Pollien – Siate Cristiani #2/3/4

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Siate cristiani

Consigli fondamentali alle anime serie

di Dom Francesco di Salles Polline, certosino

 

 

Titolo originale francese: Siate cristiani!

Versione dal francese di Padre G.S. Nivoli O.P.

Nulla Osta: Casale 10-X-1958 – Can. Luigi Baiano, Rev. Eccl.

Imprimatur: Casale 12-X-1958 – Can. M. Debernardis, Vic. Gen.

 

 

II. La gloria di Dio.

 

 

Tu sei fatto per Dio: se t’ha dato la vita, è per lui che te l’ha data. Perciò tutta la tua vita deve essere indirizzata a lui e alla sua gloria. Egli avrebbe potuto non crearti, ma creandoti, non poteva assegnarti altro scopo essenziale. Dico “essenziale”. Tu sai cosa significa questa parola nel suo senso filosofico. L’essenza delle cose è quello che negli esseri e nei rapporti è d’una tale necessità, che senza di esso non potrebbe darsi alcun essere. La gloria di Dio è nell’essenza delle cose: cioè, il glorificarlo è cosa talmente necessaria agli esseri creati da Dio, che senza di ciò nessun essere esisterebbe. Non è essenziale che tu sia, ma dal momento che sei, è essenziale che tu sia per Dio.

Temi Dio ed osserva i suoi comandamenti, poiché questo è tutto l’uomo, dice lo Spirito Santo. Il quale non dice soltanto: è il tutto dell’uomo; ma dice più energicamente: è tutto l’uomo, tutta la sua ragion d’essere, tutta la sua dignità, tutta la sua grandezza, tutta la sua vita.

Neppure Dio avrebbe mai potuto assegnarti un altro fine essenziale. Che grande felicità glorificare Dio in questo mondo e nell’eternità! I Santi in cielo sono intenti unicamente a cantare le lodi di Dio e questa deve esser altresì la tua unica occupazione nella vita presente, poiché tu non sei in questa vita transitoria, se non per imparare quello che devi fare eternamente. Sublime destino, del quale io ti farò conoscere un po’ meglio la grandezza.

 

 

III. La felicità dell’uomo.

 

Dio ti ha creato per sé, e ti ha creato anche per te. – E come? – In modo ch’egli vuole che tu sia felice in lui. Anche la felicità entra nella tua destinazione. Tu lo senti quanto hai bisogno di felicità. Questo bisogno chi l’ha messo in te? – Colui che ti ha creato, infondendo in tutte le parti del tuo essere un’irresistibile sete di felicità. Queste sono tre manifestazioni d’un amore che Dio non era assolutamente tenuto a darti.

Anzitutto ti ha creato, senza esservi obbligato.

Poi ti ha creato per la felicità, ed anche creandoti, non era obbligato a crearti così. Guarda un po’ se gli esseri al disotto di te, sono come te fatti per una felicità eterna.

In terzo luogo, ti ha creato per una felicità soprannaturale; ed anche creandoti per la felicità, non era obbligato a chiamarti ad una felicità infinitamente al disopra della tua natura.

Ecco dunque il triplice amore di Dio, che per amore ti ha creato: ti ha creato.

Ti creò, ed ecco il suo primo atto d’amore; t’ha creato per la felicità, ed ecco il suo secondo atto d’amore; t’ha creato per una felicità incomprensibile, infinita, soprannaturale, ed ecco il suo terzo atto d’amore.

T’ha amato abbastanza?

E tu, sarai fedele al principio da cui derivi? oppure mentirai ai tuoi destini?

Tu sei grande nelle idee di Dio: sarai piccino nelle tue? Dio ti fece grande; perché ti destinò a due grandi cose: la sua gloria, bene infinito; la tua felicità, bene infinito. Vorrai tu, dimenticandoti della tua grandezza, prostituire la tua vita a qualche bassezza? No assolutamente. Quando si hanno due infiniti davanti a sé, com’è possibile perdere il proprio tempo? Puoi glorificare Dio senza limiti, puoi essere infinitamente felice: la tua vita può e deve svolgersi nell’infinito; e tu sarai tanto fiacco da chiuderti in un’inezia?

La felicità! sai che cosa è?

Dio ti diede delle facoltà, che hanno delle attitudini e dei bisogni. Fintanto che il bisogno non è soddisfatto dalla presenza dell’oggetto che risponde alla tua inclinazione e alla tua facoltà, tu senti in te qualcosa d’incompleto; provi un vuoto ed un malessere, ti manca qualche cosa; e questa mancanza che senti, cagiona la sofferenza. Quando al contrario le tue facoltà, servendosi delle loro naturali inclinazioni, trovano l’oggetto che loro conviene, gli si uniscono, e quest’oggetto le riempie e le soddisfa; e questa pienezza per l’appunto è la felicità. Perciò la felicità è il riposo delle tue facoltà nell’oggetto che le soddisfa e le riempie. Tu sei fatto per essere riempito e contentato, e il tuo incoercibile bisogno di felicità te lo dice in un modo molto evidente. È la pienezza che ti occorre, la pienezza della vita. Non sarai mai contento, se non vivi che d’una vita solo per metà cristiana.

Quanti malesseri indefinibili, nei quali languiscono anime senza numero, per questa sola ragione che vivono nella mediocrità, e Dio non vuole che le mezze misure possano soddisfare le loro aspirazioni! La pienezza! la pienezza della vita!… tu sei fatto per la pienezza della vita cristiana. Ma che cosa è dunque la vita cristiana?

Prima di domandarti che cosa è la vita cristiana, non sarebbe bene domandarti anzitutto che cosa è la vita? Questa parola ha un senso che è un bene non ignorare.

 

 

IV. La vita

 

 

Che cosa è la vita? Ecco una di quelle domande imbarazzanti, dinanzi alla quale si resta molto sorpresi di non saper rispondere, quantunque si sappia benissimo che cos’è e sembri tanto chiara. Tu sai e senti d’avere la vita; ma dire esattamente in che cosa essa consista non lo sai più così bene. Cercherò di dirtelo io.

La vita è lo svolgimento d’un principio vitale. Vedi la pianta: in un piccolo seme è contenuto un principio misterioso, creato da Colui che è vivente nei secoli dei secoli e che è l’autore della vita. Questo principio misterioso, seguendo leggi affatto misteriose alla loro volta, fissate altresì da Dio, produce lo sviluppo della pianta, col suo fusto, rami, foglie, fiori e frutti. Lo sviluppo è appunto la vita della pianta: lo sviluppo, cominciato dal seme, elaborato dal principio interno, secondo le leggi che gli sono proprie.

In questa vita della pianta tu vedi quattro cose: anzitutto un principio vitale interno, poi un seme in cui questo principio è contenuto, poi delle leggi ch’esso segue, e finalmente ciò che produce. La stessa cosa si verifica in ogni vita. Nella vita dell’animale, come in quella dell’uomo, trovi questi quattro elementi: il principio, il seme, le leggi, gli sviluppi. Un essere vivente è dunque un organismo che, cominciando da un seme, si sviluppa secondo leggi proprie, e in virtù d’un principio vitale interno.

Capisci benissimo che è appunto il principio vitale interno l’essenziale della vita. È esso che è contenuto nel seme, che segue le sue leggi proprie, che procura lo sviluppo della vita. Nulla è vivente, se non quello che si sviluppa regolarmente secondo le leggi d’un principio vitale. È questo principio che costituisce la vita, perché procura lo sviluppo dell’essere vivo. Cosicché si può dire con verità che la vita è, lo sviluppo d’un principio vitale.

Per produrre la vita, il principio ha bisogno di seguire le sue leggi. Ogni vita ha le sue leggi. Così tu vedi che un giglio non rassomiglia ad una rosa, né un gatto ad un gallo. Perché? In ciascuno di questi esseri il principio vitale ha certe leggi di sviluppo differenti. Ma tu vedi altresì che un giglio rassomiglia sempre ad un giglio, e un gatto rassomiglia ad un gatto. Perché? Perché il principio vitale ha leggi fisse; non esce dalle sue leggi, e se ne esce, muore, e non c’è vita. Così è dunque necessario alla vita che le leggi del suo sviluppo siano rispettate, e bisogna impedire che esse vengano violate. Rispettare le leggi del suo sviluppo è la prima necessità della vita.

Ma ce n’è anche un’altra. Ordinariamente lo sviluppo della vita è sottomesso a condizioni esterne. Guarda la pianta, l’animale; per svilupparsi la pianta ha bisogno d’un clima e d’un suolo adatto, le occorrono spesso le sollecitudini d’una coltura assidua, affinché la vita possa alimentarsi in buone condizioni. L’animale alla sua volta ha le medesime necessità d’alimentazione e d’ambiente. Se tali condizioni fanno difetto, la vita se ne va. Bisogna dunque assicurare alla vita gli elementi esterni del suo sviluppo, ed è la seconda condizione della vita.

Ti prego di non aver paura di questi princìpii filosofici; se mai te li farai spiegare; io voglio che la tua fede sia solida, e per esser solida, è necessario che sia fondata, e non può esser fondata se non su dei princìpii.

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