Lectio del giorno all’Oasi di Engaddi Gennaio-2023
Lectio Divina: Domenica, 1 gennaio, 2023
Visita dei Pastori a Gesù e sua Madre Gli esclusi sono preferiti da Dio
Luca 2,16-21
1. Orazione iniziale
Signore Gesù, invia il tuo Spirito, perché ci aiuti a leggere la Scrittura con lo stesso sguardo con il quale l’hai letta Tu per i discepoli sulla strada di Emmaus. Con la luce della Parola, scritta nella Bibbia, Tu li aiutasti a scoprire la presenza di Dio negli avvenimenti sconvolgenti della tua condanna e della tua morte. Così, la croce che embrava essere la fine di ogni speranza, è apparsa loro come sorgente di vita e di risurrezione.
Crea in noi il silenzio per ascoltare la tua voce nella creazione e nella Scrittura, negli avvenimenti e nelle persone, soprattutto nei poveri e sofferenti. La tua Parola ci orienti, affinché anche noi, come i due discepoli di Emmaus, possiamo sperimentare la forza della tua risurrezione e testimoniare agli altri che Tu sei vivo in mezzo a noi come fonte di fraternità, di giustizia e di pace. Questo noi chiediamo a Te, Gesù, figlio di Maria, che ci hai rivelato il Padre e inviato lo Spirito. Amen.
2. Lettura
- Chiave di lettura
Il motivo che spinse Giuseppe e Maria a recarsi a Betlemme fu un censimento imposto dall’imperatore di Roma (Lc 2,1-7). Periodicamente, le autorità romane decretavano questi censimenti nelle diverse regioni dell’immenso impero. Si trattava di accatastare la popolazione e sapere quante persone dovevano pagare le imposte. I ricchi pagavano le imposte sul terreno e sui beni che possedevano. I poveri pagavano per il numero di figli che avevano. A volte l’imposta totale superava il reddito della persona del 50%. Nel vangelo di Luca notiamo una differenza significativa tra la nascita di Gesù e la nascita di Giovanni Battista. Giovanni nasce in casa, nella sua terra, in mezzo a parenti e vicini ed è accolto da tutti (Lc 1,57-58). Gesù nasce sconosciuto, fuori dall’ambiente di famiglia e dei vicini, fuori dalla sua terra. “Non c’era posto per loro nell’albergo”.
Dovette essere lasciato in una mangiatoia (Lc 2,7).
Cerchiamo di collocare e commentare il nostro brano (Lc 2,16-21) nell’ampio contesto della visita dei pastori (Lc 2,8-21). Durante la lettura cerchiamo di essere attenti a quanto segue: Quali sono le sorprese e i contrasti che appaiono in questo testo?
- Una divisione del testo per aiutarne la lettura
Lc 2,8-9: I pastori nel campo, i primi invitati
Lc 2,10-12: Il primo annuncio della Buona Notizia viene fatto ai pastori
Lc 2,13-14: La lode degli angeli
Lc 2,15-18: I pastori vanno fino a Betlemme e raccontano la visione degli angeli
Lc 2,19-20: L’atteggiamento di Maria e dei pastori dinanzi ai fatti Lc 2,21: La circoncisione del piccolo Gesù
- Il testo: Luca 2,8-21
In quel tempo, c’erano in quella regione alcuni pastori che vegliavano di notte facendo la guardia al loro gregge. Un angelo del Signore si presentò davanti a loro e la gloria del Signore li avvolse di luce. Essi furono presi da grande spavento, ma l’angelo disse loro: “Non temete, ecco vi annunzio una grande gioia, che sarà di tutto il popolo: oggi vi è nato nella città di Davide un salvatore, che è il Cristo Signore. Questo per voi il segno: troverete un bambino avvolto in fasce, che giace in una mangiatoia”. E subito apparve con l’angelo una moltitudine dell’esercito celeste che lodava Dio e diceva: “Gloria a Dio nel più alto dei cieli e pace in terra agli uomini che egli ama”. Appena gli angeli si furono allontanati per tornare al cielo, i pastori dicevano fra loro: “Andiamo fino a Betlemme, vediamo questo avvenimento che il Signore ci ha fatto conoscere”. [I pastori] andarono, senza indugio, e trovarono Maria e Giuseppe e il bambino, adagiato nella mangiatoia. E dopo averlo visto, riferirono ciò che del bambino era stato detto loro.
Tutti quelli che udivano si stupirono delle cose dette loro dai pastori. Maria, da parte sua, custodiva tutte queste cose, meditandole nel suo cuore.
I pastori se ne tornarono, glorificando e lodando Dio per tutto quello che avevano udito e visto, com’era stato detto loro.
Quando furono compiuti gli otto giorni prescritti per la circoncisione, gli fu messo nome Gesù, come era stato chiamato dall’angelo prima che fosse concepito nel grembo.
- Momento di silenzio orante
perché la Parola di Dio possa entrare in noi e illuminare la nostra vita.
4. Alcune domande
per aiutarci nella meditazione e nella orazione.
- Cosa ti è piaciuto di più in questo testo? Perché?
- Quali sono le sorprese e i contrasti che appaiono nel testo?
- In che modo il testo insegna che il piccolo è il più grande nel cielo e il più povero sulla terra?
- Quali sono gli atteggiamenti di Maria e dei pastori dinanzi al mistero di Dio che venne loro rivelato?
- Qual è il messaggio che Luca ci vuole comunicare per mezzo di questi dettagli?
5. Per coloro che vogliono approfondire il tema a) Contesto di allora e di oggi
Il testo di questa festa della Madre di Dio (Lc 2,16-21) fa parte della descrizione più ampia della nascita di Gesù (Lc 2,1-7) e della visita dei pastori (Lc 2,8-21). L’angelo aveva annunciato la nascita del Salvatore, dando un segnale per riconoscerlo: “Troverete un bambino avvolto in fasce, che giace in una mangiatoia!”. Loro aspettavano il Salvatore di tutto un popolo e dovranno riconoscerlo in un bambino appena nato, povero, che giace accanto a due animali! Grande sorpresa!
Il piano di Dio avviene in modo inaspettato, pieno di sorpreso. Questo succede anche oggi. Un bambino povero sarà il Salvatore del popolo! Te lo puoi credere?
- b) Commento del testo
Lc 2,8-9: I primi invitati.
I pastori erano persone emarginate, poco apprezzate. Vivevano insieme agli animali, separate dal resto dell’umanità. A causa del contatto permanente con gli animali erano considerati impuri. Mai nessuno li avrebbe invitati a visitare un neonato. Ma proprio a questi pastori appare l’Angelo del Signore per trasmettere la grande notizia della nascita di Gesù. Davanti all’apparizione degli angeli, loro si riempiono di timore.
Lc 2,10-12: Il primo annuncio della Buona Notizia.
La prima parola dell’angelo è: Non temete! La seconda è: Gioia per tutto il popolo! La terza è: Oggi! Subito tre nomi per indicare chi è Gesù: Salvatore, Cristo e Signore! Salvatore è colui che libera tutti da tutto ciò che li lega! Ai governanti di quel tempo piaceva usare il titolo di Salvatore. Loro stessi si attribuivano il titolo di Soter. Cristo significa unto o messia. Nell’Antico Testamento era questo il titolo che veniva dato ai re e ai profeti. Era anche il titolo del futuro Messia che avrebbe compiuto le promesse di Dio nei riguardi del popolo. Ciò significa che il neonato, che giace in una mangiatoia, viene a realizzare la speranza del popolo. Signore era il nome che veniva dato a Dio stesso! Qui abbiamo i tre titoli più grandi che si possano immaginare. A partire da questo annuncio della nascita di Gesù Salvatore, Cristo e Signore, ci si immagina qualcuno della categoria più elevata. E l’angelo ti dice: “Attenzione! Ti do questo segnale di riconoscimento: incontrerai un bambino in una mangiatoia, in mezzo ai poveri!”. Tu ci crederesti? Il modo in cui Dio agisce è diverso dal nostro!
Lc 2,13-14: Lode degli angeli: Gloria a Dio nel più alto dei cieli, Pace in terra agli uomini che egli ama.
Una moltitudine di angeli appare e scende dal cielo. È il cielo che si spiega sulla terra. Le due frasi del versetto riassumono il progetto di Dio, il suo piano. La prima dice ciò che avviene nel mondo di lassù: Gloria a Dio nel più alto dei cieli. La seconda dice ciò che succederà nel mondo qui in basso: Pace in terra agli uomini che egli ama! Se la gente potesse sperimentare ciò che veramente significa essere amati da Dio, tutto cambierebbe e la pace abiterebbe la terra. E sarebbe questa la maggior gloria per Dio che dimora nelle altezze!
Lc 2,15-18: I pastori vanno fino a Betlemme e raccontano la visione degli angeli. La Parola di Dio non è un suono prodotto dalla bocca. È soprattutto un avvenimento! I pastori dicono letteralmente: “Andiamo a vedere questa parola che si è avverata e che il Signore ci ha fatto conoscere”. In ebraico, l’espressione DABAR può significare allo stesso tempo parola e cosa (avvenimento), generata dalla parola. La Parola di Dio ha forza creatrice. Compie ciò che dice. Nella creazione Dio disse: “Sia la luce!, e la luce fu” (Gen 1,3). La parola dell’angelo ai pastori è l’avvenimento della nascita di Gesù.
Lc 2,19-20: Atteggiamento di Maria e dei pastori dinanzi ai fatti, dinanzi alla parola. Luca aggiunge subito che “Maria serbava queste parole (avvenimenti) meditandole nel suo cuore”. Sono due modi di percepire ed accogliere la parola di Dio: (i) I pastori si alzano per vedere i fatti e verificare in essi il segno che era stato dato loro dall’angelo, e dopo, ritornano al loro gregge glorificando e lodando Dio per tutto ciò che avevano visto e udito. (ii) Maria, da parte sua, conservava con cura tutti questi avvenimenti nella memoria e li meditava nel suo cuore. Meditare le cose nel cuore significa ruminarle ed illuminarle con la luce della Parola di Dio, per così giungere a capire meglio tutto il loro significato per la vita.
Lc 2,21: La circoncisione e il nome di Gesù.
D’accordo con una norma delle legge, il piccolo Gesù viene circonciso l’ottavo giorno dopo la sua nascita (cfr. Gen 17,12). La circoncisione era un segnale di appartenenza al popolo. Dava identità alla persona. In questa occasione ogni bambino riceveva il suo nome (cfr. Lc 1,59-63). Il bambino riceve il nome di Gesù che gli era stato dato dall’angelo, prima di essere concepito. L’angelo aveva detto a Giuseppe che il nome del bambino doveva essere Gesù “egli salverà il suo popolo dai suoi peccati” (Mt 1,21). Il nome di Gesù è lo stesso che Giosuè, e significa Dio salverà. Un altro nome che poco a poco sarà dato a Gesù è Cristo, che significa Unto o Messia. Gesù è il Messia atteso.
Un terzo nome è Emanuele, che significa Dio con noi (Mt 1,23). Il nome completo è Gesù Cristo Emanuele!
- c) Ampliando l’informazione: Maria nel vangelo di Luca
La funzione dei due primi capitoli del vangelo di Luca
Si tratta di due capitoli assai conosciuti, ma poco approfonditi. Luca li scrive imitando gli scritti del Vecchio Testamento. È come se questi due capitoli fossero gli ultimi del Vecchio Testamento per aprire la porta per l’arrivo del Nuovo Testamento. In questi capitoli Luca fa sentire il profumo di un ambiente di tenerezza e di lode. Dall’inizio alla fine, si loda e si canta la misericordia di Dio che, finalmente, viene a compiere le sue promesse. Luca ci mostra come Gesù compie l’Antico Testamento iniziando il Nuovo Testamento. E lo compie a favore dei poveri, degli anawim, di coloro che seppero attendere la sua venuta: Elisabetta, Zaccaria, Maria, Giuseppe, Simeone, Anna, i pastori. Per questo, i primi due capitoli non sono storia secondo il senso che noi oggi diamo alla storia. Fungevano molto di più come uno specchio, in cui i destinatari, i cristiani convertiti dal paganesimo, potevano scoprire chi era Gesù e come era venuto per realizzare le profezie dell’Antico Testamento, rispondendo alle più profonde aspirazioni del cuore umano. Erano anche specchio di ciò che stava avvenendo nelle comunità del tempo di Luca. Le comunità venute dal paganesimo nasceranno dalle comunità dei giudei convertiti. Ma loro erano diverse. Il Nuovo non corrispondeva a ciò che l’Antico Testamento immaginava ed attendeva. Era “il segno di contraddizione” (Lc 2,34), causava tensione ed era fonte di molto dolore. Nell’atteggiamento di Maria, Luca presenta un modello di come le comunità potevano reagire e perseverare nel Nuovo. Chiave di lettura In questi due capitoli Luca presenta Maria quale modello per la vita delle comunità. La chiave ci viene data in quell’episodio in cui una donna del popolo elogia la madre di Gesù. Gesù modifica l’elogio e dice: “Beati coloro che ascoltano la parola di Dio e la osservano” (Lc 11,27-28). Qui sta la grandezza di Maria. È nel modo in cui Maria sa rapportarsi alla Parola di Dio che le comunità contemplano il modo più corretto in cui possono porsi davanti alla Parola di Dio: accoglierla, incarnarla, viverla, approfondirla, ruminarla, farla nascere e crescere, lasciarsi plasmare da essa, anche quando non si capisce o quando ci fa soffrire. È questa la visione che soggiace ai due testi dei capitoli 1 e 2 del vangelo di Luca, che parlano di Maria, la madre di Gesù.
Applicando la chiave ai testi
- Lc 1,26-38: L’Annunciazione: “Si faccia in me secondo la tua parola!”
Sapersi aprire, in modo che la Parola di Dio sia accolta e si incarni. 2. Lc 1,39-45: La
Visitazione: “Beata colei che ha creduto!”
Saper riconoscere la Parola di Dio nei fatti della vita. 3. Lc 1,46-56: Il Magnificat: “Il
Signore ha fatto in me grandi cose!” Un canto sovversivo di resistenza e di speranza. 4.
Lc 2,1-20: La Nascita: “Lei serbava tutte queste cose, meditandole nel suo cuore”
Non c’era posto per loro. Gli emarginati accolgono la Parola. 5. Lc 2,21-32: La
Presentazione: “I miei occhi hanno visto la tua salvezza!”I molti anni di vita purificano gli occhi. 6. Lc 2,33-38: Simeone ed Anna: “Una spada ti trafiggerà l’anima”
Essere cristiani vuol dire essere segni di contraddizione. 7. Lc 2,39-52: A dodici anni: “Non sapevate che io devo occuparmi delle cose del Padre mio?” Loro non capivano la Parola che venne loro detta!
I contrasti che colpiscono nel nostro testo
- Nelle tenebre della notte brilla una luce (2,8-9).
- Il mondo lassù, il cielo sembra avvolgere il nostro mondo qui in basso (2,13).
- La grandezza di Dio si manifesta nella debolezza di un bambino (2,7).
- La gloria di Dio si rende presente in una mangiatoia, accanto ad animali (2,16).
- La paura provocata dall’improvvisa apparizione dell’angelo si muta in gioia (2,9-10).
- Le persone emarginate da tutti sono le prime invitate (2,8).
- I pastori riconoscono Dio presente in un bambino (2,20).
6. Orazione – Salmo 23 (22)
“Il Signore è il mio pastore!”
Il Signore è il mio pastore: non manco di nulla; su pascoli erbosi mi fa riposare ad acque tranquille mi conduce. Mi rinfranca, mi guida per il giusto cammino, per amore del suo nome. Se dovessi camminare in una valle oscura, non temerei alcun male, perché tu sei con me. Il tuo bastone e il tuo vincastro mi danno sicurezza.
Davanti a me tu prepari una mensa sotto gli occhi dei miei nemici; cospargi di olio il mio capo.Il mio calice trabocca.
Felicità e grazia mi saranno compagne tutti i giorni della mia vita, e abiterò nella casa del Signore per lunghissimi anni.
7. Orazione finale
Signore Gesù, ti ringraziamo per la tua Parola che ci ha fatto vedere meglio la volontà del Padre. Fa’ che il tuo Spirito illumini le nostre azioni e ci comunichi la forza per eseguire quello che la Tua Parola ci ha fatto vedere. Fa’ che noi, come Maria, tua Madre, possiamo non solo ascoltare ma anche praticare la Parola. Tu che vivi e regni con il Padre nell’unità dello Spirito Santo, nei secoli dei secoli. Amen.
Lectio Divina: Lunedì, 2 gennaio, 2023
Tempo di Natale
1) Preghiera
Rafforza la fede del tuo popolo, o Padre, perché creda e proclami il Cristo tuo unico Figlio, vero Dio, eterno con te nella gloria, e vero uomo nato dalla Vergine Madre; in questa fede confermaci nelle prove della vita presente e guidaci alla gioia senza fine. Per il nostro Signore Gesù Cristo…
2) Lettura del Vangelo secondo Giovanni 1,19-28
Questa è la testimonianza di Giovanni, quando i Giudei gli inviarono da Gerusalemme sacerdoti e leviti a interrogarlo: “Chi sei tu?” Egli confessò e non negò, e confessò: “Io non sono il Cristo”. Allora gli chiesero: “Che cosa dunque? Sei Elia?” Rispose: “Non lo sono”. “Sei tu il profeta?” Rispose: “No”.
Gli dissero dunque; “Chi sei? Perché possiamo dare una risposta a coloro che ci hanno mandato. Che cosa dici di te stesso?” Rispose: “Io sono ‘‘voce di uno che grida nel deserto: Preparate la via del Signore’’, come disse il profeta Isaia”.
Essi erano stati mandati da parte dei farisei. Lo interrogarono e gli dissero: “Perché dunque battezzi se tu non sei il Cristo, né Elia, né il profeta?” Giovanni rispose loro: “Io battezzo con acqua, ma in mezzo a voi sta uno che voi non conoscete, uno che viene dopo di me, al quale io non son degno di sciogliere il legaccio del sandalo”. Questo avvenne in Betania, al di là del Giordano, dove Giovanni stava battezzando.
3) Riflessione
- Il vangelo di oggi parla della testimonianza di Giovanni Battista. I giudei mandarono “sacerdoti e leviti” ad interrogarlo. Allo stesso modo, alcuni anni dopo, manderanno persone a controllare l’attività di Gesù (Mc 3,22). C’è una somiglianza molto grande tra le risposte della gente nei riguardi di Gesù e le domande che le autorità rivolgono a Giovanni. Gesù chiede ai discepoli: “Chi dice la gente che io sono?” Loro rispondono: “Elia, Giovanni Battista, Geremia, uno dei profeti” (cf. Mc 8,27-28). Le autorità rivolgono le stesse domande a Gesù: “Sei tu il Messia, o Elia, il profeta?” Giovanni risponde citando il profeta Isaia: “Io sono una voce che grida nel deserto: preparate il cammino al Signore”. Gli altri tre vangeli contengono la stessa affermazione nei riguardi di Giovanni: lui non è il Messia, ma è venuto a preparare la venuta del messia (cf. Mc 1,3; Mt 3,3; Lc 3,4). Tutti e quattro i vangeli prestano molta attenzione all’attività ed alla testimonianza di Giovanni Battista. Qual’è il motivo di questa insistenza da parte loro nel dire che Giovanni non è il Messia?
- Giovanni Battista fu messo a morte da Erode attorno all’anno 30. Ma fino alla fine del primo secolo, epoca in cui fu scritto il Quarto Vangelo, Giovanni continuava ad essere considerato un leader tra i giudei. Ed anche dopo la sua morte, il ricordo di Giovanni continuava ad esercitare un forte influsso nel vissuto della fede della gente. Era considerato un profeta (Mc 11,32). Era il primo grande profeta che apparve dopo secoli di assenza dei profeti. Molti lo consideravano il Messia. Quando negli anni 50, Paolo passò per Efeso, in Asia Minore, incontrò un gruppo di persone che erano state battezzate con il battesimo di Giovanni (cf. At 19,1-4). Per questo, era importante divulgare la testimonianza dello stesso Giovanni Battista, dicendo che non era il Messia ed indicare invece Gesù come il Messia. E così, Giovanni stesso contribuisce ad irradiare meglio la Buona Notizia di Gesù.
- “Come mai tu battezzi se non sei né il Messia, né Elia, né il profeta? La risposta di Giovanni è un’altra affermazione con la quale indica che Gesù è il Messia: “Io battezzo con acqua, ma in mezzo a voi sta uno che voi non conoscete, uno che viene dopo di me, al quale io non son degno di sciogliere il legaccio del sandalo”. E un poco più avanti (Gv 1,33), Giovanni fa allusione alle profezie che annunciavano l’effusione dello Spirito per i tempi messianici: “Colui sul quale vedrete scendere lo Spirito e posarsi su di lui, costui battezza con lo Spirito Santo” (cf. Is 11,1-9; Ez 36,25-27; Gioele 3,1-2).
4) Per un confronto personale
- Hai avuto nella tua vita qualche Giovanni Battista che ha preparato in te il cammino per accogliere Gesù?
- Giovanni fu umile. Non si fece più grande di quello che era in realtà: tu sei stato battista per qualcuno?
5) Preghiera finale
Tutti i confini della terra hanno vedutola salvezza del nostro Dio.
Acclami al Signore tutta la terra, gridate, esultate con canti di gioia. (Sal 97)
Lectio Divina: Martedì, 3 gennaio, 2023
1) Preghiera
O Dio, tu hai voluto che l’umanità del Salvatore, nella sua mirabile nascita dalla Vergine Maria, non fosse sottoposta alla comune eredità dei nostri padri; fa’ che liberati dal contagio dell’antico male possiamo anche noi far parte della nuova creazione, iniziata da Cristo tuo Figlio.
Egli è Dio, e vive e regna con te…
2) Lettura del Vangelo secondo Giovanni 1,29-34
Il giorno dopo, Giovanni vedendo Gesù venire verso di lui disse: “Ecco l’agnello di Dio, ecco colui che toglie il peccato del mondo! Ecco colui del quale io dissi: Dopo di me viene un uomo che mi è passato avanti, perché era prima di me. Io non lo conoscevo, ma sono venuto a battezzare con acqua perché egli fosse fatto conoscere a Israele”. Giovanni rese testimonianza dicendo: “Ho visto lo Spirito scendere come una colomba dal cielo e posarsi su di lui. Io non lo conoscevo, ma chi mi ha inviato a battezzare con acqua, mi aveva detto: “L’uomo sul quale vedrai scendere e rimanere lo Spirito è colui che battezza in Spirito Santo. E io ho visto e ho reso testimonianza che questi è il Figlio di Dio”.
3) Riflessione
- Nel Vangelo di Giovanni la storia ed il simbolo si uniscono insieme. Nel testo di oggi, il simbolismo consiste soprattutto nelle evocazioni di testi conosciuti dell’Antico Testamento che rivelano qualcosa riguardo l’identità di Gesù di Nazaret. In questi pochi versi (Gv 1,29-34) esistono le seguenti espressioni con densità simbolica: a) Agnello di Dio; b) Togliere il peccato del mondo; c) Esisteva prima di me; d) La discesa dello Spirito sotto forma di una colomba; e) Figlio di Dio.
- Agnello di Dio. Questo titolo evocava il ricordo dell’esodo. La notte della prima Pasqua, il sangue dell’Agnello Pasquale, con cui si macchiavano le porte delle case, era per la gente segno di liberazione (Es 12,13-14). Per i primi cristiani Gesù è il nuovo Agnello Pasquale che libera il suo popolo (1Cor 5,7; 1Pt 1,19; Ap 5,6.9).
- Togliere il peccato del mondo. Evoca una frase molto bella della profezia di Geremia: “Nessuno più avrà bisogno di insegnare al suo prossimo o ai suoi fratelli: “Riconoscerete il Signore, perché tutti mi conosceranno, dal più piccolo al più grande, dice il Signore; poiché io perdonerò la loro iniquità e non mi ricorderò più del loro peccato.” (Ger 31,34).
- Esisteva prima di me. Evoca diversi testi dei libri sapienziali, in cui si parla della Saggezza di Dio che esisteva prima di tutte le altre creature e che era accanto a Dio, quale maestro dell’opera nella creazione dell’universo e che, alla fine, fissò la sua dimora in mezzo al popolo di Dio (Pro 8,22-31; Eccle 24,1-11).
- Discesa dello Spirito sotto forma di una colomba. Evoca l’azione creatrice dove viene detto che “lo spirito di Dio aleggiava sulle acque” (Gen 1,2). Il testo della Genesi suggerisce l’immagine di un uccello che vola sul nido. Immagine della nuova creazione in movimento grazie all’azione di Gesù.
- Figlio di Dio: è il titolo che riassume tutti gli altri. Il miglior commento di questo titolo è la spiegazione di Gesù stesso: “Gli risposero i Giudei: «Non ti lapidiamo per un’opera buona, ma per la bestemmia e perché tu, che sei uomo, ti fai Dio». Rispose loro Gesù: «Non è forse scritto nella vostra Legge: Io ho detto: voi siete dèi? Ora, se essa ha chiamato dei coloro ai quali fu rivolta la parola di Dio (e la Scrittura non può essere annullata), a colui che il Padre ha consacrato e mandato nel mondo, voi dite: Tu bestemmi, perché ho detto: Sono Figlio di Dio? Se non compio le opere del Padre mio, non credetemi; ma se le compio, anche se non volete credere a me, credete almeno alle opere, perché sappiate e conosciate che il Padre è in me e io nel Padre.»” (Gv 10,33-38)
4) Per un confronto personale
- Gesù ha offerto se stesso, completamente, per tutta l’umanità, ed io cosa posso offrire per aiutare il mio prossimo?
- Anche noi abbiamo ricevuto lo Spirito Santo. Quanto sono conscio che sono il suo tempio?
5) Preghiera finale
Cantate al Signore un canto nuovo, perché ha compiuto prodigi. Gli ha dato vittoria la sua destra e il suo braccio santo. (Sal 97)
Lectio Divina: Mercoledì, 4 gennaio, 2023
La chiamata dei primi discepoli
Preghiera
O Padre, Tu che sei Dio onnipotente e misericordioso, accogli la preghiera di noi tuoi figli; il Salvatore che tu hai mandato, luce nuova all’orizzonte del mondo, sorga ancora e risplenda su tutta la nostra vita. Egli è Dio…
Lettura del Vangelo secondo Giovanni (1, 35-42)
35Il giorno dopo Giovanni stava ancora là con due dei suoi discepoli 36e, fissando lo sguardo su Gesù che passava, disse: «Ecco l’agnello di Dio!». 37E i suoi due discepoli, sentendolo parlare così, seguirono Gesù. 38Gesù allora si voltò e, osservando che essi lo seguivano, disse loro: «Che cosa cercate?». Gli risposero: «Rabbì – che, tradotto, significa Maestro –, dove dimori?». 39Disse loro: «Venite e vedrete». Andarono dunque e videro dove egli dimorava e quel giorno rimasero con lui; erano circa le quattro del pomeriggio. 40Uno dei due che avevano udito le parole di Giovanni e lo avevano seguito, era Andrea, fratello di Simon Pietro. 41Egli incontrò per primo suo fratello Simone e gli disse: «Abbiamo trovato il Messia» – che si traduce Cristo – 42e lo condusse da Gesù. Fissando lo sguardo su di lui, Gesù disse: «Tu sei Simone, il figlio di Giovanni; sarai chiamato Cefa» – che significa Pietro.
Meditazione
- Nel primo capitolo del suo Vangelo, Giovanni ci conduce attraverso una specie di viaggio temporale, lungo una settimana, scandito dal ripetersi, per tre volte, dell’espressione “il giorno dopo” (vv. 29, 35 e 43). Il nostro brano ci pone nel secondo di questi momenti, quello centrale e quindi quello più importante, caratterizzato dal passaggio fisico e spirituale dei primi discepoli da Giovanni a Gesù. E’ il “giorno dopo” dell’incontro, della scelta, della sequela.
- La nostra scena è attraversata e resa viva da uno scambio molto intenso di sguardi: da Giovanni a Gesù (v. 35); da Gesù ai due discepoli (v. 38); dai discepoli a Gesù (vv. 3839); e infine è di nuovo Gesù che rivolge a noi il suo sguardo, nella persona di Pietro
(v. 42).
L’evangelista utilizza verbi diversi tra loro, ma tutti carichi di sfumature, di intensità; non si tratta di sguardi superficiali, distratti, fuggevoli, ma piuttosto di contatti profondi, intensi, che partono dal cuore, dall’anima. E’ così che Gesù, il Signore, guarda ai suoi discepoli e a noi; è così che, a nostra volta, dovremmo imparare a guardare Lui. In particolare è bello il verbo che apre e chiude il brano, “fissare lo sguardo”, che significa, alla lettera “guardare dentro”.
- Gesù sta camminando lungo il mare, lungo le rive della nostra vita; è così che Giovanni lo fotografa, lo fissa, usando il verbo al participio per dirci che, in fondo, Gesù, ancora oggi sta passando accanto a noi, come in quel giorno. Anche la nostra vita può essere visitata e attraversata da Lui; la nostra terra può accogliere le impronte dei suoi passi.
- Forse il centro del brano sta precisamente nel movimento di Gesù; dapprima Egli cammina, poi si volta e si ferma, con lo sguardo, col cuore, sulla vita dei due discepoli. Gesù “si volta”, cioè cambia, si adatta, lascia la sua condizione di prima e ne assume un’altra. Gesù qui ci viene rivelato come Dio incarnato, Dio sceso in mezzo a noi, fatto uomo. Si è voltato dal seno del Padre e si è rivolto verso di noi.
- E’ bello vedere come il Signore ci coinvolga nei suoi movimenti, nella sua stessa vita; Egli, infatti, invita i due discepoli a “venire e vedere”. Non si può stare fermi, quando si è incontrato il Signore; la sua presenza ci mette in movimento, ci fa alzare dalle nostre vecchie posizioni e ci fa correre. Proviamo a raccogliere tutti i verbi riferiti ai discepoli in questo brano: “seguirono” (v. 37); “lo seguivano” (v. 38); “andarono… videro… rimasero con Lui” (v. 39).
- La prima parte del brano si chiude con l’esperienza bellissima dei primi due discepoli che rimangono con Gesù; l’hanno seguito, sono entrati in casa sua e si sono fermati presso di Lui. E’ il percorso di salvezza, di felicità vera, che viene offerto anche a noi.
Basta solo accettare di rimanere, di stare fermi, saldi, decisi, innamorati, senza più volgersi di qua e di là, verso l’uno o l’altro maestro del momento, l’uno o l’altro amore nuovo della vita. Perché quando c’è Gesù, il Signore, quando si è stati invitati da Lui, davvero non manca più nulla.
Alcune domande
- La scansione temporale di questa parte del Vangelo, con i suoi “il giorno dopo” ci fa capire che il Signore non è una realtà astratta e distante, ma Lui entra nei nostri giorni, nei nostri anni che passano, nella nostra esistenza concreta. Mi sento disposto ad aprire a Lui il mio tempo, a condividere con Lui la mia vita? Sono pronto a consegnare nelle sue mani il mio presente, il mio futuro, perché sia Lui a guidare ogni mio “giorno dopo”?
- I discepoli compiono un bellissimo cammino spirituale, evidenziato dai verbi “udirono, seguirono, videro, rimasero”. Non voglio, anch’io, iniziare questa bella avventura con Gesù? Ho le orecchie aperte per udire, per ascoltare in profondità e così poter dare anch’io la mia risposta positiva all’Amore del Padre che vuole raggiungermi?
Sento nascere in me la gioia di poter cominciare un cammino nuovo, camminando dietro a Gesù? E poi, ho gli occhi del cuore spalancati per iniziare a vedere veramente ciò che mi accade dentro e attorno e per riconoscere in ogni avvenimento la presenza del Signore?
- Pietro riceve un nome nuovo da Gesù; la sua vita viene completamente trasformata. Me la sento, oggi, di consegnare al Padre il mio nome, la mia vita, la mia persona tutta, così com’è, perché Lui possa di nuovo generarmi come figlio, come figlia, chiamandomi col nome che Lui, nel suo Amore infinito, ha pensato per me?
Preghiera finale
Il Signore è il mio pastore, non manco di nulla; su pascoli erbosi mi fa riposare, ad acque tranquille mi conduce.
Rinfranca l’anima mia, mi guida per il giusto camminoa motivo del suo nome.
Anche se vado per una valle oscura, non temo alcun male, perché tu sei con me.
(dal Salmo 23)
Lectio Divina: Giovedì, 5 gennaio, 2023
Tempo di Natale
1) Preghiera
O Dio, che nella nascita del tuo unico Figlio hai dato mirabile principio alla nostra redenzione, rafforza la fede del tuo popolo, perché sotto la guida del Cristo giunga alla meta della gloria eterna.
Egli è Dio, e vive e regna con te…
2) Lettura del Vangelo secondo Giovanni 1,43-51
In quel tempo, Gesù aveva stabilito di partire per la Galilea; incontrò Filippo e gli disse:
“Seguimi”. Filippo era di Betsaida, la città di Andrea e di Pietro.
Filippo incontrò Natanaele e gli disse: “Abbiamo trovato colui del quale hanno scritto Mosè nella Legge e i Profeti, Gesù, figlio di Giuseppe di Nazaret”. Natanaele esclamò; “Da Nazaret può mai venire qualcosa di buono?”. Filippo gli rispose: “Vieni e vedi”.
Gesù intanto, visto Natanaele che gli veniva incontro, disse di lui: “Ecco davvero un Israelita in cui non c’è falsità”. Natanaele gli domandò: “Come mi conosci?”. Gli rispose Gesù: “Prima che Filippo ti chiamasse, io ti ho visto quando eri sotto il fico”.
Gli replicò Natanaele: “Rabbi, tu sei il Figlio di Dio, tu sei il re d’Israele!”. Gli rispose Gesù: “Perché ti ho detto che ti avevo visto sotto il fico, credi? Vedrai cose maggiori di queste!”.
Poi gli disse: “In verità, in verità vi dico: vedrete il cielo aperto e gli angeli di Dio salire e scendere sul Figlio dell’uomo”.
3) Riflessione
- Gesù ritornò a Galilea. Incontrò Filippo e lo chiamò dicendogli: “Seguimi!” Lo scopo della chiamata è sempre lo stesso: “seguire Gesù”. I primi cristiani cercarono di conservare i nomi dei primi discepoli, e di alcuni conservarono perfino il cognome ed il nome del luogo di origini. Filippo, Andrea e Pietro erano di Betsaida (Gv 1,44). Natanaele era di Cana. Oggi molti dimenticano i nomi delle persone che erano all’origine della loro comunità. Ricordare i nomi è un modo di conservare l’identità.
- Filippo incontra Natanaele e parla con lui di Gesù: “Abbiamo trovato colui del quale hanno scritto Mosè nella Legge e i Profeti, Gesù, figlio di Giuseppe di Nazaret.” Gesù è colui a cui si riferisce tutta la storia dell’Antico Testamento.
- Natanaele chiede: “Da Nazaret può mai uscire qualcosa di buono?” Probabilmente, nella sua domanda spunta anche la rivalità che esisteva tra i piccoli villaggi della stessa regione: Cana e Nazaret. Inoltre, secondo l’insegnamento ufficiale degli scribi, il Messia sarebbe venuto da Betlemme, in Giudea. Non poteva venire da Nazaret in Galilea (Gv 7,41-42). Andrea da la stessa risposta che Gesù aveva dato agli altri due discepoli: “Venite e vedete voi stessi!” Non è imponendo, bensì vedendo che le persone si convincono. Di nuovo lo stesso cammino: incontrare, sperimentare, condividere, testimoniare, condurre verso Gesù!
- Gesù vede Natanaele e dice: “Ecco un Israelita autentico, in cui non c’è inganno”. Ed afferma che già lo conosceva quando era sotto il fico. Come poteva essere Natanaele un “israelita autentico” se non accettava Gesù in qualità di Messia? Natanaele “era sotto il fico”. Il fico era il simbolo di Israele (cf. Mi 4,4; Zc 3,10; 1Re 5,5). Israelita autentico è colui che sa disfarsi delle sue proprie idee quando percepisce che non concordano con il progetto di Dio. L’israelita che non è disposto ad operare questa conversione non è né autentico, né onesto. Natanaele è autentico. Lui aspettava il messia secondo l’insegnamento ufficiale dell’epoca. (Gv 7,41-42.52). Per questo, all’inizio, non accettava un messia venuto da Nazaret. Ma l’incontro con Gesù lo aiutò a capire che il progetto di Dio non sempre è come la gente immagina o desidera che sia. Lui riconosce il suo inganno, cambia idea, accetta Gesù come messia e confessa: “Maestro, tu sei il Figlio di Dio: tu sei il re di Israele!” La confessione di Natanaele è appena l’inizio: Chi sarà fedele, vedrà il cielo aperto e gli angeli salire e scendere sopra il Figlio dell’uomo.
Sperimenterà che Gesù è il nuovo legame tra Dio e noi, esseri umani. E’ il sogno di Giacobbe divenuto realtà (Gen 28,10-22).
4) Per un confronto personale
- Qual è il titolo di Gesù che più ti piace? Perché?
- Hai avuto un intermediario tra te e Gesù?
5) Preghiera finale
Buono è il Signore, eterna la sua misericordia, la sua fedeltà per ogni generazione. (Sal
99)
Lectio Divina: Venerdì, 6 gennaio, 2023
Visita dei Re dell’Oriente
Matteo 2,1-12
1. In silenzio davanti a Dio
L’ascolto orante della Parola esige attenzione, esige che il tuo ascolto sia orientato a Dio solo con tutta la disponibilità di cui il tuo cuore è capace. La qualità della preghiera dipende molto dall’attenzione che vi poniamo. É stato detto che l’attenzione è «l’essenza della preghiera». Se la tua ricerca di Dio è sincera, onesta, corretta, non potrai non incontrare Dio. Oggi, in questa domenica in cui Dio viene manifestato come luce degli uomini, vogliamo chiedere al Signore «la passione di ascoltarlo» con le parole della beata Elisabetta della Trinità: «O Verbo eterno, Parola del mio Dio, voglio passare la mia vita ad ascoltarvi, voglio farmi tutta docilità per imparare tutto da voi. Poi, attraverso tutte le notti, tutti i vuoti, tutte le impotenze, voglio fissare sempre voi e restare sotto la vostra grande luce» (Elevazione alla Santissima Trinità, 21 novembre
1904)
- La Parola s’illumina
- Il contesto del brano:
Se nel primo capitolo del vangelo di Matteo l’intento dell’evangelista è di mostrare l’identità di Gesù (chi è Gesù) nel secondo il mistero della figura di Gesù viene collegato con alcuni luoghi che segnano gli inizi della sua vita terrestre.
Il brano liturgico di questa domenica forma l’inizio del capitolo 2 di Matteo (2,1-29) al quale seguono altri tre quadri narrativi: la fuga in Egitto (2,13-15); la strage degli innocenti (2,16-18) e il ritorno dall’Egitto (2,19-23).
Per una migliore comprensione del messaggio in 2,1-13 risulta più proficuo suddividere il racconto dei Magi in due parti seguendo il criterio del cambiamento dei luoghi: Gerusalemme (2,1-6) e Betlemme (2,7-12). Da notare che nel cuore della storia dei Magi troviamo una citazione biblica che focalizza l’importanza di Betlemme in questo periodo dell’infanzia di Gesù: «E tu, Betlemme, terra di Giuda, non sei davvero l’ultima delle città di Giuda: da te, infatti, uscirà un capo che sarà il pastore del mio popolo, Israele.» (Mt 2,6) Le due città costituiscono lo sfondo di questa vicenda dei Magi e accomunate da due fili tematici: la stella (vv. 2.7.9.10) e l’adorazione del bambino
(vv.2.11).
- Il testo:
1Gesù nacque a Betlemme di Giudea, al tempo del re Erode. Alcuni Magi giunsero da oriente a Gerusalemme e domandavano: 2«Dov’è il re dei Giudei che è nato? Abbiamo visto sorgere la sua stella e siamo venuti per adorarlo». 3All’udire queste parole, il re Erode restò turbato e con lui tutta Gerusalemme. 4Riuniti tutti i sommi sacerdoti e gli scribi del popolo, s’informava da loro sul luogo in cui doveva nascere il Messia. 5Gli risposero: «A Betlemme di Giudea, perché così è scritto per mezzo del profeta: 6E Tu, Betlemme, terra di Giuda,non sei davvero il più piccolo capoluogo di Giuda. da te uscirà infatti un capo che pascerà il mio popolo, Israele». 7Allora Erode, chiamati segretamente i Magi, si fece dire con esattezza da loro il tempo in cui era apparsa la stella 8e li inviò a Betlemme esortandoli: «Andate e informatevi accuratamente del bambino e, quando l’avrete trovato, fatemelo sapere, perché anch’io venga ad adorarlo». 9Udite le parole del re, essi partirono. Ed ecco la stella, che avevano visto nel suo sorgere, li precedeva, finché giunse e si fermò sopra il luogo dove si trovava il bambino. 10Al vedere la stella, essi provarono una grandissima gioia. 11Entrati nella casa, videro il bambino con Maria sua madre, e prostratisi lo adorarono. Poi aprirono i loro scrigni e gli offrirono in dono oro, incenso e mirra. 12Avvertiti poi in sogno di non tornare da Erode, per un’altra strada fecero ritorno al loro paese.
3. In silenzio davanti a Dio
Mettiti con semplicità davanti a Dio, immerso in un profondo silenzio interiore; lascia da parte ogni curiosità di pensiero e immaginazione; apri il tuo cuore alla forza della Parola di Dio.
4. Per una lettura attenta
- a) Il simbolismo della stella:
I Magi, astrologi orientali, dediti alla scienza astrologica e alla predizione del destino, spesso interrogavano gli astri. Ora giunti a Gerusalemme dicono che hanno «visto la sua stella nel sorgere». Il termine «sorgere», in greco anatolê, significa, senza articolo, l’Oriente (il punto cardinale dove sorge il sole); ma nel testo greco c’è l’articolo e questo significa il sorgere di un vero e proprio astro. Una conferma ci viene da un testo biblico: «sorgerà un astro da Giacobbe e si leverà un uomo da Israele» (Num 24,17). La stella diventa figura del nuovo re appena nato e li guida al luogo in cui egli è nato e si trova. Interessante è notare che questa stella, non è visibile a Gerusalemme ma torna ad apparire ai Magi mentre essi si allontanano dalla città. La stella è, davvero, l’elemento più significativo del racconto.
Innanzitutto i Magi nel loro lungo cammino non hanno seguito la stella ma piuttosto l’hanno vista sorgere e subito l’hanno collegata con la nascita del messia. Inoltre il viaggio non era verso l’ignoto ma aveva come meta, Gerusalemme, città verso cui convergono in pellegrinaggio tutti i popoli secondo il profeta Isaia.La città a questa notizia dei magi venuti per adorare il Messia è scossa e si agita. Gli abitanti di
Gerusalemme non sembrano entusiasti e non si preoccupano minimamente di rendere omaggio al «nato re dei Giudei». Addirittura Erode progetta di ucciderlo. Eppure in Is 60,1-6 la città di Gerusalemme è chiamata ad «alzarsi ed accogliere la gloria del Signore» ora in Mt 2,2 si assiste ad una reazione di rifiuto da parte del re e di
Gerusalemme nei confronti del Messia nato a Betlemme. Tale atteggiamento prefigura l’inizio delle ostilità che porteranno Gesù ad essere condannato proprio a Gerusalemme.
Nonostante tale reazione che impedisce ai Magi di accedere alla salvezza proprio nella città eletta per essere strumento di comunione di tutti i popoli con Dio, gli eventi della nascita di Gesù si spostano a Betlemme. Dio che guida gli eventi della storia fa ripartire da Gerusalemme i Magi che si rimettono in cammino e trovano il Messia, nella città che fu la patria di Davide, Betlemme. In questa città Davide aveva ricevuto l’investitura regale con l’unzione da parte di Samuele, ora, invece, il nuovo re riceve un’investitura divina: non con olio ma in Spirito Santo (1,18.20). In questa città ora salgono i popoli, rappresentati dai magi, per contemplare l’Emmanuel, il Dio con noi, e per fare esperienza di pace e di fede.
- b) Il simbolismo del cammino dei Magi:
- i) Un cammino irto di difficoltà, ma alla fine giunge al successo
Il movente del loro itinerario è l’apparire di una stella, collegata alla nascita di un nuovo re: «abbiamo visto sorgere la sua stella». La stella è qui solo un segno, un indizio che comunica ai Magi l’iniziativa di mettersi in cammino. All’inizio saranno stati spinti da curiosità ma che, in seguito, si è trasformata in desiderio di ricerca e di scoperta. Sta di fatto che quell’indizio della stella ha smosso dei personaggi e li ha spinti a cercare per trovare una risposta: forse a un desiderio profondo? Chi lo sa! Il testo ci mostra che i Magi hanno nel cuore una domanda e che non temono di ripeterla, rendendosi inopportuni: «Dov’è il re dei Giudei?».
La domanda la pongono al re Erode e, indirettamente, alla città di Gerusalemme. La risposta viene data dagli esperti, sommi sacerdoti, scribi: è necessario cercare il nuovo re a Betlemme di Giudea, perché così ha profetizzato Isaia: «E tu Betlemme, terra di Giuda, non sei davvero il più piccolo capoluogo di Giuda: da te uscirà infatti un capo che pascerà il mio popolo Israele» (Mt 2,6). Il testo profetico viene incontro alle difficoltà dei Magi: la Parola di Dio diventa luce al loro cammino.
In forza di quella informazione, attinta alla profezia isaiana, e confortati dal riapparire della stella i Magi riprendono il loro cammino avendo come meta, Betlemme. La stella che li guida si ferma sulla casa in cui si trova Gesù. É strano che coloro che abitano a Betlemme o nei dintorni della casa in cui si trova Gesù non vedono quel segno. Inoltre quelli che possiedono la scienza delle Scritture conoscono la notizia della nascita del nuovo re d’Israele, ma non si muovono per andarlo a cercare. Anzi, la richiesta dei Magi aveva, piuttosto, provocato nei loro cuori paura e turbamento. In definitiva, coloro che sono vicino all’evento della nascita di Gesù non si accorgono dell’accaduto, mentre i lontani, dopo aver percorso un cammino accidentato, alla fine trovano ciò che cercavano. Ma, in realtà, cosa vedono gli occhi dei Magi: un bambino con sua madre all’interno di una povera casa. L’astro che li accompagnava era, in definitiva, quel semplice e povero bambino, nel quale riconoscono il re dei Giudei.
Si prostrano davanti a Lui e gli offrono dei doni simbolici: l’oro (perché si tratta di un re); l’incenso (perché dietro l’umanità di quel bambino è presente la divinità); mirra (quell’astro è un uomo autentico, destinato a morire).
- ii) Il cammino dei Magi: un cammino di fede
Non é errato pensare che quello dei Magi sia stato un autentico cammino di fede, anzi è stato l’itinerario di coloro che, pur non appartenendo al popolo eletto, hanno trovato Cristo. All’inizio di un cammino c’è sempre un segno che chiede di essere visto lì dove ogni uomo vive e s’impegna. I Magi hanno scrutato il cielo, per la Bibbia sede della divinità, e da lì hanno avuto un segno: una stella. Ma per iniziare un percorso di fede non basta scrutare i segni della presenza del divino. Un segno ha la funzione di suscitare il desiderio che richiede per realizzarsi un arco di tempo, un cammino di ricerca, un’attesa. É significativa l’espressione con cui Edith Stein descrive il suo cammino di fede: «Dio è la verità. Chi cerca la verità, cerca Dio, consapevolmente o no». Un vero desiderio provoca domande. I Magi, intanto, trovano Gesù perché hanno nel cuore degli interrogativi forti. Tale esperienza d’incontro con Gesù è, davvero, una provocazione per la pastorale: si impone la necessità di non privilegiare una catechesi fatta di certezze o preoccupate di offrire delle risposte prefabbricate quanto di destare nell’uomo di oggi domande significative sulle questioni cruciali dell’umanità. É quanto suggerisce un vescovo del centro Italia in una lettera pastorale: «Presentare Cristo e il Vangelo in connessione coi problemi fondamentali dell’esistenza umana (vita- morte, peccato-male, giustizia-povertà, speranza-delusione, carità-odio, rapporti interpersonali familiari, sociali, internazionali…), onde evitare la sfasatura tra le domande dell’umanità e le nostre risposte» (Lucio Maria Renna).
La risposta, come ci insegna l’esperienza dei Magi, và trovata nella Bibbia. E non si tratta solo di una conoscenza intellettuale o di un sapere circa il contenuto delle Scritture, come nel caso degli scribi, ma un accostarsi ad essa guidato dal desiderio, dalla domanda. Per i Magi quell’indicazione attinta alle S.Scritture fu illuminante per compiere l’ultima tappa del loro cammino: Betlemme. Inoltre la parola di Dio permise loro di vedere nei segni umili di una casa, del bambino con Maria, sua madre, il re dei Giudei, l’atteso d’Israele.
I Magi lo adorano e scoprono in Gesù colui che avevano lungamente cercato. Il lettore. da un lato, è sorpreso dalla sproporzione esistente tra i gesti e i doni dei Magi e la realtà umile che si presenta ai loro occhi; ma, dall’altro, è sicuro che quel bambino che i Magi, adorano è proprio il Figlio di Dio, l’atteso Salvatore del mondo. E così l’itinerario diventa l’itinerario di ogni lettore che legge questa storia significativa dei Magi: chi cerca, anche se è lontano da Dio, può trovarlo. Coloro, invece, che presumono di sapere tutto Dio e credono di avere assicurata la salvezza, rischiano di privarsi dell’incontro con Lui. In una catechesi tenuta a Colonia in occasione della XX Giornata mondiale della Gioventù così si esprime l’arcivescovo Bruno Forte: «i Magi rappresentano tutti i cercatori della verità, pronti a vivere l’esistenza come esodo, in cammino verso l’incontro con la luce che viene dall’alto».
Inoltre l’esperienza dei Magi ci insegna che in ogni cultura, in ogni uomo ci sono attese profonde che chiedono di essere colmate. Da qui la responsabilità di leggere i segni di Dio presenti nella storia degli uomini.
5. Per meditare
- Dopo la lettura di questo brano del vangelo sono disponibile a rivivere il cammino dei magi?
- Quale difficoltà incontri nella conoscenza profonda di Cristo Gesù? Come puoi superarle? – Nel tua ricerca della verità sai affidarti, metterti in cammino e in ascolto di Dio? – Alla luce della Parola, che cosa puoi cambiare nella tua vita?
6. Salmo 71
É un salmo regale, composto per festeggiare il re nel giorno in cui sale al trono. La primitiva comunità cristiana non ha avuto alcun dubbio a vedere in queste immagini il ritratto del Messia.
Dio, dà al re il tuo giudizio, al figlio del re la tua giustizia; regga con giustizia il tuo popolo e i tuoi poveri con rettitudine.
Le montagne portino pace al popolo e le colline giustizia. Ai miseri del suo popolo renderà giustizia, salverà i figli dei poveri e abbatterà l’oppressore.
Il suo regno durerà quanto il sole, quanto la luna, per tutti i secoli.
Scenderà come pioggia sull’erba, come acqua che irrora la terra. Nei suoi giorni fiorirà la giustizia e annonderà la pace, finché non si spenga la luna.
E dominerà da mare a mare, dal fiume sino ai confini della terra. A lui si piegheranno gli abitanti del deserto, lambiranno la polvere i suoi nemici.
I re di Tarsis e delle isole porteranno offerte, i re degli Arabi e di Saba offriranno tributi.
A lui tutti i re si prostreranno, lo serviranno tutte le nazioni.
Dossologia Anche noi ti rendiamo la gloria, Padre santo il cui nome è sublime; con il Figlio e lo Spirito santo sempre gloria nei secoli eterni.
7. Preghiera finale
Sì, Amen!
Te lo diciamo, o Padre, con tutto il cuore sintonizzati al cuore del tuo Figlio e della Vergine Maria.
Te lo diciamo con tutta la Chiesa e per tutto il genere umano.
Fà che, radunati nell’amore, dopo il «sì» nell’ora della croce possiamo con voce unanime, in possente coro, in silente splendore, cantarlo eternamentenel santuario del cielo.
Amen! Alleluia! (Anna Maria Canopi)
Lectio Divina: Sabato, 7 gennaio, 2023
Tempo di Natale
1) Preghiera
Lo splendore della tua gloria illumini, Signore, i nostri cuori, perché attraverso le tenebre di questo mondo possiamo giungere alla luce della tua dimora. Per il nostro Signore Gesù Cristo…
2) Lettura del Vangelo secondo Matteo 4,12-17.23-25
In quel tempo, avendo saputo che Giovanni era stato arrestato, Gesù si ritirò nella
Galilea e, lasciata Nazaret, venne ad abitare a Cafarnao, presso il mare, nel territorio di
Zabulon e di Neftali, perché si adempisse ciò che era stato detto per mezzo del profeta
Isaia: ‘‘Il paese di Zabulon e il paese di Neftali, sulla via del mare, al di là del Giordano, Galilea delle genti; il popolo immerso nelle tenebre ha visto una grande luce; su quelli che dimoravano in terra e ombra di morte una luce si è levata’’.
Da allora Gesù cominciò a predicare e a dire: “Convertitevi, perché il regno dei cieli è vicino”.
Gesù percorreva tutta la Galilea, insegnando nelle loro sinagoghe e predicando la buona novella del regno e curando ogni sorta di malattie e di infermità nel popolo. La sua fama si sparse per tutta la Siria e così condussero a lui tutti i malati, tormentati da varie malattie e dolori, indemoniati, epilettici e paralitici; ed egli li guariva. E grandi folle cominciarono a seguirlo dalla Galilea, dalla Decapoli, da Gerusalemme, dalla Giudea e da oltre il Giordano.
3) Riflessione
- Una breve informazione sull’obiettivo del Vangelo di Matteo. Il Vangelo di Matteo è stato scritto nella seconda metà del primo secolo per animare le piccole e fragili comunità di giudei convertiti che vivevano nella regione della Galilea e della Siria.
Soffrivano persecuzioni e minacce da parte dei fratelli giudei per aver accettato Gesù come Messia e per aver accolto i pagani. Per rafforzarli nella fede, il vangelo di Matteo insiste nel dire che Gesù è realmente il Messia e che la salvezza che Gesù viene a portare non è solo per i giudei, ma per tutta l’umanità. All’inizio del suo vangelo, nella genealogia, Matteo indica già questa vocazione universale di Gesù, poiché essendo “Figlio di Abramo” (Mt 1,1.17) sarà “fonte di benedizione per tutte le nazioni del mondo” (cf Gen 12,3). Nella visita dei magi, venuti dall’Oriente, suggerisce di nuovo che la salvezza si dirige ai pagani (Mt 2,1-12). Nel testo del vangelo di oggi, mostra che la luce che brilla nella “Galilea dei Gentili” brilla anche fuori della frontiera di Israele, nella Decapolis ed oltre il Giordano (Mt 4,12-25). Più avanti, nel Discorso della Montagna, Gesù dirà che la vocazione della comunità cristiana è quella di essere “sale della terra e luce del mondo” (Mt 5,13-14) e chiede di amare i nemici (Mt 5,43-48).
Gesù è il Servo di Dio che annuncia il diritto alle nazioni (Mt 12,18). Aiutato dalla donna Cananea, Gesù stesso supera le frontiere della razza (Mt 15,21-28). Supera anche le leggi della purezza che impedivano l’apertura del Vangelo ai pagani (Mt 15,1-20).
Ed alla fine, quando Gesù manda i suoi discepoli a tutte le nazioni, l’universalità della salvezza è ancora più chiara (Mt 28,19-20). Allo stesso modo, le comunità sono chiamate ad aprirsi a tutti, senza escludere nessuno, poiché tutti sono chiamati a vivere come figli e figlie di Dio.
- Il vangelo di oggi descrive come è iniziata questa missione universale. La notizia della prigione di Giovanni Battista spinse Gesù ad iniziare la sua predicazione. Giovanni aveva detto: “Pentitevi, perché il Regno di Dio è vicino!” (Mt 3,2). Per questo fu fatto prigioniero da Erode. Quando Gesù seppe che Giovanni era stato imprigionato, ritornò in Galilea annunciando lo stesso messaggio: “Pentitevi, perché il Regno di Dio è vicino!” (Mt 4,17) Detto con altre parole, fin dall’inizio, la predicazione del vangelo recò rischi, ma Gesù non si lasciò spaventare. Così, Matteo incoraggia le comunità che stavano correndo gli stessi rischi di persecuzione. Cita il testo di Isaia: “La moltitudine che giaceva nelle tenebre vide una grande luce!” Come Gesù, anche le comunità sono chiamate ad essere “luce delle genti”.
- Gesù cominciò l’annuncio della Buona Notizia andando in tutta la Galilea. Non rimane fermo, sperando che la gente arrivi, ma va verso la gente. Lui stesso assiste alle riunioni, nelle sinagoghe, per annunciare il suo messaggio. La gente porta i malati, gli indemoniati, e Gesù accoglie tutti, e cura. Questo servizio ai malati fa parte della Buona Notizia e rivela alla gente la presenza del Regno.
- Così la fama di Gesù si diffonde per tutta la regione, attraversa le frontiere della Galilea, penetra in Giudea, giunge fino a Gerusalemme, va oltre il Giordano e raggiunge la Siria e la Decapolis. In queste regioni si trovavano anche le comunità per cui Matteo stava scrivendo il suo vangelo. Ora, malgrado tutte le difficoltà ed i rischi, loro già sono luce che brilla nelle tenebre.
4) Per un confronto personale
- Sei qualche volta anche tu luce per gli altri?
- Oggi, molti si rinchiudono nella religione cattolica. Come vivere oggi l’universalità della salvezza?
5) Preghiera finale
Annunzierò il decreto del Signore.Egli mi ha detto: “Tu sei mio figlio, io oggi ti ho generato.” (Sal 2)
Lectio Divina: Domenica, 8 gennaio, 2023
Il battesimo di Gesù nel Giordano
Matteo 3,13-17
1. Orazione iniziale
“Ti lodiamo, Padre invisibile, largitore di immortalità: tu sei la fonte della vita, la fonte della luce, la fonte di ogni grazia e di ogni verità, amante degli uomini e amante dei poveri, che con tutti ti riconcili e tutti attiri a te per mezzo della venuta del tuo Figlio diletto. Fa di noi uomini vivi, dà a noi lo Spirito di luce, perché conosciamo te, il vero, e colui che mandasti Gesù Cristo.” (Anafora di Serapione)
2. Lettura
- Introduzione:
Questo frammento evangelico (Mt 3,13-17) fa parte della sezione narrativa
dell’evangelista Matteo, quella che introduce alla vita pubblica di Gesù. Dopo la fuga in
Egitto, Gesù vive a Nazaret. Divenuto adulto, lo ritroviamo qui, sulle rive del fiume Giordano. Si tratta della parte conclusiva del brano dedicato a Giovanni Battista, l’incontro dei due. Chi volesse approfondire anche la personalità di Giovanni e il suo messaggio (Mt 3,1-12 è stato già proposto nella liturgia della seconda domenica di avvento) deve tener conto di tutto il capitolo 3 di Matteo. Il nostro brano è centrato in particolare sul riconoscimento della divinità di Cristo nel momento del suo battesimo. Dio Padre rivela chi è Gesù.
- Una divisione del testo per aiutarne la lettura:
Matteo 3,13: ambientazione
Matteo 3,14-15: dialogo Giovanni-Gesù Matteo 3, 16-17: epifania/teofania
- Il testo:
13 In quel tempo Gesù dalla Galilea andò al Giordano da Giovanni per farsi battezzare da lui. 14 Giovanni però voleva impedirglielo, dicendo: «Io ho bisogno di essere battezzato da te e tu vieni da me?». 15 Ma Gesù gli disse: «Lascia fare per ora, poiché conviene che così adempiamo ogni giustizia». Allora Giovanni acconsentì. 16 Appena battezzato, Gesù uscì dall’acqua: ed ecco, si aprirono i cieli ed egli vide lo Spirito di Dio scendere come una colomba e venire su di lui. 17 Ed ecco una voce dal cielo che disse: «Questi è il Figlio mio prediletto, nel quale mi sono compiaciuto».
- Un momento di silenzio orante
perché la parola di Dio possa entrare in noi e illuminare la nostra vita.
4. Alcune domande
per aiutarci nella meditazione e orazione.
- Perché Gesù “esce allo scoperto” dopo la vita nascosta a Nazaret?
- Come matura la consapevolezza della sua identità e missione?
- Mi è capitato, ad un certo punto, di intraprendere qualcosa di nuovo nella mia vita?
- Chi o quale esperienza mi ha rivelato più pienamente la mia identità, vocazione e missione?
- Che senso ha per me il ricordo del mio battesimo?
5. Meditazione
- Una chiave di lettura:
Insieme ad una lettura storica-cronologica nella quale è posto in evidenza l’episodio del battesimo di Gesù, l’incontro con Giovanni, prima dell’inizio della sua vita pubblica, si può tener presente una lettura simbolica, aiutati dai Padri orientali, nella quale si inquadra maggiormente il tempo liturgico, quello natalizio, che si conclude con la piena manifestazione di Dio come uomo. Una sintesi della manifestazione-epifania del Figlio di Dio nella carne.
- Commento al testo:
Mt 13, 13 Gesù adulto Dopo la “comparsa” di Giovanni sulla scena (13,1), Gesù, da Nazaret, dove aveva trascorso l’infanzia e la prima giovinezza (Mt 12,23), si reca al fiume Giordano.
Da buon israelita è attento ai movimenti religiosi autentici che sorgono tra il popolo. Mostra di approvare l’opera di Giovanni e decide di ricevere il battesimo con acqua, non certamente per essere perdonato dai peccati, ma per unirsi e condividere pienamente le attese e le speranze di tutti gli uomini e le donne. Non è l’umanità che va da Lui, ma è Lui che va verso di essa, secondo la logica dell’incarnazione.
Mt 13,14-15 dialogo di Giovanni con Gesù Il tentativo di Giovanni di impedire il battesimo di Gesù è il riconoscimento della diversità tra i due e la consapevolezza del nuovo (la Nuova Alleanza) che entra in scena. “Colui che viene dopo di me… vi battezzerà in
Spirito santo e fuoco… ha in mano il ventilabro… pulirà… raccoglierà… brucerà…” (vv.11-12). L’atteggiamento di Gesù è ancora quello di sottomettersi al piano salvifico di Dio (così adempiamo ogni giustizia), rispettando il modo (nell’umiltà-kenosi) e i tempi (l’orakairos). La diversità dei due si coglie anche dalla famiglia di provenienza (sacerdotale quella di Giovanni), dal luogo (Gerusalemme per Giovanni, Nazaret di Galilea per Gesù) nella modalità del loro concepimento (annuncio al padre, Zaccaria, secondo il modello antico; annuncio alla madre, Maria), l’età dei genitori (anziani quelli di Giovanni). Tutto sta a manifestare il passaggio tra l’antico e il nuovo. Matteo prepara i lettori alla novità del Cristo: “avete inteso che fu detto, ma io vi dico” (Mt 5).
Mt 13,16-17 la presentazione di Dio Padre e lo Spirito santo Nel Vangelo di Matteo abbiamo la solenne “adorazione dei Magi” come riconoscimento della regalità-divinità di Gesù. Luca aggiunge anche il riconoscimento di Elisabetta (Lc 1,42-43), degli angeli (Lc 2,13-14) dei pastori (Lc 2,20), degli anziani Simeone e Anna (Lc 2,30; 28). In tutti gli evangelisti poi è evocata la proclamazione dell’identità divina di Gesù da parte di Dio Padre e dello Spirito Santo presente sotto forma di colomba.
Matteo dice proprio “Questi è” e non “tu sei” il mio Figlio diletto. Gesù è di natura divina e allo stesso tempo è il nuovo Adamo, inizio di un’umanità nuova riconciliata con Dio insieme alla natura riconciliata anch’essa con Dio, attraverso l’immersione del Cristo nelle acque. Si riaprono i cieli dopo che erano stati chiusi per tanto tempo a causa del peccato e la terra è benedetta.
La discesa di Cristo nelle acque prefigura la sua discesa agli inferi e si realizza la parola del salmista (Sal 74, 13-14), egli schiaccia la testa al nemico. Il Battesimo non solo prefigura, ma inaugura e anticipa la sconfitta di Satana e la liberazione di Adamo. Non sarà facile comunque riconoscere il Messia nella prospettiva della debolezza, lo stesso Giovanni ha qualche dubbio quando è in prigione e gli manda a dire per mezzo dei suoi discepoli “sei tu colui che deve venire o dobbiamo attenderne un altro?” (Mt
11,3).
6. Per chi vuole approfondire in prospettiva liturgica ed ecumenica
Nella tradizione della chiesa orientale, il Battesimo di Gesù è la festa più importante nelle liturgie natalizie. Il 6 gennaio si festeggia insieme: battesimo, nascita, visita dei magi, nozze di Cana come un’unica realtà. Più che dello svolgimento storico della vita di Gesù si tiene conto della sua rilevanza teologica-salvifica. L’interesse non è concentrato sull’aspetto sentimentale, ma sulla manifestazione storica di Dio e il suo essere riconosciuto come Signore.
Cirillo di Gerusalemme afferma che Gesù conferisce alle acque del Battesimo il “colore della sua divinità” (III catechesi mistagogica, 1).
Gregorio di Nissa scrive che la creazione di questo mondo e la creazione spirituale, un tempo nemiche, si riuniscono nell’amicizia, e noi umani, fatti un solo coro con gli angeli, partecipiamo alla loro lode (PG 46,599).
Alla discesa nelle acque corrisponde la discesa nelle viscere della terra simbolizzata nella nascita nella grotta. Le acque distruttrici diventano acque di salvezza per i giusti. Le letture vetero-testamentarie nella liturgia dei Vespri evocano le acque che salvano: lo Spirito aleggia sulle acque nella creazione (Gn 1), le acque del Nilo salvano Mosè (Es 2), le acque si aprono al passaggio del popolo d’Israele (Es 14), le acque di Mara diventano dolci (Es 15), le acque del Giordano si aprono davanti all’Arca (Gios 3), le acque del Giordano guariscono Naaman il lebbroso (2Re 5) ecc. Gesù poi trasforma l’acqua nelle nozze di Cana in vino (Gv 2) come segno che la salvezza è giunta. In questa festa, nella liturgia orientale, c’è la tradizione di benedire le acque immergendo per tre volte la croce (la triplice immersione battesimale) in un pozzo o in un fiume. Si evoca il profeta Isaia: si rallegrino il deserto e la terra arida (Is 35,1-10), voi tutti assetati venite all’acqua (Is 55, 1-13), attingete acqua con gioia (Is 12,3-6).
7. Preghiera – Salmo 114 (113)
1 Alleluia. Quando Israele uscì dall’Egitto, la casa di Giacobbe da un popolo barbaro, 2
Giuda divenne il suo santuario, Israele il suo dominio. 3 Il mare vide e si ritrasse, il Giordano si volse indietro, 4 i monti saltellarono come arieti, le colline come agnelli di un gregge. 5 Che hai tu, mare, per fuggire, e tu, Giordano, perché torni indietro? 6, Perché voi monti saltellate come arieti e voi colline come agnelli di un gregge?7 Trema o terra, davanti al Signore, davanti al Dio di Giacobbe, 8 che muta la rupe in un lago, la roccia in sorgenti d’acqua.
8. Orazione finale
Gesù, fonte della vita, che vieni a cancellare la condanna di Adamo, nel Giordano hai ucciso l’odio, concedici la pace che supera ogni intelligenza. Verbo splendente inviato dal Padre, dopo aver sradicato le colpe dei mortali, vieni a dissipare le lunghe e tristi ore della notte e, mediante il tuo battesimo, fai uscire, risplendenti, i tuoi figli dai flutti del Giordano. Che si vesta di bianco la razza umana, esca dalle acque come figli di Dio e trasformi il creato a immagine del creatore. (Da “canti” liturgici orientali)
Lectio Divina: Lunedì, 9 gennaio, 2023
Tempo ordinario
1) Preghiera
Ispira nella tua paterna bontà, o Signore, i pensieri e i propositi del tuo popolo in preghiera, perché veda ciò che deve fare e abbia la forza di compiere ciò che ha veduto. Per il nostro Signore Gesù Cristo…
2) Lettura del Vangelo secondo Marco 1,14-20
Dopo che Giovanni fu arrestato, Gesù si recò nella Galilea predicando il vangelo di Dio e diceva: “Il tempo è compiuto e il regno di Dio è vicino; convertitevi e credete al vangelo”.
Passando lungo il mare della Galilea, vide Simone e Andrea, fratello di Simone, mentre gettavano le reti in mare; erano infatti pescatori. Gesù disse loro: “Seguitemi, vi farò diventare pescatori di uomini”. E subito, lasciate le reti, lo seguirono.
Andando un poco oltre, vide sulla barca anche Giacomo di Zebedeo e Giovanni suo fratello mentre riassettavano le reti. Li chiamò. Ed essi, lasciato il loro padre Zebedeo sulla barca con i garzoni, lo seguirono.
3) Riflessione
- Dopo l’arresto di Giovanni, Gesù si recò nella Galilea predicando il vangelo di Dio.
Giovanni fu arrestato dal re Erode per aver denunciato il comportamento immorale del re (Lc 3,18-20). La prigione di Giovanni Battista non impaurì Gesù! Anzi! Vide in essa un simbolo della venuta del Regno. Ed oggi, sarà che sappiamo leggere i fatti della politica e della violenza urbana per annunciare la Buona Novella di Dio?
- Gesù proclamava la Buona Novella di Dio. La Buona Novella è di Dio non solo perchè viene da Dio, ma anche e sopratutto perchè Dio è il suo contenuto. Dio, lui stesso, è la maggiore Buona Novella per la vita umana. Lui risponde all’aspirazione più profonda del nostro cuore. In Gesù appare ciò che avviene quando un essere umano lascia entrare e regnare Dio. Questa Buona Novella del Regno di Dio annunciata da Gesù ha quattro aspetti:
- Il tempo è compiuto! Per gli altri giudei il tempo non si era ancora compiuto.
Mancava molto per la venuta del Regno. Per i farisei, per esempio, il Regno poteva giungere solo quando l’osservanza della Legge fosse perfetta. Gesù aveva un altro modo di leggere i fatti. Lui dice che il tempo è compiuto.
- Il Regno di Dio è vicino! Per i farisei la venuta del Regno dipendeva dal loro sforzo. Sarebbe giunto solo dopo che loro avessero osservato la legge. Gesù dice il contrario: “Il Regno è vicino”. E’ già qui! Indipendentemente dallo sforzo compiuto! Quando Gesù dice: “Il Regno è vicino”, non vuol dire che il regno sta giungendo solo in quel momento, ma che già era lì. Ciò che tutti aspettavano, era già presente nella loro vita, e loro non lo sapevano, non lo percepivano (cf. Lc 17,21). Gesù lo percepì! Poiché lui leggeva la realtà con uno sguardo differente. Ed è in questa presenza nascosta del Regno in mezzo alla gente che Gesù si rivela ai poveri della sua terra. Ed è questo il seme del Regno che riceverà la pioggia della sua parola ed il calore del suo amore.
- Convertitevi! Il significato esatto è cambiare il modo di pensare e di vivere. Per poter percepire la presenza del Regno nella vita, la persona dovrà cominciare a pensare ed a vivere in modo diverso. Dovrà cambiare vita e trovare un’altra forma di convivenza!
Dovrà lasciare da parte il legalismo dell’insegnamento del fariseo e permettere che la nuova esperienza di Dio invada la sua vita e gli dia uno sguardo nuovo per leggere e capire i fatti. d) Credete nella Buona Notizia! Non era facile accettare questo messaggio. Non è facile per noi cominciare a pensare in modo diverso da tutto ciò che abbiamo imparato, fin da piccoli. Questo è possibile solo mediante un atto di fede. Quando qualcuno porta una notizia diversa, è difficile accettarla, e si accetta solo se la persona che reca la notizia gode della nostra fiducia. E così tu dirai agli altri: “Puoi accettare! Io conosco la persona! Non inganna! Ti puoi fidare! Di Gesù ci si può fidare!
- Il primo obiettivo dell’annuncio della Buona Novella è quello di formare comunità.
Gesù passa, guarda e chiama. I primi quattro chiamati, Simone, Andrea, Giovanni e Giacomo, ascoltano, lasciano tutto e seguono Gesù per formare comunità con lui.
Sembra amore a prima vista! Secondo la narrazione di Marco, tutto avvenne poi nel primo incontro con Gesù. Paragonando con gli altri vangeli, la gente percepisce che i quattro già conoscevano Gesù (Gv 1,39; Lc 5,1-11). Ebbero già l’opportunità di convivere con lui, di vederlo aiutare la gente e di ascoltarlo nella sinagoga. Sapevano come lui viveva e ciò che pensava. La chiamata non è stata una cosa di un solo momento, ma è questione di ripetute chiamate ed inviti, di progressi e regressi. La chiamata inizia e ricomincia sempre di nuovo! In pratica, coincide con la convivenza di due tre anni con Gesù, fin dal battesimo fino al momento in cui Gesù fu innalzato al cielo (At 1,21-22). E allora perché Marco lo presenta come un fatto repentino d’amore a prima vista? Marco pensa all’ideale: l’incontro con Gesù deve provocare una mutazione radicale nella nostra vita!
4) Per un confronto personale
- Un fatto politico, la prigione di Giovanni, portò Gesù ad iniziare l’annuncio della Buona Novella di Dio. Oggi, i fatti della politica e della polizia influiscono sull’annuncio che facciamo della Buona Novella alla gente?
- “Convertitevi! Credete alla Buona Novella!” Come sta avvenendo questo nella mia vita?
5) Preghiera finale
Tu sei, Signore, l’Altissimo su tutta la terra, tu sei eccelso sopra tutti gli dei. (Sal 96)
Lectio Divina: Martedì, 10 gennaio, 2023
Tempo ordinario
1) Preghiera
Ispira nella tua paterna bontà, o Signore, i pensieri e i propositi del tuo popolo in preghiera, perché veda ciò che deve fare e abbia la forza di compiere ciò che ha veduto. Per il nostro Signore Gesù Cristo…
2) Lettura del Vangelo secondo Marco 1,21-28
In quel tempo, nella città di Cafarnao Gesù, entrato proprio di sabato nella sinagoga, si mise ad insegnare. Ed erano stupiti del suo insegnamento, perché insegnava loro come uno che ha autorità e non come gli scribi.
Allora un uomo che era nella sinagoga, posseduto da uno spirito immondo, si mise a gridare: “Che c’entri con noi, Gesù Nazareno? Sei venuto a rovinarci! Io so chi tu sei: il santo di Dio”. E Gesù lo sgridò: “Taci! Esci da quell’uomo”. E lo spirito immondo, straziandolo e gridando forte, uscì da lui.
Tutti furono presi da timore, tanto che si chiedevano a vicenda: “Che è mai questo? Una dottrina nuova insegnata con autorità. Comanda persino agli spiriti immondi e gli obbediscono!”. La sua fama si diffuse subito dovunque nei dintorni della Galilea.
3) Riflessione
- Sequenza dei vangeli dei giorni di questa settimana. Il vangelo di ieri informava sulla prima attività di Gesù: chiamò quattro persone per formare la comunità con lui (Mc 1,16-20). Il vangelo di oggi descrive l’ammirazione della gente dinanzi all’insegnamento di Gesù (Mt 1,21-22) ed il primo miracolo che espelle un demonio (Mt 1,23-28). Il vangelo di domani narra la guarigione della suocera di Pietro (Mc 1,2931), la guarigione di molti malati (Mc 1,32-34) e la preghiera di Gesù in un luogo isolato (Mc 1.35-39). Marco raccoglie questi episodi, che erano stati trasmessi oralmente nelle comunità e li unisce tra di loro come i mattoni di una parete. Nel 70, anno in cui lui scrive, le comunità avevano bisogno di orientamento. Descrivendo come fu l’inizio dell’attività di Gesù, Marco indicava come dovevano fare per annunciare la Buona Novella. Marco fa catechesi, raccontando alle comunità gli avvenimenti della vita di Gesù.
- Gesù insegna con autorità, diversamente da come fanno gli scribi. La prima cosa che la gente percepisce è il modo diverso che Gesù ha di insegnare. Non è tanto il contenuto, bensì il modo di insegnare che impressiona. Per questo suo modo diverso, Gesù crea una coscienza critica nella gente rispetto alle autorità religiose dell’epoca. La gente percepisce, paragona e dice: Insegna con autorità, in modo diverso da come fanno gli scribi. Gli scribi dell’epoca insegnavano citando le autorità. Gesù non cita nessuna autorità, ma parla partendo dalla sua esperienza di Dio e della sua vita. La sua parola ha le radici nel cuore.
- Sei venuto a distruggerci! In Marco, il primo miracolo è l’espulsione di un demonio.
Gesù combatte ed espelle il potere del male che si impossessa delle persone e le alienava da loro stesse. L’uomo posseduto dal demonio grida: “Io so chi sei tu: tu sei il Santo di Dio!” L’uomo ripeteva l’insegnamento ufficiale che presentava il Messia come “Santo di Dio”, cioè, come un Sommo Sacerdote, o come re, giudice, dottore o generale. Anche oggi, molta gente vive alienata da se stessa, ingannata dal potere dei mezzi di comunicazione, della propaganda del commercio. Ripete ciò che sente dire. Vive schiava del consumismo, oppressa dalle prestazioni del denaro, minacciata dai debitori.
Molti pensano che la loro vita non è come dovrebbe essere se non possono comprare ciò che la propaganda annuncia e raccomanda.
- Gesù minaccia lo spirito del male: “Taci ed esci da lui!” Lo spirito scosse l’uomo, gettò un urlo ed uscì da lui. Gesù restituisce le persone a se stesse. Restituisce la coscienza e la libertà. Fa recuperare alla persona il suo perfetto giudizio (cf. Mc 5,15).
Non è stato facile allora, non lo è stato ieri, non lo è oggi fare in modo che una persona cominci a pensare ed a agire in modo diverso dall’ideologia ufficiale.
- Insegnamento nuovo! Comanda perfino gli spiriti impuri. I due primi segnali della Buona Novella sono questi: il suo modo diverso di insegnare le cose di Dio, ed il suo potere sugli spiriti impuri. Gesù apre un nuovo cammino affinché la gente raggiunga la purezza. In quel tempo, una persona dichiarata impura non poteva presentarsi davanti a Dio per pregare e per ricevere la benedizione promessa da Dio ad Abramo. Doveva prima purificarsi. Queste e molte altre leggi e norme rendevano difficile la vita della gente ed emarginavano molte persone considerate impure, lontane da Dio. Ora, purificate dal contatto con Gesù, le persone potevano presentarsi davanti a Dio. Era per loro una grande Buona Novella!
4) Per un confronto personale
- Posso dire: “Io sono pienamente libero/a, signore/a di me stesso/a? Se non lo posso dire di me, allora qualcosa in me è posseduta da altri poteri. Come faccio per espellere questo potere estraneo?
- Oggi molta gente non vive, ma è vissuta. Non pensa, ma è pensata dai mezzi di comunicazione. Non ha un pensiero critico. Non è padrone di sé. Come espellere questo “demonio”?
5) Preghiera finale
O Signore, nostro Dio, quanto è grande il tuo nome su tutta la terra!
Che cosa è l’uomo perché te ne ricordi, il figlio dell’uomo perché te ne curi? (Sal 8)
Lectio Divina: Mercoledì, 11 gennaio, 2023
Tempo ordinario
1) Preghiera
Ispira nella tua paterna bontà, o Signore, i pensieri e i propositi del tuo popolo in preghiera, perché veda ciò che deve fare e abbia la forza di compiere ciò che ha veduto. Per il nostro Signore Gesù Cristo…
2) Lettura del Vangelo secondo Marco 1,29-39
In quel tempo, Gesù uscito dalla sinagoga, si recò subito in casa di Simone e di Andrea, in compagnia di Giacomo e di Giovanni. La suocera di Simone era a letto con la febbre e subito gli parlarono di lei. Egli, accostatosi, la sollevò prendendola per mano; la febbre la lasciò ed essa si mise a servirli.
Venuta la sera, dopo il tramonto del sole, gli portavano tutti i malati e gli indemoniati.
Tutta la città era riunita davanti alla porta.
Guarì molti che erano afflitti da varie malattie e scacciò molti demoni; ma non permetteva ai demoni di parlare, perché lo conoscevano. Al mattino si alzò quando ancora era buio e, uscito di casa, si ritirò in un luogo deserto e là pregava.
Ma Simone e quelli che erano con lui si misero sulle sue tracce e, trovatolo, gli dissero: “Tutti ti cercano!”. Egli disse loro: “Andiamocene altrove per i villaggi vicini, perché io predichi anche là; per questo infatti sono venuto!” E andò per tutta la Galilea, predicando nelle loro sinagoghe e scacciando i demoni.
3) Riflessione
- Gesù restaura la vita per il servizio. Dopo aver partecipato alla celebrazione del sabato nella sinagoga, Gesù entra in casa di Pietro e guarisce sua suocera. La guarigione fa sì che lei si alzi in piedi e, con la salute e la dignità recuperate, comincia a servire le persone. Gesù non solo guarisce la persona, ma fa anche in modo che questa si metta al servizio della vita. • Gesù accoglie gli emarginati. Quando comincia ad imbrunire, il pomeriggio, terminato il sabato, quando spunta nel cielo la prima stella, Gesù accoglie e guarisce i malati ed i posseduti che la gente gli aveva portato. I malati ed i posseduti erano le persone più emarginate in quell’epoca. Non avevano nessuno
a cui ricorrere. Dipendevano dalla carità pubblica. Oltre a questo, la religione le considerava impure. Non potevano partecipare alla comunità. Era come se Dio le rifiutasse e le escludesse. Gesù le accoglie. Ecco quindi che appare chiaro in cosa consiste la Buona Novella di Dio e ciò che vuole fare nella vita della gente: accogliere gli emarginati e gli esclusi, ed inserirli di nuovo nella convivenza della comunità.
- Rimanere uniti al Padre, mediante la preghiera. Gesù ci viene presentato mentre prega.
Compie un grande sforzo per avere il tempo e l’ambiente adeguato per pregare. Si alza prima degli altri e si reca in un luogo deserto, per poter stare solo con Dio. Molte volte i vangeli ci parlano della preghiera di Gesù, in silenzio (Mt 14,22-23; Mc 1,35; Lc 5,15-16; 3,21-22). Attraverso la preghiera mantiene viva la coscienza della sua missione.
- Mantenere viva la coscienza della missione e non rinchiudersi nel risultato già ottenuto. Gesù è conosciuto. Tutti vanno dietro a lui. Questa pubblicità piace ai discepoli. Vanno a cercare Gesù per riportarlo di nuovo dalla gente che lo cercava, e gli dicono: Tutti ti cercano. Pensavano che Gesù sarebbe andato al banchetto. Rimangono delusi! Gesù non fa caso e dice loro: Andiamocene altrove. E’ per questo infatti che sono venuto! Sicuramente saranno rimasti meravigliati! Gesù non era come loro se lo immaginavano. Gesù aveva una coscienza molto chiara della sua missione e voleva trasmetterla ai discepoli. Non vuole che si chiudano nel risultato già ottenuto. Non devono guardare indietro. Ma devono mantenere viva, come fa Gesù, la coscienza della loro missione. E’ la missione ricevuta dal Padre, che deve orientare le loro decisioni.
- E’ per questo infatti che sono venuto! Questo fu il primo malinteso tra Gesù ed i suoi discepoli. Per il momento, si tratta solo di una piccola divergenza. Più avanti, nel vangelo di Marco, questo malinteso, malgrado le molte avvertenze di Gesù, crescerà e arriverà ad essere quasi una rottura tra Gesù ed i discepoli (cf. Mc 8,14-21.32-33; 9,32;14,27). Anche oggi ci sono malintesi sul cammino dell’annuncio della Buona Novella. Marco aiuta a fare attenzione alle divergenze, per non permettere che crescano fino alla rottura.
4) Per un confronto personale
- Gesù non è venuto per essere servito, ma per servire. La suocera di Pietro comincia a servire. Ed io, faccio in modo che la mia vita sia un servizio a Dio ed ai miei fratelli ed alle mie sorelle?
- Gesù ha coscienza della sua missione mediante la preghiera. E la mia preghiera?
5) Preghiera finale
Lodate il Signore e invocate il suo nome, proclamate tra i popoli le sue opere. Cantate a lui canti di gioia, meditate tutti i suoi prodigi.
Lectio Divina: Giovedì, 12 gennaio, 2023
Tempo ordinario
1) Preghiera
Ispira nella tua paterna bontà, o Signore, i pensieri e i propositi del tuo popolo in preghiera, perché veda ciò che deve fare e abbia la forza di compiere ciò che ha veduto. Per il nostro Signore Gesù Cristo…
2) Lettura del Vangelo secondo Marco 1,40-45
In quel tempo, venne a Gesù un lebbroso: lo supplicava in ginocchio e gli diceva: “Se vuoi, puoi guarirmi!” Mosso a compassione, stese la mano, lo toccò e gli disse: “Lo voglio, guarisci!”. Subito la lebbra scomparve ed egli guarì. E, ammonendolo severamente, lo rimandò e gli disse: “Guarda di non dir niente a nessuno, ma va’, presentati al sacerdote, e offri per la tua purificazione quello che Mosè ha ordinato, a testimonianza per loro”.
Ma quegli, allontanatosi, cominciò a proclamare e a divulgare il fatto, al punto che Gesù non poteva più entrare pubblicamente in una città, ma se ne stava fuori, in luoghi deserti, e venivano a lui da ogni parte.
3) Riflessione
- Accogliendo e guarendo il lebbroso, Gesù rivela un nuovo volto di Dio. Un lebbroso arriva vicino a Gesù. Era un escluso, un impuro. Doveva essere allontanato. Chi lo toccava, anche lui/lei diventava impuro/a! Ma quel lebbroso ebbe molto coraggio.
Trasgredì le norme della religione per poter arrivare vicino a Gesù. E gridò: Se tu vuoi, puoi guarirmi “ Non hai bisogno di toccarmi! Basta che tu lo voglia, ed io sarò guarito! La frase rivela due mali: a) il male della lebbra che lo rendeva impuro; b) il male della solitudine a cui era condannato dalla società e dalla religione. Rivela anche la grande fede dell’uomo nel potere di Gesù. E Gesù profondamente commosso, guarisce i due mali. In primo luogo, per curare la solitudine, tocca il lebbroso. E’ come se dicesse: “Per me, tu non sei un escluso. Io ti accolgo come un fratello!” E poi cura il lebbroso dicendo: Lo voglio! Sii curato! Il lebbroso, per poter entrare in contatto con Gesù, aveva trasgredito le norme della legge. Anche Gesù, per poter aiutare quell’escluso e quindi rivelare un volto nuovo di Dio, trasgredisce le norme della sua religione e tocca il lebbroso. In quel tempo, chi toccava un lebbroso diventava impuro per le autorità religiose e per la legge dell’epoca.
- Integrare di nuovo gli esclusi nella convivenza fraterna. Gesù, non solamente guarisce, ma vuole anche che la persona curata possa vivere con gli altri. Inserisce di nuovo la persona nella convivenza. In quel tempo, per un lebbroso essere di nuovo accolto in comunità, aveva bisogno di un certificato di guarigione da parte di un sacerdote. E’ come oggi. Il malato esce dall’ospedale con un documento firmato dal medico del reparto. Gesù obbliga la persona a cercare il documento, in modo che possa vivere normalmente con gli altri. Obbliga le autorità a riconoscere che quest’uomo è stato curato.
- Il lebbroso annuncia il bene che Gesù gli ha fatto e Gesù diventa un escluso. Gesù proibisce al lebbroso di parlare della guarigione. Il Vangelo di Marco informa che questa proibizione non servì a nulla. Il lebbroso, allontanatosi, cominciò a divulgare il fatto, al punto che Gesù non poteva più entrare pubblicamente in una città, ma se ne stava fuori, in luoghi deserti (Mc 1,45). Perché? Perché Gesù aveva toccato il lebbroso.
Per questo, secondo l’opinione della religione di quel tempo, ora lui stesso era un impuro e doveva essere allontanato da tutti. Non poteva più entrare nelle città. E Marco indica che alla gente importavano poco queste norme ufficiali, infatti venivano a lui da ogni parte (Mc 1,45). Sovversione totale!
Riassumendo. Sia nel 70, epoca in cui Marco scrive, come pure oggi, epoca in cui noi viviamo, era e continua ad essere importante avere dinanzi agli occhi modelli di come vivere ed annunciare la Buona Novella di Dio e di come valutare la nostra missione. Nei versi 16 a 45 del primo capitolo del suo vangelo, Marco descrive la missione della comunità e presenta otto criteri affinché le comunità del suo tempo potessero valutare la loro missione. Ecco lo schema:
Testo Attività di Gesù Obiettivo della missione
- Marco 1,16-20
- Gesù chiama i primi discepoli
- Formare comunità
- Marco 1,21-22 o La gente resta ammirata del suo insegnamento o Creare una coscienza critica
- Marco 1,23-28
- Gesù scaccia un demonio o Combattere la forza del male
- Marco 1,29-31
- Guarisce la suocera di Pietro o Ridare la vita per poter servire
- Marco 1,32-34
- Guarisce malati ed indemoniati o Accogliere gli emarginati
- Marco 1,35
- Gesù si alza presto per pregare o Rimanere uniti al Padre
- Marco 1,36-39 o Gesù continua l’annuncio o Non fermarsi ai risultati
- Marco 1,40-45
- Guarisce un lebbroso o Integrare di nuovo gli esclusi
4) Per un confronto personale
- Annunciare la Buona Notizia, vuol dire rendere testimonianza dell’esperienza concreta che si ha di Gesù. Il lebbroso, cosa annuncia? Racconta agli altri il bene che Gesù gli ha fatto. Solo questo! Null’altro! E questa testimonianza conduce gli altri ad accettare la Buona Novella di Dio che Gesù ci porta. Qual è la testimonianza che tu dai?
- Per portare la Buona Novella alla gente, non bisogna aver paura di trasgredire le norme religiose che sono contrarie al progetto di Dio e che rendono difficile la comunicazione, il dialogo ed il vissuto dell’amore. Anche se questo reca difficoltà alla gente, come le recò a Gesù. Ho questo coraggio?
5) Preghiera finale
Venite, prostrati adoriamo, in ginocchio davanti al Signore che ci ha creati.
Egli è il nostro Dio, e noi il popolo del suo pascolo, il gregge che egli conduce. (Sal 94)
Lectio Divina: Venerdì, 13 gennaio, 2023
Tempo ordinario
1) Preghiera
Ispira nella tua paterna bontà, o Signore, i pensieri e i propositi del tuo popolo in preghiera, perché veda ciò che deve fare e abbia la forza di compiere ciò che ha veduto. Per il nostro Signore Gesù Cristo…
2) Lettura del Vangelo secondo Marco 2,1-12
Dopo alcuni giorni Gesù entrò di nuovo a Cafarnao. Si seppe che era in casa e si radunarono tante persone, da non esserci più posto neanche davanti alla porta, ed egli annunziava loro la parola.
Si recarono da lui con un paralitico portato da quattro persone. Non potendo però portaglielo innanzi, a causa della folla, scoperchiarono il tetto nel punto dov’egli si trovava e, fatta un’apertura, calarono il lettuccio su cui giaceva il paralitico. Gesù, vista la loro fede, disse al paralitico: “Figliolo, ti sono rimessi i tuoi peccati”.
Erano là seduti alcuni scribi che pensavano in cuor loro: “Perché costui parla così? Bestemmia! Chi può rimettere i peccati se non Dio solo?” Ma Gesù, avendo subito conosciuto nel suo spirito che così pensavano tra sé, disse loro: “Perché pensate così nei vostri cuori? Che cosa è più facile: dire al paralitico: Ti sono rimessi i peccati, o dire: Alzati, prendi il tuo lettuccio e cammina? Ora, perché sappiate che il Figlio dell’uomo ha il potere sulla terra di rimettere i peccati, ti ordino – disse al paralitico – alzati, prendi il tuo lettuccio e va’ a casa tua”. Quegli si alzò, prese il suo lettuccio e se ne andò in presenza di tutti e tutti si meravigliarono e lodavano Dio dicendo: “Non abbiamo mai visto nulla di simile!”
3) Riflessione
- In Mc 1,1-15, Marco mostra come deve essere preparata e divulgata la Buona Notizia di Dio. In Mc 1,16-45, indica qual è l’obiettivo della Buona Notizia e qual è la missione della comunità. Ora, in Mc 2,1 a 3,6, appare l’effetto dell’annuncio della Buona Notizia. Una comunità fedele al vangelo vive valori che contrastano con gli interessi della società che la circonda. Per questo, uno degli effetti dell’annuncio della Buona Novella, è il conflitto con coloro che difendono gli interessi della società. Marco raccoglie cinque conflitti che l’annuncio della Buona Novella recò a Gesù.
- Nel 70, epoca in cui lui scrive il suo vangelo, erano molti i conflitti nella vita delle comunità, ma non sempre sapevano come comportarsi dinanzi alle accuse che venivano da parte delle autorità romane e dei capi giudei. Quest’insieme di cinque conflitti di Mc 2,1 a 3,6 serviva da guida per orientare le comunità, sia quelle di ieri che quelle di oggi.
Perché il conflitto non è un incidente di percorso, bensì fa parte integrante del cammino.
- Ecco lo schema dei cinque conflitti che Marco presenta nel suo vangelo:
Testi
1º conflitto: Mc 2,1-12
2º conflitto: Mc 2,13-17
3º conflitto: Mc 2,18-22
4º conflitto: Mc 2,23-28
5º conflitto: Mc 3,1-6
- Avversari di Gesù
scribi scribi e farisei
discepoli di Giovanni e farisei farisei
farisei ed erodiani
- Causa del conflitto Perdono dei peccati
Mangiare con i peccatori
Pratica del digiuno
Osservanza del sabato
Guarigione il sabato
- La solidarietà degli amici ottiene al paralitico il perdono dei peccati. Gesù sta ritornando a Cafarnao. Si riunisce molta gente davanti alla porta di casa. Lui accoglie tutti e comincia ad insegnare. Insegnare, parlare di Dio, era ciò che Gesù faceva di più.
Giunge un paralitico, portato da quattro persone. Gesù è la loro unica speranza. Non dubitano a salire sul tetto e togliere le tegole. Deve essere stata una casa povera, fango coperto di foglie. Calano l’uomo, davanti a Gesù. Gesù, vedendo la loro fede, dice al paralitico: I tuoi peccati ti sono perdonati. In quel tempo, la gente pensava che i difetti fisici (paralitico) fossero un castigo di Dio per qualche peccato commesso. I dottori insegnavano che la persona rimaneva impura e quindi incapace di avvicinarsi a Dio. Per questo i malati, i poveri, i paralitici, si sentivano rifiutati da Dio! Ma Gesù non pensava così. Quella fede così grande, era un segno evidente del fatto che il paralitico era accolto da Dio. Per questo, lui dichiara: “I tuoi peccati ti sono perdonati!” Con questa affermazione Gesù nega che la paralisi fosse un castigo dovuta al peccato dell’uomo.
- Gesù è accusato di blasfemia dai padroni del potere. L’affermazione di Gesù era contraria al catechismo dell’epoca. Non andava d’accordo con l’idea che loro avevano di Dio. Per questo reagiscono ed accusano Gesù: bestemmia! Per loro, solo Dio poteva perdonare i peccati. E solo il sacerdote poteva dichiarare qualcuno perdonato e purificato. Come mai Gesù, uomo senza studi, laico, semplice falegname, poteva dichiarare le persone perdonate e purificate dai peccati? E c’era ancora un altro motivo che li spingeva a criticare Gesù. Loro avranno pensato: “Se fosse vero ciò che questo Gesù dice, noi perderemo il nostro potere! Perderemo la nostra fonte di reddito”.
- Guarendo, Gesù mostra che anche lui ha il potere di perdonare i peccati. Gesù percepisce la critica. Per questo domanda: ‘Che cosa è più facile: dire al paralitico: Ti sono rimessi i tuoi peccati, o dire Alzati e cammina!’? É molto più facile dire:“I tuoi peccati ti sono perdonati”. Perché nessuno può verificare se di fatto il peccato è stato o meno perdonato. Ma se io dico:“Alzati e cammina!”, lì tutti possiamo vedere se ho o meno questo potere di guarire. Per questo, per mostrare che aveva potere di perdonare i peccati, in nome di Dio, Gesù disse al paralitico: Alzati, prendi il tuo lettuccio e va a casa tua! Guarì l’uomo! E così attraverso un miracolo insegnò che la paralisi dell’uomo non era un castigo di Dio, e mostrò che la fede dei poveri è una prova che Dio li accoglie nel suo amore.
- Il messaggio del miracolo e la reazione della gente. Il paralitico si alza, prende il suo lettuccio, comincia a camminare, e tutti dicono: Non abbiamo mai visto nulla di simile!
Questo miracolo rivela tre cose molto importanti:
- Le malattie delle persone non sono un castigo dei peccati.
- Gesù apre un nuovo cammino per giungere fino a Dio. Ciò che il sistema chiamava impurità non era già ostacolo per le persone per avvicinarsi a Dio.
- Il volto di Dio rivelato mediante l’atteggiamento di Gesù era diverso dal volto severo di Dio rivelato dall’atteggiamento dei dottori.
- Questo ricorda ciò che disse un tossicodipendente che guarì e che ora è membro di una comunità a Curitiba, Brasile. Disse: “Sono cresciuto nella religione cattolica.
L’abbandonai. I miei genitori erano molto praticanti e volevano che noi figli fossimo come loro. La gente era obbligata ad andare in chiesa sempre, tutte le domeniche e le feste. E quando non si andava loro dicevano: “Dio castiga”. Andavo perché mi veniva imposto, e quando divenni adulto, non andai più a messa. Il Dio dei miei genitori non mi piaceva. Non riuscivo a capire che Dio, creatore del mondo, stesse su di me, un piccolo bambino, minacciandomi con il castigo dell’inferno. A me piaceva molto di più il Dio di mio zio che non entrava mai in chiesa, ma che ogni giorno, ripeto ogni giorno, comprava il doppio del pane che mangiava, per darlo ai poveri!”
4) Per un confronto personale
- A te piace il Dio dello zio o il Dio dei genitori dell’ex tossico-dipendente?
- Qual è il volto di Dio che gli altri scoprono nel mio comportamento?
5) Preghiera finale
Ciò che abbiamo udito e conosciuto e i nostri padri ci hanno raccontato, lo diremo alla generazione futura: le lodi del Signore, la sua potenza e le meraviglie che egli ha compiuto. (Sal 77)
Lectio Divina: Sabato, 14 gennaio, 2023
Tempo ordinario
1) Preghiera
Ispira nella tua paterna bontà, o Signore, i pensieri e i propositi del tuo popolo in preghiera, perché veda ciò che deve fare e abbia la forza di compiere ciò che ha veduto. Per il nostro Signore Gesù Cristo…
2) Lettura del Vangelo secondo Marco 2,13-17
In quel tempo, Gesù uscì di nuovo lungo il mare; tutta la folla veniva a lui ed egli l’ammaestrava. Nel passare, vide Levi, il figlio di Alfeo, seduto al banco delle imposte, e gli disse: “Seguimi”. Egli, alzatosi, lo seguì.
Mentre Gesù stava a mensa in casa di lui, molti pubblicani e peccatori si misero a mensa insieme con Gesù e i suoi discepoli; erano molti infatti quelli che lo seguivano. Allora gli scribi della setta dei farisei, vedendolo mangiare con i peccatori e i pubblicani, dicevano ai suoi discepoli: “Come mai egli mangia e beve in compagnia dei pubblicani e dei peccatori?”. Avendo udito questo, Gesù disse loro: “Non sono i sani che hanno bisogno del medico, ma i malati; non sono venuto per chiamare i giusti, ma i peccatori”.
3) Riflessione
- Nel vangelo di ieri, abbiamo visto il primo conflitto che sorse attorno al perdono dei peccati (Mc 2,1-12). Nel vangelo di oggi meditiamo sul secondo conflitto che sorse quando Gesù si sedette a tavola con i peccatori (Mc 2,13-17). Negli anni 70, epoca in cui Marco scrive, c’era nelle comunità un conflitto tra cristiani venuti dal paganesimo e coloro che venivano dal giudaismo. Coloro che venivano dal giudaismo avevano difficoltà di entrare nella casa dei pagani convertiti e di sedersi con loro attorno allo stesso tavolo (cf. At 10,28; 11,3). Descrivendo come Gesù affronta questo conflitto, Marco orienta le comunità a risolvere il problema.
- Gesù insegnava, ed alla gente piaceva ascoltarlo. Gesù esce di nuovo per recarsi vicino al mare. Arriva la gente e lui comincia ad insegnare. Trasmette la Parola di Dio. Nel vangelo di Marco, l’inizio dell’attività di Gesù è marcata da molto insegnamento e da molta accettazione da parte della gente (Mc 1,14.21.38-39; 2,2.13), malgrado i conflitti con le autorità religiose. Cosa insegnava Gesù? Gesù annunciava la Buona Novella di Dio (Mc 1,14). Parlava di Dio, ma parlava in modo nuovo, diverso. Parlava partendo dalla sua esperienza, dall’esperienza che lui stesso aveva di Dio e della vita. Gesù viveva in Dio. E sicuramente ha toccato il cuore della gente a cui piaceva ascoltarlo (Mc 1,22.27). Dio, invece di essere un Giudice severo che da lontano minaccia con castigo ed inferno, diventa di nuovo, una presenza amica, una Buona Novella per la gente.
- Gesù chiama un peccatore ad essere discepolo e lo invita a mangiare a casa sua. Gesù chiama Levi, un pubblicano, e costui, immediatamente, lascia tutto e segue Gesù.
Comincia a far parte del gruppo dei discepoli. Immediatamente, il testo dice letteralmente: Mentre Gesù sta a mensa in casa di lui. Alcuni credono che di lui vuol dire casa di Levi. Ma la traduzione più probabile è che si tratti della casa di Gesù. E’ Gesù che invita tutti a mangiare a casa sua: peccatori e pubblicani, insieme ai discepoli.
- Gesù è venuto non per i giusti, ma per i peccatori. Questo gesto di Gesù produce rabbia tra le autorità religiose. Era proibito sedersi a tavola con pubblicani e peccatori, perché sedersi al tavolo con qualcuno voleva dire considerarlo un fratello! Invece di parlare direttamente con Gesù, gli scribi e i farisei parlano con i discepoli: Come mai egli mangia e beve in compagnia dei pubblicani e dei peccatori? Gesù risponde: Non sono i sani che hanno bisogno del medico, ma i malati; non sono venuto per chiamare i giusti ma i peccatori! Come prima con i discepoli (Mc 1,38), anche ora è la coscienza della sua missione che aiuta Gesù ad incontrare la risposta ed a indicare il cammino per l’annuncio della Buona Novella di Gesù.
4) Per un confronto personale
- Gesù chiama un peccatore, un pubblicano, persona odiata dalla gente, ad essere suo discepolo. Qual è il messaggio in questo gesto di Gesù per noi, della Chiesa cattolica?
- Gesù dice che è venuto a chiamare i peccatori. Ci sono leggi e costumi nella nostra chiesa che impediscono ai peccatori l’accesso a Gesù? Cosa possiamo fare per cambiare queste leggi e questi costumi?
5) Preghiera finale
Ti siano gradite le parole della mia bocca, davanti a te i pensieri del mio cuore, Signore, mia rupe e mio redentore. (Sal 18)
Lectio Divina: Domenica, 15 gennaio, 2023
Giovanni Battista annuncia Gesù come l’Agnello di Dio
Giovanni 1,29-34
1. Orazione iniziale
In questa lettura orante del vangelo di Giovanni ci potranno accompagnare ed essere di stimolo le parole di John Henry Newman, che con queste parole amava rivolgersi in preghiera al Signore: «Stai con me, e io inizierò a risplendere come tu risplendi; a risplendere fino ad essere luce per gli altri. La luce, o Gesù, verrà tutta da te: nulla sarà merito mio. Sarai tu a risplendere, attraverso di me, sugli altri. Fa che io ti lodi così, nel modo che tu più gradisci, risplendendo sopra tutti coloro che sono intorno a me. Dà luce a loro e dà luce a me; illumina loro insieme a me, attraverso di me. Insegnami a diffondere la tua lode, la tua verità, la tua volontà. Fa che io ti annunci non con le parole ma con l’esempio, con quella forza attraente, quella influenza solidale che proviene da ciò che faccio, con la mia visibile somiglianza ai tuoi santi, e con la chiara pienezza dell’amore che il mio cuore nutre per te» (Meditations and Devotions).
2. Il testo
In quel tempo, 29 Giovanni vedendo Gesù venire verso di lui disse: «Ecco l’agnello di Dio, ecco colui che toglie il peccato del mondo! 30 Ecco colui del quale io dissi: Dopo di me viene un uomo che mi è passato avanti, perché era prima di me. 31 Io non lo conoscevo, ma sono venuto a battezzare con acqua perché egli fosse fatto conoscere a Israele». 32 Giovanni rese testimonianza dicendo: «Ho visto lo Spirito scendere come una colomba dal cielo e posarsi su di lui. 33 Io non lo conoscevo, ma chi mi ha inviato a battezzare con acqua, mi aveva detto: L’uomo sul quale vedrai scendere e rimanere lo Spirito è colui che battezza in Spirito santo. 34 E io ho visto e ho reso testimonianza che questi è il Figlio di Dio».
3. Pausa di silenzio orante
La Parola di Dio esige di essere desiderata, e accolta, attraverso la mediazione del silenzio. Fai tacere te stesso, renditi disponibile ad accogliere la presenza di Dio nella sua Parola; un silenzio che sa fare spazio nel proprio cuore perché Dio venga a parlarti.
4. Lettura simbolica
Il brano liturgico del vangelo ci presenta due animali di alto valore spirituale nella Bibbia: l’agnello e la colomba. Il primo allude a testi significativi nella Bibbia: la cena pasquale dell’esodo (cc.12-13); la gloria dell’Agnello-Cristo nell’Apocalisse. a) Il simbolo dell’agnello:
Volgiamo ora la nostra attenzione sul simbolo dell’«Agnello (amnos) di Dio», e sul suo significato. – Un primo rimando biblico per la comprensione di questa espressione usata da Giovanni Battista per indicare la persona di Gesù è la figura dell’Agnello vittorioso nel libro dell’Apocalisse: in 7,17 l’Agnello è il pastore dei popoli; in 17,14 l’Agnello schiaccia le potenze malvagie della terra. Al tempo di Gesù si immaginava che alla fine della storia sarebbe apparso un’agnello vittorioso o distruttore delle potenze del peccato, delle ingiustizie, del male. Tale idea è in sintonia anche predicazione escatologica di Giovanni il Battista: ammoniva che l’ira era imminente (Lc 3,7), che la scure era già posta alla radice dell’albero, e che Dio era pronto ad abbattere e a gettare nel fuoco ogni albero che non portasse buoni frutti (Lc 3,9). Mt 3,12 e Lc 3,17. Un’altra espressione molto forte con cui il Battista presenta Gesù è in Giovanni 1,29: «Egli ha in mano il ventilabro per ripulire la sua aia e per raccogliere il frumento nel granaio; ma la pula la brucerà con fuoco inestinguibile». Non è errato pensare che Giovanni il Battista potesse descrivere Gesù come l’agnello di Dio che distrugge il peccato del mondo. Difatti in 1 Giovanni: 3,5 si dice: «Egli è apparso per togliere i peccati»; e in 3,8: «II Figlio di Dio è apparso per distruggere le opere del diavolo». É possibile che Giovanni il Battista salutasse Gesù come l’agnello vittorioso che doveva, per mandato di Dio, distruggere il male nel mondo. – Un secondo rimando biblico è l’Agnello come il Servo sofferente. Questa figura del Servo sofferente o di Jhwh è il soggetto di quattro canti in Deutero-Isaia: 42,1-4.7.9; 49,1-6.9.13; 50,4-9. 11); 52,13-53,12. Ci domandiamo se l’uso di «Agnello di Dio» in Giovanni 1,29 si colori dell’uso di «agnello» per alludere al Servo sofferente di Jahvè in Isaia 53. Davvero Giovanni considerasse Gesù l’agnello di Dio sulla scia del Servo sofferente?
Certamente non ci sono prove reali che il Battista abbia fatto un tale accostamento, ma neanche prove per escluderlo. Difatti in Isaia 53,7 si dice che il Servo: «Non aprì la sua bocca; era come agnello condotto al macello e come un agnello di fronte ai suoi tosatori». Questa descrizione viene applicata a Gesù in Atti 8,32, e quindi la similitudine tra il Servo Sofferente e Gesù era applicata dai cristiani (vedi Mt 8,17 = Is 53,4; Eb 9,28 = Is 53,12).
Inoltre nella descrizione che Giovanni il Battista fa di Gesù in 1,32-34, ci sono due aspetti che evocano la figura del Servo: nel v. 32 Giovanni il Battista afferma di aver visto lo Spirito discendere su Gesù e posarsi su di lui; in 34 egli identifica Gesù come l’eletto di Dio. Così in Isaia 42,1 (un passo che anche i sinottici collegano al battesimo di Gesù) si dice: «Ecco il mio servo che io sostengo, il mio eletto in cui mi compiaccio (vedi Mc 1,11). Ho posto il mio spirito su di lui». Come anche in Isaia 61,1: «Lo Spirito del Signore Dio è su di me». Questi rimandi biblici possono confermare la possibilità che l’evangelista stabilisse una connessione tra il Servo in Isaia 42; 53 e l’Agnello di Dio.
Che Gesù, poi, venga descritto con i tratti del Servo sofferente lo troviamo in altre parti del vangelo di Giovanni (12,38 = Is 53,1).
C’è un aspetto interessante che vogliamo evidenziare: è detto che l’Agnello di Dio toglie il peccato del mondo. In Isaia 53,4.12, è detto che il Servo porta o si addossa i peccati di molti. Gesù con la sua morte porta via il peccato o se lo addossa egli stesso. Quindi secondo questa seconda accezione, l’Agnello come Servo sofferente, Cristo è colui che offre liberamente se stesso per eliminare dal mondo il peccato, e riportare a Dio tutti i suoi fratelli nella carne.
Una conferma odierna di questa interpretazione di Gesù come “Agnello di Dio” la troviamo in un documento dei vescovi italiani: «L’Apocalisse di Giovanni, spingendosi fino alle profondità ultime del mistero dell’Inviato del Padre, arriva a riconoscere in lui l’Agnello immolato “fin dalla fondazione del mondo” (Apc 13,8), Colui dalle cui piaghe siamo stati guariti (1 Pt 2,25; Is 53,5)» (Comunicare il vangelo in un mondo che cambia, 15).- Un terzo rimando biblico è l’Agnello come agnello pasquale. II simbolismo della
Pasqua è molto diffuso nel vangelo di Giovanni specialmente in relazione alla morte di Gesù. Per la comunità cristiana alla quale Giovanni si rivolge con il suo vangelo l’Agnello toglie il peccato del mondo con la sua morte. Difatti in Giovanni 19,14 si dice che Gesù fu condannato a morte a mezzogiorno della vigilia di Pasqua, cioè nel momento in cui i sacerdoti cominciavano a sacrificare gli agnelli pasquali nel Tempio per la festa di Pasqua. Un altro legame del simbolismo pasquale con la morte di Gesù è che mentre era sulla croce, una spugna imbevuta d’aceto fu sollevata fino a lui su una canna (19,29), ed era la canna o issopo che veniva intinto nel sangue dell’agnello pasquale per aspergere gli stipiti delle porte degli israeliti (Es 12,22). Inoltre in Giovanni 19,36 l’adempimento della Scrittura che nessun osso di Gesù è spezzato, costituisce un chiaro riferimento al testo di Esodo 12,46 in cui si dice che nessun osso dell’agnello pasquale dev’essere spezzato. La descrizione di Gesù come l’Agnello è presente in un’altra opera giovannea, l’Apocalisse: in 5,6 si parla di agnello immolato; in Apocalisse 7,17 e 22,1 l’Agnello è colui dal quale scaturisce la fonte di acqua viva, anche questo aspetto un allusione a Mosè, che fece scaturire acqua dalla roccia; infine, in Apocalisse 5,9 si accenna al sangue redentore dell’Agnello, anch’esso un motivo pasquale che si rifà alla salvezza delle case degli israeliti dal pericolo della morte.
Esiste un parallelismo tra il sangue dell’agnello asperso sugli stipiti delle porte come segno di liberazione e il sangue dell’agnello offerto in sacrificio di liberazione. I cristiani ben presto iniziarono a paragonare Gesù all’agnello pasquale e, nel fare questo, non esitarono a usare il linguaggio sacrificale: «Cristo nostra Pasqua è stato immolato» (1 Cor 5,7), inserendo il compito di Gesù di togliere il peccato del mondo.
- b) Il simbolo della colomba:
Anche questo secondo simbolo comporta vari aspetti. Innanzitutto l’espressione «come colomba» era un detto comune per esprimere il legame affettivo con il nido. Nel nostro contesto evidenzia che lo Spirito trova il suo nido, il suo habitat naturale e di amore in Gesù. Ancora di più: la colomba simboleggia l’amore del Padre che si stabilisce in Gesù come in una abitazione permanente (vedi Mt 3,16; Mc 1,10; Lc 3,22).
L’espressione, poi, «come colomba» è in connessione con il verbo discendere: per esprimere che non si tratta dell’aspetto fisico di una colomba ma il modo di discesa dello Spirito (come il volo di una colomba), nel senso che non incute paura, anzi infonde fiducia. Tale simbolismo biblico della colomba non ha riscontro in altri simbolismi biblici; ma un antica esegesi rabbinica paragona l’aleggiare dello Spirito di Dio sulle acque primordiali con il volteggiare della colomba sulla sua nidiata. Non è da escludere che Giovanni nell’usare questo simbolo abbia voluto dire che la discesa dello Spirito in forma di colomba sarebbe un chiaro accenno all’inizio della creazione: l’incarnazione del progetto di Dio in Gesù è culmine e meta dell’attività creatrice di Dio.
L’amore che Dio ha per Gesù (corrispondente al movimento della colomba a tornare al nido) lo spinge a comunicargli la pienezza del suo proprio essere divino (lo Spirito che è amore e lealtà).
5. Il messaggio
- La nostra salvezza è Cristo:
Il Battista ha avuto il compito di indicare in Gesù «l’agnello di Dio che toglie il peccato del mondo». L’annuncio del vangelo, la parola di Cristo Gesù, rimangono essenziali e indispensabili oggi come lo erano ieri. L’uomo non cessa mai di avere bisogno di liberazione e salvezza. Annunciare il vangelo non significa, comunicare delle verità teoriche e nemmeno un insieme di norme morali.
Significa, invece, portare gli uomini a fare esperienza di Gesù Cristo, venuto nel mondo – secondo la testimonianza di Giovanni – per salvare l’uomo dal peccato, dal male, dalla morte. Quindi non si può trasmettere il vangelo a prescindere dai bisogni e dalle attese odierne dell’uomo. Parlare della fede in Gesù, agnello di Dio che toglie il peccato del mondo, significa parlare all’uomo del nostro tempo chiedendosi prima che cosa egli cerca nel profondo del suo cuore. «Se vogliamo adottare un criterio opportuno…, dovremmo coltivare due attenzioni tra loro complementari…Di entrambi ci è testimone Gesù Cristo. La prima consiste nello sforzo di metterci in ascolto della cultura del nostro mondo, per discernere i semi del Verbo già presenti in essa, anche al di là dei confini visibili della Chiesa. Ascoltare le attese più intime dei nostri contemporanei, prenderne sul serio desideri e ricerche, cercare di capire che cosa fa ardere i loro cuori e cosa invece suscita in loro paura e diffidenza». Inoltre l’attenzione da ciò che emerge come bisogni e attese nel cuore dell’uomo «non significa rinuncia alla differenza cristiana, alla trascendenza del Vangelo…il messaggio cristiano pur additando un cammino di piena umanizzazione, non si limita a proporre un mero umanesimo. Gesù Cristo è venuto a renderci partecipi della vita divina, di quella che felicemente è stata chiamata “l’umanità di Dio”. (Comunicare il vangelo in un mondo che cambia n. 34)
- Lo Spirito non solo viene a posarsi su Gesù
ma egli lo possiede in modo permanente, così che lo può dispensare ad altri nel battesimo. Infine, l’agnello che perdona i peccati e «la colomba della Chiesa si incontrano in Cristo». Riportiamo un’espressione di San Bernardo in cui unisce così i due simboli: «L’agnello è tra gli animali ciò che la colomba è tra gli uccelli: innocenza, dolcezza, semplicità».
- Alcune linee operative:
- Rinnovare la disponibilità a collaborare alla missione di Cristo in comunione con la Chiesa nell’aiutare l’uomo a essere liberato dal male, dal peccato.
- Affiancarsi al cammino di ogni uomo e di ogni donna perché vivano la speranza in Gesù che libera e salva.
- Testimoniare la propria gioia di sperimentare l’efficacia della parola di Gesù nella propria vita.
- Vivere nella comunicazione della fede rendendo testimonianza a Gesù salvatore di ogni uomo
6. Salmo 39 (40)
Il salmo esprime la situazione di un uomo che, liberato da una situazione opprimente, non trova atteggiamento più autentico di risposta a Dio, che la disponibilità esistenziale e totale alla sua parola.
Ho sperato: ho sperato nel Signore ed egli su di me si è chinato, ha dato ascolto al mio grido.
Mi ha messo sulla bocca un canto nuovo, lode al nostro Dio.
Sacrificio e offerta non gradisci, gli orecchi mi hai aperto.
Non hai chiesto olocausto e vittima per la colpa.
Allora ho detto: Ecco io vengo.
Sul rotolo del libro, di me è scritto, che io faccia il tuo volere.
Mio Dio, questo io desidero, la tua legge è nel profondo del mio cuore».
Ho annunziato la tua giustizia nella grande assemblea;
vedi, non tengo chiuse le labbra, Signore, tu lo sai.
7. Preghiera finale
O Padre, che nel giorno del Signore raduni il tuo popolo per celebrare Colui che è il Primo e l’Ultimo, il Vivente che ha sconfitto la morte, donaci la forza del tuo Spirito, perché spezzati i vincoli del male, ti rendiamo il libero serviziodella nostra obbedienza e del nostro amore, per regnare con Cristo nella gloria.
Egli è Dio, e vive e regna con te, nell’unità dello Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli.
(Dalla Liturgia)
Lectio Divina: Lunedì, 16 gennaio, 2023
Tempo ordinario
1) Preghiera
Dio onnipotente ed eterno, che governi il cielo e la terra, ascolta con bontà le preghiere del tuo popolo e dona ai nostri giorni la tua pace. Per il nostro Signore Gesù Cristo…
2) Lettura del Vangelo secondo Marco 2,18-22
In quel tempo, i discepoli di Giovanni e i farisei stavano facendo un digiuno. Si recarono allora da Gesù e gli dissero: “Perché i discepoli di Giovanni e i discepoli dei farisei digiunano, mentre i tuoi discepoli non digiunano?”.
Gesù disse loro: “Possono forse digiunare gli invitati a nozze quando lo sposo è con loro? Finché hanno lo sposo con loro, non possono digiunare. Ma verranno i giorni in cui sarà loro tolto lo sposo e allora digiuneranno. Nessuno cuce una toppa di panno grezzo su un vestito vecchio; altrimenti il rattoppo nuovo squarcia il vecchio e si forma uno strappo peggiore. E nessuno versa vino nuovo in otri vecchi, altrimenti il vino spaccherà gli otri e si perdono vino e otri, ma vino nuovo in otri nuovi”.
3) Riflessione
- I cinque conflitti tra Gesù e le autorità religiose. In Mc 2,1-12 abbiamo visto il primo conflitto. Era attorno al perdono dei peccati. In Mc 2,13-17, il secondo conflitto è sulla comunione attorno al tavolo, con i peccatori. Il vangelo di oggi presenta il terzo conflitto sul digiuno. Domani abbiamo il quarto conflitto, attorno all’osservanza del sabato (Mc 2,13-28). Dopo domani, l’ultimo dei cinque conflitti sarà attorno alla guarigione nella giornata del sabato (Mc 3,1-6). Il conflitto sul digiuno occupa un luogo centrale. Per questo, le parole sul rammendo nuovo sul vestito vecchio e sul vino nuovo in otri nuovi (Mc 2,21-22) devono essere capite sotto una luce che irradia la sua chiarezza anche sugli altri conflitti, due prima e due dopo.
- Gesù non insiste nella pratica del digiuno. Il digiuno è una pratica assai antica, praticata in quasi tutte le religioni. Gesù stesso la praticò durante quaranta giorni (Mt 4,2). Ma lui non insiste con i suoi discepoli affinché facessero la stessa cosa. Li lascia liberi. Per questo, i discepoli di Giovanni Battista e dei farisei, che erano obbligati a digiunare, vogliono sapere perché Gesù non insiste sul digiuno.
- Quando lo sposo sta con loro non hanno bisogno di digiunare. Gesù risponde con un paragone. Quando lo sposo sta con gli amici dello sposo, cioè durante la festa di nozze, non hanno bisogno di digiunare. Gesù si considera lo sposo. I discepoli sono gli amici dello sposo. Durante il tempo in cui lui, Gesù, sta con i discepoli, c’è la festa di nozze.
Arriverà un giorno in cui lo sposo sarà assente. E allora, se vogliono, possono digiunare.
Gesù allude alla sua morte. Sa e sente che se vuole continuare per questo cammino di libertà, le autorità religiose vorranno ucciderlo.
- Rammendo nuovo su un vestito vecchio, vino nuovo in otri nuovi. Queste due affermazioni di Gesù, che Marco colloca qui, chiariscono l’atteggiamento critico di Gesù dinanzi alle autorità religiose. Non si mette una toppa di panno grezzo su un vestito vecchio. Quando il vestito si lava, il rattoppo nuovo squarcia il vestito e si forma uno strappo peggiore. Nessuno mette vino nuovo in otri vecchi, perché altrimenti la fermentazione del vino nuovo spaccherà gli otri vecchi . Vino nuovo in otri nuovi! La religione difesa dalle autorità era come un vestito vecchio, come un otre vecchio. Non bisogna voler combinare ciò che è nuovo e portato da Gesù, con vecchi costumi. Non si può ridurre la novità di Gesù alla misura del giudaismo. O l’uno, o l’altro! Il vino che Gesù porta fa spaccare l’otre vecchio. Bisogna saper separare le cose. Gesù non è contro ciò che è “vecchio”. Ciò che vuole evitare è che il vecchio si imponga al nuovo e, così comincia a manifestarlo. Sarebbe lo stesso che ridurre il messaggio del Concilio Vaticano II al catechismo anteriore al Concilio, come vogliono alcuni.
4) Per un confronto personale
- A partire dall’esperienza profonda di Dio che lo incoraggiava dal di dentro, Gesù aveva molta libertà in relazione alle norme e pratiche religiose. Ed oggi, abbiamo questa stessa libertà o ci manca la libertà dei mistici?
- Rattoppo nuovo su un vestito vecchio, vino nuovo in otre vecchio. Esiste questo nella mia vita?
5) Preghiera finale
Abbiamo conosciuto l’amore che Dio ha per noi e vi abbiamo creduto. (1Gv 4,16)
Lectio Divina: Martedì, 17 gennaio, 2023
Tempo ordinario
1) Preghiera
Dio onnipotente ed eterno, che governi il cielo e la terra, ascolta con bontà le preghiere del tuo popolo e dona ai nostri giorni la tua pace. Per il nostro Signore Gesù Cristo…
2) Lettura del Vangelo secondo Marco 2,23-28
Avvenne che, in giorno di sabato, Gesù passava per i campi di grano, e i discepoli, camminando, cominciarono a strappare le spighe.
I farisei gli dissero: “Vedi, perché essi fanno di sabato quel che non è permesso?” Ma egli rispose loro: “Non avete mai letto che cosa fece Davide quando si trovò nel bisogno ed ebbe fame, lui e i suoi compagni? Come entrò nella casa di Dio, sotto il sommo sacerdote Abiatar, e mangiò i pani dell’offerta, che soltanto ai sacerdoti è lecito mangiare, e ne diede anche ai suoi compagni?” E diceva loro: “Il sabato è stato fatto per l’uomo e non l’uomo per il sabato! Perciò il Figlio dell’uomo è signore anche del sabato”.
3) Riflessione
- La legge esiste per il bene delle persone. Un giorno di sabato, i discepoli passano attraverso le piantagioni e si aprono cammini strappando spighe. In Matteo 12,1 si dice che avevano fame. Invocando la Bibbia, i farisei criticano l’atteggiamento dei discepoli.
Sarebbe una trasgressione della legge del Sabato (cf. Ex 20,8-11). Gesù risponde invocando la stessa Bibbia per indicare che gli argomenti degli altri non hanno ragione d’essere. Ricorda che Davide stesso fece una cosa proibita, perché prese i pani sacri del tempio e li dette ai soldati che avevano fame (1 Sam 21,2-7). E Gesù termina con due frasi importanti a) Il sabato è stato fatto per l’uomo e non l’uomo per il sabato, b) il Figlio dell’Uomo è signore del sabato!
- Il sabato è stato fatto per l’uomo e non l’uomo per il sabato. Durante più di cinquecento anni, fin dal tempo della cattività in Babilonia fino all’epoca di Gesù, i giudei avevano osservato la legge del sabato. Questa osservanza secolare diventò per loro un forte segnale d’identità. Il sabato era rigorosamente osservato. All’epoca dei Maccabei, verso la metà del 2o secolo prima di Cristo, questa osservanza giunge ad un punto critico.
Attaccati dai greci un giorno di sabato, i ribelli Maccabei preferirono lasciarsi uccidere piuttosto che trasgredire il sabato usando le armi per difendere la propria vita. Per questo, morirono mille persone (1Mac 2,32-38). Riflettendo sul massacro i capi Maccabei conclusero che dovevano resistere e difendere la propria vita, anche in un giorno di sabato (1Mac 2,39-41). Gesù ebbe lo stesso atteggiamento: relativizzare la legge del sabato a favore della vita, poiché la legge esiste per il bene della vita umana, e non viceversa!
- Il Figlio dell’Uomo è signore anche del sabato! La nuova esperienza di Dio come Padre/Madre fa sì che Gesù, il Figlio dell’Uomo, dava a Gesù una chiave per scoprire l’intenzione di Dio che sta all’origine delle leggi dell’Antico Testamento. Per questo, il Figlio dell’Uomo è signore anche del Sabato. Vivendo con la gente della Galilea per trent’anni e sentendo sulla propria pelle l’oppressione e l’esclusione a cui erano condannati tanti fratelli e sorelle in nome della Legge di Dio, Gesù percepisce che non poteva essere questo il significato di quelle leggi. Se Dio è Padre, allora accoglie tutti come figli e figlie. Se Dio è Padre, allora noi dobbiamo essere fratelli e sorelle degli altri. E’ ciò che Gesù ha vissuto e predicato, dal principio alla fine. La Legge del Sabato deve stare al servizio della vita e della fraternità. Fu proprio per la sua fedeltà a questo messaggio che Gesù fu condannato a morte. Lui scomodò il sistema, e il sistema si difese, usando la forza contro Gesù, perché lui voleva che la Legge stesse al servizio della vita, e non viceversa.
- Gesù e la Bibbia. I farisei criticavano Gesù in nome della Bibbia. Gesù risponde e critica i farisei usando la Bibbia. Lui conosceva la Bibbia a memoria. In quel tempo, non c’erano Bibbie stampate come le abbiamo oggi. In ogni comunità c’era solo una Bibbia, scritta a mano che rimaneva nella sinagoga. Se Gesù conosceva così bene la Bibbia, vuol dire che durante i 30 anni della sua vita a Nazaret, aveva partecipato intensamente alla vita di comunità, dove ogni sabato si leggono le Scritture. Ci manca molto ancora per avere la stessa familiarità con la Bibbia e la stessa partecipazione nella comunità!
4) Per un confronto personale
- Il sabato è per l’essere umano, e non viceversa. Quali sono i punti nella mia vita che devo cambiare?
- Pur senza avere la Bibbia in casa, Gesù la conosceva a memoria? Ed io?
5) Preghiera finale
Renderò grazie al Signore con tutto il cuore, nel consesso dei giusti e nell’assemblea. Grandi sono le opere del Signore, le contemplino coloro che le amano. (Sal 110)
Lectio Divina: Mercoledì, 18 gennaio, 2023
Tempo ordinario
1) Preghiera
Dio onnipotente ed eterno, che governi il cielo e la terra, ascolta con bontà le preghiere del tuo popolo e dona ai nostri giorni la tua pace. Per il nostro Signore Gesù Cristo…
2) Lettura del Vangelo secondo Marco 3,1-6
In quel tempo, Gesù entrò di nuovo nella sinagoga. C’era un uomo che aveva una mano inaridita, e lo osservavano per vedere se lo guariva in giorno di sabato per poi accusarlo.
Egli disse all’uomo che aveva la mano inaridita: “Mettiti nel mezzo!”. Poi domandò loro: “È lecito in giorno di sabato fare il bene o il male, salvare una vita o toglierla?”.
Ma essi tacevano.
E guardandoli tutt’intorno con indignazione, rattristato per la durezza dei loro cuori, disse a quell’uomo: “Stendi la mano!”. La stese e la sua mano fu risanata.
E i farisei uscirono subito con gli erodiani e tennero consiglio contro di lui per farlo morire.
3) Riflessione
- Nel vangelo di oggi meditiamo l’ultimo dei cinque conflitti che Marco presenta all’inizio del suo vangelo (Mc 2,1 a 3,6). I quattro conflitti precedenti sono stati provocati dagli avversari di Gesù. Quest’ultimo è provocato da Gesù stesso e rivela la gravità del conflitto tra lui e le autorità religiose del suo tempo. E’ un conflitto di vita e morte. E’ importante notare la categoria di avversari che spunta in questo conflitto. Si tratta di farisei e di erodiani, ossia delle autorità religiose e civili. Quando Marco scrive il suo vangelo negli anni 70, molti avevano ancora vivo il ricordo della terribile persecuzione degli anni 60, perpetrata da Nerone contro le comunità cristiane.
Nell’udire che Gesù stesso era stato minacciato di morte e come si comportava in mezzo a questi conflitti pericolosi, i cristiani incontravano una fonte di coraggio e di orientamento per non scoraggiarsi lungo il cammino.
- Gesù nella sinagoga in giorno di sabato. Gesù entra nella sinagoga. Aveva l’abitudine di partecipare alle celebrazioni della gente. C’era lì un uomo dalla mano inaridita. Un disabile fisico non poteva partecipare pienamente, poiché era considerato impuro. Anche se presente nella comunità, era emarginato. Doveva rimanere lontano.
- La preoccupazione degli avversari di Gesù. Gli avversari osservano per vedere se Gesù guarisce in giorno di sabato. Vogliono accusarlo. Il secondo comandamento della Legge di Dio ordinava di “santificare il sabato”. Era proibito lavorare in quel giorno (Es 20,8-11). I farisei dicevano che curare un malato era lo stesso che lavorare. Per questo insegnavano: “É proibito curare in giorno di sabato!” Mettevano la legge al di sopra del benessere delle persone. Gesù era una presenza scomoda, perchè lui metteva il benessere delle persone al di sopra delle norme e delle leggi. La preoccupazione dei farisei e degli erodiani non era zelo per la legge, bensì volontà di accusare e di eliminare Gesù.
- Alzati e mettiti in mezzo! Gesù chiede due cose al disabile fisico: Alzati e mettiti in mezzo! La parola “alzati” é quella che anche le comunità di Marco usavano per dire “risuscitare”. Il disabile deve “risuscitare”, alzarsi, vivere in mezzo ed occupare il suo posto nel centro della comunità! Gli emarginati, gli esclusi, devono vivere in mezzo! Non possono essere esclusi. Devono stare insieme a tutti gli altri! Gesù chiama l’escluso a mettersi in mezzo.
- La domanda di Gesù lascia gli altri senza risposta. Gesù chiede: In giorno di sabato è permesso fare il bene o fare il male? Salvare una vita o toglierla? Avrebbe potuto chiedere: “In giorno di sabato è permesso curare: sì o no?!” E così tutti avrebbero risposto: “Non è permesso!” Ma Gesù cambiò la domanda. Per lui, in quel caso concreto, “curare” era lo stesso che “fare il bene” o “salvare una vita”, e “non toglierla!” Con la sua domanda Gesù mette il dito sulla piaga. Denuncia la proibizione di curare in giorno di sabato considerandolo un sistema di morte. Domanda saggia! Gli avversari rimasero senza risposta. • Gesù rimane indignato dinanzi alla chiusura mentale degli avversari. Gesù reagisce con indignazione e tristezza dinanzi all’atteggiamento dei farisei e degli erodiani.
Ordina all’uomo di stendere la mano, e la guarisce. Curando il disabile, Gesù mostra che lui non è d’accordo con il sistema che mette la legge al di sopra della vita. In risposta all’azione di Gesù, i farisei e gli erodiani decidono di ucciderlo. Con questa decisione loro confermano che sono, di fatto, difensori di un sistema di morte! Non hanno paura di uccidere per difendere il sistema contro Gesù che li attacca e critica in nome della vita.
4) Per un confronto personale
- Il disabile è stato chiamato a mettersi nel centro della comunità. Nella nostra comunità, i poveri e gli esclusi hanno un luogo privilegiato?
- Ti sei già confrontato qualche volta con persone che come gli erodiani ed i farisei, mettono la legge al di sopra del benessere delle persone? Cosa hai sentito in quel momento? Hai dato ragione a loro o li hai criticati?
5) Preghiera finale
Tu hai compassione di tutti e nulla disprezzi di quanto hai creato, Signore che ami la vita. (Sap 11,23-26)
Lectio Divina: Giovedì, 19 gennaio, 2023
Tempo ordinario
1) Preghiera
Dio onnipotente ed eterno, che governi il cielo e la terra, ascolta con bontà le preghiere del tuo popolo e dona ai nostri giorni la tua pace. Per il nostro Signore Gesù Cristo…
2) Lettura del Vangelo secondo Marco 3,7-12
In quel tempo, Gesù si ritirò presso il mare con i suoi discepoli e lo seguì molta folla dalla Galilea. Dalla Giudea e da Gerusalemme e dall’Idumea e dalla Transgiordania e dalle parti di Tiro e Sidone una gran folla, sentendo ciò che faceva, si recò da lui. Allora egli pregò i suoi discepoli che gli mettessero a disposizione una barca, a causa della folla, perché non lo schiacciassero. Infatti ne aveva guariti molti, così che quanti avevano qualche male gli si gettavano addosso per toccarlo.
Gli spiriti immondi, quando lo vedevano, gli si gettavano ai piedi gridando: “Tu sei il Figlio di Dio!”. Ma egli li sgridava severamente perché non lo manifestassero.
3) Riflessione
- La conclusione a cui si giunge alla fine di questi cinque conflitti (Mc 2,1 a 3,6), é che la Buona Novella così come era annunciata da Gesù diceva esattamente il contrario dell’insegnamento delle autorità religiose dell’epoca. Per questo, alla fine dell’ultimo conflitto, si prevede che Gesù non avrà una vita facile e sarà messo a morte. La morte spunta all’orizzonte. Decidono di farlo morire (Mc 3,6). Senza una conversione sincera non è possibile per le persone giungere ad una comprensione corretta della Buona Novella.
- Un riassunto dell’azione evangelizzatrice di Gesù. I versetti del vangelo di oggi (Mc 3,7-12) sono un riassunto dell’attività di Gesù ed accentuano un contrasto enorme. Poco prima, in Mc 2,1 a 3,6, si è parlato solo di conflitti, incluso il conflitto di vita e morte tra Gesù e le autorità civili e religiose della Galilea (Mc 3,1-6). E qui nel riassunto, appare il contrario: un movimento popolare immenso, più grande del movimento di Giovanni Battista, poiché la gente viene non solo dalla Galilea, ma anche dalla Giudea, da Gerusalemme, dall’Idumea, dalla Transgiordania, e perfino dalla regione pagana di Tiro e Sidone per incontrarsi con Gesù! (Mc 3,7-12). Tutti vogliono vederlo e toccarlo.
É tanta la gente, che Gesù stesso rimane preoccupato. Corre il pericolo di essere schiacciato dalla moltitudine. Per questo chiede ai discepoli di mettere una barca a disposizione in modo che la gente non lo schiacciasse. E dalla barca parlava alla moltitudine. Erano soprattutto gli esclusi e gli emarginati che venivano da lui con i loro mali: i malati e gli indemoniati. Costoro, che non erano accolti nella convivenza sociale della società del tempo, sono accolti da Gesù. Ecco il contrasto: da un lato i capi religiosi e civili decidono di mettere a morte Gesù (Mc 3,6); dall’altro, un movimento popolare immenso che cerca in Gesù la salvezza. Chi vincerà?
- Gli spiriti impuri e Gesù. L’insistenza di Marco a proposito dell’espulsione dei demoni è molto grande. Il primo miracolo di Gesù è l’espulsione di un demonio (Mc 1,25). Il primo impatto causato da Gesù è dovuto all’espulsione di demoni (Mc 1,27). Una delle cause principali dello scontro di Gesù con gli scribi è l’espulsione dei demoni (Mc
3,22).
Il primo potere che gli apostoli riceveranno quando sono mandati in missione è il potere di scacciare i demoni (Mc 16,17). Cosa significa nel Vangelo di Marco scacciare i demoni?
- Al tempo di Marco, stava aumentando la paura dei demoni. Alcune religioni, invece di liberare la gente, alimentavano la paura e l’angoscia. Uno degli obiettivi della Buona Novella di Gesù è proprio quello di aiutare la gente a liberarsi da questa paura. La venuta del Regno significava la venuta di un potere più forte. Gesù é “l’uomo più forte” giunto per conquistare Satana, il potere del male, e rubargli l’umanità prigioniera della paura (Mc 3,27). Per questo Marco insiste molto sulla vittoria di Gesù sul potere del male, sul demonio, su Satana, sul peccato e sulla morte. Dall’inizio alla fine, con parole quasi uguali, ripete lo stesso messaggio: “E Gesù scacciava i demoni!” (Mc 1,26.27.34.39; 3,11-12.15.22.30; 5,1-20; 6,7.13; 7,25-29; 9,25-27.38; 16,9.17). Sembra quasi un ritornello! Oggi, invece di usare sempre le stesse parole preferiamo usare parole diverse.
- Diremmo: “Il potere del male, Satana, che mette tanta paura alla gente, Gesù lo vinse, lo dominò, lo conquistò, lo rovesciò dal trono, lo scacciò, lo eliminò, lo annichilì, lo abbatté, lo distrusse e lo uccise!” Ciò che Marco vuole dirci è questo: “Ai cristiani è proibito avere paura di Satana!” Dopo che Gesù risuscitò, è una mania ed è mancanza di fede chiamare in causa, ogni momento, Satana come se avesse ancora qualche potere su di noi. Insistere nel pericolo dei demoni affinché la gente ritorni in chiesa, vuol dire ignorare la Buona Novella del Regno. E’ mancanza di fede nella risurrezione di Gesù!
4) Per un confronto personale
- Come vivi la tua fede nella risurrezione di Gesù? Contribuisce in qualche modo a farti vincere la paura?
- Scacciare i demoni. Come fai per neutralizzare questo potere nella tua vita?
5) Preghiera finale
Esultino e gioiscano in te quanti ti cercano, dicano sempre: “Il Signore è grande” quelli che bramano la tua salvezza. (Sal 39)
Lectio Divina: Venerdì, 20 gennaio, 2023
Tempo ordinario
1) Preghiera
Dio onnipotente ed eterno, che governi il cielo e la terra, ascolta con bontà le preghiere del tuo popolo e dona ai nostri giorni la tua pace.
Per il nostro Signore Gesù Cristo…
2) Lettura del Vangelo secondo Marco 3,13-19
In quel tempo, Gesù salì sul monte, chiamò a sé quelli che egli volle ed essi andarono da lui. Ne costituì dodici che stettero con lui e anche per mandarli a predicare e perché avessero il potere di scacciare i demoni.
Costituì dunque i dodici: Simone, al quale impose il nome di Pietro; poi Giacomo di Zebedeo e Giovanni fratello di Giacomo, ai quali diede il nome di Boanerghes, vale a dire figli del tuono; e Andrea, Filippo, Bartolomeo, Matteo, Tommaso, Giacomo di Alfeo, Taddeo, Simone il Cananeo e Giuda Iscariota, quello che poi lo tradì.
3) Riflessione
- Il vangelo di oggi descrive la scelta e la missione dei dodici apostoli. Gesù comincia con due discepoli e poi con altri due (Mc 1,16-20). Dopo poco tempo, il numero cresce. Luca ci dice che Gesù chiamò 72 discepoli per andare in missione con lui (Lc 10,1).
- Marco 3,13-15: La chiamata per una duplice missione. Gesù chiama chi vuole e questi vanno da lui. Poi “Gesù ne costituì dodici che stessero con lui e anche per mandarli a predicare e perché avessero il potere di scacciare i demoni”. Gesù li chiama per una duplice finalità, per una duplice missione: (a) Stare con lui, cioè formare comunità di cui lui, Gesù, è l’asse. (b) Pregare ed avere potere per scacciare i demoni, cioè annunciare la Buona Novella e combattere il potere del male che distrugge la vita e aliena le persone. Marco dice che Gesù sale su una montagna, evocando la montagna dove Mosè salì ed ebbe un incontro con Dio (Es 24,12). Luca dice che Gesù era salito sulla montagna, e lì pregò tutta la notte e, il giorno dopo, chiamò i suoi discepoli. Pregò Dio per sapere chi scegliere (Lc 6,12-13). Dopo averli chiamati, Gesù rese ufficiale la scelta fatta e creò un nucleo più stabile di dodici persone per dare più consistenza alla missione. Anche per significare la continuità del progetto di Dio. I dodici apostoli del NT sono i successori delle dodici tribù d’Israele.
- Nasce così la prima comunità del Nuovo Testamento, comunità modello che va crescendo attorno a Gesù lungo i tre anni della sua attività pubblica. All’inizio, sono appena quattro (Mc 1,16-20). Poi la comunità cresce nella misura in cui aumenta la missione nei villaggi della Galilea. Arrivano al punto di non avere tempo per mangiare e per riposare (Mc 3,2). Per questo, Gesù si preoccupa di dare un riposo ai discepoli (Mc 6,31) e di aumentare il numero dei missionari e delle missionarie (Lc 10,1). Così, Gesù cerca di mantenere il duplice obiettivo della chiamata: stare con lui ed andare in missione. La comunità che si forma attorno a Gesù ha tre caratteristiche fondamentali che appartengono alla sua natura: è formatrice, è missionaria ed è inserita in mezzo ai poveri della Galilea.
- Marco 3,16-19: La lista dei nomi dei dodici apostoli. Dopo, Marco riporta i nomi dei dodici: Simone, a cui dette il nome di Pietro, Giacomo e Giovanni, figli di Zebedeo, a cui dette il nome di Boanerges, che vuol dire: “figli del trono”; Andrea, Filippo, Bartolomeo, Matteo, Tommaso, Santiago, figlio de Alfeo, Taddeo, Simone il cananeo,
Giuda Iscariota, quello che poi lo tradì. Gran parte di questi nomi vengono dal Vecchio Testamento. Per esempio, Simone è il nome di uno dei figli del patriarca Giacobbe (Gen 29,33). Giacomo é lo stesso che Giacobbe (Gen 25,26). Giuda è il nome dell’altro figlio di Giacobbe (Gen 35,23). Matteo anche aveva il nome di Levi (Mc 2,14), che era l’altro figlio di Giacobbe (Gen 35,23). Dei dodici apostoli sette hanno nomi che vengono dai patriarchi. Due si chiamano Simone, due Giacomo, Giuda, uno Levi! Ce n’è solo uno con un nome greco: Filippo. Sarebbe come se oggi in una famiglia con nomi di parenti e antenati, uno portasse un nome fuori della parentela. Questo rivela il desiderio della gente di rifare la storia dall’inizio! Vale la pena pensare ai nomi che oggi diamo ai figli. Come loro, ognuno di noi è chiamato da Dio per nome.
4) Per un confronto personale
- Stare con Gesù ed andare in missione è la duplice finalità della comunità cristiana. Come assumi questo impegno nella comunità cui appartieni?
- Gesù chiama i discepoli per nome. Tu, io, tutti noi esistiamo perché Dio ci chiama per nome. Pensa a questo!
5) Preghiera finale
Mostraci, Signore, la tua misericordia e donaci la tua salvezza.
La sua salvezza è vicina a chi lo teme e la sua gloria abiterà la nostra terra. (Sal 84)
Lectio Divina: Sabato, 21 gennaio, 2023
Tempo ordinario
1) Preghiera
Dio onnipotente ed eterno, che governi il cielo e la terra, ascolta con bontà le preghiere del tuo popolo e dona ai nostri giorni la tua pace. Per il nostro Signore Gesù Cristo…
2) Lettura del Vangelo secondo Marco 3,20-21
In quel tempo, Gesù entrò in una casa e si radunò di nuovo attorno a lui molta folla, al punto che non poteva neppure mettersi a tavola per mangiare qualcosa.
Allora i suoi, sentito questo, uscirono per andare a prenderlo; poiché dicevano: “È fuori di sé”.
3) Riflessione
- Il vangelo di oggi è molto breve. Appena due versetti. Parla di due cose: (a) della grande attività di Gesù che non gli lascia tempo nemmeno per mangiare e, (b) la reazione contraria della famiglia di Gesù, fino a pensare che era diventato pazzo. Gesù aveva problemi con la famiglia. La famiglia, a volte, aiuta ed altre volte, rende difficile il cammino. Avvenne con Gesù ed avviene con noi.
- Marco 3,20: L’attività di Gesù. Gesù ritorna a casa. La sua casa ora è Cafarnao (Mc 2,1). Non sta più con la famiglia a Nazaret. Sapendo che Gesù sta a casa, la gente si dirige verso di lui. Ed attorno a lui si riunisce tanta gente che non trova più il tempo nemmeno di mangiare. Marco parla di nuovo del servizio prestato fino al punto di non avere tempo di mangiare in pace (Mc 6,31).
- Marco 3,20: Conflitto con la famiglia. Quando i parenti di Gesù seppero questo, dissero: “E’ impazzito!” Forse, perché Gesù non seguiva più un comportamento normale. Forse perché comprometteva il nome della famiglia. Comunque, i parenti di Gesù decisero di riportarlo a Nazaret, segno questo che la relazione di Gesù con la
sua famiglia si stava logorando. Ciò deve essere stato motivo di molta sofferenza sia per Gesù che per sua madre, Maria. Più avanti, (Mc 3,31-35) Marco racconta come fu l’incontro dei parenti con Gesù. Loro giunsero alla casa dove stava. Probabilmente erano venuti da Nazaret. Da lì, fino a Cafarnao, sono 40 chilometri, sua madre era insieme a loro. Non potevano entrare in casa, perché c’era gente perfino davanti alla porta. Per questo gli mandano a dire: Tua madre, i tuoi fratelli e le tue sorelle sono lì fuori e ti cercano! La reazione di Gesù è stata molto decisa: Chi è mia madre, chi sono i miei fratelli? Lui stesso risponde indicando la moltitudine che stava attorno: Ecco qui mia madre e i miei fratelli! Poiché tutti coloro che fanno la volontà di Dio sono mio fratello, mia sorella, mia madre! Allargò la famiglia! Gesù non permette che la famiglia lo allontani dalla missione.
- La situazione della famiglia al tempo di Gesù. Nell’antico Israele, il clan, in pratica la grande famiglia (la comunità), costituiva la base della convivenza sociale. Costituiva la protezione delle piccole famiglie e delle persone, la garanzia del possedimento della terra, il veicolo principale della tradizione, la difesa dell’identità. Era il modo concreto che la gente di quella epoca aveva di incarnare l’amore di Dio nell’amore verso il prossimo. Difendere il clan, la comunità era lo stesso che difendere l’Alleanza. In Galilea, al tempo di Gesù, a causa del sistema romano, impiantato nei lunghi anni di governo di Erode Magno (37 aC a 4 aC) e di suo figlio Erode Antipa (4 aC a 39 dC), tutto ciò non esisteva più, o sempre meno. Il clan (comunità) si stava debilitando. Le imposte da pagare sia al governo che al tempio, l’indebitamento crescente, la mentalità individualista dell’ideologia ellenista, le frequenti minacce di repressione violenta da parte dei romani, l’obbligo di accogliere i soldati e dare loro ospitalità, i problemi sempre maggiori di sopravvivenza, tutto questo portava le famiglie a rinchiudersi in se stesse e nelle proprie necessità. Non si praticava più l’ospitalità, la condivisione, la comunione attorno al tavolo, l’accoglienza agli esclusi. Questa chiusura era rafforzata dalla religione dell’epoca. L’osservanza delle norme di purezza era il fattore che causava l’emarginazione di molte persone: donne, bambini, samaritani, stranieri, gente posseduta dal demonio, pubblicani, malati, mutilati, paralitici. Invece di promuovere l’accoglienza e la comunione, queste norme favorivano la separazione e l’esclusione.
Così, sia la struttura politica, sociale ed economica, come pure l’ideologia religiosa dell’epoca, tutto cospirava a favore dell’indebolimento dei valori centrali del clan, della comunità. Orbene, affinché il regno di Dio potesse manifestarsi di nuovo nella convivenza comunitaria della gente, le persone dovevano superare i limiti stretti della piccola famiglia ed aprirsi di nuovo alla grande famiglia, alla Comunità. Gesù ci da l’esempio. Quando i suoi parenti giungono a Cafarnao e cercano di impossessarsi di lui e di portarlo di nuovo a casa, lui reagisce. Invece di rinchiudersi nella sua piccola famiglia, lui allarga la famiglia (Mc 3,33-35). Crea comunità. Chiede la stessa cosa a tutti coloro che vogliono seguirlo. Le famiglie non possono rinchiudersi in se stesse. Gli esclusi e gli emarginati devono essere accolti, di nuovo nella convivenza e, così, sentirsi accolti da Dio (cf Lc 14,12-14). Era questo il cammino per raggiungere l’obiettivo della Legge che diceva: “Tra di voi non ci siano poveri” (Dt 15,4). Come i grandi profeti del passato, Gesù cerca di rafforzare la vita comunitaria nei villaggi della Galilea. Lui ritorna al senso profondo del clan, della famiglia, della comunità, quale espressione dell’incarnazione dell’amore di Dio nell’amore del prossimo.
4) Per un confronto personale
- La famiglia aiuta o rende difficile la tua partecipazione alla comunità cristiana? Come assumi l’impegno nella comunità cristiana?
- Cosa ci dice tutto questo circa le nostre relazioni nella famiglia e nella comunità?
5) Preghiera finale
Applaudite, popoli tutti, acclamate Dio con voci di gioia; perché terribile è il Signore, l’Altissimo, re grande su tutta la terra. (Sal 46)
Lectio Divina: Domenica, 22 gennaio, 2023
L’inizio dell’annuncio della Buona Notizia e la chiamata dei primi discepoli
Matteo 4,12-23
1. Preghiera iniziale
Nel buio di una notte senza stelle, la notte del non senso, tu, Verbo della vita, come lampo nella tempesta della dimenticanza sei entrato nei limiti del dubbio a riparo dei confini della precarietà per nascondere la luce.Parole fatte di silenzio e di quotidianità le tue parole umane, foriere dei segreti dell’Altissimo: come ami lanciati nelle acque della morte per ritrovare l’uomo, inabissato nelle sue ansiose follie, e riaverlo, predato, per l’attraente fulgore del perdono.
A te, Oceano di Pace e ombra dell’eterna Gloria, io rendo grazie: mare calmo alla mia riva che aspetta l’onda, che io ti cerchi!
E l’amicizia dei fratelli mi protegga quando la sera scenderà sul mio desiderio di te. Amen.
2. Lettura
- a) Il testo:
12 Avendo intanto saputo che Giovanni era stato arrestato, Gesù si ritirò nella Galilea 13 e, lasciata Nazareth, venne ad abitare a Cafarnao, presso il mare, nel territorio di Zabulon e di Neftali, 14 perché si adempisse ciò che era stato detto per mezzo del profeta Isaia: 15 Il paese di Zabulon e il paese di Neftali, sulla via del mare, al di là del Giordano, Galilea delle genti; 16 il popolo immerso nelle tenebre ha visto una grande luce; su quelli che dimoravano in terra e ombra di morte una luce si è levata. 17 Da allora Gesù cominciò a predicare e a dire: «Convertitevi, perché il regno dei cieli è
vicino». 18 Mentre camminava lungo il mare di Galilea vide due fratelli, Simone,
chiamato Pietro, e Andrea suo fratello, che gettavano la rete in mare, poiché erano pescatori. 19 E disse loro: «Seguitemi, vi farò pescatori di uomini». 20 Ed essi subito, lasciate le reti, lo seguirono. 21 Andando oltre, vide altri due fratelli, Giacomo di Zebedeo e Giovanni suo fratello, che nella barca insieme con Zebedeo, loro padre, riassettavano le reti; e li chiamò. 22 Ed essi subito, lasciata la barca e il padre, lo seguirono. 23 Gesù andava attorno per tutta la Galilea, insegnando nelle loro sinagoghe e predicando la buona novella del regno e curando ogni sorta di malattie e di infermità nel popolo. b) Momento di silenzio:
Lasciamo che la voce del Verbo risuoni in noi.
3. Meditazione
- a) Domande per la riflessione:
– Gesù venne ad abitare presso il mare:
il Figlio di Dio viene ad abitare presso l’uomo.
Il mare, questo mondo così misterioso e sconfinato, immenso all’orizzonte quanto è immenso il cielo. L’uno riflesso nell’altro, confinanti, distinti, riflesso vicendevole di pacatezza e di pace. Gesù, terra di Dio, viene ad abitare presso il mare, si fa terra dell’uomo. E noi andremo ad abitare presso Dio come era il Verbo prima di venire a noi? Oppure ci basta la nostra fragile vita di carne? – Il popolo immerso nelle tenebre ha visto una grande luce:
immerso nel buio, l’uomo vive i suoi giorni con rassegnato dolore e senza la speranza che qualcosa cambi per lui.
Il mondo in cui la fede non declina le sue parole è un mondo immerso nelle tenebre finché la luce non viene ad abitarlo. Cristo, luce dei popoli, è venuto nel mondo e le tenebre si sono diradate per far splendere la luce. Ma le tenebre si sono diradate per noi?
– Subito, lasciate le reti, lo seguirono.
Subito. Lasciare. Seguire. Parole difficili al nostro stile di vita. Rispondere a Dio: sì, ma con calma. Lasciare ciò che si fa per il Signore: sì, ma con calma. Seguire il Signore: sì, ma prima bisogna pensarci bene.
Chissà se provassimo a fare come gli apostoli: subito, lasciato tutto, andarono con Lui? b) Chiave di lettura:
Il Dio dell’universo che ha creato il cielo e la terra con la sola sua Parola lascia la sua dimora e viene ad abitare presso il mare in terra straniera a pronunciare parole di terra che sappiano di cielo. E anche il Figlio dell’uomo, il maestro di Nazareth, lascia la casa della sua giovinezza per andare nella Galilea delle genti, al di là del Giordano. Le tenebre della non conoscenza che si scambiano bagliori nel passare dei secoli vengono trafitte da una grande luce. Le ombre della morte odono parole che aprono vie di novità e di vita: «Convertitevi, perché il regno dei cieli è vicino». Cambiare itinerario, avvicinarsi alla luce non è scontato per chi ha familiarità con la presenza dell’altissimo. Perché gli occhi si abituano alla presenza e facilmente il cuore umano dimentica il passato di tenebre, quando gode di splendore. Convertirsi. E come? La relazione umana diventa il cammino nuovo presso il mare. Ci sono dei fratelli lungo le rive, coppie di fratelli: Simone e Andrea, Giacomo e Giovanni. Dio non viene a separare i vincoli più sacri, ma li assume per pescare in una vita più luminosa, la sua vita, il suo mare.
Mentre camminava… Il cammino è un grande segreto della vita spirituale. Non siamo chiamati a star fermi, ma ad andare anche noi presso il mare, il mare del mondo dove gli uomini sono come pesci, immersi in un’acqua amara della salsedine del non umano. Pescatori di uomini. Non si può pescare senza la rete dell’amore, senza un padre che custodisce la barca, senza una barca con cui prendere il largo. La rete delle relazioni umane è l’unica arma possibile agli evangelizzatori, perché con l’amore si fa grande pesca, e l’amore non deve essere solo annunciato ma portato. Essere chiamati in due vuol dire proprio questo portare un amore visibile, concreto, l’amore di fratelli che godono della stessa paternità, l’amore di persone nelle cui vene scorre lo stesso sangue, la stessa vita.
Seguitemi… chiamare altri a camminare, a pescare, a testimoniare. Le reti si rompono ma ogni pescatore è in grado di riassettare una rete che si rompe. L’amore non è un soprammobile, usandone si rompe! L’arte dell’accomodare rende prezioso ogni tessuto possibile tra gli uomini. Ciò che conta è andare, fidarsi di quel nome nuovo che si chiama sempre e ancora VITA.
I chiamati vanno, seguono Gesù. Ma dove va Gesù? Cammina per tutta la Galilea, insegna nelle sinagoghe, predica la buona novella del regno, cura ogni sorta di malattie e di infermità nel popolo. Ogni uomo di mare, apostolo del Regno, farà come Gesù: camminerà per le vie del mondo e sosterà nelle piazze degli uomini, narrerà le buone notizie di Dio e si prenderà cura dei malati e degli infermi, renderà visibile la premura del Padre per ognuno dei suoi figli.
4. Preghiera (Is 43,1-21)
Non temere, perché io ti ho riscattato, ti ho chiamato per nome: tu mi appartieni. Se dovrai attraversare le acque, sarò con te, i fiumi non ti sommergeranno; se dovrai passare in mezzo al fuoco, non ti scotterai, la fiamma non ti potrà bruciare; poiché io sono il Signore tuo Dio, il Santo di Israele, il tuo salvatore.
Perché tu sei prezioso ai miei occhi, perché sei degno di stima e io ti amo, do uomini al tuo posto e nazioni in cambio della tua vita.
Non temere, perché io sono con te; Voi siete i miei testimoni, oracolo del Signore, miei servi, che io mi sono scelto perché mi conosciate e crediate in me e comprendiate che sono io.
Io, io sono il Signore, fuori di me non v’è salvatore.
Così dice il Signore che offrì una strada nel mare e un sentiero in mezzo ad acque possenti Non ricordate più le cose passate, non pensate più alle cose antiche!
Ecco, faccio una cosa nuova: proprio ora germoglia, non ve ne accorgete?
Aprirò anche nel deserto una strada, immetterò fiumi nella steppa. Il popolo che io ho plasmato per me celebrerà le mie lodi.
5. Contemplazione
Le acque del mare che ricoprono la terra mi narrano il fluire della tua vita, Signore. Quando all’orizzonte cielo e mare si confondono mi sembra di veder trasbordare tutto ciò che sei nel nostro esistere. Un fluire che è un’onda tenera di presenza e una inenarrabile storia di amore, fatta di nomi, di fatti, di età, di segreti, di emozioni placide e di turbamenti improvvisi, una storia fatta di luci e di passaggi grigi, di entusiasmi e di pacato sopore. Questo mare che è l’umanità invasa dalla tua pace contiene parole senza fine, le parole del tuo Verbo che fino in fondo ha voluto assumere la veste di sabbia del tempo. Quante parole sulle sponde e nei fondali che vengono silenziosamente raccolte se solo mi dispongo ad ascoltare, le tue parole che le onde della vita portano a riva e che sono strade per i naviganti, parole antiche e parole nuove, parole mai dimenticate e parole fasciate di mistero. Signore, che le onde dell’umanità non mi travolgano, ma diventino scie di comunione alla fragile barca del mio andare. Che io impari da te a prendere il largo per la pesca nelle notti buie della storia umana, quando i pesci sono più disposti a farsi prendere. Sulla tua parola getterò le reti, mio Dio, e tirate le barche a terra continuerò a camminare sulle orme che hai lasciato sulle rive della storia quando hai scelto di vestire i nostri panni intrisi di fango.
Lectio Divina: Lunedì, 23 gennaio, 2023
Tempo ordinario
1) Preghiera
Dio onnipotente ed eterno, guida i nostri atti secondo la tua volontà, perché nel nome del tuo diletto Figlio portiamo frutti generosi di opere buone. Per il nostro Signore Gesù Cristo…
2) Lettura del Vangelo secondo Marco 3,22-30
In quel tempo, gli scribi, che erano discesi da Gerusalemme, dicevano: “Costui è posseduto da Beelzebul e scaccia i demoni per mezzo del principe dei demoni”. Ma egli, chiamatili, diceva loro in parabole: “Come può satana scacciare satana? Se un regno è diviso in se stesso, quel regno non può reggersi; se una casa è divisa in se stessa, quella casa non può reggersi. Alla stessa maniera, se satana si ribella contro se stesso ed è diviso, non può resistere, ma sta per finire. Nessuno può entrare nella casa di un uomo forte e rapire le sue cose se prima non avrà legato quell’uomo forte; allora ne saccheggerà la casa. In verità vi dico: tutti i peccati saranno perdonati ai figli degli uomini e anche tutte le bestemmie che diranno; ma chi avrà bestemmiato contro lo Spirito Santo, non avrà perdono in eterno: sarà reo di colpa eterna”. Poiché dicevano: “È posseduto da uno spirito immondo”.
3) Riflessione
- Il conflitto cresce. C’è una sequenza progressiva nel vangelo di Marco. Nella misura in cui la Buona Novella si afferma e la gente l’accetta, nella stessa misura cresce anche la resistenza da parte delle autorità religiose. Il conflitto comincia a crescere e a segnare tutte le comunità. Per esempio, i parenti di Gesù pensavano che fosse diventato pazzo (Mc 3,20-21), e gli scribi che erano venuti da Gerusalemme pensavano che fosse indemoniato (Mc 3,22).
- Conflitto con le autorità. Gli scribi calunniano Gesù. Dicono che è posseduto dal demonio e che scaccia i demoni con l’aiuto di Belzebù, il principe dei demoni. Loro erano venuti da Gerusalemme, da oltre 120 chilometri di distanza, per vigilare il comportamento di Gesù. Volevano difendere la Tradizione contro le novità che Gesù insegnava alla gente (Mc 7,1). Pensavano che il suo insegnamento andava contro la buona dottrina. La risposta di Gesù aveva tre parti:
- Prima parte: il paragone della famiglia divisa. Gesù si serve del paragone della famiglia divisa e del regno diviso per denunciare l’assurdità della calunnia. Dire che Gesù scaccia i demoni con l’aiuto del principe dei demoni è negare l’evidenza. E’ come dire che l’acqua è secca, e che il sole è oscurità. I dottori di Gerusalemme calunniavano, perché non sapevano spiegare i benefici compiuti da Gesù a favore della gente. Avevano paura di perdere la leadership.
- Seconda parte: il paragone dell’uomo forte. Gesù paragona il demonio ad un uomo forte. Nessuno, a meno che non sia una persona forte, potrà togliere la casa ad un uomo forte, rubargliela. Gesù è il più forte di tutti. Per questo riesce ad entrare in casa e a dominare l’uomo forte. Riesce a scacciare i demoni. Gesù conquista l’uomo forte e gli ruba la casa, cioè, libera le persone che erano nel potere del male. Il profeta Isaia aveva già usato lo stesso paragone per descrivere la venuta del Messia (Is 49,24-25).
Luca aggiunge che l’espulsione del demonio è un segno evidente della venuta del Regno (Lc 11,20).
- Terza parte: il peccato contro lo Spirito Santo. Tutti i peccati sono perdonati, meno il peccato contro lo Spirito Santo. Cos’è il peccato contro lo Spirito Santo? E’ dire: “Lo spirito che spinge Gesù a scacciare il demonio, viene proprio dal demonio!” Chi parla così diventa incapace di ricevere il perdono. Perché? Chi si tappa gli occhi può indovinare? Non può! Chi ha la bocca chiusa può mangiare? Non può! Chi non chiude l’ombrello della calunnia può ricevere la pioggia del perdono? Non può? Il perdono passerebbe accanto e non lo raggiungerebbe. Non è che Dio non vuole perdonare. Dio vuole perdonare sempre. Ma è il peccatore che rifiuta di ricevere il perdono!
4) Per un confronto personale
- Le autorità religiose si rinchiudono in se stesse e negano l’evidenza. E’ successo anche con me che mi sono chiuso in me stesso dinanzi all’evidenza dei fatti?
- La calunnia è l’arma dei deboli. Hai avuto esperienza su questo punto?
5) Preghiera finale
Tutti i confini della terra hanno veduto la salvezza del nostro Dio.
Acclami al Signore tutta la terra, gridate, esultate con canti di gioia. (Sal 97)
Lectio Divina: Martedì, 24 gennaio, 2023
Tempo ordinario
1) Preghiera
Dio onnipotente ed eterno, guida i nostri atti secondo la tua volontà, perché nel nome del tuo diletto Figlio portiamo frutti generosi di opere buone. Per il nostro Signore Gesù Cristo…
2) Lettura del Vangelo secondo Marco 3,31-35
In quel tempo, giunsero la madre di Gesù e i suoi fratelli e, stando fuori, lo mandarono a chiamare.
Tutto attorno era seduta la folla e gli dissero: “Ecco tua madre, i tuoi fratelli e le tue sorelle sono fuori e ti cercano”.
Ma egli rispose loro: “Chi è mia madre e chi sono i miei fratelli?”. Girando lo sguardo su quelli che gli stavano seduti attorno, disse: “Ecco mia madre e i miei fratelli! Chi compie la volontà di Dio, costui è mio fratello, sorella e madre”.
3) Riflessione
- La famiglia di Gesù. I parenti giungono alla casa dove si trovava Gesù. Probabilmente vengono da Nazaret. Di lì fino a Cafarnao c’è una distanza di 40 chilometri. Anche sua madre viene insieme a loro. Non entrano, ma mandano un messaggio: Tua madre, i tuoi fratelli e le tue sorelle sono là fuori e ti cercano! La reazione di Gesù è chiara: Chi è mia madre, chi sono i miei fratelli? E lui stesso risponde girando lo sguardo verso la moltitudine che sta attorno: Ecco mia madre e i miei fratelli! Chi compie la volontà di Dio, costui è mio fratello, sorella e madre! Per capire bene il significato di questa risposta conviene guardare la situazione della famiglia al tempo di Gesù.
- Nell’antico Israele, il clan, cioè, la grande famiglia (la comunità), era la base della convivenza sociale. Era la protezione delle famiglie e delle persone, la garanzia del possesso della terra, il veicolo principale della tradizione, la difesa dell’identità. Era il modo concreto da parte della gente di quella epoca di incarnare l’amore di Dio e l’amore verso il prossimo. Difendere il clan era lo stesso che difendere l’Alleanza.
- Nella Galilea del tempo di Gesù, a causa del sistema impiantato durante i lunghi governi di Erode Magno (37 a.C. a 4 a.C.) e di suo figlio Erode Antipa (4 a.C. a 39 d.C.), il clan (la comunità) si stava debilitando. Le imposte da pagare, sia al governo che al tempio, i debiti in aumento, la mentalità individualista dell’ideologia ellenistica, le frequenti minacce di repressione violenta da parte dei romani e l’obbligo di accogliere i soldati e dare loro ospitalità, i problemi sempre più grandi di sopravvivenza, tutto questo spingeva le famiglie a rinchiudersi in se stesse e pensare alle proprie necessità.
Questa chiusura si vedeva rafforzata dalla religione dell’epoca. Per esempio, chi dedicava la sua eredità al Tempio poteva lasciare i suoi genitori senza aiuto. Ciò indeboliva il quarto comandamento che era la spina dorsale del clan (Mc 7,8-13). Oltre a questo, l’osservanza delle norme di purezza era un fattore di emarginazione per molte persone: donne, bambini, samaritani, stranieri, lebbrosi, indemoniati, pubblicani, malati, mutilati, paraplegici.
- E così, la preoccupazione con i problemi della propria famiglia impediva alle persone di riunirsi in comunità. Ora, affinché potesse manifestarsi il Regno di Dio nella convivenza comunitaria della gente, le persone dovevano superare i limiti stretti della piccola famiglia ed aprirsi di nuovo alla grande famiglia, alla Comunità. Gesù dette l’esempio. Quando la sua famiglia cercò di impossessarsi di lui, reagì ed allargò la famiglia: “Chi è mia madre, chi sono i miei fratelli? E lui stesso dette la risposta girando lo sguardo verso la moltitudine: Ecco mia madre e i miei fratelli! Chi compie la volontà di Dio, costui è mio fratello, sorella e madre! (Mc 3,33-35). Creò comunità.
- Gesù chiedeva lo stesso a tutti coloro che volevano seguirlo. Le famiglie non potevano rinchiudersi in se stesse. Gli esclusi e gli emarginati dovevano essere accolti nella convivenza e così sentirsi accolti da Dio (cf Lc 14,12-14). Questo era il cammino per raggiungere l’obiettivo della Legge che diceva: “Non vi sarà alcun bisognoso tra di voi” (Dt 15,4). Come i grandi profeti del passato, Gesù cerca di consolidare la vita comunitaria nei villaggi della Galilea. Riprende il senso profondo del clan, della famiglia, della comunità, quale espressione dell’incarnazione dell’amore verso Dio e verso il prossimo.
4) Per un confronto personale
- Vivere la fede nella comunità. Che posto ha e che influsso ha la comunità nel mio modo di vivere la fede?
- Oggi, nella grande città, la massificazione promuove l’individualismo che è contrario alla vita in comunità. Cosa sto facendo per combattere questo male?
5) Preghiera finale
Ho sperato: ho sperato nel Signore ed egli su di me si è chinato, ha dato ascolto al mio grido.
Mi ha messo sulla bocca un canto nuovo, lode al nostro Dio. (Sal 39)
Lectio Divina: Mercoledì, 25 gennaio, 2023
Marco 16,15-18
1) Preghiera
O Dio, che hai illuminato tutte le genti con la parola dell’apostolo Paolo, concedi anche a noi, che oggi ricordiamo la sua conversione, di essere testimoni della tua verità e di camminare sempre nella via del Vangelo. Per il nostro Signore Gesù Cristo…
2) Lettura del Vangelo secondo Marco 16,15-18
In quel tempo, apparendo agli Undici, Gesù disse loro: “Andate in tutto il mondo e predicate il vangelo ad ogni creatura. Chi crederà e sarà battezzato sarà salvo, ma chi non crederà sarà condannato. E questi saranno i segni che accompagneranno quelli che credono: nel mio nome scacceranno i demoni, parleranno lingue nuove, prenderanno in mano i serpenti, e se berranno qualche veleno, non recherà loro danno; imporranno le mani ai malati e questi guariranno”.
3) Riflessione
- I segnali che accompagnano l’annuncio della Buona Novella. Infine Gesù appare agli undici discepoli e li riprende perché non hanno creduto alle persone che avevano detto di averlo visto risorto. Di nuovo, Marco si riferisce alla resistenza dei discepoli che credono alla testimonianza di coloro, uomini e donne, che hanno fatto l’esperienza della risurrezione di Gesù. Perché sarà? Probabilmente, per insegnare due cose. In primo luogo, che la fede in Gesù passa per la fede nelle persone che ne danno testimonianza. Secondo, che nessuno deve scoraggiarsi, quando l’incredulità nasce nel cuore. Perfino gli undici discepoli ebbero dubbi!
- Poi Gesù dà loro la missione di annunciare la Buona Novella a tutte le creature.
L’esigenza che indica è la seguente: credere ed essere battezzati. A coloro che ebbero il coraggio di credere alla Buona Novella e che sono battezzati, lui promette i segni seguenti: scacceranno i demoni, parleranno lingue nuove, prenderanno in mano i serpenti ed il veleno non farà loro danno, imporranno le mani ai malati e questi guariranno. Questo avviene fino ad oggi:
- scacciare i demoni: è combattere la forza del male che distrugge la vita. La vita di molte persone è migliorata perché sono entrate in una comunità e hanno incominciato a vivere la Buona Novella della presenza di Dio nella loro vita.
- parlare lingue nuove: è cominciare a comunicare con gli altri in una forma nuova. A volte, troviamo una persona che non abbiamo mai visto prima, ma sembra che l’abbiamo conosciuta da molto tempo. Ciò avviene perché parliamo la stessa lingua, la lingua dell’amore.
- vincere il veleno: ci sono molte cose che avvelenano la convivenza. Molte pettegolezzi che distruggono la relazione tra le persone. Chi vive in presenza di Dio ci passa sopra e riesce a non essere molestato da questo terribile veleno.
- guarisce i malati: ovunque spunta una coscienza più chiara e più viva della presenza di Dio, appare anche un’attenzione speciale verso le persone oppresse ed emarginate, soprattutto le persone malate. Ciò che più aiuta alla guarigione, è che la persona si senta accolta ed amata.
- Mediante la comunità Gesù continua la sua missione. Lo stesso Gesù che visse in Palestina, dove accoglieva i poveri del suo tempo, rivelando così l’amore del Padre, questo stesso Gesù continua vivo in mezzo a noi, nelle nostre comunità. Ed attraverso di noi continua la sua missione di rivelare la Buona Novella dell’Amore di Dio ai poveri. Fino ad oggi, avviene la risurrezione, che ci spinge a cantare: “Chi ci separerà dall’amore di Cristo?” (cf. Rom 8,38-39). Nessun potere di questo mondo è capace di neutralizzare la forza che viene dalla fede nella risurrezione (Rm 8,35-39). Una comunità che volesse essere testimone della Risurrezione deve essere segno di vita, deve lottare contro le forze della morte, in modo che il mondo sia un luogo favorevole alla vita, e deve credere che un altro mondo è possibile.
4) Per un confronto personale
- Scacciare i demoni, parlare lingue nuove, non farsi recare danno dal veleno dei serpenti, imporre le mani ai malati: tu hai compiuto alcuni di questi segni?
- Attraverso di noi e attraverso la nostra comunità Gesù continua la sua missione? Nella nostra comunità, riesce a compiere questa missione? Come, in che modo?
5) Preghiera finale
Lodate il Signore, popoli tutti, voi tutte, nazioni, dategli gloria.
Forte è il suo amore per noi e la fedeltà del Signore dura in eterno. (Sal 116)
Lectio Divina: Giovedì, 26 gennaio, 2023
Tempo ordinario
1) Preghiera
Dio onnipotente ed eterno, guida i nostri atti secondo la tua volontà, perché nel nome del tuo diletto Figlio portiamo frutti generosi di opere buone. Per il nostro Signore Gesù Cristo…
2) Lettura del Vangelo secondo Marco 4,21-25
In quel tempo, Gesù diceva alla folla: “Si porta forse la lampada per metterla sotto il moggio o sotto il letto? O non piuttosto per metterla sul lucerniere? Non c’è nulla infatti di nascosto che non debba essere manifestato e nulla di segreto che non debba essere messo in luce. Se uno ha orecchi per intendere, intenda!”.
Diceva loro: “Fate attenzione a quello che udite: Con la stessa misura con la quale misurate, sarete misurati anche voi; anzi vi sarà dato di più. Poiché a chi ha, sarà dato e a chi non ha, sarà tolto anche quello che ha”.
3) Riflessione
- La lampada che illumina. In quel tempo, non c’era luce elettrica. Immagina quanto segue. La famiglia è in casa. Inizia a farsi buio. Il padre alza la piccola lampada, la accende e la mette sotto il moggio o sotto il letto. Cosa diranno gli altri? Cominceranno a urlare: “Papà, mettila sul tavolo!” Questa è la storia che racconta Gesù. Non spiega.
Solo dice: Chi ha orecchi per intendere, intenda! La Parola di Dio è la lampada che deve essere accesa nell’oscurità della notte. Se rimane nel libro chiuso della Bibbia, è come una piccola lampada sotto il moggio. Quando è unita alla vita in comunità, la si colloca sul tavolo ed illumina!
- Fare attenzione ai preconcetti. Gesù chiede ai discepoli di rendersi conto dei preconcetti con cui ascoltano l’insegnamento che lui offre. Dobbiamo fare attenzione alle idee con cui guardiamo Gesù! Se il colore degli occhi è verde, tutto sembra verde.
Se fosse azzurro, tutto sarebbe azzurro! Se l’idea con cui si guarda Gesù fosse sbagliata, tutto ciò che penso su Gesù sarebbe minacciato di errore. Se penso che il Messia deve essere un re glorioso, non capirò nulla di ciò che il Signore insegna e vedrò tutto sbagliato.
- Parabole: un nuovo modo di insegnare e di parlare di Gesù. Gesù si serviva soprattutto di parabole per insegnare: era il suo modo. Lui aveva un’enorme capacità di trovare immagini ben semplici per paragonare le cose di Dio alle cose della vita che la gente conosceva e sperimentava nella lotta quotidiana per sopravvivere. Questo suppone due cose: essere dentro le cose della vita, e stare dentro le cose del Regno di Dio.
- L’insegnamento di Gesù era diverso dall’insegnamento degli scribi. Era una Buona Notizia per i poveri, perché Gesù rivelava un nuovo volto di Dio, in cui la gente si riconosceva e gioiva. “Ti benedico, o Padre, Signore del cielo e Della terra, perchè hai tenuto nascoste queste cose ai sapienti e agli intelligenti e le hai rivelate ai piccoli. Sì, o Padre, perché così è piaciuto a te! (Mt 11,25-28)”.
4) Per un confronto personale
- Parola di Dio, lampada che illumina. Che posto ha la Bibbia nella mia vita? Quale luce ne ricevo?
- Qual è l’immagine di Gesù che ho dentro di me? Chi è Gesù per me e chi sono io per Gesù?
5) Preghiera finale
Guardate al Signore e sarete raggianti, e il vostro volto non sarà confuso. (Sal 34,6)
Lectio Divina: Venerdì, 27 gennaio, 2023
Tempo ordinario
1) Preghiera
Dio onnipotente ed eterno, guida i nostri atti secondo la tua volontà, perché nel nome del tuo diletto Figlio portiamo frutti generosi di opere buone. Per il nostro Signore Gesù Cristo…
2) Lettura del Vangelo secondo Marco 4,26-34
In quel tempo, Gesù diceva alla folla: “Il regno di Dio è come un uomo che getta il seme nella terra; dorma o vegli, di notte o di giorno, il seme germoglia e cresce; come, egli stesso non lo sa. Poiché la terra produce spontaneamente, prima lo stelo, poi la spiga, poi il chicco pieno nella spiga. Quando il frutto è pronto, subito si mette mano alla falce, perché è venuta la mietitura”.
Diceva: “A che cosa possiamo paragonare il regno di Dio o con quale parabola possiamo descriverlo? Esso è come un granellino di senapa che, quando viene seminato per terra, è il più piccolo di tutti i semi che sono sulla terra; ma appena seminato cresce e diviene più grande di tutti gli ortaggi e fa rami tanto grandi che gli uccelli del cielo possono ripararsi alla sua ombra”.
Con molte parabole di questo genere annunziava loro la parola secondo quello che potevano intendere. Senza parabole non parlava loro; ma in privato, ai suoi discepoli, spiegava ogni cosa.
3) Riflessione
- É bello vedere Gesù che, sempre di nuovo, cerca nella vita e negli avvenimenti, elementi ed immagini che possano aiutare la gente a percepire e sperimentare la presenza del Regno. Nel vangelo di oggi, di nuovo, racconta due brevi storie che avvengono tutti i giorni nella vita di tutti noi: “La storia del seme che cresce da solo” e “la storia del piccolo seme di senape che cresce e diventa grande”.
- La storia del seme che cresce da solo. L’agricoltore che pianta conosce il processo: seme, filino verde, foglia, spiga, grano. L’agricoltore sa aspettare, non falcia il grano prima del tempo. Ma non sa come la terra, la pioggia, il sole ed il seme hanno questa forza di far crescere una pianta dal nulla fino alla frutta. Così è il Regno di Dio. E’ un processo, ci sono tappe e momenti di crescita. Avviene nel tempo. Produce frutto al momento giusto, ma nessuno sa spiegare la sua forza misteriosa. Nessuno ne è il padrone! Solo Dio!
- La storia del piccolo granello di senape che cresce e diventa grande. Il granello di senape è piccolo, ma cresce ed alla fine, gli uccelli fanno il loro nido tra i suoi rami.
Così è il Regno. Inizia molto piccolo, cresce ed estende i suoi rami. La parabola lascia aperta una domanda che riceverà una risposta nel vangelo, più tardi: chi sono gli uccellini? Il testo suggerisce che si tratta dei pagani che non potranno entrare in comunità e partecipare al Regno.
- Perché Gesù insegna per mezzo di parabole. Gesù racconta molte parabole. Tutte tratte dalla vita della gente! Così aiutava le persone a scoprire le cose di Dio nella vita di ogni giorno, vita che diventava trasparente. Poiché lo straordinario di Dio si nasconde nelle cose ordinarie e comuni della vita di ogni giorno. La gente capiva le cose della vita.
Nelle parabole riceve la chiave per aprirla e trovare in essa i segni di Dio.
4) Per un confronto personale
- Gesù non spiega le parabole. Racconta le storie e sveglia negli altri l’immaginazione e la riflessione della scoperta. Cosa hai scoperto tu nelle due parabole?
- L’obiettivo delle parole è rendere la vita trasparente. Lungo gli anni, la tua vita è diventata più trasparente o è avvenuto il contrario?
5) Preghiera finale
Pietà di me, o Dio, secondo la tua misericordia; nella tua grande bontà cancella il mio peccato.
Lavami da tutte le mie colpe, mondami dal mio peccato. (Sal 50)
Lectio Divina: Sabato, 28 gennaio, 2023
Tempo ordinario
1) Preghiera
Dio onnipotente ed eterno, guida i nostri atti secondo la tua volontà, perché nel nome del tuo diletto Figlio portiamo frutti generosi di opere buone. Per il nostro Signore Gesù Cristo…
2) Lettura del Vangelo secondo Marco 4,35-41
In quel giorno, verso sera, Gesù disse ai suoi discepoli: “Passiamo all’altra riva”. E lasciata la folla, lo presero con sé, così com’era, nella barca. C’erano anche altre barche con lui. Nel frattempo si sollevò una gran tempesta di vento e gettava le onde nella barca, tanto che ormai era piena.
Egli se ne stava a poppa, sul cuscino, e dormiva. Allora lo svegliarono e gli dissero: “Maestro, non t’importa che moriamo?”. Destatosi, sgridò il vento e disse al mare: “Taci, calmati!”. Il vento cessò e vi fu grande bonaccia. Poi disse loro: “Perché siete così paurosi? Non avete ancora fede?”.
E furono presi da grande timore e si dicevano l’un l’altro: “Chi è dunque costui, al quale anche il vento e il mare obbediscono?”.
3) Riflessione
- Il vangelo di oggi descrive la tempesta sul lago e Gesù che dorme nella barca. Le nostre comunità, molte volte, si sentono come barche perse nel mare della vita, senza molta speranza di poter raggiungere il porto. Gesù sembra essersi addormentato nella nostra barca, perché non spunta nessun poter divino per liberarli dalle difficoltà e dalle persecuzioni. Dinanzi a questa situazione di disperazione, Marco raccoglie diversi episodi che rivelano il modo in cui Gesù è presente nella comunità. Nelle parabole rivela il mistero del Regno presente nelle cose della vita (Mc 4,1-34). Ora Marco comincia a rivelare il mistero del Regno presente nel potere che Gesù svolge a favore dei discepoli, a favore della gente, e sopratutto a favore degli emarginati. Gesù vince il mare, simbolo del caos (Mc 4,3541). In lui agisce una forza creatrice. Gesù vince e scaccia il demonio (Mc 5,1-20). In lui agisce un potere che libera! Gesù vince l’impurità e la morte (Mc 5,21-43). In lui agisce il potere della vita! Gesù è il vincitore! Le comunità, non devono temere! E’ questo il senso del passaggio sulla tempesta calmata che meditiamo nel vangelo di oggi.
- Marco 4,35-36: Il punto di partenza: “Passiamo all’altra riva”. La giornata è stata pesante di molto lavoro. Terminato il discorso delle parabole (Mc 4,1-34), Gesù dice: “Passiamo all’altra riva!” E lo prendono con sé, così com’era nella barca, da dove aveva fatto il discorso delle parabole. Gesù è talmente stanco che si addormenta a poppa, su un cuscino. Questo è il quadro iniziale dipinto da Marco. Un bel quadro, molto umano.
- Marco 4,37-38: Situazione disperata: “Non ti importa che moriamo?” Il lago di Galilea è circondato da montagne. A volte, tra le fenditure delle rocce, il vento cade in cima al lago e produce tempeste repentine. Vento forte, mare agitato, barca piena d’acqua! I discepoli erano pescatori sperimentati. Se pensano che la barca affonda, allora la situazione è pericolosa. Gesù invece continua a dormire. Questo sonno profondo non è solo segno di una grande stanchezza. E’ anche espressione della fiducia tranquilla che ha in Dio. Il contrasto tra l’atteggiamento di Gesù e quello dei discepoli è enorme!
- Marco 4,39-40: La reazione di Gesù: “Non avete ancora fede?” Gesù si sveglia, non a causa delle onde, ma del grido disperato dei discepoli. Prima si dirige al mare e dice: “Taci, calmati!” E quindi il mare si placa. Poi, si dirige ai discepoli e dice: “Perché siete così impauriti? Non avete ancora fede?” L’impressione che si ha è che non è necessario calmare il mare, perché non c’è nessun pericolo. Succede come quando si arriva ad una casa dove c’è un cane, accanto al padrone, ed il cane non smette di abbaiare. Ma non bisogna in questo caso avere paura, perché il padrone è lì e controlla la situazione.
L’episodio del mare calmato evoca l’esodo, quando la gente, senza paura, passava in mezzo alle acque del mare (Es 14,22). Evoca il profeta Isaia che diceva alla gente: “Quando attraverserai le acque io starò con te!” (Is 43,2) Gesù ripercorre l’esodo e compie la profezia annunciata dal Salmo 107(106),25-30.
- Marco 4,41: I discepoli non sanno: “Chi è quest’uomo? Gesù calma il mare e dice: “Ancora non avete fede?” I discepoli non sanno cosa rispondere e si chiedono: “Chi è dunque costui a cui anche il mare e il vento obbediscono?” Gesù sembra per loro uno straniero! Malgrado il fatto di aver convissuto a lungo con lui, non sanno veramente com’è. Chi è costui? Con questa domanda in testa, le comunità continuano la lettura del vangelo. E fino ad oggi, questa è la stessa domanda che ci spinge a continuare la lettura dei Vangeli. E’ il desiderio di conoscere sempre meglio il significato che Gesù ha nella nostra vita.
- Chi è Gesù? Marco comincia il suo vangelo dicendo: “Inizio della Buona Novella di Gesù Cristo, Figlio di Dio” (Mc 1,1). Alla fine, all’ora della morte di Gesù, un soldato pagano dichiara: “Veramente, quest’uomo era Figlio di Dio!” (Mc 15,39) All’inizio ed alla fine del Vangelo, Gesù è chiamato Figlio di Dio. Tra l’inizio e la fine, appaiono molti altri nomi di Gesù. Ecco l’elenco: Messia o Cristo (Mc 1,1; 8,29; 14,61; 15,32); Signore (Mc 1,3; 5,19; 11,3); Figlio amato (Mc 1,11; 9,7); Santo di Dio (Mc 1,24); Nazareno (Mc 1,24; 10,47;
14,67; 16,6); Figlio dell’Uomo (Mc 2,10.28; 8,31.38; 9,9.12.31; 10,33.45; 13,26; 14,21.21.41.62); Sposo (Mc 2,19); Figlio di Dio (Mc 3,11); Figlio del Dio altissimo (Mc 5,7); Falegname (Mc 6,3); Figlio di Maria (Mc 6,3); Profeta (Mc 6,4.15; 8,28); Maestro (frequente); Figlio di Davide (Mc 10,47.48; 12,35-37); Benedetto (Mc 11,9); Figlio (Mc 13,32); Pastore (Mc 14,27); Figlio del Dio benedetto (Mc 14, 61); Re dei Giudei (Mc 15,2.9.18.26); Re di Israele (Mc 15,32).Ogni nome, titolo o attributo è un tentativo per esprimere ciò che Gesù significava per le persone. Ma un nome, pur anche bello, non riesce mai a rivelare il mistero di una persona, molto meno della persona di Gesù. Oltre a questo, alcuni di questi nomi dati a Gesù, anche i più importanti e i più tradizionali, sono messi in dubbio dal vangelo stesso di Marco. Così nella misura in cui andiamo avanti nella lettura del vangelo, Marco ci obbliga a rivedere le nostre idee e a chiederci, ogni volta di nuovo: “Ma in definitiva, chi è Gesù per me, per noi?” Quanto più ci si inoltra nella lettura del vangelo di Marco, tanto più si rompono i titoli e i criteri. Gesù non entra in nessuno di questi nomi, in nessuno schema, in nessun titolo. Lui è il più grande. Poco a poco il lettore o la lettrice rinuncia al desiderio di voler inquadrare Gesù in un concetto conosciuto o in un’idea già pronta, ed accetta il modo in cui lui stesso si presenta. L’amore coglie l’essenza, la testa, no!
4) Per un confronto personale
- A volte, le acque del mare della vita minacciano di affogarci? Chi potrà salvarci?
- Quale era il mare agitato al tempo di Gesù? Quale è il mare agitato all’epoca in cui Marco scrive il suo vangelo? Quale è oggi il mare agitato per noi?
5) Preghiera finale
Crea in me, o Dio, un cuore puro, rinnova in me uno spirito saldo.
Non respingermi dalla tua presenza e non privarmi del tuo santo spirito. (Sal 50)
Lectio Divina: Domenica, 29 gennaio, 2023
Le Beatitudini Dio pensa in un modo diverso da noi
Matteo 5,1-12
1. Orazione iniziale
Signore Gesù, invia il tuo Spirito, perché ci aiuti a leggere la Scrittura con lo stesso sguardo, con il quale l’hai letta Tu per i discepoli sulla strada di Emmaus. Con la luce della Parola, scritta nella Bibbia, Tu li aiutasti a scoprire la presenza di Dio negli avvenimenti sconvolgenti della tua condanna e della tua morte. Così, la croce che sembrava essere la fine di ogni speranza, è apparsa loro come sorgente di vita e di risurrezione.
Crea in noi il silenzio per ascoltare la tua voce nella creazione e nella Scrittura, negli avvenimenti e nelle persone, soprattutto nei poveri e sofferenti. La tua Parola ci orienti, affinché anche noi, come i due discepoli di Emmaus, possiamo sperimentare la forza della tua risurrezione e testimoniare agli altri che Tu sei vivo in mezzo a noi come fonte di fraternità, di giustizia e di pace. Questo noi chiediamo a Te, Gesù, figlio di Maria, che ci hai rivelato il Padre e inviato lo Spirito. Amen.
2. Lettura
- Chiave di lettura per le otto beatitudini:
In questa domenica la Chiesa ci invita a meditare le otto Beatitudini. Una volta, vedendo la folla immensa che lo seguiva, Gesù salì su una montagna vicino al lago di Galilea.
Seduto sulla cima, guardando la folla,fece questa solenne proclamazione: “Beati i poveri, gli afflitti, gli umili, coloro che hanno fame e sete di giustizia, coloro che lottano per la pace, coloro che si preoccupano dei poveri, i puri di cuori, i perseguitati per la causa della giustizia!” Parole di fuoco che, fino ad oggi, risuonano nel mondo! Lungo due millenni, colpirono milioni di persone. E ci fanno pensare e chiederci: “Cosa è la felicità? Chi è veramente felice?” Un consiglio: Dopo la lettura delle beatitudini, è bene non cominciare subito a studiare ed analizzare le parole di Gesù. In primo luogo, è bene fare silenzio nel proprio cuore per un momento e credere di essere in mezzo alla gente riunita ai piedi della montagna, vicino al lago, che guarda Gesù ed ascolta le sue parole.
- Una divisione del testo per aiutarne la lettura:
Matteo 5,1: Il solenne annuncio della nuova Legge
Matteo 5,2-10: Le otto porte che permettono entrare nel Regno di Dio Matteo 5,11-12: Gesù dichiara felici i perseguitati
- Il testo:
1Vedendo le folle, Gesù salì sulla montagna e, messosi a sedere, gli si avvicinarono i suoi discepoli. 2Prendendo allora la parola, li ammaes-trava dicendo: 3«Beati i poveri in spirito, perché di essi è il regno dei cieli. 4Beati gli afflitti, perché saranno consolati. 5Beati i miti, perché erediteranno la terra. 6Beati quelli che hanno fame e sete della giustizia, perché saranno saziati. 7Beati i misericor-diosi, perché troveranno misericordia. 8Beati i puri di cuore, perché vedranno Dio. 9Beati gli operatori di pace, perché saranno chiamati figli di Dio. 10Beati i perseguitati per causa della giustizia, perché di essi è il regno dei cieli. 11Beati voi quando vi insulteranno, vi perseguiteranno e, mentendo, diranno ogni sorta di male contro di voi per causa mia. 12Rallegratevi ed esultate, perché grande è la vostra ricompensa nei cieli. Così infatti hanno perseguitato i profeti prima di voi.
- Momento di silenzio orante
perché la Parola di Dio possa entrare in noi ed illuminare la nostra vita.
4. Alcune domande
per aiutarci nella meditazione e nella orazione.
- Quale parte del testo ti ha colpito di più? Perché?
- Dove, quando e per chi Gesù pronuncia questo discorso?
- Quali sono i gruppi di persone che Gesù dichiara felici? Quale è la promessa per ogni gruppo? iv) Esistono oggi questi gruppi di cui Gesù parla? Chi sono e dove si trovano?
- v) Come capire che una persona possa essere povera e felice allo stesso tempo?
- vi) Cerca di ricordare due momenti in cui ti sei sentito/a veramente felice nella vita. La tua visione della felicità e la stessa di Gesù?
- vii) Quale tipo di felicità cerca oggi la gente?
5. Una chiave di lettura
per coloro che desiderano approfondire il tema.
- a) Contesto del discorso di Gesù:
Nel Vangelo di Matteo, Gesù appare come il nuovo legislatore, il nuovo Mosé. Essendo
Figlio, conosce il Padre. Sa ciò che il Padre aveva in mente quando, nel passato, dette la Legge al popolo per mano di Mosé. E’ per questo che Gesù può offrirci una nuova versione della Legge di Dio. Il solenne annuncio di questa Nuova Legge comincia qui, nel Discorso della Montagna.
Nell’Antico Testamento la Legge di Mosé è rappresentata in cinque libri: Genesi, Esodo,
Levitico, Numeri e Deuteronomio. Imitando il vecchio modello, Matteo presenta la
Nuova Legge in cinque grandi Discorsi sparsi nel Vangelo: il Discorso della Montagna (Mt 5 a 7), il Discorso della Missione (Mt 10), il Discorso del Mistero del Regno presente nella vita (Mt 13), il Discorso della Comunità (Mt 18), il Discorso sul futuro del Regno (Mt 24 e 25). Ma per Matteo non basta solo lo studio della Legge. E’ necessario osservare bene la pratica di Gesù, perché in essa agisce lo Spirito di Dio che anima dal di dentro la lettera della Legge. La descrizione della pratica di Gesù occupa le parti narrative intercalate tra i cinque Discorsi ed ha lo scopo di mostrare come Gesù osservava la Legge e la incarnava nella sua vita. b) Commento del testo:
Matteo 5,1: Il solenne annuncio della Nuova Legge Nell’Antico Testamento, Mosé salì sul Monte Sinai per ricevere la Legge di Dio. Anche Gesù, nuovo Mosé, sale sulla montagna e guardando la folla che lo seguiva, proclama la Nuova Legge. Fino a questo momento, c’erano solo quattro discepoli con Gesù (Mt 4,18-22). Ma di fatto lo seguiva una folla immensa. Circondato dai discepoli, Gesù comincia ad insegnare loro, proclamando le beatitudini.
Matteo 5,3-10: Le otto porte di entrata del Regno Le beatitudini costituiscono la solenne apertura del Discorso della Montagna. In esse Gesù definisce chi può entrare nel Regno. Sono otto categorie di persone. Otto porte di entrata. Non c’è altra porta per entrare nel Regno, nella Comunità! Coloro che desiderano far parte del Regno dovranno identificarsi con una di queste categorie o gruppi.
Beati i poveri di spirito Non è né il ricco né il povero con mentalità di ricco. Ma è il che come Gesù vive da povero (Mt 8,18), crede nel povero (Mt 11,25-26) e vede in essi i primi destinatari della Buona Novella (Lc 4,18). E’ il povero che ha lo Spirito di Gesù!
Beati i pacifici Non è la persona passiva che perde la voglia e non reagisce più. Ma sono coloro che sono stati “pacificati” ed ora, come Maria, vivono nell “umiliazione” (Lc 1,48). Persero la terra che possedevano, ma la riavranno (Sl 37,7.10.11.22.29.34). Come Gesù, cercano di essere “miti ed umili di cuore” (Mt 11,19).
Beati i tristi Non si tratta di una qualsiasi tristezza, bensì di una tristezza dinanzi alle ingiustizie e le mancanze di umanità che avvengono nel mondo (Tb 13,16; Sir 119,136; Ez 9,4; 2Pt 2,7). Sono tristi perché non accettano la situazione in cui si trova l’umanità. Beati coloro che hanno fame e sete di giustizia Non si tratta solo della giustizia che si cerca nei tribunali e che molte volte è la legalizzazione dell’ingiustizia. Ma è soprattutto la Giustizia di Dio che si cerca, facendo in modo che le cose e le persone possano occupare il luogo che devono occupare nel piano del Creatore.
Beati coloro che sono misericordiosi Non è solo la filantropia che distribuisce elemosine, ma si tratta di imitare Dio che ha viscere di misericordia per coloro che soffrono (Es 34,6-7). Misericordia vuol dire avere il cuore nella miseria degli altri per diminuire il loro dolore. Vuol dire fare in modo che non ci sia estranea la sofferenza dell’altro.
Beati i puri di cuore Non si tratta della purezza legale che solo guarda l’esterno, ma si tratta di avere lo sguardo purificato per assimilare la Legge di Dio nel cuore che si fa trasparente, e permette alle persone di riconoscere gli appelli di Dio nei fatti della vita e della natura.
Beati i costruttori di pace Non è solo assenza di guerra. La Pace che Dio vuole sulla terra è la ricostruzione totale e radicale della vita, della natura e della convivenza. E’ lo Shalôm, la Pace annunciata dai profeti e lasciata da Gesù ai suoi apostoli (Gv 20,21).
Beati coloro che sono perseguitati a causa della giustizia Nel mondo costruito ed organizzato a partire dall’egoismo di persone e gruppi di persone (come il sistema neoliberale che oggi domina nel mondo) colui che desidera vivere l’amore disinteressato sarà perseguitato e morirà in croce.
La 1ª e l’ 8ª categoria (i poveri ed i perseguitati per causa della giustizia) ricevono la stessa promessa del Regno di Dio. E la ricevono fin d’ora, poiché Gesù dice “di essi é il Regno dei cieli!” Tra la 1ª e l’ 8ª categoria, ce ne sono altre sei che ricevono una promessa da realizzarsi nel futuro. In queste sei promesse appare un nuovo progetto. E’ il progetto del Regno, che vuole ricostruire la vita nella sua totalità: nel rapporto con i beni materiali, con le persone, e con Dio. La comunità cristiana, povera e perseguitata, è già una mostra del Regno! Il suo seme! (1) La prima coppia Miti ed Afflitti, dice rispetto nel rapporto con i beni materiali. Per il futuro aspettano una condivisione equa dei beni
di questo mondo tra tutti. (2) La seconda coppia Fame e sete di giustizia e Misericordiosi, dice rispetto nel rapporto tra persone e comunità. Per il futuro aspettano la ricostruzione fraterna della convivenza umana. (3) Una terza coppia, Cuore limpido e Promotori di pace, dice rispetto nel rapporto con Dio: vedere Dio ed essere figlio di Dio. Per il futuro aspettano la ricostruzione del rapporto con Dio.
Le otto Categorie Le otto Promesse Il Progetto del Regno
- I poveri di spirito Di loro è il Regno Il seme del Regno
- I miti
- Gli afflitti Possederanno la terra Saranno consolati
Giusta condivisione dei beni Elimina la disuguaglianza
- Fame e sete di giustizia
- I misericordiosi Saranno saziati Riceveranno misericordia
Ricostruisce il rapporto fraterno e giusto
- I puri di cuore
- I costruttori di pace Vedranno Dio Saranno figli di Dio Dio presente, Presenza amica e fedele 8. Perseguitati a causa della giustizia Loro è il Regno Il seme è crocifisso Matteo 5,11-12:
Gesù dichiara felici i perseguitati Comunica una parola di consolazione ai perseguitati. Al tempo di Matteo, verso gli anni 80 dopo Cristo, questo progetto di ricostruzione della vita e della convivenza sta per essere assunto dalle comunità cristiane, tutte loro povere e senza molta espressione. E per questo perseguitate. Questa parola finale di Gesù conferma le comunità nella resistenza per amore al Vangelo.
- c) Ampliando la visione sulle Beatitudini:
- La comunità che riceve le beatitudini
Matteo ha otto beatitudini. Luca ne ha quattro e quattro maledizioni (Lc 6,20-26). Le quattro di Luca sono: “voi poveri, voi che avete fame, voi che piangete, voi che siete odiati e perseguitati” (Lc 6,20-23). Luca scrive per le comunità di pagani convertiti.
Vivono nel contesto ostile dell’Impero Romano.
Matteo scrive per le comunità di giudei convertiti, che vivono nel contesto di rottura con una sinagoga. Prima della rottura, godevano di una certa accettazione sociale. Ma ora, dopo la rottura, la comunità entrò in crisi e in essa cominciarono ad apparire le diverse tendenze in lotta tra di loro. Alcuni appartenenti alla linea farisaica volevano mantenere lo stesso rigore nell’osservanza della Legge, a cui erano abituati da prima della loro conversione a Gesù. Ma nel farlo, escludevano i piccoli e i poveri. La nuova Legge introdotta da Gesù chiede che siano accolti tutti nella comunità come fratelli e sorelle. Per questo, il solenne inizio della Nuova Legge presenta otto beatitudini che definiscono le categorie di persone che devono essere accolte nella comunità: i poveri, i miti, gli afflitti, coloro che hanno fame e sete di giustizia, i misericordiosi, i puri di cuore, i promotori di pace, i perseguitati.
- I poveri di spirito?
Gesù riconosce la ricchezza ed il valore dei poveri (Mt 11,25-26). La sua missione era “annunciare la Buona Novella ai poveri” (Lc 4,18). Lui stesso visse da povero. Non possedeva nulla per sé, nemmeno una pietra dove appoggiare il capo (Mt 8,18). E a coloro che vogliono seguirlo Gesù chiede di scegliere tra Dio o il denaro! (Mt 6,24).
Povero in Spirito è la persona che ha dinanzi ai poveri lo stesso spirito di Gesù.
Ogni volta che nella storia del Popolo di Dio si cerca di rinnovare l’Alleanza, si ricomincia a ristabilire il diritto dei poveri e degli esclusi. Senza questo, non è possibile rinnovare l’Alleanza! Così facevano i profeti, così fa Gesù. Denuncia il sistema che esclude i poveri e perseguita coloro che lottano per la giustizia. In nome di Dio, Gesù annuncia un nuovo Progetto che accoglie gli esclusi. La comunità attorno a Gesù deve essere una mostra dove questo futuro Regno comincia a plasmarsi. Deve caratterizzarsi con un nuovo tipo di rapporto con i beni materiali, con le persone e con Dio stesso. Deve essere seme di una nuova nazione! Ecco un compito molto importante per noi cristiani, soprattutto per i giovani. Perché l’unico modo di meritarci credibilità è presentare una mostra ben concreta del Regno, un’alternativa di vita che sia veramente una Buona Novella di Dio per i poveri e gli esclusi.
- Essere felici oggi
Il vangelo dice esattamente il contrario di ciò che afferma la società in cui viviamo. Nella società il povero è considerato un infelice, è felice colui che possiede denaro e può spendere a volontà. Nella nostra società felice è colui che ha fama e potere. Gli infelici sono i poveri, coloro che piangono! In televisione, i romanzi a puntate divulgano il mito delle persone felici e realizzate. E senza renderci conto, i romanzi a puntate diventano i padroni della vita per molti di noi. Queste parole di Gesù hanno ancora senso nella nostra società: “Beati i poveri! Beati coloro che piangono!” E per me, che sono cristiano o cristiana, chi di fatto è beato?
6. Preghiera: Salmo 117
Dio merita la lode Alleluia.
Lodate il Signore, popoli tutti, voi tutte, nazioni, dategli gloria; perché forte è il suo amore per noi e la fedeltà del Signore dura in eterno.
7. Orazione Finale
Signore Gesù, ti ringraziamo per la tua Parola che ci ha fatto vedere meglio la volontà del Padre. Fa che il tuo Spirito illumini le nostre azioni e ci comunichi la forza per eseguire quello che la Tua Parola ci ha fatto vedere. Fa che noi, come Maria, tua Madre, possiamo non solo ascoltare ma anche praticare la Parola. Tu che vivi e regni con il Padre nell’unità dello Spirito Santo, nei secoli dei secoli. Amen.
Lectio Divina: Lunedì, 30 gennaio, 2023
Tempo ordinario
1) Preghiera
Dio grande e misericordioso, concedi a noi tuoi fedeli di adorarti con tutta l’anima e di amare i nostri fratelli nella carità del Cristo.
Egli è Dio, e vive e regna con te…
2) Lettura del Vangelo secondo Marco 5,1-20
In quel tempo, Gesù e i suoi discepoli giunsero all’altra riva del mare, nella regione dei Geraseni. Come scese dalla barca, gli venne incontro dai sepolcri un uomo posseduto da uno spirito immondo. Egli aveva la sua dimora nei sepolcri e nessuno più riusciva a tenerlo legato neanche con catene, perché più volte era stato legato con ceppi e catene, ma aveva sempre spezzato le catene e infranto i ceppi, e nessuno più riusciva a domarlo.
Continuamente, notte e giorno, tra i sepolcri e sui monti, gridava e si percuoteva con pietre.
Visto Gesù da lontano, accorse, gli si gettò ai piedi, e urlando a gran voce disse; “Che hai tu in comune con me, Gesù, Figlio del Dio altissimo? Ti scongiuro, in nome di Dio, non tormentarmi!”. Gli diceva infatti: “Esci, spirito immondo, da quest’uomo!” E gli domandò: “Come ti chiami?” “Mi chiamo Legione, gli rispose, perché siamo in molti”. E prese a scongiurarlo con insistenza perché non lo cacciasse fuori da quella regione. Ora c’era là, sul monte, un numeroso branco di porci al pascolo. E gli spiriti lo scongiurarono: “Mandaci da quei porci, perché entriamo in essi”. Glielo permise. E gli spiriti immondi uscirono ed entrarono nei porci e il branco si precipitò dal burrone nel mare; erano circa duemila e affogarono uno dopo l’altro nel mare.
I mandriani allora fuggirono, portarono la notizia in città e nella campagna e la gente si mosse a vedere che cosa fosse accaduto. Giunti che furono da Gesù, videro l’indemoniato seduto, vestito e sano di mente, lui che era stato posseduto dalla Legione, ed ebbero paura. Quelli che avevano visto tutto, spiegarono loro che cosa era accaduto all’indemoniato e il fatto dei porci. Ed essi si misero a pregarlo di andarsene dal loro territorio.
Mentre risaliva nella barca, quello che era stato indemoniato lo pregava di permettergli di stare con lui. Non glielo permise, ma gli disse: “Va’ nella tua casa, dai tuoi, annunzia loro ciò che il Signore ti ha fatto e la misericordia che ti ha usato”. Egli se ne andò e si mise a proclamare per la Decapoli ciò che Gesù gli aveva fatto, e tutti ne erano meravigliati.
3) Riflessione
- Nel vangelo di oggi, meditiamo un lungo testo sull’espulsione di un demonio che si chiamava Legione e che opprimeva e maltrattava una persona. C’è oggi molta gente che si serve dei testi del vangelo sull’espulsione dei demoni per far paura agli altri. E’ un peccato! Marco fa l’opposto. Come vedremo, associa l’azione del potere del male con quattro cose:
- Con il cimitero, il luogo dei morti. La morte che uccide la vita!
- Con il porco, che era considerato un animale impuro. L’impurità che separa da Dio!
- Con il mare, che era considerato come un simbolo del caos esistente prima della creazione. Il caos che distrusse la natura.
- Con la parola Legione, nome degli eserciti dell’impero romano. L’impero che opprime e sfrutta la gente. Orbene, Gesù vince il potere del male in questi quattro punti. La vittoria di Gesù aveva una portata enorme per le comunità degli anni 70, epoca in cui Marco scrive il suo vangelo. Queste comunità vivevano perseguitate dalle legioni romane, la cui ideologia manipolava le credenze popolari relative ai demoni per far paura alla gente ed ottenerne la sottomissione!
- Il potere del male opprime, maltratta ed aliena le persone. I versi iniziali descrivono la situazione della gente prima dell’arrivo di Gesù. Nel modo di descrivere il comportamento dell’indemoniato, Marco associa il potere del male al cimitero e alla morte. E’ un potere senza meta, minaccioso, senza controllo e distruttore che fa paura a tutti. Priva la persona della coscienza, di autocontrollo e di autonomia.
- In presenza di Gesù il potere del male si disintegra, cade in frantumi. Nel modo di descrivere il primo contatto tra Gesù e l’uomo posseduto, Marco mette l’accento sulla sproporzione totale! Il potere, che prima sembrava molto forte, si scioglie e si frantuma davanti a Gesù. L’uomo cade in ginocchio, chiede di non essere espulso dalla regione e dice perfino il suo nome Mediante questo nome, Marco associa il potere del male al potere politico e militare dell’impero romano che dominava il mondo attraverso le sue Legioni.
- Il potere del male è impuro e non ha né autonomia né consistenza. Il demonio non ha potere sui suoi movimenti. Ottiene solo di introdursi nei porci con il permesso di Gesù! Una volta che si è introdotto nei porci, questi si precipitano in mare. Erano 2000!
Secondo la gente, il porco era simbolo di impurità, impurità che impediva all’essere umano di mettersi in rapporto con Dio e sentirsi accolto da Lui. Il mare era il simbolo del caos che esisteva prima della creazione e che secondo le credenze dell’epoca, minacciava la vita. Questo episodio dei porci che si precipitano in mare è strano e difficile da capire, ma il messaggio è assai chiaro: davanti a Gesù il potere del male non ha né autonomia, né consistenza. Chi crede in Gesù ha vinto già il potere del male e non deve aver paura!
- La reazione della gente del luogo. Messa sull’avviso dai mandriani che si occupavano dei porci, la gente del luogo corse e vide l’uomo liberato dal potere del male ormai “sano di mente”. Ma la legione si introdusse nei porci! Per questo chiedono a Gesù di andarsene. Per loro, infatti, i porci erano più importanti dell’essere umano che era appena ritornato in sé. Oggi succede lo stesso: al sistema neoliberale importano poco le persone. Ciò che importa è il guadagno!
- Annunciare la Buona Novella vuol dire annunciare “ciò che il Signore ha fatto per te!” L’uomo liberato vuole “seguire Gesù”, ma Gesù gli dice: “Va’ nella tua casa, dai tuoi, annunzia loro ciò che il Signore ti ha fatto e la misericordia che ti ha usato”. Questa frase di Gesù, Marco la rivolge alle comunità e a tutti noi. Per la maggior parte di noi “seguire Gesù” significa: “Va’ nella tua casa, dai tuoi, annunzia loro ciò che il Signore ti ha fatto!”
4) Per un confronto personale
- Qual è il punto di questo testo che più ti è piaciuto o che più ti ha colpito? Perché?
- L’uomo guarito vuole seguire Gesù. Ma deve rimanere a casa e raccontare a tutti ciò che Gesù ha fatto per lui. Cos’è che Gesù ha fatto per te e che può essere raccontato agli altri?
5) Preghiera finale
Quanto è grande la tua bontà, Signore!
La riservi per coloro che ti temono, ne ricolmi chi in te si rifugia davanti agli occhi di tutti. (Sal 30)
Lectio Divina: Martedì, 31 gennaio, 2023
Tempo ordinario
1) Preghiera
Dio grande e misericordioso, concedi a noi tuoi fedeli di adorarti con tutta l’anima e di amare i nostri fratelli nella carità del Cristo. Egli è Dio, e vive e regna con te…
2) Lettura del Vangelo secondo Marco 5,21-43
In quel tempo, essendo passato di nuovo Gesù all’altra riva, gli si radunò attorno molta folla, ed egli stava lungo il mare. Si recò da lui uno dei capi della sinagoga, di nome Giairo, il quale, vedutolo, gli si gettò ai piedi e lo pregava con insistenza: “La mia figlioletta è agli estremi; vieni a imporle le mani perché sia guarita e viva”. Gesù andò con lui. Molta folla lo seguiva e gli si stringeva intorno.
Or una donna, che da dodici anni era affetta da emorragia e aveva molto sofferto per opera di molti medici, spendendo tutti i suoi averi senza nessun vantaggio, anzi peggiorando, udito parlare di Gesù, venne tra la folla, alle sue spalle, e gli toccò il mantello. Diceva infatti: “Se riuscirò anche solo a toccare il suo mantello, sarò guarita”. E all’istante le si fermò il flusso di sangue, e sentì nel suo corpo che era stata guarita da quel male. Ma subito Gesù, avvertita la potenza che era uscita da lui, si voltò alla folla dicendo: “Chi mi ha toccato il mantello?” I discepoli gli dissero: “Tu vedi la folla che ti si stringe attorno e dici: Chi mi ha toccato?” Egli intanto guardava intorno, per vedere colei che aveva fatto questo. E la donna impaurita e tremante, sapendo ciò che le era accaduto, venne, gli si gettò davanti e gli disse tutta la verità. Gesù rispose: “Figlia, la tua fede ti ha salvata. Va’ in pace e sii guarita dal tuo male”.
Mentre ancora parlava, dalla casa del capo della sinagoga vennero a dirgli: “Tua figlia è morta. Perché disturbi ancora il Maestro?” Ma Gesù, udito quanto dicevano, disse al capo della sinagoga: “Non temere, continua solo ad aver fede!”. E non permise a nessuno di seguirlo fuorché a Pietro, Giacomo e Giovanni, fratello di Giacomo.
Giunsero alla casa del capo della sinagoga ed egli vide trambusto e gente che piangeva e urlava. Entrato, disse loro: “Perché fate tanto strepito e piangete? La bambina non è morta, ma dorme”. Ed essi lo deridevano. Ma egli, cacciati tutti fuori, prese con sé il padre e la madre della fanciulla e quelli che erano con lui, ed entrò dove era la bambina.
Presa la mano della bambina, le disse: “Talità kum”, che significa: “Fanciulla, io ti dico, alzati!” Subito la fanciulla si alzò e si mise a camminare; aveva dodici anni. Essi furono presi da grande stupore. Gesù raccomandò loro con insistenza che nessuno venisse a saperlo e ordinò di darle da mangiare.
3) Riflessione
Nel vangelo di oggi, meditiamo due miracoli di Gesù in favore di due donne. Il primo in favore di una donna considerata impura a causa di un’emorragia che le durava da 12 anni. L’altro, in favore di una bambina di dodici anni, spirata da poco. Secondo la mentalità dell’epoca, chiunque toccasse il sangue o un cadavere era considerato impuro.
Sangue e morte erano fattori di esclusione! Per questo, quelle due donne erano persone emarginate, escluse dalla partecipazione alla comunità.
- Il punto di partenza. Gesù arriva in barca. La gente gli si unisce. Giairo, il capo della sinagoga, chiede per la figlia che sta morendo. Gesù va con lui e la gente li accompagna, spingendo da tutte le parti. Questo è il punto di partenza delle due guarigioni che seguono: la guarigione della donna e la risurrezione della bambina di 12 anni.
- La situazione della donna. Dodici anni di emorragia! Per questo, viveva esclusa, poiché, in quel tempo, il sangue rendeva impura una persona, e chi la toccava diventava anche impuro/a. Marco informa che la donna aveva speso tutti i suoi averi con i medici. Ed invece di migliorare, era peggiorata. Situazione senza soluzione!
- L’atteggiamento della donna. Sentì parlare di Gesù. Nacque in lei una speranza. Si disse: “Se riuscirò anche solo a toccare il suo mantello, sarò guarita”. Il catechismo dell’epoca diceva: “Se io tocco il suo mantello, lui diventerà impuro”. La donna pensa esattamente il contrario! Segno che le donne non erano d’accordo con tutto quello che insegnavano le autorità religiose. La donna si mette in mezzo alla gente e, senza farsene accorgere, tocca Gesù, poiché tutti lo spingevano e lo toccavano. In quell’istante lei avvertì nel suo corpo l’avvenuta guarigione.
- La reazione di Gesù e dei discepoli. Anche Gesù sentì che una potenza era uscita da lui e chiese: “Chi mi ha toccato il mantello?” I discepoli gli dissero: “Tu vedi la folla che ti si stringe attorno e dici: Chi mi ha toccato?” Ecco apparire qui lo scontro tra Gesù ed i discepoli. Gesù aveva una sensibilità che non era percepita dai discepoli. Costoro reagirono come tutti gli altri e non capirono la reazione diversa di Gesù. Ma Gesù non fa attenzione e continua ad indagare.
- La guarigione per la fede. La donna si rende conto che era stata scoperta. Fu per lei un momento difficile e pericoloso. Poiché, secondo la credenza dell’epoca, una persona impura che come lei si metteva in mezzo alla gente, contaminava tutti coloro che la toccavano. E tutti diventavano impuri davanti a Dio (Lv) (Lc 15,19-30). Per questo il castigo era la probabile lapidazione. Ma la donna ebbe il coraggio di assumere ciò che aveva fatto. “Impaurita e tremante” cadde ai piedi di Gesù e raccontò tutta la verità.
Gesù dice la parola finale: “Figlia, la tua fede ti ha salvata. Va’ in pace e sii guarita dal tuo male”. (a) “Figlia”, con questa parola Gesù accoglie la donna nella nuova famiglia, nella comunità, che si formava attorno. (b) Ciò che lei pensava avvenne di fatto. (c) Gesù riconosce che senza la fede di quella donna lui non avrebbe potuto fare il miracolo.
- La notizia della morte della bambina. In quel momento il personale della casa di Giairo informa che la figlia è morta. Non c’era più bisogno di disturbare Gesù. Per loro, la morte era la grande barriera. Gesù non riuscirà a oltrepassare la morte! Gesù ascolta, guarda Giairo e applica ciò che aveva appena visto, cioè, che la fede è capace di realizzare ciò che la persona crede. E dice: “Non temere, continua solo ad aver
fede!”
- In casa di Giairo. Gesù permette solo a tre discepoli di entrare con lui. Vedendo il trambusto provocato dalla gente che gridava e piangeva per la morte della bambina, dice: “La bambina non è morta, dorme!” La gente attorno rideva. La gente sa distinguere quando una persona sta dormendo o quando è morta. E’ la risata di Abramo e di Sara, cioè, di coloro che non riescono a credere che nulla è impossibile a Dio (Gn 17,17; 18,12-14; Lc 1,37). Anche per loro, la morte era una barriera che nessuno poteva oltrepassare! Le parole di Gesù avevano un significato molto profondo. La situazione delle comunità perseguitate al tempo di Marco sembrava una situazione di morte.
Dovevano udire: “Non è morta! Voi state dormendo! Svegliatevi!” Gesù non dà importanza alla risata ed entra nella stanza dove si trova la bambina, lui solo, i tre discepoli ed i genitori della bambina.
- La risurrezione della bambina. Gesù prende per mano la bambina e dice: “Talità kum!” Lei si alza. Grande trambusto! Gesù conserva la calma e chiede che le diano da mangiare. Due donne sono guarite! Una ha dodici anni di vita, e l’altra dodici anni di emorragia, dodici anni di esclusione! Ai dodici anni comincia l’esclusione della bambina, poiché cominciano le mestruazioni, comincia a morire! Gesù ha la potenza maggiore e risuscita: “Alzati!”
4) Per un confronto personale
- Qual è il punto di questo testo che più ti è piaciuto o che ti ha maggiormente colpito? Perché?
- Una delle donne è stata guarita e integrata di nuovo nella convivenza della comunità. Una bambina è stata alzata dal suo letto di morte. Cosa ci insegna questa azione di Gesù per la nostra vita in famiglia e per la nostra comunità, oggi?
5) Preghiera finale
Sei tu la mia lode nella grande assemblea, scioglierò i miei voti davanti ai suoi fedeli. I poveri mangeranno e saranno saziati, loderanno il Signore quanti lo cercano: “Viva il loro cuore per sempre”. (Sal 21)
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