Pollien – Siate Cristiani #14/15/16
Siate cristiani
Consigli fondamentali alle anime serie
di Dom Francesco di Salles Polline, certosino
Titolo originale francese: Siate cristiani!
Versione dal francese di Padre G.S. Nivoli O.P.
Nulla Osta: Casale 10-X-1958 – Can. Luigi Baiano, Rev. Eccl.
Imprimatur: Casale 12-X-1958 – Can. M. Debernardis, Vic. Gen.
XIV. Il disordine.
Sai quanti mali vi sono nel mondo? Non ce n’è che uno; tutti i mali derivano da uno solo. Questo male, padre di tutti i mali, qual é? È il rovesciamento dell’ordine divino; l’uomo si mette al posto di Dio, fa passare il suo piacere prima della gloria del suo Creatore, vive per se stesso anziché per Dio. Ecco il disordine.
Nella mente, nel cuore e nei sensi il piacere umano prende il predominio; tiene il primo posto dappertutto, acquista un’importanza preponderante nella vita. La gloria di Dio è relegata al secondo piano, talvolta dimenticata e sacrificata. L’uomo non serba più a Dio il posto essenziale che gli compete: Dio non è più il primo né nella mente, né nel cuore, né nei sensi dell’uomo. E le creature che devono essere impiegate innanzitutto per Dio sono invece impiegate quasi esclusivamente per il piacere dell’uomo. Invece di conoscere, amare e servire Dio, l’uomo si occupa di conoscere, amare e servire il suo proprio piacere.
Tu vedi, nel paradiso terrestre, la prima donna e il primo uomo commettere quel gran disordine, che fu il punto di partenza di tutti gli altri. E che fecero essi? Preferirono il loro piacere all’ordine divino. E da questo primo male son derivati tutti gli altri. Figlio d’Adamo, tu nasci col peccato originale, e porti impresso nella tua natura una generazione congenita, che ti trascina a preferire altresì la tua soddisfazione alla gloria del tuo Creatore.
E le passioni umane si agitano in tutti; e in tutti tendono al medesimo disordine. Dovunque è la ricerca di se e del proprio piacere a detrimento di Dio. Dovunque è la creatura sviata dall’uomo a profitto del suo egoismo sensualista. Dovunque è la lotta del piacere umano contro l’ordine divino.
Cosicché tutto il creato è falsato. L’uomo è falsato, perché non è al suo e non tende al suo fine; le sue facoltà sono falsate, perché non agiscono direttamente; le creature sono falsate, perché sono male impiegate: i1 piano di Dio è falsato, perché è rovesciato. Che disordine! E come stupirsi se questo disordine porta seco tanti mali e tante rovine! S. Paolo dice che tutto il creato manda gemiti e che è come nei dolori del parto, per liberarsi da questo male[11]. Tu non percepisci questo gemito universale. Senti però che vi è molto male attorno a te; e non senti che vi sono anche in te molte sofferenze!
XV. Il peccato mortale.
Tu fai qualche volta il male; e qual è il male che fai? Il male più terribile, il più gran disordine, è il peccato mortale. E che cos’è il peccato mortale? È un piacere creato, a cui aderisci e che prendi in modo talmente contrario all’ordine e al piano di Dio che rovesci e distruggi la sua gloria calpestandola, e spezzi l’unione della tua anima con lui.
Il peccato mortale è un piacere: difatti tu non offendi mai Dio, se non per procurarti un piacere che ti preme più di lui
È un piacere o della mente, o del cuore, o dei sensi… Guarda, per esempio, nei tuoi pensieri le soddisfazioni dell’orgoglio, nel tuo cuore il godimento degli affetti disordinati, nei tuoi sensi le seduzioni degli atti colpevoli. Esamina gli incontri, in cui la tua povera anima si lascia scivolare nell’abisso del male. Dovunque, sempre, è il piacere che ti domina e ti trascina. Sia che tu commetta il peccato mortale per ottenere un godimento che cerchi, sia che lo commetta per evitare un inconveniente che paventi, tu segui sempre la via della soddisfazione.
E dove ti conduce questa via? All’ingiuria del tuo Creatore e alla morte dell’anima tua. All’ingiuria del tuo Creatore: ingiuria grave, grossolana, incomprensibile: è questo il lato più deplorevole del tuo peccato. Fai a Dio l’ingiuria sanguinosa di metterti sotto i piedi il suo nome, il suo amore, il suo timore, parola, la sua gloria, per pascerti d’un piacere ch’egli condanna. Metterti Dio sotto i piedi! e Dio è fatto per stare sotto i tuoi piedi? lui? Chi è il primo, tu o lui?
E nell’anima tua, che disastro! Offendendo Dio, tu la rompi con lui, separi l’anima tua da lui; distruggi in te quell’unione divina, che è la tua vita soprannaturale. L’anima tua perde quel movimento soprannaturale, che è la tua vera vita di cristiano; è il colpo di morte dato a ciò che vi è di meglio e di più elevato in te, la tua esistenza di cristiano. A da questo peccato deriva quel terribile epiteto di mortale.
Dimmi, a che punto ti trovi quanto al timore di quest’abominazione?… Ne senti la mostruosità?… ad ogni costo di purgarne per sempre la tua mente, il tuo cuore e i tuoi sensi?… Ah! se avessi la fede!… se credessi in Dio! Se credessi alla vita soprannaturale!… Se sapessi la dignità della tua anima e la grandezza della tua vita!… No, è impossibile aver la fede, la fede vera e viva, la fede sincera e profonda, e non detestare il peccato mortale sopra ogni altra sventura.
Fintantoché non detesti questo male che per metà e a malincuore, fintantoché il tuo cuore conserva volontariamente verso di esso qualche simpatia, non stare a dirmi che sei un uomo di fede. Eh! senza dubbio il peccato ha gettato nell’anima tua radici numerose e profonde, che non è in tuo potere di estirpare in un giorno. Ma se tu gemi del tuo male, se chiedi a Dio di esserne liberato, se ti studi di sradicarlo, se sei generoso nel rialzarti, generoso nel lottare, ciò basta alla tua fede. Quello che Dio domanda, quello che la fede esige, è che tu non rimanga volontariamente voltato dal lato del male, che tu sia sincero, e che nel più intimo di te stesso tu sia semplicemente risoluto di dare a Dio il suo posto. Dopo ciò, se le tue debolezze ti faranno commettere ancora qualche caduta, Dio le guarirà.
Perciò ti scongiuro, abbi fede, credi in Dio, tanto da non mai preferirgli un piacere mortale; mettilo una buona volta al primo posto in cima alla tua coscienza. Piuttosto morire che lasciar volontariamente che l’obbrobrioso mostro profani in te e calpesti la gloria dì Dio, insozzi l’anima tua e uccida la tua vita. Sì, la morte del corpo mille volte, piuttosto che quella dell’anima.
XVI. Il peccato veniale.
Ecco un male incomparabilmente meno grave del precedente; dato che né di fronte a Dio né di fronte a te stesso, ha conseguenze tanto funeste. E tuttavia è ancora per l’anima tua il medesimo movimento verso il piacere creato. Che cosa è infatti il peccato veniale? È un piacere creato, verso il quale sei attratto, a cui aderisci e che tu ti prendi contrariamente all’ordine e al piano stabilito da Dio, in modo da ledere la sua gloria e l’anima tua.
È un piacere, poiché questo è l’unica cosa che attragga ed inganni l’anima tua, per distoglierla da Dio. È un piacere o della mente o del cuore, o dei sensi. È una soddisfazione, il cui fascino ti domina, di cui non sai o non vuoi liberarti.
Ci resti attaccato, e sei trascinato. Trascinato fin dove? Fino a ferire Dio e l’anima tua. Ferisci Dio e la sua gloria. Non distruggi la sua gloria in te, ma la mutili, la falsi, l’intacchi e la violenti più o meno, secondo il numero e l’importanza delle tue colpe.
Dimmi: forse che Dio è fatto per essere tuo zimbello? Merita forse tanto disprezzo da parte tua?…
Credi in lui?… Chi dev’essere il primo, lui o tu?
Ferisci l’anima tua. Il peccato veniale per sé non giunge fino a darle la morte; ma quante contusioni, ferite, mutilazioni!… Dio t’ha forse data l’anima perché la maltratti in modo così strano? La vita soprannaturale è dunque per te così spregevole, che occorra trattarla sì indegnamente?
Tu ti guardi bene dal cagionare ferite al tuo corpo, e quando una disgrazia viene tuo malgrado a ledere la tua salute, quante cure ti prodighi per ripararlo e guarirlo! Il tuo corpo è dunque più prezioso dell’anima? E tu pretendi ch’io riconosca in te un uomo di fede! 0h, vedi, quando per davvero si crede in Dio, non lo si ferisce con la gioia nel cuore. Quando si crede alla vita soprannaturale, si prendono maggiori precauzioni per non lederla, o per ripararla, se è offesa. Dio e l’anima sono due cose sacre, che la fede ti insegna a rispettare più di tutto, ad amare sopra tutto e a preservare più di tutto il resto.
A che punto ti trovi quanto al peccato veniale? non lo mandi giù come l’acqua? non lo tracanni come l’aria? Tanti pensieri!… tanti affetti!… tante azioni!… L’orgoglio, con tutte le sue bassezze, le sue ambizioni, le sue gelosie, le sue mancanze di carità, e che so io?… La sensualità, con tutte le sue insanie: le sue ricerche, le sue viltà, le sue golosità, il suo lusso, i suoi trastulli, e tutto il corteggio innumerevole di colpe, che trascina con sé la ricerca del tuo piacere prima della gloria di Dio. Nota che tutte queste mancanze d’orgoglio e di sensualità, io le suppongo leggere, suppongo che non ti portino a colpe gravi.
Ma anche se sono leggere, quanto più sono numerose!
Non è forse vero che la tua mente è tutta ripiena di pensieri veniali,?… E che dire degli affetti del tuo cuore?… E delle tue azioni? Quanti difetti in tutto questo! E tu quasi quasi non te ne preoccupi!… Dici: Ma questa non è una colpa mortale. E credi in Dio? Credi che Dio è Dio, e lo metti così sotto i piedi, e lo tormenti con tanti colpi?… Mi dirai che ami molto tuo padre, perché non fai che percuoterlo tutti i giorni, e non l’hai ancora ucciso?…
Credi in Dio… una buona volta… e mettilo al primo posto.
Quando avrai scacciato il demonio del peccato veniale da tutti i pensieri della tua mente, da tutti gli affetti del tuo cuore, da tutte le azioni dei tuoi sensi;
quando nessuna abitudine di piacere veniale abbatterà la gloria di Dio in te; quando sarai disposto a morire, piuttosto che consentire deliberatamente a metter Dio sotto i tuoi piedi con la menoma offesa veniale; allora comincerò a credere che tu cominci a sapere quello che è Dio e ad avere in lui quella fede soda, che conviene alla sua grandezza e alla dignità dell’anima tua.
Senza dubbio bisogna tener conto, e grandissimo conto dell’umana debolezza. Cadremo ancora molte volte, offenderemo ancora Colui che dobbiamo e vogliamo amare, feriremo ancora il suo amore. Lo stesso giusto cade sette volte, dice lo Spirito Santo; ma si rialza, aggiunge subito il sacro testo[12]. Quindi ti succederà ancora d’essere sorpreso, malgrado i tuoi buoni desideri e la tua buona volontà. Se davvero sei giusto, ti rialzerai: da ciò si riconosce il giusto. Non ti meravigliare, né ti spaventare, né ti scoraggiare della tua debolezza: Dio la guarirà. Sii sincero e retto, e vedrai più avanti com’egli guarisce e conduce le anime rette.