Lectio del giorno all’Oasi di Engaddi Maggio-2023

Lectio Divina: lunedì, 1 maggio, 2023

Tempo di Pasqua

1) Preghiera

O Dio, che nella tua provvidenza hai chiamato l’uomo a cooperare con il lavoro al disegno della creazione, fa’ che per l’intercessione e l’esempio di san Giuseppe siamo fedeli alle responsabilità che ci affidi, e riceviamo la ricompensa che ci prometti.  Per il nostro Signore Gesù Cristo…

2) Lettura dal Vangelo secondo Matteo 13,54-58

In quel tempo, Gesù venuto nella sua patria insegnava nella loro sinagoga e la gente rimaneva stupita e diceva: “Da dove mai viene a costui questa sapienza e questi miracoli? Non è egli forse il figlio del carpentiere? Sua madre non si chiama Maria e i suoi fratelli Giacomo, Giuseppe, Simone e Giuda? E le sue sorelle non sono tutte fra noi?

Da dove gli vengono dunque tutte queste cose?”. E si scandalizzavano per causa sua. 

Ma Gesù disse loro: “Un profeta non è disprezzato se non nella sua patria e in casa sua”. E non fece molti miracoli a causa della loro incredulità.

3) Riflessione

  • Il vangelo di oggi racconta la visita di Gesù a Nazaret, la sua comunità di origine. Il passaggio per Nazaret fu doloroso per Gesù. Quella che prima era la sua comunità, ora non lo è più. Qualcosa è cambiato. Dove non c’è fede, Gesù non può fare miracoli.
  • Matteo 13, 53-57ª: Reazione della gente di Nazaret, dinanzi a Gesù. É sempre bene ritornare verso la terra della tua gente. Dopo una lunga assenza, anche Gesù ritorna, come al solito, un sabato, e si reca alla riunione della comunità. Gesù non era il capogruppo, ma comunque prende la parola. Segno questo, che le persone potevano partecipare ed esprimere la loro opinione. La gente rimane ammirata, non capisce l’atteggiamento di Gesù: “Da dove mai viene a costui questa sapienza e questi miracoli?” Gesù, figlio del posto, che loro conoscevano fin da quando era bambino, come mai ora è così diverso? La gente di Nazaret rimane scandalizzata e non lo accetta: “Non è forse lui il figlio del falegname?” La gente non accetta il mistero di Dio presente nell’uomo comune come loro conoscevano Gesù. Per poter parlare di Dio lui doveva essere diverso. Come si vede, non tutto fu positivo. Le persone che avrebbero dovuto essere le prime ad accettare la Buona Notizia, sono le prime che rifiutano di accettarla. Il conflitto non è solo con i forestieri, ma anche con i parenti e con la gente di Nazaret. Loro non accettano, perché non riescono a capire il mistero che avvolge la persona di Gesù: “Sua madre non si chiama Maria e i suoi fratelli Giacomo, Giuseppe, Simone e Giuda? E le sue sorelle non sono tutte fra noi? Da dove gli vengono dunque tutte queste cose?” Non riescono a credere.
  • Matteo 13, 57b-58: Reazione di Gesù dinanzi all’atteggiamento della gente di Nazaret. Gesù sa molto bene che “nessuno è profeta nella sua patria”. E dice: “Un profeta non è disprezzato se non nella sua patria e in casa sua”. Infatti, dove non c’è accettazione né fede, la gente non può fare nulla. Il preconcetto lo impedisce. Gesù stesso, pur volendo, non può fare nulla. Rimane stupito dinanzi alla loro mancanza di fede.
  • I fratelli e le sorelle di Gesù. L’espressione “fratelli di Gesù” causa molta polemica tra cattolici e protestanti. Basandosi su questo e su altri testi, i protestanti dicono che Gesù ebbe molti fratelli e sorelle e che Maria ebbe più figli! I cattolici dicono che Maria non ebbe altri figli. Cosa pensare di questo? In primo luogo, le due posizioni, tanto dei cattolici come dei protestanti, contengono argomenti tratti dalla Bibbia e dalla Tradizione delle loro rispettive Chiese. Per questo, non conviene discutere questa questione con argomenti che sono solo intellettuali. Poiché si tratta di convinzioni profonde, che hanno a che fare con la fede e con il sentimento degli uni e degli altri. L’argomento solo intellettuale non riesce a disfare una convinzione del cuore! Irrita e allontana soltanto! Anche quando non sono d’accordo con l’opinione dell’altro, devo rispettarla. In secondo luogo, invece di discutere attorno a testi, noi tutti, cattolici e protestanti, dovremmo unirci molto di più per lottare in difesa della vita, creata da Dio, vita così sfigurata dalla povertà, dall’ingiustizia, dalla mancanza di fede. Dovremmo ricordare alcune altre frasi di Gesù. “Sono venuto affinché tutti abbiano vita e vita in abbondanza” (Gv 10,10). “Che tutti siano uno, affinché il mondo creda che Tu, Padre, mi hai mandato” (Gv 17,21). “Non glielo impedite! Chi non è contro di noi è a favore nostro” (Mc 10,39.40).

4) Per un confronto personale

  • In Gesù qualcosa è cambiato nel suo rapporto con la Comunità di Nazaret. Da quando hai cominciato a partecipare alla comunità, qualcosa è cambiato nel tuo rapporto con la famiglia? Perché?
  • La partecipazione alla comunità, ti ha aiutato ad accogliere e ad aver fiducia nelle persone, soprattutto nelle più semplici e povere?

5) Preghiera finale

Io sono infelice e sofferente; la tua salvezza, Dio, mi ponga al sicuro. 

Loderò il nome di Dio con il canto, lo esalterò con azioni di grazie. (Sal 68)

Lectio Divina: martedì, 2 maggio, 2023 

Tempo di Pasqua

1) Preghiera 

Dio Padre onnipotente, che ci dai la grazia di celebrare il mistero della risurrezione del tuo Figlio, concedi a noi di testimoniare con la vita la gioia di essere salvati.  Per il nostro Signore Gesù Cristo…

2) Lettura dal Vangelo secondo Giovanni 10,22-30

Ricorreva in quei giorni a Gerusalemme la festa della Dedicazione. Era d’inverno.  Gesù passeggiava nel tempio, sotto il portico di Salomone. Allora i Giudei gli si fecero attorno e gli dicevano: “Fino a quando terrai l’animo nostro sospeso? Se tu sei il Cristo, dillo a noi apertamente”. 

Gesù rispose loro: “Ve l’ho detto e non credete; le opere che io compio nel nome del Padre mio, queste mi danno testimonianza; ma voi non credete, perché non siete mie pecore. Le mie pecore ascoltano la mia voce e io le conosco ed esse mi seguono. Io dò loro la vita eterna e non andranno mai perdute e nessuno le rapirà dalla mia mano. Il Padre mio che me le ha date è più grande di tutti e nessuno può rapirle dalla mano del Padre mio. Io e il Padre siamo una cosa sola”.

3) Riflessione

  • I capitoli dall’1 al 12 del vangelo di Giovanni sono chiamati “Il Libro dei Segni”. In essi avviene la rivelazione progressiva del Mistero di Dio in Gesù. Nella misura in cui Gesù fa la rivelazione, crescono l’adesione e l’opposizione attorno a lui secondo la visione con cui ognuno aspetta l’arrivo del Messia. Questo modo di descrivere l’attività di Gesù non serve solo per informare come avveniva in quel tempo l’adesione a Gesù, ma anche e soprattutto come deve avvenire oggi in noi, suoi lettori. In quel tempo, tutti aspettavano l’arrivo del Messia ed avevano i loro criteri per poterlo riconoscere. Volevano che fosse come loro se lo immaginavano. Ma Gesù non si sottopone a questa esigenza. Rivela il Padre come il Padre è e non come l’auditorio vorrebbe che fosse. Chiede conversione nel modo di pensare e di agire. Anche oggi, ognuno di noi ha i suoi gusti e le sue preferenze. A volte leggiamo il Vangelo per vedere se troviamo in esso una conferma dei nostri desideri. Il vangelo di oggi presenta una luce al riguardo.
  • Giovanni 10,22-24: I Giudei interpellano Gesù. Faceva freddo, era il mese di ottobre. Festa della dedicazione che celebrava la purificazione del tempio fatta da Giuda Maccabeo (2Mac 4,36.59). Era una festa molto popolare con molte luci. Gesù si trovava sul piazzale del Tempio, nel Portico di Salomone. I giudei dicevano: “Fino a quando terrai l’animo nostro sospeso? Se tu sei il Cristo, dillo a noi apertamente”. Loro volevano che Gesù si definisse e che loro potessero verificare, partendo dai loro criteri, se Gesù era o no il Messia. Volevano prove. E’ l’atteggiamento di colui che si sente padrone della situazione. I nuovi devono presentare le loro credenziali. Altrimenti, non hanno diritto di parlare e di agire.
  • Giovanni 10,25-26: Risposta di Gesù: le opere che io compio mi danno testimonianza. La risposta di Gesù è sempre la stessa: “Ve l’ho detto e non credete; le opere che io compio nel nome del Padre mio, queste mi danno testimonianza; ma voi non credete, perché non siete mie pecore”. Non si tratta di dare prove. Non servirebbe a nulla. Quando una persona non vuole accettare la testimonianza di qualcuno, non c’è prova che tenga e che la porti a pensare in modo diverso. Il problema di fondo è l’apertura disinteressata della persona verso Dio e la verità. Lì dove c’è questa apertura, Gesù è riconosciuto dalle sue pecore. “Chiunque è dalla parte della verità, ascolta la mia voce” dirà Gesù dinanzi a Pilato (Gv 18,37). Questa apertura mancava ai farisei.
  • Giovanni 10,27-28: Le mie pecore ascoltano la mia voce. Gesù riprende la parabola del Buon Pastore che conosce le sue pecore e loro lo conoscono. Questo mutuo intendimento – tra Gesù che viene in nome del Padre e le persone che si aprono alla verità – è fonte di vita eterna. Questa unione tra il creatore e la creatura attraverso Gesù supera la minaccia di morte: “Non andranno mai perdute e nessuno le rapirà dalla mia mano!” Stanno in salvo e al sicuro e, per questo, in pace ed in piena libertà.
  • Giovanni 10,29-30: Io ed il Padre siamo uno. Questi due versetti affrontano il mistero dell’unità tra Gesù e il Padre: “Il Padre mio che me le ha date, è più grande di tutti e nessuno può rapirle dalla mano del Padre mio. Io e il Padre siamo una cosa sola”. Queste e diverse altre frasi lasciano intravedere qualcosa del mistero più grande: “Chi vede me vede il Padre” (Gv 14,9). “Il Padre è in me ed io nel Padre” (Gv 10,38). Questa unità tra Gesù ed il Padre non è automatica, bensì è frutto dell’obbedienza: “Io faccio sempre ciò che il Padre mi mostra” (Gv 8,29; 6,38; 17,4). “Mio cibo è fare la volontà del

Padre (Gv 4,34; 5,30). La lettera agli ebrei dice che Gesù imparò tuttavia l’obbedienza dalle cose che patì (Eb 5,8). “Fu obbediente fino alla morte e alla morte di Croce” (Fil 2,8). L’obbedienza di Gesù non è disciplinare, bensì profetica. Obbedisce per essere trasparenza totale e, così, essere rivelazione del Padre. Per questo, poteva dire: “Io e il Padre siamo una cosa sola!” Fu un lungo processo di obbedienza e di incarnazione che durò 33 anni. Iniziò con il sì di Maria (Lc 1,38) e terminò con “Tutto è compiuto!” di Gesù (Gv 19,30).

4) Per un confronto personale

  • La mia obbedienza a Dio è disciplinare o profetica? Rivelo qualcosa di Dio o solo mi preoccupa la mia propria salvezza?
  • Gesù non si sottomette alle esigenze di coloro che vogliono verificare se lui era il messia. C’è in me qualcosa di questo atteggiamento di dominio e di inquisizione degli avversari di Gesù?

5) Preghiera finale

Dio abbia pietà di noi e ci benedica, su di noi faccia splendere il suo volto; perché si conosca sulla terra la tua via, fra tutte le genti la tua salvezza. (Sal 66,2-3)

Lectio Divina: mercoledì, 3 maggio, 2023 

1) Preghiera

O Dio, nostro Padre, che rallegri la Chiesa con la festa degli apostoli Filippo e Giacomo, per le loro preghiere concedi al tuo popolo di comunicare al mistero della morte e risurrezione del tuo unico Figlio, per contemplare in eterno la gloria del tuo volto.  Per il nostro Signore Gesù Cristo…

2) Lettura dal Vangelo secondo Giovanni 14,6-14

In quel tempo, Gesù disse a Tommaso: “Io sono la via, la verità e la vita. Nessuno viene al Padre se non per mezzo di me. Se conoscete me, conoscerete anche il Padre; fin da ora lo conoscete e lo avete veduto”. 

Gli disse Filippo: “Signore, mostraci il Padre e ci basta”. Gli rispose Gesù: “Da tanto tempo sono con voi e tu non mi hai conosciuto, Filippo? Chi ha visto me ha visto il Padre. Come puoi dire: Mostraci il Padre? Non credi che io sono nel Padre e il Padre è in me? 

Le parole che io vi dico, non le dico da me; ma il Padre che è in me compie le sue opere. Credetemi: io sono nel Padre e il Padre è in me; se non altro, credetelo per le opere stesse. 

In verità, in verità vi dico: anche chi crede in me, compirà le opere che io compio e ne farà di più grandi, perché io vado al Padre. 

Qualunque cosa chiederete nel nome mio, la farò, perché il Padre sia glorificato nel Figlio. Se mi chiederete qualche cosa nel mio nome, io la farò”.

3) Riflessione

  • Il vangelo di oggi, festa degli apostoli Filippo e Giacomo, è lo stesso che abbiamo meditato durante la quarta settimana di Pasqua, e narra la richiesta dell’apostolo Filippo a Gesù: “Mostraci il Padre, e questo ci basta”.
  • Giovanni 14,6: Io sono la via, la verità e la vita. Tommaso aveva rivolto una domanda: “Signore, non sappiamo dove vai. Come possiamo conoscere il cammino?” (Gv 14,5). Gesù risponde: “Io sono la via, la verità e la vita. Nessuno viene al Padre se non per mezzo di me”. Tre parole importanti. Senza la via, non si va. Senza la verità non si fa una buona scelta. Senza vita, c’è solo morte! Gesù spiega il senso. Lui è la via, perché “nessuno viene al Padre se non per mezzo di me”. E lui è la porta da dove entrano ed escono le pecore (Gv 10,9). Gesù è la verità, perché guardando lui, stiamo vedendo l’immagine del Padre. “Chi conosce me conosce il Padre!” Gesù è la vita, perché camminando come Gesù staremo uniti al Padre ed avremo vita in noi!
  • Giovanni 14,7: Conoscere Gesù è conoscere il Padre. Tommaso aveva chiesto:”Signore, non sappiamo dove vai. Come possiamo conoscere la via?” Gesù risponde: “Io sono la via, la verità e la vita! Nessuno viene al Padre se non per mezzo di me”. Ed aggiunse: “Se conoscete me, conoscete anche il Padre. Fin da ora lo conoscete e lo avete veduto”. Questa è la prima frase del vangelo di oggi. Gesù parla sempre del Padre, perché era la vita del Padre che appariva in tutto ciò che diceva e faceva. Questo riferimento costante al Padre provoca la domanda di Filippo.7
  • Giovanni 14,8-11: Filippo chiede: “Mostraci il Padre e ci basta!” Era il desiderio dei discepoli, il desiderio di molte persone delle comunità del Discepolo Amato ed è il desiderio di molta gente oggi. Come fa la gente per vedere il Padre di cui tanto parla Gesù? La risposta di Gesù è molto bella ed è valida fino ad oggi: “Filippo, da tanto tempo sono con voi e tu non mi hai conosciuto! Chi ha visto me ha visto il Padre!” La gente non deve pensare che Dio è lontano da noi, distante e sconosciuto. Chi vuole sapere come e chi è Dio Padre, basta che guardi Gesù. Lui lo ha rivelato nelle parole e nei gesti della sua vita! “Il Padre è in me ed io sono nel Padre!” Attraverso la sua obbedienza, Gesù si è identificato totalmente con il Padre. Lui faceva ogni momento ciò che il Padre gli mostrava di fare (Gv 5,30; 8,28-29.38). Per questo, in Gesù tutto è rivelazione del Padre! Ed i segni o le opere sono le opere del Padre! Come dice la gente: “Il figlio è il volto del padre!” Per questo in Gesù e per Gesù, Dio sta in mezzo a noi.
  • Giovanni 14,12-14: Promessa di Gesù. Gesù fa una promessa per dire che la sua intimità con il Padre non è un privilegio solo suo, ma è possibile per tutti coloro che credono in lui. Anche noi, mediante Gesù, possiamo giungere a fare cose belle per gli altri come faceva Gesù per la gente del suo tempo. Lui intercede per noi. Tutto ciò che la gente chiede a lui, lui lo chiede al Padre e lo ottiene, sempre che sia per servire. Gesù è il nostro difensore. Se ne va ma non ci lascia senza difesa. Promette che chiederà al Padre e il Padre manderà un altro difensore o consolatore, lo Spirito Santo. Gesù giunse a dire che era necessario che lui andasse via, perché altrimenti lo Spirito Santo non sarebbe potuto venire (Gv 16,7). E lo Spirito Santo compirà le cose di Gesù in noi, se agiamo nel nome di Gesù ed osserviamo il grande comandamento della pratica dell’amore.

4) Per un confronto personale

  • Gesù è la via, la verità e la vita. Senza la via, senza la verità e senza la vita non si vive. Cerca di far entrare questo nella tua coscienza.
  • Due domande importanti: Chi è Gesù per me? Chi sono io per Gesù?

5) Preghiera finale

I cieli narrano la gloria di Dio. e l’opera delle sue mani annunzia il firmamento. 

Il giorno al giorno ne affida il messaggio e la notte alla notte ne trasmette notizia. (Sal

18)

Lectio Divina: giovedì, 4 maggio, 2023 

Tempo di Pasqua

1) Preghiera 

O Dio, che hai redento l’uomo e lo hai innalzato oltre l’antico splendore, guarda all’opera della tua misericordia, e nei tuoi figli, nati a vita nuova nel Battesimo, custodisci sempre i doni della tua grazia.  Per il nostro Signore Gesù Cristo…

2) Lettura dal Vangelo secondo Giovanni 13,16-20

In quel tempo, dopo che ebbe lavato i piedi ai discepoli, Gesù disse loro: “In verità, in verità vi dico: un servo non è più grande del suo padrone, né un apostolo è più grande di chi lo ha mandato. Sapendo queste cose, sarete beati se le metterete in pratica. Non parlo di tutti voi; io conosco quelli che ho scelto; ma si deve adempiere la Scrittura: ‘‘Colui che mangia il pane con me, ha levato contro di me il suo calcagno’’. Ve lo dico fin d’ora, prima che accada, perché, quando sarà avvenuto, crediate che Io Sono. In verità, in verità vi dico: chi accoglie colui che io manderò, accoglie me; chi accoglie me, accoglie colui che mi ha mandato”.

3) Riflessione

  • A partire da oggi, per tre settimane, tutti i giorni, eccetto le feste, il vangelo di ogni giorno è tratto dalla lunga conversazione di Gesù con i discepoli durante l’Ultima Cena (Gv 13 a 17). In questi cinque capitoli che descrivono l’addio di Gesù, si percepisce la presenza di quei tre fili di cui abbiamo parlato in precedenza e che tessono e compongono il vangelo di Giovanni: la parola di Gesù, la parola delle comunità e la parola dell’evangelista che fece l’ultima redazione del Quarto Vangelo. In questi capitoli, i tre fili sono in tal modo intrecciati che il tutto si presenta come una tela unica di rara bellezza ed ispirazione, dove è difficile distinguere ciò che è dell’uno e ciò che è dell’altro, ma dove tutto è Parola di Dio per noi.
  • Questi cinque capitoli presentano la conversazione che Gesù ebbe con i suoi amici, la sera del suo arresto e morte. Fu una conversazione amica, che rimase nella memoria del Discepolo Amato. Gesù sembra che volle prolungare al massimo questo ultimo incontro, questo momento di molta intimità. Lo stesso avviene oggi. C’è conversazione e conversazione. C’è la conversazione superficiale che usa parole e parole e rivela il vuoto delle persone. E c’è la conversione che va in fondo al cuore e rimane nella memoria. Tutti noi, ogni tanto, abbiamo questi momenti di convivialità amichevole, che dilatano il cuore e costituiscono una forza nei momenti di difficoltà.

Aiutano ad avere fiducia ed a vincere la paura.

  • I cinque versi del Vangelo di oggi tirano due conclusioni dalla lavanda dei piedi (Gv 13,1-15). Parlano (a) del servizio quale caratteristica principale dei seguaci di Gesù, e (b) dell’identità di Gesù, rivelazione del Padre.
  • Giovanni 13,16-17: Il servo non è più grande del suo padrone. Gesù ha appena terminato di lavare i piedi dei discepoli. Pietro si impaurisce e non vuole che Gesù gli lavi i piedi. “Se non ti laverò, non avrai parte con me” (Gv 13,8). E basta lavare i piedi; non c’è bisogno del resto (Gv 13,10). Il valore simbolico del gesto della lavanda dei piedi consiste nell’accettare Gesù quale messia Servo che si dona per gli altri, e rifiutare un messia re glorioso. Questo dono di sé, servo di tutti è la chiave per capire il gesto della lavanda. Capire questo è la radice della felicità di una persona: “Sapendo queste cose, sarete beati se le metterete in pratica”. Ma c’erano delle persone, anche tra i discepoli, che non accettavano Gesù, Messia Servo. Non volevano essere servi degli altri. Probabilmente, volevano un messia glorioso Re e Giudice, secondo l’ideologia ufficiale. Gesù dice: “Non parlo di tutti voi; io conosco quelli che ho scelto; ma si deve adempiere la Scrittura: Colui che mangia il pane con me, ha levato contro di me il suo calcagno!” Giovanni si riferisce a Giuda, il cui tradimento sarà annunciato subito dopo (Gv 13,21-30).
  • Giovanni 13,18-20: Ve lo dico fin d’ora, perché crediate che IO SONO. Fu in occasione della liberazione dall’Egitto, ai piedi del Monte Sinai che Dio rivelò il suo nome a Mosè: “Io sarò con te!” (Es 3,12), “Io sono colui che sono” (Es 3,14), “’Sono’ o ‘Io sono’ mi mandò fino a te!” (Es 3,14). Il nome Yahvé (Es 3,15) esprime la certezza assoluta della presenza liberatrice di Dio accanto al suo popolo. In molti modi e in molte occasioni questa stessa espressione Io Sono è usata da Gesù (Gv 8,24; 8,28; 8,58; Gv 6,20; 18,5.8; Mc 14,62; Lc 22,70). Gesù è la presenza del volto liberatore di Dio in mezzo a noi.

4) Per un confronto personale

  • Il servo non è più grande del suo signore. Come faccio della mia vita un servizio permanente agli altri?
  • Gesù seppe convivere con le persone che non lo accettavano. Ed io?

5) Preghiera finale

Canterò senza fine le grazie del Signore, con la mia bocca annunzierò la tua fedeltà nei secoli, perché hai detto: “La mia grazia rimane per sempre”; la tua fedeltà è fondata nei cieli. (Sal 88)

Lectio Divina: venerdì, 5 maggio, 2023 

Tempo di Pasqua

1) Preghiera 

O Padre, principio della vera libertà e fonte di salvezza, ascolta la voce del tuo popolo e fa’ che i redenti dal sangue del tuo Figlio vivano sempre in comunione con te e godano la felicità senza fine. 

Per il nostro Signore Gesù Cristo…

2) Lettura dal Vangelo secondo Giovanni 14,1-6

In quel tempo, disse Gesù ai suoi discepoli: “Non sia turbato il vostro cuore. Abbiate fede in Dio e abbiate fede anche in me. Nella casa del Padre mio vi sono molti posti. Se no, ve l’avrei detto. Io vado a prepararvi un posto; quando sarò andato e vi avrò preparato un posto, ritornerò e vi prenderò con me, perché siate anche voi dove sono io. E del luogo dove io vado, voi conoscete la via”. 

Gli disse Tommaso: “Signore, non sappiamo dove vai e come possiamo conoscere la via?” Gli disse Gesù: “Io sono la via, la verità e la vita. Nessuno viene al Padre se non per mezzo di me”.

3) Riflessione

  • Questi cinque capitoli (Gv 13 a 17) sono un bell’esempio di come le comunità del Discepolo Amato dalla fine del primo secolo in Asia Minore, oggi Turchia, facevano la catechesi. Per esempio, nel capitolo 14, le domande dei tre discepoli, Tommaso (Gv 14,5), Filippo (Gv 14,8) e Giuda Taddeo (Gv 14,22), erano anche le domande ed i problemi delle Comunità. Così, le risposte di Gesù ai tre sono uno specchio in cui le comunità trovavano una risposta ai loro dubbi e difficoltà. Per capire meglio l’ambiente in cui si svolgeva la catechesi, è possibile fare quanto segue. Durante e dopo la lettura del testo, è bene chiudere gli occhi e fare finta che ci si trovi lì nella sala in mezzo ai discepoli, a partecipare all’incontro con Gesù. Mentre si ascolta, bisogna cercare di fare attenzione al modo in cui Gesù prepara i suoi amici alla separazione e rivela loro la sua amicizia, trasmettendo sicurezza ed appoggio.
  • Giovanni 14,1-2: Non vi turbate. Il testo inizia con un’esortazione: “Non sia turbato il vostro cuore!” E subito aggiunge: “Nella casa del Padre mio ci sono molti posti!” L’insistenza nel conservare parole incoraggianti che aiutano a superare il turbamento e le divergenze, è segno che c’erano molta polemica e divergenze tra le comunità. L’una diceva all’altra: “Il nostro modo di vivere la fede è meglio del vostro. Noi siamo salvi! Voi siete nell’errore. Se volete andare in cielo, dovete convertirvi e vivere come noi!” Gesù dice: “Nella casa del Padre mio ci sono molti posti!” Non è necessario che tutti pensino allo stesso modo. L’importante è che tutti accettino Gesù, rivelazione del Padre e che per amore a lui, abbiano atteggiamenti di comprensione, di servizio e d’amore. Amore e servizio sono la base che unisce i mattoni e che fa sì che le diverse comunità siano una chiesa di sorelle e di fratelli.
  • Giovanni 14,3-4: L’addio di Gesù. Gesù dice che va a preparare un luogo e dopo ritornerà per portarci con lui nella casa del Padre. Lui vuole che stiamo tutti con lui per sempre. Il ritorno di cui parla Gesù è la venuta dello Spirito che lui manda e che agisce in noi, in modo che possiamo vivere come lui visse (Gv 14,16-17.26; 16,13-14). Gesù finisce dicendo: “E del luogo dove io vado, voi conoscete la via!” Chi conosce Gesù conosce la via, poiché la via è la vita che lui visse e che lo condusse attraverso la morte insieme al Padre.
  • Giovanni 14,5-6: Tommaso gli chiede qual è la via. Tommaso dice: “Signore, non sappiamo dove vai. Come possiamo conoscere la via?” Gesù risponde: “Io sono la via, la verità e la vita! Nessuno viene al Padre se non per mezzo di me”. Tre parole importanti. Senza la via, non si va. Senza la verità non si fa una buona scelta. Senza vita, solo c’è morte! Gesù spiega il senso.

Lui è la via, perché “nessuno viene al Padre se non per mezzo di me”. E lui è la porta da dove entrano ed escono le pecore (Gv 10,9). Gesù è la verità, perché guardando lui, stiamo vedendo l’immagine del Padre. “Chi conosce me conosce il Padre!” Gesù è la vita, perché camminando come Gesù staremo uniti al Padre ed avremo vita in noi!

4) Per un confronto personale

  • Che incontri belli del passato conservi nella tua memoria, incontri che ti danno forza per andare avanti?
  • Gesù disse: “Nella casa del Padre mio ci sono molti posti”. Cosa significa questa affermazione per noi oggi?

5) Preghiera finale

Cantate al Signore un canto nuovo, perché ha compiuto prodigi.  Gli ha dato vittoria la sua destra e il suo braccio santo. (Sal 97)

Lectio Divina: sabato, 6 maggio, 2023 

Tempo di Pasqua

1) Preghiera 

Dio onnipotente ed eterno, rendi sempre operante in noi il mistero della Pasqua, perché, nati a nuova vita nel Battesimo, con la tua protezione possiamo portare molto frutto e giungere alla pienezza della gioia eterna.  Per il nostro Signore Gesù Cristo…

2) Lettura dal Vangelo secondo Giovanni 14,7-14

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: “Se conoscete me, conoscerete anche il Padre; fin da ora lo conoscete e lo avete veduto”. 

Gli disse Filippo: “Signore, mostraci il Padre e ci basta”. 

Gli rispose Gesù: “Da tanto tempo sono con voi e tu non mi ha conosciuto, Filippo? Chi ha visto me ha visto il Padre. Come puoi dire: Mostraci il Padre? Non credi che io sono nel Padre e il Padre è in me? Le parole che io vi dico, non le dico da me; ma il Padre che è in me compie le sue opere. Credetemi: io sono nel Padre e il Padre è in me; se non altro, credetelo per le opere stesse. 

In verità, in verità vi dico: anche chi crede in me, compirà le opere che io compio e ne farà di più grandi, perché io vado al Padre. Qualunque cosa chiederete nel nome mio, la farò, perché il Padre sia glorificato nel Figlio. Se mi chiederete qualche cosa nel mio nome, io la farò”.

3) Riflessione

  • Giovanni 14,7: Conoscere Gesù è conoscere il Padre. Il testo del vangelo di oggi è la continuazione di quello di ieri. Tommaso aveva chiesto: “Signore, non sappiamo dove vai. Come possiamo conoscere la via?” Gesù risponde: “Io sono la via, la verità e la vita! Nessuno viene al Padre se non per mezzo di me”. Ed aggiunse: “Se conoscete me, conoscete anche il Padre. Fin da ora lo conoscete e lo avete veduto”. Questa è la prima frase del vangelo di oggi.

Gesù parla sempre del Padre, perché era la vita del Padre che appariva in tutto ciò che diceva e faceva. Questo riferimento costante al Padre provoca la domanda di

Filippo. 

  • Giovanni 14,8-11: Filippo chiede: “Mostraci il Padre e ci basta!” Era il desiderio dei discepoli, il desiderio di molte persone delle comunità del Discepolo Amato ed è il desiderio di molta gente oggi: come fa la gente per vedere il Padre di cui tanto parla Gesù? La risposta di Gesù è molto bella ed è valida fino ad oggi: “Filippo, da tanto tempo sono con voi e tu non mi hai conosciuto! Chi ha visto me ha visto il Padre!” La gente non deve pensare che Dio è lontano da noi, distante e sconosciuto. Chi vuole sapere come e chi è Dio Padre, basta che guardi Gesù.

Lui lo ha rivelato nelle parole e nei gesti della sua vita! “Il Padre è in me ed io sono nel Padre!” Attraverso la sua obbedienza, Gesù si è identificato totalmente con il Padre.

Lui faceva ogni momento ciò che il Padre gli mostrava di fare (Gv 5,30; 8,28-29.38). Per questo, in Gesù tutto è rivelazione del Padre! Ed i segni o le opere sono le opere del Padre! Come dice la gente: “Il figlio è il volto del padre!” Per questo in Gesù e per Gesù, Dio sta in mezzo a noi. 

  • Giovanni 14,12-14: Promessa di Gesù. Gesù fa una promessa per dire che la sua intimità con il Padre non è un privilegio solo suo, ma è possibile per tutti coloro che credono in lui. Anche noi, mediante Gesù, possiamo giungere a fare cose belle per gli altri come faceva Gesù per la gente del suo tempo. Lui intercede per noi. Tutto ciò che la gente chiede a lui, lui lo chiede al Padre e lo ottiene, sempre che sia per servire. Gesù è il nostro difensore. Se ne va ma non ci lascia senza difesa. Promette che chiederà al Padre e il Padre manderà un altro difensore o consolatore, lo Spirito Santo. Gesù giunse a dire che è necessario che lui vada via, perché altrimenti lo Spirito Santo non potrà venire (Gv 16,7). E lo Spirito Santo compirà le cose di Gesù in noi, se agiamo a nome di Gesù ed osserviamo il grande comandamento della pratica dell’amore.

4) Per un confronto personale

  • Conoscere Gesù è conoscere il Padre. Nella Bibbia la parola “conoscere una persona” non è solo una comprensione intellettuale, ma suppone anche una profonda esperienza della presenza della persona nella vita. Conosco io Gesù?
  • Conosco il Padre?

5) Preghiera finale

Tutti i confini della terra hanno veduto la salvezza del nostro Dio. 

Acclami al Signore tutta la terra, gridate, esultate con canti di gioia. (Sal 97)

Lectio Divina: domingo, 7 maggio, 2023 

Io sono la via, la verità e la vita 

Una risposta alle eterne domande del cuore umano 

Giovanni 14,1-12

1. Orazione iniziale

 Signore Gesù, invia il tuo Spirito, affinché ci aiuti a leggere la Scrittura con lo stesso sguardo, con cui Tu la leggesti ai discepoli sulla strada di Emmaus. Con la luce della Parola, scritta nella Bibbia, Tu gli aiutasti a scoprire la presenza di Dio negli avvenimenti sconvolgenti della tua condanna e morte. Così, la croce che sembrava essere la fine di ogni speranza, è apparsa loro come sorgente di vita e di risurrezione. 

Crea in noi il silenzio per ascoltare la tua voce nella Creazione e nella Scrittura, negli avvenimenti e nelle persone, soprattutto nei poveri e nei sofferenti. La tua parola ci orienti affinché anche noi, come i due discepoli di Emmaus, possiamo sperimentare la forza della tua risurrezione e testimoniare agli altri che Tu sei vivo in mezzo a noi come fonte di fraternità, di giustizia e di pace. Questo lo chiediamo a Te, Gesù, figlio di Maria, che ci hai rivelato il Padre ed inviato il tuo Spirito. Amen.

2. Lettura

  1. Una chiave di lettura:

Mentre fai la lettura, prova ad ascoltare come se tu fossi presente in quell’ultimo incontro di Gesù con i suoi discepoli e le sue discepole. Ascolta le sue parole come rivolte a te, oggi, in questo momento.

  1. Una divisione del testo per aiutare la lettura:

Gv 14,1-4: Niente ti turbi! 

Gv 14,5-7: Domanda di Tommaso e risposta di Gesù 

Gv 14,8-21: Domanda di Filippo e risposta di Gesù 

Gv 14,22-31: Domanda di Giuda Taddeo e risposta di Gesù c) Il testo: 

1-4: «Non sia turbato il vostro cuore. Abbiate fede in Dio e abbiate fede anche in me. Nella casa del Padre mio vi sono molti posti. Se no, ve l’avrei detto. Io vado a prepararvi un posto; quando sarò andato e vi avrò preparato un posto, ritornerò e vi prenderò con me, perché siate anche voi dove sono io. E del luogo dove io vado, voi conoscete la via». 5-7: Gli disse Tommaso: «Signore, non sappiamo dove vai e come possiamo conoscere la via?». Gli disse Gesù: «Io sono la via, la verità e la vita. Nessuno viene al Padre se non per mezzo di me. Se conoscete me, conoscerete anche il Padre: fin da ora lo conoscete e lo avete veduto». 8-12: Gli disse Filippo: «Signore, mostraci il Padre e ci basta». Gli rispose Gesù: «Da tanto tempo sono con voi e tu non mi hai conosciuto, Filippo? Chi ha visto me ha visto il Padre. 

Come puoi dire: Mostraci il Padre? Non credi che io sono nel Padre e il Padre è in me? Le parole che io vi dico, non le dico da me; ma il Padre che è con me compie le sue opere. 

Credetemi: io sono nel Padre e il Padre è in me; se non altro, credetelo per le opere stesse. In verità, in verità vi dico: anche chi crede in me, compirà le opere che io compio e ne farà di più grandi, perché io vado al Padre.

  1. Un momento di silenzio orante

perché la Parola di Dio possa entrare in noi ed illuminare la nostra vita.

4. Alcune domande

per aiutarci nella meditazione e nell’orazione.

  1. Quale parola di Gesù ha toccato di più il mio cuore? Perché?
  2. Quali tracce del volto di Dio Padre, rivelato da Gesù, traspaiono in questi dodici versetti?
  3. Cosa ci rivelano questi versetti sul rapporto di Gesù con il Padre?
  4. Che cosa questi versetti ci dicono sul nostro rapporto con Gesù e con il Padre?
  5. Quali sono “le opere maggiori”che potremo realizzare secondo le parole di Gesù?
  6. Gesù disse: “Nella casa del Padre mio vi sono molti posti”. Cosa significano queste affermazioni per noi oggi?
  7. Quale problema o desiderio traspare nelle domande di Tommaso e di Filippo?

5. Una chiave di lettura

per quelli che vogliono approfondire di più l’argomento. 

  1. Il Vangelo di Giovanni: un tessuto fatto di tre fili:
    • La parola testo vuol dire tessuto. Così, il testo del vangelo di Giovanni è come un bel tessuto, fatto con tre fili molto diversi e, allo stesso tempo, molto simili. Questi tre fili combinano così bene tra loro che ci confondiamo e, alle volte, nemmeno percepiamo quando si passa da un filo all’altro.
  1. Il primo filo: sono i fatti della vita di Gesù, avvenuti negli anni 30 e ricordati dai testimoni oculari, quelle persone che hanno vissuto con Gesù e che videro le cose che lui fece e le parole che insegnò. È il Gesù storico, conservato nelle testimonianze del Discepolo Amato (1 Gv 1,1).
  2. Il secondo filo: sono i fatti e i problemi della vita delle comunità della seconda metà del primo secolo. Partendo dalla fede in Gesù e convinte della presenza del Risorto in mezzo a loro, le comunità hanno illuminato questi fatti e problemi con le parole e i gesti di Gesù. Così, per esempio, i litigi che loro avevano con i farisei, finirono per influenzare profondamente il racconto e la trasmissione delle discussioni tra Gesù e i farisei.
  3. Il terzo filo: sono i commenti fatti dall’evangelista. In certi brani, ci resta difficile percepire quando Gesù smette di parlare e quando l’evangelista comincia a fare i suoi commenti (Gv 2,22; 3,16-21; 7,39; 12,37-43; 20,30-31).
  • Nei cinque capitoli che descrivono l’addio di Gesù (Gv 13 a 17), si nota la presenza di quei tre fili: quello in cui Gesù parla, quello in cui parlano le comunità e quello in cui parla l’evangelista. In essi i tre fili sono intrecciati in modo tale che il tutto si presenta come un pezzo di rara bellezza ed ispirazione, dove è difficile distinguere cosa sia dell’uno e cosa dell’altro.
  1. I capitoli 13 a 17 del Vangelo di Giovanni:
    • La lunga conversazione (Gv 13,1 a 17,26), che Gesù ebbe con i suoi discepoli nell’ultima cena, alla vigilia del suo arresto e morte, e il Testamento che lui ci lasciò. In esso è espressa l’ultima volontà di Gesù riguardo alla vita in comunità dei suoi discepoli e discepole. Era una conversazione amichevole, che è rimasta nella memoria del Discepolo Amato. Gesù, così vuol far capire l’evangelista, voleva estendere al massimo quest’ultimo incontro amico, momento di grande intimità. Lo stesso accade oggi. C’è modo e modo di conversare. Una conversazione superficiale che lancia parole all’aria e che rivela il vuoto delle persone, e c’è una conversazione che va in profondità nel cuore. Tutti noi, una volta o l’altra, abbiamo questi momenti di condivisione amichevole che allarga il cuore e diviene forza nell’ora delle difficoltà. Aiuta ad aver fiducia e a vincere la paura.
    • Questi cinque capitoli (Gv 13 a 17) sono anche un esempio di come le comunità del Discepolo Amato facevano catechesi. Le domande dei tre discepoli, Tommaso (Gv 14,5), Filippo (Gv 14,8) e Giuda Taddeo (Gv 14,22), erano anche le domande delle comunità della fine del primo secolo. Le risposte di Gesù ai tre erano uno specchio in cui le comunità trovavano una risposta ai loro dubbi e difficoltà. Così, il nostro capitolo 14 era (ed è tuttora) una catechesi che insegna alle comunità come vivere senza la presenza fisica di Gesù.
  2. Il capitolo 14,1-12: Una risposta alle eterne domande del cuore umano:

Giovanni 14,1-4: Le comunità domandavano: 

“Come vivere in comunità con tante idee diverse?” Gesù risponde con un’esortazione: “Non sia turbato il vostro cuore! Nella casa del Padre mio ci sono molti posti!” L’insistenza nell’avere parole d’incoraggiamento che fossero d’aiuto a superare i turbamenti e le divergenze, è un segno che ci dovevano essere tendenze molto diverse tra le comunità, volendo l’una essere più veritiera dell’altra. Gesù dice: “Nella casa del Padre ci sono molte dimore!” Non è necessario che tutti pensino allo stesso modo. Quel che importa è che tutti accettino Gesù come rivelazione del Padre e che, per amore suo, abbiano atteggiamenti di servizio e d’amore. Amore e servizio sono il cemento che lega tra di loro i vari mattoni della parete e fa sì che le diverse comunità diventino una Chiesa consistente di fratelli e sorelle.

Giovanni 14,5-7: Tommaso domanda: 

“Signore, non sappiamo dove vai, come possiamo conoscerne la via?” Gesù risponde: “Io sono la via e la verità e la vita!” Tre parole importanti. Senza via, non si cammina. Senza verità, non si accerta. Senza vita, c’è solo la morte! Gesù spiega il senso. Lui stesso è la via, perché “Nessuno va al Padre se non attraverso di me!” Poiché, lui è la porta, per la quale le pecore entrano ed escono (Gv 10,9). Gesù è la verità, perché guardando a lui, vediamo l’immagine del Padre. “Se conoscete me, conoscerete anche il Padre!” Gesù è la vita, perché camminando come Gesù ha camminato, saremo uniti al Padre e avremo la vita in noi!

Giovanni 14, 8-11: Filippo chiede: 

“Gli dice Filippo: «Mostraci il Padre e ci basta». Gesù gli risponde: «Chi ha visto me, ha visto il Padre!” Filippo ha espresso un desiderio che era di molte persone nelle comunità di Giovanni e continua ad essere il desiderio di tutti noi: cosa devo fare per vedere il Padre di cui Gesù tanto parla? La risposta di Gesù è molto bella: “Da tanto tempo sono con voi, e non mi hai conosciuto, Filippo? Chi ha visto me, ha visto il Padre!” Noi non dobbiamo pensare che Dio sia lontano, come qualcuno distante e sconosciuto. Chi vulesse sapere come sia e chi sia Dio Padre, gli basti guardare Gesù. Lui lo ha rivelato nelle parole e nei gesti della sua vita! “Io sono nel Padre e il Padre è in me!” Per il suo modo di essere Gesù rivelava un volto nuovo di Dio che attirava il popolo. Tramite la sua obbedienza, era totalmente identificato con il Padre. Ad ogni momento faceva quello che il Padre gli mostrava di fare (Gv 5,30; 8,28-29.38). Per questo, in Gesù tutto è rivelazione del Padre! E i segni o le opere che lui realizza sono le opere del Padre! Alla stessa maniera, noi, per il nostro modo di vivere e convivere, dobbiamo essere una rivelazione di Gesù. Chi ci vede, deve poter vedere e riconoscere in noi qualcosa di Gesù. Quel che importa meditare qui è il domandarmi: “Che immagine mi faccio di Gesù?” Sono come Pietro che non accettava un Gesù servo e sofferente e voleva un Gesù alla sua propria misura? (Mc 8,32-33) Sono come quelli che sanno solo dire: “Signore! Signore!” (Mt 7,21) Sono come quelli che vogliono solo un Cristo celeste e glorioso e dimenticano Gesù di Nazaret che camminava con i poveri, accoglieva gli emarginati, curava i malati, reintegrava gli esclusi e che, a causa di questo suo compromesso con il popolo e con il Padre, fu perseguitato e ucciso.

Giovanni 14,12: La promessa di Gesù. 

Gesù afferma che la sua intimità con il Padre non è privilegio di lui solo, ma è possibile per tutti noi che crediamo in lui. Tramite lui, possiamo arrivare a fare le stesse cose che egli faceva per il popolo del suo tempo. Lui intercederà per noi. Tutto quello che gli chiederemo, lui lo chiederà al Padre e lo otterrà, purché sia per servire (Gv 14,13).

6. Salmo 43 (42)

“Tua luce e tua verità mi guideranno per il camino” 

Come la cerva anela ai corsi d’acqua, così l’anima mia anela a te, il Dio. 

L’anima mia ha sete di Dio, del Dio vivente: quando verrò e vedrò il volto di Dio? 

Le lacrime sono mio pane giorno e notte, mentre mi dicono sempre: «Dov’è il tuo Dio?».  Questo io ricordo, e il mio cuore si strugge: attraverso la folla avanzavo tra i primi fino alla casa di Dio, in mezzo ai canti di gioia di una moltitudine in festa. 

Perché ti rattristi, anima mia, perché su di me gemi? 

Spera in Dio: ancora potrò lodarlo, lui, salvezza del mio volto e mio Dio.  In me si abbatte l’anima mia; perciò di te mi ricordo dal paese del Giordano e dell’Ermon, dal monte Misar. 

Un abisso chiama l’abisso al fragore delle tue cascate; tutti i tuoi flutti e le tue onde sopra di me sono passati. 

Di giorno il Signore mi dona la sua grazia di notte per lui innalzo il mio canto: la mia preghiera al Dio vivente. 

Dirò a Dio, mia difesa: «Perché mi hai dimenticato?

Perché triste me ne vado, oppresso dal nemico?».

Per l’insulto dei miei avversari sono infrante le mie ossa; essi dicono a me tutto il giorno:

«Dov’è il tuo Dio?». 

Perché ti rattristi, anima mia, perché su di me gemi? 

Spera in Dio: ancora potrò lodarlo, lui, salvezza del mio volto e mio Dio.

Fammi giustizia, Dio, difendi la mia causa contro gente spietata; liberami dall’uomo iniquo e fallace. 

Tu sei il Dio della mia difesa; perché mi respingi, perché triste me ne vado, oppresso dal nemico? 

Manda la tua verità e la tua luce; siano esse a guidarmi, mi portino al tuo monte santo e alle tue dimore. 

Verrò all’altare di Dio, al Dio della mia gioia, del mio giubilo. 

A te canterò con la cetra, Dio, Dio mio. 

Perché ti rattristi, anima mia, perché su di me gemi? 

Spera in Dio: ancora potrò lodarlo, lui, salvezza del mio volto e mio Dio.

7. Orazione Finale

Signore Gesù, ti ringraziamo per la tua parola che ci ha fatto comprendere meglio la volontà del Padre. Fa che il tuo Spirito illumini le nostre azioni e ci comunichi la forza per eseguire quello, che la Tua Parola ci ha mostrato. Fa che noi, come Maria, tua Madre, possiamo non solo ascoltare ma anche praticare la Parola, Tu che vivi e regni con il Padre nell’unità dello Spirito Santo per tutti i secoli dei secoli. Amen.

Lectio Divina: lunedì, 8 maggio, 2023 

Tempo di Pasqua

1) Preghiera 

O Padre, che unisci in un solo volere le menti dei fedeli, concedi al tuo popolo di amare ciò che comandi e desiderare ciò che prometti, perché fra le vicende del mondo là siano fissi i nostri cuori dove è la vera gioia.  Per il nostro Signore Gesù Cristo…

2) Lettura dal Vangelo secondo Giovanni 14,21-26

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: “Chi accoglie i miei comandamenti e li osserva, questi mi ama. Chi mi ama sarà amato dal Padre mio e anch’io lo amerò e mi manifesterò a lui”. Gli disse Giuda, non l’Iscariota: “Signore, come è accaduto che devi manifestarti a noi e non al mondo?” Gli rispose Gesù: “Se uno mi ama, osserverà la mia parola e il Padre mio lo amerà e noi verremo a lui e prenderemo dimora presso di lui. Chi non mi ama, non osserva le mie parole; la parola che voi ascoltate non è mia, ma del

Padre che mi ha mandato. Queste cose vi ho detto quando ero ancora tra voi. Ma il Consolatore, lo Spirito Santo che il Padre manderà nel mio nome, egli v’insegnerà ogni cosa e vi ricorderà tutto ciò che io vi ho detto”.

3) Riflessione

  • Come dicevamo prima, il capitolo 14 del Vangelo di Giovanni è un bell’esempio di come si faceva la catechesi nelle comunità dell’Asia Minore alla fine del primo secolo. Mediante le domande dei discepoli e le risposte di Gesù, i cristiani formavano la loro coscienza e trovavano un orientamento per i loro problemi. In questo capitolo 14, abbiamo la domanda di Tommaso e la risposta di Gesù (Gv 14,5-7), la domanda di Filippo e la risposta di Gesù (Gv 14,8-21), e la domanda di Giuda e la risposta di Gesù (Gv 14,22-26). L’ultima frase della risposta di Gesù a Filippo (Gv 14,21) forma il primo versetto del vangelo di oggi.
  • Giovanni 14,21: Io lo amerò e mi manifesterò a lui. Questo versetto presenta il riassunto della risposta di Gesù a Filippo. Filippo aveva detto: “Mostraci il Padre e questo ci basta!” (Gv 14,8). Mosè aveva chiesto a Dio: “Mostrami la tua gloria!” (Es 33,18). Dio rispose: “Ma tu non potrai vedere il mio volto, perché nessun uomo può vedermi e restare vivo” (Es 33,20). Il Padre non può essere mostrato. Dio abita una luce inaccessibile (1Tim 6,16). “Nessuno mai ha visto Dio” (1Gv 4,12). Ma la presenza del Padre può essere sperimentata mediante l’esperienza dell’amore. Dice la prima lettera di San Giovanni: “Chi non ama non conosce Dio, perché Dio è amore”. Gesù dice a Filippo: “Chi osserva i miei comandamenti, costui mi ama. E chi mi ama sarà amato dal Padre mio. Io anche lo amerò e mi manifesterò a lui”. Osservando il comandamento di Gesù, che è il comandamento dell’amore al prossimo (Gv 15,17), la persona mostra il suo amore per Gesù. E chi ama Gesù, sarà amato dal Padre e può avere la certezza che il Padre si manifesterà a lui. Nella risposta a Giuda, Gesù dirà come avviene questa manifestazione del Padre nella nostra vita.
  • Giovanni 14,22: La domanda di Giuda, domanda di tutti. La domanda di Giuda: “Come è accaduto che devi manifestarti a noi e non al mondo?” Questa domanda di Giuda rispecchia un problema che è reale fino ad oggi. A volte sorge in noi cristiani l’idea di essere meglio degli altri e di essere amati da Dio più degli altri. Attribuiamo a Dio distinzioni tra la gente?
  • Giovanni 14,23-24: Risposta di Gesù. La risposta di Gesù è semplice e profonda. Ripete ciò che ha appena detto a Filippo. Il problema non è se noi cristiani siamo amati da Dio più degli altri, o che gli altri sono disprezzati da Dio. Questo non è il criterio per la preferenza del Padre. Il criterio della preferenza del Padre è sempre lo stesso: l’amore. “Se uno mi ama, osserverà la mia parola e il Padre mio lo amerà e noi verremo a lui e prenderemo dimora presso di lui. Chi non mi ama non osserva le mie parole”. Indipendentemente dal fatto che la persona sia o no cristiana, il Padre si manifesta a tutti coloro che osservano il comandamento di Gesù che è l’amore per il prossimo (Gv 15,17). In cosa consiste la manifestazione del Padre? La risposta a questa domanda è stampata nel cuore dell’umanità, nell’esperienza umana universale. Osserva la vita delle persone che praticano l’amore e fanno della loro vita un dono agli altri.

Esamina la loro esperienza. Indipendentemente dalla religione, dalla classe, dalla razza o dal colore, la pratica dell’amore ci dà una pace profonda ed una grande gioia che riescono a vivere insieme al dolore ed alla sofferenza. Questa esperienza è il riflesso della manifestazione del Padre nella vita delle persone. E’ la realizzazione della promessa: Io ed il Padre mio vivremo in lui e prenderemo dimora in lui. 

  • Giovanni 14,25-26: La promessa dello Spirito Santo. Gesù termina la sua risposta a Giuda dicendo: Queste cose vi ho detto quando ero ancora tra voi. Gesù comunica tutto ciò che ha udito dal Padre (Gv 15,15). Le sue parole sono fonte di vita e devono essere meditate, approfondite ed attualizzate costantemente alla luce della realtà sempre nuova che ci avvolge. Per questa meditazione costante delle sue parole, Gesù ci promette l’aiuto dello Spirito Santo: “Il Consolatore, lo Spirito Santo, che il Padre manderà nel mio nome, egli vi insegnerà ogni cosa e vi ricorderà tutto ciò che vi ho detto.

4) Per un confronto personale

  • Gesù disse: Noi verremo a lui e prederemo dimora presso di lui. Come sperimento questa promessa?
  • Abbiamo la promessa del dono dello Spirito per aiutarci a capire la parola di Gesù. Invoco la luce dello Spirito quando mi appresto a leggere e a meditare la Scrittura?

5) Preghiera finale

Canti la mia bocca la lode del Signore e ogni vivente benedica il suo nome santo, in eterno e sempre. (Sal 144)

Lectio Divina: martedì, 9 maggio, 2023 

Tempo di Pasqua

1) Preghiera 

O Padre, che nella risurrezione del tuo Figlio ci hai aperto il passaggio alla vita eterna, rafforza in noi la fede e la speranza, perché non dubitiamo mai di raggiungere quei beni che tu ci hai rivelato e promesso. 

Per il nostro Signore Gesù Cristo…

2) Lettura dal Vangelo secondo Giovanni 14,27-31a

In quel tempo, disse Gesù ai suoi discepoli: “Vi lascio la pace, vi dò la mia pace. Non come la dà il mondo, io la do a voi. 

Non sia turbato il vostro cuore e non abbia timore. Avete udito che vi ho detto: Vado e tornerò a voi; se mi amaste, vi rallegrereste che io vado dal Padre, perché il Padre è più grande di me. 

Ve l’ho detto adesso, prima che avvenga, perché quando avverrà, voi crediate. 

Non parlerò più a lungo con voi, perché viene il principe del mondo; egli non ha nessun potere su di me, ma bisogna che il mondo sappia che io amo il Padre e faccio quello che il Padre mi ha comandato”.

3) Riflessione

  • Qui, in Gv 14,27, comincia l’addio di Gesù ed alla fine del capitolo 14, lui chiude la conversazione dicendo: “Alzatevi, andiamo via di qui!” (Gv 14,31). Ma invece di uscire dalla sala, Gesù continua a parlare per altri tre capitoli: 15, 16 e 17. Se leggiamo questi tre capitoli, vediamo all’inizio del capitolo 18 la frase seguente: “Detto questo, Gesù uscì con i suoi discepoli e andò di là dal torrente Cedron, dove c’era un giardino nel quale entrò con i suoi discepoli” (Gv 18,1). In Gv 18,1, c’è la continuazione di Gv 14,31. Il vangelo di Giovanni è come un bell’edificio costruito lentamente, pietra su pietra, mattone su mattone. Qui e là, ci sono segni di rimaneggiamento. In qualche modo, tutti i testi, tutti i mattoni, fanno parte dell’edificio e sono Parola di Dio per noi.
  • Giovanni 14,27: Il dono della Pace. Gesù comunica la sua pace ai discepoli. La stessa pace sarà data dopo la risurrezione (Gv 20,19). Questa pace è un’espressione della manifestazione del Padre, come aveva detto Gesù prima (Gv 14,21). La pace di Gesù è la fonte di gioia che lui ci comunica (Gv 15,11; 16,20.22.24; 17,13). E’ una pace diversa dalla pace che il mondo ci dà, diversa dalla Pax Romana. Alla fine del primo secolo la Pax Romana era mantenuta con la forza e con la repressione violenta contro i movimenti ribelli. La Pax Romana garantiva la disuguaglianza istituzionalizzata tra cittadini romani e schiavi. Questa non è la pace del Regno di Dio. La Pace che Gesù comunica è ciò che nell’AT si chiama Shalom. E’ l’organizzazione completa di tutta la vita attorno ai valori della giustizia, della fraternità e dell’uguaglianza.
  • Giovanni 14,28-29: Il motivo per cui Gesù ritorna al Padre. Gesù ritorna al Padre per poter ritornare subito. Dirà alla Maddalena: “Non mi trattenere perché non sono ancora salito al Padre “ (Gv 20,17). Salendo verso il Padre, lui tornerà mediante lo Spirito che ci manderà (cf Gv 20,22). Senza il ritorno verso il Padre non potrà stare con noi mediante lo Spirito.
  • Giovanni 14,30-31a: Che il mondo sappia che io amo il Padre. Gesù aveva terminato l’ultima conversazione con i discepoli. Il principe di questo mondo vorrà imporsi sul destino di Gesù. Gesù morirà. In realtà, il Principe, il tentatore, il diavolo, non può nulla contro Gesù. Il mondo saprà che Gesù ama il Padre. Questa è la grande testimonianza di Gesù che può spingere il mondo a credere in lui. Nell’annuncio della Buona Novella non si tratta di divulgare una dottrina, né di imporre un diritto canonico, né di unire tutti in una organizzazione. Si tratta, anzi tutto, di vivere e di irradiare ciò che l’essere umano desidera e che ha di più profondo nel suo cuore: l’amore. Senza questo, la dottrina, il diritto, la celebrazione è solo una parrucca su una testa calva.
  • Giovanni 14,31b: Alzatevi, andiamo via di qui. Sono le ultime parole di Gesù, espressione della sua decisione di essere obbediente al Padre e di rivelare il suo amore. In una delle preghiere eucaristiche, nell’ora della consacrazione si dice: “Alla vigilia della sua passione, volontariamente accettata”. In un altro luogo Gesù dice: “Per questo il Padre mi ama: perché io offro la mia vita, per poi riprenderla di nuovo. Nessuno me la toglie, ma la offro liberamente, poiché ho il potere di offrirla e il potere di riprenderla di nuovo. Questo comando ho ricevuto dal Padre mio” (Gv 10,17-18).

4) Per un confronto personale

  • Gesù dice: “Vi do la mia pace”. Come contribuisco alla costruzione della pace nella mia famiglia e nella mia comunità?
  • Guardando nello specchio dell’obbedienza di Gesù verso il Padre, in quale punto potrei migliorare la mia obbedienza al Padre?

5) Preghiera finale

Ti lodino, Signore, tutte le tue opere e ti benedicano i tuoi fedeli. 

Dicano la gloria del tuo regno e parlino della tua potenza. (Sal 144)

Lectio Divina: mercoledì, 10 maggio, 2023 

Tempo di Pasqua

1) Preghiera 

O Dio, che salvi i peccatori e li rinnovi nella tua amicizia, volgi verso di te i nostri cuori: tu che ci hai liberato dalle tenebre con il dono della fede, non permettere che ci separiamo da te, luce di verità.  Per il nostro Signore Gesù Cristo…

2) Lettura dal Vangelo secondo Giovanni 15,1-8

In quel tempo, disse Gesù ai suoi discepoli: “Io sono la vera vite e il Padre mio è il vignaiolo. 

Ogni tralcio che in me non porta frutto, lo toglie e ogni tralcio che porta frutto, lo pota perché porti più frutto. Voi siete già mondi, per la parola che vi ho annunziato. 

Rimanete in me e io in voi. Come il tralcio non può far frutto da se stesso se non rimane nella vite, così anche voi se non rimanete in me. Io sono la vite, voi i tralci. Chi rimane in me e io in lui, fa molto frutto, perché senza di me non potete far nulla. Chi non rimane in me viene gettato via come il tralcio e si secca, e poi lo raccolgono e lo gettano nel fuoco e lo bruciano. 

Se rimanete in me e le mie parole rimangono in voi, chiedete quel che volete e vi sarà dato. In questo è glorificato il Padre mio: che portiate molto frutto e diventiate miei discepoli”.

3) Riflessione

  • I Capitoli dal 15 al 17 del Vangelo di Giovanni ci presentano diversi insegnamenti di Gesù che l’evangelista mette insieme e colloca qui nel contesto amico e fraterno dell’ultimo incontro di Gesù con i suoi discepoli: Gv 15,1-17: Riflessioni attorno alla parabola della vite Gv 15,18 a 16,4a: Consigli sul modo di comportarsi se siamo perseguitati Gv 16,4b-15: Promessa sulla venuta dello Spirito Santo Gv 16,16-33: Riflessioni sull’addio ed il ritorno di Gesù Gv 17,1-26: Il Testamento di Gesù in forma di preghiera
  • I Vangeli di oggi e di domani presentano una parte della riflessione di Gesù attorno alla parabola della vite. Per capire bene tutta la portata di questa parabola, è importante studiare bene le parole usate da Gesù. Ed è anche importante osservare da vicino una vite o una qualsiasi pianta per vedere come cresce e come avviene il legame tra tronco e rami, e come il frutto nasce dal tronco e dai rami. • Giovanni 15,12: Gesù presenta il paragone della vite. Nell’Antico Testamento, l’immagine della vite indicava il popolo di Israele (Is 5,1-2). La gente era come una vite che Dio piantò con molta tenerezza sulle colline della Palestina (Sal 80,9-12). Ma la vite non corrisponde a ciò che Dio si aspettava. Invece di uva buona produce un frutto acerbo che non è buono a nulla (Is 5,3-4). Gesù è la nuova vite, la vera vite. In una unica frase ci consegna il paragone. Dice: “Io sono la vera vite e mio Padre è il vignaiolo. Ogni tralcio che in me non porta frutto, lo toglie e ogni tralcio che porta frutto, lo pota perché porti più frutto!”. La potatura è dolorosa, ma è necessaria. Purifica la vite, così cresce e dà più frutti.
  • Giovanni 15,3-6: Gesù spiega ed applica la parabola. I discepoli sono già puri. Sono stati già potati dalla parola che udirono da Gesù. Fino ad oggi, Dio opera la potatura in noi mediante la sua Parola che ci giunge dalla Bibbia e da tanti altri mezzi. Gesù allunga la parabola e dice: “Io sono la vite, e voi siete i tralci!” Non si tratta di due cose distinte: da un lato la vite, dall’altro i tralci. No! La vite non esiste senza i tralci. Noi siamo parte di Gesù. Gesù è il tutto. Affinché un ramo possa produrre frutto, deve essere unito alla vite. Solo così riesce a ricevere la linfa. “Senza di me non potete far nulla!” Il ramo che non dà frutto viene tagliato. Si secca ed è pronto per essere bruciato. Non serve a nulla, nemmeno per la legna!
  • Giovanni 15,7-8: Rimanete nell’amore. Il nostro modello è quello che Gesù stesso visse nella sua relazione con il Padre. Dice: “Come il Padre ha amato me, così anch’io ho amato voi. Rimanete nel mio amore!” Insiste nel dire che dobbiamo rimanere in lui e che le sue parole devono rimanere in noi. Ed arriva a dire: “Se rimanete in me e le mie parole rimangono in voi, chiedete quel che volete e vi sarà dato!” Poiché ciò che più vuole il Padre è che diventiamo discepoli e discepole di Gesù e, così, produciamo molto frutto.

4) Per un confronto personale

  • Quali sono state le potature o i momenti difficili nella mia vita che mi hanno aiutato a crescere? Quali le potature o momenti difficili che abbiamo avuto nella nostra comunità e che ci hanno aiutato a crescere?
  • Ciò che mantiene la pianta unita e viva, capace di dare frutti, è la linfa che la percorre. Qual è la linfa che percorre la nostra comunità e che la mantiene viva, capace di produrre frutti?

5) Preghiera finale

Cantate al Signore un canto nuovo, cantate al Signore da tutta la terra. 

Cantate al Signore, benedite il suo nome. (Sal 95)

Lectio Divina: giovedì, 11 maggio, 2023 

Tempo di Pasqua

1) Preghiera 

O Dio, che per la tua grazia da peccatori ci fai giusti e da infelici ci rendi beati, custodisci in noi il tuo dono, perché, giustificati mediante la fede, perseveriamo nel tuo servizio.  Per il nostro Signore Gesù Cristo…

2) Lettura dal Vangelo secondo Giovanni 15,9-11

In quel tempo, disse Gesù ai suoi discepoli: “Come il Padre ha amato me, così anch’io ho amato voi. Rimanete nel mio amore. 

Se osserverete i miei comandamenti, rimarrete nel mio amore, come io ho osservato i comandamenti del Padre mio e rimango nel suo amore. 

Questo vi ho detto perché la mia gioia sia in voi e la vostra gioia sia piena”.

3) Riflessione

  • La riflessione attorno alla parabola della vite comprende i versetti dall’1 al 17. Oggi meditiamo sui versetti dal 9 all’11. Dopodomani, il vangelo del giorno salta i versetti dal 12 al 17 e riprende dal versetto 18, che ci presenta un altro tema. Per questo, includiamo i versetti dal 12 al 17 e si riprende dal 18, che parla di un altro tema. Per questo, includiamo oggi un breve commento dei versetti dal 12 al 17, poiché in essi sboccia il fiore e la parabola della vite mostra tutta la sua bellezza.
  • Il vangelo di oggi è di soli tre versetti che continuano il vangelo di ieri e danno più luce per applicare il paragone della vite alla vita delle comunità. La comunità è come una vite. Passa per momenti difficili. E’ il momento della potatura, momento necessario per produrre più frutti.
  • Giovanni 15,9-11: Rimanere nell’amore, fonte della gioia perfetta. Gesù rimane nell’amore del Padre, osservando i comandamenti che da lui riceve. Noi rimaniamo nell’amore di Gesù osservando i comandamenti che lui ci ha lasciato. E dobbiamo osservarli nella stessa misura in cui lui ha osservato i comandamenti del Padre: “Se osserverete i miei comandamenti, rimarrete nel mio amore, come io ho osservato i comandamenti del Padre mio e rimango nel suo amore”. E’ in questa unione dell’amore del Padre e di Gesù che si trova la fonte della vera gioia: “Questo vi ho detto perché la mia gioia sia in voi e la vostra gioia sia piena”.
  • Giovanni 15,12-13: Amare i fratelli come lui ci ama. Il comandamento di Gesù è uno solo: “amarci gli uni gli altri, come lui ci ha amati!” (Gv 15,12). Gesù supera l’Antico Testamento. Il criterio antico era: “Amerai il tuo prossimo come te stesso” (Lev 18,19). Il nuovo criterio è: “Che vi amiate gli uni gli altri, come io vi ho amati”. Qui lui disse la frase: “Nessuno ha un amore più grande di questo: dare la vita per i propri amici!”
  • Giovanni 15,14-15 Amici e non servi. “Voi siete miei amici se farete ciò che vi comando”, cioè, la pratica dell’amore fino al dono totale di sé! Subito dopo Gesù aggiunge un ideale altissimo per la vita dei discepoli. Dice: “Non vi chiamo più servi, perché il servo non sa quello che fa il suo padrone. Ma vi ho chiamati amici, perché tutto ciò che ho udito dal Padre l’ho fatto conoscere a voi!” Gesù non aveva più segreti per i suoi discepoli e per le sue discepole.

Ci ha detto tutto ciò che udì dal Padre! Questo è lo splendido ideale della vita in comunità: giungere ad una trasparenza totale, fino al punto di non avere più segreti tra di noi e di poter avere piena fiducia nell’altro, poter condividere l’esperienza che abbiamo di Dio e della vita, e così arricchirci reciprocamente. I primi cristiani riuscirono a realizzare questo ideale per alcuni anni. Loro “erano un solo cuore ed un’anima sola” (At 4,32; 1,14; 2,42.46). 

  • Giovanni 15,16-17: Gesù ci ha scelti. Non siamo stati noi a scegliere Gesù. Lui ci ha scelti, ci ha chiamati e ci ha affidato la missione di andare e dare frutto, frutto che rimanga. Noi abbiamo bisogno di lui, ma anche lui ha bisogno di noi e del nostro lavoro per poter continuare a fare oggi ciò che fece per la gente di Galilea. L’ultima raccomandazione: “Questo vi comando: che vi amiate gli uni gli altri!”
  • Il simbolo della vite nella Bibbia. La gente della Bibbia coltivava viti e produceva buon vino. La raccolta dell’uva era una festa, con canti e danze. E ciò dette origine al canto della vigna, usato dal profeta Isaia. Lui paragona il popolo di Israele ad una vigna (Is 5,1-7; 27,2-5; Sal 80,9-19). Prima di lui, il profeta Osea aveva già paragonato Israele ad una vigna esuberante che quanti più frutti produceva, più moltiplicava le sue idolatrie (Os 10,1). Questo tema è stato utilizzato da Geremia, che paragonò Israele ad una vigna bastarda (Ger 2,21), da cui furono sradicati i rami (Ger 5,10; 6,9). Geremia usa questi simboli perché lui stesso aveva una vigna che fu calpestata e devastata dagli invasori (Ger 12,10). Durante la schiavitù in Babilonia, Ezechiele usò il simbolo della vite per denunciare l’infedeltà del popolo di Israele. Lui raccontò tre parabole sulla vite: (a) La vite bruciata che non serve più a nulla (Ez 15,1-8); (b) La vite falsa piantata e protetta da due acque, simboli dei re di Babilonia ed Egitto, nemici di Israele (Ez 17,1-10). (c) La vite distrutta dal vento orientale, immagine della schiavitù di Babilonia (Ez 19,10-14). Il paragone della vite fu usato da Gesù in diverse parabole: gli operai della vigna (Mt 21,1-16); i due figli che devono lavorare nella vigna (Mt 21,33-32); coloro che affittarono la vigna, non pagarono il padrone, bastonarono i suoi servi ed uccisero il figlio del padrone (Mt 21,33-45); il fico sterile piantato nella vigna (Lc 13,6-9); la vite e i suoi tralci (Gv 15,1-17).

4) Per un confronto personale

  • Siamo amici e non servi. Come vedo questo nel mio rapporto con le persone?
  • Amare come Gesù ci amò. Come cresce in me questo ideale d’amore?

5) Preghiera finale

Annunziate di giorno in giorno la salvezza del Signore; in mezzo ai popoli narrate la sua gloria, a tutte le nazioni dite i suoi prodigi. (Sal 95)

Lectio Divina: venerdì, 12 maggio, 2023 

Tempo di Pasqua

1) Preghiera

Donaci, o Padre, di uniformare la nostra vita al mistero pasquale che celebriamo nella gioia, perché la potenza del Signore risorto ci protegga e ci salvi.  Per il nostro Signore Gesù Cristo…

2) Lettura dal Vangelo secondo Giovanni 15,12-17

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: Questo è il mio comandamento: che vi amiate gli uni gli altri, come io vi ho amati. Nessuno ha un amore più grande di questo: dare la vita per i propri amici. 

Voi siete miei amici, se farete ciò che io vi comando. Non vi chiamo più servi, perché il servo non sa quello che fa il suo padrone; ma vi ho chiamati amici, perché tutto ciò che ho udito dal Padre l’ho fatto conoscere a voi. 

Non voi avete scelto me, ma io ho scelto voi e vi ho costituiti perché andiate e portiate frutto e il vostro frutto rimanga; perché tutto quello che chiederete al Padre nel mio nome, ve lo conceda. Questo vi comando: amatevi gli uni gli altri”.

3) Riflessione

  • Il vangelo di Giovanni 15,12-17 è stato già meditato pochi giorni fa (….. o sarà ripreso tra qualche giorno). Riprendiamo alcuni punti di quel giorno.
  • Giovanni 15,12-13: Amare i fratelli come lui ci ha amati. Il comandamento di Gesù è uno solo: “amarci come lui ci amò!” (Gv 15,12). Gesù supera l’Antico Testamento. Il criterio antico era il seguente: “Amerai il prossimo tuo come te stesso” (Lv 18,19). Il nuovo criterio è: “Amatevi come io vi ho amato”. E la frase che fino ad oggi cantiamo dice: “Non c’è amore più grande di colui che dà la vita per il fratello!”
  • Giovanni 15,14-15: Amici e non servi. “Voi siete miei amici se fate ciò che vi comando”, cioè la pratica dell’amore fino al dono totale di sé! Subito Gesù presenta un ideale altissimo per la vita dei suoi discepoli. Dice: “Non vi chiamo più servi, perché il servo non sa ciò che fa il suo padrone. Vi ho chiamato amici, perché tutto ciò che ho udito dal Padre l’ho fatto conoscere a voi!” Gesù non aveva più segreti per i suoi discepoli. Ci racconta tutto ciò che ha udito dal Padre! Ecco l’ideale stupendo della vita in comunità: giungere ad una trasparenza totale, al punto di non avere più segreti tra di noi e poter aver fiducia pienamente l’uno nell’altro, poter parlare dell’esperienza che abbiamo di Dio e della vita e, così, poterci arricchire a vicenda. I primi cristiani riusciranno a raggiungere questo ideale dopo molti anni. “Avevano un solo cuore ed un’anima sola” (At 4,32; 1,14; 2,42.46).
  • Giovanni 15,16-17: Gesù ci ha scelti. Non siamo noi che abbiamo scelto Gesù. Lui ci incontrò, ci chiamò e ci affidò la missione di andare e dare frutto, frutto che duri. Noi abbiamo bisogno di lui, ma anche lui vuole aver bisogno di noi e del nostro lavoro per poter continuare e fare oggi per la gente ciò che faceva per la gente di Galilea. L’ultima raccomandazione: “Questo vi comando: amatevi gli uni gli altri!”

4) Per un confronto personale

  • Amare il prossimo come Gesù ci ha amato. Ecco l’ideale di ogni cristiano. Come lo vivo?
  • Tutto ciò che ho udito dal Padre ve l’ho raccontato. Ecco l’ideale della comunità:

giungere ad una trasparenza totale. Come lo viviamo nella mia comunità?

5) Preghiera finale

Saldo è il mio cuore,  o Dio, saldo è il mio cuore. Voglio cantare, voglio inneggiare:  svégliati, mio cuore,  svegliatevi, arpa e cetra,  voglio svegliare l’aurora. (Sal 57/56,8-9)

Lectio Divina: sabato, 13 maggio, 2023 

Tempo di Pasqua

1) Preghiera 

Dio onnipotente ed eterno, che nel battesimo ci hai comunicato la tua stessa vita, fa’ che i tuoi figli, rinati alla speranza dell’immortalità, giungano con il tuo aiuto alla pienezza della gloria. 

Per il nostro Signore Gesù Cristo…

2) Lettura dal Vangelo secondo Giovanni 15,18-21

In quel tempo, disse Gesù ai suoi discepoli: “Se il mondo vi odia, sappiate che prima di voi ha odiato me. Se foste del mondo, il mondo amerebbe ciò che è suo; poiché invece non siete del mondo, ma io vi ho scelti dal mondo, per questo il mondo vi odia.  Ricordatevi della parola che vi ho detto: Un servo non è più grande del suo padrone. Se hanno perseguitato me, perseguiteranno anche voi; se hanno osservato la mia parola, osserveranno anche la vostra. Ma tutto questo vi faranno a causa del mio nome, perché non conoscono colui che mi ha mandato”.

3) Riflessione

  • Giovanni 15,18-19: L’odio del mondo.”Se il mondo vi odia, sappiate che prima di voi ha odiato me”. Il cristiano che segue Gesù è chiamato a vivere in modo contrario alla società. In un mondo organizzato a partire dagli interessi egoistici di persone e gruppi, chi cerca di vivere ed irradiare l’amore sarà crocifisso. E’ stato questo il destino di Gesù. Per questo, quando un cristiano è molto elogiato dai poteri di questo mondo ed è esaltato quale modello per tutti dai mezzi di comunicazione, è bene non fidarsi troppo. “Se foste del mondo, il mondo amerebbe ciò che è suo; poiché invece non siete del mondo, ma io vi ho scelti dal mondo, per questo il mondo vi odia”. E’ stata la scelta di Gesù che ci ha separato. E’ basandoci su questa scelta o vocazione gratuita di Gesù che abbiamo la forza di sopportare la persecuzione e la calunnia e che possiamo avere gioia, malgrado le difficoltà.
  • Giovanni 15,20: Il servo non è più grande del suo signore. “Un servo non è più grande del suo signore. Se hanno perseguitato me, perseguiteranno anche voi; se hanno osservato la mia parola, osserveranno anche la vostra”. Gesù aveva già insistito su questo stesso punto nella lavanda dei piedi (Gv 13,16) e nel discorso della Missione (Mt 10,24-25). Ed è questa identificazione con Gesù che, lungo due secoli, dette tanta forza alle persone per continuare il cammino ed è stata fonte di esperienza mistica per molti santi e sante martiri.
  • Giovanni 15,21: Persecuzione a causa di Gesù. “Ma tutto questo vi faranno a causa del mio nome, perché non conoscono colui che mi ha mandato”. L’insistenza ripetuta

dei vangeli nel ricordare le parole di Gesù che possano aiutare le comunità a capire il perché delle crisi e delle persecuzioni è un segno evidente che i nostri fratelli e le nostre sorelle delle prime comunità non ebbero una vita facile. Dalla persecuzione di Nerone dopo Cristo fino alla fine del primo secolo, loro vivevano sapendo che potevano essere perseguitati, accusati, incarcerati ed uccisi in qualsiasi momento. La forza che li sosteneva era una certezza che Gesù comunicava che Dio era con loro.

4) Per un confronto personale

  • Gesù si rivolge a me e mi dice: Se tu fossi del mondo, il mondo amerebbe ciò che è tuo. Come applico questo nella mia vita?
  • In me ci sono due tendenze: il mondo e il vangelo. Quale dei due ha la precedenza?

5) Preghiera finale

Buono è il Signore, eterna la sua misericordia, la sua fedeltà per ogni generazione. (Sal 99)

Lectio Divina: domenica, 14 maggio, 2023 

La promessa dell’invio dello Spirito 

I comandamenti come via dell’amore in Cristo 

Giovanni 14, 15-21

1. Orazione iniziale

 O Padre, già il Cristo tuo Figlio sta pregando per noi, ma Tu concedi anche al nostro cuore di aprirsi a Te nella preghiera profonda, intensa, vera, luminosa, dentro le righe di questa tua Parola, che per noi, è vita. Mandaci il Consolatore, lo Spirito di verità, perché non soltanto dimori presso di noi, ma entri dentro di noi e sia in noi per sempre. Egli è il fuoco d’amore che ti unisce a Gesù, è il bacio che vi scambiate incessantemente; fa’ che anche noi, attraverso la tua Parola, possiamo entrare in questo amore e vivere di esso. Tocca il nostro spirito, la nostra mente e tutto il nostro essere, perché possiamo accogliere i comandamenti, nascosti in questi pochi versetti, osservarli, cioè viverli in pienezza e in verità, davanti a te e davanti ai nostri fratelli. Amen.

2. Lettura

  1. Per inserire il brano nel suo contesto:

Questi versetti ci conducono nel luogo santo in cui Gesù ha celebrato l’ultima cena con i suoi discepoli: luogo della sua rivelazione, della sua gloria, del suo insegnamento e del suo amore. 

Qui siamo invitati anche noi a sedere a mensa con Gesù, a chinarci sul suo petto per ricevere il suo comandamento e prepararci, così, ad entrare anche noi, con Lui, nella Passione e nella risurrezione. Dopo il brano di 13, 1-30, che racconta i gesti, le parole, i sentimenti di Gesù e dei suoi durante la cena pasquale, con 13, 31 entriamo nelle parole del grande ultimo discorso di Gesù, che terminerà con la preghiera sacerdotale del cap. 17. Qui siamo, dunque, ancora agli inizi; in 14, 1-14 Gesù si era presentato, offerto quale via al Padre, mentre in questi pochi versetti introduce la promessa dell’invio dello Spirito santo, quale consolatore, quale presenza certa, ma anche la promessa della venuta del Padre e di Lui stesso nell’intimo dei discepoli che, per la fede, avranno creduto in lui e avranno custodito i suoi comandi. 

  1. Per aiutare nelle lettura del brano:
  2. 15-17: Gesù, innanzi tutto, mette in luce, davanti ai suoi discepoli, che l’amore per Lui, se è vero amore, porta infallibilmente all’osservanza dei suoi comandamenti. Vuole dirci, insomma, che se non c’è osservanza, significa che noi non abbiamo l’amore; essa è una conseguenza essenziale, irrinunciabile, che rivela se noi amiamo davvero o se ci illudiamo di amare. Gesù dice anche che il dono dello Spirito santo da parte del Padre è frutto di questo amore e di questa osservanza, che suscitano la preghiera di Gesù, grazie alla quale noi possiamo ricevere lo Spirito. E spiega chi esso è: il Consolatore, lo Spirito della verità, colui che il mondo non vede, non conosce, ma i discepoli sì, è colui che dimora presso di loro e che sarà dentro di loro. vv. 18-20: Gesù promette la sua venuta, il suo ritorno, che sta per realizzarsi nella sua risurrezione; annuncia il suo sparire nella passione, nella morte, nella sepoltura, ma anche il suo riapparire ai discepoli, che lo vedranno, perché egli è la risurrezione e la vita. E rivela il suo rapporto col Padre, dentro il quale invita anche loro, anche noi; dice, infatti, che conosceremo, cioè sperimenteremo nel profondo. Consolazione più grande di questa non potrebbe essere promessa, in alcun modo, da nessuno al mondo, se non da Gesù.
  3. 21: Qui il discorso di Gesù si allarga a tutti; passa dal “voi” dei discepoli al “chi” di chiunque cominci ad amarlo, a entrare in relazione con Lui e a seguirlo. Ciò che è accaduto ai discepoli, ai primi scelti, accade a chiunque crede in Lui. E qui Gesù apre per noi, per ognuno, il suo rapporto d’amore col Padre, perché rimanendo in Cristo, noi siamo conosciuti e amati anche dal Padre. Infine Gesù promette di nuovo il suo amore per chi lo ama e la rivelazione di se stesso, cioè una manifestazione ininterrotta del suo amore per noi.
  4. Il testo:

15Se mi amate, osserverete i miei comandamenti. 16Io pregherò il Padre ed egli vi darà un altro Consolatore perché rimanga con voi per sempre, 17lo Spirito di verità che il mondo non può ricevere, perché non lo vede e non lo conosce. Voi lo conoscete, perché egli dimora presso di voi e sarà in voi. 18Non vi lascerò orfani, ritornerò da voi. 19Ancora un poco e il mondo non mi vedrà più; voi invece mi vedrete, perché io vivo e voi vivrete. 20In quel giorno voi saprete che io sono nel Padre e voi in me e io in voi. 21Chi accoglie i miei comandamenti e li osserva, questi mi ama. Chi mi ama sarà amato dal Padre mio e anch’io lo amerò e mi manifesterò a lui.

3. Un momento di silenzio orante

Queste parole del Signore mi offrono una realtà sconvolgente, enorme, che mi supera, mi avvolge e mi riempie. Sento che solo un silenzio intimo e profondo può aiutarmi ad ascoltare meglio, a lasciarmi raggiungere fino al cuore, all’anima, da Lui e dal suo dono d’amore. Il Padre è pronto a donarsi, ad accogliermi nel suo grembo; il Figlio Gesù viene a me con un amore infinito, più forte della morte; lo Spirito, che è presso di me, accanto a me, è inviato per entrare dentro, per rimanere in me per sempre. Desidero rispondere il mio sì all’Amore, fargli spazio, fargli accoglienza piena; desidero, in questa Parola, lasciarmi portare via dall’Amore, là dove Lui vorrà… così aspetto, in silenzio. Sono certo che l’Amore verrà, non tarderà, non mi lascerà orfano.

4. Alcune domande

Dopo il silenzio, la parola. Non posso più tacere, ormai; devo cominciare a parlare. Parlare prima di tutto con il Signore, che è sceso all’incontro, all’appuntamento con me attraverso i versetti di questo brano evangelico; poi parlare con me stesso, con il mio essere più profondo, più intimo, quello che vive il rapporto d’amore col Signore; infine parlare anche con i fratelli e le sorelle che incontrerò, per annunciare loro le meraviglie che ho visto, che ho vissuto. 

  1. Questo brano si apre e si chiude con le stesse parole: la proclamazione e l’invito all’amore verso il Signore. Comprendo che Lui ha voluto prepararmi, con questa lectio divina, un incontro forte con l’amore; forse mi spavento un po’, so che non sono abituato, forse mi vergogno, forse mi ritengo superiore a questi temi così sdolcinati. Ma Lui insiste e continua a ripetere solo questo, solo l’Amore. Cosa decido di fare, allora? Rimango ed entro in questa relazione così impegnativa, così sconvolgente? Oppure me ne vado, scappo, perché ho paura, perché non me la sento di impegnarmi? Scelgo l’Amore, cioè la relazione, il mettere a confronto, lo scambio, il dono reciproco, l’offerta di me stesso? O scelgo la chiusura, la solitudine, l’isolamento assurdo di un uomo, che non vuole stare col suo Dio e con i suoi simili? Gesù dice: “Se vuoi”; Lui non mi costringe. Però so che mi sta aspettando, da tanto tempo… perché tardare ancora?
  2. Leggo e rileggo il brano, perché queste parole, così cariche di significato, mi si imprimano meglio nella mente e scendano nel cuore. Noto che Gesù pronuncia con insistenza un pronome, il “voi”, riferito ai suoi discepoli, a quelli di allora, ma anche a quelli di oggi. Siamo noi, ognuno visto e guardato da Lui con amore unico, personale, irripetibile, che non può essere svenduto, o scambiato. So che anch’io sono presente dentro quel “voi”, che sembra generico, ma non lo è. Provo a rileggere ancora le parole di Gesù, ma ponendo il “tu” al posto del “voi” e lasciandomi raggiungere più direttamente; mi pongo faccia a faccia, occhi negli occhi con Gesù e lascio che Lui mi dica tutto, chiamandomi con un “tu” traboccante d’amore, col mio nome, che solo Lui veramente conosce… Se tu mi ami; il Padre ti darà un altro Consolatore; tu lo conosci; egli dimora presso di te e sarà in te; non ti lascerò orfano, ritornerò da te; tu mi vedrai; tu vivrai; tu saprai che io sono nel Padre e tu in me e io in te.
  3. Emerge, ora, un’espressione importante di Gesù, ripetuta due volte: “osservare i comandamenti”. E’ una realtà importante, fondamentale, perché da essa dipende l’autenticità del mio rapporto d’amore col Signore; se io non osservo i suoi comandamenti, significa che non lo amo. Ma provo a chiedermi con più attenzione che significato abbia questo verbo, che forse sembra un po’ freddo, un po’ distante. Lo trovo, per es. in Mt 27, 36, dove è detto che i soldati facevano la guardia aGesù crocifisso; si tratta, dunque, di una custodia attenta, scrupolosa, una sorveglianza instancabile. In Gv 2, 10, invece, appare col significato di tenere da parte, riservare, come dice Gesù del vino buono, custodito per la fine. 2 Timoteo 4, 7 me lo presenta in quel versetto stupendo sulla fede: “Ho combattuto la buona battaglia, ho terminato la corsa, ho conservato la fede”, mettendo in luce tutto lo sforzo, tutta l’attenzione impiegate per salvaguardare e custodire quella realtà così preziosa. Gesù, in Gv 17, 15, prega il Padre di custodire i suoi dal maligno; significa preservare, proteggere, perché niente e nessuno possa fare del male o sciupare.

Non è semplicemente un osservare freddo ed esteriore dei comandamenti di Dio o di Gesù, ma è molto di più: è un rapporto d’amore, è prendermi cura, proteggere, tenere in vita. In fondo è realizzare ciò che essi mi dicono o mi chiedono, nella mia vita di ogni giorno, in ogni momento e in ogni situazione.

5. Una chiave di lettura

Ho letto il brano più volte, ho cercato di fare silenzio, di fare spazio alla Parola; ho ascoltato, poi ho cominciato a parlare, a interrogare la Scrittura, il Signore, me stesso. Adesso è il momento del confronto ancora più stretto, dell’immersione dentro i sentieri di questo brano così ricco e traboccante. Tento di penetrare ancora meglio i significati delle parole, di incontrarmi ancora più da vicino coi personaggi che mi sono presentati: il Padre, Gesù, lo Spirito, i discepoli, il mondo.

Il Padre. 

Questa presenza appare subito come il punto di riferimento di Gesù, il Figlio; è a Lui che egli indirizza la propria preghiera. Dice, infatti: “Io pregherò il Padre”. E’ questo contatto così particolare e intimo che fa di Gesù il Figlio del Padre suo, che lo conferma continuamente in questa realtà; la relazione d’amore con il Padre viene alimentata e tenuta in vita proprio dalla preghiera, fatta durante le notti, nei momenti del giorno, nella necessità, nella richiesta di aiuto, nel dolore, nella prova più straziante. Se ripercorriamo i Vangeli, molte volte, troveremo Gesù così, preso nella relazione col Padre suo attraverso la preghiera. Posso leggere alcuni passi: Mt 6, 9; 11, 25; 14, 23; 26, 39; 27, 46; Lc 21, 21s; 6, 12; 10, 21; 22, 42; 23, 34. 46; Gv 11, 41s; 17, 1. Sento che questa via è anche per me; Gesù l’ha percorsa fino in fondo, lasciandomi le sue tracce luminose e sicure, perché io non abbia paura di seguirlo in questa esperienza. Anch’io sono figlio del Padre, anch’io posso pregarlo.

Subito dopo il Padre viene presentato da Gesù come Colui che dona. Il donare, infatti, è la caratteristica principale di Dio, che è dono ininterrotto, senza misura, senza calcolo, a tutti e in ogni tempo; il Padre è Amore e l’Amore dona se stesso, dona ogni cosa. Non gli basta averci donato Gesù, il suo Figlio prediletto, ma vuole ancora beneficarci, ancora offrirci vita e ci invia lo Spirito Santo. Infatti, come sta scritto: “Egli che non ha risparmiato il proprio Figlio, ma lo ha dato per tutti noi, come non ci donerà ogni cosa insieme con lui?” (Rm 8, 32).

Ma ancora di più: il Padre ci ama (Gv 14, 23; 16, 27)! E questo suo amore ci fa passare dalla morte alla vita, dalla tristezza del peccato alla gioia della comunione con Lui, dalla solitudine dell’odio alla condivisione, perché l’amore di Dio porta necessariamente all’amore per i fratelli.

Il Figlio Gesù. 

In questi pochi versetti la figura e la presenza di Gesù emergono con una forza, una luminosità enormi. Egli appare subito come l’orante, colui che prega il Padre a nostro favore; alza le mani in preghiera per noi, così come le alza in offerta sulla croce.  Gesù è colui che non se ne va per sempre, che non ci lascia orfani, ma che ritorna: “Io tornerò”. 

Se sembra assente, non devo disperare, ma continuare a credere che Lui, davvero, tornerà. “Sì,verrò presto!” (Ap 22, 20). Tornerà e, come ha detto, ci prenderà con sé, perché siamo anche noi dove è Lui (Gv 14, 3).

Gesù è il vivente per sempre, il vincitore della morte. Egli è nel Padre ed è in noi, con una forza onnipotente, che nessuna realtà può sopraffare. Lui è dentro il Padre, ma anche dentro di noi, abita in noi, rimane in noi; non c’è altra possibilità di vita vera e piena, per noi, se non in questa compenetrazione di essere che il Signore Gesù ci offre.

Lui dice sì, incessantemente e non si pente, non si ritrae.

Anzi! Egli ci ama, come il Padre ci ama e si manifesta a noi. Si dona, si offre, lasciandosi conoscere da noi, lasciandosi sperimentare, toccare, gustare. Ma è una manifestazione che va attesa con amore, come dice Paolo (2 Tim 4, 8).

Lo Spirito Santo. 

In questo brano lo Spirito del Signore sembra quasi la figura emergente, che abbraccia ogni cosa: egli unisce il Padre al Figlio, porta il Padre e il Figlio nel cuore dei discepoli; crea un’unione d’amore insolvibile, unione di essere. Viene subito chiamato col nome di Paraclito, cioè Consolatore, colui che rimane con noi sempre, che non ci lascia soli, abbandonati, dimenticati; egli viene e ci raccoglie, dai quattro venti, dalla dispersione e soffia dentro di noi la forza per il ritorno al Padre, all’Amore. Solo lui può operare tutto questo; è il dito della mano di Dio che, ancora oggi, scrive sulla polvere del nostro cuore le parole di un’alleanza nuova, che non potrà più essere dimenticata.

E’ lo Spirito della verità, cioè di Gesù; in lui non c’è inganno, non c’è menzogna, ma solo la luminosità certa della Parola del Signore. Egli ha costruito la sua abitazione in noi; è stato inviato e ha compiuto il passaggio da presso di noi a dentro di noi. Si è fatto una cosa sola con noi, accettando questa unione nuziale, questa fusione; egli è il buono, l’amico degli uomini, è l’Amore stesso. Per questo si dona così, riempiendoci di gioia. Guai a rattristarlo, a cacciarlo via, a sostituire la sua presenza con altre presenze, altre alleanze d’amore; noi ne moriremmo, perché nessuno potrebbe più consolarci al posto suo.

I discepoli. 

Le parole dirette ai discepoli di Gesù sono quelle che mi interpellano più da vicino, con maggior forza; sono per me, entrano nella mia vita di ogni giorno, raggiungono il mio cuore, i miei pensieri, i miei desideri più nascosti. Mi è richiesto un amore vero, che sappia trasformarsi in gesti concreti, in attenzione alla Parola e al desiderio di colui che dico di amare, il Signore. Un amore verificabile attraverso la mia osservanza dei

comandamenti. Il discepolo, poi, appare, qui come colui che sa aspettare il suo Signore,

che ritorna; a mezzanotte, al canto del gallo, o già quando è mattino? Non importa; Lui ritornerà e perciò occorre aspettarlo, stando pronti. Che amore è, un amore che non veglia, che non custodisce, non protegge?

Il discepolo è anche uno che conosce; si tratta di una conoscenza donataci dall’alto, che si realizza nel cuore, cioè nella parte più intima del nostro essere e della nostra personalità, là dove noi prendiamo le nostre decisioni per agire, là dove comprendiamo la realtà, formuliamo i pensieri, vediamo, amiamo. E’ la conoscenza in senso biblico, che nasce da un’esperienza forte, prolungata, intima, nasce da un’unione profonda e dal dono reciproco. Questo avviene tra lo Spirito e il vero discepolo di Gesù. Una conoscenza inarrestabile, sempre in espansione, che ci porta al Cristo, al Padre e ci pone dentro la loro comunione d’amore, eterna, infinita: “Saprete che io sono nel Padre e voi in me e io in voi”. Il discepolo è anche colui che vive, che è in, cioè dentro, in un’unione inscindibile col suo Signore; non rimane alla superficie, a distanza, a intervalli, ma lui è dentro il rapporto d’amore sempre. Ci va lui stesso, torna e ritorna, si lascia attrarre, trattenere. E così realizza la parola del Vangelo: “Chi mi ama, sarà amato dal Padre mio”.

Il discepolo di Gesù, infatti, è un amato, un prediletto, da sempre e per sempre.

Il mondo. 

Il brano ci offre solo poche parole riguardo a questa realtà, che sappiamo molto importante negli scritti giovannei: il mondo non può ricevere lo Spirito, perché non lo vede e non lo conosce. Il mondo è cieco, è immerso nella tenebra, nell’errore: non vede e non conosce, non fa esperienza dell’amore di Dio. Il mondo rimane lontano, si volta indietro, si chiude, se ne va. Il mondo risponde con l’odio all’amore che il Signore nutre per esso: il Padre ha tanto amato il mondo da dare il suo Figlio unigenito. Forse anche noi dobbiamo amare altrettanto il mondo, creatura di Dio; amarlo unendoci all’offerta, al sacrificio di Gesù per esso.

Che sia qui, proprio in questo punto preciso, nell’offerta di Cristo, anche il nostro arrivo, la nostra verità più piena, più luminosa, come figli del Padre, come discepoli, come amanti? E’ qui la conclusione di questa lectio divina, di questo incontro con Cristo, col Padre e con lo Spirito? Forse veramente è così; dovevamo giungere alla pienezza dell’amore, che è osservanza dei comandamenti e di quell’unico comandamento di Gesù: amate, come Io ho amato.

6. Un momento di preghiera: Salmo 22

Nella preghiera gioiosa di questo salmo, mi tuffo nella contemplazione e riassaporo, una per una, le parole che ho ricevuto in dono. Continuo l’incontro col Padre, col Figlio, con lo Spirito. 

Rimango dentro, in quell’unione e comunione che essi mi offrono gratuitamente, solo per amore. Mi preparo, così, a uscire di nuovo verso la comunione e la fraternità, verso il dono di me stesso agli altri; per allargare l’abbraccio vivificante che ho ricevuto.

Rit. Tu sei con me, Signore; non manco di nulla!

Il Signore è il mio pastore: non manco di nulla; su pascoli erbosi mi fa riposare ad acque tranquille mi conduce. 

Mi rinfranca, mi guida per il giusto cammino, per amore del suo nome. 

Se dovessi camminare in una valle oscura, non temerei alcun male, perché tu sei con me. 

Il tuo bastone e il tuo vincastro mi danno sicurezza. 

Davanti a me tu prepari una mensa sotto gli occhi dei miei nemici; cospargi di olio il mio capo. Il mio calice trabocca. 

Felicità e grazia mi saranno compagne tutti i giorni della mia vita, e abiterò nella casa del Signore per lunghissimi anni.

7. Orazione finale

Signore, sono pieno di Te, del tuo amore; trabocco di gioia, di pace profonda. Tu mi hai amato tanto in questo incontro, attraverso la tua Parola. Ti sei donato a me in pienezza; nulla hai lasciato in abbandono di me, della mia persona, della mia storia, di tutta la mia vita. Io sono, o Signore, perché tu ci sei; sei con me, in me. Tu oggi mi hai fatto rinascere dall’alto, mi hai reso nuovo; io conosco, io vedo, io sento in me la tua stessa vita. Questa è vera Pasqua, vero passaggio dalla morte alla vita. Signore, grazie per questo amore indicibile, che mi sommerge, mi supera, eppure mi solleva, mi rialza! 

Lascio qui la mia brocca vuota, inutile, incapace e corro in città, Signore; vado a chiamare i miei amici, coloro che tu ami, per dire loro: Venite anche voi a conoscere l’Amore! 

Signore, un’ultima cosa: che io non ti tradisca. Se l’Amore non è donato, non è condiviso, si allontana, svanisce, si trasforma in malattia, in solitudine. Aiutami, ti prego: fa che io sia amore.

Lectio Divina: lunedì, 15 maggio, 2023

1) Preghiera

Donaci, Padre misericordioso, di rendere presente in ogni momento della vita la fecondità della Pasqua, che si attua nei tuoi misteri.  Per il nostro Signore Gesù Cristo…

2) Lettura dal Vangelo secondo Giovanni 15,26-16,4a

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: “Quando verrà il Consolatore che io vi manderò dal Padre, lo Spirito di verità che procede dal Padre, egli mi renderà testimonianza; e anche voi mi renderete testimonianza, perché siete stati con me fin dal principio. 

Vi ho detto queste cose perché non abbiate a scandalizzarvi. Vi scacceranno dalle sinagoghe; anzi, verrà l’ora in cui chiunque vi ucciderà crederà di rendere culto a Dio. E faranno ciò, perché non hanno conosciuto né il Padre né me. Ma io vi ho detto queste cose perché, quando giungerà la loro ora, ricordiate che ve ne ho parlato”.

3) Riflessione

  • Nei capitoli da 15 a 17 del Vangelo di Giovanni, l’orizzonte si dilata oltre il momento storico della Cena. Gesù prega il Padre “non prego solo per questi, ma anche per quelli che per la loro parola crederanno in me” (Gv 17,20). In questi capitoli, è costante l’allusione all’azione dello Spirito nella vita delle comunità, dopo Pasqua.
  • Giovanni 15,26-27: L’azione dello Spirito Santo nella vita delle comunità. La prima cosa che lo Spirito fa è dare testimonianza di Gesù: “Egli mi renderà testimonianza”. Lo Spirito non è un essere spirituale senza definizione. No! E’ lo Spirito della verità che viene dal Padre, sarà mandato da Gesù stesso e ci introdurrà nella verità piena (Gv 16,13). La verità piena è Gesù stesso: “Io sono la via, la verità e la vita!” (Gv 14,6). Alla fine del primo secolo, c’erano alcuni cristiani così affascinati dall’azione dello Spirito che non guardavano più Gesù. Affermavano che ora, dopo la risurrezione, non era più necessario fissare lo sguardo su Gesù di Nazaret, colui “che venne nella carne”. Si allontanavano da Gesù e rimanevano solo con lo Spirito. Dicevano: “Gesù è anatema!” (1Cor 12,3). Il Vangelo di Giovanni prende posizione e non permette di separare l’azione dello Spirito dalla memoria di Gesù di Nazaret. Lo Spirito Santo non può essere isolato con una grandezza indipendente, separato dal mistero dell’incarnazione.

Lo Spirito Santo è inseparabilmente unito al Padre ed a Gesù. E’ lo Spirito di Gesù che il Padre ci manda, quello stesso Spirito che Gesù ci ha conquistato con la sua morte e risurrezione. E noi, ricevendo questo Spirito nel battesimo, dobbiamo essere il prolungamento di Gesù: “Ed anche voi darete testimonianza!” Non possiamo mai dimenticare che proprio la vigilia della sua morte Gesù ci promette lo Spirito. Nel momento in cui lui si donava per i suoi fratelli. Oggi giorno, il movimento carismatico insiste nell’azione dello Spirito, e fa molto bene. Deve insistere sempre di più, ma deve anche insistere nell’affermare che si tratta dello Spirito di Gesù di Nazaret che, per amore dei poveri e degli emarginati, fu perseguitato, detenuto e condannato a morte e che, proprio per questo, ci ha promesso il suo Spirito in modo che noi dopo la sua morte, continuassimo la sua azione e fossimo per l’umanità la stessa rivelazione dell’amore preferenziale del Padre per i poveri e gli oppressi. 

  • Giovanni 16,1-2: Non aver paura. Il Vangelo avverte che essere fedeli a Gesù ci porterà ad avere difficoltà. I discepoli saranno esclusi dalla sinagoga. Saranno condannati a morte. Con loro succederà la stessa cosa che è accaduta a Gesù. Per questo, alla fine

del primo secolo, c’erano persone che, per evitare la persecuzione, diluivano il messaggio di Gesù trasformandolo in un messaggio gnostico, vago, senza definizione, che non contrastava con l’ideologia dell’impero. A loro si applica ciò che Paolo diceva: “Hanno paura della croce di Cristo” (Gal 6,12). E Giovanni stesso, nella sua lettera, dirà nei loro riguardi: “Poiché molti sono i seduttori che sono apparsi nel mondo, i quali non riconoscono Gesù venuto nella carne. 

Ecco il seduttore e l’anticristo!” (2 Gv 1,7). La stessa preoccupazione appare anche nell’esigenza di Tommaso: “Se non vedo nelle sue mani il segno dei chiodi e non metto il dito nel posto dei chiodi e non metto la mia mano nel suo costato, non crederò.” (Gv 20,25) Il Cristo risorto che ci promise il dono dello Spirito è Gesù di Nazaret che continua ad avere fino ad oggi i segni di tortura e di croce nel suo corpo risorto. 

  • Giovanni 16,3-4: Non sanno quello che fanno. Tutto questo avviene “perché non riconoscono né il Padre né me”. Queste persone non hanno un’immagine corretta di Dio. Hanno un’immagine vaga di Dio, nel cuore e nella testa. Il loro Dio non è il Padre di Gesù Cristo che ci raduna tutti in unità e fraternità. In fondo, è lo stesso motivo che spinse Gesù a dire: “Padre, perdona loro, perché non sanno quello che fanno” (Lc 23,34). Gesù fu condannato dalle autorità religiose perché, secondo la loro idea, lui aveva una falsa immagine di Dio. Nelle parole di Gesù non appare odio né vendetta, ma compassione: sono fratelli ignoranti che non sanno nulla del nostro Padre.

4) Per un confronto personale

  • Il mistero della Trinità è presente nelle affermazioni di Gesù, non come una verità teorica, ma come espressione del cristiano con la missione di Gesù. Come vivo nella mia vita questo mistero centrale della nostra fede?
  • Come vivo l’azione dello Spirito nella mia vita?

5) Preghiera finale

Cantate al Signore un canto nuovo; la sua lode nell’assemblea dei fedeli. 

Gioisca Israele nel suo Creatore, esultino nel loro Re i figli di Sion. (Sal 149)

Lectio Divina: martedì, 16 maggio, 2023 

Tempo di Pasqua 

1) Preghiera

Esulti sempre il tuo popolo, o Padre, per la rinnovata giovinezza dello spirito, e come oggi si allieta per il dono della dignità filiale, così pregusti nella speranza il giorno glorioso della risurrezione.  Per il nostro Signore Gesù Cristo…

2) Lettura dal Vangelo secondo Giovanni 16,5-11

In quel tempo, disse Gesù ai suoi discepoli: “Ora vado da colui che mi ha mandato e nessuno di voi mi domanda: Dove vai? Anzi, perché vi ho detto queste cose, la tristezza ha riempito il vostro cuore. Ora io vi dico la verità: è bene per voi che io me ne vada, perché se non me ne vado, non verrà a voi il Paraclito; ma quando me ne sarò andato, ve lo manderò. E quando sarà venuto, egli convincerà il mondo quanto al peccato, alla giustizia e al giudizio. Quanto al peccato, perché non credono in me; quanto alla giustizia, perché vado al Padre e non mi vedrete più; quanto al giudizio, perché il principe di questo mondo è stato giudicato”.

3) Riflessione

  • Giovanni 16,5-7: Tristezza dei discepoli. Gesù inizia con una domanda retorica a evidenziare la presenza della tristezza, oramai evidente nel cuore dei discepoli per il distacco da Gesù: «Ora però vado da colui che mi ha mandato e nessuno di voi mi domanda: “Dove vai?”». È chiaro che per i discepoli, il distacco dei discepoli dallo stile di vita vissuto con Gesù, comporta sofferenza. E Gesù incalza dicendo: «Anzi, perché vi ho detto questo, la tristezza ha riempito il vostro cuore» (v.6) Così Sant’Agostino spiega tale sentimento di abbandono dei discepoli: «avevano paura al pensiero di perdere la presenza visibile di Cristo… Erano contristati nel loro affetto umano, al pensiero che i loro occhi non si sarebbero più consolati nel vederlo» (Commento al vangelo di Giovanni, XCIV, 4). Gesù cerca di dissipare questa tristezza, dovuta al venir meno della sua presenza, rivelando il fine della sua partenza. Vale a dire che se egli non parte da loro il Paraclito non potrà raggiungerli; se egli muore e quindi ritorna al Padre, lo potrà inviare ai discepoli. La partenza e il distacco da essi è condizione previa per la venuta del Paraclito: «perché se non me ne vado, non verrà a voi il Consolatore…» (v.7).
  • Giovanni 16,8-11: Missione del Paraclito. Gesù prosegue nel descrivere la missione del Paraclito. Il termine «Paraclito» vuol dire «avvocato», vale a dire, sostegno, assistente. Qui il Paraclito viene presentato come l’accusatore in un processo che si svolge davanti a Dio e nel quale l’imputato è il mondo che si è reso colpevole di condannare Gesù: «dimostrerà la colpa del mondo, riguardo al peccato, alla giustizia e al giudizio» (v.8). Il verbo greco elègkein significa che farà un’inchiesta, interrogherà, metterà alla prova: porterà alla luce una realtà, fornirà la prova della colpevolezza. L’oggetto della confutazione è il peccato: egli darà la prova al mondo del peccato che ha commesso nei confronti di Gesù e glielo manifesterà. Di quale peccato si tratta?

Quello dell’incredulità (Gv 5,44ss; 6,36; 8,21.24.26; 10,31ss). Inoltre per il mondo l’aver pensato che Gesù è un peccatore (Gv 9,24; 18,30) è una colpa inescusabile (Gv 15,21ss). In secondo luogo «confuterà» il mondo «riguardo alla giustizia». Sul piano giuridico, la nozione di giustizia più aderente al testo, è quella che comporta una dichiarazione di colpevolezza o di innocenza in un giudizio. Nel nostro contesto è l’unica volta che il termine «giustizia» compare nel vangelo di Giovanni, altrove ricorre quello di «giusto». 

  • In Gv 16,8 la giustizia è legata a quanto Gesù ha affermato di sé, vale a dire, sul perché va al Padre. Tale discorso verte sulla sua glorificazione: Gesù va al Padre, sta per eclissarsi in Lui e quindi i discepoli non riusciranno più a vederlo; sta per affidarsi e immergersi totalmente nella volontà del Padre. La glorificazione di Gesù conferma la sua filiazione divina e l’approvazione del Padre per la missione che Gesù ha compiuto. Quindi lo Spirito dimostrerà la giustizia di Cristo direttamente (Gv 14,26; 15,26) proteggendo i discepoli e la comunità ecclesiale. Il mondo che credeva di aver giudicato Gesù condannandolo, viene condannato dal «principe di questo mondo», perché è il responsabile della sua crocifissione (13,2.27). Gesù, morendo in croce, è stato innalzato (12,31) ed ha trionfato su Satana. Ora lo Spirito testimonierà a tutti il significato della morte di Gesù che coincide con la caduta di Satana (Gv 12,32; 14,30;

16,33).

4) Per un confronto personale

  • Il timore, lo sgomento dei discepoli di perdere Gesù è anche il nostro?
  • Ti lasci condurre dallo Spirito Paraclito che ti dà la certezza dell’errore del mondo e ti aiuta ad aderire a Gesù, e, quindi, ti introduce nella verità di te stesso?

5) Preghiera finale

Ti rendo grazie, Signore, con tutto il cuore: hai ascoltato le parole della mia bocca.  A te voglio cantare davanti agli angeli, mi prostro verso il tuo tempio santo. (Sal 137)

Lectio Divina: mercoledì, 17 maggio, 2023 

Tempo di Pasqua

1) Preghiera 

O Dio, che ci chiami a celebrare nella fede la risurrezione del tuo Figlio, fa’ che possiamo rallegrarci con lui insieme ai tuoi santi nel giorno della sua venuta.  Egli è Dio, e vive e regna con te…

2) Lettura dal Vangelo secondo Giovanni 16,12-15

In quel tempo, disse Gesù ai suoi discepoli: “Molte cose ho ancora da dirvi, ma per il momento non siete capaci di portarne il peso. Quando però verrà lo Spirito di verità, egli vi guiderà alla verità tutta intera, perché non parlerà da sé, ma dirà tutto ciò che avrà udito e vi annunzierà le cose future. Egli mi glorificherà, perché prenderà del mio e ve l’annunzierà. Tutto quello che il Padre possiede è mio; per questo ho detto che prenderà del mio e ve l’annunzierà”.

3) Riflessione

  • In queste settimane del tempo pasquale, i vangeli di ogni giorno sono quasi sempre tratti dai capitoli dal 12 al 17 di Giovanni. Ciò rivela qualcosa riguardo all’origine e al destino di questi capitoli. Rispecchiano non solo ciò che avvenne prima della passione e della morte di Gesù, ma anche e soprattutto il vissuto della fede delle prime comunità dopo la risurrezione. Rispecchiano la fede pasquale che le animava.
  • Giovanni 16,12: Ancora ho molte cose da dire. Il vangelo di oggi comincia con questa frase: “Molte cose ho ancora da dirvi, ma per il momento non siete capaci di portarne il peso”. In queste parole di Gesù appaiono due cose. Il clima d’addio che marcava l’ultima cena, e la preoccupazione di Gesù, il fratello maggiore, con i suoi fratelli minori che tra breve rimarranno senza la sua presenza. Il tempo che rimaneva era poco. Tra breve Gesù sarà preso. L’opera iniziata era incompleta. I discepoli erano appena all’inizio dell’apprendistato. Tre anni sono molto pochi per cambiare vita e per cominciare a vivere e a pensare ad una nuova immagine di Dio. La formazione non era terminata. Mancava molto, e Gesù aveva ancora molte cose da insegnare e trasmettere. Ma lui conosce i suoi discepoli. Non sono tra i più intelligenti. Non sopporterebbero di conoscere già tutte le conseguenze e le implicazioni del discepolato. Rimarrebbero scoraggiati. Non sarebbero capaci di sopportarlo.
  • Giovanni 16,13-15: Lo Spirito Santo darà il suo aiuto. “Quando però verrà lo Spirito di verità, egli vi guiderà alla verità tutta intera, perché non parlerà da sé, ma dirà tutto ciò che avrà udito e vi annunzierà le cose future. Egli mi glorificherà, perché prenderà del mio e ve l’annunzierà.” Questa affermazione di Gesù rispecchia l’esperienza delle prime comunità. Nella misura in cui cercavano di imitare Gesù, cercando di interpretare ed applicare la sua Parola alle varie circostanze della loro vita, sperimentavano la presenza e la luce dello Spirito. E questo avviene fino ad oggi nelle comunità che cercano di incarnare la parola di Gesù nelle loro vite. La radice di questa esperienza sono le parole di Gesù: “Tutto quello che il Padre possiede è mio; per questo ho detto che prenderà del mio e ve l’annunzierà”.
  • L’azione dello Spirito Santo nel Vangelo di Giovanni. Giovanni usa molte immagini e simboli per dimostrare l’azione dello Spirito Santo. Come nella creazione (Gen 1,1), così lo Spirito scese su Gesù “sotto forma di colomba, venuta dal cielo” (Gv 1,32). E’ l’inizio della nuova creazione! Gesù parla le parole di Dio e ci comunica lo Spirito, senza misura (Gv 3,34). Le sue parole sono Spirito e Vita (Gv 6,63). Quando Gesù dà il suo addio, disse che avrebbe mandato un altro consolatore, un altro difensore, che rimaneva con noi. E’ lo Spirito Santo (Gv 14,16-17). Per la sua passione, morte e risurrezione, Gesù conquistò il dono dello Spirito per noi. Per il battesimo tutti noi riceviamo questo stesso Spirito di Gesù (Gv 1,33). Quando apparvero gli apostoli, soffiò su di loro e disse: “Ricevete lo Spirito Santo!” (Gv 20,22). Lo Spirito è come l’acqua che sgorga dal di dentro delle persone che credono in Gesù (Gv 7,37-39; 4,14).
  • Il primo effetto dell’azione dello Spirito in noi è la riconciliazione: “A chi rimetterete i peccati saranno rimessi e a chi non li rimetterete, resteranno non rimessi” (Gv 20,23). Lo Spirito che Gesù ci comunica ha un’azione multipla: consola e protegge (Gv 14,16), comunica la verità (Gv 14,17; 16,13), fa ricordare ciò che Gesù insegnò (Gv 14,26); darà testimonianza di Gesù (Gv 15,26); manifesta la gloria di Gesù (Gv 16,14); convincerà il mondo riguardo al peccato, alla giustizia (Gv 16,8). Lo Spirito ci viene dato per poter capire il significato pieno delle parole di Gesù (Gv 14,26; 16,12-13). Animati dallo Spirito di Gesù possiamo adorare Dio in qualsiasi luogo (Gv 4,23-24). Qui si realizza la libertà dello Spirito di cui parla San Paolo: “Dove c’è lo Spirito del Signore, lì c’è libertà” (2Cor 3,17).

4) Per un confronto personale

  • Come vivo la mia adesione a Gesù: solo o in comunità?
  • La mia partecipazione alla comunità mi ha portato qualche volta a sperimentare la luce e la forza dello Spirito Santo?

5) Preghiera finale

Solo il nome del Signore è sublime, la sua gloria risplende sulla terra e nei cieli.  Egli ha sollevato la potenza del suo popolo. 

È canto di lode per tutti i suoi fedeli. (Sal 148)

Lectio Divina: giovedì, 18 maggio, 2023 

Tempo di Pasqua

1) Preghiera

O Dio, nostro Padre, che ci hai reso partecipi dei doni della salvezza, fa’ che professiamo con la fede e testimoniamo con le opere la gioia della risurrezione.  Per il nostro Signore Gesù Cristo…

2) Lettura dal Vangelo secondo Giovanni 16,16-20

In quel tempo, disse Gesù ai suoi discepoli: “Ancora un poco e non mi vedrete; un po’ ancora e mi vedrete”. Dissero allora alcuni dei suoi discepoli tra loro: “Che cos’è questo che ci dice: Ancora un poco e non mi vedrete, e un po’ ancora e mi vedrete, e questo:

Perché vado al Padre?”. Dicevano perciò: “Che cos’è mai questo ‘‘un poco’’ di cui parla?

Non comprendiamo quello che vuol dire”. 

Gesù capì che volevano interrogarlo e disse loro: “Andate indagando tra voi perché ho detto: Ancora un poco e non mi vedrete e un po’ ancora e mi vedrete? In verità, in verità vi dico: voi piangerete e vi rattristerete, ma il mondo si rallegrerà. Voi sarete afflitti, ma la vostra afflizione si cambierà in gioia”.

3) Riflessione

  • Giovanni 16,16: Assenza e presenza. Gesù dice un «poco» (un mikròn), vale a dire, un tempo brevissimo, forse un «attimo». Al di là delle molteplici sfumature si vuole sottolineare l’esiguità del tempo. Se molto breve è stato il tempo che Gesù ha trascorso in mezzo ai suoi come verbo incarnato cos’ altrettanto, breve sarà il tempo che intercorrerà tra la sua partenza e il suo ritorno. Non ci sarà mutamento nella situazione interiore dei suoi discepoli perché la relazione con Gesù non cambia: è di vicinanza permanente. Quindi la visione di Gesù non subirà interruzione ma sarà caratterizzata dalla comunione di vita con lui (Gv 14,19). Interessante è l’uso reiterato del verbo «vedere» nel v.16: «Un poco e non mi vedrete più, un poco ancora e mi vedrete». L’espressione «un poco e non mi vedrete più» richiama la modalità con cui i discepoli vedono nel Gesù storico il Figlio di Dio; l’altra espressione «un poco ancora e mi vedrete» rimanda all’esperienza del Cristo risorto. Gesù sembra voler dire ai discepoli che ancora per brevissimo tempo saranno nella condizione di vederlo, riconoscerlo nella sua carne visibile, ma, poi, lo vedranno con una visione diversa in quanto si mostrerà a loro trasformato, trasfigurato.
  • Giovanni 16,17-19: L’incomprensione dei discepoli. Intanto alcuni discepoli non riescono a comprendere cosa significhi questa sua assenza, vale a dire, la sua andata dal Padre. Provano un certo sconcerto di fronte alle parole di Gesù e lo esprimono con quattro interrogativi, tutti accomunati da una stessa espressione: «che significa questo che ci dice?». Altre volte il lettore ha ascoltato gli interrogativi di Pietro, di Filippo, Tommaso, Giuda non l’Iscariota, ora quelli dei discepoli che chiedono delle spiegazioni. I discepoli non riescono a comprendere di cosa parli. I discepoli non hanno compreso come Gesù possa essere rivisto da loro se va al Padre (vv.16-19). Ma l’interrogativo sembra concentrarsi su quel «poco» che per il lettore sembra essere un tempo lunghissimo che non termina mai, soprattutto quando si è nell’angoscia e nella tristezza. Di fatti il tempo della tristezza non passa. Una risposta da parte di Gesù è attesa ma l’evangelista la fa precedere da una ripresa della domanda: «State indagando tra voi perché: “Un poco e non mi vedrete: un poco ancora e mi vedrete?».

(v.19). 

  • Giovanni 16,20: La risposta di Gesù. Di fatto Gesù non risponde alla domanda che gli rivolgono: «che cosa significa quel entro breve tempo?», ma li invita alla fiducia. È vero che i discepoli saranno provati, soffriranno molto, saranno soli in una situazione ostile, abbandonati a un mondo che gioisce della morte di Gesù, ma, assicura che la loro tristezza si cambierà in gioia. Alla tristezza è contrapposta un tempo in cui tutto sarà capovolto. Quell’inciso avversativo «ma la vostra tristezza si trasformerà in gioia», sottolinea tale cambiamento di prospettiva. Per il lettore è evidente che l’espressione «un poco», «entro breve tempo» corrisponde a quell’attimo o momento in cui la situazione viene rovesciata, ma fino a quell’istante tutto sa di tristezza e di prova. In definitiva i discepoli ricevono da Gesù una promessa di felicità, di gioia; in virtù di quell’attimo che capovolge la situazione difficile in cui «i suoi», la comunità ecclesiale sono sottoposti, essi entreranno in una realtà di mondo illuminata dalla resurrezione.

4) Per un confronto personale

  • Sono convinto che il momento della prova passerà ed Egli tornerà a stare con me?
  • «Voi sarete afflitti, ma la vostra tristezza si trasformerà in gioia». Queste parole di Gesù quale effetto hanno nella tua vicenda umana? Come vivi i tuoi momenti di tristezza e di angoscia?

5) Preghiera finale

Tutti i confini della terra hanno veduto la salvezza del nostro Dio. 

Acclami al Signore tutta la terra, gridate, esultate con canti di gioia. (Sal 97)

Lectio Divina: venerdì, 19 maggio, 2023 

Tempo di Pasqua

1) Preghiera 

Si compia in ogni luogo, Signore, con la predicazione del Vangelo, la salvezza acquistata dal sacrificio del Cristo, e la moltitudine dei tuoi figli adottivi ottenga da lui, parola di verità, la vita nuova promessa a tutti gli uomini.  Per il nostro Signore Gesù Cristo…

2) Lettura dal Vangelo secondo Giovanni 16,20-23a

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: “In verità, in verità vi dico: voi piangerete e vi rattristerete, ma il mondo si rallegrerà. Voi sarete afflitti, ma la vostra afflizione si cambierà in gioia. 

La donna, quando partorisce, è afflitta, perché è giunta la sua ora; ma quando ha dato alla luce il bambino, non si ricorda più dell’afflizione per la gioia che è venuto al mondo un uomo. Così anche voi, ora, siete nella tristezza; ma vi vedrò di nuovo e il vostro cuore si rallegrerà e nessuno vi potrà togliere la vostra gioia”.

3) Riflessione 

  • In questi giorni tra l’Ascensione e Pentecoste, i vangeli del giorno sono tratti dai capitoli 16 a 21 del vangelo di san Giovanni, e fanno parte del vangelo chiamato “Libro della Consolazione o della Rivelazione operante nella Comunità” (Gv 13,1 a 21,31).

Questo Libro è diviso come segue: l’addio agli amici (Gv 13,1 a 14,31); testamento di Gesù e preghiera al Padre (Gv 15,1 a 17,28); l’opera consumata (Gv 18,1 a 20,31). L’ambiente è di tristezza e di aspettativa. Tristezza, perché Gesù stava salutando e la nostalgia invade il cuore. Aspettativa, perché sta giungendo l’ora di ricevere il dono promesso, il Consolatore, che fará scomparire la tristezza e porterà di nuovo la gioia della presenza amica di Gesù in mezzo alla comunità. 

  • Giovanni 16,20: La tristezza si trasformerà in gioia. Gesù dice: “In verità, in verità vi dico: voi piangerete e vi rattristerete, ma il mondo si rallegrerà. Voi sarete afflitti, ma la vostra afflizione si cambierà in gioia”. L’allusione frequente alla tristezza ed alla sofferenza esprime l’ambiente delle comunità della fine del primo secolo in Asia Minore (oggi Turchia), per le quali Giovanni scrive il suo vangelo. Loro vivevano una situazione difficile di persecuzione e di oppressione che causava tristezza. Gli apostoli avevano insegnato che Gesù sarebbe tornato dopo, ma la parusia, il ritorno glorioso di Gesù, non giungeva e la persecuzione aumentava.

Molti erano impazienti: “Fino a quando?” (cf 2Tess 2,1-5; 2Pd 3,8-9). Inoltre, una persona sopporta una situazione di sofferenza e di persecuzione quando sa che la sofferenza è il cammino e la condizione per la gioia perfetta. E così, pur avendo la morte dinanzi agli occhi, sopporta ed affronta il dolore. Per questo il vangelo fa questo paragone così bello con i dolori del parto. 

  • Giovanni 16,21: Il paragone con i dolori del parto. Tutti capiscono questo paragone, sopratutto le madri: “La donna, quando partorisce, è afflitta, perché è giunta la sua ora; ma quando ha dato alla luce il bambino, non si ricorda più dell’afflizione per la gioia che è venuto al mondo un uomo”. Il dolore e la tristezza causati dalla persecuzione, anche senza offrire nessun orizzonte di miglioramento, non sono stertori di morte, ma dolori di parto. Le madri sanno tutto questo per esperienza. Il dolore è terribile, ma loro sopportano, perché sanno che il dolore è fonte di vita nuova. Così è il dolore della persecuzione dei cristiani, e così può e deve essere vissuto qualsiasi dolore, cioè alla luce dell’esperienza della morte e risurrezione di Gesù.
  • Giovanni 16,22-23a: La gioia eterna. Gesù spiega il paragone: “Così anche voi, ora, siete nella tristezza; ma vi vedrò di nuovo e il vostro cuore si rallegrerà e nessuno vi potrà togliere la vostra gioia”. Quel giorno, non mi farete più domande. Ecco la certezza che dà coraggio alle comunità stanche e perseguitate dell’Asia Minore e che fa esultare di gioia in mezzo ai dolori.

Come dice il poeta: “Fa male, ma io canto!” O come dice il mistico san Giovanni della Croce: “In una notte scura, con ansie di amore tutta infiammata, o felice ventura, uscii né fui notata, stando la mia casa addormentata!” L’espressione In quel giorno indica l’avvento definitivo del Regno che porta con sé la sua chiarezza. Alla luce di Dio, non ci sarà più bisogno di chiedere nulla. La luce di Dio è la risposta piena e totale a tutte le domande che potrebbero nascere dal di dentro del cuore umano.

4) Per un confronto personale

  • Tristezza e gioia. Esistono insieme nella vita. Come avviene ciò nella tua vita?
  • Dolori del parto. Questa esperienza si trova all’origine della vita di ognuno di noi. Mia madre sopportò il dolore con speranza, e per questo sono vivo/a. Fermati e pensa a questo mistero della vita.

5) Preghiera finale

Applaudite, popoli tutti, acclamate Dio con voci di gioia; perché terribile è il Signore, l’Altissimo, re grande su tutta la terra. (Sal 46)

Lectio Divina: sabato, 20 maggio, 2023 

Tempo di Pasqua

1) Preghiera

O Dio, nostro Padre, disponi sempre al bene i nostri cuori, perché, nel continuo desiderio di elevarci a te, possiamo vivere pienamente il mistero pasquale.  Per il nostro Signore Gesù Cristo… 

2) Lettura dal Vangelo secondo Giovanni 16,23b-28 

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: “In verità, in verità vi dico: se chiederete qualche cosa al Padre nel mio nome, egli ve la darà. Finora non avete chiesto nulla nel mio nome. Chiedete e otterrete, perché la vostra gioia sia piena. 

Queste cose vi ho dette in similitudini; ma verrà l’ora in cui non vi parlerò più in similitudini, ma apertamente vi parlerò del Padre. In quel giorno chiederete nel mio nome e io non vi dico che pregherò il Padre per voi: il Padre stesso vi ama, poiché voi mi avete amato, e avete creduto che io sono venuto da Dio. Sono uscito dal Padre e sono venuto nel mondo; ora lascio di nuovo il mondo, e vado al Padre”.

3) Riflessione

  • Giovanni 16,23b: I discepoli hanno pieno accesso al Padre. È l’assicurazione che Gesù rivolge ai suoi discepoli: possono accedere alla paternità di Dio in unione con Lui. La mediazione di Gesù porta i discepoli fino al Padre. È evidente che il ruolo di Gesù non è quello di sostituirsi ai «suoi»: non li assume mediante una funzione d’intercessione, ma li unisce a sé, e in comunione con Lui essi si presentano i loro bisogni e necessità. I discepoli hanno la certezza che Gesù dispone della ricchezza del Padre: «In verità, in verità vi dico: se chiederete qualcosa al Padre nel mio nome, egli ve la darà» (v.23b). In tale modalità, vale a dire, in unione con Lui, la richiesta diventa efficace. L’oggetto di qualunque domanda al Padre dev’essere sempre collegato a Gesù, vale a dire, al suo amore e al suo impegno di dare la vita per l’uomo (Gv 10,10). La preghiera rivolta al Padre nel nome di Gesù, in unione a Lui (Gv 14,13; 16,23), è esaudita.

Finora i discepoli non hanno chiesto nulla nel nome di Gesù, ma lo potranno fare dopo la sua glorificazione (Gv 14,13s) quando riceveranno lo Spirito che li illuminerà pienamente sulla sua identità (Gv 4,22ss) e creerà l’unione con Lui. I suoi potranno chiedere e ricevere in pienezza di gioia quando passeranno dalla visione sensibile di Lui a quella della fede. 

  • Giovanni 16,24-25: In Gesù il contatto diretto col Padre. I credenti vengono assunti nel rapporto tra il Figlio e il Padre. In Gv 16,26 Gesù ritorna sul legame prodotto dallo Spirito e che permetterà ai suoi di presentare ogni richiesta al Padre in unione con Lui. Ciò avverrà «in quel giorno». Cosa vuol dire «quel giorno chiederete?». È il giorno in cui verrà dai suoi e comunicherà loro lo Spirito (Gv 20,19.22). È allora che i discepoli, conoscendo il rapporto tra Gesù e il Padre sapranno di essere esauditi. Non occorrerà che Gesù s’interponga fra il Padre e i discepoli per chiedere in loro favorire, non perché è finita la sua mediazione, ma essi avendo creduto nell’incarnazione del Verbo, ed essendo strettamente uniti a Cristo, saranno amati dal Padre come egli ama il Figlio (Gv 17,23.26). In Gesù i discepoli sperimentano il contatto diretto col Padre.
  • Giovanni 16,26-27: La preghiera al Padre. Il pregare consiste, allora, nell’andare al Padre attraverso Gesù; rivolgersi al Padre nel nome di Gesù. Un’attenzione particolare merita l’espressione di Gesù al v.26-27: «e non vi dico che pregherà il Padre per voi: il Padre stesso, infatti, vi ama». L’amore del Padre per i discepoli si fonda sull’adesione dei «suoi» a Gesù sulla fede nella sua provenienza, vale a dire, il riconoscimento di Gesù come dono del Padre.

Dopo aver assimilato a sé i discepoli Gesù sembra ritirarsi dalla sua condizione di mediatore ma in realtà permette che solo il Padre ci prenda e ci afferri: «Chiedete ed otterrete perché la vostra gioia sia piena» (v.24). Inseriti nel rapporto col Padre mediante l’unione in Lui, la nostra gioia è piena e la preghiera è perfetta. Dio offre sempre il suo amore al mondo intero, ma tale amore acquista il senso di reciprocità solo se l’uomo risponde. L’amore è incompleto se non diventa reciproco: finché l’uomo non lo accetta rimane in sospensione. Tuttavia i discepoli lo accettano nel momento in cui amano Gesù e così rendono operativo l’amore del Padre. La preghiera è questo rapporto d’amore. In fondo la storia di ciascuno di noi s’identifica con la storia della sua preghiera, anche quei momenti che non sembrano tali: l’ansia è già preghiera e così la ricerca, l’angoscia…

4) Per un confronto personale

  • La mia preghiera personale e comunitaria avviene in uno stato di quiete, di pace e di grande tranquillità?
  • Quale impegno dedico a crescere nell’amicizia con Gesù? Sei convinto di giungere a una reale identità attraverso la comunione con Lui e nell’amore del prossimo?

5) Preghiera finale

Dio è re di tutta la terra.  Cantate inni con arte. 

Dio regna sui popoli, 

Dio siede sul suo trono santo. (Sal 46)

Lectio Divina: domenica, 21 maggio, 2023 

Andate in tutto il mondo 

Missione universale 

Matteo 28,16-20

1. Orazione iniziale

Signore Gesù, invia il tuo Spirito, affinché ci aiuti a leggere la Scrittura con lo stesso sguardo, con cui Tu la leggesti ai discepoli sulla strada di Emmaus. Con la luce della Parola, scritta nella Bibbia, Tu gli aiutasti a scoprire la presenza di Dio negli avvenimenti sconvolgenti della tua condanna e morte. Così, la croce che sembrava essere la fine di ogni speranza, è apparsa loro come sorgente di vita e di risurrezione. 

Crea in noi il silenzio per ascoltare la tua voce nella Creazione e nella Scrittura, negli avvenimenti e nelle persone, soprattutto nei poveri e nei sofferenti. La tua parola ci orienti affinché anche noi, come i due discepoli di Emmaus, possiamo sperimentare la forza della tua risurrezione e testimoniare agli altri che Tu sei vivo in mezzo a noi come fonte di fraternità, di giustizia e di pace. Questo lo chiediamo a Te, Gesù, figlio di Maria, che ci hai rivelato il Padre ed inviato il tuo Spirito. Amen.

2. Lettura

  1. Una chiave di lettura:

Il testo riporta le ultime parole di Gesù nel Vangelo di Matteo. E’ come se fosse un testamento, la sua ultima volontà per le comunità, ciò che più lo preoccupava. Nel corso della lettura, cerchiamo di prestare attenzione a ciò che segue: “Su cosa Gesù insiste di più nelle sue ultime parole?”

  1. Una divisione del testo per aiutare la lettura:

Mt 28,16: Indicazione geografica: ritornare in Galilea 

Mt 28,17: Apparizione di Gesù e reazione dei discepoli 

Mt 28,18-20a: Gli ultimi ordini di Gesù 

Mt 28,20b: La grande promessa, fonte di tutta la speranza.

  1. Un momento di silenzio orante

perché la Parola di Dio possa entrare in noi ed illuminare la nostra vita.

4. Alcune domande 

per aiutarci nella meditazione e nell’orazione. 

  1. Qual è il punto che ti ha colpito di più e che ha toccato il tuo cuore?
  2. Quali sono le informazioni cronologiche e geografiche di questo testo?
  3. Qual è l’atteggiamento dei discepoli? Qual’è il contenuto delle parole di Gesù ai discepoli?
  4. In cosa consiste “ogni potere in cielo e in terra” che è stato dato a Gesù?
  5. Cosa significa “diventare discepola-discepolo” di Gesù?
  6. In questo contesto, qual’è il significato del battesimo “nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo?”
  7. Qual’è l’evocazione dell’AT che traspare nella promessa “Io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo?”

5. Una chiave di lettura 

per quelli che vogliono approfondire di più l’argomento. 

  1. Il contesto del Vangelo di Matteo:
    • Il vangelo di Matteo, scritto intorno all’anno 85 si dirige ad una comunità di giudei convertiti che vivevano in Siria-Palestina. Stavano attraversando una profonda crisi d’identità, riguardo al loro passato. Dopo aver accettato Gesù come il Messia atteso, avevano continuato a frequentare la sinagoga e ad osservare la legge e le antiche tradizioni. Avevano inoltre una certa affinità con i farisei, e dopo la rivolta dei giudei di Palestina contro Roma (65 a 72), loro ed i farisei erano i due unici gruppi giudaici sopravvissuti alla repressione romana.
    • A partire dagli anni 80, questi fratelli giudei, farisei e cristiani, unici sopravvissuti, iniziarono a litigare tra loro per il possesso dell’eredità delle promesse dell’AT. Tutti pretendevano di essere gli eredi. A poco a poco, crebbe la tensione tra di loro, e cominciarono a scomunicarsi mutuamente. I cristiani non potevano più frequentare la sinagoga e rimasero tagliati fuori dal loro passato. Ogni gruppo iniziò ad organizzarsi a modo suo: i farisei nella sinagoga; i cristiani nella chiesa. Ciò aggravò il problema dell’identità delle comunità dei giudei cristiani, poiché sollevava domande molto serie che avevano bisogno di una risposta urgente: “L’eredità delle promesse dell’AT di chi è: della sinagoga o della chiesa? Con chi sta Dio? Chi è veramente il popolo di Dio?”
    • Ora, Matteo scrive il suo vangelo per aiutare queste comunità a superare la crisi e a trovare una risposta ai loro problemi. Il suo vangelo è, prima di tutto, un Vangelo di rivelazione che indica come Gesù sia il vero Messia, il nuovo Mosè, in cui culmina tutta la storia dell’AT con le sue promesse. E’ anche il Vangelo della consolazione per coloro che si sentivano esclusi e perseguitati dai fratelli giudei. Matteo vuole consolarli ed aiutarli a superare il trauma della rottura. E’ il Vangelo della nuova pratica, poiché indica il cammino per il quale giungere ad una nuova giustizia, maggiore di quella dei farisei. E’ il Vangelo dell’apertura, ed indica che la Buona Novella di Dio che Gesù ci porta non può essere nascosta, ma deve essere messa sul candelabro, affinché illumini la vita di tutti i popoli.
  2. Commento del testo di Matteo 28,16-20:

* Matteo 28,16: Tornando verso Galilea: Fu in Galilea dove tutto ebbe inizio (Mt 4,12). Fu lì che i discepoli udirono la prima chiamata (Mt 4,15) e lì Gesù promise di riunirli, di nuovo, dopo la risurrezione (Mt 26,31). In Luca, Gesù proibisce di uscire da Gerusalemme (At 1,4). 

In Matteo, l’ordine è di uscire da Gerusalemme e di ritornare in Galilea (Mt 28,7.10). Ogni evangelista ha il suo modo particolare di presentare la persona di Gesù ed il suo progetto. Per Luca, dopo la risurrezione di Gesù, l’annuncio della Buona Novella deve iniziare a Gerusalemme per raggiungere i confini della terra (At 1,8). Per Matteo, l’annuncio inizia nella Galilea dei pagani (Mt 4,15) per prefigurare, così, il passaggio dai giudei verso i pagani.

I discepoli dovevano andare verso la montagna che Gesù aveva loro mostrato. La montagna evoca il Monte Sinai, dove si era conclusa la prima Alleanza e dove Mosè ricevette le tavole della Legge di Dio (Es 19 a 24; 34,1-35). Evoca la montagna di Dio, dove il profeta Elia si ritirò per ritrovare il senso della sua missione (1Rs 19,1-18). Evoca inoltre la montagna della Trasfigurazione, dove Mosè ed Elia, cioè, la Legge e i Profeti, appaiono assieme a Gesù, confermando così che lui è il Messia promesso (Mt 17,1-8). 

  • Matteo 28,17: Alcuni dubitavano: I primi cristiani ebbero molta difficoltà a credere nella Risurrezione. Gli evangelisti insistono nel dire che dubitarono molto e furono increduli nei riguardi della Risurrezione di Gesù (Mc 16,11.13.14; Lc 24,11.21.25.36.41; Gv 20,25). La fede nella risurrezione fu un processo lento e difficile, ma finì per imporsi come la più grande certezza dei cristiani (1Cor 15,3-34).
  • Matteo 28,18: Mi è stato dato ogni potere in cielo e in terra: La forma passiva del verbo indica che Gesù ricevette la sua autorità dal Padre. In cosa consiste questa autorità? Nell’Apocalisse, l’Agnello (Gesù risorto) ricevette dalla mano di Dio il libro con i sette sigilli (Ap 5,7) e divenne il Signore della storia, colui che deve assumere l’esecuzione del progetto di Dio, descritto nel libro sigillato, e come tale è adorato da tutte le creature (Ap 5,11-14). Con la sua autorità e con il suo potere vince il Dragone, il potere del male (Ap 12,1-9), e cattura la Bestia ed il falso profeta, simboli dell’impero romano (Ap 19,20). Nel Credo della Messa diciamo che Gesù salì al cielo e si sedette alla destra di Dio Padre, divenendo csì il Giudice dei vivi e dei morti.
  • Matteo 28,19-20a: Le ultime parole di Gesù: tre ordini ai discepoli: Rivestito della suprema autorità, Gesù trasmette tre ordini ai discepoli e a tutti noi:
  • Andate dunque e fate discepoli da tutte le nazioni;
  • battezzandole nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo; (iii) insegnando loro ad osservare tutto ciò che vi ho comandato.
  1. i) Andate dunque e fate discepoli da tutte le nazioni: Essere discepolo non è lo stesso che essere alunno. Un discepolo si relaziona con il maestro. Un alunno si relaziona con il professore. Il discepolo vive insieme al maestro 24 ore al giorno; l’alunno riceve lezioni dal professore, alcune ore, e ritorna a casa sua. Il discepolato suppone comunità. Essere alunno suppone trovarsi in una aula per le lezioni. In quel tempo, il discepolato veniva indicato con l’espressione Seguire il maestro. Nella Regola del Carmelitano si dice: Vivere in ossequio a Gesù Cristo. Per i primi cristiani, Seguire Gesù significava tre cose tra loro connesse:
  • Imitare l’esempio del Maestro: Gesù era il modello da imitare e da ricreare nella vita del discepolo e della discepola (Gv 13,13-15). La convivenza giornaliera permetteva un confronto costante. In questa Scuola di Gesù si insegnava un’unica materia: il Regno! E questo Regno si riconosceva nella vita e nella pratica di Gesù.
  • Partecipare al destino del Maestro: Chi seguiva Gesù, doveva impegnarsi come lui a “stare con lui nelle tentazioni” (Lc 22,28), ed anche nella persecuzione (Gv 15,20; Mt 10,24-25).Doveva essere disposto a prendere la croce e a morire con lui (Mc 8,34-35;

Gv 11,16). 

  • Possedere in sé la vita di Gesù: Dopo la Pasqua, si aggiunse una terza dimensione: “Vivo, ma non sono io che vivo, bensì Cristo che vive in me” (Gl 2,20). I primi cristiani cercarono di identificarsi con Gesù. Si tratta della dimensione mistica della sequela di Gesù, frutto dell’azione dello Spirito.
  1. ii) Battezzandole nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo: La Trinità è la fonte, il destino ed il cammino. Colui che è battezzato nel nome del Padre che ci fu rivelato da Gesù, si impegna a vivere come un fratello nella fraternità. E se Dio è Padre, noi siamo tutti fratelli e sorelle tra di noi. Colui che è battezzato nel nome del Figlio che è Gesù, si impegna ad imitare Gesù e a seguirlo fino alla croce per poter risuscitare con lui. Ed il potere che Gesù ricevette dal Padre è un potere creatore che vince la morte. Colui che è battezzato nel nome dello Spirito Santo che ci fu dato da Gesù nel giorno di Pentecoste, si impegna ad interiorizzare la fraternità e la sequela di Gesù, lasciandosi condurre dallo Spirito che è vivo nella comunità. iii) Insegnando loro ad osservare tutto ciò che vi ho comandato: Per noi cristiani Gesù è la Nuova Legge di Dio, proclamata dall’alto della montagna. Gesù è scelto dal Padre come il nuovo Mosè, la cui parola è per noi legge: “Ascoltatelo” (Mt 17,15). Lo Spirito da lui mandato ci ricorderà tutto ciò che egli ci ha insegnato (Gv 14,26; 16,13). L’osservanza della nuova Legge dell’amore viene equilibrata dalla gratuità della presenza di Gesù in mezzo a noi, fino alla fine dei tempi.

* Matteo 28,20b: Sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo: 

Quando Mosè fu inviato a liberare il popolo d’Egitto, ricevette da Dio una certezza, l’unica certezza che offre garanzia totale: “Va, io sarò con te!” (Es 3,12). E questa stessa certezza venne data ai profeti e ad altre persone inviate da Dio per svolgere una missione importante nel progetto di Dio (Gr 1,8; Gdc 6,16). Maria ricevette la stessa certezza quando l’angelo le disse: “Il Signore è con te” (Lc 1,28). Gesù, in persona, è l’espressione viva di questa certezza, perché il suo nome è Emmanuele, Dio con noi (Mt 1,23). Lui sarà con i suoi discepoli, con tutti noi, fino alla fine dei tempi. Qui appare l’autorità di Gesù. Lui controlla il tempo e la storia. Lui è il primo e l’ultimo (Ap 1,17). Prima del primo non esisteva nulla e dopo l’ultimo non viene nulla. Questa certezza dà sostegno alle persone, alimenta la loro fede, sostiene la speranza e genera amore e dono di sé.

  1. c) Illuminando le parole di Gesù: La missione universale delle comunità:

Abramo fu chiamato ad essere fonte di benedizione non solo per i suoi propri discendenti, ma per tutte le famiglie della terra (Gn 12,3). Il popolo della schiavitù fu chiamato non solo a restaurare le tribù di Giacobbe, ma anche ad essere luce delle nazioni (Is 49,6; 42,6). Il profeta Amos disse che Dio non solo liberò Israele dall’Egitto, ma anche i filistei da Kaftor e gli aramei da Quir (Am 9,7). Dio, quindi, si occupa e preoccupa sia degli israeliti che dei filistei e degli aramei che erano i maggiori nemici del popolo d’Israele! Il profeta Elia pensava di essere l’unico difensore di Dio (Rs 19,10.14), ma dovette sentirsi dire che, oltre a lui, ce n’erano altri sette mila! (1 Re 18,18). Il profeta Giona voleva che Jahvé fosse Dio solo d’Israele, ma dovette riconoscere che lui è il Dio di tutti i popoli, anche degli abitanti di Ninive, i più acerrimi nemici di Israele (Gv 4,1-11). Nel Nuovo Testamento, il discepolo Giovanni voleva Gesù solo per il gruppetto, per la comunità, ma Gesù lo corresse e disse: Chi non è contro di noi, è per noi! (Mc 9,38-40). Alla fine del primo secolo dopo Cristo, le difficoltà e le persecuzioni avrebbero potuto spingere le Comunità cristiane a perdere lo slancio missionario e a chiudersi in se stesse, come se fossero le uniche a difendere i valori del Regno. Ma il vangelo di Matteo, fedele a questa lunga tradizione di apertura verso tutti i popoli, fa sapere che le comunità non possono chiudersi in se stesse. Non possono volere per sé il monopolio dell’azione di Dio nel mondo. Dio non è proprietà delle comunità, le comunità sono proprietà di Jahvé (Es 19,5). Nel mezzo dell’umanità che lotta e resiste contro l’oppressione, le comunità devono essere sale e lievito (Mt 5,13; 13,33). Devono far risuonare nel mondo intero, tra tutte le nazioni, la Buona Novella che Gesù ci ha portato: Dio è presente in mezzo a noi, quello stesso Dio che, dall’esodo, sì impegna a liberare coloro che gridano verso di lui! (Es 3,7-12) E’ questa la sua missione. Se questo sale perdesse il suo sapore, a cos’altro potrà servire? “Non serve né per la terra né per il concime!” (Lc 14,35).

6. Salmo 150

Lode universale 

Alleluia! 

Lodate il Signore nel suo santuario, Lodatelo nel firmamento della sua potenza. 

Lodatelo per i suoi prodigi, Lodatelo per la sua immensa grandezza.

Lodatelo con squilli di tromba, Lodatelo con arpa e cetra; Lodatelo con timpani e danze, Lodatelo sulle corde e sui flauti.

Lodatelo con cembali sonori, Lodatelo con cembali squillanti; Ogni vivente dia lode al Signore.

7. Orazione Finale

Signore Gesù, ti ringraziamo per la tua parola che ci ha fatto comprendere meglio la volontà del Padre. Fa che il tuo Spirito illumini le nostre azioni e ci comunichi la forza per eseguire quello, che la Tua Parola ci ha mostrato. Fa che noi, come Maria, tua Madre, possiamo non solo ascoltare ma anche praticare la Parola, Tu che vivi e regni con il Padre nell’unità dello Spirito Santo per tutti i secoli dei secoli. Amen

Lectio Divina: lunedì, 22 maggio, 2023 

1) Preghiera

Venga su di noi, o Padre, la potenza dello Spirito Santo, perché aderiamo pienamente alla tua volontà, per testimoniarla con amore di figli.  Per il nostro Signore Gesù Cristo…

2) Lettura dal Vangelo secondo Giovanni 16,29-33

In quel tempo, i discepoli dissero a Gesù: “Ecco, adesso parli chiaramente e non fai più uso di similitudini. Ora conosciamo che sai tutto e non hai bisogno che alcuno t’interroghi. Per questo crediamo che sei uscito da Dio”. Rispose loro Gesù: “Adesso credete? Ecco, verrà l’ora, anzi è già venuta, in cui vi disperderete ciascuno per conto proprio e mi lascerete solo; ma io non sono solo, perché il Padre è con me. Vi ho detto queste cose perché abbiate pace in me. Voi avrete tribolazione nel mondo, ma abbiate fiducia; io ho vinto il mondo!”

3) Riflessione

  • Il contesto del vangelo di oggi continua ad essere l’ambiente dell’Ultima Cena, ambiente di fraternità e di addio, di tristezza e di aspettativa, in cui si rispecchia la situazione delle comunità dell’Asia Minore della fine del primo secolo. Per poter capire bene i vangeli, non possiamo mai dimenticare che riportano le parole di Gesù non come se fossero registrate su un CD per trasmetterle letteralmente. I vangeli sono scritti pastorali che cercano di incarnare e di attualizzare le parole di Gesù nelle nuove situazioni in cui si trovano le comunità nella seconda metà del primo secolo in Galilea (Matteo), in Grecia (Luca), in Italia (Marco) ed in Asia Minore (Giovanni). Nel vangelo di Giovanni, le parole e le domande dei discepoli non sono solo dei discepoli, infatti sono rivelatrici anche delle domande e dei problemi delle comunità. Sono lo specchio in cui le comunità, sia quelle di quel tempo, come pure quelle di oggi, si riconoscono con le loro tristezze e le loro angosce, con le loro gioie e le loro speranze. E trovano luce e forza nelle risposte di Gesù.
  • Giovanni 16,29-30: Ecco, adesso parli chiaramente. Gesù aveva detto ai suoi discepoli: Il Padre stesso vi ama, poiché voi mi avete amato, e avete creduto che io sono venuto da Dio. Sono uscito dal Padre e sono venuto nel mondo; ora lascio di nuovo il mondo, e vado al Padre (Gv 16,27-28). Ascoltando questa affermazione di Gesù, i discepoli risposero: “Ecco, adesso parli chiaramente e non fai più uso di similitudini. Ora conosciamo che sai tutto e non hai bisogno che alcuno t’interroghi. Per questo crediamo che sei uscito da Dio”. I discepoli pensano di aver capito tutto. Sì, veramente loro colsero una luce vera per chiarire i loro problemi. Ma era una luce ancora molto tenue. Colsero il seme, ma senza per il momento conoscere l’albero.

La luce o il seme erano l’intuizione fondamentale della fede secondo cui Gesù è per noi la rivelazione di Dio, che è Padre: Per questo crediamo che sei uscito da Dio. Ma questo era appena l’inizio, il seme. Gesù, lui stesso, era e continua ad essere la grande parabola o la rivelazione di Dio per noi. In lui Dio giunge fino a noi e si rivela. Ma Dio non entra in nessuno schema. Supera tutto, disarma i nostri schemi e ci regala sorprese inattese che, a volte, sono molto dolorose.

  • Giovanni 16,31-32: Mi lascerete solo; ma io non sono solo, perché il Padre è con me. Gesù chiede: “Adesso voi credete? Lui conosce i suoi discepoli. Sa che manca molto per la comprensione del mistero di Dio e della Buona Novella di Dio. Sa che, malgrado la buona volontà e malgrado la luce appena ricevuta in quel momento, loro devono ancora affrontare la sorpresa inattesa e dolorosa della Passione e della Morte di Gesù. La piccola luce che colsero non bastava per vincere l’oscurità della crisi: Ecco verrà l’ora, anzi è già venuta, in cui vi disperderete ciascuno per proprio conto e mi lascerete solo; ma io non sono solo, perché il Padre è con me. Questa è la fonte della certezza di Gesù ed attraverso Gesù, questa è e sarà fonte di certezza per tutti noi: Il Padre sta con me! Quando Mosè fu mandato a liberare il popolo dall’oppressione dall’Egitto, essendo questa la sua missione, lui ricevette questa certezza: “Vai! Io sono con te” (Es 3,12). La certezza della presenza liberatrice di Dio è espressa nel nome che Dio assunse nel momento dell’inizio dell’Esodo e della liberazione del suo popolo: JHWH, Dio con noi: Questo è il mio nome per sempre (Es 3,15). Nome che è presente più di sei mila volte solo nell’Antico Testamento.
  • Giovanni 16,33: Coraggio! Io ho vinto il mondo! E viene ora l’ultima frase di Gesù che anticipa la vittoria e che sarà fonte di pace e di resistenza sia per i discepoli di quel tempo, che per tutti noi, fino ad oggi: Vi ho detto queste cose perché abbiate pace in me. Voi avrete tribolazione nel mondo, ma abbiate fiducia; io ho vinto il mondo. “Con il suo sacrificio per amore, Gesù vince il mondo e Satana. I suoi discepoli sono chiamati a partecipare alla lotta e alla vittoria. Sentire il coraggio che infonde, è già vincere una battaglia.” (L.A.Schokel)

4) Per un confronto personale

  • Una piccola luce aiutò i discepoli a fare un passo, ma non illuminò tutto il cammino. Hai avuto un’esperienza così nella tua vita?
  • Coraggio! Io ho vinto il mondo! Questa frase di Gesù ti ha aiutato qualche volta nella tua vita?

5) Preghiera finale

Proteggimi, o Dio: in te mi rifugio. 

Ho detto a Dio: “Sei tu il mio Signore”.  Il Signore è mia parte di eredità e mio calice:  nelle tue mani è la mia vita. (Sal 15)

Lectio Divina: martedì, 23 maggio, 2023 

Tempo di Pasqua

1) Preghiera

Padre onnipotente e misericordioso, fa’ che lo Spirito Santo venga ad abitare in noi e ci trasformi in tempio della sua gloria. 

Per il nostro Signore Gesù Cristo…

2) Lettura dal Vangelo secondo Giovanni 17,1-11a

In quel tempo, Gesù, alzati gli occhi al cielo, disse: “Padre, è giunta l’ora, glorifica il Figlio tuo, perché il Figlio glorifichi te. Poiché tu gli hai dato potere sopra ogni essere umano, perché egli dia la vita eterna a tutti coloro che gli hai dato. Questa è la vita eterna: che conoscano te, l’unico vero Dio, e colui che hai mandato, Gesù Cristo.

Io ti ho glorificato sopra la terra, compiendo l’opera che mi hai dato da fare. E ora, Padre, glorificami davanti a te, con quella gloria che avevo presso di te prima che il mondo fosse.

Ho fatto conoscere il tuo nome agli uomini che mi hai dato dal mondo. Erano tuoi e li hai dati a me ed essi hanno osservato la tua parola. Ora essi sanno che tutte le cose che mi hai dato vengono da te, perché le parole che hai dato a me io le ho date a loro; essi le hanno accolte e sanno veramente che sono uscito da te e hanno creduto che tu mi hai mandato.

Io prego per loro; non prego per il mondo, ma per coloro che mi hai dato, perché sono tuoi. 

Tutte le cose mie sono tue e tutte le cose tue sono mie, e io sono glorificato in loro. Io non sono più nel mondo; essi invece sono nel mondo, e io vengo a te”.

3) Riflessione

  • Nei vangeli di oggi, di domani e di dopo domani, mediteremo le parole che Gesù rivolse al Padre nel momento del congedo. Giovanni conserva queste parole e le pone in bocca a Gesù durante il suo ultimo incontro con i discepoli. E’ il Testamento di Gesù in forma di preghiera, chiamata anche Preghiera Sacerdotale (Gv 17,1-26).
  • Il capitolo 17 del vangelo di Giovanni è il finale di una lunga riflessione di Gesù, iniziata nel capitolo 15, sulla sua missione nel mondo. Le comunità conservarono queste riflessioni per poter capire meglio il momento difficile che loro stavano attraversando: tribolazione, abbandono, dubbi, persecuzione. La lunga riflessione termina con la preghiera di Gesù per le comunità. In essa spuntano i sentimenti e le preoccupazioni che, secondo l’evangelista, abitavano Gesù in quel momento in cui stava uscendo da questo mondo e andando verso il Padre. Con questi sentimenti e con questa preoccupazione Gesù ora si trova davanti a suo Padre, intercedendo per noi. Per questo, la Preghiera Sacerdotale è anche il Testamento di Gesù.

Molte persone, nel momento di andarsene per sempre, lasciano qualche messaggio. Tutti conservano parole importanti del padre e della madre, soprattutto quando sono gli ultimi momenti della vita. Conservare queste parole è come conservare le persone. E’ una forma di rispetto ed affetto.

  • Il capitolo 17 è un testo diverso. Più di amicizia che di ragionamento. Per coglierne bene tutto il senso, non basta riflettere con la testa, con la ragione. Questo testo deve essere meditato ed accolto anche nel cuore. E’ un testo non tanto da discutere, quanto da meditare e riflettere. Per questo, non ti preoccupare se non capisci tutto immediatamente. Il testo esige tutta una vita per meditarlo ed approfondirlo. Un testo così, deve essere letto, meditato, pensato, letto di nuovo, ripetuto, assaporato come si fa con una buona caramella in bocca. La si gira e rigira in bocca fino a terminarla. Per questo, chiudi gli occhi, fai silenzio dentro di te ed ascolta Gesù che ti parla, trasmettendo nel Testamento la sua maggiore preoccupazione, la sua ultima volontà. Cerca di scoprire qual è il punto su cui Gesù insiste di più e che considera il più importante.
  • Giovanni 17,1-3: “Padre, è giunta l’ora!” E’ l’ora lungamente attesa (Gv 2,4; 7,30; 8,20; 12,23.27; 13,1; 16,32). E’ il momento della glorificazione che si farà mediante la passione, morte e risurrezione. Nel giungere al termine della sua missione, Gesù guarda indietro e procede ad una revisione. In questa preghiera, lui esprime il sentimento più intimo del suo cuore e la scoperta profonda della sua anima: la presenza del Padre nella sua vita. • Giovanni 17,4-8: Padre, riconosceranno che vengo da Te! Nel rivedere la propria vita, Gesù vede se stesso come una manifestazione del Padre per gli amici che il Padre gli ha dato. Gesù non vive per se stesso. Vive affinché tutti possano avere un lampo di bontà e di amore che sono racchiusi nel Nome di Dio che è Abba, Padre.
  • Giovanni 17,9-11a: Tutte le cose mie sono tue e tutte le cose tue sono mie! Nel momento di lasciare il mondo, Gesù espone al Padre la sua preoccupazione e prega per gli amici che lui si lascia dietro. E che continuano nel mondo, ma non sono del mondo. Sono di Gesù, sono di Dio, sono segni di Dio e di Gesù in questo mondo. Gesù si preoccupa delle persone che restano, e prega per loro.

4) Per un confronto personale

  • Quali sono le parole di persone a cui vuoi bene che orientano la tua vita? Se stessi per morire, quale messaggio vorresti lasciare alla tua famiglia e alla tua comunità?
  • Qual è la frase del Testamento di Gesù che più ti ha colpito? Perché?

5) Preghiera finale

Benedetto il Signore sempre; ha cura di noi il Dio della salvezza. 

Il nostro Dio è un Dio che salva; il Signore Dio libera dalla morte. (Sal 67)

Lectio Divina: mercoledì, 24 maggio, 2023 

Tempo di Pasqua

1) Preghiera

Padre misericordioso, fa’ che la tua Chiesa, riunita dallo Spirito Santo, ti serva con piena dedizione e formi in te un cuore solo e un’anima sola. Per il nostro Signore Gesù Cristo…

2) Lettura dal Vangelo secondo Giovanni 17,11b-19

In quel tempo, Gesù, alzati gli occhi al cielo, così pregò: “Padre santo, custodisci nel tuo nome coloro che mi hai dato, perché siano una cosa sola, come noi.

Quand’ero con loro, io conservavo nel tuo nome coloro che mi hai dato e li ho custoditi; nessuno di loro è andato perduto, tranne il figlio della perdizione, perché si adempisse la Scrittura. Ma ora io vengo a te e dico queste cose mentre sono ancora nel mondo, perché abbiano in se stessi la pienezza della mia gioia. Io ho dato a loro la tua parola e il mondo li ha odiati perché essi non sono del mondo, come io non sono del mondo. Non chiedo che tu li tolga dal mondo, ma che li custodisca dal maligno. Essi non sono del mondo, come io non sono del mondo.

Consacrali nella verità. La tua parola è verità. Come tu mi hai mandato nel mondo, anch’io li ho mandati nel mondo; per loro io consacro me stesso, perché siano anch’essi consacrati nella verità”.

3) Riflessione

  • Siamo nella novena di Pentecoste, in attesa della venuta dello Spirito Santo. Gesù dice che il dono dello Spirito Santo è dato solo a chi lo chiede nella preghiera (Lc 11,13). Nel cenacolo, per nove giorni, dall’Ascensione a Pentecoste, gli apostoli perseverarono nella preghiera insieme a Maria, la madre di Gesù (At 1,14). Per questo ottennero in abbondanza il dono dello Spirito Santo (At 2,4). Il vangelo di oggi continua a porre dinanzi a noi la Preghiera Sacerdotale di Gesù. E’ un testo molto, molto opportuno per prepararci questi giorni alla venuta dello Spirito Santo nella nostra vita.
  • Giovanni 17, 11b-12: Custodiscili nel tuo nome! Gesù trasforma la sua preoccupazione in preghiera: “Custodisci nel tuo nome, coloro che tu mi hai dato, perché siano una cosa sola con noi!” Tutto ciò che Gesù fa nella sua vita, lo fa nel Nome di Dio. Gesù è la manifestazione del Nome di Dio. Il Nome di Dio è Javé, JHWH. Al tempo di Gesù, questo nome veniva pronunciato dicendo Adonai, Kyrios, Signore. Nel discorso di Pentecoste, Pietro dice che Gesù, per la sua risurrezione, è stato costituito Signore: “Sappia, dunque, con certezza tutta la casa di Israele che Dio ha costituito Signore e Cristo quel Gesù che voi avete crocifisso”. (At 2,36). E Paolo dice che questo è stato fatto perché “ogni lingua proclami che Gesù Cristo è il Signore, a gloria di Dio Padre!” (Fil 2,11). E’ il “Nome che sta al di sopra di qualsiasi altro nome” (Fil 2,9), JHWH o Javé, il Nome di Dio, ricevette un volto concreto in Gesù di Nazaret! L’unità deve essere costituita attorno a questo nome: Custodiscili nel tuo nome, il nome che tu mi hai dato, affinché siano uno come noi. Gesù vuole l’unità delle comunità, in modo che possano resistere dinanzi al mondo che le odia e le perseguita. Il popolo unito attorno al Nome di Gesù non sarà mai vinto!
  • Giovanni 17,13-16: Che abbiano la pienezza della mia gioia. Gesù sta dicendo addio. Tra breve se ne andrà. I discepoli continuano nel mondo, saranno perseguitati, saranno afflitti. Per questo, sono tristi. Gesù vuole che la loro gioia sia completa. Loro vogliono continuare a stare nel mondo senza essere del mondo. Ciò significa, in modo concreto, vivere nel sistema dell’impero, sia liberale che romano, senza lasciarsi contaminare. Come Gesù e con Gesù devono vivere a contromano del mondo.
  • Giovanni 17,17-19: Come tu mi inviasti, io li invio. Gesù chiede che siano consacrati nella verità. Cioè, che siano capaci di dedicare tutta la loro vita a testimoniare le loro convinzioni rispetto a Gesù e Dio Padre. Gesù si santificò nella misura in cui, nel corso della sua vita, rivelò il Padre. Lui chiede che i discepoli entrino nello stesso processo di santificazione. La loro missione è la missione stessa di Gesù. Loro si santificano nella misura in cui, vivendo l’amore, rivelano Gesù ed il Padre. Santificarsi significa diventare umani come lo fu Gesù. Il Papa Leone Magno diceva: “Gesù fu tanto umano, ma tanto umano, come solo Dio può essere umano”. Per questo dobbiamo vivere a contromano del mondo, poiché il sistema del mondo disumanizza la vita umana e la rende contraria alle intenzioni del Creatore.

4) Per un confronto personale

  • Gesù visse nel mondo, ma non era del mondo. Visse a contromano del sistema e, per questo, fu perseguitato e fu condannato a morte. Ed io? Vivo a contromano del sistema di oggi, o adatto la mia fede al sistema?
  • Preparazione per la Pentecoste. Invocare il dono dello Spirito Santo, lo Spirito che dette coraggio a Gesù. In questa novena di preparazione alla Pentecoste, è bene dedicare un poco di tempo a chiedere il dono dello Spirito di Gesù.

5) Preghiera finale

Benedico il Signore che mi ha dato consiglio; anche di notte il mio cuore mi istruisce. Io pongo sempre innanzi a me il Signore, sta alla mia destra, non posso vacillare. (Sal 15)

Lectio Divina: giovedì, 25 maggio, 2023 

Tempo di Pasqua

1) Preghiera

Venga, o Padre, il tuo Spirito e ci trasformi interiormente con i suoi doni; crei in noi un cuore nuovo, perché possiamo piacere a te e cooperare al tuo disegno di salvezza. Per il nostro Signore Gesù Cristo…

2) Lettura dal Vangelo secondo Giovanni 17,20-26

In quel tempo, Gesù, alzati gli occhi al cielo, così pregò: “Non prego solo per questi, ma anche per quelli che per la loro parola crederanno in me; perché tutti siano una sola cosa. Come tu, Padre, sei in me e io in te, siano anch’essi in noi una cosa sola, perché il mondo creda che tu mi hai mandato.

E la gloria che tu hai dato a me, io l’ho data a loro, perché siano come noi una cosa sola.  Io in loro e tu in me, perché siano perfetti nell’unità e il mondo sappia che tu mi hai mandato e li hai amati come hai amato me.

Padre, voglio che anche quelli che mi hai dato, siano con me dove sono io, perché contemplino la mia gloria, quella che mi hai dato; poiché tu mi hai amato prima della creazione del mondo.

Padre giusto, il mondo non ti ha conosciuto, ma io ti ho conosciuto; questi sanno che tu mi hai mandato.

E io ho fatto conoscere loro il tuo nome e lo farò conoscere, perché l’amore con il quale mi hai amato sia in essi e io in loro”.

3) Riflessione

  • Il vangelo di oggi ci presenta la terza ed ultima parte della Preghiera Sacerdotale, in cui Gesù guarda verso il futuro e manifesta il suo grande desiderio di unità tra di noi, suoi discepoli, e per la permanenza di tutti nell’amore che unifica, poiché senza amore e senza unità non meritiamo credibilità.
  • Giovanni 17,20-23: Perché il mondo creda che tu mi hai mandato. Gesù estende l’orizzonte e prega il Padre: Non prego solo per questi, ma anche per quelli che per la loro parola crederanno in me; perché tutti siano una cosa sola. Come tu, Padre, sei in me e io in te, siano anch’essi una cosa sola, perché il mondo creda che tu mi hai mandato. Ecco che qui emerge la grande preoccupazione di Gesù per l’unità che deve esistere nelle comunità. Unità non significa uniformità, bensì rimanere nell’amore, malgrado le tensioni ed i conflitti. Amore che unifica fino al punto di creare tra tutti una profonda unità, come l’unità che esiste tra Gesù ed il Padre. L’unità nell’amore rivelata nella Trinità è il modello per le comunità. Per questo, mediante l’amore tra le persone, le comunità rivelano al mondo il messaggio più profondo di Gesù. La gente diceva dei primi cristiani: “Guardate come si amano!” L’attuale divisione tra le tre religioni nate da Abramo è veramente tragica: giudei, cristiani e mussulmani. Più tragica ancora è la divisione tra noi cristiani che diciamo di credere in Gesù. Divisi, non meritiamo credibilità. L’ecumenismo sta nel centro dell’ultima preghiera di Gesù al Padre. E’ il suo testamento. Essere cristiano e non essere ecumenico è un controsenso. Vuol dire contraddire l’ultima volontà di Gesù.
  • Giovanni 17,24-26: Che l’amore con cui mi hai amato stia in loro. Gesù non vuole rimanere solo. Dice: Padre, voglio che anche quelli che mi hai dato siano con me dove sono io, perché contemplino la mia gloria, quella che mi hai dato, poiché tu mi hai amato prima della creazione del mondo. Gesù è felice quando noi tutti siamo con lui. Lui vuole che i suoi discepoli abbiamo la stessa esperienza che lui ebbe del Padre. Vuole che noi conosciamo il Padre e che lui ci conosca. Nella Bibbia, la parola conoscere non si riduce ad una conoscenza teorica razionale, ma presuppone sperimentare la presenza di Dio vivendo nell’amore con le persone della comunità.

Che siano uno come noi! (Unità e Trinità nel vangelo di Giovanni). Il vangelo di Giovanni ci aiuta a comprendere il mistero della Trinità, la comunione tra le persone divine: il Padre, il Figlio e lo Spirito. Dei quattro vangeli, Giovanni è quello che mette maggiormente l’accento sulla profonda unità tra Padre, Figlio e Spirito. Dal testo di Giovanni (Gv 17,6-8) vediamo che la missione del Figlio è la suprema manifestazione dell’amore del Padre. E questa unità tra Padre e Figlio fa proclamare Gesù: Io e il Padre siamo uno (Gv 10,30). Tra lui e il Padre c’è una unità intensa tanto che chi vede il volto dell’uno vede anche il volto dell’altro. E compiendo questa missione di unità ricevuta dal Padre, Gesù rivela lo Spirito. Lo Spirito di Verità viene dal Padre (Gv 15,26). A richiesta del Figlio (Gv 14,16), il Padre lo manda a ciascuno di noi in modo che rimanga con noi, incoraggiandoci e dandoci forza. Anche lo Spirito ci viene dal Figlio (Gv 16,7-8). Così, lo Spirito di Verità, che cammina con noi, è la comunicazione della profonda unità che c’è tra il Padre ed il Figlio (Gv 15,26-27). Lo Spirito non può comunicare una verità diversa dalla Verità del Figlio. Tutto ciò che è in rapporto con il mistero del Figlio, lo Spirito ce lo fa conoscere (Gv 16,13-14). Questa esperienza dell’unità in Dio fu molto forte nelle comunità del Discepolo Amato. L’amore che unisce le persone divine Padre e Figlio e Spirito ci permette di sperimentare Dio mediante l’unione con le persone in una comunità di amore. Anche così era la proposta della comunità, dove l’amore dovrebbe essere il segno della presenza di Dio in mezzo alla comunità (Gv 13,34-35). E questo amore costruisce l’unità nella comunità (Gv 17,21). Loro guardavano l’unità in Dio per poter capire l’unità tra di loro.

4) Per un confronto personale

  • Diceva il vescovo Don Pedro Casaldáliga: “La Trinità è veramente la migliore comunità”. Nella comunità di cui tu fai parte, si percepisce qualche riflesso umano della Trinità Divina?
  • Sono ecumenico?

5) Preghiera finale

Signore, tu mi indicherai il sentiero della vita, gioia piena nella tua presenza, dolcezza senza fine alla tua destra. (Sal 15)

Lectio Divina: venerdì, 26 maggio, 2023 

Tempo di Pasqua

1) Preghiera

O Dio, nostro Padre, che ci hai aperto il passaggio alla vita eterna con la glorificazione del tuo Figlio e con l’effusione dello Spirito Santo, fa’ che, partecipi di così grandi doni, progrediamo nella fede e ci impegniamo sempre più nel tuo servizio. Per il nostro Signore Gesù Cristo…

2) Lettura dal Vangelo secondo Giovanni 21,15-19

In quel tempo, quando si fu manifestato ai discepoli ed essi ebbero mangiato, Gesù disse a Simon Pietro: “Simone di Giovanni, mi ami tu più di costoro?” Gli rispose: “Certo, Signore, tu lo sai che ti amo”. Gli disse: “Pasci i miei agnelli”.

Gli disse di nuovo: “Simone di Giovanni, mi ami?” Gli rispose: “Certo, Signore, tu lo sai che ti amo”. Gli disse: “Pasci le mie pecorelle”.

Gli disse per la terza volta: “Simone di Giovanni, mi ami?” Pietro rimase addolorato che per la terza volta gli dicesse: Mi ami?, e gli disse: “Signore, tu sai tutto; tu sai che ti amo”. Gli rispose Gesù: “Pasci le mie pecorelle. In verità, in verità ti dico: quando eri più giovane ti cingevi la veste da solo, e andavi dove volevi; ma quando sarai vecchio tenderai le tue mani, e un altro ti cingerà la veste e ti porterà dove tu non vuoi”. Questo gli disse per indicare con quale morte egli avrebbe glorificato Dio. E detto questo aggiunse: “Seguimi”.

3) Riflessione

  • Siamo negli ultimi giorni prima di Pentecoste. Nel corso della Quaresima la selezione dei vangeli del giorno continua l’antica tradizione della Chiesa. Tra Pasqua e Pentecoste, si preferisce il vangelo di Giovanni. E così, in questi ultimi giorni prima di Pentecoste, i vangeli del giorno riportano gli ultimi versi del vangelo di Giovanni. Quando poi riprenderemo il Tempo Ordinario, ritorneremo al vangelo di Marco. Nelle settimane del Tempo Ordinario, la liturgia procede ad una lettura continua del vangelo di Marco (dalla 1ª alla 9ª settimana del tempo ordinario), di Matteo (dalla 10a alla 21ª settimana del tempo ordinario) e di Luca (dalla 22ª alla 34ª settimana del tempo ordinario).
  • I vangeli di oggi e di domani parlano dell’ultimo incontro di Gesù con i suoi discepoli. Fu un incontro celebrativo, marcato dalla tenerezza e dall’affetto. Alla fine Gesù chiama Pietro e gli chiede tre volte: “Tu, mi ami?” Solo dopo aver ricevuto per tre volte la stessa risposta affermativa, Gesù affida a Pietro la missione di prendersi cura delle pecore. Per poter lavorare nella comunità Gesù non ci chiede molte cose. Ciò che ci chiede è di avere molto amore!
  • Giovanni 21,15-17: L’amore al centro della missione. Dopo una notte di pesca nel lago senza prendere un solo pesce, giungendo sulla spiaggia, i discepoli scoprono che Gesù aveva preparato pane e pesci arrostiti sulla brace. Consumato il pasto, Gesù chiama Pietro e gli chiede tre volte: “Mi ami?” Tre volte, perché per tre volte Pietro nega Gesù (Gv 18,17.25-27). Dopo le tre risposte affermative, anche Pietro diventa “Discepolo Amato” e riceve l’ordine di prendersi cura delle pecore. Gesù non chiede a Pietro se ha studiato esegesi, teologia, morale o diritto canonico. Chiede solo: “Mi ami?” L’amore al primo posto. Per le comunità del Discepolo Amato la forza che sostiene e le mantiene unite non è la dottrina, ma l’amore.
  • Giovanni 21,18-19: La previsione della morte. Gesù dice a Pietro: In verità ti dico: quando eri più giovane ti cingevi la veste da solo, ma quando sarai vecchio tenderai le tue mani e un altro ti cingerà la veste e ti porterà dove tu non vuoi. Lungo la vita, Pietro e tutti noi maturiamo. La pratica dell’amore prenderà radici nella vita e la persona non sarà più padrona della propria vita. Il servizio d’amore ai fratelli e alle sorelle prenderà il sopravvento e ci condurrà. Un altro ti cingerà la veste e ti porterà dove tu non vuoi. Questo è il significato della sequela. E l’evangelista commenta: “Questo gli disse per indicare con quale morte egli avrebbe glorificato Dio”. E Gesù aggiunge: “Seguimi.”
  • L’amore in Giovanni – Pietro, mi ami? – Il Discepolo Amato. La parola amore è una delle parole che sono oggi più usate da noi. Proprio per questo è una parola che si è molto sciupata. Ma le comunità del Discepolo Amato manifestavano la loro identità ed il loro progetto proprio con questa parola. Amare è innanzi tutto un’esperienza profonda di relazione tra persone in cui c’è un insieme di sentimenti e valori: gioia, tristezza, sofferenza, crescita, rinuncia, dedizione, realizzazione, dono, impegno, vita, morte, ecc. Tutto questo insieme è riassunto nella Bibbia in un’unica parola in lingua ebraica. Questa parola è hesed. La sua traduzione nella nostra lingua è difficile. Generalmente nelle nostre Bibbie è tradotta con carità, misericordia, fedeltà o amore. Le comunità del Discepolo Amato cercavano di vivere questa pratica d’amore in tutta la sua radicalità. Gesù la rivelò nei suoi incontri con le persone con sentimenti di amicizia e di tenerezza, come per esempio, nella sua relazione con la famiglia di Marta e Maria a Betania: “Gesù amava Marta e sua sorella e Lazzaro”. Piange davanti alla tomba di Lazzaro (Gv 11,5.33-36). Gesù incarna sempre la sua missione in una manifestazione d’amore: “avendo amato i suoi, li amò fino all’estremo” (Gv 13,1). In questo amore Gesù manifesta la sua profonda identità con il Padre (Gv 15,9). Per le sue comunità, non c’era un altro comandamento, tranne questo “agire come agiva Gesù” (1Gv 2,6). Ciò presuppone “amare i fratelli” (1Gv 2,7-11; 3,11-24; 2Gv 4-6). Essendo un comandamento così centrale nella vita della comunità, gli scritti giovannei definiscono l’amore così: “Da questo abbiamo conosciuto l’amore: Egli ha dato la sua vita per noi; quindi anche noi dobbiamo dare la vita per i fratelli”. Per questo non dobbiamo “amare solo a parole, ma coi fatti e nella verità”. (1Gv 3,16-17). Chi vive l’amore e lo manifesta nelle sue parole ed atteggiamenti diventa Discepola Amata, Discepolo Amato.

4) Per un confronto personale

  • Guarda dentro di te e dì qual è il motivo più profondo che ti spinge a lavorare in comunità. L’amore o la preoccupazione per le idee?
  • A partire dai rapporti che abbiamo tra di noi, con Dio e con la natura, che tipo di comunità stiamo costruendo?

5) Preghiera finale

Benedici il Signore, anima mia, quanto è in me benedica il suo santo nome.

Benedici il Signore, anima mia, non dimenticare tanti suoi benefici. (Sal 102)

Lectio Divina: sabato, 27 maggio, 2023 

Tempo di Pasqua

1) Preghiera

Dio onnipotente ed eterno, che ci dai la gioia di portare a compimento i giorni della Pasqua, fa’ che tutta la nostra vita sia una testimonianza del Signore risorto. Egli è Dio e vive e regna con te…

2) Lettura dal Vangelo secondo Giovanni 21,20-25

In quel tempo, Pietro, voltatosi, vide che li seguiva quel discepolo che Gesù amava, quello che nella cena si era chinato sul suo petto e gli aveva domandato: “Signore, chi è che ti tradisce?” Pietro dunque, vedutolo, disse a Gesù: “Signore, e lui?” Gesù rispose: “Se voglio che egli rimanga finché io venga, che importa a te? Tu seguimi”. Si diffuse perciò tra i fratelli la voce che quel discepolo non sarebbe morto. Gesù però non gli aveva detto che non sarebbe morto, ma: “Se voglio che rimanga finché io venga, che importa a te?” Questo è il discepolo che rende testimonianza su questi fatti e li ha scritti; e noi sappiamo che la sua testimonianza è vera. Vi sono ancora molte altre cose compiute da Gesù, che, se fossero scritte una per una, penso che il mondo stesso non basterebbe a contenere i libri che si dovrebbero scrivere.

3) Riflessione

  • Il vangelo di oggi comincia con la domanda di Pietro sul destino del discepolo amato: Signore, e lui? Gesù comincia a parlare con Pietro, annunciando il destino o il tipo di morte per mezzo del quale Pietro glorificherà Dio. E alla fine Gesù aggiunge: Seguimi. (Gv 21,19).
  • Giovanni 21,20-21: La domanda di Pietro sul destino di Giovanni. In quel momento, Pietro si girò e vide il discepolo amato da Gesù e chiese: Signore, e lui? Gesù ha appena indicato il destino di Pietro ed ora Pietro vuole sapere da Gesù qual è il destino di quest’altro discepolo. Curiosità che non merita la risposta adeguata da parte di Gesù.
  • Giovanni 21,22: La risposta misteriosa di Gesù. Gesù dice: Se voglio che egli rimanga finché io venga, che importa a te? Tu seguimi. Frase misteriosa che termina di nuovo con la stessa affermazione di prima: Seguimi! Gesù sembra voler frenare la curiosità di Pietro. Così come ognuno di noi ha la propria storia, così anche ognuno di noi ha il suo modo di seguire Gesù. Nessuno è la copia esatta di un’altra persona. Ognuno di noi deve essere creativo nel seguire Gesù.
  • Giovanni 21,23: L’evangelista chiarisce il senso della risposta di Gesù. La tradizione antica identifica il Discepolo Amato con l’apostolo Giovanni e dice che morì molto anziano, quando aveva circa cento anni. Unendo l’età avanzata di Giovanni alla risposta misteriosa di Gesù, l’evangelista chiarisce dicendo: “Si diffuse perciò tra i fratelli la voce che quel discepolo non sarebbe morto. Gesù però non gli aveva detto che non sarebbe morto, ma: “Se voglio che rimanga finché io venga, che importa a te?” Forse è un avvertimento a stare molto attenti all’interpretazione delle parole di Gesù e non basarsi su qualsiasi diceria.
  • Giovanni 21,24: Testimone del valore del vangelo. Il Capitolo 21 è un’appendice aggiunta quando venne fatta la redazione definitiva del Vangelo. Il Capitolo 20 termina con queste frasi: “Molti atri segni fece Gesù in presenza dei suoi discepoli, ma non sono stati scritti in questo libro. Questi sono stati scritti, perché crediate che Gesù è il Cristo, il Figlio di Dio e perché, credendo, abbiate la vita nel suo nome” (Gv 20,30-31). Il libro era pronto. Ma c’erano molti altri fatti su Gesù. Per questo, in occasione dell’edizione definitiva del vangelo, alcuni di questi “molti altri fatti” su Gesù furono scelti ed aumentati, assai probabilmente per chiarire meglio i nuovi problemi della fine del primo secolo. Non sappiamo chi fece la redazione definitiva con l’appendice, ma sappiamo che è qualcuno di fiducia della comunità, poiché scrive: “Questo è il discepolo che rende testimonianza su questi fatti e li ha scritti; e noi sappiamo che la sua testimonianza è vera”.
  • Giovanni 21,25: Il mistero di Gesù è inesauribile. Frase bella per concludere il vangelo di Giovanni: “Vi sono ancora molte altre cose compiute da Gesù, che, se fossero scritte una per una, penso che il mondo non basterebbe a contenere i libri che si dovrebbero scrivere”. Sembra un’esagerazione, ma è la verità. Mai nessuno sarà in grado di scrivere tutte le cose che Gesù ha fatto e continua a fare nella vita delle persone che fino ad oggi seguono Gesù!

4) Per un confronto personale

  • C’è nella tua vita qualcosa che Gesù ha fatto e che potrebbe essere aggiunta a questo libro che non sarà mai scritto?
  • Pietro si preoccupa molto dell’altro e dimentica di portare avanti il proprio “Seguimi”.

Succede anche a te?

5) Preghiera finale

Giusto è il Signore, ama le cose giuste; gli uomini retti vedranno il suo volto. (Sal 10)

Lectio Divina: domenica, 28 maggio, 2023

La missione della comunità 

“La Pace sia con voi!” 

Giovanni 20,19-23

1. Orazione iniziale

Signore Gesù, invia il tuo Spirito, perché ci aiuti a leggere la Scrittura con lo stesso sguardo, con il quale l’hai letta Tu per i discepoli sulla strada di Emmaus. Con la luce della Parola, scritta nella Bibbia, Tu li aiutasti a scoprire la presenza di Dio negli avvenimenti sconvolgenti della tua condanna e della tua morte. Così, la croce che sembrava essere la fine di ogni speranza, è apparsa loro come sorgente di vita e di risurrezione.

Crea in noi il silenzio per ascoltare la tua voce nella creazione e nella Scrittura, negli avvenimenti e nelle persone, soprattutto nei poveri e sofferenti. La tua Parola ci orienti, affinché anche noi, come i due discepoli di Emmaus, possiamo sperimentare la forza della tua risurrezione e testimoniare agli altri che Tu sei vivo in mezzo a noi come fonte di fraternità, di giustizia e di pace. Questo noi chiediamo a Te, Gesù, figlio di Maria, che ci hai rivelato il Padre e inviato lo Spirito. Amen.

2. Lettura

  1. a) Chiave di lettura:

I discepoli erano riuniti, e le porte erano ben chiuse. Avevano paura dei giudei.  Improvvisamente, Gesù si pone in mezzo a loro e dice: “La pace sia con voi!” Dopo aver mostrato loro le mani ed il costato dice di nuovo: “La pace sia con voi! Come il Padre mi ha inviato, anche io vi invio!” E subito comunica loro il dono dello Spirito in modo che possano perdonare i peccati e riconciliare le persone tra di loro e con Dio. 

Riconciliare e costruire la pace! Ecco una missione che hanno ricevuto e che perdura fino ad oggi.

Oggi giorno ciò che più manca all’umanità è la pace: rifare i pezzi della vita disintegrati, ricostruire i rapporti umani, rotte a causa delle ingiustizie che si commettono e per tanti altri motivi. Gesù insiste nella pace, e lo ripete varie volte! Nel corso della lettura del breve testo del vangelo di questa domenica di Pentecoste, cerchiamo di essere attenti agli atteggiamenti sia di Gesù che dei discepoli, ed alle parole di Gesù che pronuncia con tanta solennità. 

  1. b) Una divisione del testo per aiutarne la lettura:

Giovanni 20,19-20: La descrizione dell’esperienza delle risurrezione 

Giovanni 20,21: L’invio: “Come il Padre mi ha inviato, io vi invio” 

Giovanni 20,22: Il dono dello Spirito 

Giovanni 20,23: Il potere di perdonare i peccati  c) Il testo:

19La sera di quello stesso giorno, il primo dopo il sabato, mentre erano chiuse le porte del luogo dove si trovavano i discepoli per timore dei Giudei, venne Gesù, si fermò in mezzo a loro e disse: «Pace a voi!». 20Detto questo, mostrò loro le mani e il costato. E i discepoli gioirono al vedere il Signore. 21Gesù disse loro di nuovo: «Pace a voi! 

Come il Padre ha mandato me, anch’io mando voi». 22Dopo aver detto questo, alitò su di loro e disse: «Ricevete lo Spirito Santo; 23a chi rimetterete i peccati saranno rimessi e a chi non li rimetterete, resteranno non rimessi ».

  1. Momento di silenzio orante

perché la Parola di Dio possa entrare in noi ed illuminare la nostra vita.

4. Alcune domande

per aiutarci nella meditazione e nell’orazione: 

  1. Cosa ti ha colpito maggiormente nella descrizione dell’esperienza della resurrezione?
  2. Quali sono le caratteristiche della Missione che i discepoli ricevono?
  3. Quali sono le caratteristiche dell’azione dello Spirito Santo che Gesù ci comunica?
  4. Quale importanza ha tutto questo per la vita della nostra comunità oggi?
  5. Gesù insiste: “La pace sia con voi!” Quali passi devo fare per aiutare a ricostruire la pace ed i rapporti rotti tra le persone?

5.      Per   coloro       che desiderano      approfondire maggiormente il tema

  1. Il contesto in cui fu scritto il vangelo di Giovanni:

Il testo del Vangelo di Giovanni è come un tessuto molto bello, fatto con tre fili di diverso colore. I tre fili sono così bene combinati tra di loro che non sempre è possibile di vedere quando si passa da un filo all’altro. (i) Il primo filo sono i fatti della vita di Gesù, occorsi negli anni trenta in Palestina, conservati nella memoria del Discepolo Amato e di tante altre testimonianze (1 Gv 1,1-4). (ii) Il secondo filo sono i fatti della vita delle comunità. A partire dalla loro fede in Gesù e convinte della presenza di lui in mezzo a loro, le comunità illuminavano la loro vita con le parole ed i gesti di Gesù. Ciò influisce nella descrizione dei fatti. Per esempio, il conflitto delle comunità con i farisei verso la fine del primo secolo indica il modo in cui vengono descritti i conflitti di Gesù con i farisei. (iii) Il terzo filo sono i commenti fatti dall’evangelista. In certi passaggi, quasi non si percepisce quando Gesù cessa di parlare ed il redattore inizia a tessere i suoi commenti. (Gv 2,22; 3,16-21; 7,39; 12,37-43; 20,30-31). 

  1. Commento del testo:

Giovanni 20,19-20: Una descrizione dell’esperienza della risurrezione 

Gesù si rende presente nella comunità. Nemmeno le porte chiuse gli impediscono di stare in mezzo a coloro che non lo riconosco. Perfino oggi è così! Quando siamo riuniti, anche se tutte le porte sono chiuse, Gesù è in mezzo a noi! Ed anche oggi, la prima parola di Gesù, sarà sempre: “La pace sia con voi!”

Lui mostra i segni della passione nelle mani e sul costato. Il risorto è il crocifisso! Il Gesù che è con noi nella comunità non è un Gesù glorioso che non ha nulla in comune con la vita della gente. Ma è lo stesso Gesù che è venuto su questa terra e che ha i segni della sua passione. Ed oggi questi stessi segni si trovano nelle sofferenze della gente.  Sono i segni della fame, della tortura, delle guerre, delle malattie, della violenza, dell’ingiustizia. Tanti segni! E nelle persone che reagiscono e lottano per la vita Gesù risuscita e si rende presente in mezzo a noi.

Giovanni 20,21: L’invio: “Come il Padre mi ha inviato, anche io vi invio!”

Da questo Gesù crocifisso e risorto noi riceviamo la missione, la stessa che Lui ricevette dal Padre. Ed anche per noi Lui ripete: “La pace sia con voi!” La ripetizione ribadisce l’importanza della pace. Costruire la pace fa parte della missione. La Pace che Gesù ci lascia significa molto di più che assenza di guerra. Significa costruire un ambiente umano armonioso, in cui le persone possano essere loro stesse, con tutto il necessario per vivere, e dove possano viverre felici ed in pace. In una parola, vuol dire costruire una comunità secondo la comunità del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo.

Giovanni 20,22: Gesù comunica il dono dello Spirito 

Gesù alitò e disse: “Ricevete lo Spirito Santo”. Ed è quindi con l’aiuto dello Spirito Santo che noi possiamo svolgere la missione che lui ci affida. Nel Vangelo di Giovanni, la risurrezione (Pasqua) e l’effusione dello Spirito (Pentecoste) sono una stessa cosa. 

Tutto avviene nello stesso momento.

Giovanni 20,23: Gesù comunica il potere di perdonare i peccati 

Il punto centrale della missione di pace si trova nella riconciliazione, nel tentativo di superare le barriere che ci separano: “a chi rimetterete i peccati saranno rimessi e a chi non li rimetterete, resteranno non rimessi. Ora questo potere di riconciliare e di perdonare viene dato ai discepoli. Nel Vangelo di Matteo, questo stesso potere viene dato anche a Pietro (Mt 16,19) ed alle comunità (Mt 18,18). Una comunità senza perdono e senza riconciliazione non è una comunità cristiana. 

  1. c) Approfondimento:
  2. i) L’azione dello Spirito Santo nel Vangelo di Giovanni

La lingua ebraica usa la stessa parola per dire vento e spirito. Il vento ha in sé una meta, una direzione: vento del Nord, vento del Sud. Così pure lo Spirito di Dio (il vento di Dio) ha in sè una meta, un progetto, che si manifesta in molti modi nelle opere che lo Spirito di Dio compie nella creazione, nella storia e, soprattutto, in Gesù. La grande promessa dello Spirito si rende presente nei profeti: la vista delle ossa secche che si rivestono di vita grazie alla forza dello Spirito di Dio (Ez 37,1-14); l’effusione dello Spirito di Dio su tutte le genti (Gl 3,1-5); la visione del Messia Servo che sarà unto dallo Spirito per ristabilire il diritto sulla terra e per annunciare la Buona Novella ai poveri (Is 11,1-9; 42,1; 44,1-3; 61,1-3). I profeti intravedono un futuro in cui il popolo di Dio rinasce grazie all’effusione dello Spirito (Ez 36,26-27; Sl 51,12; cf. Is 32,15-20).

Nel vangelo di Giovanni queste profezie si compiono in Gesù. Come avvenne nella creazione (Gen 1,1), così lo Spirito apparve e discese su Gesù “sotto forma di una colomba venuta dal cielo” (Gv 1,32). E’ l’inizio della nuova creazione! Gesù pronuncia le parole di dio e ci comunica lo Spirito, in abbondanza (Gv 3,34). Le sue parole sono Spirito e vita (Gv 6,63). Quando Gesù si congeda, dice che avrebbe inviato un altro consolatore, un altro difensore che avrebbe lasciato con noi. E’ lo Spirito Santo (Gv 14,1617). Per la sua passione, morte e risurrezione, Gesù conquista per noi il dono dello

Spirito. Quando apparve agli apostoli, alitò su di loro e disse: “Ricevete lo Spirito Santo!” (Gv 20,22). Il primo effetto dell’azione dello Spirito Santo in noi è la riconciliazione: “a chi rimetterete i peccati saranno rimessi e a chi non li rimetterete, resteranno non rimessi” (Gv 20,23). Mediante il battesimo tutti noi riceviamo questo stesso Spirito di Gesù (Gv

1,33). Lo Spirito è come l’acqua che sgorga dal di dentro delle persone che credono in Gesù (Gv 7,37-39; 4,14). Lo Spirito ci viene dato per poter ricordare e capire il significato pieno delle parole di Gesù (Gv 14,26; 16,12-13). 

Animati dallo Spirito di Gesù possiamo adorare Dio in qualsiasi luogo (Gv 4,23-24).  Qui si vive la libertà dello Spirito. “Dove c’è lo Spirito del Signore, lì c’è la libertà”, conferma San Paolo (2Cor 3,17). 

  1. ii) Shalom: la costruzione della pace

Nel vangelo di Giovanni, il primo incontro tra Gesù Risorto ed i suoi discepoli è marcato dal saluto: “La pace sia con voi!” La pace che Gesù ci dona è diversa dalla Pax Romana, costruita dall’Impero Romano (Gv 14,27). Pace nella Bibbia (shalom), é una parola ricca di un profondo significato. Significa integrità della persona davanti a Dio ed agli altri. Significa anche vita piena, felice, abbondante (Gv 10,10). La pace è segnale di presenza di Dio, perché il nostro Dio è un Dio di pace “Javhé è Pace” (Ger 6,24). “Che la Pace di Dio sia con voi!” (Rm 15,33).

Per questo la proposta di pace di Dio produce reazioni violente. Come dice il salmo: “Da molto tempo dimoro con coloro che odiano la pace. Sono a favore della pace, ma quando dico ‘Pace’ loro gridano ‘Guerra!’” (Sl 121,6-7) La pace che Gesù ci dona è segnale di “spada” (Mt 10,34). Suppone persecuzioni per le comunità. E Gesù stesso ci annuncia tribolazioni. (Gv 16,33). É necessario avere fiducia, lottare, operare, perseverare nello Spirito in modo che un giorno trionfi la pace di Dio. In quel giorno “amore e verità si incontreranno, giustizia e pace si abbracceranno” (Sl 85,11). Ed allora, “il Regno di Dio sarà giustizia, pace ed allegria, e saranno questi i frutti dello Spirito Santo” (Rm 14,17) e “Dio sarà tutto in tutti” (1Cor 15,28).

6. Salmo 145

Descrizione del Regno di Dio 

O Dio, mio re, voglio esaltarti e benedire il tuo nome in eterno e per sempre.

Ti voglio benedire ogni giorno, lodare il tuo nome in eterno e per sempre.

Grande è il Signore e degno di ogni lode, la sua grandezza non si può misurare.

Una generazione narra all’altra le tue opere, annunzia le tue meraviglie.

Proclamano lo splendore della tua gloria e raccontano i tuoi prodigi.

Dicono la stupenda tua potenza e parlano della tua grandezza.

Diffondono il ricordo della tua bontà immensa, acclamano la tua giustizia.

Paziente e misericordioso è il Signore, lento all’ira e ricco di grazia.

Buono è il Signore verso tutti, la sua tenerezza si espande su tutte le creature.

Ti lodino, Signore, tutte le tue opere e ti benedicano i tuoi fedeli.

Dicano la gloria del tuo regno e parlino della tua potenza, per manifestare agli uomini i tuoi prodigi e la splendida gloria del tuo regno.

Il tuo regno è regno di tutti i secoli, il tuo dominio si estende ad ogni generazione.

Il Signore sostiene quelli che vacillano e rialza chiunque è caduto.

Gli occhi di tutti sono rivolti a te in attesa e tu provvedi loro il cibo a suo tempo.

Tu apri la tua mano e sazi la fame di ogni vivente.

Giusto è il Signore in tutte le sue vie, santo in tutte le sue opere.

Il Signore è vicino a quanti lo invocano, a quanti lo cercano con cuore sincero.

Appaga il desiderio di quelli che lo temono, ascolta il loro grido e li salva.

Il Signore protegge quanti lo amano, ma disperde tutti gli empi.

Canti la mia bocca la lode del Signore e ogni vivente benedica il suo nome santo, in eterno e sempre.

7. Orazione Finale

Signore Gesù, ti ringraziamo per la tua Parola che ci ha fatto vedere meglio la volontà del Padre. Fa che il tuo Spirito illumini le nostre azioni e ci comunichi la forza per eseguire quello che la Tua Parola ci ha fatto vedere. Fa che noi, come Maria, tua Madre, possiamo non solo ascoltare ma anche praticare la Parola. Tu che vivi e regni con il Padre nell’unità dello Spirito Santo, nei secoli dei secoli. Amen.

Lectio Divina: lunedì, 29 maggio, 2023

Tempo ordinario

1) Preghiera iniziale

Padre, mostraci la sapienza e l’amore che hai rivelato nel tuo Figlio.

Aiutaci ad essere nelle parole e nei fatti simili a lui, che vive e regna con te nell’unità dello Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli. Amen.

2) Lettura dal Vangelo secondo Giovanni 19, 25-34

25Stavano presso la croce di Gesù sua madre, la sorella di sua madre, Maria madre di Clèopa e Maria di Màgdala. 26Gesù allora, vedendo la madre e accanto a lei il discepolo che egli amava, disse alla madre: «Donna, ecco tuo figlio!». 27Poi disse al discepolo: «Ecco tua madre!». E da quell’ora il discepolo l’accolse con sé. 28Dopo questo, Gesù, sapendo che ormai tutto era compiuto, affinché si compisse la Scrittura, disse: «Ho sete». 29Vi era lì un vaso pieno di aceto; posero perciò una spugna, imbevuta di aceto, in cima a una canna e gliela accostarono alla bocca. 30Dopo aver preso l’aceto, Gesù disse:

«È compiuto!». E, chinato il capo, consegnò lo spirito. 31Era il giorno della Parasceve e i Giudei, perché i corpi non rimanessero sulla croce durante il sabato – era infatti un giorno solenne quel sabato –, chiesero a Pilato che fossero spezzate loro le gambe e fossero portati via. 32Vennero dunque i soldati e spezzarono le gambe all’uno e all’altro che erano stati crocifissi insieme con lui. 33Venuti però da Gesù, vedendo che era già morto, non gli spezzarono le gambe, 34ma uno dei soldati con una lancia gli colpì il fianco, e subito ne uscì sangue e acqua.

3) Riflessione

  • Gv 19,25-29: Maria, la donna forte che comprende il pieno significato di questo evento, ci aiuterà a rivolgere uno sguardo contemplativo al crocifisso. Il quarto Vangelo specifica che questi discepoli “stanno presso la croce” (Gv 19,25-26). Questo dettaglio ha un significato profondo. Solo il quarto Vangelo ci racconta che queste cinque persone stavano presso la croce. Gli altri evangelisti non lo dicono. Luca, per esempio, dice che tutti coloro che avevano conosciuto Gesù seguirono gli eventi a distanza (Lc 23,49). Anche Matteo dice che molte donne seguirono gli eventi da lontano. Queste donne avevano seguito Gesù dalla Galilea e lo avevano servito, ma ora lo seguivano da lontano (Mt 27,55-56). Come Matteo, Marco ci dà i nomi di coloro che osservavano la morte di Gesù da lontano (Mc 15,40-41). Così soltanto il quarto Vangelo dice che la madre di Gesù, altre donne e il discepolo amato “stavano presso la croce”. Stavano lì come servi di fronte al loro re. 
  • Gv 19,30-34: Essi sono lì, coraggiosi, nel momento in cui Gesù ha già dichiarato che “È compiuto” (Gv 19,30). La madre di Gesù è presente in quell’ora, che alla fine “è venuta”. Quell’ora che era stata annunciata alla festa di nozze a Cana (Gv 2,1ss). Il quarto Vangelo sottolinea che alle nozze “c’era la madre di Gesù” (Gv 2,1). Così anche la persona che resta fedele al Signore al momento fatale, è un discepolo amato. L’evangelista non ci dice il nome di questo discepolo, in modo che ognuno di noi può specchiarsi in colui che ha conosciuto i misteri del Signore, che ha posato il capo sul petto di Gesù durante l’ultima cena (Gv 13,25). La madre che sta sotto la croce (cf. Gv 19,25), accetta il testamento di amore di suo Figlio e accoglie tutti nella persona del discepolo amato come figli e figlie da far rinascere alla vita eterna. 
  • Gesù ha una parte attiva nella sua morte, Egli non permette di essere ucciso come i ladri le cui gambe vengono spezzate (Gv 19,31-33), ma consegna il suo spirito (Gv 19,30). I dettagli richiamati dall’evangelista sono molto importanti: vedendo sua madre e accanto a lei il discepolo che lui amava, Gesù dice alla madre, “Donna, ecco tuo figlio”. Poi al discepolo dice: “Ecco tua madre” (Gv 19,26-27). Queste semplici parole di Gesù hanno il peso della rivelazione, sono parole che ci rivelano la sua volontà: “ecco tuo figlio” (v. 26); “ecco tua madre” (v. 27). Queste parole richiamano anche quelle pronunciate da Pilato sul Litostroto: “Ecco l’uomo” (Gv 19,5). Con quelle parole Gesù sulla croce, il suo trono, rivela la sua volontà e il suo amore per noi. È l’agnello di Dio, il pastore che dà la sua vita per il suo gregge. In quel momento, dalla croce, Gesù fa nascere la Chiesa, rappresentata da Maria, Maria di Cleopa e Maria Maddalena, insieme al discepolo amato (Gv 19,25).

4) Domande personali

  • In che modo Maria mi propone un modello di genitorialità, di discepolato e di amore? Quale di questi ho messo in pratica nella mia vita?
  • Maria è esempio di umiltà e di obbedienza; eppure anche lei è stata una guida come a Cana. Come guido gli altri, per quali strade, mentre io stesso sono anche davvero umile e obbediente?

5) Preghiera conclusiva

I precetti del Signore sono retti, fanno gioire il cuore; il comando del Signore è limpido, illumina gli occhi. (Sal 19,8)

Lectio Divina: martedì, 30 maggio, 2023

Tempo ordinario

1) Preghiera

Concedi, Signore, che il corso degli eventi nel mondo si svolga secondo la tua volontà nella giustizia e nella pace, e la tua Chiesa si dedichi con serena fiducia al tuo servizio.  Per il nostro Signore Gesù Cristo…

2) Lettura dal Vangelo secondo Marco 10,28-31

In quel tempo, Pietro disse a Gesù: “Ecco, noi abbiamo lasciato tutto e ti abbiamo seguito”.

Gesù gli rispose: “In verità vi dico: non c’è nessuno che abbia lasciato casa o fratelli o sorelle o madre o padre o figli o campi a causa mia e a causa del vangelo, che non riceva già al presente cento volte tanto in case e fratelli e sorelle e madri e figli e campi, insieme a persecuzioni, e nel futuro la vita eterna. E molti dei primi saranno ultimi e gli ultimi i primi”.

3) Riflessione

  • Nel vangelo di ieri, Gesù parlava della conversazione tra i discepoli sui beni materiali: distanziarsi dalle cose, vendere tutto, dare ai poveri e seguire Gesù. Ossia, come Gesù, devono vivere in totale gratuità, mettendo la propria vita nella mano di Dio, servendo i fratelli e le sorelle (Mc 10,17-27). Nel vangelo di oggi Gesù spiega meglio come deve essere questa vita di gratuità e di servizio di coloro che abbandonano tutto per lui, Gesù, e per il Vangelo (Mc 10,28-31).
  • Marco 10,28-31: Cento volte, ma d’ora in poi con persecuzioni. Pietro osserva: “Noi abbiamo lasciato tutto e ti abbiamo seguito”. E’ come se dicesse: “Abbiamo fatto ciò che il Signore chiese al giovane ricco. Lasciammo tutto e ti abbiamo seguito. Spiegaci, come deve essere la nostra vita?” Pietro vuole che Gesù spieghi un poco di più il nuovo modo di vivere nel servizio e nella gratuità. La risposta di Gesù è bella, profonda e simbolica: “In verità vi dico: non c’è nessuno che abbia lasciato casa o fratelli o sorelle o madre o padre o figli o campi a causa mia e a causa del vangelo, che non riceva già al presente cento volte tanto in case e fratelli e sorelle e madri e figli e campi, insieme a persecuzioni, e nel futuro la vita eterna. E molti dei primi saranno ultimi e gli ultimi i primi”. Il tipo di vita che scaturisce dal dono di tutto è l’esempio del Regno che Gesù vuole instaurare: (a) Estende la famiglia e crea comunità, aumenta cento volte il numero di fratelli e sorelle. (b) Produce la condivisione di beni, poiché tutti avranno cento volte di più case e campi. La provvidenza divina si incarna e passa per l’organizzazione fraterna, dove tutto è di tutti e non ci sono più persone nel bisogno. Loro mettono in pratica la legge di Dio che chiede “tra di voi non ci siano poveri” (Dt 15,4-11). Fu ciò che fecero i primi cristiani (At 2,42-45). E’ il vissuto perfetto del servizio e della gratuità. (c) Non devono aspettare in cambio nessun vantaggio, nessuna sicurezza, nessun tipo di promozione. Anzi in questa vita avranno tutto questo, ma con persecuzioni. Poiché, coloro che in questo mondo organizzato, a partire dall’egoismo e dagli interessi di gruppi e persone, vivono l’amore gratuito ed il dono di sé, saranno crocifissi come lo fu Gesù. (d) Saranno perseguitati in questo mondo, ma nel mondo futuro avranno la vita eterna di cui parlava il giovane ricco.
  • Gesù è la scelta dei poveri. Una duplice schiavitù marcava la situazione della gente all’epoca di Gesù: la schiavitù della politica di Erode, appoggiata dall’impero romano e mantenuta da tutto un sistema ben organizzato di sfruttamento e di repressione, e la schiavitù della religione ufficiale, mantenuta dalle autorità religiose dell’epoca. Per questo, il clan, la famiglia, la comunità, si stava disintegrando e una gran parte della gente viveva esclusa, emarginata, senza dimora, nella religione, nella società. Per questo c’erano diversi movimenti che cercavano un nuovo modo di vivere in comunità: esseni, farisei e, più tardi, gli zeloti. Nella comunità di Gesù c’era qualcosa di nuovo che la rendeva diversa dagli altri gruppi. Era l’atteggiamento verso i poveri e gli esclusi. Le comunità dei farisei vivevano separate. La parola “fariseo” vuol dire “separato”.

Vivevano separati dalla gente impura. Molti farisei consideravano la gente ignorante e maledetta (Gv 7,49), in peccato (Gv 9,34). Gesù e la sua comunità, al contrario, vivevano insieme alle persone escluse, considerate impure: pubblicani, peccatori, prostitute, lebbrosi (Mc 2,16; 1,41; Lc 7,37). Gesù riconosce la ricchezza e il valore che i poveri posseggono (Mt 11,25-26; Lc 21,1-4). Li proclama felici, perché il Regno è loro, è dei poveri (Lc 6,20; Mt 5,3). Definisce la sua missione: “annunciare la Buona Novella ai poveri” (Lc 4, 18). Lui stesso vive da povero. Non possiede nulla per sé, nemmeno una pietra dove reclinare il capo (Lc 9,58). E a chi vuole seguirlo per condividere la stessa sorte, ordina di scegliere: o Dio o il denaro! (Mt 6,24). Ordina di scegliere a favore dei poveri! (Mc 10,21) La povertà che caratterizzava la vita di Gesù e dei discepoli, caratterizzava anche la missione. Al contrario di altri missionari (Mt 23,15), i discepoli e le discepole di Gesù non potevano portare nulla, né oro, né denaro, né due tuniche, né borsa, né sandali (Mt 10,9-10). Dovevano avere fiducia nell’ospitalità (Lc 9,4; 10,5-6). E se fossero stati accolti dalla gente, dovevano lavorare come tutti gli altri e vivere di ciò che ricevevano in cambio (Lc 10,7-8). Inoltre, dovevano occuparsi dei malati e dei bisognosi (Lc 10,9; Mt 10,8). Allora potevano dire alla gente: “Il Regno di Dio è in mezzo a voi!” (Lc 10,9).

4) Per un confronto personale

  • Tu, nella tua vita, come metti in pratica la proposta di Pietro: “Abbiamo lasciato tutto e ti abbiamo seguito”?
  • Condivisione, gratuità, servizio, accoglienza agli esclusi sono i segni del Regno. Come le vivo oggi?

5) Preghiera finale

Tutti i confini della terra hanno veduto la salvezza del nostro Dio. 

Acclami al Signore tutta la terra, gridate, esultate con canti di gioia. (Sal 97)

Lectio Divina: mercoledì, 31 maggio, 2023

1) Preghiera

Dio onnipotente ed eterno, che nel tuo disegno di amore hai ispirato alla beata Vergine Maria, che portava in grembo il tuo Figlio, di visitare sant’Elisabetta, concedi a noi di essere docili all’azione del tuo Spirito, per magnificare con Maria il tuo santo nome.  Per il nostro Signore Gesù…

2) Lettura dal Vangelo secondo Luca 1,39-56

In quei giorni, Maria si mise in viaggio verso la montagna e raggiunse in fretta una città di Giuda. Entrata nella casa di Zaccaria, salutò Elisabetta. 

Appena Elisabetta ebbe udito il saluto di Maria, il bambino le sussultò nel grembo. Elisabetta fu piena di Spirito Santo ed esclamò a gran voce: “Benedetta tu fra le donne, e benedetto il frutto del tuo grembo! A che debbo che la madre del mio Signore venga a me? Ecco, appena la voce del tuo saluto è giunta ai miei orecchi, il bambino ha esultato di gioia nel mio grembo. 

E beata colei che ha creduto nell’adempimento delle parole del Signore”.

Allora Maria disse: “L’anima mia magnifica il Signore e il mio spirito esulta in Dio, mio salvatore, perché ha guardato l’umiltà della sua serva.  D’ora in poi tutte le generazioni mi chiameranno beata. 

Grandi cose ha fatto in me l’Onnipotente e Santo è il suo nome: di generazione in generazione la sua misericordia si stende su quelli che lo temono. 

Ha spiegato la potenza del suo braccio, ha disperso i superbi nei pensieri del loro cuore; ha rovesciato i potenti dai troni, ha innalzato gli umili; ha ricolmato di beni gli affamati, ha rimandato a mani vuote i ricchi. 

Ha soccorso Israele, suo servo, ricordandosi della sua misericordia, come aveva promesso ai nostri padri, ad Abramo e alla sua discendenza, per sempre”.  Maria rimase con lei circa tre mesi, poi tornò a casa sua.

3) Riflessione

  • Oggi è la festa della visitazione della Vergine, e il vangelo narra la visita di Maria a sua cugina Elisabetta. Quando Luca parla di Maria, pensa alle comunità del suo tempo che vivevano sparse nelle città dell’Impero Romano ed offre loro in Maria un modello di come devono rapportarsi alla Parola di Dio. Una volta, udendo Gesù parlare di Dio, una donna del popolo esclamò: “Beato il ventre che ti ha portato e il seno da cui hai preso il latte” elogiando la madre di Gesù. Immediatamente, Gesù rispose: “Beati piuttosto coloro che ascoltano la parola di Dio e la osservano” (Lc 11,27-28). Maria è il modello della comunità fedele che sa vivere e praticare la Parola di Dio. Nel descrivere la visita di Maria a Elisabetta, lui insegna come devono agire le comunità per trasformare la visita di Dio in servizio ai fratelli e alle sorelle.
  • L’episodio della visita di Maria ad Elisabetta mostra ancora un altro aspetto tipico di Luca. Tutte le parole e gli atteggiamenti, soprattutto il cantico di Maria, formano una grande celebrazione di lode. Sembra una descrizione di una liturgia solenne. Così, Luca, evoca l’ambiente liturgico e celebrativo, in cui Gesù si formò ed in cui le comunità devono vivere la propria fede.
  • Luca 1,39-40: Maria va a visitare sua cugina Elisabetta. Luca mette l’accento sulla prontezza di Maria nel rispondere alle esigenze della Parola di Dio. L’angelo le parlò della gravidanza di Elisabetta e Maria, immediatamente, si alza per verificare ciò che l’angelo le aveva annunciato, ed esce di casa per aiutare una persona nel bisogno. Da Nazaret fino alle montagne di Giuda ci sono più di 100 km! Non c’erano pullman, né treni!
  • Luca 1,41-44: Il saluto di Elisabetta. Elisabetta rappresenta l’Antico Testamento che termina. Maria, il Nuovo che inizia. L’Antico Testamento accoglie il Nuovo con gratitudine e fiducia, riconoscendo in esso il dono gratuito di Dio che viene a realizzare e completare qualsiasi aspettativa della gente. Nell’incontro delle due donne si manifesta il dono dello Spirito che fa che la creatura salti di gioia nel seno di Elisabetta. La Buona Novella di Dio rivela la sua presenza in una delle cose più comuni della vita umana: due donne di casa che si scambiano la visita per aiutarsi. Visita, gioia, gravidanza, bambini, aiuto reciproco, casa, famiglia: Luca vuol far capire e far scoprire alle comunità (e a noi tutti) la presenza del Regno. Le parole di Elisabetta, fino ad oggi, fanno parte del salmo più conosciuto e più recitato in tutto il mondo, che è l’Ave Maria.
  • Luca 1,45: L’elogio che Elisabetta fa a Maria. “Beata colei che ha creduto, nell’adempimento delle parole del Signore”. E’ l’avviso di Luca alle Comunità: credere nella Parola di Dio, poiché ha la forza di realizzare ciò che ci dice. E’ Parola creatrice. Genera una nuova vita nel seno di una vergine, nel seno della gente povera ed abbandonata che l’accoglie con fede.
  • Luca 1,46-56: Il cantico di Maria. Molto probabilmente, questo cantico, era già conosciuto e cantato nelle comunità. Lei insegna come deve essere pregato e cantato. Luca 1,46-50: Maria inizia proclamando il cambiamento avvenuto nella sua vita sotto lo sguardo amorevole di Dio, pieno di misericordia. Per questo, canta felice: “Esulto di gioia in Dio, mio Salvatore”. Luca 1,51-53: canta la fedeltà di Dio verso il suo popolo e proclama il mutamento che il braccio di Yavé sta producendo a favore dei poveri e degli affamati. L’espressione “braccio di Dio” ricorda la liberazione dell’Esodo. E’ questa forza salvatrice di Dio ciò che dà vita al mutamento: disperde gli orgogliosi (1,51), rovescia dai troni i potenti ed innalza gli umili (1,52), rimanda a mani vuote i ricchi e ricolma di beni gli affamati (1,53). Luca 1,54-55: Alla fine, lei ricorda che tutto ciò è espressione della misericordia di Dio verso il suo popolo ed espressione della sua fedeltà alle promesse fatte a Abramo. La Buona Novella non è una risposta all’osservanza della Legge, ma espressione della bontà e della fedeltà di Dio alle promesse fatte. E’ ciò che Paolo insegnava nelle lettere ai Galati e ai Romani.

Il secondo libro di Samuele racconta la storia dell’Arca dell’Alleanza. Davide volle metterla a casa sua, ma si impaurì e disse: “Come potrà venire da me l’Arca del Signore?” (2 Sam 6,9) Davide ordinò così che l’Arca fosse messa nella casa di ObedEdom. “E l’Arca del Signore rimase tre mesi in casa de Obed-Edom, e il Signore benedisse Obed-Edom e tutta la casa” (2 Sam 6,11). Maria, in attesa di Gesù, è come l’Arca dell’Alleanza che, nell’Antico Testamento, visitava le case delle persone portando benefici. Lei si reca a casa di Elisabetta e vi rimane tre mesi. E mentre si trova in casa di Elisabetta, tutta la famiglia è benedetta da Dio. La comunità deve essere come la Nuova Arca dell’Alleanza. Visitando la casa delle persone, deve portare benefici e la grazia di Dio alla gente.

4) Per un confronto personale

  • Cosa ci impedisce di scoprire e di vivere la gioia della presenza di Dio nella nostra vita?
  • Dove e come la gioia della presenza di Dio avviene oggi nella mia vita e in quella della comunità?

5) Preghiera finale

Benedici il Signore, anima mia, quanto è in me benedica il suo santo nome. 

Benedici il Signore, anima mia, non dimenticare tanti suoi benefici. (Sal 102)

 


 
 

 

Preghiera a San Michele Arcangelo, 
da recitarsi al termine della S. Messa

 

 

Il 13 ottobre 1884, al termine della celebrazione della S. Messa, Leone XIII udì una voce dal timbro gutturale e profondo che diceva: “Posso distruggere la tua Chiesa: per far questo ho bisogno di più tempo e di più potere” Il Papa udì anche una voce più aggraziata che domandava: “Quanto tempo? Quanto potere?”
La voce gutturale rispose: “Dai settantacinque ai cento anni e un più grande potere su coloro che si consegnano al mio servizio”; la voce gentile replicò: “Hai il tempo…” Profondamente turbato, Leone XIII dispose che una speciale preghiera, da lui stesso composta, venisse recitata al termine della S. Messa.

San Michele Arcangelo, difendici nella battaglia: sii tu nostro sostegno contro la perfidia e le insidie del diavolo.
Che Dio eserciti il suo dominio su di lui, te ne preghiamo supplichevoli.
E tu, o principe della milizia celeste, con la potenza divina,
ricaccia nell’Inferno satana e gli altri spiriti maligni i quali errano nel mondo per perdere le anime.
Amen.

 


 
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