Fra i tre “modi di pregare” che Ignazio propone ce n’è uno “ritmato”.
Esso “consiste nel fatto che ad ogni respirazione o movimento respiratorio si deve pregare mentalmente pronunziando una parola del Padre Nostro o di qualche altra preghiera che si recita, in modo tale che una singola parola venga detta tra un respiro e l’altro”.
Sant’Ignazio raccomanda altresì che “mentre poi dura il tempo tra un respiro e l’altro, si badi principalmente al significato di tale parola, o alla persona a cui si rivolge la preghiera, o alla propria pochezza, o alla differenza tra quella altezza e la propria bassezza”.
Un altro dei tre modi di pregare ignaziani “consiste nel contemplare il significato di ogni parola della preghiera”. Qui il santo consiglia di tenere gli occhi chiusi, oppure fissi in un punto senza girarli di qua e di là, al fine di ottenere la migliore concentrazione.
In linea generale, è bene che l’orante visualizzi se medesimo nell’atto di porsi alla presenza del Cristo e dei suoi santi. Un lavorio interiore di visualizzazione è opportuno anche quando la mente si volge a considerare un episodio del Vangelo. Bisognerà, qui, cercare di immaginare al vivo ogni dettaglio della scena.
La preghiera di sant’Ignazio impegna la persona nel suo intero essere, in tutte le sue facoltà. In questo ha molto di comune con la preghiera esicasta, salvo che è concepita come orazione non continua, ma da alternare all’azione, pur dandole il necessario alimento.