenza dello Spirito Santo di Dio.
Nell’oscurità dell’umanità una stella brillò da oriente. Una luce che penetra la profonda oscurità che ci separa gli uni dagli altri. La luce della stella non è stata solo un bagliore in un determinato momento storico, ma continua ancor oggi a brillare e a cambiare il volto della storia. Lungo i secoli e fin dal primo momento in cui la stella è apparsa, il mondo è venuto a conoscenza, grazie alla vita dei discepoli di Cristo, di una speranza resa viva dallo Spirito Santo. I cristiani rendono testimonianza all’opera di Dio nella storia e all’azione dello Spirito Santo. Nonostante le vicissitudini della storia e le circostanze mutevoli, il Risorto continua a risplendere, nel fluire della storia, come un faro che guida tutti verso la sua luce perfetta e che vince le tenebre che ci separano gli uni dagli altri.
Il desiderio di vincere l’oscurità della divisione ci muove a pregare e lavorare per l’unità dei cristiani.
Preghiera di intercessione
A Dio Creatore e Padre, mediante il Figlio Luce da Luce, per mezzo del quale tutte le cose sono state create, rivolgiamo la nostra supplica. T.: Ascoltaci Signore e guidaci con la tua luce.
Per il mondo lacerato e diviso nel quale il buio sembra troppe volte prevalere: l’unità di coloro che sono stati segnati dal Battesimo sia segno splendente della presenza di Cristo Signore che infonde coraggio e dona speranza. Preghiamo…
T.: Ascoltaci Signore e guidaci con la tua luce.
Per l’umanità che, anche quando è apparentemente sazia, avverte nel profondo l’angoscia per la precarietà del vivere: il Signore afferri con la sua destra la nostra povertà e ci doni di vedere l’aurora del bene per cui ha creato ogni uomo. Preghiamo…
T.: Ascoltaci Signore e guidaci con la tua luce.
Per tutti coloro che in particolare sono perseguitati a motivo del nome di Gesù: lo Spirito di forza, di carità e di prudenza li custodisca nella loro testimonianza e apra i nostri occhi a riconoscere la luce della Grazia che attraverso di loro si manifesta al mondo. Preghiamo… T.: Ascoltaci Signore e guidaci con la tua luce.
Per quanti sono tentati di cedere al fascino di un clima culturale in cui l’uomo, credendo di essere libero, in realtà perde se stesso: il Signore con il suo Spirito di verità illumini le loro menti e ispiri nei loro cuori il desiderio del dialogo, dell’unità e della pace. Preghiamo…
T.: Ascoltaci Signore e guidaci con la tua luce.
Preghiera
O Signore Dio, illumina il nostro cammino con la luce di Cristo che ci precede e ci conduce. Illuminaci e dimora in noi. Guidaci a scoprire la piccola mangiatoia del nostro cuore, ove una grande luce è ancora sopita. Creatore della luce, ti ringraziamo per il dono della Stella senza tramonto, Gesù Cristo, nostro Signore e Salvatore. Fa’ che Egli sia da noi accolto come faro nel nostro pellegrinaggio. Sana le nostre divisioni e portaci più vicini alla Luce, perché possiamo trovare in lui la nostra unità. Amen.
SECONDO GIORNO: “Dove si trova quel bambino, nato da poco, il re dei Giudei?” (Mt 2, 2)
Un’autorità umile abbatte i muri e costruisce con amore
Orazione (MR, p. 880)
Dio, che hai radunato i diversi popoli nella confessione del tuo nome,
donaci di volere e di compiere ciò che Tu comandi, perché il popolo chiamato al tuo regno professi l’unica fede e operi in santità di vita.
Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio, e vive e regna con te, nell’unità dello Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli.
Letture
Ger 23, 1-6 Questo re governerà con saggezza
Sal 46 (45), 1-12 In tutto il mondo pone fine alle guerre
Fil 2, 5-11 Non conservò gelosamente il suo essere uguale a Dio
Mt 20, 20-28 Il Figlio dell’uomo è venuto non per farsi servire, ma per servire
Commento
Geremia denuncia la cattiva guida dei re di Israele, che hanno diviso e disperso il popolo. È stato un governo che ha distrutto la nazione e ha costretto il popolo all’esilio. Il Signore, invece, promette un Re pastore che “attuerà il diritto e la giustizia nel paese” e radunerà i membri del suo gregge.
Il nostro mondo necessita di una guida di questo tipo ed è alla ricerca di chi possa realizzarla. Solo in Cristo abbiamo l’esempio di un Re secondo il cuore di Dio. Mentre siamo chiamati a seguirlo, siamo anche chiamati a testimoniare la sua regalità a servizio del mondo e della Chiesa. In Cristo incontriamo qualcuno che non abbatte e divide, ma che costruisce e riunisce a gloria del nome di Dio. La sua legge non è a proprio beneficio ed Egli non usa la forza, ma è piuttosto un servo umile e amorevole e non considera la sua uguaglianza con Dio come un vanto. È venuto per servire, non per essere servito, e i suoi seguaci devono fare altrettanto.
Il Medio Oriente patisce la dispersione e l’esilio della sua gente, perché “diritto e giustizia” sono divenuti sempre più rari, e non solo in quei luoghi, ma in tutto il mondo. Eppure, continuiamo a coltivare una speranza che non vacillerà, neanche se “i popoli s’impauriscono, i regni crollano” intorno a noi.
Quanti rivestono ruoli di governo nel mondo e nella Chiesa, hanno la responsabilità di portare all’unità piuttosto che disperdere o dividere. Molte delle divisioni nel mondo e nella Chiesa sono causate dal desiderio di una posizione, di potere, di vantaggio personale. Quanto più fedelmente i cristiani imiteranno il mettersi a servizio di Cristo tanto più le divisioni nel mondo e nella Chiesa saranno superate. Nella misura in cui noi cristiani ci adoperiamo per il diritto, la giustizia, e la pace per il bene della collettività, diamo umilmente testimonianza al Re-Servo e avviciniamo gli altri a lui.
Preghiera di intercessione
Affidiamo al Signore le necessità nostre e di tutta l’umanità, confidando nel Figlio che ci ha manifestato il volto e il cuore misericordioso del Padre. T.: Ascoltaci Signore e insegnaci a servire.
Tanti muri sorgono a irrigidire e pietrificare i nostri cuori feriti dal peccato e a dividere il mondo. Signore, sgretola le nostre resistenze e fa che i cristiani possano sempre essere germe di una nuova umanità in comunione con te che sei Dio. Preghiamo…
T.: Ascoltaci Signore e insegnaci a servire.
Molte volte anche tra i cristiani prevale la logica del potere e della forza sull’amore e sulla condivisione. Signore, suscita nel tuo popolo fedele germogli di giustizia, uomini e donne desiderosi di mettersi nel tuo nome al servizio di tutti per governare con saggezza secondo il tuo comandamento d’amore. Preghiamo…
T.: Ascoltaci Signore e insegnaci a servire.
La triste logica dell’individualismo umano ci isola e ci rende gelosi delle nostre piccole cose. Signore donaci di tornare a gustare la vocazione battesimale che ci accomuna nel tuo nome e aiutaci a fare della nostra vita un dono luminoso a servizio dei fratelli e delle sorelle affinché si manifesti la tua gloria. Preghiamo…
T.: Ascoltaci Signore e insegnaci a servire.
Le comunità cristiane in Medio Oriente, tra grandi fatiche e sofferenze, continuano a mostrarci Cristo che porta la croce anche per la salvezza di coloro che lo perseguitano. Signore sostieni i loro passi, affinché la loro testimonianza preziosa non vada perduta; converti i cuori di chi provoca tante ingiustizie e alla tua luce rigenera le nostre stanche comunità d’occidente. Preghiamo… T.: Ascoltaci Signore e insegnaci a servire.
Preghiera
O Dio, nostro unico rifugio e forza, ti glorifichiamo perché sei un Dio giusto e retto. Confessiamo davanti a te che spesso desideriamo nel nostro cuore modelli di guida mondani. Aiutaci a cercare il nostro Signore Gesù Cristo non nei palazzi del potere, ma nell’umile mangiatoia e ad imitarlo nella sua mitezza. Dacci il coraggio di svuotare noi stessi e di servirci reciprocamente in obbedienza a te. Te lo chiediamo nel nome di Cristo che regna con te e con lo Spirito Santo per sempre nella gloria. Amen.
TERZO GIORNO: “Queste parole misero in agitazione tutti gli abitanti di Gerusalemme, e specialmente il re Erode ”
(Mt 2, 3)
La presenza di Cristo sovverte il mondo
Orazione (MR, p. 880)
Ascolta con bontà, o Signore, le preghiere del tuo popolo e concedi che i cuori dei fedeli si uniscano nella tua lode e nel comune impegno di conversione, perché, superata ogni divisione dei cristiani, nella perfetta comunione della Chiesa, ci affrettiamo con gioia verso il tuo regno eterno. Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio, e vive e regna con te, nell’unità dello Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli.
Letture
Ne 4, 12-15 |
Continuammo a lavorare, dalle prime luci dell’alba fino a notte |
Sal 2, 1-10 |
Perché si rivoltano i popoli? |
2 Ts 2, 13 – 3, 5 Ma il Signore è fedele: egli vi darà forza
Mt 2, 1-5a “Queste parole misero in agitazione tutti gli abitanti di Gerusalemme, e specialmente il re Erode ”
Commento
Il Signore è venuto tra noi. La venuta di Cristo sovverte la logica del mondo. Diversamente da molti leader nazionali, il Signore viene in umiltà, denunciando il male dell’ingiustizia e dell’oppressione che accompagna l’ambizione per il potere e la posizione sociale. La venuta di Gesù chiama ad una conversione del cuore e ad una trasformazione della vita, per renderci liberi da ogni forma di disumanizzazione e di sofferenza. Gesù ci dimostra che Dio è in coloro che soffrono, perché ognuno possiede la dignità di essere un amato figlio di Dio. La presenza di Gesù disturba proprio perché rovescia i piani dei ricchi e dei potenti che lavorano solo per i propri interessi e trascurano il bene comune. Ma a quanti operano per la pace e l’unità, la venuta di Cristo porta una luce di speranza.
Oggi siamo chiamati ad impegnarci costruttivamente nel mondo perché la giustizia diventi realtà. Ciò richiede di riflettere e riconoscere le volte in cui le nostre vie non sono le vie di giustizia e di pace di Dio. Quando noi cristiani lavoriamo insieme per la giustizia e la pace, i nostri sforzi sono più efficaci e quando agiamo in questo modo la risposta alle nostre preghiere per l’unità dei cristiani si rende visibile e conduce gli altri a riconoscere in noi, oggi, la presenza di Cristo nel mondo. Con le nostre parole e le nostre azioni possiamo portare una luce di speranza a molti che ancora vivono nell’oscurità dell’inquietudine politica, della povertà sociale e della discriminazione strutturale. Il lieto annuncio è che Dio è fedele, è sempre Colui che ci rafforza e ci protegge dal pericolo, ci ispira a lavorare per il bene degli altri, soprattutto di quanti vivono nel buio della sofferenza, dell’odio, della violenza e del dolore.
Preghiera di intercessione
Per la mediazione di Cristo, mite e umile di cuore, il Padre ascolti il grido della nostra supplica.
T.: Ascolta Signore la nostra preghiera e fa brillare su noi la tua luce.
Come Neemia incitava i costruttori delle mura di Gerusalemme e il popolo a trovare forza nell’unità e nella fede, anche noi ti supplichiamo, o Signore: donaci di costruire l’unità della Chiesa, con la spada della tua Parola sempre al nostro fianco, e in ascolto del risuonare della voce dello Spirito, dovunque la udremo. Ti preghiamo…
T.: Ascolta Signore la nostra preghiera e fa brillare su noi la tua luce.
Come il salmista chiede ai giudici della terra, in nome di Dio, di lasciarsi correggere, anche noi ti chiediamo, o Signore: quanti nelle nostre chiese ricoprono incarichi di responsabilità siano docili alle tue correzioni e pronti alla conversione del cuore e delle strutture, fedeli alla Parola che viene dall’alto. Ti preghiamo…
T.: Ascolta Signore la nostra preghiera e fa brillare su noi la tua luce.
Come Paolo rende grazie a Dio per i fratelli di fede che sono a Tessalonica e invoca per loro il Suo conforto, così anche noi, grati, ti affidiamo, o Signore, le sorelle e i fratelli che, nelle diverse confessioni, sono chiamati a lavorare per l’unità di tutti i cristiani: rimangano saldi, siano confortati nel cuore e confermati nel loro impegno paziente e perseverante. Ti preghiamo…
T.: Ascolta Signore la nostra preghiera e fa brillare su noi la tua luce.
Come i Magi, che, giunti a Gerusalemme, con la loro domanda e la luce della stella negli occhi, mettono in agitazione tutto il popolo ed il re Erode, anche noi ti domandiamo, o Signore, di sostenere e guidare il cammino di tutti coloro che ti cercano, da qualunque parte arrivino, e di alimentare, nelle nostre chiese, la capacità di accogliere le domande che ogni uomo e donna porta con sé, per continuare sempre a cercare, insieme con loro, il tuo volto. Ti preghiamo…
T.: Ascolta Signore la nostra preghiera e fa brillare su noi la tua luce.
Preghiera
O Signore, ci hai condotto fuori dalle tenebre verso Gesù. Hai acceso una stella di speranza nella nostra vita. Aiutaci a rimanere uniti nel nostro impegno nel diffondere il tuo Regno di amore, di giustizia e di pace, così da essere noi luce di speranza per tutti coloro che vivono nel buio della disperazione e della disillusione. Prendici per mano, o Signore, così che possiamo scorgerti nella vita di ogni giorno. Dissipa la paura e l’ansia in noi che ti seguiamo; fa’ brillare su di noi la tua Luce e accendi il nostro cuore, così da scaldarci col calore del tuo amore. Fa’ che ci eleviamo a te, che ti sei spogliato per amore nostro, e che con la nostra vita glorifichiamo te, Padre, Figlio e Spirito Santo. Amen.
QUARTO GIORNO: “Tu Betlemme non sei certo la meno importante”
(Mt 2, 6)
Sebbene piccoli e sofferenti, non ci manca niente
Orazione (MR, p. 878)
Dio creatore e Padre, che riunisci i dispersi e li custodisci nell’unità, guarda con bontà il gregge del tuo Figlio, perché quanti sono consacrati da un solo Battesimo formino una sola famiglia nel vincolo dell’amore e della vera fede.
Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio, e vive e regna con te, nell’unità dello Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli.
Letture
Mic 5, 1-4a.6-7 Da te uscirà colui che deve guidare il popolo d’Israele
Sal 23 (22), 1-6 Il Signore è il mio pastore e nulla mi manca
1 Pt 2, 21-25 Ma ora siete tornati al vostro pastore, al guardiano delle vostre anime
Lc 12, 32-40 Non aver paura, piccolo gregge
Commento
Dalla piccola e umile città di Betlemme, il Signore, il Figlio di Dio, è entrato nel mondo; dal seno di un’umile fanciulla Egli prese carne e scelse di vivere la sua umanità nel nascondimento e nella semplicità. È divenuto come chicco nel campo, lievito nella pasta e un raggio di luce ai nostri occhi, una Luce che ha riempito la terra. Dalla piccola Efrata è giunto un Re, pastore e custode delle anime. E, da pastore che era, divenne l’Agnello che porta su di sé i peccati del mondo per risanarci.
Sebbene di poco conto tra le grandi tribù di Giuda, Betlemme fu resa grande per la nascita del Pastore dei pastori, del Re dei re. Betlemme, il cui nome significa “casa del pane”, può essere considerata una metafora della Chiesa che porta al mondo il Pane della vita. La Chiesa, la Betlemme di oggi, continua ad essere il luogo ove i deboli, i poveri, i piccoli sono accolti perché in essa ciascuno ha il proprio posto. I chicchi radunati insieme diventano un raccolto; il lievito aggiunto all’impasto diventa un grande fermento; i raggi resi convergenti diventano una luce che guida.
In un tempo di sconvolgimenti politici, di una crescente cultura dell’avidità, dell’abuso di potere, i cristiani, come altri in Medio Oriente, soffrono persecuzioni, patiscono emarginazione e vivono nella paura della violenza e dell’ingiustizia. Eppure, essi non temono perché il Pastore cammina con loro, li raduna in un unico ovile e li rende un segno della sua amorevole presenza. Uniti, essi sono il lievito che fa crescere la pasta; in Cristo trovano un modello di umiltà e da lui sono chiamati a superare le divisioni e a radunarsi in un unico gregge. Sebbene pochi, nella loro sofferenza seguono le orme dell’Agnello, che ha sofferto per la salvezza del mondo; sebbene pochi, sono saldi nella speranza e non mancano di nulla.
Preghiera di intercessione
Cristo, Pastore buono venuto a radunarci come gregge al di là dei nostri recinti, ci raccoglie nell’ovile della comunione del Padre. Per mezzo di lui e dello Spirito Santo diciamo:
T.: Accogli, Padre, la nostra preghiera.
Ci riconosciamo bisognosi di convertire a te i nostri cuori, o Signore. Conduci il tuo popolo alla convergenza dei desideri in una unità libera da pregiudizi, incomprensioni e prevaricazioni. Ti preghiamo… T.: Accogli, Padre, la nostra preghiera.
La sapienza della tua Parola, Signore, ci ha mostrato che non esistono realtà così marginali da non poter esprimere grandezza. Accorda al tuo popolo la capacità di testimoniarti nella carità e nella preghiera comune nonostante i limiti e i fallimenti della condizione umana. Ti preghiamo… T.: Accogli, Padre, la nostra preghiera.
Dov’è il nostro cuore, Signore? Aiutaci a confidare in te e ad agire sempre secondo il paradigma della relazione e dell’interdipendenza perché possiamo trovare il vero tesoro della pace e dell’armonia al quale anela tutta l’umanità sofferente. Ti preghiamo…
T.: Accogli, Padre, la nostra preghiera.
Tanto più saremo fedeli al Vangelo, tanto più ci incontreremo e ritroveremo l’unità e la comunione con te, Signore e Pastore. Come gregge che Tu ami e curi, aiutaci a non temere di camminare insieme, per godere della felicità e della grazia ed abitare con te nel tuo regno di luce. Ti preghiamo… T.: Accogli, Padre, la nostra preghiera.
Preghiera
Pastore Buono, la divisione del tuo piccolo gregge addolora il tuo Santo Spirito. Perdona i nostri sforzi deboli e lenti nel perseguire la tua volontà. Suscita saggi pastori che seguano il tuo cuore, riconoscano il peccato della divisione e conducano le chiese con giustizia e santità, verso l’unità in te. Te lo chiediamo, Signore, ascolta la nostra preghiera. Amen.
QUINTO GIORNO: “Apparve ancora a quei sapienti la stella che avevano visto in oriente” (Mt 2, 9)
Guidati dall’unico Signore
Orazione (MR, p. 881)
Manifesta su di noi, o Padre, l’abbondanza della tua misericordia, e con la potenza del tuo Spirito rimuovi le divisioni tra i cristiani, perché la tua Chiesa risplenda come segno innalzato tra le genti e il mondo, illuminato dal tuo Spirito, creda in colui che Tu hai mandato, Gesù Cristo tuo Figlio.
Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio, e vive e regna con te, nell’unità dello Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli.
Letture
Es 13, 17 – 14, 4 Il Signore era davanti a loro come una grossa nube Sal 121 (120) 1-8 Alzo gli occhi verso i monti: chi mi potrà aiutare?
Ap 22, 5-9 Il Signore Dio li illuminerà
Mt 2, 7-10 Apparve ancora a quei sapienti la stella che avevano visto in oriente
Commento
Reiteratamente le Scritture ci ricordano che il Signore Dio cammina col suo popolo, lo protegge e lo custodisce giorno e notte. Non sempre la strada è piana: a volte siamo costretti a tornare sui nostri passi, altre volte a fare ritorno per un’altra via. Ma nel cammino della vita possiamo aver fiducia che Dio “non dorme né riposa”, ci protegge, veglia su di noi e non permetterà che inciampiamo e cadiamo.
Anche nella più grande oscurità, la luce di Dio è con noi: brilla nei profeti inviati per guidare il popolo lungo la strada preparata per lui, e per richiamarlo all’Alleanza. In modo definitivo, nella pienezza dei tempi, Dio ha mandato l’Unigenito, Gesù Cristo, Luce che guida tutte le nazioni, gloria di Dio nel mondo, fonte di vita divina, che stipula la nuova alleanza nel suo Sangue.
La strada che ci attende per l’unità tra di noi e una più profonda unione con Cristo non è sempre piana. Nei nostri anche più onesti intenti di ricostituire l’unità da soli, è molto facile perdere di vista questo fondamentale messaggio delle Scritture: Dio non abbandona il suo popolo, neppure nei suoi fallimenti e nelle sue divisioni. Questo è un messaggio di speranza non solo per i cristiani, ma per il mondo intero. Come la storia dei Magi ci ricorda, Dio guida tutte le genti con la luce della stella là dove si trova Cristo, Luce del mondo.
Dio manda il suo Santo Spirito, la cui luce ci rende capaci di vedere con gli occhi della fede la verità del divino Bambino e la chiamata all’unità e alla riconciliazione di tutte le cose in lui. È questo lo Spirito che ci guida dall’oscurità e la sventura verso la luce e la vita di Cristo.
Preghiera di intercessione
Anche il nostro vivere di singoli battezzati e di singole chiese e comunità ecclesiali, come per i Magi, desidera convergere al Signore, perché siamo fatti per la comunione e l’unità. Per questo lo invochiamo:
T.: Signore ascoltaci e illumina il nostro cammino.
Per il vescovo di Roma papa Francesco, per tutti i vescovi, i presbiteri, i diaconi, i ministri, perché non vengano mai meno alla missione per la quale il Signore li ha scelti, di annunciare e rendere operante la sua misericordia fino agli estremi confini della terra. Preghiamo…
T.: Signore ascoltaci e illumina il nostro cammino.
Per i responsabili delle Chiese cristiane d’oriente e d’occidente, perché promuovano iniziative volte ad una maggiore conoscenza reciproca, accogliendo come dono dello Spirito le rispettive ricchezze spirituali, e, fortificati dalla testimonianza del martirio, collaborino nell’offrire ad ogni uomo e donna la speranza del Vangelo. Preghiamo…
T.: Signore ascoltaci e illumina il nostro cammino.
Per i governanti delle Nazioni, in particolare per l’Europa che ha ricordato i venti anni della Charta Oecumenica, perché illuminati dallo Spirito del Risorto rifuggano ogni forma di dispotismo, violenza, sopraffazione e recuperino la centralità dell’uomo nel creato secondo l’immagine divina, promuovendone la dignità. Preghiamo…
T.: Signore ascoltaci e illumina il nostro cammino.
Per l’umanità intera, che a motivo della pandemia ha sperimentato come non mai la propria fragilità, perché maturi il convincimento che soltanto insieme è possibile affrontare le miserie e le povertà che affliggono molti, mettendoci a servizio gli uni degli altri e condividendo le ricchezze culturali, spirituali, economiche, scientifiche, ravvivando la speranza in un mondo di giustizia e di pace. Preghiamo…
T.: Signore ascoltaci e illumina il nostro cammino.
Preghiera
O Signore Dio, nostro Padre, mandasti la stella per guidare i Magi verso il tuo Figlio Unigenito. Accresci la nostra speranza in te, e fa’ che in ogni momento sentiamo che Tu cammini con noi e vegli sul tuo popolo. Insegnaci ad assecondare la guida del tuo Santo Spirito, lungo qualsiasi cammino, per quanto strano possa sembrarci, così ché possiamo essere condotti all’unità in Gesù Cristo, Luce del mondo. Apri i nostri cuori al tuo Spirito e fortificaci nella nostra fede, per confessare che Gesù è il Signore e per onorarlo e rallegrarci in lui come fecero i Magi in Betlemme. Ti chiediamo queste benedizioni nel nome di Gesù Cristo tuo Figlio. Amen.
SESTO GIORNO: “Videro il bambino e sua madre, Maria. Si
inginocchiarono e lo adorarono” (Mt 2, 11)
Radunati in preghiera attorno all’unico Signore
Orazione (MR, p. 881)
Guarda con bontà i tuoi fedeli, o Signore,
e nella tua clemenza effondi sul tuo popolo i doni dello Spirito, perché cresca incessantemente nell’amore della verità e, nella ricerca sincera e nel comune impegno, ritrovi la perfetta unità dei cristiani.
Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio, e vive e regna con te, nell’unità dello Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli.
Letture
Es 3, 1-6 Mosè si coprì la faccia perché aveva paura di guardare Dio Sal 84 (83), 2-13 Quanto mi è cara la tua casa, Dio dell’universo!
Ap 4, 8-11 Adoravano il Dio che vive per sempre
Mt 28, 16-20 Quando lo videro, lo adorarono
Commento
Quando i Magi giunsero a Betlemme dalle loro terre lontane e videro il Bambino e sua madre, lo adorarono. Di fronte a questa rivelazione di Dio tra noi, si abbassa ogni sguardo e ogni ginocchio si piega. Similmente, alla vista del roveto ardente, Mosè si coprì il volto, timoroso di vedere Dio. Quando i discepoli videro il Cristo risorto sul monte di Galilea furono stupiti e intimoriti. Lo adorarono. Nella liturgia celeste i ventiquattro anziani si inginocchiano di fronte a Dio che siede sul trono. Alla manifestazione della presenza di Dio rispondiamo con uno sguardo, seguito da uno stupore che diventa adorazione.
E noi, vediamo? Siamo stupiti? Adoriamo realmente? Quante volte vediamo senza percepire, perché i nostri occhi rimangono ciechi alla presenza del Signore? Come possiamo adorare in verità se prima non vediamo? Nella nostra visione limitata, troppo spesso vediamo solo i nostri aggrovigliati disaccordi, dimenticando che l’unico Signore ci ha donato la sua grazia salvifica e che condividiamo l’unico Spirito che ci conduce all’unità. Spesso, nel nostro orgoglio, seguiamo le nostre leggi e le nostre tradizioni umane, mentre disattendiamo l’amore che siamo chiamati a condividere come unico popolo giustificato dal Sangue di Cristo e unito dalla comune fede in Gesù nostro Salvatore.
Come comunità vivificate dallo Spirito Santo, le nostre chiese ci invitano a camminare insieme verso Cristo Bambino per adorarlo come un unico popolo. Lo Spirito di compassione ci guida gli uni verso gli altri e insieme guida tutti quanti al nostro unico Signore. Solo seguendo la sua guida saremo in grado di “adorare in spirito e verità”. Il nostro futuro in Dio è un futuro di unità e di amore; la nostra strada verso questa meta deve far risplendere l’unica verità dell’unità in Cristo.
Preghiera
Come ai Magi, il Padre doni anche a noi di cercare, trovare ed entrare in quella casa, per vedere, prostrarci ed adorare il Figlio. T.: Adoramus Te Domine!
“Io sono la via, io sono la verità e la vita. Solo per mezzo di me si va al Padre” (Gv 14, 6)
T.: Adoramus Te Domine!
“Io sono il buon pastore” (Gv 10, 14) T.: Adoramus Te Domine!
“E quando sarò innalzato dalla terra, attirerò a me tutti gli uomini” (Gv
12, 32)
T.: Adoramus Te Domine!
“Il Padre vi manderà nel mio nome un difensore: lo Spirito Santo” (Gv
14, 26)
T.: Adoramus Te Domine!
“Fa’ che siano tutti una cosa sola: come tu, Padre, sei in me e io sono in te, anch’essi siano in noi” (Gv 17, 21) T.: Adoramus Te Domine!
Preghiera
Dio compassionevole, Tu donasti ai ciechi la capacità di riconoscerti come Salvatore. Rendici capaci di pentimento. Nella tua misericordia rimuovi il velo dai nostri occhi e fa’ che ti adoriamo come nostro Dio e Redentore. In mezzo ai dolori e nonostante la gravità dei nostri peccati, dacci la capacità di amarti con tutto il cuore. Fa’ che possiamo camminare insieme, guidati dalla tua luce come i tuoi discepoli. La grazia del nostro Signore Gesù Cristo sia con noi, così ché insieme possiamo glorificarti nella comunione dello Spirito e testimoniare a tutti il tuo amore. Amen.
SETTIMO GIORNO: “Gli offrirono regali: oro, incenso e mirra” (Mt 2, 11) I doni della comunione
Orazione (MR, p. 1093/10)
O Dio, fonte di ogni comunione, nessuno ha nulla da dare ai fratelli se prima non comunica con te; donaci il tuo Spirito, vincolo di perfetta unità, perché ci trasformi nell’umanità nuova, libera e unita nel tuo amore.
Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio, e vive e regna con te, nell’unità dello Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli.
Letture
Os 6, 1-6 Voglio amore costante, non sacrifici
Sal 100 (99), 1-5 Entrate nel suo tempio con canti, nei suoi cortili con inni di lode
At 3, 1-10 Soldi non ne ho, ma quello che ho te lo do volentieri
Mt 6, 19-21 Perché, dove sono le tue ricchezze, là c’è anche il tuo cuore
Commento
Nel nostro viaggio verso Betlemme, la città del pane, contempliamo i sapienti giunti ad onorare il Cristo Bambino. Essi aprirono i loro scrigni e offrirono al neonato Re i loro doni: oro, incenso e mirra.
Le nostre divisioni storiche, il nostro puntiglio nelle regole e nei riti, e il nostro imbricamento con le cose del mondo ci hanno separato. Quindi, quali doni abbiamo preparato per il Re che viene ad illuminare la nostra vita e ci conduce alla grazia dell’unità? Sappiamo che Dio non gradisce le nostre ricchezze e i nostri sacrifici, ma che la sua potenza opera nella nostra debolezza: “Soldi non ne ho”. Il Signore desidera un cuore benevolo, che arde di amore per Lui, e per i nostri fratelli e le nostre sorelle in Cristo da cui siamo separati; un cuore palpitante di misericordia, sinceramente pentito e desideroso di conversione.
Prepariamo allora per lui, il dono di un cuore pieno di amore. Inginocchiati in adorazione chiediamo un cuore contrito per il peccato di divisione e obbediente all’Unico Dio che noi serviamo; un’obbedienza che ravvivi, guarisca e riconcili tutto ciò che è spezzato o ferito in noi, intorno a noi e tra noi.
Cristo ha già elargito il dono dell’unità alla sua Chiesa. Noi cresciamo nella comunione quando condividiamo la grazia delle diverse tradizioni che abbiamo ricevuto, riconoscendo che la fonte di tutti i nostri doni è il Signore.
Preghiera di intercessione
Al Padre rivolgiamo le nostre suppliche, affinché nell’umanità cresca quell’amore che abbiamo conosciuto nel Figlio per mezzo dello Spirito. T.: Ascoltaci, Signore, per la ricchezza del tuo amore.
Per chi ripone le sue sicurezze nella ricchezza: scopra attraverso la testimonianza dei cristiani e delle cristiane che il tesoro più grande è un amore donato e condiviso. Preghiamo…
T.: Ascoltaci, Signore, per la ricchezza del tuo amore.
Per i poveri di tutto il mondo: possano ricevere, anche attraverso la nostra solidarietà, ciò di cui hanno bisogno per vivere una vita dignitosa, nonostante i conflitti che opprimono la loro terra. Preghiamo… T.: Ascoltaci, Signore, per la ricchezza del tuo amore.
Per l’unità dei cristiani: l’amore costante vissuto in collaborazione e manifestato in opere concrete sia un segno luminoso per annunciare la ricchezza del Vangelo che alimenta la comunione e nutre la fraternità. Preghiamo…
T.: Ascoltaci, Signore, per la ricchezza del tuo amore.
Per noi qui riuniti: il Signore ci conceda di avere un cuore capace di ricevere e di donare, al fine di sanare le nostre divisioni e invidie per generare un mondo più fraterno. Preghiamo…
T.: Ascoltaci, Signore, per la ricchezza del tuo amore.
Preghiera
Lode, onore e rendimento di grazie a te, o Dio. Tu hai rivelato te stesso nell’epifania del tuo Figlio sia a coloro che avevano a lungo atteso la tua venuta, sia a coloro che non ti attendevano. Tu conosci la sofferenza che ci circonda, il dolore causato dalle nostre divisioni. Tu vedi i travagli del mondo e vedi l’odierna situazione, sempre più tormentata, del Medio Oriente, il luogo che Tu hai scelto per la nascita di Gesù, e che è stato santificato dalla sua presenza. Ti chiediamo di rendere i nostri cuori e la nostra mente capaci di conoscerti. Mentre ci uniamo ai sapienti venuti da lontano, preghiamo che Tu ci apra il cuore all’amore per te e per i fratelli e le sorelle attorno a noi. Donaci la volontà e i mezzi per lavorare alla trasformazione del mondo e scambiarci quei doni che alimentano la comunione. Elargisci i tuoi doni e le tue benedizioni senza fine. Ricevi la nostra preghiera nel nome del tuo Figlio Gesù Cristo, che vive e regna con te e con lo Spirito Santo. Amen.
OTTAVO GIORNO: “Essi presero allora un’altra strada e ritornarono al loro paese” (Mt 2, 12)
Dalle consuete vie della separazione, alle nuove vie di Dio
Orazione (MR, p. 878)
O Signore, che ami l’umana famiglia, effondi benevolo su di noi la grazia sovrabbondante del tuo Spirito, perché, camminando in maniera degna della vocazione alla quale ci hai chiamati, offriamo agli uomini la testimonianza della verità e, nel vincolo della pace, ricerchiamo con fiducia l’unità di tutti i cristiani. Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio, e vive e regna con te, nell’unità dello Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli.
Letture
Ger 31, 31-34 |
Concluderò una nuova alleanza con il popolo d’Israele |
Sal 16 (15), 1-11 |
Mi mostrerai la via che porta alla vita |
Ef 4, 20-23 |
Dovete lasciarvi rinnovare cuore e spirito |
Mt 11, 25-30 |
Perché hai nascosto queste cose ai grandi e ai sapienti e le hai fatte conoscere ai piccoli |
Commento
Non conosciamo quali furono i pensieri di quei sapienti – loro che erano esperti di astronomia e navigazione – quando furono avvertiti di fare ritorno per un’altra strada. Probabilmente erano confusi, ma la stessa Luce che aveva illuminato il loro viaggio mostrava loro un’altra strada, un’altra possibilità. Essi erano stati chiamati a cambiare direzione.
Spesso ci troviamo legati a modi consueti di fare le cose e di guardare al mondo. E quando questi modi, o le abituali strade, ci sono preclusi, ci chiediamo come procedere per continuare il cammino. La divina provvidenza è sempre accanto a noi per mostrarci che c’è un’altra strada preparata per noi. Dio è sempre accanto noi per rinnovare la sua alleanza e rialzarci dalla frustrazione che sperimentiamo quando incontriamo un ostacolo. Dobbiamo solo avere fiducia che l’Eterno e Unico Dio, che ci ha dato la luce, può sempre aprirci una via per procedere quando la nostra è bloccata. Un nuovo inizio è sempre possibile quando lo vogliamo e siamo aperti all’azione dello Spirito. Come chiese, guardiamo al passato e troviamo ispirazione, e guardiamo al futuro in cerca di nuove vie per far brillare della luce del Vangelo con rinnovato fervore, per accoglierci reciprocamente, come Cristo ha accolto noi, a gloria di Dio.
Sulle antiche e consuete strade le comunità cristiane hanno camminato separandosi le une dalle altre; sulle nuove strade che Dio ci chiama a percorrere, le comunità cristiane camminano insieme e diventano compagne di viaggio. Trovare queste nuove strade richiede discernimento, umiltà e coraggio. È tempo di conversione e di riconciliazione.
Preghiera di intercessione
A Dio Padre, al Figlio Agnello redentore e allo Spirito santificatore, salga il nostro canto di lode e di intercessione: T.: Kyrie eleison (cantato).
Signore aiutaci ad essere custodi responsabili del creato, segno della tua alleanza con noi e ad intravedere strade nuove di riconciliazione e di comunione.
T.: Kyrie eleison (cantato).
Signore trasforma il nostro cuore e fa’ di noi testimoni di unità e di pace. T.: Kyrie eleison (cantato).
Signore apri le nostre mani ai bisogni dei fratelli e sorelle nei quali ci sveli il tuo volto di Luce.
T.: Kyrie eleison (cantato).
Signore rafforza la nostra fedeltà alla nuova alleanza e chiama nuovi missionari nel cammino ecumenico per accoglierci reciprocamente nel tuo
Spirito.
T.: Kyrie eleison (cantato).
Preghiera
Dio ricco di grazia, quando conoscendo solo una via da percorrere e, vedendola bloccata, cadiamo nella disperazione, ti scopriamo sempre accanto a noi. Tu sei il Dio che rinnova la Promessa. Scopriamo che apri dinanzi a noi nuove strade che non ci aspettavamo. Ti ringraziamo perché Tu superi le nostre aspettative. Ti ringraziamo per la tua Sapienza che sovrasta la nostra comprensione. Ti ringraziamo perché i tuoi sentieri creativi ci aprono possibilità prima impensate. Se cerchiamo sulle nostre mappe senza trovare alcuna strada, sappiamo di avere sempre te che ci guidi per sentieri piani. Preghiamo in Gesù Cristo nostro Signore e nella comunione dello Spirito Santo che Tu ci conduca sempre nuovamente a te. Amen.
APPENDICE III RIFLESSIONI ECUMENICHE
sul tema della Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani 2022
Il Centro Studi per l’Ecumenismo in Italia ha iniziato la sua attività il 1° dicembre 2008, dopo essere stato presentato qualche giorno prima, durante l’annuale convegno della Conferenza episcopale italiana per i delegati diocesani per l’ecumenismo, in quella occasione mons. Vincenzo Paglia, allora vescovo di Terni-Narni-Amelia, in qualità di presidente della Commissione episcopale per il dialogo della CEI, e il padre francescano Roberto Giraldo, preside dell’Istituto di Studi Ecumenici, indicarono gli scopi del Centro Studi, istituito per promuovere l’informazione dell’ecumenismo in Italia, soprattutto quella relativa alle iniziative delle comunità locali, e per favorire la raccolta, la conservazione e lo studio della memoria del Movimento ecumenico, attivando dei progetti di ricerca storico-religiosa. La scelta di collocare il Centro Studi, nel convento di San Francesco della Vigna a Venezia, che ospitava da anni l’Istituto di Studi Ecumenici San Bernardino, voleva essere anche un tentativo di creare un polo di alta formazione e di ricerca storico-religiosa per l’ecumenismo in Italia.
Da allora il Centro Studi, che dal luglio 2012, grazie al sostegno della Fondazione Giovanni Paolo II, ha avuto a disposizione una nuova sede, sempre nel Convento di San Francesco della Vigna, ha cercato di essere fedele al mandato che gli era stato affidato. Per quanto riguarda la promozione dell’informazione sull’ecumenismo il Centro Studi pubblica regolarmente una newsletter mensile “Veritas in caritate. Informazioni dall’ecumenismo in Italia”, mentre si è venuto costituendo un archivio, cartaceo e digitale, nel quale sono confluiti decine di migliaia di documenti del Movimento ecumenico in Italia. Nel corso degli anni sono stati avviati dei progetti di ricerca storico-religiosi (Ecumenismo in Italia, Rileggere la Riforma, Cantiere per una Storia del Movimento ecumenico e The Second Vatican Council in Intercontinental and Intercultural Perspectives), con la partecipazione di studiosi italiani, anche se non sono mancate collaborazioni con Istituzioni accademiche e Centri Studio internazionali.
Dal 2018 il Centro Studi pubblica una collana Oecumenica. Fonti e Studi per il dialogo, coordinata da un Comitato di redazione e sostenuta da un Comitato Scientifico, di volumi in formato cartaceo e digitale.
Dal 2021 è stato attivato un progetto, in collaborazione con l’Associazione Italiana Docenti di Ecumenismo, per la realizzazione di una Biblioteca Digitale per il Dialogo (BDD) dove poter consultare e scaricare i testi del dialogo e per il dialogo tra le religioni nel XXI secolo in modo da favorire la conoscenza di quanto uomini e donne hanno fatto e stanno facendo per promuovere una cultura dell’accoglienza che conduca alla costruzione della giustizia e della pace, con il contributo delle religioni, nel rifiuto di ogni forma di violenza e di discriminazione. La Biblioteca è organizzata in sette sezioni, con testi editi di dialogo e per il dialogo delle religioni, prevalentemente del XXI secolo, organizzati in ordine cronologico, di istituzioni, organismi, associazioni e singoli, in lingua originale; ogni sezione dispone anche di una Bibliografia tematica con i più recenti titoli di carattere scientifico, redatta attraverso lo spolio di un elenco di Riviste. Una delle sette sezioni è interamente dedicata ai testi del dialogo e per il dialogo in Italia proprio per riaffermare la vocazione del Centro Studi a servizio della Chiesa in Italia.
Alla redazione del presente “sussidio” hanno preso parte i seguenti studiosi che collaborano da anni con il Centro Studi prendendo parte alla pubblicazione della newsletter “Veritas in caritate” e ai progetti di ricerca storico-religiosa: Gianluca Blancini, Giuseppe Bratti, Renato Burigana, Riccardo Burigana, Francesca Dalla Torre, Luca Pertile, Francesco Pesce, Alex Talarico e Valerio Musti; le singole riflessioni testimoniano le diverse anime di coloro che, in questi anni, hanno contribuito alla vita del Centro Studi per l’Ecumenismo in Italia in uno spirito di condivisione fraterna con il quale favorire la costruzione della comunione.
Alla fine di ogni riflessione viene proposto un brano biblico per una meditazione personale per sottolineare, ancora una volta, la centralità della preghiera nel cammino ecumenico.
1. Contemplare il mistero di Dio
Il racconto dei Magi, in visita e in adorazione del Bambino, del Figlio di Dio a Betlemme, ci introduce nella contemplazione del mistero di Dio, di un mistero di accoglienza e di comunione che valica i confini di ogni identità confessionale, religiosa, etnica e culturale. Questo brano, in stretto collegamento con il mandato missionario, riportato da Matteo al termine del suo Vangelo, indica la portata universale dell’insieme dell’annuncio gioioso che si pone alla base del cristianesimo: destinatari della salvezza, dell’offerta di comunione rivelata e realizzata in Cristo sono veramente tutti gli esseri umani, la creazione tutta.
I Magi, che giungono “dagli orienti”, letteralmente, secondo il testo greco, rappresentano tutti gli esseri umani che non sono stati oggetto della Alleanza sinaitica e che quindi, da un punto di vista strettamente religioso, parrebbero esclusi o comunque solo indirettamente e lontanamente coinvolti nell’opera di salvezza del Dio di Israele. Il cristianesimo assume, alla luce di questa narrazione, una portata universale, sia per la sua estensione geografica (non conosce confini), sia per la portata qualitativa: l’amore di Dio è un amore per ogni essere umano.
Questa accentuazione si fa ancora più chiara se si considera che i Magi (forse sarebbe meglio indicare con il termine “maghi”, più vicino all’originale), per il loro indagare i segni della natura, di stampo pagano, e la divinazione cui erano dediti, condannata dalle Scritture, erano a maggior ragione da considerarsi tra i più lontani dall’orizzonte di Dio. Eppure proprio loro sono tra i primi, insieme con i pastori, altra categoria emarginata socialmente e da un punto di vista religioso, a riconoscere nel Bambino di Betlemme il Figlio di Dio e ad adorarlo.
La nascita del Figlio di Dio convoca a sé tutte le nazioni, abbattendo i “muri” e gli steccati umani, e l’incontro in Cristo si manifesta come uno “scambio di doni”. Al Dono di Dio nel Figlio i Magi corrispondono con i loro doni: l’oro come riconoscimento della divinità, l’incenso, la cui offerta era riservata alla classe sacerdotale, e la mirra che indica l’umanità e allude al profumo della sposa per il suo sposo. Ogni privilegio è valicato: la sacerdotalità è estesa all’umanità tutta che celebra le nozze con il Dio di Israele. Il fatto poi che dal sesto secolo la tradizione abbia voluto uno dei Magi dalla pelle nera sottolinea ancora di più questa universalità dell’appello alla comunione.
Il Dio dei padri supera ogni logica umana esclusiva e abbraccia l’uomo nella sua condizione esistenziale, qualunque essa sia. Ogni essere umano è unito a Cristo, al di là della sua consapevolezza di questo dono filiale. Al cospetto del Bimbo l’umanità e a maggior ragione i credenti sono invitati a ritrovarsi uniti.
Questo racconto pone dinanzi ai nostri occhi alcune considerazioni di fondamentale importanza.
Anzitutto il fatto che ogni uomo in ricerca, ogni creatura in cammino è destinataria di un appello all’unità in Cristo. I confessionalismi e i nazionalismi che vantano sicurezze parziali e rivendicano posizioni di privilegio non trovano fondamento nel Vangelo. Questo nostro tempo in cui si innalzano ulteriori steccati e nuovi muri materiali o ideologici è chiamato a interrogarsi di fronte al messaggio cristiano e alla sua portata universale. Dal punto di vista squisitamente ecumenico il dialogo tra le confessioni non può dirsi accessorio e non può che avere come riferimento il Cristo, suo centro costante. Il convergere in Cristo può rivelare orizzonti inattesi di unità, al di là delle legittime differenze. Ogni cristiano ha un suo dono da portare al cospetto di Dio, ogni credente, ogni chiesa o comunità cristiana, può offrire le proprie ricchezze in Cristo a beneficio di tutti.
Il dialogo con le altre religioni, con il mondo intero e soprattutto con chi non crede risponde alla dinamica evangelica di un Dio che stupisce superando la logica e il diritto nonché l’atavica dicotomia religiosa tra trascendenza e immanenza: l’incarnazione è la vera novità del cristianesimo, insieme all’offerta di una comunione estesa nel Risorto oltre ogni limite, alla creazione tutta. Dio non fa preferenze di persone, i pregiudizi non sono legittimati al suo cospetto.
L’umano è elevato al rango divino e Dio si abbassa ad abbracciare l’uomo, le sue conoscenze, la sua cultura, il suo vissuto. I Magi infatti hanno riconosciuto il Figlio di Dio a partire dalla loro condizione culturale e dalle loro umane conoscenze illuminate dalle Scritture. Sapienza umana e sovrabbondanza della rivelazione hanno un punto di incontro e questo punto è un Volto, una persona, non un’astrazione, un’idea, un sistema speculativo, ma il volto un Bambino in fasce, un neonato, che come tale non può avere meriti, ma nel quale si rivela la bellezza di un volto nuovo, mai incontrato, è lo stupore, la sua stella che viene dall’alto, a guidare la fede! Guardare in alto la stella e sapersi chinare ad onorare un volto sono due momenti inscindibili di un’unica dinamica credente.
Come non leggere in questo senso l’impegno storico del Movimento ecumenico in favore dell’uomo e della creazione attraverso l’opera della Commissione Life and Work su scala mondiale e il coinvolgimento nel processo conciliare in favore della giustizia, della pace e della salvaguardia del creato, così come l’esperienza più recente e non meno urgente e necessaria dei corridoi umanitari…
Questo elemento di novità e di bellezza è al cuore stesso del Vangelo: bella e buona notizia. La dimensione profetica, il procedere verso il nuovo, anche nella direzione di un rinnovato incontro tra cristiani e con il mondo, dovrebbe animare il cuore di chi si pone alla sequela del Bambino di Betlemme più di ogni altra cosa, sicuramente più di ogni tentazione a ripiegarsi sul proprio passato e sulle proprie nostalgiche appartenenze. La dimensione profetica del cristianesimo può affascinare e attrarre alla fede in Cristo più di ogni asettica declinazione del Vangelo in chiave morale: è nella relazione con lui e con ogni essere umano ricondotto alla somiglianza divina che siamo chiamati a vivere una fede esistenziale, non astratta, ma incarnata: senza il volto dell’altro non siamo! I Magi d’altronde riconoscono Dio nel volto di un uomo e in esso incontrano un appello che si pone all’origine della loro stessa conversione: per un’altra strada fecero ritorno al loro paese… Il cristianesimo è veramente “religione dei volti”, come insegnano i cristiani d’oriente.
Quanta astrazione speculativa fatica ad incontrare Dio, quanta solidarietà lo incontra davvero, anche senza riconoscerlo, talvolta. Al cristiano, ai cristiani insieme, la consapevolezza e il compito dell’annuncio della bellezza e della gioia della comunione rinnovata, di rianimare una spiritualità dell’incontro, per esserne fermenti autentici di unità nella famiglia umana.
Matteo 6, 19-21
19Non accumulate ricchezze in questo mondo. Qui i tarli e la ruggine distruggono ogni cosa e i ladri vengono e portano via. 20Accumulate piuttosto le vostre ricchezze in cielo. Là, i tarli e la ruggine non le distruggono e i ladri non vanno a rubare. 21Perché, dove sono le tue ricchezze, là c’è anche il tuo cuore.
2. Seguire la stella
“In oriente abbiamo visto apparire la sua stella e siamo venuti qui per onorarlo”. Il passo evangelico sembra dare il “la” a una musica trionfale, il cui tema potrebbe svilupparsi così: Gesù, fin dal suo apparire come uomo tra gli umani, fin dalla sua nascita a Betlemme, muove come una calamita verso di sé i sapienti dei popoli lontani, che lo riconoscono a partire dai loro studi, dalle loro scritture, dalle loro osservazioni; ed eccoli muoversi fino a Gerusalemme.
E invece no, questo non è il preludio di una sinfonia maestosa o di una marcia roboante. Tutt’altro. Pochi versetti dopo quelli appena citati, ecco che il re Erode, che non s’è mosso dal suo palazzo ricevuto l’annuncio, nonostante abbia individuato nella città di Davide il luogo preciso della nascita, dà ordine che siano uccisi tutti i piccoli dai due anni in giù. Violenza e sangue verso i più deboli accompagnano questa prima rivelazione di Colui che è il Signore… non è che una delle tante volte in cui l’arrivo dei lontani muove le reazioni peggiori dei vicini, qualsiasi significato vengano ad assumere queste parole (si sostituisca “lontani” con “immigrati”, a esempio): e la sequenza dei fatti dei primi capitoli di Matteo conferma questa dinamica.
“In oriente abbiamo visto apparire la sua stella e siamo venuti qui per onorarlo”. Riconoscimento da parte dei lontani, reazione irrazionale e perversa dei vicini: tutto ciò interpella i cristiani in cerca dell’unità visibile delle chiese verso l’unica Chiesa di Cristo. Tante volte l’unità raggiunta o prefigurata o intuita fa emergere o accentua la divisione; e nei cristiani che si scoprono di giorno in giorno sempre più legati tra loro, per essere credibili nella testimonianza verso il Signore e di fronte al mondo, scoppiano talvolta ancor più virulente di prima le divisioni. Quante comunità divise per motivi antievangelici: con pretesti di scelte pastorali, per piccoli o piccolissimi posti di potere, per tradizioni che si sclerotizzano col pretesto della fedeltà, per diffidenze inveterate o preconcette. Sono tante e tante le divisioni all’interno delle comunità che le denominazioni tradizionali delle cristianità non bastano ad elencarle. Più ancora che le comunità, è il cuore del cristiano che si scopre diviso tra il peccato e la giustizia ricevuta, e sempre ha bisogno di ascoltare quella parola che lo dichiara figlio di Dio.
“In oriente abbiamo visto apparire la sua stella e siamo venuti qui per onorarlo”. Nonostante lo spirito di divisione abbia preso piede nel mondo, i re dell’oriente testimoniano come riconoscere il Signore Gesù sia sempre stato possibile, anche appena nato, e sia possibile anche oggi. Gesù e la sua famiglia sono fuggiti in Egitto per sfuggire alla reazione di Erode. Con lui e la sua famiglia anche le comunità di oggi possono camminare verso “Egitti”, verso “territori” inattesi, libere di abbandonare quanto non è più compreso o comprensibile dai loro contemporanei, e assieme capaci di intrecciare nuove relazioni, attente ad acquisire parole, prassi e linguaggi capaci di dischiudere orizzonti di salvezza. Comunità che camminano verso la stella che brilla in oriente come a Gerusalemme, in qualsiasi popolo e nazione.
II Lettera a Timoteo 1, 7-10
7 Perché Dio non ci ha dato uno spirito che ci rende paurosi; ma uno spirito che ci dà forza, amore e saggezza. 8Dunque non aver vergogna quando parli del nostro Signore e dichiari di credere in lui, e non vergognarti di me che sono in prigione per lui. Piuttosto anche tu, aiutato dalla forza di Dio, soffri insieme con me per il Vangelo. 9Perché Dio ci ha salvati e ci ha chiamati a essere il suo popolo; non a causa delle opere che noi abbiamo compiuto, ma per sua decisione e per sua grazia. Da sempre, Dio è generoso verso di noi, per mezzo di Gesù Cristo; 10ma la sua grazia si è chiaramente manifestata ora che è venuto Gesù Cristo, il nostro Salvatore. Egli ha distrutto il potere della morte e, per mezzo del Vangelo, ci ha fatto conoscere la vita immortale.
3. L’ignoranza delle Scritture è ignoranza di Cristo
“In oriente abbiamo visto apparire la sua stella e siamo venuti qui per onorarlo” ci pone una domanda: noi che non eravamo lì, a Betlemme, che non abbiamo ascoltato le sue parole, che non abbiamo visto i suoi segni, come possiamo conoscere Gesù? Come possiamo seguirlo? Come possiamo testimoniarlo agli uomini e alle donne del nostro tempo? Ci vengono in aiuto alcuni brani biblici scelti per la Settimana di preghiera di quest’anno. “Queste parole misero in agitazione tutti gli abitanti di Gerusalemme, e specialmente il re Erode” ci racconta l’Evangelo di Matteo (Mt 2, 3). Perché la nascita di Cristo, Figlio di Dio e nostro fratello sovverte il mondo. E ancora: “Non aver paura, piccolo gregge” ci dice l’Evangelo di Luca (Lc 12, 32-40).
L’unico modo che noi oggi abbiamo per scoprire cosa Gesù ha detto, fatto, e soprattutto come noi possiamo seguirlo, senza avere paura, è quello di leggere la sua Parola. Noi siamo chiamati ogni giorno, e non solo in questa Settimana così importante per il dialogo fra i cristiani, a leggere ogni parola che Dio ha ispirato agli scrittori della Bibbia, nell’Antico e nel Nuovo Testamento. Dopo secoli, nei quali la lettura e la traduzione della Bibbia sono state fonti di divisioni, lotte, scomuniche reciproche, grandi sofferenze per molti cristiani, oggi tutti noi possiamo leggere la Bibbia. Perché è divenuta patrimonio comune l’espressione di San Girolamo: “l’ignoranza della Bibbia è ignoranza di Cristo”.
Grazie ai Padri conciliari, la Chiesa cattolica ha deciso il 18 novembre 1965, promulgando la Costituzione Dei Verbum sulla rivelazione che “È necessario che i fedeli abbiano largo accesso alla Sacra Scrittura. Per questo motivo, la chiesa fin dagli inizi accolse come sua l’antichissima traduzione greca dell’Antico Testamento detta dei LXX; e ha sempre in onore le altre versioni orientali e le versioni latine, particolarmente quella che è detta Volgata. Ma poiché la parola di Dio deve essere a disposizione di tutti in ogni tempo, la chiesa cura con materna sollecitudine che si facciano traduzioni appropriate e corrette nelle varie lingue, a preferenza dai testi originali dei sacri libri. Queste, se secondo l’opportunità e col consenso dell’autorità della chiesa, saranno fatte in collaborazione con i fratelli separati, potranno essere usate da tutti i cristiani”.
Anche in Italia, grazie all’impegno di due pionieri del dialogo ecumenico, uno vescovo cattolico, Alberto Ablondi (1924-2010), e l’altro pastore valdese, Renzo Bertalot (1929-2015), venne approntata una traduzione dell’intera Bibbia interconfessionale e in lingua corrente. Fu un lavoro lungo e faticoso, che vide prima l’uscita della Lettera di Giacomo, in occasione del Giubileo del 1975; poi del Nuovo Testamento nel 1976 e infine dell’intera Bibbia, nel 1985. Scriveva il pastore Bertalot: “La Bibbia è un punto di riferimento per tutte le chiese. Nessuna ne fa a meno; tutte la considerano la carta costituzionale del cristianesimo. …. Il Movimento ecumenico, che ha animato le chiese nel XX secolo, non ha dimenticato l’importanza di questo fatto e si può ben dire che la crescita del movimento verso l’unità è in parallelo con la crescita del rinnovato interesse per la Sacra Scrittura”. Questa traduzione interconfessionale in lingua corrente, nelle sue edizioni e revisioni, è stata presentata agli ultimi vescovi di Roma che l’hanno accolta con “gioia”, come disse Paolo VI (il 27 novembre 1976). “Perché questa nostra gioia? Per molteplici ragioni. Gioia innanzi tutto perché questa nuova traduzione è il risultato della collaborazione tra l’Alleanza Biblica Universale e la Federazione Cattolica Mondiale per l’Apostolato Biblico, ed essa avrà dunque una vasta diffusione non solo in Italia, ma anche in tutte quelle regioni del mondo in cui vivono persone di lingua italiana. Gioia anche perché oggi noi incontriamo i rappresentanti di due organizzazioni che operano con grande zelo a preparare sempre nuove traduzioni delle Sacre Scritture in lingue che siano perfettamente accessibili non solo a persone di cultura, ma a tutti”.
Anche papa Giovanni Paolo II (il 30 settembre 1985), espresse “una viva gioia” perché questa traduzione testimoniava la dimensione ecumenica dell’impegno dei cristiani nella traduzione della Bibbia, che aveva condotto all’edizione dell’Antico Testamento e alla revisione del Nuovo Testamento in italiano che venivano messi “a disposizione di credenti e non credenti in una versione appositamente studiata per rendere maggiormente accessibili tanto le bellezze quanto le asprezze delle antiche Scritture di Israele”.
Recentemente, papa Francesco (il 29 settembre 2014) ha ribadito l’importanza di questa traduzione interconfessionale in lingua corrente: “Vi dirò qualcosa della mia esperienza. La traduzione preparata da evangelici e cattolici della Bibbia in lingua corrente argentina ha fatto tanto bene e fa tanto bene. È un’idea buona, perché la gente semplice può capirla, perché è un linguaggio vero, proprio, ma vicino alla gente. … Consegnavamo la Bibbia alla gente, e la gente la capiva. Capiva! È stato uno sforzo bello, e mi piace che adesso sia disponibile in italiano, perché così la gente può capire racconti ed espressioni che, se tradotti letteralmente, non si possono capire. La preparazione di una versione interconfessionale è uno sforzo particolarmente significativo, se si pensa a quanto i dibattiti attorno alla Scrittura abbiano influito sulle divisioni, specie in occidente. Questo progetto interconfessionale, che vi ha dato la possibilità di intraprendere un cammino comune per qualche decennio, vi ha permesso di affidare il cuore agli altri compagni di strada, superando sospetti e diffidenze, con la fiducia che scaturisce dall’amore comune per la Parola di Dio”.
Luca 12, 32-40
32Non aver paura, piccolo gregge, perché il Padre vostro ha voluto darvi il suo regno. 33Vendete quel che possedete e il denaro datelo ai poveri: procuratevi ricchezze che non si consumano, un tesoro sicuro in cielo. Là i ladri non possono arrivare e la ruggine non lo può distruggere. 34Perché, dove sono le vostre ricchezze là sarà anche il vostro cuore. 35Siate sempre pronti, con la cintura ai fianchi e le lampade accese. 36Siate anche voi come quei servi che aspettano il loro padrone che sta per tornare da una festa di nozze, per essere pronti ad aprire subito appena arriva e bussa. 37Beati quei servi che il padrone al suo ritorno troverà ancora svegli. Io vi assicuro che egli si metterà un grembiule, li farà sedere a tavola e comincerà a servirli. 38E se il padrone tornerà a mezzanotte oppure alle tre del mattino e troverà i suoi servi ancora svegli, beati loro! 39Cercate di capire: se il capofamiglia sapesse a che ora viene il ladro, non si lascerebbe scassinare la casa. 40Anche voi tenetevi pronti, perché il Figlio dell’uomo verrà quando voi non ve lo aspettate.
4. Ripensare se stessi a partire dal cammino dei Magi
Dopo aver fatto ritorno al loro Paese, cosa fanno i Magi? È una domanda suggestiva che nasce dalla constatazione sia di fede sia antropologica che, se quello di Betlemme fu un vero incontro, le loro vite non avrebbero più potuto essere quelle di prima. Quella fede già così potente in loro da metterli in cammino rischiando la vita, dopo quel viaggio aveva un Volto, aveva un Nome e soprattutto rivelava uno “stile” di Dio che ne ridisegnava l’identità. Una simile scoperta era troppo grande non solo per non cambiare le loro vite, ma per non essere raccontata a quanti li attendevano nelle loro case, per non essere trasmessa ai loro figli, ai figli dei loro figli, alla loro discendenza.
Avendo sullo sfondo la vicenda dei Magi come raccontata dall’evangelista Matteo e servendoci di una sana e plausibile immaginazione – senza che questo costituisca una mancanza nei confronti della storia e della qualità apostolica di ciascuna chiesa – è possibile scorgere in filigrana alcuni elementi che evidenziano la dimensione ecclesiologica del cammino ecumenico.
Ritornati nei loro Paesi ai Magi parve chiaro come il pellegrinaggio che ora li attendeva riguardava non più lo spazio, ma il tempo: si trattava di far vivere alle generazioni successive quella fede nel Messia che ciascuno aveva sperimentato nei suoi tratti essenziali durante il suo andare fisico a Betlemme. La loro vicenda credente da esperienza personale (non individuale!) era chiamata a diventare vissuto ecclesiale. A diventare storia di persone che scrutavano i cieli per cogliere quei “segni dei tempi” con i quali l’Amor “che move il sole e l’altre stelle” (Paradiso, XXXIII, v. 145) contribuiva a indicare loro il cammino. Storia di persone che riascoltavano le Scritture che quei segni indicavano e decifravano. Storia di un grande esercizio di discernimento, che per quanto accurato potesse essere non esimeva dall’affrontare la notte, dall’incappare nello smarrimento, dall’inganno, ma che sempre si concludeva con la ripresa del cammino e con l’assaporare quella “gioia” che i Magi loro “padri” avevano conosciuto nel vedere nuovamente la Stella e nel giungere a Betlemme di Giudea. È la vita di ogni chiesa in cammino nel tempo fino all’incontro finale.
Tuttavia, e non poteva essere diversamente, i figli rivivevano il cammino secondo quanto aveva insegnato loro il proprio “padre”. L’esperienza raccontata da ciascuno dei tre era diventata la norma con cui il popolo di cui era il “capostipite” interpretava la storia, ascoltava le Scritture, camminava nel tempo accompagnato e al contempo andando incontro al Messia. In questo modo, però, veniva sempre più ad assottigliarsi in ogni “stirpe” un tratto costitutivo dell’esperienza dei Magi pur nella bontà, nell’onestà e nell’impegno con cui ogni Tradizione veniva vissuta: la comunione con le altre.
Nessun “Magio”, infatti, si era scelto i compagni di viaggio. Seguendo la medesima Stella si erano “semplicemente” ritrovati a compiere il medesimo pellegrinaggio incontro alla Verità. Lungo la via avevano imparato, col tempo e non senza fatiche, non solo a tollerarsi, ad accettarsi, ma anche a riconoscersi come fratelli e a vivere questa fraternità camminando uno accanto all’altro e accogliendosi come un dono necessario e al contempo gratuito per continuare il viaggio. Era, infatti, ben chiaro a tutti coloro che per la prima volta andarono a Betlemme che quel pellegrinaggio aveva potuto dispiegarsi nella sua pienezza profetica perché lo avevano compiuto in quel modo. Il loro prostrarsi insieme davanti al Re Bambino era un “valore aggiunto” forse più prezioso di tutti i doni offerti al Messia. I Re Magi sapevano che quella comunione che avevano sperimentato non era “accessoria”, ma parte integrante della loro esperienza d’incontro con il Signore. Così aveva voluto Colui che guidava la stella. In quella fraternità ecumenica ante litteram si rivelava un tratto dal Volto di Dio che andavano scoprendo e contemporaneamente si rivelava anche un tratto del volto dei futuri discepoli del Messia. Il loro modo di essere e di pensarsi.
Fortunatamente il “Re atteso dalle genti”, la “Pietra angolare” che riunisce “i popoli in uno” non permette che nel pellegrinaggio dei suoi figli lungo la storia “qualcosa di essenziale” vada perduto. Così nei secoli non ha mai fatto mancare occasioni perché le varie Tradizioni s’incontrassero nuovamente affinché potessero ripetere l’esperienza dei Magi loro “padri”.
In questo nostro tempo assistiamo all’ultima edizione di una di queste occasioni, antica quanto l’uomo, pensata dalla Provvidenza per far incontrare i figli dei Magi: il fenomeno migratorio. Infatti, tutti coloro che hanno dovuto spostarsi da un Paese ad un altro – per ragioni diverse da quelle dei loro “padri” – sono comunque chiamati a continuare il loro viaggio per incontrare il Messia come i Magi a Betlemme. In questo loro andare incrociano altri cristiani che a loro volta cercano di camminare seguendo la stessa Stella. Questo vale sia per i figli dei Magi che sono partiti, sia per quelli che accolgono. È quindi ancora possibile per tutti rivivere quella sfida della fraternità ecumenica vinta dai loro “padri” andando insieme a Betlemme più di duemila anni fa, che è costitutiva dell’esperienza ecclesiale che dall’incarnazione nasce. Una sfida che pertanto coinvolge tutte le dimensioni del discepolato, a cominciare da quella che impone a ciascuno, chiesa e discepolo, di pensare la sua relazione con il Cristo Salvatore e quindi la sua identità a partire da una pluralità di modi di realizzarla incarnati dai fratelli di fede. La realtà della sequela di Gesù, i Magi ce lo insegnano, non è mai un’esperienza che si può compiere in solitaria perché si dia la pienezza della Verità e della Grazia, Gesù Cristo.
Neemia 4, 12-15
12Mentre lavoravano, i muratori portavano una spada alla cintura e accanto a me c’era il trombettiere, pronto a dare l’allarme. 13Alle autorità, ai capi e al popolo, io avevo dato queste istruzioni: “Il lavoro è molto e la città è vasta, perciò siamo costretti a lavorare dispersi sulle mura, lontano gli uni dagli altri. 14Dovunque vi troviate, se sentirete suonare la tromba, radunatevi tutti intorno a me. Se ci sarà da combattere, il Signore ci aiuterà”. 15Così continuammo a lavorare, dalle prime luci dell’alba fino a notte, e metà degli uomini si teneva pronta con la spada in mano.
5. Camminiamo famiglie
“Camminiamo, famiglie”: questo invito, con cui si conclude l’esortazione Amoris laetitia, porta con sé l’interrogativo su cosa possa mettere o rimettere in moto una famiglia. Capita spesso, infatti, che una famiglia si trovi bloccata a motivo delle fatiche e degli imprevisti della vita quotidiana: la constatazione che “non ci fermiamo mai” sembra essere un’esperienza condivisa da molti, appesantiti dai ritmi e dagli incroci di lavoro, impegni scolastici, sfide educative, presa in carico di genitori anziani, budget familiare, scelte importanti da prendere, esigenze del contesto sociale in cui si è inseriti, passaggi di età e bisogni personali. Per questo, può capitare che una famiglia si senta “lontana” rispetto alle preoccupazioni pastorali di una comunità cristiana o alle presentazioni dell’amore del prossimo molto lontane da quanto si sperimenta nella vita familiare.
È significativo al riguardo che l’invito poc’anzi ricordato sia “camminiamo” e non semplicemente “camminate”: questa prospettiva di prima persona ribadisce che le famiglie fanno parte del popolo di Dio, per cui la loro realtà e le loro vicende quotidiane non sono estranee ma sono materia nobile della vita dei discepoli, della riflessione teologica, delle scelte di chi ha ruoli di responsabilità in una comunità. Nei racconti evangelici emerge che Gesù entra spesso nelle case, si ferma, incontra, condivide la mensa e le preoccupazioni di chi vi è attorno.
La presa in carico della vita concreta delle famiglie diventa il punto di partenza di ogni cammino ecclesiale e la chiave che interpella i discepoli nell’ascolto del Vangelo, così come indicato lungo tutta l’esortazione di Francesco: crescere nell’amore, accettare l’imperfezione, partire dalla situazione concreta e dalle possibilità reali. Il sentirsi presi sul serio e considerati nel proprio quotidiano, che non raramente è avvertito come un peso che schiaccia, dà nuovo vigore: la stella che rimette in cammino non è né un ideale da raggiungere, né un modello da imitare, come neppure il semplice sforzo di amare in modo disinteressato, ma la presa in carico della vita delle famiglie così come sono, con particolare riferimento al valore dato alle relazioni.
Riconoscere il proprium di una famiglia nella sua capacità di creare legami, all’interno e all’esterno, permette di cogliere il contributo specifico offerto alla vita delle comunità cristiane e all’annuncio del Vangelo. In primo luogo, ciò che costituisce una comunità sono proprio le relazioni tra i discepoli, legami che siano in grado di esprimere che “con te ne va di me”. In secondo luogo, la proposta di un amore che crea legami può aiutare a superare le secche di una visione d’amore schiacciata sul soggetto stretto dentro ai confini dell’affermazione del desiderio. Sulla croce, infatti, si rivela che il Dio cristiano si è legato in modo indissolubile all’umanità, rivelandosi colui che è l’amore perché continua ad andare incontro, si mette in cammino, paga in anticipo: “io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo”.
Questa specifica attenzione alle relazioni familiari, alla capacità di amare creando legami, porta luce anche ad uno dei riferimenti espliciti al tema ecumenico presenti nell’esortazione Amoris laetitia sull’amore in famiglia. Oltre all’invito a riflettere ulteriormente sull’azione della grazia nel rito nuziale e all’affermazione della necessità di tener conto che durante una celebrazione del matrimonio possono essere presenti invitati appartenenti ad altre confessioni cristiane, viene indicata anche la realtà dei matrimoni misti. Quest’ultimo tema, di cui viene affermato che può contribuire al Movimento ecumenico, è affrontato secondo l’angolatura specifica della distanza tra la relazione vissuta tra due battezzati in famiglia e la comunione eucaristica, del fatto che una coppia di battezzati che condivide ogni giorno la tavola non possa condividere la mensa eucaristica. Lo sguardo rivolto alle relazioni familiari, alla realtà dei legami e ai vissuti dei discepoli non può non interpellare la riflessione teologica e l’ascolto della Parola di Dio per chiedersi ancora quale passo sia possibile in queste situazioni.
Il riconoscimento del valore della vita familiare in tutte le sue relazioni (matrimoniale, figliolanza, fratellanza, paternità, maternità, relazioni intergenerazionali e sociali) nella parzialità della situazione in cui ci si trova diventa motivo di gioia che stimola a camminare, la gioia di crescere nell’amore “così com’è, chiamato a crescere, in cammino”.
Salmo 127, 3-5
3I figli sono un dono del Signore, un grembo prolifico, la sua benedizione. 4I figli avuti nella giovinezza sono come frecce in mano ad un guerriero. 5Felice l’uomo che ne ha molte. Non rischierà di essere umiliato quando gli faranno causa i suoi avversari.
6. La ricerca del volto di Dio
Il dialogo ecumenico è quel cammino che i cristiani, oggi più che mai, sono chiamati a percorrere con maggiore vigore per testimoniare il Vangelo e per manifestare il loro essere figli di Dio che hanno preso a cuore la preghiera rivolta al Padre dal Signore Gesù Cristo: “tutti siano una sola cosa” (Gv 17, 21). In questo cammino, l’episodio dei Magi e della stella, letto alla luce dei Padri della Chiesa – siamo nel contesto della Natività del Figlio di Dio – può aiutare tanti uomini e donne che desiderano l’unità a percorrere assieme un tratto di strada.
I cristiani, che sono chiamati a mettersi in cammino e percorrere la Via, che è il Cristo, Verità e Vita, come i Magi devono farsi cercatori, affidarsi e fidarsi di Dio per trovare il loro senso ultimo, per trovare il Re dell’universo, al quale non soltanto gli uomini innalzano la lode ma anche il cosmo, attraverso la stella, la quale non è un astro celeste qualsiasi ma indica la Via: “Essa indica loro di nuovo la strada, per farci ancora una volta comprendere che non è una stella comune. Nessun’altra stella, infatti, ha una simile natura. Essa non si muoveva soltanto, ma andava innanzi ai Magi, guidandoli e quasi traendoli per mano anche in pieno giorno” (Giovanni Crisostomo, Omelie sul Vangelo di Matteo).
Con il movimento della stella nel guidare i Magi, l’intero universo ha partecipato alla gioia per la nascita nel mondo di colui che da Creatore si è fatto tenero Bimbo; infatti, “L’eccelsa ed eterna natura divina non disdegna di prendere sopra di sé, per noi, le fragilità della nostra carne mortale! Il Figlio di Dio, che è il Dio di tutto, nasce uomo in corpo caduco. Accetta di venir posto in una mangiatoia colui che racchiude dentro di sé i cieli! È dentro una culla colui che il mondo intero non può contenere! Si percepisce la voce di un infante che sa solo gemere, ed è quello al cui grido, nel tempo della passione, il mondo intero è stato scosso” (Cromazio di Aquileia, Commento al Vangelo di Matteo).
L’umiltà di Dio che si fa piccolo bambino è un’esortazione per tutti i battezzati ad imitare la Kénosis di Cristo, ossia quell’abbassamento fino alla morte di Croce e alla tomba; quest’ultima nell’iconografia cristiana è stata sempre preannunciata già in quella mangiatoia e in quella grotta dell’inizio dell’Era cristiana. Così come la luce della stella illuminava quella notte, allo stesso modo la luce della Risurrezione illuminerà la notte nel cuore degli uomini di qualsiasi tempo, donando la fede in eredità a quanti hanno cercato con tutto il loro cuore di alzare lo sguardo verso il cielo. Anche i Magi ebbero in dono la fede, come dono per il loro essere cercatori di Dio: “A questa vista è certo che i Magi sentirono crescere la loro fede. Essi si rallegrarono di avere finalmente trovato colui che avevano tanto cercato, di essere stati, cioè, messaggeri di verità e di non aver intrapreso inutilmente un così lungo viaggio” (Giovanni Crisostomo, Omelie sul Vangelo di Matteo).
Illuminati dalla luce della fede anche i cristiani in cammino adorino il Signore della vita, così come fecero i Magi, i quali si prostrarono “…in ginocchio per adorare il nato Signore, e, mentre egli è ancora nella culla, offerti i loro doni, venerano il neonato che vagisce. Perché una è la realtà che essi scorgono con gli occhi naturali, altra è quella che essi comprendono alla luce della fede” (Cromazio di Aquileia, Commento al Vangelo di Matteo).
Il tempo che segue la Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani possa essere un tempo propizio per tutti gli uomini e le donne di buona volontà a divenire cercatori di Dio e, vivendo nella gioia, imitare l’umiltà di Cristo nella speranza che il Padre di ogni misericordia ci doni la bellezza di sperimentare l’unità in Lui. Anche noi, come i Magi, possiamo percorrere il nostro cammino verso la divinizzazione dell’uomo, in una continua conversione del cuore, per intraprendere sempre la strada che il Signore vorrà indicarci, percorrendo la quale mai dovremo dimenticare che “…siamo pellegrini, e che peregriniamo insieme. A tale scopo bisogna affidare il cuore al compagno di strada senza sospetti, senza diffidenze, e guardare anzitutto a quello che cerchiamo: la pace nel volto dell’unico Dio” (Evangelii gaudium, 244).
Tobia 13, [8]-7
7. Tre impegni verso l’unità
Nel cammino ecumenico leggere i commenti dei Padri della Chiesa è “cosa buona e giusta”, proprio perché, nell’ottica dello scambio di doni, uno sguardo all’oriente cristiano costituisce una fonte preziosa per un maggiore arricchimento spirituale, a beneficio di tutti quei cristiani che sono in cammino verso il benedetto giorno dell’unità in Cristo.
Anche i Magi si erano messi in cammino per arrivare davanti a quel bambino di fronte al quale erano giunti per mezzo della stella che li guidava e che “Li precedeva per mostrare che tutti gli elementi del creato sono al servizio degli uomini in cerca di Dio” (Giovanni Crisostomo, Omelie sul Vangelo di Matteo). In questo peregrinare, i Magi portarono con sé dei doni per omaggiare il Creatore che veniva servito dal creato: “tramite il mistero della stella capivano che la dignità del re allora nato superava la misura di tutti i sovrani della terra: era necessario dunque che ritenessero più glorioso della stella quel re al quale la stella rendeva ossequio in maniera così devota: e come non avrebbero creduto che gli uomini dovessero essere sudditi di colui al quale anche gli ornamenti del cielo erano sottomessi? Come poteva la terra ribellarsi a colui al quale anche il cielo prestava servizio?” (Anonimo, Opera incompleta su Matteo, omelia 2).
Nel gesto dell’offerta dell’oro, dell’incenso e della mirra possiamo intravedere la possibilità di ogni cristiano di offrire i propri talenti e metterli a servizio del datore di ogni bene. Allo stesso modo i Magi “Riconoscendolo re, primizia pura e preziosa dei santi, offrirono l’oro che avevano tenuto in serbo per lui; comprendendo la sua origine divina e celeste, gli offrirono il profumo dell’incenso, simbolo della pura preghiera offerta al dolce profumo dello Spirito Santo. Comprendendo la sua sepoltura di uomo che vive nel tempo, gli offrirono la mirra” (Anonimo, Opera incompleta su Matteo, omelia 2).
In una lettura simbolica, propria dei Padri orientali, l’offerta dei doni può essere letta con un altro significato: “È tuttavia possibile vedere nell’oro, nell’incenso e nella mirra altri richiami simbolici. L’oro designa infatti la sapienza… Con l’incenso, che viene bruciato in onore di Dio, si esprime la virtù dell’orazione… Con la mirra è simboleggiata la mortificazione della nostra carne… Noi, dunque, offriamo oro al Re che è nato se brilliamo al suo cospetto per lo splendore della soprannaturale sapienza. Offriamo incenso se bruciamo sull’altare del cuore i pensieri terreni attraverso il santo anelito della preghiera, così da poter effondere al cospetto di Dio come un profumo soave in forza del desiderio delle cose celesti. Offriamo la mirra se reprimiamo i vizi della carne in forza dell’astinenza” (Gregorio Magno, Omelie sui Vangeli).
Tre elementi possono oggi aiutare il cammino ecumenico a partire dai commenti dei Padri della Chiesa sul brano in questione, elementi che possono certamente fondare il nostro impegno a camminare insieme: impariamo a metterci in cammino, fidandoci e affidandoci, per portare doni all’altro; in questo cammino le nostre esistenze e i nostri talenti siano messi a servizio dell’unità in Cristo, proprio perché le nostre diversità e le nostre peculiarità possono essere ricchezze per l’altro; infine, la nostra sapienza, le nostre preghiere e l’intera nostra vita siano le offerte e i doni che portiamo di fronte al Signore, l’unico che da sempre continua a chiamarci e che, alla fine del cammino, dona la consapevolezza dell’unità, ad immagine della Santissima Trinità, a quanti in un cammino continuo e perseverante hanno deciso di mettersi in viaggio e farsi adoratori della sua gloria.
II Lettera ai Tessalonicesi 2, [9]-15
8. Mettersi in viaggio
“Quando ero ancora giovane, prima di viaggiare” recita il Ben Sira (51, 13). La parabola del viaggio, dell’uscire, del cercare, del muoversi che ognuno di noi e ognuna delle nostre chiese vive, descrive anche l’evolversi del Movimento ecumenico come una progressiva maturazione delle chiese nel loro essere alla perenne sequela del Signore. Il viaggio dei Magi alla ricerca del Re, nel confluire dei diversi loro percorsi e nel loro unire oriente ed occidente, ci aiuta a leggere nella fede il nostro agire ecumenico anche come pastori e animatori delle chiese.
Dopo le fasi entusiasmanti della seconda metà del secolo scorso, per molte chiese la dimensione ecumenica è prassi quotidiana. Ormai a livello ufficiale molti passi ufficiali sono compiuti, in attesa dei tanti altri ancora da compiere, ed è al livello delle chiese locali che tante iniziative di dialogo, conoscenza e amicizia vengono promosse per far sì che dall’ecumenismo spirituale si passi alla preghiera comune, all’amicizia e alla collaborazione ecumenica. Mentre il Signore nel nostro tempo chiede alle religioni di diventare sempre più vivai di incontro e pace, trasformare le dichiarazioni di principio in prassi quotidiana è una sfida concreta per ogni cristiano consapevole.
All’ecumenismo “ad extra” che riguarda appunto le relazioni tra pastori e tra chiese, si affianca l’ecumenismo “ad intra” dedicato ai membri della propria chiesa, alla loro formazione e al loro coinvolgimento nelle iniziative. Qui si sperimenta spesso come l’ordinario impegno dei cristiani nelle proprie comunità esaurisca le risorse di molti di loro, mentre sono pochi ad interessarsi di superare i confini confessionali. Ma a questo ci sprona la Parola evangelica dei Magi che per trovare Cristo han dovuto varcare la soglia dell’abitudine per seguire la stella che li convocava. Possiamo immaginare quante volte essi abbiano desiderato tornare indietro, anzi forse i Magi arrivati a Bethlem sono solo una parte di quelli che erano partiti! Anche nel nostro tempo, quella stella ci invita a non desistere: l’unità dei cristiani per cui il Signore ha pregato rimane davanti a noi come segno di una conversione che ha ancora da compiersi.
I Magi arrivati dapprima a Gerusalemme troveranno lì indicazioni preziose per raggiungere la loro meta. Pensiamo alla feconda opportunità offerta dalle amicizie ebraico cristiane a livello locale, secondo l’intuizione del grande pioniere dell’ecumenismo Augustin Bea, che era convinto che l’amicizia e la conoscenza tra cristiani ed ebrei fossero un luogo privilegiato in cui far germogliare anche i fiori dell’unità tra i cristiani stessi. Di questo abbiamo diversi buoni esempi in Italia.
Il centro istituzionale della fede d’Israele, d’altra parte, è agli occhi dei Magi anche un potere ambiguo preoccupato di preservare se stesso. Ciò rappresenta una tentazione anche per le chiese dei nostri giorni, quella di non essere aperte alla visita del Signore che mettendo in discussione lo status quo e specialmente le derive della religiosità, si manifesta invece nei profeti e pellegrini, persone appunto in cammino. Le chiese, come “vasi di creta”, custodiscono sì la mappa per l’incontro col Signore ma non ne possiedono il monopolio. E così infine l’incontro si realizzerà non al centro ma in periferia, nella Betlemme – Casa del Pane – che offre al pellegrino la semplicità della condivisione, dell’accoglienza personale nella quale si realizza il Mistero della Presenza reale: “dove due o tre son riuniti” nel suo nome. La Chiesa come comunità locale offre la possibilità di incontri ravvicinati in cui la scelta ecumenica diventa amicizia concreta. Senza bisogno di grandi manifestazioni, la frequentazione tra cristiani “diversi”, la preghiera vissuta assieme, l’ascolto dell’Evangelo nella fraternità, fanno gustare come già presente quell’unità che ha ancora da venire.
Il viaggio ecumenico dunque è una grande occasione, non solo per l’unità delle chiese, ma anche per quella conditio sine qua non che è la loro conversione al Signore, colui che sempre cammina con noi.
Ben Sira 51, [10]-22
e sentivo le sue parole: così ho ricevuto un’istruzione approfondita. 17Grazie a lei ho potuto fare progressi, per questo lodo chi mi insegna la sapienza. 18Ho deciso di metterla in pratica, mi sono impegnato nel bene e non ho motivo di vergognarmi. 19Mi sono impegnato con lei con tutto me Stesso e ho osservato la legge con la massima cura; nella mia preghiera ho alzato le mani al cielo e ho capito le mie infedeltà nei suoi confronti. 20Ho rivolto i miei desideri verso di lei e l’ho trovata nella purezza. Fin dall’inizio ho trovato un’intesa con lei, perciò lei non mi abbandonerà. 21Ardevo nell’intimo, mentre la cercavo, e continuerò sempre a cercarla, e così feci un acquisto prezioso. 22Come ricompensa il Signore mi ha dato la capacità di parlare e così posso lodarlo.
9. Profeti di sventura
“Nelle attuali condizioni della società umana essi non sono capaci di vedere altro che rovine e guai; vanno dicendo che i nostri tempi, se si confrontano con i secoli passati, risultano del tutto peggiori; e arrivano fino al punto di comportarsi come se non avessero nulla da imparare dalla storia, che è maestra di vita, e come se ai tempi dei precedenti Concili tutto procedesse felicemente quanto alla dottrina cristiana, alla morale, alla giusta libertà della Chiesa”: queste parole, con le quali si descrivono i cosiddetti “profeti di sventura”, sono, tra le più significative, del discorso, Gaudet Mater Ecclesia, con il quale papa Giovanni XXIII aprì il Concilio Vaticano II, l’11 ottobre 1962. Con questo discorso papa Roncalli volle indicare ai Padri conciliari non semplicemente la natura e gli scopi del Vaticano II, ma soprattutto offrire una riflessione sulla chiesa e sul suo ruolo nei tempi presenti che andasse oltre la celebrazione del Vaticano II. Infatti per Giovanni XXIII appariva quanto mai necessario procedere a una rilettura della dottrina della chiesa in modo da sostenere un processo di aggiornamento della chiesa con una riscoperta del patrimonio delle bimillenarie tradizioni cristiane per affrontare le tante sfide poste dalla società contemporanea favorendo un dialogo anche là dove sembrava impossibile; si trattava di procedere a un aggiornamento con il quale “trasmettere integra, non sminuita, non distorta, la dottrina cattolica, che, seppure tra difficoltà e controversie, è divenuta patrimonio comune degli uomini”.
In questo processo di aggiornamento un posto di rilievo spettava al cammino per il superamento delle divisioni tra cristiani per vivere la piena e visibile unità della Chiesa, come papa Roncalli ricordò anche l’11 ottobre 1962: “la comunità dei cristiani non ha ancora pienamente e perfettamente raggiunto questa visibile unità nella verità. La Chiesa cattolica ritiene suo dovere adoperarsi attivamente perché si compia il grande mistero di quell’unità che Cristo Gesù con ardentissime preghiere ha chiesto al Padre Celeste nell’imminenza del suo sacrificio”. Non era certo la prima volta che Roncalli poneva al centro del Vaticano II il tema dell’unità della Chiesa, che era presente nell’agenda del Concilio fin dalla sua indizione il 25 gennaio 1959, anche se questo tema era stato declinato in forme molto diverse, talvolta anche confliggenti, da coloro che presero parte alla lunga stagione della preparazione del Concilio, come emerge dalla lettura dei testi redatti in vista del Concilio; questi diversi accenni mostrarono quanto vivo fosse il dibattito sul rapporto tra la Chiesa cattolica e il Movimento ecumenico in una prospettiva di ripensamento che, se per alcuni non costituiva una novità, se non nella forma, per molti, dentro e fuori dell’aula conciliare, doveva essere una delle più rilevanti e sconvolgenti novità della celebrazione del Vaticano II, dal momento che era evidente che la Chiesa cattolica attribuiva a questo ripensamento un valore speciale.
Il tema dell’unità divenne così una delle priorità del Vaticano II, anche grazie alle sollecitazioni di Giovanni XXIII, riprese e sviluppate da Paolo VI che si spese personalmente, al di là di suggerimenti e di interventi nei lavori per la redazione del decreto Unitatis redintegratio sui principi cattolici sull’ecumenismo, con una serie di gesti concreti, anche fuori dall’aula conciliare, come nel caso del suo pellegrinaggio in Terra Santa, nel gennaio 1964, quando, nel farsi pellegrino di pace nei luoghi dove era nato il cristianesimo, papa Montini incontrò il Patriarca ecumenico Atenagora proprio per sottolineare l’importanza di tornare a quel patrimonio comune che già univa i cristiani: l’immagine dell’abbraccio tra Paolo VI e il Patriarca Atenagora fece il giro del mondo, mostrando come nel riconoscersi tra fratelli i cristiani i due si ponevano al servizio della causa dell’unità, facendosi obbedienti alle parole di Gesù Cristo.
Una delle prime e immediate conseguenze di questo incontro fu la cerimonia per la reciproca e contemporanea rimozione delle scomuniche tra Roma e Costantinopoli, il 7 dicembre 1965, alla viglia della conclusione del Vaticano II; anche prima di questo gesto la Chiesa cattolica aveva aperto nuove strade con le quali promuovere una recezione del decreto Unitatis redintegratio, promulgato il 21 novembre 1964: in questa direzione si collocano il progetto per la redazione di un Direttorio ecumenico per indicare cosa i cattolici erano chiamati a fare, sempre e comunque, per l’unità della Chiesa e l’inizio di regolari rapporti tra la Chiesa cattolica e il Consiglio ecumenico delle chiese per definire un programma di iniziative comuni.
Una volta concluso il Vaticano II la Chiesa cattolica dette inizio alla stagione dei dialoghi bilaterali che hanno condotto, nel corso degli anni, alla redazione condivisa di tanti documenti, che rappresentano un segno tangibile della diffusa volontà di promuovere una comunione, ponendo particolare attenzione alla comprensione delle ragioni teologiche delle divisioni nella prospettiva di indicare quanto già univa i cristiani, senza far venire meno l’identità delle diverse confessioni cristiane. La lunga stagione dei dialoghi bilaterali va sempre letta insieme alle parole e ai gesti della Chiesa cattolica con i quali testimoniare “la ferma volontà di proseguire nel cammino del dialogo ecumenico” come ha ricordato papa Francesco in uno dei suoi primi discorsi (20 marzo 2013).
Fare memoria del Concilio Vaticano II, in un anno nel quale si ricorda il 60° anniversario della sua apertura, significa promuovere una sempre migliore conoscenza dei suoi documenti e della loro recezione che hanno segnato tanto profondamente il cammino dei cristiani, non solo della Chiesa cattolica, per il superamento dello scandalo delle divisioni per vivere la piena e visibile unità della Chiesa.
Giovanni 17, [11]-13
10. Un dialogo per la vita
Cristiani e ebrei hanno scoperto, soprattutto negli ultimi decenni, la gioia e la difficoltà del dialogo per trovare insieme cosa fare per vivere nella pienezza quanto Dio ha detto loro per secoli. Questo dialogo ha coinvolto, in tanti luoghi del mondo, uomini e donne che hanno iniziato un cammino di riflessione comune che, talvolta, si alimentava da un’amicizia che veniva da lontano, mentre altre volte, proprio il dialogo, ha condotto alla costruzione di amicizie, con le quali si è cominciato a sciogliere nodi che portavano feriti di silenzi e di incomprensioni. Fonte privilegiata di questo dialogo è stato il patrimonio biblico condiviso tra cristiani e ebrei dal momento che “esiste una ricca complementarietà che ci permette di leggere insieme i testi della Bibbia ebraica e aiutarci vicendevolmente a sviscerare le ricchezze della Parola” come ha scritto papa Francesco nell’esortazione apostolica Evangelii gaudium: papa Francesco è tornato, più volte, nel suo magistero, sul dialogo ebraico-cristiano, sottolineandone l’importanza, anche alla luce dell’esperienza personale del pontefice negli anni del suo episcopato a Buenos Aires, quando aveva coltivato un’amicizia spirituale con il rabbino Abraham Skorka.
Papa Francesco ha ricordato che il dialogo tra ebrei e cattolici non fa parte del dialogo interreligioso, così come è stato indicato dalla Chiesa cattolica già durante la celebrazione del Vaticano II, nonostante la promulgazione della dichiarazione Nostra aetate sulle religioni non cristiane, dove si parlava dell’ebraismo; la scelta di collocare in Nostra aetate una presentazione positiva dell’ebraismo era il frutto di un percorso redazionale nel quale pesavano tanti fattori che avevano impedito a questa presentazione di essere inclusa nello schema sui principi cattolici dell’ecumenismo, come era stato auspicato dal cardinale Augustin Bea. In altri testi del Vaticano II si parlava dell’ebraismo e del suo rapporto con la Chiesa cattolica proprio per indicare come questo tema doveva essere messo all’ordine del giorno del programma di rinnovamento della chiesa, inaugurato con il Vaticano II.
La peculiarità del dialogo ebraico-cristiano è stata poi riaffermata nella lunga stagione della recezione del Concilio con una serie infinita di gesti e di parole dei pontefici, fin da papa Montini. Proprio alla luce di questa recezione si può dire che il dialogo tra ebrei e cristiani deve partire dal riconoscimento della stessa origine, alimentandosi a quell’humus che “ è l’ebraismo del tempo di Gesù, che ha dato origine non solo al cristianesimo, ma anche all’ebraismo rabbinico postbiblico successivo alla distruzione del Tempio nel 70 d.C., ebraismo che aveva dovuto fare a meno del culto sacrificale e che si era incentrato esclusivamente, nel suo ulteriore sviluppo, sulla preghiera e sull’interpretazione della rivelazione divina sia scritta che orale. Ebrei e cristiani hanno dunque la stessa origine e possono essere considerati come fratelli che hanno preso, come avviene di solito tra fratelli, strade diverse”: queste parole si possono leggere nel documento Perché i doni e la Chiamata di Dio sono irrevocabili (Rm 11, 29). Riflessioni su questioni teologiche attinenti alle relazioni cattolico-ebraiche in occasione del 50° anniversario di Nostra aetate (n. 4), pubblicato in occasione del 50° anniversario della dichiarazione Nostra aetate per indicare quanto è stato fatto, ma soprattutto quanto la Chiesa cattolica è chiamata a fare per proseguire la strada di una migliore conoscenza dell’ebraismo come elemento centrale per la vita della chiesa. Questo documento è stato redatto dalla Commissione per i rapporti religiosi, che è stata istituita, il 22 ottobre 1974, da Paolo VI per favorire una riflessione ebraico-cristiana all’interno del cammino ecumenico, che era stata formulata anche durante il Vaticano II, dove era approdato un dibattito che aveva coinvolto anche dei cattolici nei primi passi del cammino ecumenico che si era posto il problema di come ripensare la presenza della tradizione ebraica nella chiesa e nella società contemporanea.
In questo documento del 2015 è particolarmente significativo il fatto che la chiesa ricordi il nuovo quadro teologico con il quale vanno lette le radici ebraiche del cristianesimo in modo da rimuovere la teoria della sostituzione che per secoli è stata così presente nella chiesa, indirizzando le relazioni tra ebrei e cristiani.
Il dialogo ebraico-cristiano, che deve confrontarsi con la pesante eredità delle memorie, vive un rapporto unico, in forza del suo dato storico, biblico e teologico, anche se appare ancora centrale il richiamo al comune patrimonio biblico, come è apparso evidente negli ultimi anni in Italia in occasione della celebrazione della Giornata di approfondimento della conoscenza dell’ebraismo, il 17 gennaio, quando cattolici e ebrei hanno deciso di approfondire le cinque Meghillot negli anni 2017-2021, dopo che per un decennio si erano confrontati sulle Dieci Parole delle Tavole della legge di Mose, recependo così un’indicazione di papa Benedetto XVI.
La Giornata del 17 gennaio, voluta dalla Conferenza episcopale italiana, dalla sua prima edizione nel 1990, costituisce un momento di particolare importanza per il dialogo ebraico-cristiano proprio perché sottolinea il rilievo della conoscenza del popolo ebraico per la vita quotidiana della chiesa, nella continua riscoperta della propria radice, nella rimozione di pregiudizi e precomprensioni che hanno depauperato la missione della Chiesa nel mondo, impedendo la conoscenza delle ricchezze e delle peculiarità della tradizione ebraica, così come si è venuta articolando nel corso dei secoli, anche nel confronto, spesso non pacifico, con le diverse tradizioni cristiane.
Esodo 3, 1-6
1In quel tempo Mosè portava al pascolo il gregge di suo suocero Ietro. Una volta condusse il gregge oltre il deserto e arrivò fino all’Oreb, la montagna di Dio. 2Gli apparve allora l’angelo del Signore come una fiamma di fuoco in un cespuglio. Mosè osservò e si accorse che il cespuglio bruciava ma non si consumava. 3Pensò allora di avvicinarsi per rendersi conto meglio di quel fatto straordinario; egli voleva capire perché il cespuglio non veniva consumato dal fuoco. 4Il Signore vide che si era avvicinato per guardare e Dio chiamò dal cespuglio: – Mosè, Mosè! Egli rispose: – Eccomi! 5Il Signore gli comandò: – Fermati lì! Togliti i sandali, perché il luogo dove ti trovi è terra sacra! 6Io sono il Dio di tuo padre, lo stesso Dio di Abramo, Dio di Isacco e Dio di Giacobbe. Mosè si coprì la faccia perché aveva paura di guardare Dio.
11. Rivoluzione ecumenica
“Affidiamo questo lavoro ai vescovi del mondo, sperando che in queste pagine possano trovare linee guida chiare e utili, che li aiutino a guidare le chiese locali affidate alla loro cura pastorale verso quell’unità per la quale il Signore ha pregato e alla quale la Chiesa è irrevocabilmente chiamata”: con queste parole si conclude la prefazione, firmata dal cardinale Kurt Koch e da mons. Brian Farrell, al Il Vescovo e l’unità dei cristiani: Vademecum ecumenico, pubblicato dal Pontificio consiglio per l’unità dei cristiani, il 4 dicembre 2020. Con questo documento, destinato ai vescovi e quindi a tutta la chiesa, si è voluto tracciare un bilancio di quanto la Chiesa cattolica ha fatto e ha detto per la promozione della costruzione dell’unità piena e visibile della Chiesa a partire da una conversione quotidiana all’unità da parte di tutti i fedeli, ricordando quanto prioritario deve essere l’impegno di tutti i cattolici, sempre e ovunque, per l’unità.
Nel ricordare questa priorità, affermata e sostenuta dai pontefici, da Paolo VI a papa Francesco, con gesti e parole, con le quali è stata espressa la scelta irreversibile compiuta dalla Chiesa cattolica, il Vademecum ecumenico offre una fotografia dei passi compiuti nella direzione del superamento delle divisioni tra cristiani, dando delle indicazioni pratiche per favorire la recezione di questi passi, nella linea tracciata dal Concilio Vaticano II e dalla sua recezione. Proprio il Vaticano II costituisce un passaggio fondamentale nella definizione delle forme e dei modi della partecipazione della Chiesa cattolica al cammino ecumenico, come anche il Vademecum ecumenico sottolinea; questa affermazione è importante perché richiama a una lettura dei documenti del Vaticano II, in particolare di quelli che più direttamente affrontano il tema dell’unità, dal decreto Unitatis redintegratio sui principi cattolici dell’ecumenismo, alla costituzione Lumen gentium sulla Chiesa fino alla costituzione Dei Verbum sulla rivelazione, anche se appare limitativo pensare all’ecumenismo come a qualcosa che è nato con il Vaticano II oppure ha trovato maturazione in Concilio. Infatti, proprio il Vaticano II nel ripensare la dimensione ecumenica della Chiesa, tanto da farne una delle quattro colonne nel processo di aggiornamento della Chiesa, ha rilanciato una prospettiva di tradizione che andava ben oltre quella degli ultimi due secoli, richiamando le origini del cristianesimo, nelle quali trovare ispirazione per definire i percorsi con i quali rendere sempre più efficace l’annuncio e la testimonianza della Parola di Dio nel mondo; per il Concilio si tratta di percorsi da condividere, a ogni livello, non solo tra cristiani di confessioni diverse, ma anche all’interno delle stesse comunità perché, per il Vaticano II, è proprio dalla costruzione della comunione nella Chiesa cattolica che il cammino ecumenico trova una rinnovata forza che consente di proseguire, contemporaneamente, nella strada del dialogo teologico.
Dopo 60 anni dall’apertura del Vaticano II tornare al Concilio e alla sua recezione significa non volgere lo “sguardo al cielo” in attesa di qualcosa che porti all’unità, ma sollecita a farsi portatori di una rivoluzione ecumenica, cioè di un radicale ripensamento della comunione nella vita quotidiana di ogni credente con la ricerca della condivisione dei doni, tanti e diversi, che alimentano l’essere pellegrini nel mondo per l’unità, così da testimoniare uno stile di vita evangelicamente cristiano, radicato nell’abbandonarsi nelle mani di Dio per i tempi e i modi di realizzazione dell’unità. Vivere la rivoluzione ecumenica significa quindi pregare, ogni giorno, per l’unità, sapendo che così si contribuisce a crearla, passo dopo passo, senza dimenticare dolori e angosce che nascono dalle divisioni che non portano felicità, se non nell’illusione della falsa libertà. Dopo anni di gesti e di parole per l’unità promuovere una rivoluzione ecumenica significa coltivare la speranza, nell’immergersi nel mistero trinitario, immagine e modello perenne di comunione, sapendo che quando noi pensiamo di essere al buio, in una palude, senza ponti, soffocati dal rumoroso chiacchiericcio, il cammino ecumenico va avanti lo stesso, con le nostre preghiere e con le nostre azioni che possono essere considerate, in perdita, secondo una logica puramente umana, ma agli occhi di Dio sono sempre dei passi verso l’unità che Egli chiede ai suoi discepoli.
La rivoluzione ecumenica deve portare al dialogo, non fine a se stesso, ma come luce di oggi per domani, tra cristiani, a cominciare dalla propria comunità, piccola o grande, per uscire definitivamente da quella selva di riflessioni e di considerazioni che hanno accompagnato il cammino ecumenico per decenni, con dei “se” e dei “ma”, come se questo non fosse pane quotidiano per l’esperienza di fede di ogni singolo credente che si pone in ascolto della Parola di Dio che chiede unità nella diversità al servizio della missione che è la Chiesa.
Giovanni 21, 15-19
15Dopo mangiato, Gesù disse a Simon Pietro: Simone, figlio di Giovanni, mi ami più di questi altri? Simone disse: Sì, Signore, tu sai che ti voglio bene. Gesù replicò: Abbi cura dei miei agnelli! 16Poi gli disse una seconda volta: Simone, figlio di Giovanni, mi ami davvero? Simone gli disse: Sì, Signore, tu sai che ti voglio bene. Gesù replicò: Abbi cura delle mie pecore. 17Una terza volta Gesù disse: Simone figlio di Giovanni, mi ami davvero? Pietro fu addolorato che Gesù gli dicesse per la terza volta ‘Mi ami?’. Rispose: Signore, tu sai tutto. Tu sai che io ti amo. Gesù gli disse: Abbi cura delle mie pecore. 18Quand’eri più giovane, ti mettevi da solo la cintura e andavi dove volevi; ma io ti assicuro che quando sarai vecchio, tu stenderai le braccia, e un altro ti legherà la cintura e ti porterà dove tu non vuoi. 19Gesù parlò così per far capire come Pietro sarebbe morto dando gloria a Dio. Poi disse ancora a Pietro: Seguimi!
APPENDICE IV
CANTI PER L’UNITÀ DEI CRISTIANI
Come l’anno scorso
APPENDICE V
DATE IMPORTANTI NELLA STORIA DELLA PREGHIERA PER L’UNITÀ DEI CRISTIANI
- 1740 In Scozia, nascita di un movimento pentecostale con legami in Nord America, il cui nuovo messaggio per il rinnovamento della fede chiamava a pregare per e con tutte le chiese. Il predicatore evangelico Jonathan Edwards invita ad un giorno di preghiera e di digiuno per l’unità, affinché le chiese ritrovino il comune slancio missionario.
1820 Il rev. James Haldane Stewart pubblica “Suggerimenti per l’unione generale dei cristiani per l’effusione dello Spirito” (Hints for the General Union of Christians for the Outpouring of the Spirit).
1840 Il rev. Ignatius Spencer, anglicano entrato poi in piena comunione con la Chiesa cattolica, propone di istituire “L’Unione di preghiera per l’unità”.
1867 Nel Preambolo alle sue risoluzioni, la prima assemblea dei vescovi anglicani a Lambeth sottolinea l’importanza della preghiera per l’unità, ribadita anche nelle successive assemblee.
1894 Papa Leone XIII, in vari documenti, incoraggia la pratica dell’“Ottavario di preghiere per l’unità” nel contesto della Pentecoste.
1902 Il patriarca ecumenico di Costantinopoli Gioacchino III scrive l’Enciclica patriarcale e sinodale Lettera irenica, in cui invita a pregare per l’unione dei credenti in Cristo.
1908 Il rev. Paul Wattson istituisce, e celebra per la prima volta a Graymoor (New York), un “Ottavario di preghiera per l’unità” (Chair of Unity Octave), dal 18 al 25 gennaio, auspicando che divenga pratica comune.
1926 Il movimento Fede e costituzione inizia la pubblicazione dei “Suggerimenti per l’Ottavario di preghiera per l’unità dei cristiani” (Suggestions for an Octave of Prayer for Christian Unity).
1935 L’abate Paul Couturier, in Francia, promuove la “Settimana universale di preghiera per l’unità dei cristiani” basata sulla preghiera per “l’unità voluta da Cristo, con i mezzi voluti da lui”.
1948 Viene fondato a Ginevra il Consiglio ecumenico delle chiese (CEC) dall’unione dei Movimenti di Vita e azione e Fede e costituzione.
1958 Il Centre Œcuménique Unité Chrétienne di Lione (Francia) inizia la preparazione del materiale per la Settimana di preghiera in collaborazione con la commissione Fede e costituzione del Consiglio ecumenico delle chiese.
1964 A Gerusalemme, il papa Paolo VI e il patriarca Athenagoras I pregano insieme la preghiera di Gesù “che siano tutti una cosa sola” (Giovanni 17, 21).
1964 Il Decreto sull’ecumenismo del Concilio Vaticano II, sottolinea che la preghiera è l’anima del Movimento ecumenico, ed incoraggia l’osservanza della Settimana di preghiera.
1966 La commissione Fede e costituzione del Consiglio ecumenico delle chiese ed il Segretariato per la promozione dell’unità dei cristiani (attuale Pontificio consiglio per la promozione dell’unità dei cristiani) decidono di preparare congiuntamente ogni anno il testo ufficiale della Settimana di preghiera.
1968 Per la prima volta la Preghiera per l’unità viene celebrata in base al testo elaborato in collaborazione tra la Commissione Fede e costituzione e il Segretariato per la promozione dell’unità dei cristiani (attuale Pontificio consiglio per la promozione dell’unità dei cristiani).
1975 La Preghiera per l’unità si basa, per la prima volta, su un testo preparato da un gruppo ecumenico locale, australiano; il testo verrà in seguito sottoposto alla Commissione Fede e costituzione e al Segretariato per la promozione dell’unità dei cristiani (attuale Pontificio consiglio per la promozione dell’unità dei cristiani).
1988 Il materiale per la Settimana di preghiera per l’unità viene utilizzato in occasione della celebrazione inaugurale della fondazione della Federazione cristiana in Malesia (The Christian Federation of Malaysia), organismo di collegamento fra le maggiori confessioni cristiane del paese.
1996 Il testo del 1996 viene redatto con la partecipazione di due organizzazioni ecumeniche laiche: l’Associazione cristiana della gioventù maschile (Young Men Christian Association, YMCA) e l’Associazione cristiana della gioventù femminile (Young Women Christian Association, YWCA).
2004 Viene stipulato un accordo che giova molto al rafforzamento della collaborazione: il materiale per la Settimana di preghiera per l’unità viene prodotto e pubblicato congiuntamente, con formato unico per le versioni inglese e francese, dalla Commissione Fede e costituzione (Consiglio ecumenico delle chiese) e dal Pontificio consiglio per la promozione dell’unità dei cristiani (Chiesa cattolica).
2008 Viene celebrato solennemente, in tutto il mondo, con vari eventi, il primo centenario della Settimana di preghiera per l’unità, il cui tema “Pregate continuamente!” (1 Tessalonicesi 5, 17) manifesta la gioia per i cento anni di comune preghiera e per i risultati raggiunti.
2010 Viene celebrato solennemente, a Edimburgo e in tutto il mondo, con vari eventi, il primo centenario della Conferenza missionaria internazionale (Edimburgo 1910), data che segna anche l’inizio del Movimento ecumenico moderno.
- Il testo della Settimana di preghiera viene redatto da un Gruppo locale della Germania per sottolineare il quinto centenario della Riforma che viene celebrato in tutto il mondo con varie iniziative ecumeniche a livello internazionale e locale. Il 31 ottobre 2016, a Lund, papa Francesco commemora insieme alla Federazione Luterana Mondiale i cinquanta anni del dialogo teologico internazionale cattolico-luterano e i 500 anni della Riforma.
- Il 21 giugno papa Francesco visita la sede del Consiglio ecumenico delle chiese a Ginevra, in occasione del settantesimo anniversario della sua istituzione, confermando l’impegno a pregare, camminare e lavorare insieme.
2020 Ricorre il centenario della Enciclica Sinodale del Patriarcato Ecumenico di Costantinopoli, indirizzata a tutte le Chiese nel mondo, che con coraggio e profeticità invita i cristiani ad un impegno radicale per la loro unità, sottolineando la centralità della preghiera.
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APPENDICE VI TEMI DELLA
“SETTIMANA DI PREGHIERA PER L’UNITÀ DEI CRISTIANI”
1968-2022
elaborati congiuntamente dalla Commissione Fede e costituzione del Consiglio ecumenico delle
chiese e dal Pontificio consiglio per la promozione dell’unità dei cristiani, dal 1968 al 2022.
- “A lode della Sua gloria” (Efesini 1, 14)
- “Chiamati alla libertà” (Galati 5, 13)
(Commissione preparatoria riunitasi a Roma, Italia)
- “Noi siamo i cooperatori di Dio” (1 Corinzi 3, 9)
(Commissione preparatoria riunitasi presso il monastero di Niederaltaich, Repubblica Federale Tedesca)
- “…E la comunione dello Spirito Santo” (2 Corinzi 13, 13)
(Commissione preparatoria riunitasi a Roma, Italia)
- “Vi do un comandamento nuovo”(Giovanni 13, 34)
(Commissione preparatoria riunitasi a Ginevra, Svizzera)
- “Signore, insegnaci a pregare” (Luca 11, 1)
(Commissione preparatoria riunitasi presso l’abbazia di Montserrat, Spagna)
- “Tutti proclamino: Gesù è Cristo Signore” (Filippesi 2, 1-13) (Commissione preparatoria riunitasi a Ginevra, Svizzera)
Nell’aprile del 1974 viene inviata alle chiese membri e agli organi competenti, una lettera con l’invito ad istituire gruppi locali da coinvolgere nella preparazione del testo per la Settimana di preghiera. Un gruppo australiano è stato il primo ad inaugurare questo nuovo stile, preparando la bozza iniziale della Settimana di preghiera del 1975.
- “La volontà del Padre: ricapitolare in Cristo tutte le cose” (Efesini 1, 3-10)
(Materiale raccolto da un gruppo dell’Australia — Commissione preparatoria riunitasi a Ginevra, Svizzera)
- “Chiamati a divenire simili a Lui” (1 Giovanni 3, 2)
(Materiale raccolto dalla Conferenza delle chiese dei Caraibi — Commissione preparatoria riunitasi a Roma, Italia)
- “La speranza poi non delude” (Romani 5, 1-5)
(Materiale raccolto da un gruppo del Libano durante la guerra — Commissione preparatoria riunitasi a Ginevra, Svizzera)
- “Non siete più stranieri” (Efesini 2, 13-22)
(Materiale raccolto da un gruppo ecumenico di Manchester – Commissione preparatoria riunitasi a Manchester, Inghilterra)
- “Al servizio gli uni degli altri, per la gloria di Dio” (1 Pietro 4, 7-11)
(Materiale raccolto da un gruppo dell’Argentina — Commissione preparatoria riunitasi a Ginevra, Svizzera)
- “Venga il Tuo Regno” (Matteo 6, 10)
(Materiale raccolto da un gruppo ecumenico di Berlino, Repubblica Democratica Tedesca — Commissione preparatoria riunitasi a Milano, Italia)
- “Un solo Spirito, diversità di doni, un solo Corpo” (1 Corinzi 12, 3b-13)
(Materiale raccolto da un gruppo di frati di Graymoor, U.S.A. — Commissione preparatoria riunitasi a Ginevra, Svizzera)
- “Che tutti trovino in te la loro dimora, Signore” (Salmo 84)
(Materiale raccolto da un gruppo del Kenya — Commissione preparatoria riunitasi a Milano,
Italia)
- “Gesù Cristo, vita del mondo” (1 Giovanni 1, 1-4)
(Materiale raccolto da un gruppo ecumenico dell’Irlanda — Commissione preparatoria riunitasi a Céligny (Bossey), Svizzera)
- “Chiamati ad essere uno mediante la Croce di Nostro Signore” (1 Corinzi 2, 2;
Colossesi 1, 20)
(Materiale raccolto da un gruppo ecumenico — Commissione preparatoria riunitasi a Venezia, Italia)
- “Dalla morte alla vita con Cristo” (Efesini 2, 4-7)
(Materiale raccolto da un gruppo della Giamaica — Commissione preparatoria riunitasi a Grandchamp, Svizzera)
- “Voi sarete miei testimoni” (Atti 1, 6-8)
(Materiale raccolto da un gruppo della Slovenia — Commissione preparatoria riunitasi presso l’Abbazia cistercense di Stična, Slovenia)
- “Uniti in Cristo, una nuova Creazione” (2 Corinzi 5, 17 – 6, 4a)
(Materiale raccolto da un gruppo dell’Inghilterra — Commissione preparatoria riunitasi a Taizé, Francia)
- “L’amore di Dio scaccia la paura” (1 Giovanni 4, 18)
(Materiale raccolto da un gruppo dell’Italia — Commissione preparatoria riunitasi a Pinerolo, Italia)
- “Costruire la Comunità: un solo corpo in Cristo” (Romani 12, 5-6a)
(Materiale raccolto da un gruppo del Canada — Commissione preparatoria riunitasi a Whaley Bridge, Inghilterra)
- “Uniti nella preghiera di Cristo: ‘Che tutti siano uno….affinché il mondo creda’”
(Giovanni 17)
(Materiale raccolto da un gruppo della Spagna — Commissione preparatoria riunitasi a Madrid, Spagna)
- “Lodate il Signore, popoli tutti” (Salmo 116 [117]; Romani 15, 5-13)
(Materiale raccolto da un gruppo della Germania — Commissione preparatoria riunitasi a Rotenburg an der Fulda, Repubblica Federale Tedesca)
- “Io sono con voi…andate dunque” (Matteo 28, 16-20)
(Materiale raccolto da un gruppo del Belgio — Commissione preparatoria riunitasi a Bruges, Belgio)
- “Portare il frutto dello Spirito per l’Unità dei Cristiani” (Galati 5, 22-23)
(Materiale raccolto da un gruppo dello Zaire — Commissione preparatoria riunitasi vicino a Zurigo, Svizzera)
- “La Casa di Dio: chiamati ad avere un cuor solo ed un’anima sola” (Atti 4, 23-37)
(Materiale raccolto da un gruppo dell’Irlanda — Commissione preparatoria riunitasi a Dublino, Repubblica d’Irlanda)
- “Koinonìa: comunione in Dio e tra noi” (Giovanni 15, 1-17)
(Materiale raccolto da un gruppo ecumenico internazionale di Fede e costituzione — Commissione preparatoria riunitasi a Bristol, Inghilterra)
- “Ascoltate, io sto alla porta e busso” (Apocalisse 3, 14-22)
(Materiale raccolto da un gruppo del Portogallo — Commissione preparatoria riunitasi a Lisbona, Portogallo)
- “Vi supplichiamo da parte di Cristo: lasciatevi riconciliare con Dio” (2 Corinzi 5,
20)
(Materiale raccolto da un gruppo dei Paesi nordici — Commissione preparatoria riunitasi a Stoccolma, Svezia)
- “Lo Spirito viene in aiuto della nostra debolezza” (Romani 8, 14-27)
(Materiale raccolto da un gruppo ecumenico della Francia — Commissione preparatoria riunitasi a Parigi, Francia)
- “Essi saranno suo popolo ed egli sarà ‘Dio con loro’” (Apocalisse 21, 1-7)
(Materiale raccolto da un gruppo della Malesia — Commissione preparatoria riunitasi presso il monastero di Bose, Italia)
- “Benedetto sia Dio che ci ha benedetti in Cristo” (Efesini 1, 3-14)
(Materiale raccolto dal Consiglio di chiese del Medio Oriente — Commissione preparatoria riunitasi a La Verna, Italia)
- “Io sono la Via, la Verità e la Vita” (Giovanni 14, 1-6)
(Materiale raccolto da un gruppo della Romania — Commissione preparatoria riunitasi a Vulcan, Romania)
- “In te è la sorgente della vita” (Salmo 36, 6-10)
(Materiale raccolto dalla KEK e dal CCEE — Commissione preparatoria riunitasi ad Asburgo, Germania)
- “Un tesoro come in vasi di terra” (2 Corinzi 4, 5-18)
(Materiale raccolto da un gruppo dell’Argentina — Commissione preparatoria riunitasi a Los Rubios, Spagna)
- “Io vi lascio la mia pace” (Giovanni 14, 23-31)
(Materiale raccolto da un gruppo di Aleppo (Siria) — Commissione preparatoria riunitasi a Palermo, Italia)
- “Cristo, unico fondamento della Chiesa” (1 Corinzi 3, 1-23)
(Materiale raccolto dal Comitato teologico del Consiglio ecumenico delle chiese in Slovacchia
(Repubblica Slovacca) — Commissione preparatoria riunitasi a Piestaňy, Slovacchia)
- “Se due o tre si riuniscono per invocare il mio nome, io sono in mezzo a loro”
(Matteo 18, 18-20)
(Materiale raccolto da un gruppo ecumenico dell’Irlanda — Commissione preparatoria riunitasi a Prosperous (County Kildare), Irlanda)
- “Fa sentire i sordi e fa parlare i muti!” (Marco 7, 31-37)
(Materiale raccolto da un gruppo ecumenico del Sud Africa — Commissione preparatoria riunitasi a Château de Faverges (Haute-Savoie), Francia)
- “Pregate continuamente!” (1 Tessalonicesi 5, 17)
(Materiale raccolto da un gruppo ecumenico degli Stati Uniti — Commissione preparatoria riunitasi a Graymoor, (Garrison) New York, USA)
- “Essere riuniti nella tua mano” (cfr Ezechiele 37, 17)
(Materiale raccolto da un gruppo ecumenico della Corea — ommissione preparatoria riunitasi a Marsiglia, Francia)
- “Voi sarete testimoni di tutto ciò” (Luca 24, 48)
(Materiale raccolto da un gruppo ecumenico della Scozia — Commissione preparatoria riunitasi a Glasgow, Scozia)
- “Uniti nell’insegnamento degli apostoli, nella comunione, nello spezzare il pane e nella preghiera” (cfr Atti 2, 42)
(Materiale raccolto da un gruppo ecumenico di Gerusalemme — Commissione preparatoria riunitasi a Saydnaya, Siria)
- “Tutti saremo trasformati dalla vittoria di Gesù Cristo, nostro Signore” (cfr 1 Corinzi 15, 51-58)
(Materiale raccolto da un gruppo ecumenico della Polonia — Commissione preparatoria riunitasi a Varsavia, Polonia)
- “Quel che il Signore esige da noi” (cfr Michea 6, 6-8)
(Materiale raccolto da un gruppo ecumenico dell’India — Commissione preparatoria riunitasi a Bangalore, India)
- “Cristo non può essere diviso!” (1 Corinzi 1, 1-17)
(Materiale raccolto da un gruppo ecumenico del Canada — Commissione preparatoria riunitasi a Montreal, Canada)
- “Dammi un po’ d’acqua da bere” (Giovanni 4, 7)
(Materiale raccolto da un gruppo ecumenico del Brasile — Commissione preparatoria riunitasi a São Paulo, Brasile)
- “Chiamati per annunziare a tutti le opere meravigliose di Dio (cfr 1 Pietro 2, 9)
(Materiale raccolto da un gruppo ecumenico della Lettonia — Commissione preparatoria riunitasi a Riga, Lettonia)
- “L’amore di Cristo ci spinge verso la riconciliazione” (cfr 2 Corinzi 5, 14-20) (Materiale raccolto da un gruppo ecumenico della Germania —Commissione preparatoria riunitasi a Wittenberg, Germania)
- “Potente è la tua mano, Signore” (cfr Esodo 15, 6)
(Materiale raccolto da un gruppo ecumenico dei Caraibi — Commissione preparatoria riunitasi a Nassau, Bahamas)
- “Cercate di essere veramente giusti” (Deuteronomio 16, 18-20)
(Materiale raccolto da un gruppo ecumenico dell’Indonesia — Commissione preparatoria riunitasi a Giacarta, Indonesia)
- “Ci trattarono con gentilezza” (Atti 28, 2)
(Materiale raccolto da un gruppo ecumenico di Malta — Commissione preparatoria riunitasi a Rabat, Malta)
- “Rimanete nel mio amore: produrrete molto frutto” (cfr Giovanni 15, 5-9)
(Materiale raccolto dalla Comunità di Grandchamp — Commissione preparatoria riunitasi a Grandchamp, (Areuse) Neuchâtel, Svizzera)
- “In oriente abbiamo visto apparire la sua stella e siamo venuti qui per onorarlo” (cfr Matteo 2, 1-12)
(Materiale raccolto dal Consiglio delle chiese del Medio Oriente—Commissione preparatoria riunitasi da piattaforma online.
SUGGERIMENTI PER L’ORGANIZZAZIONE DELLA SETTIMANA DI PREGHIERA PER L’UNITÀ DEI CRISTIANI
Cercare l’unità: un impegno per tutto l’anno
La data tradizionale per la celebrazione della Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani, nell’emisfero nord, va dal 18 al 25 gennaio, data proposta nel 1908 da padre Paul Wattson, perché compresa tra la festa della cattedra di san Pietro e quella della conversione di san Paolo; assume quindi un significato simbolico. Nell’emisfero sud, in cui gennaio è periodo di vacanza, le chiese celebrano la Settimana di preghiera in altre date, per esempio nel tempo di Pentecoste (come suggerito dal movimento Fede e costituzione nel 1926), periodo altrettanto simbolico per l’unità della Chiesa.
Consapevoli di una tale flessibilità nella data della Settimana, incoraggiamo i fedeli a considerare il materiale presentato in questo libretto come un invito a creare occasioni in tutto l’arco dell’anno per esprimere il grado di comunione già raggiunto tra le chiese e per pregare insieme per il raggiungimento della piena unità, che è il volere di Cristo stesso.
Adattamento del testo
Il testo viene proposto con l’avvertenza che, ove possibile, sia adattato agli usi locali, con particolare attenzione alle pratiche liturgiche nel loro contesto socio-culturale e alla dimensione ecumenica.
In alcune località già esistono strutture ecumeniche in grado di realizzare questa proposta, ma dove non esistessero se ne auspica l’attuazione.
Utilizzo del testo
— Per le chiese e comunità cristiane che celebrano la Settimana di preghiera in una singola liturgia comune viene offerto un servizio di culto ecumenico.
— Le comunità che celebrano la Settimana di preghiera in ogni giorno dell’ottavario, durante
la loro preghiera, possono trarre spunti dai temi degli “Otto giorni”.
— Coloro che desiderano svolgere studi biblici sul tema della Settimana di preghiera possono usare come base i testi e le riflessioni proposte negli “Otto giorni”. Per ogni giorno si propongono anche preghiere di intercessione con le quali concludere l’incontro.
— Chi desidera pregare privatamente per l’unità dei cristiani può trovare utile questo testo come guida per le proprie intenzioni di preghiera. Ricordiamo che ognuno di noi si trova in comunione con i credenti che pregano nelle altre parti del mondo per costruire una più grande e visibile unità della Chiesa di Cristo.
SOMMARIO
Presentazione ………………………………………………………………………………………………………………………
Introduzione teologico-pastorale …………………………………………………………………………………………
Testo biblico ………………………………………………………………………………………………………………………..
Celebrazione ecumenica della parola di Dio ……………………………………………………………………….
Canti per la Celebrazione ecumenica della parola di Dio …………………………………………………….
Letture bibliche e commento per ogni giorno della Settimana …………………………………………….
Appendice I
La situazione ecumenica in Medio Oriente ………………………………………………………………………….
Appendice II
Otto schemi di celebrazione ……………………………………………………………………………………………….
Appendice III
Riflessioni ecumeniche sul tema della Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani 2022
Appendice IV
Canti per l’unità dei cristiani ……………………………………………………………………………………………….
Appendice V
Date importanti nella storia della Preghiera
per l’unità dei cristiani…………………………………………………………………………………………………………
Appendice VI
Temi della Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani ………………………………………………….
Suggerimenti per l’organizzazione della Settimana di preghiera
per l’unità dei cristiani…………………………………………………………………………………………………………
[1] Nell’Appendice Canti per la celebrazione ecumenica sono suggeriti alcuni canti.
[2] Nell’Appendice Canti per la celebrazione ecumenica sono riportate alcune versioni delle tradizioni orientali.
[3] Canto di Taizé, nell’Appendice Canti per la celebrazione ecumenica è disponibile anche una versione in arabo.
[4] Traduzione italiana a cura del p. Elias Chakhtoura, OAM. Nell’Appendice Canti per la celebrazione ecumenica è disponibile il link a una registrazione.
[5] La benedizione finale è elaborata sulla base del testo di Efesini 5 e 6.
[6] Gli inni riportati sono stati suggeriti dal Consiglio delle chiese del Medio Oriente, invitato a redigere il testo della Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani 2022, e sono pubblicati sotto la loro responsabilità.
[7] Il testo è pubblicato sotto l’autorità e responsabilità del Consiglio delle chiese del Medio Oriente, invitato a redigere il testo della Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani 2022.
[8] Rivolgetevi a lui con tutto il cuore e con tutte le forze. Tornate a essergli fedeli, allora Dio si rivolgerà a voi e non terrà più nascosto il suo volto. 7Pensate a quello che ha fatto per voi e lodatelo a piena voce!
Benedite Dio perché egli è giusto, esaltatelo perché è il re dei secoli.
[9] Noi però dobbiamo sempre ringraziare Dio per voi, fratelli, amati dal Signore. Perché Dio vi ha scelti e ha voluto farvi essere i primi salvati, per mezzo dello Spirito che santifica e per mezzo della fede nella verità. 14Con il messaggio del Vangelo che io annunzio, Dio vi ha chiamati alla salvezza, cioè a possedere la gloria del Signore nostro Gesù Cristo. 15Perciò, fratelli, restate forti e conservate gli insegnamenti che io vi ho dato, sia a parole, sia con questa lettera.
[10] Quando ero ancora giovane, prima ancora di viaggiare, nella mia preghiera ho cercato apertamente la sapienza. 14Davanti al tempio ho pregato per ottenerla e continuerò sempre a cercarla. 15Mi sono rallegrato quando la vedevo fiorire come un grappolo che prende colore. Allora ho preso la strada giusta e dalla giovinezza ho seguito le sue tracce. 16Mi bastava tendere un po’ l’orecchio
[11] Io prego per loro. Non prego per il mondo, ma per quelli che mi hai affidato, perché ti appartengono. 10Tutto ciò che è mio appartiene a te, e ciò che è tuo appartiene a me, e la mia gloria si manifesta in loro. 11Io non sono più nel mondo, loro invece sì. Io ritorno a te. Padre santo, conserva uniti a te quelli che mi hai affidati, perché siano una cosa sola come noi. 12Quando ero con loro, io li proteggevo. Per questo tu me li hai dati. Io li ho protetti, e nessuno di loro si è perduto, tranne quello che doveva perdersi, realizzando ciò che la Bibbia aveva predetto. 13Ma ora io ritorno verso di te, e dico queste cose mentre sono ancora sulla terra, perché essi abbiano tutta la mia gioia.