Lectio del giorno all’Oasi di Engaddi Aprile-2023

 

Lectio Divina: sabato, 1 aprile, 2023

Tempo di Quaresima

1) Preghiera

O Dio, che operi sempre per la nostra salvezza e in questi giorni ci allieti con un dono speciale della tua grazia, guarda con bontà alla tua famiglia, custodisci nel tuo amore chi attende il Battesimo e assisti chi è già rinato alla vita nuova. Per il nostro Signore Gesù Cristo…

2) Lettura dal Vangelo secondo Giovanni 11,45-56  

In quel tempo, molti dei Giudei che erano venuti da Maria, alla vista della risurrezione di Lazzaro credettero in lui. Ma alcuni andarono dai farisei e riferirono loro quel che Gesù aveva fatto.

Allora i sommi sacerdoti e i farisei riunirono il sinedrio e dicevano: “Che facciamo?  Quest’uomo compie molti segni. Se lo lasciamo fare così, tutti crederanno in lui e verranno i Romani e distruggeranno il nostro luogo santo e la nostra nazione”. Ma uno di loro, di nome Caifa, che era sommo sacerdote in quell’anno, disse loro: “Voi non capite nulla e non considerate come sia meglio che muoia un solo uomo per il popolo e non perisca la nazione intera”. Questo però non lo disse da se stesso, ma essendo sommo sacerdote profetizzò che Gesù doveva morire per la nazione e non per la nazione soltanto, ma anche per riunire insieme i figli di Dio che erano dispersi. Da quel giorno dunque decisero di ucciderlo.

Gesù pertanto non si faceva più vedere in pubblico tra i Giudei; egli si ritirò di là nella regione vicina al deserto, in una città chiamata Efraim, dove si trattenne con i suoi discepoli.

Era vicina la Pasqua dei Giudei e molti dalla regione andarono a Gerusalemme prima della Pasqua per purificarsi. Essi cercavano Gesù e stando nel tempio dicevano tra di loro: “Che ve ne pare? Non verrà egli alla festa?”.

3) Riflessione

  • Il vangelo di oggi riporta la parte finale del lungo episodio della risurrezione di Lazzaro a Betania, in casa di Marta e Maria (Gv 11,1-56). La risurrezione di Lazzaro è il settimo segnale (miracolo) di Gesù nel vangelo di Giovanni ed è anche il punto alto e decisivo della rivelazione che lui faceva di Dio e di sé stesso.
  • La piccola comunità di Betania, dove a Gesù piaceva essere ospitato, rispecchia la situazione e lo stile di vita delle piccole comunità del Discepolo Amato alla fine del primo secolo in Asia Minore. Betania vuol dire “Casa dei poveri”. Erano comunità povere, di gente povera. Marta vuol dire “Signora” (coordinatrice): una donna coordinava la comunità. Lazzaro significa “Dio aiuta”: la comunità povera aspettava tutto da Dio. Maria significa “amata da Yavé: era la discepola amata, immagine della comunità. L’episodio della risurrezione di Lazzaro comunicava questa certezza: Gesù è fonte di vita per le comunità dei poveri. Gesù è fonte di vita per tutti coloro che credono in Lui.
  • Giovanni 11,45-46: La ripercussione del Settimo Segno in mezzo alla gente. Dopo la risurrezione di Lazzaro (Jo 11,1-44), viene la descrizione della ripercussione di questo segno in mezzo alla gente. La gente era divisa. “molti dei Giudei che erano venuti da Maria, alla vista della risurrezione di Lazzaro credettero in lui”. Ma alcuni andarono dai farisei e riferirono loro quel che Gesù aveva fatto.

Questi ultimi lo denunciarono. Per poter capire questa reazione di una parte della popolazione è necessario rendersi conto che la metà della popolazione di Gerusalemme dipendeva completamente dal Tempio per poter vivere e sopravvivere. Per questo, difficilmente loro avrebbero appoggiato un profeta sconosciuto della Galilea che criticava il Tempio e le autorità. Ciò spiega anche perché alcuni si prestavano ad informare le autorità. 

  • Giovanni 11,47-53: La ripercussione del settimo segno in mezzo alle autorità. La notizia della risurrezione di Lazzaro aumenta la popolarità di Gesù. Per questo, i leaders religiosi convocano un consiglio, il sinedrio, la massima autorità, per discernere sul da farsi. Poiché “quest’uomo compie molti segni. Se lo lasciamo fare così, tutti crederanno in lui e verranno i Romani e distruggeranno il nostro luogo santo e la nostra nazione”.
  • oro avevano paura dei romani. Perché in passato, dall’invasione romana nel 64 prima di Cristo fino all’epoca di Gesù, era stato dimostrato molte volte che i romani reprimevano con molta violenza qualsiasi tentativo di ribellione popolare (cf Atti 5,3537). Nel caso di Gesù, la reazione romana avrebbe potuto condurre alla perdita di tutto, anche del Tempio e della posizione privilegiata dei sacerdoti. Per questo, Caifa, il sommo sacerdote, decide: “É meglio che un solo uomo muoia per il popolo, e non che perisca un’intera nazione”. E l’evangelista fa questo bel commento: “Questo però non lo disse da se stesso, ma essendo sommo sacerdote profetizzò che Gesù doveva morire per la nazione e non per la nazione soltanto, ma anche per riunire insieme i figli di Dio che erano dispersi.”. Così, a partire da questo momento, i capi, preoccupati per la crescita dell’autorevolezza di Gesù e motivati dalla paura dei romani, decidono di uccidere Gesù.
  • Giovanni 11,54-56: La ripercussione del settimo segnale nella vita di Gesù. Il risultato finale è che Gesù doveva vivere come un clandestino. “Gesù pertanto non si faceva più vedere in pubblico tra i Giudei; egli si ritirò di là nella regione vicina al deserto, in una città chiamata Efraim, dove si trattenne con i suoi discepoli”. La Pasqua era ormai vicina. In questa epoca dell’anno, la popolazione di Gerusalemme triplicava a causa del gran numero di pellegrini. La conversazione girava tutta attorno a Gesù: “Che ve ne pare? Non verrà egli alla festa?” Allo stesso modo, all’epoca in cui fu scritto il vangelo, alla fine del primo secolo, epoca della persecuzione dell’imperatore Domiziano (dall’ 81 al 96), le comunità cristiane che vivevano al servizio degli altri si videro obbligate a vivere nella clandestinità.
  • Una chiave per capire il settimo segnale della risurrezione di Lazzaro. Lazzaro era malato. Le sorelle Marta e Maria mandarono a chiamare Gesù: “Colui che tu ami è malato!” (Gv 11,3.5). Gesù risponde alla richiesta e spiega ai discepoli: “Questa malattia non è mortale, ma è per la gloria di Dio, affinché per mezzo di essa il Figlio di Dio sia glorificato (Gv 11,4) Nel vangelo di Giovanni, la glorificazione di Gesù avviene mediante la sua morte (Gv 12,23; 17,1). Una delle cause della sua condanna a morte sarà la risurrezione di Lazzaro (Gv 11,50; 12,10). Molti giudei stavano in casa di Marta e Maria per consolarle della perdita del loro fratello. I giudei, rappresentanti dell’Antica Alleanza, sanno solo consolare. Non danno vita nuova… Gesù è colui che porta una vita nuova! Così, da un lato, la minaccia di morte contro Gesù! Dall’altro, Gesù che vince la morte! In questo contesto di conflitto tra la vita e la morte si svolge il settimo segnale della risurrezione di Lazzaro. Marta dice che crede nella risurrezione. I farisei e la maggioranza della gente dicono di credere nella Risurrezione (At 23,6-10; Mc

12,18). 

Credevano, ma non lo rivelavano. Era solo fede nella risurrezione alla fine dei tempi e non nella resurrezione presente nella storia, qui e ora. Questa fede antica non rinnovava la vita. Perché non basta credere nella risurrezione che avverrà alla fine dei tempi, ma bisogna credere nella Risurrezione già presente qui e ora nella persona di Gesù e in coloro che credono in Gesù. Su costoro la morte non ha più nessun potere, perché Gesù è la “risurrezione e la vita”. Anche senza vedere il segno concreto della risurrezione di Lazzaro, Marta confessa la sua fede: “Io credo che tu sei il Cristo, il figlio di Dio vivo” (Gv 11,27).

  • Gesù ordina di togliere la pietra. Marta reagisce: “Signore, già manda cattivo odore, perché è di quattro giorni!”(Gv 11,39). Di nuovo Gesù lancia la sfida chiedendo di credere nella risurrezione, qui e ora, come un segno della gloria di Dio: “Non ti ho detto che, se credi, vedrai la gloria di Dio?” (Gv 11,40). Ritirarono la pietra. Dinanzi al sepolcro aperto e dinanzi all’incredulità delle persone, Gesù si dirige al Padre. Nella sua preghiera, prima rende grazie: “Padre, ti ringrazio che mi hai ascoltato. Io sapevo che sempre mi dai ascolto” (Gv 11,41-42). Gesù conosce il Padre e ha fiducia in lui. Ma ora lui chiede un segno a causa della moltitudine che lo circonda, in modo che possa credere che lui, Gesù, è mandato dal Padre. Poi grida ad alta voce : “Lazzaro, vieni fuori!” Lazzaro esce fuori (Gv 11,43-44). É il trionfo della vita sulla morte, della fede sull’incredulità. Un agricoltore commentò: “A noi spetta ritirare la pietra. E a Dio di risuscitare la comunità. C’è gente che non sa togliere la pietra, e per questo la sua comunità non ha vita!”

4) Per un confronto personale

  • Cosa significa per me, concretamente, credere nella risurrezione?
  • Parte della gente accettò Gesù, e parte no. Oggi parte della gente accetta il rinnovamento della Chiesa e parte no. E tu?

5) Preghiera finale

Sei tu, Signore, la mia speranza, la mia fiducia fin dalla mia giovinezza.

Su di te mi appoggiai fin dal grembo materno, dal seno di mia madre tu sei il mio sostegno. (Sal 70)

Lectio Divina: domenica, 2 aprile, 2023 

Domenica delle Palme e della Passione del Signore

Narrazione della passione e morte di Gesù 

Riscoprire il primo amore 

Matteo 26,14-27; 27,1-66

1. Orazione iniziale

Signore Gesù, invia il tuo Spirito, perché ci aiuti a leggere la Scrittura con lo stesso sguardo, con il quale l’hai letta Tu per i discepoli sulla strada di Emmaus. Con la luce della Parola, scritta nella Bibbia, Tu li aiutasti a scoprire la presenza di Dio negli avvenimenti sconvolgenti della tua condanna e della tua morte. Così, la croce che sembrava essere la fine di ogni speranza, è apparsa loro come sorgente di vita e di risurrezione.

Crea in noi il silenzio per ascoltare la tua voce nella creazione e nella Scrittura, negli avvenimenti e nelle persone, soprattutto nei poveri e sofferenti. La tua Parola ci orienti, affinché anche noi, come i due discepoli di Emmaus, possiamo sperimentare la forza della tua risurrezione e testimoniare agli altri che Tu sei vivo in mezzo a noi come fonte di fraternità, di giustizia e di pace. Questo noi chiediamo a Te, Gesù, figlio di Maria, che ci hai rivelato il Padre e inviato lo Spirito. Amen.

2. Suggerimenti per la Settimana Santa

Domenica delle Palme. Inizio della Settimana Santa. 

Settimana diversa dalle altre. Siamo di fronte al mistero più profondo della nostra fede, di fronte alla suprema rivelazione dell’amore di Dio che si è manifestato in Gesù (Rom 8,38-39).

Nell’Antico Testamento, in epoche di crisi, il popolo ritornava a meditare ed a rileggere l’Esodo. Nel Nuovo Testamento ritorniamo all’esodo rappresentato dalla  passione, la morte e la risurrezione di Gesù. Per le Comunità cristiane di tutti i tempi, la narrazione della passione, della morte e della risurrezione di Gesù è la fonte dove rinnoviamo la fede, la speranza e l’amore.

Diverse volte, fin dal Discorso della Montagna (Mt 5-7), il Vangelo di Matteo affermava che l’obiettivo della Nuova Legge è l’amore e la misericordia (Mt 5,43-48; 7,12; 9,13; 12,7; 22,34-40). Ora, in questa parte finale della passione, morte e risurrezione, descrive come Gesù praticò l’amore, portando a compimento la Legge (Mt 5,17).

3. Lettura della Passione e Morte di Gesù

Una chiave di lettura: 

Nella Settimana Santa, durante la lettura della Passione e Morte di Gesù, non conviene un atteggiamento di ricerca e di investigazione razionale. Conviene fare silenzio.  Leggere diverse volte il testo, avendo come guida unica i brevi titoli che cercano di essere una chiave per aiutare a sentire il testo ed a sperimentare di nuovo l’amore di Dio che si rivela negli atteggiamenti di Gesù dinanzi a coloro che lo prendono, lo insultano, lo torturano e lo uccidono. Nel corso della lettura, non pensiamo solo a Gesù, ma anche ai milioni e milioni di esseri umani che oggi sono in carcere, torturati, insultati ed uccisi.

Matteo 26,14-16: Il tradimento di Giuda 

L’amore per il denaro spinge un amico a tradire Gesù 

14Allora uno dei Dodici, chiamato Giuda Iscariota, andò dai sommi sacerdoti 15e disse: «Quanto mi volete dare perché io ve lo consegni?». E quelli gli fissarono trenta monete d’argento. 16Da quel momento cercava l’occasione propizia per consegnarlo.

Matteo 26,17-19: La preparazione della Cena Pasquale 

Preparare bene l’ultimo incontro con gli amici 

17Il primo giorno degli Azzimi, i discepoli si avvicinarono a Gesù e gli dissero: «Dove vuoi che ti prepariamo, per mangiare la Pasqua?».18Ed egli rispose: «Andate in città, da un tale, e ditegli: Il Maestro ti manda a dire: Il mio tempo è vicino; farò la Pasqua da te con i miei discepoli». 19I discepoli fecero come aveva loro ordinato Gesù, e prepararono la Pasqua.

Matteo 26,20-25: L’annuncio del tradimento di Giuda 

Anche se Gesù sa tutto, si siede a tavola con il traditore 

20Venuta la sera, si mise a mensa con i Dodici. 21Mentre mangiavano disse: «In verità io vi dico, uno di voi mi tradirà». 22Ed essi, addolorati profondamente, incominciarono ciascuno a domandargli: «Sono forse io, Signore?». 23Ed egli rispose: «Colui che ha intinto con me la mano nel piatto, quello mi tradirà. 24Il Figlio dell’uomo se ne va, come è scritto di lui, ma guai a colui dal quale il Figlio dell’uomo viene tradito; sarebbe meglio per quell’uomo se non fosse mai nato!». 25Giuda, il traditore, disse: «Rabbì, sono forse io?». Gli rispose: «Tu l’hai detto».

Matteo 26,26-29: L’istituzione dell’Eucaristia 

Tra il tradimento dell’uno e la negazione dell’altro, brilla il gesto d’amore 

26Ora, mentre essi mangiavano, Gesù prese il pane e, pronunziata la benedizione, lo spezzò e lo diede ai discepoli dicendo: «Prendete e mangiate; questo è il mio corpo». 27Poi prese il calice e, dopo aver reso grazie, lo diede loro, dicendo: «Bevetene tutti, 28perché questo è il mio sangue dell’alleanza, versato per molti, in remissione dei peccati. 29Io vi dico che da ora non berrò più di questo frutto della vite fino al giorno in cui lo berrò nuovo con voi nel regno del Padre mio».

Matteo 26,30-35: L’annuncio della negazione di Pietro 

Anche se Pietro rompe con Gesù, Gesù non rompe con Pietro 

30E dopo aver cantato l’inno, uscirono verso il monte degli Ulivi.31Allora Gesù disse loro: «Voi tutti vi scandalizzerete per causa mia in questa notte. Sta scritto infatti: Percuoterò il pastore e saranno disperse le pecore del gregge, 32ma dopo la mia risurrezione, vi precederò in Galilea». 33E Pietro gli disse: «Anche se tutti si scandalizzassero di te, io non mi scandalizzerò mai». 34Gli disse Gesù: «In verità ti dico: questa notte stessa, prima che il gallo canti, mi rinnegherai tre volte». 35E Pietro gli rispose: «Anche se dovessi morire con te, non ti rinnegherò». Lo stesso dissero tutti gli altri discepoli.

Matteo 26,36-46: L’agonia nell’Orto degli Ulivi 

Tra la fuga e la fedeltà, Gesù sceglie la fedeltà 

36Allora Gesù andò con loro in un podere, chiamato Getsèmani, e disse ai discepoli:

«Sedetevi qui, mentre io vado là a pregare». 37E presi con sé Pietro e i due figli di Zebedèo, cominciò a provare tristezza e angoscia. 38Disse loro: «La mia anima è triste fino alla morte; restate qui e vegliate con me». 39E avanzatosi un poco, si prostrò con la faccia a terra e pregava dicendo: «Padre mio, se è possibile, passi da me questo calice!  Però non come voglio io, ma come vuoi tu!». 40Poi tornò dai discepoli e li trovò che dormivano. E disse a Pietro: «Così non siete stati capaci di vegliare un’ora sola con me? 41Vegliate e pregate, per non cadere in tentazione. Lo spirito è pronto, ma la carne è debole». 42E di nuovo, allontanatosi, pregava dicendo: «Padre mio, se questo calice non può passare da me senza che io lo beva, sia fatta la tua volontà». 43E tornato di nuovo trovò i suoi che dormivano, perché gli occhi loro si erano appesantiti. 44E lasciatili, si allontanò di nuovo e pregò per la terza volta, ripetendo le stesse parole. 45Poi si avvicinò ai discepoli e disse loro: «Dormite ormai e riposate! Ecco, è giunta l’ora nella quale il Figlio dell’uomo sarà consegnato in mano ai peccatori. 46Alzatevi, andiamo; ecco, colui che mi tradisce si avvicina».

Matteo 26,47-56: La prigione di Gesù nell’Orto 

Pur essendo innocente e buono, Gesù è considerato come un bandito ed un criminale 

47Mentre parlava ancora, ecco arrivare Giuda, uno dei Dodici, e con lui una gran folla con spade e bastoni, mandata dai sommi sacerdoti e dagli anziani del popolo. 48Il traditore aveva dato loro questo segnale dicendo: «Quello che bacerò, è lui; arrestatelo!». 49E subito si avvicinò a Gesù e disse: «Salve, Rabbì!». E lo baciò. 50E Gesù gli disse: «Amico, per questo sei qui!». Allora si fecero avanti e misero le mani addosso a Gesù e lo arrestarono. 51Ed ecco, uno di quelli che erano con Gesù, messa mano alla spada, la estrasse e colpì il servo del sommo sacerdote staccandogli un orecchio. 52Allora Gesù gli disse: «Rimetti la spada nel fodero, perché tutti quelli che mettono mano alla spada periranno di spada. 53Pensi forse che io non possa pregare il Padre mio, che mi darebbe subito più di dodici legioni di angeli? 54Ma come allora si adempirebbero le Scritture, secondo le quali così deve avvenire?». 55In quello stesso momento Gesù disse alla folla:

«Siete usciti come contro un brigante, con spade e bastoni, per catturarmi. 

Ogni giorno stavo seduto nel tempio ad insegnare, e non mi avete arrestato. 56Ma tutto questo è avvenuto perché si adempissero le Scritture dei profeti». Allora tutti i discepoli, abbandonatolo, fuggirono.

Matteo 26,57-68: Gesù davanti al sinedrio 

Si dà un’apparenza legale alla decisione che è già stata presa di condannare a morte Gesù

57Or quelli che avevano arrestato Gesù, lo condussero dal sommo sacerdote Caifa, presso il quale già si erano riuniti gli scribi e gli anziani. 58Pietro intanto lo aveva seguito da lontano fino al palazzo del sommo sacerdote; ed entrato anche lui, si pose a sedere tra i servi, per vedere la conclusione. 59I sommi sacerdoti e tutto il sinedrio cercavano qualche falsa testimonianza contro Gesù, per condannarlo a morte; 60ma non riuscirono a trovarne alcuna, pur essendosi fatti avanti molti falsi testimoni. 61Finalmente se ne presentarono due, che affermarono: «Costui ha dichiarato: Posso distruggere il tempio di Dio e ricostruirlo in tre giorni». 62Alzatosi il sommo sacerdote gli disse: «Non rispondi nulla? Che cosa testimoniano costoro contro di te?». 63Ma Gesù taceva. Allora il sommo sacerdote gli disse: «Ti scongiuro, per il Dio vivente, perché ci dica se tu sei il Cristo, il

Figlio di Dio». 64«Tu l’hai detto, gli rispose Gesù, anzi io vi dico: d’ora innanzi vedrete il Figlio dell’uomo seduto alla destra di Dio, e venire sulle nubi del cielo ». 65Allora il sommo sacerdote si stracciò le vesti dicendo: «Ha bestemmiato! Perché abbiamo ancora bisogno di testimoni? Ecco, ora avete udito la bestemmia; 66che ve ne pare?». E quelli risposero: «E’ reo di morte!». 67Allora gli sputarono in faccia e lo schiaffeggiarono; altri lo bastonavano, 68dicendo: «Indovina, Cristo! Chi è che ti ha percosso?».

Matteo 26,69-75: La negazione di Pietro 

Nel momento della prova, Pietro, il leader, nega di conoscere Gesù 

69Pietro intanto se ne stava seduto fuori, nel cortile. Una serva gli si avvicinò e disse: «Anche tu eri con Gesù, il Galileo!». 70Ed egli negò davanti a tutti: «Non capisco che cosa tu voglia dire». 71Mentre usciva verso l’atrio, lo vide un’altra serva e disse ai presenti: «Costui era con Gesù, il Nazareno». 72Ma egli negò di nuovo giurando: «Non conosco quell’uomo». 73Dopo un poco, i presenti gli si accostarono e dissero a Pietro: «Certo anche tu sei di quelli; la tua parlata ti tradisce!». 74Allora egli cominciò a imprecare e a giurare: «Non conosco quell’uomo!». E subito un gallo cantò. 75E Pietro si ricordò delle parole dette da Gesù: «Prima che il gallo canti, mi rinnegherai tre volte».  E uscito all’aperto, pianse amaramente.

Matteo 27,1-2: Gesù è condotto dinanzi a Pilato 

Non è il popolo ebreo, ma la sua élite a condurre a morte Gesù 

1Venuto il mattino, tutti i sommi sacerdoti e gli anziani del popolo tennero consiglio contro Gesù, per farlo morire. 2Poi, messolo in catene, lo condussero e consegnarono al governatore Pilato.

Matteo 27,3-10: La morte di Giuda 

Un piccolo Giuda vive in ognuno di noi 

3Allora Giuda, il traditore, vedendo che Gesù era stato condannato, si pentì e riportò le trenta monete d’argento ai sommi sacerdoti e agli anziani 4dicendo: «Ho peccato, perché ho tradito sangue innocente». Ma quelli dissero: «Che ci riguarda? Veditela tu!». 5Ed egli, gettate le monete d’argento nel tempio, si allontanò e andò ad impiccarsi. 6Ma i sommi sacerdoti, raccolto quel denaro, dissero: «Non è lecito metterlo nel tesoro, perché è prezzo di sangue». 7E tenuto consiglio, comprarono con esso il Campo del vasaio per la sepoltura degli stranieri. 8Perciò quel campo fu denominato “Campo di sangue” fino al giorno d’oggi. 9Allora si adempì quanto era stato detto dal profeta Geremia: E presero trenta denari d’argento, il prezzo del venduto, che i figli di Israele avevano mercanteggiato, 10e li diedero per il campo del vasaio, come mi aveva ordinato il Signore.

Matteo 27,11-26: Gesù davanti a Pilato 

Come il Servo di Yavé, Gesù tace davanti a coloro che lo condannano 

11Gesù intanto comparve davanti al governatore, e il governatore l’interrogò dicendo: «Sei tu il re dei Giudei?». Gesù rispose «Tu lo dici». 12E mentre lo accusavano i sommi sacerdoti e gli anziani, non rispondeva nulla. 13Allora Pilato gli disse: «Non senti quante cose attestano contro di te?». 14Ma Gesù non gli rispose neanche una parola, con grande meraviglia del governatore. 15Il governatore era solito, per ciascuna festa di Pasqua, rilasciare al popolo un prigioniero, a loro scelta.16Avevano in quel tempo un prigioniero famoso, detto Barabba. 17Mentre quindi si trovavano riuniti, Pilato disse loro: «Chi volete che vi rilasci: Barabba o Gesù chiamato il Cristo?». 18Sapeva bene infatti che glielo avevano consegnato per invidia. 19Mentre egli sedeva in tribunale, sua moglie gli mandò a dire: «Non avere a che fare con quel giusto; perché oggi fui molto turbata in sogno, per causa sua». 20Ma i sommi sacerdoti e gli anziani persuasero la folla a richiedere Barabba e a far morire Gesù. 21Allora il governatore domandò: «Chi dei due volete che vi rilasci?». Quelli risposero: «Barabba!». 22Disse loro Pilato: «Che farò dunque di Gesù chiamato il Cristo?». Tutti gli risposero: «Sia crocifisso!». 23Ed egli aggiunse: «Ma che male ha fatto?». Essi allora urlarono: «Sia crocifisso!».24Pilato, visto che non otteneva nulla, anzi che il tumulto cresceva sempre più, presa dell’acqua, si lavò le mani davanti alla folla: «Non sono responsabile, disse, di questo sangue; vedetevela voi!». 25E tutto il popolo rispose: «Il suo sangue ricada sopra di noi e sopra i nostri figli». 26Allora rilasciò loro Barabba e, dopo aver fatto flagellare Gesù, lo consegnò ai soldati perché fosse crocifisso.

Matteo 27,27-31: Gesù è coronato di spine 

Spogliare, torturare e colpire, è ciò che più umilia una persona umana 

27Allora i soldati del governatore condussero Gesù nel pretorio e gli radunarono attorno tutta la coorte. 28Spogliatolo, gli misero addosso un manto scarlatto 29e, intrecciata una corona di spine, gliela posero sul capo, con una canna nella destra; poi mentre gli si inginocchiavano davanti, lo schernivano: «Salve, re dei Giudei!». 30E sputandogli addosso, gli tolsero di mano la canna e lo percuotevano sul capo. 31Dopo averlo così schernito, lo spogliarono del mantello, gli fecero indossare i suoi vestiti e lo portarono via per crocifiggerlo.

Matteo 27,32-38: Gesù è crocifisso 

La legge dice di colui che pende dalla croce che è “maledetto da Dio” (Dt 21,23)  32Mentre uscivano, incontrarono un uomo di Cirene, chiamato Simone, e lo costrinsero a prender su la croce di lui. 33Giunti a un luogo detto Gòlgota, che significa luogo del cranio, 34gli diedero da bere vino mescolato con fiele; ma egli, assaggiatolo, non ne volle bere. 35Dopo averlo quindi crocifisso, si spartirono le sue vesti tirandole a sorte. 36E sedutisi, gli facevano la guardia. 37Al di sopra del suo capo, posero la motivazione scritta della sua condanna: « Questi è Gesù, il re dei Giudei». 38Insieme con lui furono crocifissi due ladroni, uno a destra e uno a sinistra.

Matteo 27,39-44: Gesù è insultato 

Appeso, nudo, esposto davanti a tutti, senza difesa, senza diritto 

39E quelli che passavano di là lo insultavano scuotendo il capo e dicendo: 40«Tu che distruggi il tempio e lo ricostruisci in tre giorni, salva te stesso! Se tu sei Figlio di Dio, scendi dalla croce!». 41Anche i sommi sacerdoti con gli scribi e gli anziani lo schernivano: 42«Ha salvato gli altri, non può salvare se stesso. E’ il re d’Israele, scenda ora dalla croce e gli crederemo. 43 Ha confidato in Dio; lo liberi lui ora, se gli vuol bene. 

Ha detto infatti: Sono Figlio di Dio!». 44Anche i ladroni crocifissi con lui lo oltraggiavano allo stesso modo.

Matteo 27,45-56: La morte di Gesù 

“Mio Dio! Perché mi hai abbandonato?” Muore emettendo un grido 

45Da mezzogiorno fino alle tre del pomeriggio si fece buio su tutta la terra. 46Verso le tre, Gesù gridò a gran voce: « Elì, Elì, lemà sabactàni?», che significa: « Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?».47Udendo questo, alcuni dei presenti dicevano: «Costui chiama Elia». 48E subito uno di loro corse a prendere una spugna e, imbevutala di aceto, la fissò su una canna e così gli dava da bere. 49Gli altri dicevano: «Lascia, vediamo se viene Elia a salvarlo!». 50E Gesù, emesso un alto grido, spirò. 51Ed ecco il velo del tempio si squarciò in due da cima a fondo, la terra si scosse, le rocce si spezzarono, 52i sepolcri si aprirono e molti corpi di santi morti risuscitarono. 53E uscendo dai sepolcri, dopo la sua risurrezione, entrarono nella città santa e apparvero a molti. 54Il centurione e quelli che con lui facevano la guardia a Gesù, sentito il terremoto e visto quel che succedeva, furono presi da grande timore e dicevano: «Davvero costui era Figlio di Dio!». 55C’erano anche là molte donne che stavano a osservare da lontano; esse avevano seguito Gesù dalla Galilea per servirlo. 56Tra costoro Maria di Màgdala, Maria madre di Giacomo e di Giuseppe, e la madre dei figli di Zebedèo.

Matteo 27,57-61: Gesù viene sepolto 

Gesù non riceve nemmeno una degna sepoltura 

57Venuta la sera giunse un uomo ricco di Arimatèa, chiamato Giuseppe, il quale era diventato anche lui discepolo di Gesù. 58Egli andò da Pilato e gli chiese il corpo di Gesù.  Allora Pilato ordinò che gli fosse consegnato 59Giuseppe, preso il corpo di Gesù, lo avvolse in un candido lenzuolo 60e lo depose nella sua tomba nuova, che si era fatta scavare nella roccia; rotolata poi una gran pietra sulla porta del sepolcro, se ne andò. 61Erano lì, davanti al sepolcro, Maria di Màgdala e l’altra Maria.

Matteo 27,62-66: La guardia del tumulo 

Le tenebre, anche le più cupe, non riescono a spegnere la vita 

62Il giorno seguente, quello dopo la Parasceve, si riunirono presso Pilato i sommi sacerdoti e i farisei, dicendo: 63«Signore, ci siamo ricordati che quell’impostore disse mentre era vivo: Dopo tre giorni risorgerò. 64Ordina dunque che sia vigilato il sepolcro fino al terzo giorno, perché non vengano i suoi discepoli, lo rubino e poi dicano al popolo: E’ risuscitato dai morti. Così quest’ultima impostura sarebbe peggiore della prima!». 65Pilato disse loro: «Avete la vostra guardia, andate e assicuratevi come credete». 66Ed essi andarono e assicurarono il sepolcro, sigillando la pietra e mettendovi la guardia.

4. Alcuni pensieri

per aiutarci a meditare ed a pregare. 

  1. La Morte di Gesù:

Da mezzogiorno fino alle tre del pomeriggio, si fa buio totale su tutta la terra. Perfino la natura sente l’effetto dell’agonia e della morte di Gesù! Appeso alla croce, privo di tutto, esce dalla sua bocca un lamento: “Eli! Eli! Lama Sabactani?” Cioè: “Dio mio!  Dio mio! Perché mi hai abbandonato?” E’ la prima frase del Salmo 22(21). Gesù entra nella morte, pregando, esprimendo l’abbandono che sente. Prega in ebraico. I soldati che erano vicini a lui, e che fungevano da guardie, dicono: “Sta chiamando Elia!” I soldati erano stranieri, mercenari contrattati dai romani. Non capivano la lingua dei giudei. Pensavano che Eli volesse dire Elia. Appeso alla croce, Gesù si trova in un isolamento totale. Anche se avesse voluto parlare con qualcuno, non gli sarebbe stato possibile. Rimase completamente solo: Giuda lo tradì, Pietro lo rinnegò, i discepoli fuggirono, le amiche stavano sicuramente lontano (v.55), le autorità lo schernirono, i passanti lo insultarono, Dio stesso lo abbandona, e  neanche la lingua serve per comunicare.  E’ stato questo il prezzo che ha pagato per la fedeltà alla sua opzione di seguire sempre il cammino dell’amore e del servizio per redimere i suoi fratelli. Lui stesso dice: “Il Figlio dell’Uomo non è venuto per essere servito ma per servire, e per dare la sua vita in riscatto a favore di molti” (Mt 20,28). In mezzo all’abbandono ed all’oscurità, Gesù lancia un forte grido e spira. Muore lanciando il grido dei poveri, perché sa che Dio ascolta il clamore del povero (Es 2,24; 3,7; 22,22.26 etc). Con questa fede, Gesù entra nella morte, sicuro di essere ascoltato. La lettera agli Ebrei commenta: “Egli offrì preghiere e suppliche con forti grida e lacrime a colui che poteva liberarlo da morte e fu esaudito per la sua pietà” (Eb 5,7). Dio ascoltò il grido di Gesù e “lo esaltò” (Fil 2,9). La risurrezione è la risposta di Dio alla preghiera ed al dono che Gesù fa della sua vita. Con la risurrezione di Gesù, il Padre annuncia al mondo intero questa Buona

Novella: Chi vive la vita come Gesù servendo i fratelli, è vittorioso e vivrà per sempre, anche se muore ed anche se lo uccidono! E’ questa la Buona Novella del Regno che nasce dalla croce! 

  1. Il significato della Morte di Gesù:

Sul Calvario, siamo davanti ad un essere umano torturato, escluso dalla società, completamente isolato, condannato come eretico e sovversivo dal tribunale civile, militare e religioso. Ai piedi della croce, le autorità religiose confermano per l’ultima volta, che si tratta veramente di un ribelle fallito, e lo rinnegano pubblicamente (Mt 27,41-43). Ed in questa ora di morte rinasce un significato nuovo. L’identità di Gesù viene rivelata da un pagano: “Veramente costui era Figlio di Dio!” (Mt 27,54). D’ora in poi, se tu vuoi incontrare veramente il Figlio di Dio non cercarlo in alto, nel cielo lontano, né nel Tempio il cui velo si squarciò, ma cercalo accanto a te, nell’essere umano escluso, sfigurato, senza bellezza. Cercalo in coloro che, come Gesù, danno la loro vita per i fratelli. E’ lì che Dio si nasconde e si rivela, ed è lì che possiamo incontrarlo. Lì si trova l’immagine sfigurata di Dio, del Figlio di Dio, dei figli di Dio. “Non c’è prova d’amore più grande che dare la vita per i fratelli!”

5. Preghiera di un Salmo

I salmi che Gesù recita sulla Croce: 

Salmo 22 (21), 2: 

“Mio Dio! Mio Dio! Perché mi hai abbandonato?”  Salmo 31 (30), 6: 

“Alle tue mani affido il mio spirito!”

6. Orazione Finale

Signore Gesù, ti ringraziamo per la tua Parola che ci ha fatto vedere meglio la volontà del Padre. Fa che il tuo Spirito illumini le nostre azioni e ci comunichi la forza per eseguire quello che la Tua Parola ci ha fatto vedere. Fa che noi, come Maria, tua Madre, possiamo non solo ascoltare ma anche praticare la Parola. Tu che vivi e regni con il Padre nell’unità dello Spirito Santo, nei secoli dei secoli. Amen.

Lectio Divina: lunedì, 3 aprile, 2023 

Lunedì della Settimana Santa

1) Preghiera

Guarda, Dio onnipotente, l’umanità sfinita per la sua debolezza mortale,  e fa’ che riprenda vita per la passione del tuo unico Figlio. Egli è Dio e vive e regna con te…

2) Lettura dal Vangelo secondo Giovanni 12,1-11 

Sei giorni prima della Pasqua, Gesù andò a Betania, dove si trovava Lazzaro, che egli aveva risuscitato dai morti. E qui gli fecero una cena: Marta serviva e Lazzaro era uno dei commensali. Maria allora, presa una libbra di olio profumato di vero nardo, assai prezioso, cosparse i piedi di Gesù e li asciugò con i suoi capelli, e tutta la casa si riempì del profumo dell’unguento.

Allora Giuda Iscariota, uno dei suoi discepoli, che doveva poi tradirlo, disse: “Perché quest’olio profumato non si è venduto per trecento danari per poi darli ai poveri?” Questo egli disse non perché gl’importasse dei poveri, ma perché era ladro e, siccome teneva la cassa, prendeva quello che vi mettevano dentro. Gesù allora disse: “Lasciala fare, perché lo conservi per il giorno della mia sepoltura. I poveri infatti li avete sempre con voi, ma non sempre avete me”.

Intanto la gran folla di Giudei venne a sapere che Gesù si trovava là, e accorse non solo per Gesù, ma anche per vedere Lazzaro che egli aveva risuscitato dai morti. I sommi sacerdoti allora deliberarono di uccidere anche Lazzaro, perché molti Giudei se ne andavano a causa di lui e credevano in Gesù.

3) Riflessione

  • Siamo entrati nella Settimana Santa, la settimana della pasqua di Gesù, del suo passaggio da questo mondo al Padre (Gv 13,1). La liturgia di oggi pone dinanzi a noi l’inizio del capitolo 12 del vangelo di Giovanni, che fa da legame tra il Libro dei Segni

(cc 1-11) ed il Libro della Glorificazione (cc.13-21). Alla fine del “Libro dei Segni” appaiono con chiarezza la tensione tra Gesù e le autorità religiose dell’epoca (Gv 10,19-21.39) ed il pericolo che correva Gesù. Diverse volte avevano cercato di ucciderlo (Gv 10,31; 11,8.53; 12,10). Tanto è così che Gesù si vide obbligato a condurre una vita clandestina, perché poteva essere preso in qualsiasi momento (Gv 10,40; 11,54). 

  • Giovanni 12,1-2: Gesù, perseguitato dai giudei, si reca a Betania. Sei giorni prima della pasqua, Gesù si reca a Betania a casa delle sue amiche Marta e Maria e di Lazzaro. Betania significa Casa della Povertà. Lui era ricercato dalla polizia (Gv 11,57). Volevano ucciderlo (Gv 11,50). Ma pur sapendo che la polizia stava dietro Gesù, Maria, Marta e Lazzaro lo ricevono nella loro casa e gli offrono da mangiare. Era pericoloso accogliere in casa una persona ricercata ed offrirgli da mangiare. Ma l’amore fa superare la paura.
  • Giovanni 12,3: Maria unge Gesù. Durante il pasto, Maria unge i piedi di Gesù con mezzo litro di profumo di nardo puro (cf. Lc 7,36-50). Era un profumo caro, anzi carissimo, che costava trecento denari. Gli asciuga dopo i piedi con i suoi capelli. Tutta la casa si riempì di profumo. Maria non parla durante tutto l’episodio. Agisce solo. Il gesto pieno di simbolismo parla da solo. Nel lavare i piedi, Maria si fa serva. Gesù ripeterà il gesto nell’ultima cena (Gv 13,5).
  • Giovanni 12,4-6: Reazione di Giuda. Giuda critica il gesto di Maria. Pensa che è uno spreco. Infatti, trecento denari erano lo stipendio di trecento giorni! Lo stipendio di quasi un intero anno speso in una sola volta! Giuda pensa che il denaro si sarebbe dovuto dare ai poveri. L’evangelista commenta che Giuda non aveva nessuna preoccupazione per i poveri, ma che era un ladro. Avevano una cassa comune e lui rubava il denaro.

Giudizio forte che condanna Giuda. Non condanna la preoccupazione per i poveri, ma l’ipocrisia che si serve dei poveri per promuoversi ed arricchirsi. Giuda, nei suoi interessi egoisti, pensava solo al denaro. Per questo non si rende conto di ciò che Maria aveva nel cuore. Gesù legge nel cuore e difende Maria. 

  • Giovanni 12,7-8: Gesù difende la donna. Giuda pensa allo spreco e critica la donna. Gesù pensa al gesto e difende la donna: “Lasciala fare, perché lo conservi per il giorno della mia sepoltura!” E subito Gesù dice: “I poveri li avrete sempre tra di voi, ma non sempre avrete me!” Quale dei due viveva più vicino a Gesù: Giuda o Maria? Giuda, il discepolo, viveva insieme a Gesù da circa tre anni, ventiquattro ore al giorno. Faceva parte del gruppo. Maria lo vedeva una o due volte l’anno, in occasione di alcune feste, quando Gesù si recava a Gerusalemme e visitava la sua casa. Ma la convivenza senza amore non fa conoscere gli altri. Anzi acceca. Giuda era cieco. Molta gente vive insieme a Gesù e lo loda perfino con molti canti, ma non lo conosce veramente e non lo rivela (cf. Mt 7,21). Due affermazioni di Gesù meritano un commento più dettagliato: (a) “I poveri infatti li avrete sempre con voi”, e (b) “Perché lo conservi per il giorno della mia sepoltura”. (a) “I poveri li avrete sempre con voi” Forse Gesù vuol dire che non dobbiamo preoccuparci dei poveri, visto che sempre ci saranno dei poveri? O vuol dire che la povertà è un destino imposto da Dio? Come capire questa frase? In quel tempo le persone conoscevano l’Antico Testamento a memoria. Bastava che Gesù citasse l’inizio di una frase dell’AT e le persone già sapevano il resto. L’inizio della frase diceva: “I poveri li avrete sempre con voi!” (Dt 15,11a). Il resto della frase che la gente già sapeva e che Gesù volle ricordare è questo: “Per questo vi ordino: aprite la mano a favore del vostro fratello, del povero e dell’indigente, nella terra dove voi risiedete!” (Dt 15,11b).
  • Secondo questa legge, la comunità deve accogliere i poveri e condividere con loro i suoi beni. Ma Giuda, invece di “aprire la mano a favore del povero” e di condividere con lui i suoi beni, voleva fare carità con il denaro degli altri! Voleva vendere il profumo di Maria per trecento denari ed usarli per aiutare i poveri. Gesù cita la Legge di Dio che insegnava il contrario. Chi, come Giuda, fa campagna con il denaro della vendita dei beni degli altri, non scomoda. Ma colui che come Gesù insiste nell’obbligo di accogliere i poveri e di condividere con loro i proprio beni, costui è scomodo e corre il pericolo di essere condannato. (b) “Lasciala fare, perché lo conservi per il giorno della mia sepoltura”. La morte in croce era un castigo terribile ed esemplare adottato dai romani per castigare i sovversivi che si opponevano all’impero. Una persona condannata a morte in croce non riceveva sepoltura e non poteva essere unta, e rimaneva appesa alla croce fino a che il cadavere era mangiato dagli animali, o riceveva sepoltura semplice, da povero. Oltre a questo, secondo la Legge dell’Antico Testamento, doveva essere considerata “maledetta da Dio” (Dt 21, 22-23). Gesù era già stato condannato a morte in croce per il suo impegno verso i poveri e la sua fedeltà al Progetto del Padre. Non sarebbe stato sepolto. Per questo, dopo morto, non poteva essere unto. Sapendo questo, Maria anticipa l’unzione e lo unge prima di essere crocifisso. Con questo gesto, dimostra che accettava Gesù Messia, anche se crocifisso! Gesù capisce il suo gesto e l’approva.
  • Giovanni 12,9-11: La moltitudine e le autorità. Essere amico di Gesù poteva essere pericoloso. Lazzaro è in pericolo di morte a causa della vita nuova ricevuta da Gesù. I giudei decisero di ucciderlo. Un Lazzaro vivo era la prova vivente che Gesù era il Messia. Per questo la moltitudine lo cercava, poiché la gente voleva sperimentare da vicino la prova viva del potere di Gesù. Una comunità viva corre pericolo di vita perché è la prova viva della Buona Novella di Dio!

4) Per un confronto personale

  • Maria è stata mal interpretata da Giuda. Sei stato/a interpretato/a male qualche volta?
  • Cosa ci insegna il gesto di Maria? Cosa ci dice la reazione di Giuda?

5) Preghiera finale

Il Signore è difesa della mia vita, di chi avrò timore?

Egli mi offre un luogo di rifugio nel giorno della sventura. (Sal 26)

Lectio Divina: martedì, 4 aprile, 2023 

Martedì della Settimana Santa

1) Preghiera

Concedi a questa tua famiglia, o Padre, di celebrare con fede i misteri della passione del tuo Figlio, per gustare la dolcezza del tuo perdono. Per il nostro Signore Gesù Cristo…

2) Lettura dal Vangelo secondo Giovanni 13,21-33.36-38  

In quel tempo, mentre Gesù era a mensa con i suoi discepoli, si commosse

profondamente e dichiarò: “In verità, in verità vi dico: uno di voi mi tradirà”. I discepoli si guardarono gli uni gli altri, non sapendo di chi parlasse. Ora uno dei discepoli, quello che Gesù amava, si trovava a tavola al fianco di Gesù. Simon Pietro gli fece un cenno e gli disse: “Di’, chi è colui a cui si riferisce?” Ed egli reclinandosi così sul petto di Gesù, gli disse: “Signore, chi è?” Rispose allora Gesù: “È colui per il quale intingerò un boccone e glielo darò”. E intinto il boccone, lo prese e lo diede a Giuda Iscariota, figlio di Simone. E allora, dopo quel boccone, satana entrò in lui. Gesù quindi gli disse: “Quello che devi fare fallo al più presto”.

Nessuno dei commensali capì perché gli aveva detto questo; alcuni infatti pensavano che, tenendo Giuda la cassa, Gesù gli avesse detto: “Compra quello che ci occorre per la festa”, oppure che dovesse dare qualche cosa ai poveri. Preso il boccone, egli subito uscì. Ed era notte.

Quand’egli fu uscito, Gesù disse: “Ora il Figlio dell’uomo è stato glorificato, e anche Dio è stato glorificato in lui. Se Dio è stato glorificato in lui, anche Dio lo glorificherà da parte sua e lo glorificherà subito. Figlioli, ancora per poco sono con voi; voi mi cercherete, ma come ho già detto ai Giudei, lo dico ora anche a voi: dove vado io voi non potete venire”.

Simon Pietro gli dice: “Signore, dove vai?” Gli rispose Gesù: “Dove io vado per ora tu non puoi seguirmi; mi seguirai più tardi”. Pietro disse: “Signore, perché non poso seguirti ora? Darò la mia vita per te!” Rispose Gesù: “Darai la tua vita per me? In verità, in verità ti dico: non canterà il gallo, prima che tu non m’abbia rinnegato tre volte”.

3) Riflessione

  • Siamo al terzo giorno della Settimana Santa. I testi del vangelo di questi giorni ci mettono dinanzi a fatti terribili che condurranno alla prigione ed alla condanna di Gesù. I testi non ci espongono solamente le decisioni delle autorità religiose e civili contro Gesù, ma anche i tradimenti e i negoziati dei discepoli che resero possibile la presa di Gesù da parte delle autorità e contribuirono enormemente ad aumentare la sofferenza di Gesù.
  • Giovanni 13,21: L’annuncio del tradimento. Dopo aver lavato i piedi ai discepoli (Gv

13,2-11) ed aver parlato dell’obbligo che abbiamo di lavarci i piedi a vicenda (Gv 13,1216), Gesù si commuove profondamente. E non è da meravigliarsi. Lui stava compiendo quel gesto di servizio e di dono totale di sé, mentre accanto a lui uno dei discepoli stava tramando come tradirlo quella stessa notte. Gesù esprime la sua commozione dicendo:“In verità, in verità vi dico, uno di voi mi tradirà!” Non dice: “Giuda mi tradirà”, ma “uno di voi”. E’ qualcuno del suo circolo di amicizia che lo tradirà. 

  • Giovanni 13,22-25: La reazione dei discepoli. I discepoli si impauriscono. Non si aspettavano questa dichiarazione e cioè che uno di loro sarebbe stato il traditore. Pietro fa segno a Giovanni di chiedere a Gesù chi dei dodici avrebbe commesso il tradimento. Segno questo che non si conoscevano bene tra di loro, non riuscivano a capire chi potesse essere il traditore. Segno, cioè, che l’amicizia tra di loro non aveva raggiunto la stessa trasparenza di Gesù con loro (cf. Gv 15,15). Giovanni si inclinò vicino a Gesù e gli chiese: “Chi è?”
  • Giovanni 13,26-30: Gesù indica Giuda. Gesù dice: è colui per il quale intingerò un boccone e glielo darò. Prende un pezzo di pane, lo intinge e lo porge a Giuda. Era un gesto comune e normale che i partecipanti ad una cena usavano fare. E Gesù disse a Giuda: “Quello che devi fare, fallo al più presto!” Giuda aveva una borsa comune. Era incaricato di comprare le cose e di dare l’elemosina ai poveri. Per questo, nessuno percepì nulla di speciale nel gesto e nelle parole di Gesù. In questa descrizione dell’annuncio del tradimento c’è l’evocazione del salmo in cui il salmista si lamenta dell’amico che lo tradì: “Perfino il mio amico, in cui avevo fiducia e che mangiava il mio pane, è il primo a tradirmi” (Sal 41,10; cf. Sal 55,13-15). Giuda si rende conto che Gesù era a conoscenza di tutto (Cf. Gv 13,18). Ma pur sapendolo, non torna indietro e mantiene la decisione di tradire il suo Maestro. E’ questo il momento in cui avviene una separazione tra Giuda e Gesù. Giovanni dice che satana entrò in lui. Giuda si alza ed esce. Si mette dalla parte dell’avversario (satana). Giovanni commenta: “Era di notte”. Era oscurità.
  • Giovanni 13,31-33: Comincia la glorificazione di Gesù. E’ come se la storia avesse aspettato questo momento di separazione tra la luce e le tenebre. Satana (l’avversario) e le tenebre entrano in Giuda quando lui decide di eseguire ciò che stava tramando. In quel momento si fece luce in Gesù che dichiara: “Ora il Figlio dell’uomo è stato glorificato, e anche Dio è stato glorificato in lui. Se Dio è stato glorificato in lui, anche Dio lo glorificherà da parte sua e lo glorificherà subito!” Tutto ciò che succederà d’ora in poi è per contagio regressivo. Le grandi decisioni erano già state prese sia da parte di Gesù (Gv 12,27-28) ed ora da parte di Giuda. I fatti si precipitano. E Gesù lo annuncia: “Figlioli, ancora per poco sono con voi; voi mi cercherete, ma come ho già detto ai Giudei, lo dico ora anche a voi: dove vado io voi non potete venire”. Manca poco al passaggio, alla Pasqua.
  • Giovanni 13,34-35: Il comandamento nuovo. Il vangelo di oggi omette questi due versi sul nuovo comandamento dell’amore, e comincia a parlare dell’annuncio della negazione di Pietro.
  • Giovanni 13,36-38: Annuncio della negazione di Pietro. Insieme al tradimento di Giuda, il vangelo parla anche della negazione di Pietro. Sono i due fatti che contribuiscono di più al dolore di Gesù. Pietro dice che è disposto a dare la vita per Gesù. Gesù lo richiama alla realtà: “Tu sei disposto a dare la vita per me? In verità, in verità ti dico: non canterà il gallo, prima che tu non m’abbia rinnegato tre volte”. Marco aveva scritto: “Prima che il gallo canti due volte, tu mi avrai rinnegato tre volte” (Mc 14,30). Tutti sanno che il gallo canta rapidamente. Quando al mattino il primo gallo comincia a cantare, quasi nello stesso tempo tutti i galli cantano insieme. Pietro è più rapido nella sua negazione che il gallo a cantare.

4) Per un confronto personale

  • Giuda, l’amico, diventa il traditore. Pietro, l’amico, nega Gesù. Ed io?
  • Mi metto nella situazione di Gesù e penso: come affronta la negazione ed il tradimento, il disprezzo e l’esclusione?

5) Preghiera finale

Sei tu, Signore, la mia speranza, la mia fiducia fin dalla mia giovinezza.

Su di te mi appoggiai fin dal grembo materno, dal seno di mia madre tu sei il mio sostegno. (Sal 70)

Lectio Divina: mercoledì, 5 aprile, 2023 

Mercoledì della Settimana Santa

1) Preghiera

Padre misericordioso, 

tu hai voluto che il Cristo tuo Figlio  subisse per noi il supplizio della croce  per liberarci dal potere del nemico; donaci di giungere alla gloria della risurrezione. Per il nostro Signore Gesù Cristo…

2) Lettura dal Vangelo secondo Matteo 26,14-25  

In quel tempo, uno dei Dodici, chiamato Giuda Iscariota, andò dai sommi sacerdoti e disse: “Quanto mi volete dare perché io ve lo consegni?” E quelli gli fissarono trenta monete d’argento. Da quel momento cercava l’occasione propizia per consegnarlo. Il primo giorno degli Azzimi, i discepoli si avvicinarono a Gesù e gli dissero: “Dove vuoi che ti prepariamo, per mangiare la Pasqua?” Ed egli rispose: “Andate in città, da un tale, e ditegli: Il Maestro ti manda a dire: Il mio tempo è vicino; farò la Pasqua da te con i miei discepoli”. I discepoli fecero come aveva loro ordinato Gesù, e prepararono la Pasqua. Venuta la sera, si mise a mensa con i Dodici. Mentre mangiavano disse: “In verità io vi dico, uno di voi mi tradirà”. Ed essi, addolorati profondamente, incominciarono ciascuno a domandargli: “Sono forse io, Signore?” Ed egli rispose: “Colui che ha intinto con me la mano nel piatto, quello mi tradirà. Il Figlio dell’uomo se ne va, come è scritto di lui, ma guai a colui dal quale il Figlio dell’uomo viene tradito; sarebbe meglio per quell’uomo se non fosse mai nato!” Giuda, il traditore, disse: “Rabbì, sono forse io?” Gli rispose: “Tu l’hai detto”.

3) Riflessione

  • Ieri il vangelo parlava del tradimento di Giuda e della negazione di Pietro. Oggi, parla di nuovo del tradimento di Giuda. Nella descrizione della passione di Gesù il vangelo di Matteo, si mette fortemente l’accento sul fallimento dei discepoli. Malgrado aver convissuto tre anni con Gesù, nessuno di loro difende Gesù. Giuda lo tradisce, Pietro lo nega, gli altri fuggono. Matteo racconta tutto ciò non per criticare o per condannare, neppure per scoraggiare i lettori, ma per sottolineare che l’accoglienza e l’amore di Gesù superano la sconfitta ed il fallimento dei discepoli! Questo modo di descrivere l’atteggiamento di Gesù era un aiuto per le Comunità all’epoca di Matteo. A causa delle frequenti persecuzioni, molti si erano scoraggiati ed avevano abbandonato la comunità e si chiedevano: “Sarà possibile ritornare? Dio ci accoglierà e perdonerà?” Matteo risponde suggerendo che noi possiamo rompere il rapporto con Gesù, ma Gesù non lo rompe mai con noi. Il suo amore è più grande della nostra infedeltà. Questo è un messaggio molto importante che cogliamo nel vangelo durante la Settimana Santa.
  • Matteo 26,14-16: La Decisione di Giuda di tradire Gesù. Giuda prese la decisione dopo che Gesù non accettò la critica dei discepoli rispetto alla donna che spreca un profumo carissimo solo per ungere Gesù (Mt 26,6-13). Si recò perfino dai sacerdoti e chiese: “Quanto mi darete se ve lo consegno?” Combinarono la somma di trenta monete d’argento. Matteo evoca le parole del profeta Zaccaria per descrivere il prezzo combinato (Zc 11,12). Allo stesso tempo, il tradimento di Gesù per trenta monete evoca la vendita di Giuseppe da parte dei suoi fratelli, decisa dai compratori per venti monete (Gn 37,28). Evoca anche il prezzo di trenta monete da pagarsi per il ferimento di uno schiavo (Es 21,32).
  • Matteo 26,17-19: La Preparazione della Pasqua. Gesù veniva dalla Galilea. Non aveva casa a Gerusalemme. Passava le notti nell’Orto degli Ulivi (cf. Gv 8,1). Nei giorni di festa della pasqua la popolazione di Gerusalemme si triplicava a causa dell’enorme quantità di pellegrini che venivano da ogni parte. Per Gesù non era facile trovare una grande sala dove celebrare la pasqua insieme ai pellegrini venuti dalla Galilea, come lui. Ordina ai suoi discepoli di trovare una persona nella cui casa lui aveva deciso di celebrare la Pasqua. Il vangelo non offre ulteriori informazioni e lascia che l’immaginazione completi ciò che manca nelle informazioni. Era una persona conosciuta da Gesù? Un parente? Un discepolo? Lungo i secoli, l’immaginazione degli apocrifi seppe completare questa informazione, ma con scarsa credibilità.
  • Matteo 26,20-25: L’annuncio del tradimento di Giuda. Gesù sa che sarà tradito. Malgrado Gesù facesse le cose in segreto, Gesù sapeva. Ma malgrado ciò vuole fraternizzare con il circolo di amici a cui Giuda appartiene. Quando erano tutti riuniti per l’ultima volta, Gesù annuncia chi è il traditore “colui che ha intinto con me la mano nel piatto”. Questo modo di annunciare il tradimento rende ancora più chiaro il contrasto. Per i giudei comunione attorno alla tavola, intingere insieme la mano nello stesso piatto, era la massima espressione di intimità e di fiducia. Matteo suggerisce così che malgrado il tradimento fatto da qualcuno molto amico, l’amore di Gesù è più grande del tradimento!
  • Cosa colpisce nel modo che Matteo ha di descrivere questi fatti. Tra la negazione ed il tradimento c’è l’istituzione dell’Eucaristia (Mt 26,26-29): il tradimento di Giuda, prima (Mt 25,20-25); la negazione di Pietro e la fuga dei discepoli, dopo (Mt 25,30-35). Così lui mette in risalto per tutti noi l’incredibile gratuità dell’amore di Gesù, che supera il tradimento, la negazione e la fuga degli amici. Il suo amore non dipende da ciò che gli altri fanno per lui.

4) Per un confronto personale

  • Sono capace di essere come Giuda e di negare e tradire Dio, Gesù, gli amici e le amiche?
  • Nella Settimana Santa è importante riservarmi qualche momento per rendermi conto dell’incredibile gratuità dell’amore di Dio per me.

5) Preghiera finale

Loderò il nome di Dio con il canto, lo esalterò con azioni di grazie.

Vedano gli umili e si rallegrino; si ravvivi il cuore di chi cerca Dio, poiché il Signore ascolta i poveri e non disprezza i suoi che sono prigionieri. (Sal 68)

Lectio Divina: giovedì, 6 aprile, 2023 

Giovedì Santo – Cena del Signore

Lavanda dei piedi 

Giovanni 13,1-15

1. Preghiera

Iniziamo il nostro incontro con la Parola di Dio lasciando parlare tutta la nostra vita, lasciando che la parola del vangelo di oggi parli a tutta la nostra vita e la rinnovi con la luce dell’esempio che Gesù ci offre. Ci lasciamo guidare da una proposta di preghiera che attingiamo da una raccolta di canti oranti che ha per titolo: «Cuore in festa». «Quando tu parli, Signore, il nulla palpita di vita: le ossa aride diventano persone viventi, il deserto fiorisce… Quando mi accingo a pregarti mi sento arido, non so che dire. Non sono, evidentemente, sintonizzato con la tua volontà, le mie labbra non sono intonate al mio cuore, il mio cuore non si sforza d’intonarsi con il tuo. Rinnova il mio cuore, purifica le mie labbra perché parli con te come vuoi tu, perché parli con gli altri come vuoi tu, perché parli con me stesso, col mio mondo interiore, come vuoi tu». (L.Renna)

2. Lettura

  1. Lettura:

1Prima della festa di Pasqua Gesù, sapendo che era giunta la sua ora di passare da questo mondo al Padre, dopo aver amato i suoi che erano nel mondo, li amò sino alla fine. 2Mentre cenavano, quando già il diavolo aveva messo in cuore a Giuda Iscariota, figlio di Simone, di tradirlo, 3Gesù sapendo che il Padre gli aveva dato tutto nelle mani e che era venuto da Dio e a Dio ritornava, 4si alzò da tavola, depose le vesti e, preso un asciugatoio, se lo cinse attorno alla vita. 5Poi versò dell’acqua nel catino e cominciò a lavare i piedi dei discepoli e ad asciugarli con l’asciugatoio di cui era cinto. 6Venne dunque da Simon Pietro e questi gli disse: «Signore, tu lavi i piedi a me?». 7Rispose  Gesù: «Quello che io faccio, tu ora non lo capisci, ma lo capirai dopo». 8Gli disse Simon Pietro: «Non mi laverai mai i piedi!». Gli rispose Gesù: «Se non ti laverò, non avrai parte con me». 9Gli disse Simon Pietro: «Signore, non solo i piedi, ma anche le mani e il capo!». 10Soggiunse Gesù: «Chi ha fatto il bagno, non ha bisogno di lavarsi se non i piedi ed è tutto mondo; e voi siete mondi, ma non tutti». 11Sapeva infatti chi lo tradiva; per questo disse: «Non tutti siete mondi». 12Quando dunque ebbe lavato loro i piedi e riprese le vesti, sedette di nuovo e disse loro: «Sapete ciò che vi ho fatto? 13Voi mi chiamate Maestro e Signore e dite bene, perché lo sono. 14Se dunque io, il Signore e il Maestro, ho lavato i vostri piedi, anche voi dovete lavarvi i piedi gli uni gli altri. 15Vi ha dato infatti l’esempio, perché come ho fatto io, facciate anche voi». 

  1. Momenti di silenzio orante:

In un ascolto amoroso la parola non è necessaria, anche il silenzio parla e comunica amore.

3. Riflessione

  1. a) Preambolo alla Pasqua di Gesù:

Il brano del vangelo di questo giorno è inserito in un insieme letterario che comprende i capitoli 13-17. L’inizio è costituito dal racconto dell’ultima cena che Gesù condivide con i suoi discepoli, durante la quale compie il gesto della lavanda dei piedi (13,1-30). 

Poi, Gesù intesse un lungo dialogo d’addio con i suoi discepoli (13,31 – 14,31), i capitoli 1517 hanno la funzione di approfondire ulteriormente il precedente discorso del maestro. Immediatamente, segue, l’azione dell’arresto di Gesù (18,1-11). In ogni modo, questi eventi narrati in 13,-17,26 sono collegati sin da 13,1 con la Pasqua di Gesù.  Interessante è notare quest’ultima annotazione: da 12,1 la Pasqua non viene più denominata come la pasqua dei giudei, ma di Gesù. É lui, d’ora innanzi, l’Agnello di Dio che libererà l’uomo dal suo peccato. Quella di Gesù è una pasqua che mira alla liberazione dell’uomo: un nuovo esodo che permette di passare dalle tenebre alla luce (8,12), e che porterà vita e festa nell’umanità (7,37).

Gesù è consapevole che sta per concludersi il suo cammino verso il Padre e, quindi sta per portare a termine il suo esodo personale e definitivo. Tale passaggio al Padre avviene mediante la croce, momento nodale in cui Gesù consegnerà la sua vita a vantaggio dell’uomo.

Colpisce l’attenzione del lettore nel constatare come l’evangelista Giovanni sappia ben presentare la figura di Gesù nel mentre è consapevole degli ultimi eventi della sua vita e, quindi, della sua missione. Come a ribadire che Gesù non è travolto dagli eventi che minacciano la sua esistenza, ma è pronto a dare la sua vita. In precedenza l’evangelista aveva notato che non era giunta la sua ora; ma ora nel racconto della lavanda dei piedi dice che è consapevole dell’approssimarsi della sua ora. Tale coscienza sta alla base dell’espressione giovannea: «dopo aver amato i suoi che erano nel mondo, li amò sino alla fine» (v.1). L’amore per i «suoi», coloro che formano la nuova comunità, è stato evidente mentre era con loro, ma splenderà in modo eminente nella sua morte. Tale amore viene mostrato da Gesù nel gesto della lavanda dei piedi che, nella sua valenza simbolica, mostra l’amore continuo che si esprime nel servizio. 

  1. b) Lavanda dei piedi:

Gesù si trova in una cena ordinaria con i suoi. Ha piena coscienza della missione che il Padre gli ha affidato: da lui dipende la salvezza dell’umanità. Con tale consapevolezza vuole mostrare ai «suoi», mediante la lavanda dei piedi, come si porta a compimento l’opera salvifica del Padre e indicare in tale gesto la donazione della sua vita per la salvezza dell’uomo. É volontà di Gesù che l’uomo si salvi e uno struggente desiderio lo guida a dare la sua vita e a consegnarsi. É consapevole che «il Padre aveva posto tutto nelle sua mani» (v.3a), tale espressione lascia intravedere che il Padre lascia a Gesù la completa libertà di azione.

Gesù, inoltre, sa che la sua vera provenienza e la meta del suo itinerario è Dio; sa che la sua morte in croce, espressione massima del suo amore, è l’ultimo momento del suo cammino salvifico. La sua morte è un «esodo»; è l’apice della sua vittoria sulla morte, nel suo donarsi (dare la vita) Gesù ci rivela la presenza di Dio come vita piena ed esente dalla morte.

Con questa piena consapevolezza della sua identità e della sua completa libertà Gesù si accinge a compiere il grande e umile gesto della lavanda dei piedi. Tale gesto d’amore viene descritto con un accumulo di verbi (otto) che rendono la scena coinvolgente e pregna di significato. L’evangelista nel presentare l’ultima azione di Gesù verso i suoi, usa questa figura retorica dell’accumulo dei verbi senza ripetersi perché tale gesto rimanga impresso nel cuore e nella mente dei suoi discepoli e di ogni lettore e perché venga ritenuto un comandamento da non dimenticare. Il gesto compiuto da Gesù intende mostrare che il vero amore si traduce in azione tangibile di servizio. Gesù si spoglia delle sue vesti e si cinge di un grembiule, simbolo del servizio. Più precisamente Gesù che depone le sue vesti è un’espressione che ha la funzione di esprimere il significato del dono della vita. Quale insegnamento Gesù vuole trasmettere ai suoi discepoli con questo gesto? Mostra loro che l’amore si esprime nel servizio, nel dare la vita all’altro come lui ha fatto.

Al tempo di Gesù la lavanda dei piedi era un gesto che esprimeva ospitalità e accoglienza nei confronti degli ospiti. In via ordinaria era svolto da uno schiavo oppure dalla moglie nei confronti della moglie e anche dalle figlie verso il loro padre. Inoltre era consuetudine che tale rito della lavanda dei piedi avvenisse sempre prima di mettersi a mensa e non durante. Tale inciso dell’azione di Gesù intende sottolineare la singolarità del suo gesto.

E così Gesù si mette a lavare i piedi ai suoi discepoli. Il reiterato uso del grembiule con cui Gesù si è cinto sottolinea che l’atteggiamento del servizio è un attributo permanente della persona di Gesù. Difatti quando avrà terminato la lavanda Gesù non si toglie il panno che funge da grembiule. Tale particolare intende sottolineare che il servizio-amore non termina con la sua morte. La minuziosità di tali dettagli mostra l’intento dell’evangelista a voler sottolineare la singolarità e l’importanza del gesto di Gesù. 

Lavando i piedi dei suoi discepoli Gesù intende mostrare ad essi il suo amore, che è un tutt’uno con quello del Padre (10,30.38). É davvero sconvolgente questa immagine che Gesù ci rivela di Dio: non è un sovrano che risiede esclusivamente nel cielo, ma si presenta come servo dell’umanità per innalzarla a livello divino. Da questo servizio divino scaturisce per la comunità dei credenti quella libertà che nasce dall’amore e che rende tutti i suoi membri «signori» (liberi) perché servi. É come dire che solo la libertà crea vero amore. D’ora in poi il servizio che i credenti renderanno all’uomo avrà come scopo quello di instaurare rapporti tra gli uomini in cui l’uguaglianza e la libertà siano una conseguenza della pratica del servizio reciproco. Gesù con il suo gesto intende mostrare che qualsiasi dominio o tentativo di sopravvento sull’uomo è contrario all’atteggiamento di Dio che, invece, serve l’uomo per elevarlo a sé. Inoltre non ha più senso le pretese di superiorità di un uomo sull’altro, perché la comunità fondata da Gesù non ha caratteristiche piramidali, ma dimensioni orizzontali, in cui ciascuno è a servizio degli altri, sull’esempio di Dio e di Gesù.

In sintesi, il gesto che Gesù compie esprime i seguenti valori: l’amore versi i fratelli chiede di tradursi in accoglienza fraterna, ospitalità, cioè in servizio permanente.  c) Resistenza di Pietro: 

La reazione di Pietro al gesto di Gesù si esprime in atteggiamenti di stupore e protesta. 

Anche nel modo di rapportarsi a Gesù avviene un cambiamento: Pietro lo chiama

«Signore» (13,6). Tale titolo riconosce a Gesù un livello di superiorità che stride con il «lavare» i piedi, un’azione che compete, invece, a un soggetto inferiore. La protesta è energicamente espressa dalle parole: «tu lavi i piedi a me?». Agli occhi di Pietro questo umiliante gesto della lavanda dei piedi è sembrato come un inversione dei valori che regolano le relazioni tra Gesù e gli uomini: il primo è il Messia, Pietro è un suddito. 

Pietro disapprova l’uguaglianza che Gesù vuole creare tra gli uomini.

A tale incomprensione Gesù risponde invitando Pietro ad accogliere il senso del lavargli i piedi come una testimonianza del suo affetto verso di lui. Più precisamente gli vuole offrire una prova concreta di come lui e il Padre lo ama.

Ma la reazione Pietro non desiste: rifiuta categoricamente che Gesù si metta ai suoi piedi. Per Pietro ognuno deve ricoprire il suo ruolo, non è possibile una comunità o una società basata sull’uguaglianza. Non è accettabile che Gesù abbandoni la sua posizione di superiorità per rendersi uguale ai suoi discepoli. Tale idea del Maestro disorienta Pietro e lo porta a protestare. Non accettando il servizio d’amore del suo Maestro, non accetta, neanche che muoia in croce per lui (12,34;13,37). É, come dire, che Pietro è lontano dalla comprensione di cosa sia il vero amore, e tale ostacolo è di impedimento perché Gesù glielo mostri con l’azione.

Intanto se Pietro non è disposto a condividere la dinamica dell’amore che si manifesta nel servizio reciproco non può condividere l’amicizia con Gesù e rischia, davvero, di autoescludersi.

Inseguito all’ammonimento di Gesù «Se non ti laverò, non avrai parte con me» (v.8), Pietro aderisce alle minacciose parole del Maestro, ma senza, però, accettare il significato profondo dell’azione di Gesù. Si mostra aperto disposto a farsi lavare da Gesù, non solo i piedi, ma, anche le mani e la testa. Sembra che a Pietro sia più facile accettare il gesto di Gesù come un’azione di purificazione o abluzione piuttosto che come servizio. Ma Gesù gli risponde che i discepoli sono diventati puri («puliti») nel momento in cui hanno accettato di lasciarsi guidare dalla Parola del Maestro, rifiutando quella del mondo. Pietro e i discepoli non hanno più bisogno del rito giudaico della purificazione ma di lasciarsi lavare i piedi da Gesù; ovvero di lasciarsi amare da lui, conferendo loro dignità e libertà. 

  1. Il memoriale dell’amore:

Al termine della lavanda dei piedi Gesù intende dare alla sua azione una validità permanente per la sua comunità e nello stesso tempo lasciare ad essa un memoriale o comandamento che dovrà regolare per sempre le relazioni fraterne.

Gesù è il Signore, non nella dimensione del dominio, ma in quanto comunica l’amore del Padre (il suo Spirito) che ci rende figli di Dio e idonei a imitare Gesù che liberamente dona l’amore ai suoi. Tale atteggiamento interiore Gesù ha inteso comunicarlo ai suoi, un amore che non esclude nessuno, neppure Giuda che sta per tradirlo. Quindi se i discepoli lo chiamano signore, devono imitarlo; se lo considerano maestro devono ascoltarlo. 

  1. Alcune domande per meditare:
  • si alzò da tavola:

come vivi l’eucaristia? In modo sedentario o ti lasci sollecitare all’azione dal fuoco dell’amore che ricevi? Corri il pericolo che l’eucaristia a cui partecipi si smarrisca nel narcisismo contemplativo, senza approdare all’impegno di solidarietà e condivisione? Il tuo impegno per la giustizia, per i poveri parte dalla consuetudine d’incontrare Cristo nell’eucaristia, dalla familiarità con lui? 

  • depose le vesti:

quando dall’eucaristia passi alla vita sai deporre le vesti del tornaconto, del calcolo, dell’interesse personale per lasciarti guidare da un amore autentico verso gli altri? Oppure dopo l’eucaristia non sei capace di deporre le vesti del dominio e dell’arroganza per indossare quelle della semplicità, della povertà? 

  • si cinse un asciugatoio:

è l’immagine della «chiesa del grembiule». Nella vita della tua famiglia, della tua comunità ecclesiale percorri la strada del servizio, della condivisione? Sei coinvolto direttamente nel servizio ai poveri e agli ultimi? Sai scorgere il volto di Cristo che chiede di essere servito, amato nei poveri?

4. Preghiera finale

  1. a) Salmo 116 (114-115), 12-13;15-16bc; 17-18

Il salmista che si trova nel tempio e alla presenza dell’assemblea liturgica scioglie il suo sacrificio di ringraziamento. Voltaire che nutriva una particolare predilezione per il v.12 così si esprimeva: «Che cosa posso offrire al Signore per i doni che mi ha elargito?».

Che cosa renderò al Signore per quanto mi ha dato?

Alzerò il calice della salvezza e invocherò il nome del Signore Preziosa agli occhi del Signore è la morte dei suoi fedeli.

Io sono tuo servo, figlio della tua ancella; hai spezzato le mie catene.

A te offrirò sacrifici di lode e invocherò il nome del Signore. Adempirò i miei voti al Signore davanti a tutto il popolo. 

  1. b) Preghiera finale:

Affascinato dal modo con cui Gesù esprime il suo amore verso i suoi Origene così prega:

Gesù, vieni, ho i piedi sporchi.

Per me fatti servo, versa l’acqua nel bacile; vieni, lavami i piedi.

Lo so, è temerario quel che ti dico, ma temo la minaccia delle tue parole: «Se non ti laverò, non avrai parte con me».

Lavami dunque i piedi, perché abbia parte con te. 

(Omelia 5 su Isaia)

E San Ambrogio preso da un desiderio ardente di corrispondere all’amore di Gesù, così si esprime: 

O mio signore Gesù, lasciami lavare i tuoi sacri piedi; te li sei sporcati da quando cammini nella mia anima…

Ma dove prenderò l’acqua della fonte per lavarti i piedi?

In mancanza di essa mi restano gli occhi per piangere: bagnando i tuoi piedi con le mie lacrime, fa che io stesso rimanga purificato. 

(Trattato sulla penitenza)

Lectio Divina: venerdì, 7 aprile, 2023 

Venerdì Santo – Celebrazione della Passione del Signore

La Passione di Gesù secondo Giovanni 

Giovanni 18,1 – 19,42

1. Raccogliamoci in preghiera – Statio

Vieni, tu refrigerio, delizia e nutrimento delle anime nostre.

Vieni, e togli tutto quello che è di mio, e infondi in me solo quello che è tuo.

Vieni, tu che sei nutrimento d’ogni casto pensiero, circolo d’ogni clemenza e cumulo d’ogni purità.

Vieni e consuma in me tutto quello che è cagione che io non possa essere consumata da te.

Vieni, o Spirito, che sei sempre col Padre e con lo Sposo, e riposati sopra le spose dello Sposo. 

(S. Maria Maddalena de’ Pazzi, O.Carm., in La Probatione ii, 193-194.)

2. Lettura orante della Parola – Lectio Dal Vangelo secondo Giovanni

1Detto questo, Gesù uscì con i suoi discepoli e andò di là dal torrente Cèdron, dove c’era un giardino nel quale entrò con i suoi discepoli. 2Anche Giuda, il traditore, conosceva quel posto, perché Gesù vi si ritirava spesso con i suoi discepoli. 3Giuda dunque, preso un distaccamento di soldati e delle guardie fornite dai sommi sacerdoti e dai farisei, si recò là con lanterne, torce e armi. 4Gesù allora, conoscendo tutto quello che gli doveva accadere, si fece innanzi e disse loro: «Chi cercate?». 5Gli risposero: «Gesù, il Nazareno». Disse loro Gesù: «Sono io!». Vi era là con loro anche Giuda, il traditore. 6Appena disse

«Sono io», indietreggiarono e caddero a terra. 7Domandò loro di nuovo: «Chi cercate?».

Risposero: «Gesù, il Nazareno». 8Gesù replicò: «Vi ho detto che sono io. Se dunque cercate me, lasciate che questi se ne vadano». 9Perché s’adempisse la parola che egli aveva detto: « Non ho perduto nessuno di quelli che mi hai dato ».10Allora Simon Pietro, che aveva una spada, la trasse fuori e colpì il servo del sommo sacerdote e gli tagliò l’orecchio destro. Quel servo si chiamava Malco. 11Gesù allora disse a Pietro: «Rimetti la tua spada nel fodero; non devo forse bere il calice che il Padre mi ha dato?».

Gesù davanti ad Anna e a Caifa. Rinnegamenti di Pietro 

12Allora il distaccamento con il comandante e le guardie dei Giudei afferrarono Gesù, lo legarono 13e lo condussero prima da Anna: egli era infatti suocero di Caifa, che era sommo sacerdote in quell’anno. 14Caifa poi era quello che aveva consigliato ai Giudei: «E’ meglio che un uomo solo muoia per il popolo». 15Intanto Simon Pietro seguiva Gesù insieme con un altro discepolo. Questo discepolo era conosciuto dal sommo sacerdote e perciò entrò con Gesù nel cortile del sommo sacerdote; 16Pietro invece si fermò fuori, vicino alla porta. Allora quell’altro discepolo, noto al sommo sacerdote, tornò fuori, parlò alla portinaia e fece entrare anche Pietro. 17E la giovane portinaia disse a Pietro: «Forse anche tu sei dei discepoli di quest’uomo?». 

Egli rispose: «Non lo sono». 18Intanto i servi e le guardie avevano acceso un fuoco, perché faceva freddo, e si scaldavano; anche Pietro stava con loro e si scaldava. 19Allora il sommo sacerdote interrogò Gesù riguardo ai suoi discepoli e alla sua dottrina. 20Gesù gli rispose: «Io ho parlato al mondo apertamente; ho sempre insegnato nella sinagoga e nel tempio, dove tutti i Giudei si riuniscono, e non ho mai detto nulla di nascosto. 21Perché interroghi me? Interroga quelli che hanno udito ciò che ho detto loro; ecco, essi sanno che cosa ho detto». 22Aveva appena detto questo, che una delle guardie presenti diede uno schiaffo a Gesù, dicendo: «Così rispondi al sommo sacerdote?».23Gli rispose Gesù: «Se ho parlato male, dimostrami dov’è il male; ma se ho parlato bene, perché mi percuoti?». 24Allora Anna lo mandò legato a Caifa, sommo sacerdote. 25Intanto Simon Pietro stava là a scaldarsi. Gli dissero: «Non sei anche tu dei suoi discepoli?». Egli lo negò e disse: «Non lo sono».26Ma uno dei servi del sommo sacerdote, parente di quello a cui Pietro aveva tagliato l’orecchio, disse: «Non ti ho forse visto con lui nel giardino?». 27Pietro negò di nuovo, e subito un gallo cantò.

Gesù davanti a Pilato 

28Allora condussero Gesù dalla casa di Caifa nel pretorio. Era l’alba ed essi non vollero entrare nel pretorio per non contaminarsi e poter mangiare la Pasqua. 29Uscì dunque Pilato verso di loro e domandò: «Che accusa portate contro quest’uomo?». 30Gli risposero: «Se non fosse un malfattore, non te l’avremmo consegnato». 31Allora Pilato disse loro: «Prendetelo voi e giudicatelo secondo la vostra legge!». Gli risposero i Giudei: «A noi non è consentito mettere a morte nessuno». 32Così si adempivano le parole che Gesù aveva detto indicando di quale morte doveva morire. 33Pilato allora rientrò nel pretorio, fece chiamare Gesù e gli disse: «Tu sei il re dei Giudei?». 34Gesù rispose: «Dici questo da te oppure altri te l’hanno detto sul mio conto?». 35Pilato rispose: «Sono io forse Giudeo? La tua gente e i sommi sacerdoti ti hanno consegnato a me; che cosa hai fatto?». 36Rispose Gesù: «Il mio regno non è di questo mondo; se il mio regno fosse di questo mondo, i miei servitori avrebbero combattuto perché non fossi consegnato ai Giudei; ma il mio regno non è di quaggiù». 37Allora Pilato gli disse: «Dunque tu sei re?». Rispose Gesù: «Tu lo dici; io sono re. Per questo io sono nato e per questo sono venuto nel mondo: per rendere testimonianza alla verità. Chiunque è dalla verità, ascolta la mia voce». 38Gli dice Pilato: «Che cos’è la verità?». E detto questo uscì di nuovo verso i Giudei e disse loro: «Io non trovo in lui nessuna colpa. 39Vi è tra voi l’usanza che io vi liberi uno per la Pasqua: volete dunque che io vi liberi il re dei Giudei?».40Allora essi gridarono di nuovo: «Non costui, ma Barabba!». Barabba era un brigante.

Capitolo 19: 

1Allora Pilato fece prendere Gesù e lo fece flagellare.2E i soldati, intrecciata una corona di spine, gliela posero sul capo e gli misero addosso un mantello di porpora; quindi gli venivano davanti e gli dicevano: 3«Salve, re dei Giudei!». E gli davano schiaffi. 4Pilato intanto uscì di nuovo e disse loro: «Ecco, io ve lo conduco fuori, perché sappiate che non trovo in lui nessuna colpa».5Allora Gesù uscì, portando la corona di spine e il mantello di porpora. E Pilato disse loro: «Ecco l’uomo!». 6Al vederlo i sommi sacerdoti e le guardie gridarono: «Crocifiggilo, crocifiggilo!». Disse loro Pilato: «Prendetelo voi e crocifiggetelo; io non trovo in lui nessuna colpa». 7Gli risposero i Giudei: «Noi abbiamo una legge e secondo questa legge deve morire, perché si è fatto Figlio di Dio». 8All’udire queste parole, Pilato ebbe ancor più paura 9ed entrato di nuovo nel pretorio disse a Gesù: «Di dove sei?». Ma Gesù non gli diede risposta. 10Gli disse allora Pilato: «Non mi parli? Non sai che ho il potere di metterti in libertà e il potere di metterti in croce?».11Rispose Gesù: «Tu non avresti nessun potere su di me, se non ti fosse stato dato dall’alto. Per questo chi mi ha consegnato nelle tue mani ha una colpa più grande».

La condanna a morte 

12Da quel momento Pilato cercava di liberarlo; ma i Giudei gridarono: «Se liberi costui, non sei amico di Cesare! Chiunque infatti si fa re si mette contro Cesare». 13Udite queste parole, Pilato fece condurre fuori Gesù e sedette nel tribunale, nel luogo chiamato Litòstroto, in ebraico Gabbatà. 14Era la Preparazione della Pasqua, verso mezzogiorno.  Pilato disse ai Giudei: «Ecco il vostro re!». 15Ma quelli gridarono: «Via, via, crocifiggilo!». Disse loro Pilato: «Metterò in croce il vostro re?». Risposero i sommi sacerdoti: «Non abbiamo altro re all’infuori di Cesare». 16Allora lo consegnò loro perché fosse crocifisso. La crocifissione 17Essi allora presero Gesù ed egli, portando la croce, si avviò verso il luogo del Cranio, detto in ebraico Gòlgota, 18dove lo crocifissero e con lui altri due, uno da una parte e uno dall’altra, e Gesù nel mezzo. 19Pilato compose anche l’iscrizione e la fece porre sulla croce; vi era scritto: «Gesù il Nazareno, il re dei Giudei».20Molti Giudei lessero questa iscrizione, perché il luogo dove fu crocifisso Gesù era vicino alla città; era scritta in ebraico, in latino e in greco. 21I sommi sacerdoti dei Giudei dissero allora a Pilato: «Non scrivere: il re dei Giudei, ma che egli ha detto: Io sono il re dei Giudei». 22Rispose Pilato: «Ciò che ho scritto, ho scritto».

La divisione dei vestiti 

23I soldati poi, quando ebbero crocifisso Gesù, presero le sue vesti e ne fecero quattro parti, una per ciascun soldato, e la tunica. Ora quella tunica era senza cuciture, tessuta tutta d’un pezzo da cima a fondo. 24Perciò dissero tra loro: Non stracciamola, ma tiriamo a sorte a chi tocca. Così si adempiva la Scrittura: Si son divise tra loro le mie vesti e sulla mia tunica han gettato la sorte.

Gesù e sua madre 

25Stavano presso la croce di Gesù sua madre, la sorella di sua madre, Maria di Clèofa e Maria di Màgdala. 26Gesù allora, vedendo la madre e lì accanto a lei il discepolo che egli amava, disse alla madre: «Donna, ecco il tuo figlio!». 27Poi disse al discepolo: «Ecco la tua madre!». E da quel momento il discepolo la prese nella sua casa.

La morte di Gesù 

28Dopo questo, Gesù, sapendo che ogni cosa era stata ormai compiuta, disse per adempiere la Scrittura: « Ho sete ». 29Vi era lì un vaso pieno d’aceto; posero perciò una spugna imbevuta di aceto in cima a una canna e gliela accostarono alla bocca. 30E dopo aver ricevuto l’aceto, Gesù disse: «Tutto è compiuto!». E, chinato il capo, spirò.

Il colpo di lancia 

31Era il giorno della Preparazione e i Giudei, perché i corpi non rimanessero in croce durante il sabato (era infatti un giorno solenne quel sabato), chiesero a Pilato che fossero loro spezzate le gambe e fossero portati via. 32Vennero dunque i soldati e spezzarono le gambe al primo e poi all’altro che era stato crocifisso insieme con lui. 33Venuti però da Gesù e vedendo che era già morto, non gli spezzarono le gambe, 34ma uno dei soldati gli colpì il fianco con la lancia e subito ne uscì sangue e acqua. 35Chi ha visto ne dá testimonianza e la sua testimonianza è vera e egli sa che dice il vero, perché anche voi crediate. 36Questo infatti avvenne perché si adempisse la Scrittura: Non gli sarà spezzato alcun osso. 37E un altro passo della Scrittura dice ancora: Volgeranno lo sguardo a colui che hanno trafitto.

La sepoltura 

38Dopo questi fatti, Giuseppe d’Arimatèa, che era discepolo di Gesù, ma di nascosto per timore dei Giudei, chiese a Pilato di prendere il corpo di Gesù. Pilato lo concesse. Allora egli andò e prese il corpo di Gesù. 39Vi andò anche Nicodèmo, quello che in precedenza era andato da lui di notte, e portò una mistura di mirra e di aloe di circa cento libbre. 40Essi presero allora il corpo di Gesù, e lo avvolsero in bende insieme con oli aromatici, com’è usanza seppellire per i Giudei. 41Ora, nel luogo dove era stato crocifisso, vi era un giardino e nel giardino un sepolcro nuovo, nel quale nessuno era stato ancora deposto. 42Là dunque deposero Gesù, a motivo della Preparazione dei Giudei, poiché quel sepolcro era vicino.

3. Ruminare la Parola – Meditatio

3.1. Chiave di lettura:

  • Gesù padrone della sua sorte

Vorrei proporvi di raccoglierci con lo spirito di Maria, sotto la croce di Gesù. Lei, donna forte che ha colto tutto il significato di questo evento della passione e morte del Signore, ci aiuterà a volgere uno sguardo contemplativo sul crocifisso (Gv 19, 25–27). Ci troviamo nel capitolo 19 del vangelo di Giovanni, che apre con la scena della flagellazione e la coronazione di spine. Pilato presenta Gesù ai sommi sacerdoti e alle guardie: “Gesù il Nazareno, il re dei Giudei” che gridano la sua morte in croce (Gv 19, 6). Comincia così per Gesù il cammino della croce verso il Gòlgota, dove sarà crocifisso. Nel racconto della Passione secondo Giovanni, Gesù si rivela padrone di se stesso, controllando così tutto quello che gli succede. Il testo giovanneo abbonda di frasi che indicano a questa realtà teologica, di Gesù che offre la sua vita. Gli eventi della passione lui le subisce attivamente non passivamente. Portiamo qui solo alcuni esempi facendo enfasi su alcune frasi e parole. Il lettore ne può trovare altri: Gesù allora, conoscendo tutto quello che gli doveva accadere,si fece innanzi e disse loro: “Chi cercate?”. Gli risposero: “Gesù, il Nazareno”. Disse loro Gesù: “Sono io!”. 

Vi era là con loro anche Giuda, il traditore. Appena disse “Sono io”, indietreggiarono e caddero a terra. Domandò loro di nuovo: “Chi cercate?”. Risposero: “Gesù, il Nazareno”. Gesù replicò: “Vi ho detto che sono io. Se dunque cercate me, lasciate che questi se ne vadano”. Perché s’adempisse la parola che egli aveva detto: “Non ho perduto nessuno di quelli che mi hai dato”. (Gv 18, 4-9) “Allora Gesù uscì, portando la corona di spine e il mantello di porpora” (Gv 19, 5), A Pilato dice: “Tu non avresti nessun potere su di me, se non ti fosse stato dato dall’alto.” (Gv 19, 11).

Anche sulla croce Gesù prende parte attiva alla sua morte, non si lascia uccidere come i ladroni ai quali vengono spezzate le gambe (Gv 19, 31-33), ma consegna il suo spirito (Gv 19, 30). Molto importanti i dettagli portati dall’evangelista: “Gesù allora, vedendo la madre e lì accanto a lei il discepolo che egli amava, disse alla madre: “Donna, ecco il tuo figlio!”. Poi disse al discepolo: “Ecco la tua madre!”.” (Gv 19, 26-27). Queste parole semplici di Gesù portano il peso della rivelazione, parole con le quali, egli ci rivela la sua volontà: “ecco tuo figlio (v. 26); “ecco tua madre” (v. 27). Parole che ci rimandano a quelle pronunciate da Pilato sul litostrotos: “Ecco l’uomo” (Gv 19, 5). Qui Gesù, dalla croce, suo trono, rivela la sua volontà e il suo amore per noi. Egli è l’agnello di Dio, il pastore che da la sua vita per le pecorelle. In quel momento, presso la croce, egli partorisce la Chiesa, rappresentata da Maria, sua sorella, Maria di Clèofa e Maria di Màgdala con il discepolo amato (Gv 19, 25). 

  • Discepoli amati e fedeli

Il quarto vangelo specifica che questi discepoli “stavano presso la croce” (Gv 19, 25-26). Un dettaglio questo di significato profondo. Solo il quarto vangelo ci racconta che queste cinque persone stavano presso la croce. Gli altri evanġelisti non specificano.  Luca per esempio, racconta che tutti quelli che lo conobbero seguivano tutto da lontano (Lc 23, 49). Pure Matteo riporta che molte donne seguivano da lontano questi eventi. 

Queste donne, avevano seguito Gesù fin dalla Galilea e lo servivano. Ma adesso lo seguivano da lontano (Mt 27, 55–56). Marco come pure Matteo ci offre i nomi di quelli che seguivano la morte di Gesù da lontano. (Mc 15, 40-41). Solo il quarto vangelo perciò, specifica che la madre di Gesù con le altre donne e il discepolo amato “stavano presso la croce”. Stavano li, come servi al loro re. Sono coraggiosamente presenti nel momento in cui Gesù dichiara che ormai “tutto è compiuto” (Gv 19, 30). La madre di Gesù è presente all’ora che finalmente “è giunta”. Quell’ora preannunziata nelle nozze di Cana (Gv 2, 1ss). Il quarto vangelo aveva notato anche in quel momento che “la madre di Gesù era là” (Gv 2, 1). Perciò colui che rimane fedele al Signore nella sua sorte, egli è il discepolo amato. L’evangelista lascia in anonimato questo discepolo così ciascuno di noi potrà rispecchiarsi in lui che ha conosciuto i misteri del Signore, appoggiando il capo sul petto di Gesù durante l’ultima cena (Gv 13, 25). 

3.1.1.  Domande e suggerimenti per orientare la meditazione e l’attualizzazione 

  • Leggi un’altra volta il brano del vangelo, e trova nella Bibbia tutti i testi citati nella chiave di lettura. Cerca di trovarne altri testi paralleli che ti aiutino a penetrare a fondo il testo in meditazione.
  • Con il tuo spirito, aiutato dalla lettura orante del racconto giovanneo, visita i luoghi della Passione, fermati sul Calvario per cogliere con Maria e il discepolo amato l’evento della Passione.
  • Che cosa ti colpisce di più?
  • Quali sentimenti suscita in te questo racconto della Passione?
  • Che significato ha per te il fatto che Gesù subisce attivamente la sua passione?

4. Oratio

O Sapienza Eterna, o Bontà Infinita, Verità Ineffabile, scrutatore dei cuori, Dio Eterno, donaci di capire, tu che puoi, sai e vuoi! O Amoroso e Svenato Agnello, Cristo crocifisso, che fa che si adempisca in noi quel che tu dicesti: “Chi segue me, non camminerà nelle tenebre, ma avrà la luce della vita” (Gv 8,12). O lume indeficiente, del qual procedono tutti i lumi! O luce, per la quale fu fatto la luce, senza la quale ogni cosa è tenebre, con la quale ogni cosa è luce. Illumina, illumina, che illumina! E fa penetrare la volontà tutta a tutti gli autori e cooperatori che hai eletti in tal opera di rinnovazione.  Gesù, Gesù amore, Gesù, trasformaci e conformaci a te. Increata Sapienza, Verbo Eterno, dolce Verità, tranquillo Amore, Gesù, Gesù Amor! 

(S. Maria Maddalena de’ Pazzi, O.Carm., in La Renovatione della Chiesa, 90-91.)

5. Contemplatio

Ripeti spesso, con calma queste parole di Gesù,  associati a Gesù nella offerta di te stesso:  “Padre nelle tue mani consegno il mio Spirito”

Lectio Divina: domenica, 9 aprile, 2023 

Vedere nella notte e credere per l’amore 

Giovanni 20, 1-9

1. Invochiamo lo Spirito santo 

Signore Gesù Cristo, oggi la tua luce splende in noi, fonte di vita e di gioia! Donaci il tuo Spirito d’amore e di verità, perché, come Maria Maddalena, Pietro e Giovanni, sappiamo anche noi scoprire e interpretare alla luce della Parola i segni della tua vita divina presenti nel nostro mondo e accoglierli nella fede per vivere sempre nella gioia della tua presenza accanto a noi, anche quando tutto sembra avvolto dalle tenebre della tristezza e del male.

2. Il Vangelo 

  1. a) Una chiave di lettura:

Per l’evangelista Giovanni, la resurrezione di Gesù è il momento decisivo del processo della sua glorificazione, con un nesso inscindibile con la prima fase di tale glorificazione, cioè con la passione e morte. 

L’evento della resurrezione non è descritto con i particolari spettacolari e apocalittici dei vangeli sinottici: per Giovanni la vita del Risorto è una realtà che si impone senza chiasso e si fa avanti in silenzio, nella potenza discreta e irresistibile dello Spirito.  Il fatto della fede dei discepoli si annuncia “quando era ancora buio” e s’inizia mediante la visione di segni materiali che rimandano alla Parola di Dio. 

Gesù è il grande protagonista della narrazione, ma non compare mai di persona. b) Il testo:

  • Nel giorno dopo il sabato, Maria di Magdala si recò al sepolcro di buon mattino, quando era ancora buio, e vide che la pietra era stata ribaltata dal sepolcro.
  • Corse allora e andò da Simon Pietro e dall’altro discepolo, quello che Gesù amava, e disse loro: “Hanno portato via il Signore dal sepolcro e non sappiamo dove l’hanno posto!”
  • Uscì allora Simon Pietro insieme all’altro discepolo e si recarono al sepolcro.
  • Correvano insieme tutti e due, ma l’altro discepolo corse più veloce di Pietro e giunse per primo al sepolcro.
  • Chinatosi, vide le bende per terra, ma non entrò.
  • Giunse intanto anche Simon Pietro che lo seguiva ed entrò nel sepolcro e vide le bende per terra,
  • e il sudario, che gli era stato posto sul capo, non per terra con le bende, ma piegato in un luogo a parte.
  • Allora entrò anche l’altro discepolo, che era giunto per primo al sepolcro, e vide e credette.
  • Non avevano infatti ancora compreso la Scrittura, che egli cioè doveva risuscitare dai morti.
  1. c) Suddivisione del testo, per comprenderlo meglio:

vers. 1: l’introduzione, un antefatto che tratteggia la situazione;  vers. 2: la reazione di Maria e il primo annuncio del fatto appena scoperto;  verss. 3-5: la reazione immediata dei discepoli e la relazione che intercorre fra loro;  verss. 6-7: constatazione del fatto annunziato da Maria;  verss. 8-9: la fede dell’altro discepolo e la relazione di essa con la sacra Scrittura. 

3. Uno spazio di silenzio interno ed esterno 

per aprire il cuore e dare spazio dentro di me alla Parola di Dio: 

  • Rileggo lentamente l’intero brano;
  • Sono anch’io in quel giardino: il sepolcro vuoto è davanti ai miei occhi;
  • Lascio riecheggiare dentro di me le parole di Maria di Magdala;
  • Corro anch’io con lei, Pietro e l’altro discepolo;
  • Mi lascio immergere nello stupore gioioso della fede in Gesù risorto, anche se, come loro, non lo vedo con i miei occhi di carne.

4. La Parola che ci è donata 

  • Il capitolo 20 di Giovanni: è un testo abbastanza frammentario, in cui risulta evidente che il redattore è intervenuto più volte per evidenziare alcuni temi e per unire i vari testi ricevuti dalle fonti precedenti, almeno tre racconti.
  • Nel giorno dopo il sabato: è “il primo giorno della settimana” ed eredita in ambito cristiano la grande sacralità del sabato ebraico. Per i Cristiani è il primo giorno della nuova settimana, l’ inizio del nuovo tempo, il giorno memoriale della resurrezione, chiamato “giorno del Signore” (dies Domini, domenica). L’evangelista adotta qui e al vers. 19 un’espressione che è già tradizionale per i Cristiani (es.: Mc 16, 2 e 9; At 20, 7) ed è più antica di quella divenuta in seguito caratteristica della prima evangelizzazione: “il terzo giorno” (es.: Lc 24, 7 e 46; At 10, 40; 1Cor 15, 4).
  • Maria di Magdala: è la stessa donna già presente ai piedi della croce con altre (19, 25). Qui sembrerebbe sola, ma la frase del vers. 2 (“non sappiamo”) rivela che il racconto originario, sul quale l’evangelista ha lavorato, narrava di più donne, al pari degli altri vangeli (cfr Mc 16, 1-3; Mt 28, 1; Lc 23, 55-24, 1).

Diversamente rispetto ai sinottici (cfr Mc 16, 1; Lc 24, 1), inoltre, non si specifica il motivo della sua visita al sepolcro, visto che è stato riferito che le operazioni di sepoltura erano state già completate (19, 40); forse, l’unica cosa che manca è il lamento funebre (cfr Mc 5, 38). Comunque, il quarto evangelista riduce al minimo la narrazione della scoperta del sepolcro vuoto, per puntare l’attenzione dei lettori sul resto. 

  • Di buon mattino, quando era ancora buio: Marco (16, 2) parla in modo diverso, ma da entrambi si comprende che si tratta delle primissime ore del mattino, quando la luce è molto tenue e ancora livida. Forse Giovanni sottolinea la mancanza di luce per evidenziare il contrasto simbolico fra tenebre-mancanza di fede e luce–accoglienza del vangelo della resurrezione.
  • La pietra era stata ribaltata dal sepolcro: la parola greca è generica: la pietra era stata “tolta” o “rimossa” (diversamente: Mc 16, 3-4). Il verbo “togliere” ci rimanda a Gv 1, 29: il Battista indica Gesù come “l’Agnello che toglie il peccato del mondo”. Forse l’evangelista vuole richiamare il fatto che questa pietra “tolta”, sbalzata via dal sepolcro è il segno materiale che la morte e il peccato sono stati “tolti” dalla resurrezione di Gesù?
  • Corse allora e andò da Pietro e dall’altro discepolo: la Maddalena corre da coloro che condividono con lei l’amore per Gesù e la sofferenza per la sua morte atroce, ora accresciuta da questa scoperta. Si reca da loro, forse perché erano gli unici che non erano fuggiti con gli altri e si erano tenuti in contatto fra loro (cfr 19, 15 e 26-27). Vuole almeno condividere con loro l’ulteriore dolore per l’oltraggio al cadavere. Notiamo come Pietro, il “discepolo amato” e Maddalena si caratterizzino per l’amore speciale che li lega a Gesù: è proprio l’amore, specie se ricambiato, che rende capaci di intuire la presenza della persona amata.
  • L’altro discepolo, quello che Gesù amava: è un personaggio che compare solo in questo vangelo e solo a partire dal cap. 13, quando mostra una grande intimità con Gesù e anche una profonda intesa con Pietro (13, 23-25). Compare in tutti i momenti decisivi della passione e della resurrezione di Gesù, ma rimane anonimo e sulla sua identità sono state fatte ipotesi abbastanza varie. Probabilmente si tratta del discepolo anonimo del Battista che segue Gesù assieme ad Andrea (1, 35.40). Poiché il quarto vangelo non parla mai dell’apostolo Giovanni e considerando che questo vangelo riporta spesso particolari evidentemente risalenti a un testimone oculare, il “discepolo” è stato identificato con l’apostolo Giovanni. Il quarto vangelo gli è stato sempre attribuito, anche se egli non l’ha composto materialmente, bensì è all’origine della tradizione particolare cui risale questo vangelo e gli altri scritti attribuiti a Giovanni. Ciò spiega anche come egli sia un personaggio alquanto idealizzato.

“Quello che Gesù amava”: è evidentemente un’aggiunta dovuta non all’apostolo, che non avrebbe osato vantare tanta confidenza col Signore, ma ai suoi discepoli, che hanno scritto materialmente il vangelo e hanno coniato quest’espressione riflettendo sull’evidente amore privilegiato che intercorre fra Gesù e questo discepolo (cfr 13, 25; 21, 4. 7). Laddove si usa l’espressione più semplice, “l’altro discepolo” o “il discepolo”, è mancata, dunque, l’aggiunta dei redattori.

  • Hanno portato via il Signore dal sepolcro: queste parole, che ricorrono anche in seguito: vers. 13 e 15, rivelano che Maria teme uno dei furti di cadavere che avvenivano spesso all’ epoca, tanto da costringere l’imperatore romano a emanare severi decreti per arginare il fenomeno. A questa stessa possibilità ricorrono, in Matteo (28, 11-15), i capi dei sacerdoti per diffondere discredito sull’evento della resurrezione di Gesù ed, eventualmente, giustificare il mancato intervento dei soldati posti a guardia del sepolcro.
  • Il Signore: il titolo di “Signore” implica il riconoscimento della divinità ed evoca l’onnipotenza divina. Era, perciò, utilizzato dai Cristiani per Gesù risorto. Il quarto evangelista, infatti, lo riserva ai soli racconti pasquali (anche in 20, 13).
  • Non sappiamo dove l’hanno posto: la frase rimanda a quanto successe a Mosè, il cui luogo di sepoltura era sconosciuto (Dt 34, 10). Un altro probabile rimando implicito è alle stesse parole di Gesù sull’impossibilità di conoscere il luogo dove si sarebbe recato (7, 11. 22; 8, 14. 28. 42; 13, 33; 14, 1-5; 16, 5).
  • Correvano insieme … ma l’altro … giunse per primo … ma non entrò: La corsa rivela l’ansia che vivono questi discepoli. Il fermarsi dell’ “altro discepolo” è più che un gesto di cortesia o di rispetto verso un anziano: è il riconoscimento tacito e pacifico, nella sua semplicità, della preminenza di Pietro all’interno del gruppo apostolico, sebbene questa non vada enfatizzata. È, dunque, un segno di comunione. Questo gesto potrebbe anche essere un artificio letterario per spostare l’evento della fede nella resurrezione al momento successivo e culminante del racconto.
  • Le bende per terra e il sudario … piegato in un luogo a parte: già l’altro discepolo, pur senza entrare,ne aveva visto qualcosa. Pietro, varcando la soglia del sepolcro, scopre la prova che non vi era stato alcun furto del cadavere: nessun ladro avrebbe perso tempo a sbendare il cadavere, distendere ordinatamente le fasce e il lenzuolo (per terra potrebbe essere tradotto meglio con “stese” o “adagiate sul piano”) e anche arrotolare a parte il sudario! L’operazione sarebbe stata complicata anche dal fatto che gli olii con cui era stato unto quel corpo (specialmente la mirra) agivano quasi come un collante, facendo aderire perfettamente e saldamente il lenzuolo al corpo, quasi come avveniva per le mummie. Il sudario, inoltre, è piegato; il verbo greco può voler dire anche “arrotolato”, oppure indicare che quel drappo di stoffa leggera aveva conservato in gran parte le forme del volto sul quale era stato posto, quasi come una maschera mortuaria. Le bende sono le stesse citate in Gv 19, 40. Nel sepolcro, tutto risulta in ordine, anche se manca il corpo di Gesù e Pietro riesce a vedere bene all’interno , perché il giorno sta salendo. A differenza di Lazzaro (11, 44), dunque, il Cristo è risorto abbandonando del tutto il proprio corredo funerario: i commentatori antichi fanno notare che, infatti, Lazzaro dovette poi usare quelle bende per la propria definitiva sepoltura, mentre il Cristo non aveva più alcun bisogno di esse, non dovendo mai più morire (cfr Rm 6, 9).
  • Pietro … vide … l’altro discepolo … vide e credette: anche Maria, all’inizio del racconto, aveva “visto”. Nonostante la versione italiana traduca tutto con lo stesso verbo, il testo originale ne usa tre diversi (theorein per Pietro; blepein per l’altro discepolo e Maddalena; idein, qui, per l’altro discepolo), lasciandoci intendere un accrescimento della profondità spirituale di questo “vedere” che, infatti, culmina con la fede dell’altro discepolo. Il discepolo anonimo, di certo, non ha visto nulla di diverso da quanto aveva già osservato Pietro; forse, egli interpreta ciò che vede diversamente dagli altri anche per la particolare sintonia d’amore che aveva avuto con Gesù (l’esperienza di Tommaso è emblematica: 29, 24-29). Tuttavia, come indicato dal tempo del verbo greco, la sua è una fede ancora solo iniziale, tanto che egli non trova il modo di condividerla con Maria o Pietro o qualcun altro dei discepoli (non vi si accenna più in seguito).

Per il quarto evangelista, tuttavia, il binomio “vedere e credere” è molto significativo ed è riferito esclusivamente alla fede nella resurrezione del Signore (cfr 20, 29), perché era impossibile credere davvero prima che il Signore fosse morto e risorto (cfr 14, 25-26; 16, 12-15). Il binomio visione – fede, quindi, caratterizza tutto questo capitolo e “il discepolo amato” è presentato come un modello di fede che riesce a comprendere la verità di Dio attraverso gli avvenimenti materiali (cfr anche 21, 7). 

  • Non avevano infatti ancora compreso la Scrittura: si riferisce evidentemente a tutti gli altri discepoli. Anche per coloro che avevano vissuto accanto a Gesù, dunque, è stato difficile credere in Lui e per loro, come per noi, l’unica porta che ci permette di varcare la soglia della fede autentica è la conoscenza della Scrittura (cfr Lc 24, 26-27; 1Cor 15, 34; At 2, 27-31) alla luce dei fatti della resurrezione.

5. Alcune domande per orientare la riflessione e l’attuazione 

  1. Cosa vuol dire concretamente, per noi, “credere in Gesù il Risorto”? Quali difficoltà incontriamo? La resurrezione riguarda solo Gesù o è veramente il fondamento della nostra fede?
  2. Il rapporto che vediamo fra Pietro, l’altro discepolo e Maria di Magdala è evidentemente di grande comunione attorno a Gesù. In quali persone, realtà, istituzioni oggi ritroviamo la stessa intesa d’amore e la stessa “comune unione” fondata su Gesù? Dove riusciamo a leggere i segni concreti del grande amore per il Signore e per i “suoi” che mosse tutti i discepoli?
  3. Quando osserviamo la nostra vita e la realtà che ci circonda a breve e a lungo raggio abbiamo lo sguardo di Pietro (vede i fatti, ma rimane fermo ad essi: alla morte e sepoltura di Gesù) oppure quello dell’altro discepolo (vede i fatti e scopre in essi i segni della vita nuova)?

6. Preghiamo invocando grazia e lodando Dio 

con un inno tratto dalla lettera di Paolo agli Efesini (parafrasi di 1, 17-23).

Il Dio del Signore nostro Gesù Cristo, il Padre della gloria, ci dia uno spirito di sapienza e di rivelazione per una più profonda conoscenza di lui. 

Possa egli davvero illuminare gli occhi della nostra mente per farci comprendere a quale speranza ci ha chiamati, quale tesoro di gloria racchiude la sua eredità fra i santi e qual è la straordinaria grandezza della sua potenza verso di noi credenti secondo l’efficacia della sua forza che egli manifestò in Cristo, quando lo risuscitò dai morti e lo fece sedere alla sua destra nei cieli, al di sopra di ogni principato e autorità, di ogni potenza e dominazione e di ogni altro nome che si possa nominare non solo nel secolo presente ma anche in quello futuro. 

Tutto infatti ha sottomesso ai suoi piedi e lo ha costituito su tutte le cose a capo della Chiesa, la quale è il suo corpo, la pienezza di colui che si realizza interamente in tutte le cose.

7. Orazione Finale 

Il contesto liturgico non è indifferente per pregare questo Vangelo e l’evento della resurrezione di Gesù, attorno al quale ruota tutta la nostra fede e vita cristiana. La sequenza che caratterizza la liturgia eucaristica di questo giorno e della settimana che segue (l’ “ottava”) ci guida nel lodare il Padre e il Signore Gesù: 

Alla vittima pasquale s’innalzi oggi il sacrificio di lode.

L’agnello ha redento il suo gregge, l’Innocente ha riconciliato noi peccatori col Padre.

Morte e Vita si sono affrontate In un prodigioso duello.

Il Signore della vita era morto,ma ora – vivo – trionfa. “Raccontaci, Maria, che hai visto sulla via?” “La tomba del Cristo vivente, la gloria del Cristo risorto e gli angeli suoi testimoni, il sudario e le sue vesti.

Cristo, mia speranza, è risorto e vi precede in Galilea”.

Sì, ne siamo certi: Cristo è davvero risorto.

Tu, Re vittorioso, portaci la tua salvezza.

 

La nostra preghiera può anche concludersi con questa vibrante invocazione di un poeta contemporaneo, Marco Guzzi:

Amore, Amore, Amore!

Voglio sentire, vivere ed esprimere tutto questo Amore  che è impegno gioioso nel mondo  e contatto felice con gli altri. Solo tu mi liberi, solo tu mi sciogli. E i ghiacci scendono a irrigare  La valle più verde del creato.

Lectio Divina: lunedì, 10 aprile, 2023 

Tempo di Pasqua

1) Preghiera 

O Padre, che fai crescere la tua Chiesa, donandole sempre nuovi figli, concedi ai tuoi fedeli di esprimere nella vita il sacramento che hanno ricevuto nella fede.  Per il nostro Signore Gesù Cristo…

2) Lettura dal Vangelo secondo Matteo 28,8-15  

In quel tempo, abbandonato in fretta il sepolcro, con timore e gioia grande, le donne corsero a dare l’annunzio ai suoi discepoli. Ed ecco Gesù venne loro incontro dicendo: “Salute a voi”. Ed esse, avvicinatesi, gli strinsero i piedi e lo adorarono. Allora Gesù disse loro: “Non temete; andate ad annunziare ai miei fratelli che vadano in Galilea e là mi vedranno”. Mentre esse erano per via, alcuni della guardia giunsero in città e annunziarono ai sommi sacerdoti quanto era accaduto. Questi si riunirono allora con gli anziani e deliberarono di dare una buona somma di denaro ai soldati dicendo: “Dichiarate: i suoi discepoli sono venuti di notte e l’hanno rubato, mentre noi dormivamo. E se mai la cosa verrà all’orecchio del governatore noi lo persuaderemo e vi libereremo da ogni noia”. Quelli, preso il denaro, fecero secondo le istruzioni ricevute. Così questa diceria si è divulgata fra i Giudei fino ad oggi.

3) Riflessione

  • Pasqua! Il vangelo di oggi descrive l’esperienza di risurrezione delle discepole di Gesù. All’inizio del suo vangelo, nel presentare Gesù, Matteo aveva detto che Gesù è l’Emanuel, Dio con noi (Mt 1,23). Ora, alla fine, comunica ed aumenta la stessa certezza di fede, poiché proclama che Gesù è risorto (Mt 28,6) e che starà con noi sempre, fino alla fine dei tempi! (Mt 28,20). Nelle contraddizioni della vita, questa verità è molte volte contestata. Non mancano le opposizioni. I nemici, i capi dei giudei, si difesero contro la Buona Novella della risurrezione e mandarono a dire che il corpo era stato rubato dai discepoli (Mt 28,11-13). Tutto ciò succede anche oggi. Da un lato, lo sforzo di molte persone per vivere e testimoniare la risurrezione. Dall’altro, tanta gente cattiva che combatte la risurrezione e la vita.
  • Nel vangelo di Matteo, la verità della risurrezione di Gesù è raccontata attraverso un linguaggio simbolico, che rivela il senso nascosto degli avvenimenti. Matteo parla di scosse di terremoto, di fulmini e di angeli che annunciano la vittoria di Gesù sulla morte (Mt 28,2-4). E’ un linguaggio apocalittico, molto comune in quel tempo, per annunciare che finalmente il mondo era stato trasformato dalla potenza di Dio! Si compiva la speranza dei poveri che riaffermavano la loro fede: “Lui è vivo, in mezzo a noi!”
  • Matteo 28,8: L’allegria della Risurrezione vince la paura. Al mattino di domenica, il primo giorno della settimana, due donne si recano al sepolcro, Maria Maddalena e Maria di Giacomo, chiamata l’altra Maria. Improvvisamente la terra trema ed un angelo appare come un fulmine. Le guardie che stavano vigilando il tumulo svennero. Le donne si impaurirono, ma l’angelo le incoraggiò, annunciando la vittoria di Gesù sulla morte e mandandole a riunire i discepoli di Gesù in Galilea. E in Galilea potettero vederlo di nuovo. Lì cominciò tutto, lì avvenne la grande rivelazione del Risorto. L’allegria della risurrezione comincia a superare la paura. Si inizia così l’annuncio della vita e della risurrezione.
  • Matteo 28,9-10: Gesù appare alle donne. Le donne escono di corsa. In loro c’è un misto di paura e di gioia. Sentimenti tipici di coloro che fanno una profonda esperienza del Mistero di Dio. Improvvisamente, Gesù stesso va incontro a loro e dice: “Rallegratevi!” E loro si prostrarono ed adorarono. E’ l’atteggiamento di colui che crede ed accoglie la presenza di Dio, anche se sorprende e supera la capacità umana di comprensione. Ora Gesù stesso ordina di riunire i fratelli in Galilea: “Non abbiate paura. Andate ad annunciare ai miei fratelli che vadano in Galilea e là mi vedranno”.
  • Matteo 28,11-15: L’astuzia dei nemici della Buona Novella. La stessa opposizione che Gesù ha avuto in vita, spunta ora dopo la sua risurrezione. I capi dei sacerdoti si riuniscono e danno denaro alle guardie. Loro devono spargere la notizia che i discepoli hanno rubato il corpo di Gesù per evitare così quanto si dice della risurrezione. I capi non accettano la Buona Novella della Risurrezione. Preferiscono credere che si tratta di un’invenzione da parte dei discepoli e delle discepole di Gesù. Il significato della testimonianza delle donne. La presenza delle donne alla morte, alla sepoltura e alla risurrezione di Gesù è significativa. Loro sono testimoni della morte di Gesù (Mt 27,54-56). Nel momento della sepoltura, rimangono sedute dinanzi al sepolcro e quindi possono rendere testimonianza del luogo dove Gesù fu sepolto (Mt 27,61). Ora, al mattino di domenica, loro sono lì di nuovo. Sanno che quel sepolcro vuoto è veramente il sepolcro di Gesù! La profonda esperienza di morte e di risurrezione che loro hanno fatto ha trasformato le loro vite. Loro stesse diventano testimoni qualificati della risurrezione nelle Comunità cristiane. Per questo ricevono l’ordine di annunciare: “Gesù è vivo! Risuscitò!”

4) Per un confronto personale

  • Qual è l’esperienza di resurrezione che ho nella mia vita? C’è in me qualche forza che cerca di combattere l’esperienza della risurrezione? Come reagisco?
  • Qual è oggi la missione della nostra comunità di noi discepoli e discepole di Gesù? Da dove possiamo trarre forza e coraggio per adempiere la nostra missione?

5) Preghiera finale

Benedico il Signore che mi ha dato consiglio;  anche di notte il mio cuore mi istruisce. 

Io pongo sempre innanzi a me il Signore,  sta alla mia destra, non posso vacillare. (Sal 15)

Lectio Divina: martedì, 11 aprile, 2023 

Tempo di Pasqua

1) Preghiera 

O Dio, che nei sacramenti pasquali hai dato al tuo popolo la salvezza, effondi su di noi l’abbondanza dei tuoi doni, perché raggiungiamo il bene della perfetta libertà e abbiamo in cielo quella gioia che ora pregustiamo sulla terra.  Per il nostro Signore Gesù Cristo…

2) Lettura dal Vangelo secondo Giovanni 20,11-18  

In quel tempo, Maria stava all’esterno vicino al sepolcro e piangeva. Mentre piangeva, si chinò verso il sepolcro e vide due angeli in bianche vesti, seduti l’uno dalla parte del capo e l’altro dei piedi, dove era stato posto il corpo di Gesù. Ed essi le dissero: “Donna, perché piangi?” Rispose loro: “Hanno portato via il mio Signore e non so dove lo hanno posto”. 

Detto questo, si voltò indietro e vide Gesù che stava lì in piedi; ma non sapeva che era Gesù. Le disse Gesù: “Donna, perché piangi? Chi cerchi?” Essa, pensando che fosse il custode del giardino, gli disse: “Signore, se l’hai portato via tu, dimmi dove lo hai posto e io andrò a prenderlo”. Gesù le disse: “Maria!” Essa allora, voltatasi verso di lui, gli disse in ebraico: “Rabbunì!”, che significa: Maestro! Gesù le disse: “Non mi trattenere, perché non sono ancora salito al Padre; ma va’ dai miei fratelli e di’ loro: Io salgo al Padre mio e Padre vostro, Dio mio e Dio vostro”. 

Maria di Magdala andò subito ad annunziare ai discepoli: “Ho visto il Signore” e anche ciò che le aveva detto.

3) Riflessione

  • Il vangelo di oggi descrive l’apparizione di Gesù a Maria Maddalena. La morte del suo grande amico spinge Maria a perdere il senso della vita. Ma non si arrende nella ricerca. Si reca al sepolcro per incontrare di nuovo colui che la morte le ha rapito. Ci sono momenti nella vita in cui tutto si sgretola. Sembra che sia finito tutto. Morte, disastri, dolori, delusioni, tradimenti! Tante cose che possono farci mancare la terra sotto i piedi e che possono spingerci verso una crisi profonda. Ma avvengono anche altre cose. Per esempio che, improvvisamente, incontriamo di nuovo un amico, un’amica e ciò può ridarci speranza e può farci scoprire che l’amore è più forte della morte e della sconfitta.
  • Il Capitolo 20 di Giovanni, oltre all’apparizione di Gesù alla Maddalena, parla di diversi episodi che rivelano la ricchezza, indicano la ricchezza dell’esperienza della risurrezione: (a) del discepolo amato e di Pietro (Gv 20,1-10); (b) di Maria Maddalena (Gv 20,11-18); (c) della comunità dei discepoli (Gv 20,19-23) e (d) dell’apostolo Tommaso (Gv 20,24-29). Lo scopo della redazione del Vangelo è quello di condurre le persone a credere in Gesù, e credendo in lui, ad avere vita (Gv 20,30-3).
  • Nel modo di descrivere l’apparizione di Gesù a Maria Maddalena si scorgono le tappe del cammino che lei dovette fare, dalla ricerca dolorosa fino al nuovo incontro di Pasqua. Queste sono anche le tappe per cui dobbiamo passare tutti noi, lungo la vita, alla ricerca di Dio e vivendo il Vangelo.
  • Giovanni 20,11-13: Maria Maddalena piange, ma cerca. C’era un’amore molto forte tra Gesù e Maria Maddalena. Lei era una delle poche persone che ebbero il coraggio di restare con Gesù fino al momento della sua morte in croce. Dopo il riposo obbligatorio del sabato, lei ritorna al sepolcro per stare nel luogo dove aveva incontrato l’Amato per l’ultima volta. Ma, sorprendentemente, il sepolcro è vuoto! Gli angeli le chiedono: “Donna, perché piangi?” e la sua risposta è: “Hanno portato via il mio Signore e non so dove l’hanno posto!” Maria Maddalena cercava Gesù, quel Gesù che lei aveva conosciuto durante tre anni.
  • Giovanni 20,14-15: Maria Maddalena parla con Gesù senza riconoscerlo. I discepoli di Emmaus videro Gesù ma non lo riconobbero. Lo stesso succede a Maria Maddalena. Lei vede Gesù, ma non lo riconosce. Pensa che sia l’ortolano. E come hanno fatto gli angeli, anche Gesù chiede: “Perché piangi?” Ed aggiunge: “Chi cerchi?” Risposta: “Se l’hai portato via tu, dimmi dove lo hai messo e io andrò a prenderlo.” Lei cerca ancora il Gesù del passato, lo stesso di tre giorni prima. Ed è proprio l’immagine del Gesù del passato ciò che le impedisce di riconoscere il Gesù vivo, presente dinanzi a lei.
  • Giovanni 20,16: Maria Maddalena riconosce Gesù. Gesù pronuncia il nome: “Maria!” E’ stato il segnale di riconoscimento: la stessa voce, lo stesso modo di pronunciare il nome. Lei risponde: “Maestro!” Gesù era tornato, lo stesso che era morto in croce. La prima impressione è che la morte fu appena un incidente doloroso del percorso, ma ora tutto è tornato ad essere come prima. Maria abbraccia con forza Gesù. Era lo stesso Gesù che lei aveva conosciuto ed amato. E così si compie ciò che diceva la parabola del Buon Pastore: “Lui le chiama per nome e loro riconoscono la sua voce”. – “Io conosco le mie pecore e le mie pecore mi conoscono” (Gv 10,3.4.14).
  • Giovanni 20,17-18: Maria Maddalena riceve la missione di annunciare la risurrezione agli apostoli. Infatti è Gesù stesso, ma il suo modo di stare insieme a lei non è lo stesso di prima. Gesù le dice: “Non mi trattenere, perché non sono ancora salito al Padre!” Lui va verso il Padre. Maria Maddalena deve lasciare andare Gesù ed assumere la sua missione: annunciare ai fratelli che lui, Gesù, è salito al Padre. Gesù ci ha aperto il cammino e così Dio è di nuovo vicino a noi.

4) Per un confronto personale

  • Hai avuto un’esperienza che ti ha dato la sensazione di perdita e di morte? Come è stata? Cos’è che ti ha ridato nuova vita e che ti ha ridato la speranza e la gioia di vivere?
  • Qual è il cambiamento che si è operato in Maria Maddalena lungo il dialogo? Maria Maddalena cercava Gesù in un certo modo e lo ha incontrato in un altro modo. Come avviene questo nella nostra vita?

5) Preghiera finale

L’anima nostra attende il Signore,  egli è nostro aiuto e nostro scudo.  Signore, sia su di noi la tua grazia,  perché in te speriamo. (Sal 32)

Lectio Divina: mercoledì, 12 aprile, 2023 

Tempo di Pasqua

1) Preghiera 

O Dio, che nella liturgia pasquale ci dai la gioia di rivivere ogni anno la risurrezione del Signore, fa’ che l’esultanza di questi giorni raggiunga la sua pienezza nella Pasqua del cielo. 

Per il nostro Signore Gesù Cristo…

2) Lettura dal Vangelo secondo Luca 24,13-35  

Nello stesso primo giorno della settimana, due discepoli di Gesù erano in cammino per un villaggio distante circa sette miglia da Gerusalemme, di nome Èmmaus, e conversavano di tutto quello che era accaduto. 

Mentre discorrevano e discutevano insieme, Gesù in persona si accostò e camminava con loro. Ma i loro occhi erano incapaci di riconoscerlo. Ed egli disse loro: “Che sono questi discorsi che state facendo fra voi durante il cammino?” Si fermarono, col volto triste; uno di loro, di nome Cleopa, gli disse: “Tu solo sei così forestiero in Gerusalemme da non sapere ciò che vi è accaduto in questi giorni?” Domandò: “Che cosa?” Gli risposero: “Tutto ciò che riguarda Gesù Nazareno, che fu profeta potente in opere e in parole, davanti a Dio e a tutto il popolo; come i sommi sacerdoti e i nostri capi lo hanno consegnato per farlo condannare a morte e poi l’hanno crocifisso. Noi speravamo che fosse lui a liberare Israele; con tutto ciò son passati tre giorni da quando queste cose sono accadute. Ma alcune donne, delle nostre, ci hanno sconvolti; recatesi al mattino al sepolcro e non avendo trovato il suo corpo, sono venute a dirci di aver avuto anche una visione di angeli, i quali affermano che egli è vivo. Alcuni dei nostri sono andati al sepolcro e hanno trovato come avevan detto le donne, ma lui non l’hanno visto”.  Ed egli disse loro: “Stolti e tardi di cuore nel credere alla parola dei profeti! Non bisognava che il Cristo sopportasse queste sofferenze per entrare nella sua gloria?” E cominciando da Mosè e da tutti i profeti spiegò loro in tutte le Scritture ciò che si riferiva a lui. 

Quando furono vicini al villaggio dove erano diretti, egli fece come se dovesse andare più lontano. Ma essi insistettero: “Resta con noi perché si fa sera e il giorno già volge al declino”. Egli entrò per rimanere con loro. Quando fu a tavola con loro, prese il pane, disse la benedizione, lo spezzò e lo diede loro. Ed ecco si aprirono loro gli occhi e lo riconobbero. Ma lui sparì dalla loro vista. Ed essi si dissero l’un l’altro: “Non ci ardeva forse il cuore nel petto mentre conversava con noi lungo il cammino, quando ci spiegava le Scritture?” E partirono senz’indugio e fecero ritorno a Gerusalemme, dove trovarono riuniti gli Undici e gli altri che erano con loro, i quali dicevano: “Davvero il Signore è risorto ed è apparso a Simone”. 

Essi poi riferirono ciò che era accaduto lungo la via e come l’avevano riconosciuto nello spezzare il pane.

3) Riflessione

  • Il vangelo di oggi ci parla dell’episodio molto conosciuto dell’apparizione di Gesù ai discepoli di Emmaus. Luca scrive negli anni 80 per le comunità di Grecia che nella loro stragrande maggioranza erano formate da pagani convertiti. Gli anni 60 e 70 erano stati molto difficili. C’era stata la grande persecuzione di Nerone nell’anno 64. Sei anni dopo, nel 70, Gerusalemme fu totalmente distrutta dai romani. Nel 72, a Massada, nel deserto di Giuda, ci fu il massacro degli ultimi giudei ribelli. In quegli anni, gli apostoli, testimoni della resurrezione, stavano scomparendo. Si cominciava

a sentire la stanchezza del cammino. Dove attingere forza e coraggio per non scoraggiarsi? Come scoprire la presenza di Gesù in questa situazione così difficile? La narrazione dell’apparizione di Gesù ai discepoli di Emmaus cerca di essere una risposta a queste domande angoscianti. Luca vuole insegnare alle comunità come interpretare la Scrittura per poter riscoprire la presenza di Gesù nella vita. 

  • Lc 24,13-24: 1º Passo: partire dalla realtà. Gesù incontra i due amici in una situazione di paura e mancanza di fede. Le forze della morte, la croce, avevano ucciso in loro la speranza. Era la situazione di molta gente al tempo di Luca, essendo la situazione di molte persone anche oggigiorno. Gesù si avvicina e cammina con loro, ascolta la conversazione e chiede: “Di cosa state parlando?” L’ideologia dominante, cioè la propaganda del governo e della religione ufficiale dell’epoca, impedisce di vedere. “Noi speravamo che fosse lui a liberare Israele.” Qual è oggi la conversazione della gente che soffre? Il primo passo è questo: avvicinarsi alle persone, ascoltare la loro realtà, sentire i loro problemi; essere capaci di fare domande che aiutino le persone a guardare la realtà con uno sguardo più critico.
  • Lc 24,25-27: 2º Passo: usare la Bibbia per illuminare la vita. Gesù si serve della Bibbia e della storia della gente per illuminare il problema che faceva soffrire i due amici, e per chiarire la situazione che loro stanno vivendo. Se ne serve anche per situarli nell’insieme del progetto di Dio che veniva da Mosè e dai profeti. Così indica che la storia non era sfuggita dalla mano di Dio. Gesù si serve della Bibbia non come un dottore che sa tutto, bensì come un compagno che viene ad aiutare gli amici a ricordare ciò che avevano dimenticato. Gesù non scatena nei discepoli il complesso di ignoranza, ma cerca di svegliare in loro la memoria: “Stolti e tardi di cuore nel credere alla parola dei profeti! Non bisognava che il Cristo sopportasse queste sofferenze per entrare nella sua gloria?” Il secondo passo è questo: con l’aiuto della Bibbia, aiutare le persone a scoprire la saggezza che già esiste in loro, e trasformare la croce, segno di morte, in segno di vita e di speranza. Ciò che impediva loro di camminare, ora diventa forza e luce nel cammino. Come fare questo oggi?
  • Lc 24,28-32: 3º Passo: condividere in comunità. La Bibbia, di per sé, non apre gli occhi. Fa solo ardere il cuore, ciò che apre gli occhi e fa vedere, è la frazione del pane, il gesto comunitario della condivisione, la celebrazione della Cena. Nel momento in cui i due riconoscono Gesù, loro rinascono e Gesù scompare. Gesù non si appropria del cammino degli amici. Non è paternalista. Risorti, i discepoli sono capaci di camminare da soli. Il terzo passo è questo: saper creare un ambiente di fede e di fraternità, di celebrazione e di condivisione, dove possa agire lo Spirito Santo. E’ lui che ci fa scoprire e sperimentare la Parola di Dio nella vita e ci porta a capire il senso delle parole di Gesù (Gv 14,26; 16,13).
  • Lc 24,33-35: 4º Passo: Il risultato: Risuscitare vuol dire ritornare a Gerusalemme. I due riprendono coraggio e ritornano a Gerusalemme, dove continuano attive le stesse forze di morte che avevano ucciso Gesù e che avevano ucciso in loro la speranza. Ma ora è cambiato tutto. Se Gesù è vivo, allora in lui e con lui c’è un potere più forte del potere che lo uccise. Questa esperienza li fa risuscitare! Veramente, è cambiato tutto. C’è il ritorno e non la fuga! Fede, e non incredulità! Speranza e non disperazione! Coscienza critica, e non fatalismo dinanzi al potere! Libertà e non oppressione! In una parola: vita e non morte! Invece della brutta notizia della morte di Gesù, la Buona Novella della sua Risurrezione! I due sperimentano la vita, e vita in abbondanza! (Gv 10,10). Segno che lo Spirito di Gesù agisce in loro!

4) Per un confronto personale

  • I due dissero: “Noi speravamo, ma…!” Hai già vissuto una situazione di scoraggiamento che ti ha condotto a dire: “Io speravo, ma…!”?
  • Come leggi, usi ed interpreti la Bibbia? Hai mai sentito ardere il cuore nel leggere e meditare la Parola di Dio? Leggi la Bibbia da solo/a o fai parte di un gruppo biblico?

5) Preghiera finale

Lodate il Signore e invocate il suo nome,  proclamate tra i popoli le sue opere. Cantate a lui canti di gioia,  meditate tutti i suoi prodigi. (Sal 104)

Lectio Divina: giovedì, 13 aprile, 2023 

Tempo di Pasqua

1) Preghiera 

O Padre, che da ogni parte della terra hai riunito i popoli per lodare il tuo nome, concedi che tutti i tuoi figli, nati a nuova vita nelle acque del Battesimo e animati dall’unica fede, esprimano nelle opere l’unico amore.  Per il nostro Signore Gesù Cristo…

2) Lettura dal Vangelo secondo Luca 24,35-48  

In quel tempo, i discepoli [di Èmmaus] riferirono ciò che era accaduto lungo la via e come avevano riconosciuto Gesù nello spezzare il pane. 

Mentre essi parlavano di queste cose, Gesù in persona apparve in mezzo a loro e disse:

“Pace a voi!”. Stupiti e spaventati credevano di vedere un fantasma. Ma egli disse: “Perché siete turbati, e perché sorgono dubbi nel vostro cuore? Guardate le mie mani e i miei piedi: sono proprio io! Toccatemi e guardate; un fantasma non ha carne e ossa come vedete che io ho”. Dicendo questo, mostrò loro le mani e i piedi. Ma poiché per la grande gioia ancora non credevano ed erano stupefatti, disse: “Avete qui qualche cosa da mangiare?” Gli offrirono una porzione di pesce arrostito; egli lo prese e lo mangiò davanti a loro. Poi disse: “Sono queste le parole che vi dicevo quando ero ancora con voi: bisogna che si compiano tutte le cose scritte su di me nella Legge di Mosè, nei Profeti e nei Salmi”. 

Allora aprì loro la mente all’intelligenza delle Scritture e disse: “Così sta scritto: il Cristo dovrà patire e risuscitare dai morti il terzo giorno e nel suo nome saranno predicati a tutte le genti la conversione e il perdono dei peccati, cominciando da Gerusalemme. Di questo voi siete testimoni”.

3) Riflessione

  • In questi giorni dopo la Pasqua, i testi del vangelo riportano le apparizioni di Gesù. All’inizio, nei primi anni dopo la morte e la risurrezione di Gesù, i cristiani si preoccupavano di difendere la risurrezione mediante apparizioni. Loro stessi, la comunità viva, era una grande apparizione di Gesù risorto. Ma nella misura in cui aumentavano le critiche dei nemici contro la fede nella risurrezione e che, all’interno, sorgevano critiche e dubbi rispetto alle diverse funzioni nelle comunità (cf. 1Cor 1,12),

loro cominciavano a ricordare le apparizioni di Gesù. Ci sono due tipi di apparizioni: (a) quelle che accentuano i dubbi e le resistenze dei discepoli nel credere alla risurrezione, e (b) quelle che richiamano l’attenzione verso gli ordini di Gesù ai discepoli e le discepole conferendo loro qualche missione. Le prime rispondono alle critiche giunte dal di fuori. Mostrano che i cristiani non sono persone ingenue e credule che accettano qualsiasi cosa, bensì il contrario. Loro stessi hanno avuto molti dubbi nel credere alla risurrezione. Le altre rispondono alle critiche dal di dentro e fondano le funzioni ed i compiti comunitari non sulle qualità umane sempre discutibili, bensì sull’autorità e sugli ordini ricevuti da Gesù risorto. L’apparizione di Gesù nel vangelo di oggi combina i due aspetti: i dubbi dei discepoli e la missione di annunciare e perdonare ricevuta da Gesù. 

  • Luca 24,35: Il riassunto di Emmaus. Di ritorno a Gerusalemme, i due discepoli trovano la comunità riunita e comunicano l’esperienza che hanno vissuto. Narrano ciò che è avvenuto lungo il cammino e come riconobbero Gesù nella frazione del pane. La comunità riunita, a sua volta, comunica l’apparizione di Gesù a Pietro. Fu una condivisione reciproca dell’esperienza della risurrezione, come avviene anche oggi quando le comunità si riuniscono per dividere assieme e celebrare la loro fede, la loro speranza ed il loro amore.
  • Luca 24,36-37: L’apparizione di Gesù produce spavento nei discepoli. In questo momento, Gesù si rende presente in mezzo a loro e dice: “La Pace sia con voi!” E’ il saluto più frequente di Gesù: “La Pace sia con voi!” (Gv 14,27; 16,33; 20,19.21.26). Ma i discepoli, vedendo Gesù, si spaventano e non lo riconoscono. Dinanzi a loro c’è Gesù in persona, ma loro pensano di vedere uno spirito, un fantasma. Non riescono a credere. Non avviene l’incontro tra Gesù di Nazaret e Gesù risorto.
  • Luca 24,38- 40: Gesù aiuta a superare la paura e l’incredulità. Gesù fa due cose per aiutare i discepoli a superare lo spavento e l’incredulità. Mostra le sue mani ed i suoi piedi, dicendo:“Sono io!”, e ordina di toccare il corpo dicendo: “Un fantasma non ha carne ed ossa come vedete che io ho!” Gesù mostra le mani ed i piedi, perché in essi c’è il segno dei chiodi (cf. Gv 20,25-27). Il Cristo risorto è Gesù di Nazaret, lo stesso che fu appeso alla Croce, e non un Cristo fantasma come immaginarono i discepoli, vedendolo. Lui ordina di toccare il suo corpo, perché la risurrezione è risurrezione di tutta la persona, corpo ed anima. La risurrezione non ha nulla a che vedere con la teoria dell’immortalità dell’anima, insegnata dai greci.
  • Luca 24,41-43: L’altro gesto per aiutarli a superare l’incredulità. Ma non basta! Luca dice che non riuscivano a credere perché inondati di gioia. Gesù chiede loro di dargli qualcosa da mangiare. Loro gli offrono una porzione di pesce e lui mangia dinanzi a loro, per aiutarli a superare il dubbio.
  • Luca 24,44-47: Una chiave di lettura per capire il significato nuovo della Scrittura. Una delle maggiori difficoltà dei primi cristiani era quella di accettare al crocifisso come il messia promesso, poiché la legge insegnava che una persona crocifissa era “maledetta da Dio” (Dt 21,22-23). Per questo, era importante sapere che la Scrittura aveva annunciato già che “Cristo doveva soffrire e risorgere dai morti il terzo giorno e che nel suo nome saranno predicati a tutte le genti la conversione e il perdono dei peccati”. Gesù mostra loro ciò che era già scritto nella Legge di Mosè, nei profeti e nei Salmi. Gesù risorto, vivo in mezzo a loro, diventa la chiave per aprire loro il significato totale della Sacra Scrittura.
  • Luca 24,48: Voi siete testimoni di questo. In questo ordine finale è racchiusa tutta la missione delle comunità cristiane: essere testimoni della risurrezione, in modo che sia manifestato l’amore di Dio che ci accoglie e ci perdona, e che vuole che viviamo in comunità da figli e figlie, fratelli e sorelle gli uni gli altri.

 

4) Per un confronto personale

  • A volte, l’incredulità e il dubbio si annidano nel cuore e indeboliscono la certezza che la fede ci dà nei riguardi della presenza di Dio nella nostra vita. Hai vissuto questa esperienza qualche volta? Come lo hai superato?
  • La nostra missione, ed anche la mia missione, è quella di essere testimoni dell’amore di Dio rivelato in Gesù. Sono testimone di questo amore?

5) Preghiera finale

O Signore, nostro Dio,  quanto è grande il tuo nome su tutta la terra:  che cosa è l’uomo perché te ne ricordi  e il figlio dell’uomo perché te ne curi? (Sal 8)

Lectio Divina: venerdì, 14 aprile, 2023 

Tempo di Pasqua

1) Preghiera 

Dio onnipotente ed eterno, che nella Pasqua del tuo Figlio hai offerto agli uomini il patto della riconciliazione e della pace, donaci di testimoniare nella vita il mistero che celebriamo nella fede. 

Per il nostro Signore Gesù Cristo…

2) Lettura dal Vangelo secondo Giovanni 21,1-14  

In quel tempo, Gesù si manifestò di nuovo ai discepoli sul mare di Tiberiade. E si manifestò così: si trovavano insieme Simon Pietro, Tommaso detto Didimo, Natanaele di Cana di Galilea, i figli di Zebedeo e altri due discepoli. Disse loro Simon Pietro: “Io vado a pescare”. Gli dissero: “Veniamo anche noi con te”. Allora uscirono e salirono sulla barca; ma in quella notte non presero nulla. 

Quando già era l’alba Gesù si presentò sulla riva, ma i discepoli non si erano accorti che era Gesù. Gesù disse loro: “Figlioli, non avete nulla da mangiare?” Gli risposero: “No”.  Allora disse loro: “Gettate la rete dalla parte destra della barca e troverete”. La gettarono e non potevano più tirarla su per la gran quantità di pesci.

Allora quel discepolo che Gesù amava disse a Pietro: “È il Signore!” Simon Pietro appena udì che era il Signore, si cinse ai fianchi la sopravveste, poiché era spogliato, e si gettò in mare. Gli altri discepoli invece vennero con la barca, trascinando la rete piena di pesci: infatti non erano lontani da terra se non un centinaio di metri. 

Appena scesi a terra, videro un fuoco di brace con del pesce sopra, e del pane. Disse loro Gesù: “Portate un po’ del pesce che avete preso or ora”. Allora Simon Pietro salì nella barca e trasse a terra la rete piena di centocinquantatre grossi pesci. E benché fossero tanti, la rete non si spezzò. Gesù disse loro: “Venite a mangiare”. E nessuno dei discepoli osava domandargli: “Chi sei?”, poiché sapevano bene che era il Signore.  Allora Gesù si avvicinò, prese il pane e lo diede a loro, e così pure il pesce. Questa era la terza volta che Gesù si manifestava ai discepoli, dopo essere risuscitato dai morti.

3) Riflessione

  • Il Capitolo 21 del vangelo di San Giovanni sembra un’appendice che si aggiunse più tardi dopo che il vangelo era già terminato. La conclusione del capitolo precedente (Gv 20,30-31) lascia percepire che si tratta di un’aggiunta. Comunque, aggiunta o no, è Parola di Dio che ci presenta il bel messaggio della risurrezione in questo quinto giorno della settimana di Pasqua.
  • Giovanni 21,1-3: Il pescatore di uomini torna ad essere il pescatore di pesci. Gesù è morto ed è risorto. Al termine dei tre anni di vita insieme a Gesù, i discepoli ritornano verso la Galilea. Un gruppo di loro si trova di nuovo davanti al lago. Pietro ritorna al passato e dice: “Me ne vado a pescare!” Gli altri rispondono: “Veniamo con te!” Così, Tommaso, Natanaele, Giovanni e Giacomo insieme a Pietro si recano in barca a pescare. Ritornano alla vita del passato come se non fosse successo nulla. Ma qualcosa è successo. Qualcosa stava accadendo! Il passato non è tornato indietro! “Non abbiamo preso nulla!” Ritornano sulla spiaggia, stanchi. E’ stata una notte piena di frustrazioni.
  • Giovanni 21,4-5: Il contesto della nuova apparizione di Gesù. Gesù stava sulla spiaggia, ma loro non lo riconoscono. Gesù chiede: “Figlioli, avete qualcosa da mangiare?” Risposero: “No!” Nella risposta negativa riconobbero che la notte era stata deludente perché non avevano pescato nulla. Loro erano stati chiamati ad essere pescatori di uomini (Mc 1,17; Lc 5,10), e ritornarono ad essere pescatori di pesci. Ma qualcosa era cambiato nella loro vita! L’esperienza dei tre anni con Gesù produsse in loro un cambiamento irreversibile. Non era più possibile tornare indietro come se non fosse successo nulla, come se non fosse cambiato nulla.
  • Giovanni 21,6-8: “Gettate la rete dalla parte destra della barca e troverete”. Fecero qualcosa che probabilmente non avevano mai fatto nella vita. Cinque pescatori con esperienza obbediscono ad un forestiero che ordina loro di fare qualcosa in contrasto con la loro esperienza. Gesù, quella persona sconosciuta, che si trovava sulla spiaggia, ordina loro di gettare la rete a destra della barca. Loro obbediscono, gettano la rete, ed ecco il risultato inatteso. La rete si riempie di pesci! Come era possibile! Come spiegare questa sorpresa al di fuori di qualsiasi previsione. L’amore fa scoprire. Il discepolo amato dice: “E’ il Signore”. Questa intuizione chiarisce tutto. Pietro si getta in acqua per giungere più in fretta vicino a Gesù. Gli altri discepoli lo seguono in barca, trascinando la rete piena di pesci.
  • Giovanni 21,9-14: La delicatezza di Gesù. Giungendo a terra, videro un fuoco di brace che era stato acceso da Gesù, dove lui stava arrostendo pesci e pane. Lui chiese loro di portare più pesci ed immediatamente Pietro sale nella barca e trae a terra la rete con centocinquanta pesci. Molti pesci, ma la rete non si rompe. Gesù chiama la moltitudine: “Venite a mangiare!” Lui ha la delicatezza di preparare qualcosa da mangiare dopo una notte deludente in cui non avevano pescato nulla. Un gesto molto semplice che rivela qualcosa dell’amore di Dio per noi. “Chi vede me vede il Padre” (Gv 14,9). Nessuno dei discepoli osava chiedere chi era, perché sapevano che era il Signore. Ed evocando l’eucaristia, l’evangelista Giovanni contempla: “Gesù si avvicinò, prese il pane e lo diede a loro”. Suggerisce così che l’eucaristia è il luogo privilegiato per l’incontro con Gesù risorto.

4) Per un confronto personale

  • Ti è successo che qualcuno ti ha chiesto di gettare la rete alla destra della barca della tua vita, di fare qualcosa al contrario della tua esperienza? Hai obbedito? Hai gettato la rete?
  • La delicatezza di Gesù. Com’è la tua delicatezza nelle piccole cose della vita?

5) Preghiera finale

Celebrate il Signore, perché è buono;  perché eterna è la sua misericordia.  

Lo dica chi teme Dio:  eterna è la sua misericordia. (Sal 117)

Lectio Divina: sabato, 15 aprile, 2023 

Tempo di Pasqua

1) Preghiera 

O Padre, che nella tua immensa bontà estendi a tutti i popoli il dono della fede, guarda i tuoi figli di elezione, perché coloro che sono rinati nel Battesimo ricevano la veste candida della vita immortale.  Per il nostro Signore Gesù Cristo…

2) Lettura dal Vangelo secondo Marco 16,9-15  

Risuscitato al mattino nel primo giorno dopo il sabato, Gesù apparve prima a Maria di Magdala, dalla quale aveva cacciato sette demoni. Questa andò ad annunziarlo ai suoi seguaci che erano in lutto e in pianto. Ma essi, udito che era vivo ed era stato visto da lei, non vollero credere. 

Dopo ciò, apparve a due di loro sotto altro aspetto, mentre erano in cammino verso la campagna. Anch’essi ritornarono ad annunziarlo agli altri; ma neanche a loro vollero credere. 

Alla fine apparve agli Undici, mentre stavano a mensa, e li rimproverò per la loro incredulità e durezza di cuore, perché non avevano creduto a quelli che lo avevano visto risuscitato. Gesù disse loro: “Andate in tutto il mondo e predicate il vangelo ad ogni creatura”.

3) Riflessione

  • Il vangelo di oggi fa parte di una unità letteraria più ampia (Mc 16,9-20) che ci mette dinanzi la lista o il riassunto di diverse apparizioni di Gesù: (a) Gesù appare a Maria Maddalena, ma i discepoli non accettano la sua testimonianza (Mc 16,9-11); (b) Gesù appare ai discepoli, ma gli altri non accettano la loro testimonianza (Mc 16,12-13); (c) Gesù appare agli Undici, critica la mancanza di fede e ordina di annunciare la Buona Novella a tutti (Mc 16,14-18); (d) Gesù ascende al cielo e continua a cooperare con i discepoli (Mc 16,19-20).
  • Oltre a questa lista di apparizioni del vangelo di Marco, ci sono altre liste di apparizioni che non sempre coincidono tra di loro. Per esempio, la lista conservata da Paolo nella lettera ai Corinzi è molto differente (1 Cor 15,3-8). Questa varietà mostra che all’inizio, i cristiani, non si preoccupano di provare la risurrezione per mezzo di apparizioni. Per loro la fede nella risurrezione era così evidente e viva che non c’era bisogno di prove.

Una persona che prende il sole sulla spiaggia non si preoccupa di dimostrare che il sole esiste, perché lei stessa abbronzata è la prova evidente dell’esistenza del sole. Le comunità, con il loro esistere in mezzo all’impero immenso, erano una prova viva della risurrezione. Le liste delle apparizioni cominciano a spuntare più tardi, nella seconda generazione per ribattere le critiche degli avversari. 

  • Marco 16,9-11: Gesù appare a Maria Maddalena, ma gli altri discepoli non le credettero. Gesù appare prima a Maria Maddalena. Lei va ad annunciarlo agli altri. Per venire al mondo, Dio volle dipendere dal seno di una giovane di 15 o 16 anni, chiamata Maria, di Nazaret (Lc 1,38). Per essere riconosciuto vivo in mezzo a noi, volle dipendere dall’annuncio di una donna che era stata liberata da sette demoni, anche lei chiamata Maria, di Magdala! (Per questo era chiamata Maria Maddalena). Ma gli altri non credettero in lei. Marco dice che Gesù apparve prima a Maddalena. Nell’elenco delle apparizioni, trasmesso nella lettera ai Corinzi (1 Cor 15,3-8), non vengono riportate le apparizioni di Gesù alle donne. I primi cristiani avevano difficoltà a credere nella testimonianza delle donne. E’ un peccato!
  • Marco 16,12-13: Gesù appare ai discepoli, ma gli altri non credettero a loro. Senza molti dettagli, Marco si riferisce ad un’apparizione di Gesù a due discepoli, “mentre erano in cammino verso la campagna”. Si tratta, probabilmente, di un riassunto dell’apparizione di Gesù ai discepoli di Emmaus, narrata da Luca (Lc 24,13-35). Marco insiste nel dire che “gli altri non cedettero nemmeno a loro”.
  • Marco 16,14-15: Gesù critica l’incredulità e ordina di annunciare la Buona Novella a tutte le creature. Per questo, Gesù appare agli undici discepoli e li riprende perché non hanno creduto alle persone che lo avevano visto risorto. Di nuovo, Marco si riferisce alla resistenza dei discepoli nel credere nella testimonianza di coloro che hanno sperimentato la risurrezione di Gesù. Perché? Probabilmente per insegnare tre cose. In primo luogo che la fede in Gesù passa attraverso la fede nelle persone che ne danno testimonianza. In secondo luogo, che nessuno si deve scoraggiare, quando il dubbio o l’incredulità nascono nel cuore. In terzo luogo, per ribattere le critiche di coloro che dicevano che il cristiano è ingenuo e accetta senza critica qualsiasi notizia, poiché gli undici ebbero molta difficoltà ad accettare la verità della risurrezione!
  • Il vangelo di oggi termina con l’invio: “Andate in tutto il mondo e predicate il Vangelo ad ogni creatura!” Gesù conferisce loro la missione di annunciare la Buona Novella ad ogni creatura.

4) Per un confronto personale

  • Maria Maddalena, i due discepoli di Emmaus e gli undici discepoli: chi di loro ebbe maggiore difficoltà nel credere alla risurrezione? Perché? Con chi di loro mi identifico?
  • Quali sono i segnali che più convincono le persone della presenza di Gesù in mezzo a noi?

5) Preghiera finale

Giusto è il Signore in tutte le sue vie,  santo in tutte le sue opere. 

Il Signore è vicino a quanti lo invocano,  a quanti lo cercano con cuore sincero. (Sal 144)

Lectio Divina: domenica, 16 aprile, 2023

L’apparizione di Gesù e il dono dello Spirito Santo ai discepoli 

Giovanni 20,19-31

1. Orazione iniziale

O Padre, che nel giorno del Signore raduni il tuo popolo per celebrare colui che è il Primo e l’Ultimo, il Vivente che ha sconfitto la morte, donaci la forza del tuo Spirito, perché, spezzati i vincoli del male, allontanate le nostre paure e le nostre indecisioni, ti rendiamo il libero servizio della nostra obbedienza e del nostro amore, per regnare con Cristo nella gloria.

2. Lectio

  1. Chiave di lettura:

Siamo nel cosiddetto “libro della risurrezione” ove sono narrati, senza una continuità logica, diversi episodi che riguardano il Cristo risorto e i fatti che lo provano. Questi fatti sono collocati, nel IV vangelo, nella mattina (20,1-18) e nella sera del primo giorno dopo il sabato e otto giorni dopo, nello stesso luogo e giorno della settimana. Ci troviamo di fronte all’evento più importante della storia dell’umanità, un evento che ci interpella personalmente. “Se Cristo non è risorto è vana la nostra predicazione ed è vana anche la nostra fede… e voi siete ancora nei vostri peccati” (1Cor 15,14.17) dice l’apostolo Paolo che non aveva conosciuto Gesù prima della sua Risurrezione, ma che lo predicava con tutta la sua vita, pieno di zelo. Gesù è l’inviato del Padre. Egli invia anche noi. La disponibilità ad “andare” proviene dalla profondità della fede che abbiamo nel Risorto. Siamo pronti ad accettare il Suo “mandato” e a dare la vita per il suo Regno? Questo brano non riguarda solo la fede di coloro che non hanno visto (testimonianza di Tommaso), ma anche la missione affidata da Cristo alla Chiesa. 

  1. Una possibile divisione del testo per facilitare la lettura:

20,19-20: apparizione ai discepoli e ostensione delle ferite 

20,21-23: dono dello Spirito per la missione 

20,24-26: apparizione particolare per Tommaso, otto giorni dopo 

20,27-29: dialogo con Tommaso 

20,30-31: lo scopo del Vangelo secondo Giovanni  c) Il testo: 

19 La sera di quello stesso giorno, il primo dopo il sabato, mentre erano chiuse le porte del luogo dove si trovavano i discepoli per timore dei Giudei, venne Gesù, si fermò in mezzo a loro e disse: «Pace a voi!». 20 Detto questo, mostrò loro le mani e il costato. E i discepoli gioirono al vedere il Signore. 21 Gesù disse loro di nuovo: «Pace a voi! Come il Padre ha mandato me, anch’io mando voi». 22 Dopo aver detto questo, alitò su di loro e disse: «Ricevete lo Spirito Santo; 23 a chi rimetterete i peccati saranno rimessi e a chi non li rimetterete, resteranno non rimessi».24 Tommaso, uno dei Dodici, chiamato Dìdimo, non era con loro quando venne Gesù. 25 Gli dissero allora gli altri discepoli: «Abbiamo visto il Signore!». Ma egli disse loro: «Se non vedo nelle sue mani il segno dei chiodi e non metto il dito nel posto dei chiodi e non metto la mia mano nel suo costato, non crederò». 26 Otto giorni dopo i discepoli erano di nuovo in casa e c’era con loro anche Tommaso. Venne Gesù, a porte chiuse, si fermò in mezzo a loro e disse: «Pace a voi!». 27 Poi disse a Tommaso: «Metti qua il tuo dito e guarda le mie mani; stendi la tua mano, e mettila nel mio costato; e non essere più incredulo ma credente!». 28 Rispose Tommaso: «Mio Signore e mio Dio!». 29 Gesù gli disse: «Perché mi hai veduto, hai creduto: beati quelli che pur non avendo visto crederanno!». 30 Molti altri segni fece Gesù in presenza dei suoi discepoli, ma non sono stati scritti in questo libro. 31 Questi sono stati scritti, perché crediate che Gesù è il Cristo, il Figlio di Dio e perché, credendo, abbiate la vita nel suo nome.

  1. Un momento di silenzio

per far depositare la Parola nel nostro cuore.

4. Meditatio

  1. Alcune domande per aiutare la meditazione:

Chi o cosa ha suscitato il mio interesse e la mia meraviglia nella lettura che ho fatto?

E’ possibile che ci siano alcuni che si professano cristiani, ma non credano nella Risurrezione di Gesù? E’ così importante crederci? Cosa cambia se noi ci fermiamo solo al suo insegnamento e alla sua testimonianza di vita? Che significato ha per me il dono dello Spirito per la missione? Come continua, dopo la Risurrezione, la missione di Gesù nel mondo? Qual è il contenuto dell’annuncio missionario? Che valore ha per me la testimonianza di Tommaso? Quali sono, se ne ho, i dubbi della mia fede? Come li affronto e progredisco? So esprimere le ragioni della mia fede? 

  1. Commento:

La sera di quello stesso giorno, il primo dopo il sabato: i discepoli stanno vivendo un giorno straordinario. Il giorno dopo il sabato, nel momento in cui viene scritto il IV vangelo, è già per la comunità “il giorno del Signore” (Ap 1,10), Dies Domini (domenica) e ha più importanza della tradizione del sabato per i Giudei.

Mentre erano chiuse le porte: un particolare per indicare che il corpo di Gesù risorto, pur essendo riconoscibile, non è soggetto alle leggi ordinarie della vita umana. Pace a voi: non è un augurio, ma la pace che aveva promesso quando erano afflitti per la sua dipartita (Gv14,27; 2Tes3,16; Rom5,3), la pace messianica, il compimento delle promesse di Dio, la liberazione da ogni paura, la vittoria sul peccato e sulla morte, la riconciliazione con Dio, frutto della sua passione, dono gratuito di Dio. Viene ripetuto tre volte in questo brano, come anche l’introduzione (20,19) viene ripetuta più avanti (20,26) in modo identico.Mostrò loro le mani e il costato: Gesù fornisce le prove evidenti e tangibili che è colui che è stato crocifisso. Solo Giovanni ricorda il particolare della ferita al costato inferta dalla lancia di un soldato romano, mentre Luca evidenzia la ferita ai piedi (Lc 24,39). 

Nel mostrare le ferite Gesù vuole anche evidenziare che la pace che lui dà viene dalla croce (2Tim2,1-13). Fanno parte della sua identità di risorto (Ap 5,6).

E i discepoli gioirono al vedere il Signore: E’ la stessa gioia che esprime il profeta Isaia nel descrivere il banchetto divino (Is 25,8-9), la gioia escatologica, che aveva preannunciata nei discorsi di addio, che nessuno potrà mai togliere (Gv 16,22; 20,27).  Cfr. anche Lc 24,39-40; Mt 28,8; Lc 24,41.

Come il Padre ha mandato me, anch’io mando voi: Gesù è il primo missionario, “l’apostolo e sommo sacerdote della fede che noi professiamo” (Ap 3,1). Dopo l’esperienza della croce e della resurrezione si attualizza la preghiera di Gesù al Padre (Gv 13,20; 17,18; 21,15,17).Non si tratta di una nuova missione, ma della stessa missione di

Gesù che si estende a coloro che sono suoi discepoli, legati a lui come il tralcio alla vite (15,9), così anche alla sua chiesa (Mt 28,18-20; Mc 16,15-18; Lc 24,47-49). Il Figlio eterno di Dio è stato inviato perché “il mondo si salvi per mezzo di lui” (Gv 3,17) e tutta la sua esistenza terrena, di piena identificazione con la volontà salvifica del Padre, è una costante manifestazione di quella volontà divina che tutti si salvino. 

Questo progetto storico lo lascia in consegna ed eredità a tutta la Chiesa e, in maniera particolare, all’interno di essa, ai ministri ordinati.

Alitò su di loro: il gesto ricorda il soffio di Dio che da la vita all’uomo (Gn 2,7), non si incontra altrove nel Nuovo Testamento. Segna l’inizio di una creazione nuova.

Ricevete lo Spirito Santo:dopo che Gesù è stato glorificato viene dato lo Spirito Santo (Gv 7,39). Qui si tratta della trasmissione dello Spirito per una missione particolare, mentre la Pentecoste (At 2) è la discesa dello Spirito su tutto il popolo di Dio. A chi rimetterete i peccati saranno rimessi e a chi non li rimetterete, resteranno non rimessi:il potere di perdonare o non perdonare (rimettere) i peccati si trova anche in Matteo in forma più giuridica (Mt 16,19; 18,18). E’ Dio che ha il potere di rimettere i peccati, secondo gli Scribi e i Farisei (Mc 2,7), come da tradizione (Is 43,25). Gesù ha questo potere (Lc 5,24) e lo trasmette alla sua Chiesa. Conviene non proiettare su questo testo, nella meditazione, lo sviluppo teologico della tradizione ecclesiale e le controversie teologiche che ne seguono. Nel IV Vangelo l’espressione si può considerare in modo ampio. Si indica il potere di rimettere i peccati nella Chiesa, come comunità di salvezza, di cui sono particolarmente muniti coloro che partecipano per successione e missione al carisma apostolico. In questo potere generale è incluso anche il potere di rimettere i peccati dopo il battesimo, quello che noi chiamiamo “sacramento della riconciliazione” espresso in diverse forme nel corso della storia della Chiesa.

Tommaso, uno dei Dodici, chiamato Dìdimo: Tommaso è uno dei protagonisti del IV vangelo, si mette in evidenza il suo carattere dubbioso e facile allo scoraggiamento (11,16; 14,5). “uno dei dodici” è ormai una frase stereotipa (6,71), perché in realtà erano unidici. “Didimo” vuol dire “gemello”, noi potremmo essere “gemelli” suoi per la difficoltà a credere in Gesù, Figlio di Dio, morto e risorto.

Abbiamo visto il Signore! Già Andrea, Giovanni e Filippo, trovato il Messia, erano corsi ad annunciarlo ad altri (Gv 1,41-45). Ora è l’annuncio ufficiale da parte dei testimoni oculari (Gv 20.18).Se non vedo nelle sue mani il segno dei chiodi e non metto il dito nel posto dei chiodi e non metto la mia mano nel suo costato, non crederò: Tommaso non riesce a credere attraverso i testimoni oculari. Vuole fare lui l’esperienza. Il IV vangelo è conscio della difficoltà di chiunque a credere nella Risurrezione (Lc 24, 34-40; Mc 16,11; 1Cor 15,5-8), specialmente poi di coloro che non hanno visto il Risorto. Tommaso è il loro (e nostro) interprete. Egli è disposto a credere, ma vuole risolvere di persona ogni dubbio, per il timore di uno sbaglio. Gesù non vede in Tommaso uno scettico indifferente, ma un uomo in cerca della verità e lo accontenta pienamente. E’ comunque l’occasione per lanciare l’apprezzamento verso i credenti futuri (versetto 29). Metti qua il tuo dito e guarda le mie mani; stendi la tua mano, e mettila nel mio costato; e non essere più incredulo ma credente! Gesù ripete le parole di Tommaso, entra in dialogo con lui, capisce i suoi dubbi e vuole aiutarlo. Gesù sa che Tommaso lo ama e ne ha compassione perché ancora non gode della pace che viene dalla fede. Lo aiuta a progredire nella fede. Per approfondire si possono confrontare i paralleli: 1Gv1-2; Sal 78,38; 103,13-14; Rom 5,20; 1Tim 1,14-16.

Mio Signore e mio Dio! È la professione di fede nel Risorto e nella sua divinità come è proclamato anche all’inizio del vangelo di Giovanni (1,1). Nell’Antico Testamento

“Signore” e “Dio” corrispondono rispettivamente a “Jahvé” e ad “Elohim” (Sal 35,23-

24;Ap 4,11). E’ la professione di fede pasquale nella divinità di Gesù più esplicita e diretta. In ambiente giudaico acquistava ancora più valore in quanto si applicavano a Gesù i testi che riguardavano Dio. Gesù non corregge le parole di Tommaso come corresse quelle dei Giudei che lo accusavano di volersi fare “uguale a Dio” (Gv 5,18ss) approvando così il riconoscimento della sua divinità.

Perché mi hai veduto, hai creduto: beati quelli che pur non avendo visto crederanno! Gesù mal sopporta coloro che sono alla ricerca di segni e prodigi per credere (Gv 4,48) e sembra rimproverare Tommaso. Scorgiamo qui anche un passaggio verso una fede più autentica, un “cammino di perfezione” verso una fede cui si deve arrivare anche senza le pretese di Tommaso, la fede accolta come dono e atto di fiducia. Come quella esemplare degli antenati (Ap 11) e come quella di Maria (Lc 1,45). A noi che siamo più di duemila anni distanti dalla venuta di Gesù, vien detto che, benchè non lo abbiamo veduto, lo possiamo amare e credendo in lui possiamo esultare “di gioia indicibile e gloriosa” (1Pt 1,8).

Questi (segni) sono stati scritti, perché crediate che Gesù è il Cristo, il Figlio di Dio e perché, credendo, abbiate la vita nel suo nome Il IV vangelo, come gli altri, non ha lo scopo di scrivere la vita completa di Gesù, ma quello di dimostrare che Gesù era il Cristo, il Messia atteso, il Liberatore e che era Figlio di Dio. Credendo in Lui abbiamo la vita eterna. Se Gesù non è Dio vana è la nostra fede!

5. Oratio

Salmo 118 (117)

Alleluia.

Celebrate il Signore, perché è buono; perché eterna è la sua misericordia.

Dica Israele che egli è buono: eterna è la sua misericordia.

Lo dica la casa di Aronne:eterna è la sua misericordia.

Lo dica chi teme Dio: eterna è la sua misericordia.

Mi avevano spinto con forza per farmi cadere, ma il Signore è stato mio aiuto.

Mia forza e mio canto è il Signore, egli è stato la mia salvezza.

Grida di giubilo e di vittoria, nelle tende dei giusti.

La pietra scartata dai costruttori è divenuta testata d’angolo; ecco l’opera del Signore: una meraviglia ai nostri occhi.

Questo è il giorno fatto dal Signore: rallegriamoci ed esultiamo in esso. Dona, Signore, la tua salvezza, dona, Signore, la vittoria!

6. Contemplatio

Orazione finale 

Ti ringrazio Gesù, mio Signore e mio Dio, che mi hai amato e chiamato, reso degno di essere tuo discepolo, che mi hai dato lo Spirito, il mandato di annunciare e testimoniare la tua risurrezione, la misericordia del Padre, la salvezza e il perdono per tutti gli uomini e tutte le donne del mondo. Tu veramente sei la via, la verità e la vita, aurora senza tramonto, sole di giustizia e di pace. Fammi rimanere nel tuo amore, legato come tralcio alla vite, dammi la tua pace, così che possa superare le mie debolezze, affrontare i miei dubbi, rispondere alla tua chiamata e vivere pienamente la missione che mi hai affidato, lodandoti in eterno. Tu che vivi e regni nei secoli dei secoli. Amen.

Lectio Divina: lunedì, 17 aprile, 2023 

Tempo di Pasqua 

1) Preghiera

Dio onnipotente ed eterno, che ci dai il privilegio di chiamarti Padre, fa’ crescere in noi lo spirito di figli adottivi, perché possiamo entrare nell’eredità che ci hai promesso.  Per il nostro Signore Gesù Cristo…

2) Lettura dal Vangelo secondo Giovanni 3,1-8  

C’era tra i farisei un uomo chiamato Nicodemo, un capo dei Giudei. Egli andò da Gesù, di notte, e gli disse: “Rabbì, sappiamo che sei un maestro venuto da Dio; nessuno infatti può fare i segni che tu fai, se Dio non è con lui”. 

Gli rispose Gesù: “In verità, in verità ti dico, se uno non rinasce dall’alto, non può vedere il regno di Dio”. Gli disse Nicodemo: “Come può un uomo nascere quando è vecchio? Può forse entrare una seconda volta nel grembo di sua madre e rinascere?”. Gli rispose Gesù: “In verità, in verità ti dico, se uno non nasce da acqua e da Spirito, non può entrare nel regno di Dio. Quel che è nato dalla carne è carne e quel che è nato dallo Spirito, è Spirito. Non ti meravigliare se t’ho detto: dovete rinascere dall’alto. Il vento soffia dove vuole e ne senti la voce, ma non sai di dove viene e dove va: così è di chiunque è nato dallo Spirito”.

3) Riflessione 

  • Il vangelo di oggi riporta una parte della conversazione di Gesù con Nicodemo. Nicodemo appare diverse volte nel vangelo di Giovanni (Gv 3,1-13; 7,50-52; 19,39). Lui era una persona che aveva una certa posizione sociale. Era un leader tra i giudei e faceva parte del tribunale supremo, chiamato Sinedrio. Nel vangelo di Giovanni, rappresenta il gruppo di giudei che erano pii e sinceri, ma che non arrivavano a capire tutto ciò che Gesù diceva e faceva.

Nicodemo aveva sentito parlare dei segni, delle cose meravigliose che Gesù realizzava e ne rimase colpito. Lui voleva parlare con Gesù per poter capire meglio. Era una persona colta, che credeva di capire le cose di Dio. Lui aspettava il Messia con un libro della legge nella mano per verificare se si avverava la novità annunciata da Gesù. Gesù fa capire a Nicodemo che l’unico modo per capire le cose di Dio è nascere di nuovo! 

Oggi succede la stessa cosa. Alcuni sono come Nicodemo: accettano come nuovo solo ciò che coincide con le loro idee. Ciò che non coincide con le loro idee viene rifiutato e considerato contrario alla tradizione. Altri si lasciano sorprendere dai fatti e non hanno paura di dire: “Sono nato di nuovo!” 

  • Giovanni 3,1: Un uomo, chiamato Nicodemo. Poco prima dell’incontro di Gesù con Nicodemo, l’evangelista parlava della fede imperfetta di certe persone che si interessavano solo ai miracoli di Gesù (Jo 2,23-25). Nicodemo era una di queste persone. Aveva buona volontà, ma la sua fede era ancora imperfetta. La conversazione con Gesù lo aiuta a percepire che deve fare un passo in più per poter approfondire la sua fede in Gesù e in Dio.
  • Giovanna 3,2: 1ª domanda di Nicodemo: tensione tra ciò che è vecchio e ciò che è nuovo. Nicodemo era un fariseo, persona di spicco tra i giudei e con un buon raziocinio. Andò ad incontrare Gesù di notte e gli dice: ““Rabbì, sappiamo che sei un maestro venuto da Dio; nessuno infatti può fare i segni che tu fai, se Dio non è con lui”.

Nicodemo si esprime su Gesù a partire da argomenti che lui, Nicodemo stesso, ha dentro di sé. Questo è già importante, ma non basta per conoscere Gesù. I segni che

Gesù fa possono destare la persona e produrre in essa interesse. Possono generare curiosità, ma non generano dedizione nella fede. Non fanno vedere il Regno di Dio presente in Gesù. Per questo è necessario fare un passo in più. Qual è questo passo? 

  • Giovanni 3,3: Risposta di Gesù: “Devi nascere di nuovo!” Affinché Nicodemo possa percepire il Regno presente in Gesù, dovrà nascere di nuovo, dall’alto. Chi cerca di capire Gesù solo a partire dai suoi argomenti, non riesce a capirlo. Gesù è più grande. Quando Nicodemo rimane con in mano solo il catechismo del passato, non riuscirà a capire Gesù. Dovrà aprire del tutto la mano. Dovrà accantonare le proprie certezze e sicurezze ed abbandonarsi totalmente. Dovrà fare una scelta, da un lato la sicurezza che viene dalla religione organizzata con le sue leggi e tradizioni, dall’altro lato lanciarsi all’avventura dello Spirito che Gesù gli propone. 
  • Giovanni 3,4: 2ª domanda di Nicodemo: Como é possibile nascere di nuovo? Nicodemo non cede e ritorna sulla domanda con una certa ironia: “Come può un uomo nascere quando è vecchio? Può forse entrare una seconda volta nel grembo di sua madre e rinascere?”. Nicodemo prende alla lettera le parole di Gesù e, per questo, non capisce niente. Lui deve aver percepito che le parole di Gesù avevano un senso simbolico.
  • Giovanni 3,5-8: La risposta di Gesù: Nascere dall’alto, nascere dallo spirito. Gesù spiega ciò che vuol dire: nascere dall’alto o nascere di nuovo. E’ “nascere dall’acqua e dallo Spirito”. Qui abbiamo un’allusione molto chiara al battesimo. Mediante la conversazione di Gesù con Nicodemo, l’evangelista ci invita a fare la revisione del nostro battesimo. Riporta le seguenti parole di Gesù: “Ciò che nasce dalla carne è carne. Ciò che nasce dallo Spirito è Spirito”. Carne significa ciò che nasce solo dalle nostre idee. Ciò che nasce da noi è alla nostra portata. Nascere dallo Spirito è un’altra cosa! 
  • Lo Spirito è come il vento. “Il vento soffia dove vuole e ne senti la voce, ma non sai da dove viene e dove va: così è di chiunque è nato dallo Spirito”. Il vento ha, dentro di sé, una direzione, una rotta. Noi percepiamo la direzione del vento, per esempio, il vento del Nord o il vento del Sud, ma non sappiamo né controlliamo la causa a partire dalla quale il vento si muove in questa o in quella direzione. Così è lo Spirito. “Nessuno è padrone dello Spirito” (Ecl 8,8). Ciò che più caratterizza il vento, lo Spirito, è la libertà. Il vento, lo spirito, è libero, non può essere controllato. Agisce sugli altri e nessuno riesce ad agire su di lui. La sua origine è il mistero. La barca deve prima scoprire la rotta del vento, dopo deve collocare le vele secondo questa rotta. E’ ciò che deve fare Nicodemo e che dobbiamo fare tutti noi. 
  • Una chiave per capire meglio le parole di Gesù sullo Spirito Santo. La lingua ebraica usa la stessa parola per dire vento e spirito. Come abbiamo detto, il vento ha, dentro di sé, una rotta, una direzione: vento del Nord, vento del Sud. Lo Spirito di Dio ha una rotta, un progetto, che si manifestava già nella creazione. Lo Spirito era presente nella creazione sotto forma di un uccello che plana sulle acque del caos (Gn 1,2). Anno dopo anno, rinnova la faccia della terra e mette in movimento la natura mediante la sequenza delle stagioni (Sal 104,30; 147,18). Questo stesso merito è presente anche nella storia. Respinge il mare (Es 14,21) e porta le quaglie per far mangiare la gente (Nm 11,31).

Accompagna Mosè e, a partire da lui, raduna i leaders del popolo (Nm 11,24-25). Prende possesso dei leaders e li spinge a realizzare azioni a favore della libertà: Otniel (Gdc 3,10), Gedeone (Jz 6,34), Iefte (Jz 11,29), Sansone (Gdc 13,25; 14,6.19; 15,14), Saul (1Sm 11,6), e Debora, la profetessa (Jz 4,4). E’ presente nel gruppo dei profeti e agisce in loro con forza contagiosa (1Sm 10,5-6.10), la sua azione nei profeti produce invidia negli altri, ma Mosè reagisce: “Fossero tutti profeti nel popolo del Signore e volesse il Signore dare loro il suo spirito!” (Nm11,29). 

  • Lungo i secoli crebbe la speranza che lo Spirito di Dio avrebbe orientato il Messia nella realizzazione del progetto di Dio (Is 11,1-9) e sarebbe disceso su tutto il popolo di Dio (Ez 36,27; 39,29; Is 32,15; 44,3). La grande promessa dello Spirito spunta in vari modi nei profeti dell’esilio: la visione delle ossa secche, risuscitate dalla forza dello Spirito di Dio (Ez 37,1-14); l’effusione dello Spirito di Dio su tutto il popolo (Jl 3,1-5); la visione del Messia-Servo che sarà unto dallo Spirito per stabilire il diritto sulla terra ed annunciare la Buona Nuova ai poveri (Is 42,1; 44,1-3; 61,1-3). Essi percepiscono un futuro in cui la gente, sempre di più, rinasce grazie all’effusione dello Spirito (Ez 36,2627; Sl 51,12; cf Is 32,15-20).
  • Il vangelo di Giovanni si serve di molte immagini e simboli per rappresentare l’azione dello Spirito. Come nella creazione (Gn 1,1), così lo Spirito discese su Gesù “come una colomba, venuta dal cielo” (Gv 1,32). E’ l’inizio della nuova creazione! Gesù pronuncia le parole di Dio e ci comunica lo Spirito (Gv 3,34).Le sue parole sono Spirito e vita (Gv 6,63). Quando Gesù annuncia che va dal Padre, dice che manderà un altro consolatore, un altro difensore, in modo che possa rimanere con noi. E’ lo Spirito Santo (Gv 14,16-17). Attraverso la sua passione, morte e risurrezione, Gesù conquista per noi il dono dello Spirito Santo. Mediante il battesimo tutti noi riceviamo questo stesso Spirito di Gesù (Gv 1,33). Quando appare agli apostoli, soffia su di loro e dice: “Ricevete lo Spirito Santo!” (Gv 20,22). Lo Spirito è come l’acqua che sgorga dalle persone che credono in Gesù (Gv 7,37-39; 4,14). Il primo effetto dell’azione dello Spirito in noi è la riconciliazione: ”A chi rimetterete i peccati saranno rimessi e a chi non li rimetterete, resteranno non rimessi” (Gv 20,23). Lo Spirito ci è dato per poter ricordare e capire il significato pieno delle parole di Gesù (Gv 14,26; 16,12-13). Animati dallo Spirito di Gesù possiamo adorare Dio in qualsiasi luogo (Gv 4,23-24). Qui si realizza la libertà dello Spirito di cui parla San Paolo: “Dove c’è lo Spirito del Signore, qui c’è la libertà” (2Cor 3,17).

4) Per un confronto personale

  • Come reagisce dinanzi alle novità che si presentano. Come Nicodemo o accetti la sorpresa di Dio?
  • Gesù paragona l’azione dello Spirito Santo con il vento (Gv 3,8). Cosa mi rivela questo paragone sull’azione dello Spirito di Dio nella mia vita? Hai avuto già qualche esperienza che ti ha dato la sensazione di nascere di nuovo?

5) Preghiera finale

Benedirò il Signore in ogni tempo,  sulla mia bocca sempre la sua lode.  Io mi glorio nel Signore,  ascoltino gli umili e si rallegrino. (Sal 33)

Lectio Divina: martedì, 18 aprile, 2023 

Tempo di Pasqua

1) Preghiera

Concedi al tuo popolo, Dio misericordioso, di proclamare la potenza del Signore risorto, perché in lui, sacramento universale di salvezza, manifesti al mondo la pienezza della vita nuova.

Per il nostro Signore Gesù Cristo…

2) Lettura dal Vangelo secondo Giovanni 3,7b-15  

In quel tempo Gesù disse a Nicodemo: “In verità ti dico: dovete rinascere dall’alto. Il vento soffia dove vuole e ne senti la voce, ma non sai di dove viene e dove va: così è di chiunque è nato dallo Spirito”. Replicò Nicodemo: “Come può accadere questo?” Gli rispose Gesù: “Tu sei maestro in Israele e non sai queste cose? In verità, in verità ti dico, noi parliamo di quel che sappiamo e testimoniamo quel che abbiamo veduto; ma voi non accogliete la nostra testimonianza. Se vi ho parlato di cose della terra e non credete, come crederete se vi parlerò di cose del cielo? Eppure nessuno è mai salito al cielo, fuorché il Figlio dell’uomo che è disceso dal cielo. E come Mosè innalzò il serpente nel deserto, così bisogna che sia innalzato il Figlio dell’uomo, perché chiunque crede in lui abbia la vita eterna”.

3) Riflessione

  • Il vangelo di oggi riporta una conversazione tra Gesù e Nicodemo. Nicodemo aveva sentito parlare delle cose che Gesù faceva, e ne rimase colpito. Volle parlare con Gesù per poterle capire meglio. Pensava di conoscere le cose di Dio. Viveva con un libretto del passato in mano per vedere se concordava con la novità annunciata da Gesù. Nella conversazione, Gesù disse che l’unico modo in cui Nicodemo poteva capire le cose di Dio era nascere di nuovo! A volte noi siamo come Nicodemo: accettiamo solamente come qualcosa di nuovo ciò che va d’accordo con le nostre vecchie idee. Altre volte, ci lasciamo sorprendere dai fatti e non abbiamo paura di dire: “Sono nato/a di nuovo!”
  • Quando gli evangelisti ricordano le ultime parole di Gesù, hanno davanti a loro il problema delle comunità per le quali scrivono. Le domande di Nicodemo a Gesù sono un riflesso alle domande delle comunità dell’Asia Minore della fine del primo secolo. Per questo, le risposte di Gesù a Nicodemo erano, al tempo stesso, una risposta ai problemi di quelle comunità. Così i cristiani seguivano la catechesi in quel tempo. Molto probabilmente, il racconto della conversazione tra Gesù e Nicodemo facevano parte della catechesi battesimale, poiché dice che le persone devono rinascere dall’acqua e dallo spirito (Gv 3,6).
  • Giovanni 3,7b-8: Nascere dall’alto, nascere di nuovo, nascere dallo Spirito. In greco, la stessa parola significa di nuovo e dall’alto. Gesù aveva detto “Chi non nasce dall’acqua e dallo Spirito non può entrare nel Regno di Dio” (Gv 3,5). E aggiunge: “Quel che nasce dalla carne, è carne. Quel che nasce dallo Spirito è Spirito” (Gv 3,6). Qui, carne significa ciò che nasce solo dalle nostre idee. Ciò che nasce da noi ha la nostra misura. Nascere dallo Spirito è un’altra cosa! E Gesù riafferma nuovamente ciò che aveva detto prima: “Devi rinascere dall’alto (di nuovo)”. Ossia, devi rinascere dallo Spirito che viene dall’alto. E spiega che lo Spirito è come il vento. Sia in ebraico come in greco, si usa la stessa parola per dire spirito e vento. Gesù dice: “Il vento soffia dove vuole e ne senti la voce, ma non sai da dove viene e dove va: così è di chiunque è nato dallo Spirito. Il vento ha, dentro di sé, un nord, una direzione. Noi ci rendiamo conto della direzione del vento, per esempio, il vento del Nord o il vento del Sud, ma non sappiamo né controlliamo la causa a partire dalla quale il vento si muove in questa o quella direzione. Così è lo Spirito. “Nessuno è padrone dello Spirito” (Eccle 8,8). Ciò

che più caratterizza il vento, lo Spirito, è la libertà. Il vento, lo Spirito, è libero, non può essere controllato. Agisce sugli altri e nessuno riesce ad agire su di lui. La sua origine è il mistero, il suo destino è il mistero. Il pescatore deve, in primo luogo, scoprire la direzione del vento. Poi deve mettere le vele secondo questa direzione. E’ ciò che deve fare Nicodemo e che dobbiamo fare tutti noi. 

  • Giovanni 3,9: Domanda di Nicodemo: Come può accadere questo? Gesù non fa nulla di più che riassumere ciò che insegnava l’Antico Testamento sull’azione dello Spirito, del vento santo, nella vita del popolo di Dio e che Nicodemo, maestro e dottore, deve sapere. Ma pur così, Nicodemo si spaventa nell’udire la risposta di Gesù e agisce da ignorante: “Come può accadere questo?”
  • Giovanni 3,10-15: Risposta di Gesù: la fede nasce dalla testimonianza e non dal miracolo. Gesù cambia la domanda: “Tu sei maestro in Israele e non sai queste cose?” Perché per Gesù, se una persona crede solo quando le cose vanno secondo i suoi propri argomenti ed idee, allora la sua fede non è perfetta. Perfetta è la fede di colui che crede per la testimonianza. Lascia da parte i suoi argomenti e si dona, perché crede in chi ha dato testimonianza.

4) Per un confronto personale

  • Hai avuto qualche esperienza in cui hai avuto la sensazione di nascere di nuovo? Come è stata?
  • Gesù paragona l’azione dello Spirito Santo con il vento. Cosa ci rivela questo paragone sull’azione dello Spirito di Dio nella nostra vita? Hai già messo le vele della tua vita secondo la direzione del vento, dello Spirito?

5) Preghiera finale

Il Signore è vicino a chi ha il cuore ferito,  egli salva gli spiriti affranti.

Molte sono le sventure del giusto,  ma lo libera da tutte il Signore. (Sal 33)

Lectio Divina: mercoledì, 19 aprile, 2023 

Tempo di Pasqua

1) Preghiera 

O Padre, che nella Pasqua del tuo Figlio hai ristabilito l’uomo nella dignità perduta e gli hai dato la speranza della risurrezione, fa’ che accogliamo e viviamo nell’amore il mistero celebrato ogni anno nella fede.  Per il nostro Signore Gesù Cristo…

2) Lettura dal Vangelo secondo Giovanni 3,16-21  

In quel tempo, Gesù disse a Nicodemo: “Dio ha tanto amato il mondo da dare il suo Figlio unigenito, perché chiunque crede in lui non muoia, ma abbia la vita eterna. Dio non ha mandato il Figlio nel mondo per giudicare il mondo, ma perché il mondo si salvi per mezzo di lui. 

Chi crede in lui non è condannato; ma chi non crede è già stato condannato, perché non ha creduto nel nome dell’unigenito Figlio di Dio. E il giudizio è questo: la luce è venuta nel mondo, ma gli uomini hanno preferito le tenebre alla luce, perché le loro opere erano malvagie. Chiunque infatti fa il male, odia la luce e non viene alla luce perché non siano svelate le sue opere. Ma chi opera la verità viene alla luce, perché appaia chiaramente che le sue opere sono state fatte in Dio”.

3) Riflessione

  • Il vangelo di Giovanni è come un tessuto fatto di tre fili diversi, ma simili. I tre si combinano così bene tra di loro che, a volte, non si riesce a capire quando si passa da un filo all’altro. (a) Il primo filo sono i fatti e le parole di Gesù degli anni trenta, conservati dalle testimonianze oculari che guardavano le cose che Gesù fece ed insegnò. (b) Il secondo filo sono i fatti della vita delle comunità. Per la loro fede in Gesù e convinte della sua presenza in mezzo a loro, le comunità illuminavano il loro cammino con le parole e i gesti di Gesù. Questo ha un’incidenza sulla descrizione dei fatti. Per esempio, il conflitto delle comunità con i farisei della fine del primo secolo segna il modo di descrivere i conflitti di Gesù con i farisei. (c) Il terzo filo sono i commenti fatti dall’ evangelista. In certi passaggi, è difficile percepire quando Gesù smette di parlare e l’evangelista comincia ad intrecciare i suoi commenti. Il testo del vangelo di oggi, per esempio, è una riflessione bella e profonda dell’evangelista sull’azione di Gesù. La gente quasi non percepisce la differenza tra il parlare di Gesù e quello dell’evangelista. Comunque, sia l’una che l’altra, sono parole di Dio.
  • Giovanni 3,16: Dio amò il mondo. La parola mondo è una delle parole più frequenti nel vangelo di Giovanni: 78 volte! Ha vari significati. In primo luogo mondo può significare la terra, lo spazio abitato dagli esseri umani (Gv 11,9; 21,25) o anche l’universo creato (Gv 17,5.24). Mondo può anche significare le persone che abitano questa terra, tutta l’umanità (Gv 1,9; 3,16; 4,42; 6,14; 8,12). Può significare anche un gruppo grande, un gruppo numeroso di persone, come quando parliamo di “tutto il mondo” (Gv 12,19; 14,27). Qui, nel nostro testo la parola mondo ha anche il senso di umanità, tutto l’essere umano. Dio ama l’umanità in modo tale che dona il suo figlio unico. Chi accetta che Dio giunga fino a noi in Gesù, è già passato per la morte ed ha la vita eterna.
  • Giovanni 3,17-19: Il vero senso del giudizio. L’immagine di Dio che appare nei tre versi è quella di un padre pieno di tenerezza e non di un giudice severo. Dio manda il suo figlio non per giudicare e condannare il mondo, ma affinché il mondo si salvi per mezzo di lui. Chi crede in Gesù e lo accetta come rivelazione di Dio non è giudicato, perché già è accettato da Dio. E chi non crede in Gesù è già stato giudicato. Si esclude da sé. E l’evangelista ripete ciò che ha già detto nel prologo: molte persone non vogliono accettare Gesù, perché la sua luce rivela la cattiveria che esiste in loro (cf. Gv 1,5.10-11).
  • Giovanni 3,20-21: Praticare la verità. In ogni essere umano, c’è un seme divino, un tratto del Creatore. Gesù, rivelazione del Padre, è una risposta a questo desiderio più profondo dell’essere umano. Chi vuole essere fedele a ciò che ha di più profondo in sé, accetta Gesù. E’ difficile incontrare una visione ecumenica più vasta di quella che il vangelo di Giovanni esprime in questi versi.
  • Completando il significato della parola mondo nel Quarto Vangelo. Altre volte, la parola mondo significa quella parte dell’umanità che si oppone a Gesù ed al suo messaggio. Lì la parola mondo assume il significato di “avversari” o “oppositori” (Gv 7,4.7; 8,23.26; 9,39; 12,25). Questo mondo contrario alla pratica di libertà di Gesù è comandato dall’Avversario o Satana, chiamato anche “principe di questo mondo” (Gv 14,30; 16,11). Rappresenta l’impero romano e, nello stesso tempo, i responsabili dei giudei che stanno cacciando i seguaci di Gesù dalle sinagoghe. Questo mondo perseguita ed uccide le comunità, recando tribolazioni ai fedeli (Gv 16,33). Gesù le libererà, vincendo il principe di questo mondo (Gv 12,31). Quindi, mondo significa una situazione di ingiustizia, di oppressione, che genera odio e persecuzione contro le comunità del Discepolo Amato. I persecutori sono quelle persone che hanno il potere, i dirigenti, sia dell’impero che della sinagoga. Infine, tutti coloro che praticano l’ingiustizia usando per questo il nome stesso di Dio (Gv 16,2). La speranza che il vangelo dà alle comunità perseguitate è che Gesù è più forte del mondo. Per questo dice: “Voi avrete tribolazioni nel mondo, ma abbiate fiducia; io ho vinto il mondo!” (Gv 16,33).

4) Per un confronto personale

  • Dio amò tanto il mondo che dette il suo proprio figlio. Questa verità è penetrata nel profondo del mio cuore, della mia coscienza?
  • La realtà più ecumenica che ci sia è la vita che Dio ci ha dato e per cui ha dato il suo proprio figlio. Come vivo l’ecumenismo nel quotidiano della mia esistenza?

5) Preghiera finale

Benedirò il Signore in ogni tempo,  sulla mia bocca sempre la sua lode.  Io mi glorio nel Signore,  ascoltino gli umili e si rallegrino. (Sal 33)

Lectio Divina: giovedì, 20 aprile, 2023 

Tempo di Pasqua

1) Preghiera 

Donaci, Padre misericordioso, di rendere presente in ogni momento della vita la fecondità della Pasqua, che si attua nei tuoi misteri.  Per il nostro Signore Gesù Cristo…

2) Lettura dal Vangelo secondo Giovanni 3,31-36  

In quel tempo, Giovanni Battista disse ai suoi discepoli: “Colui che viene dall’alto è al di sopra di tutti; ma chi viene dalla terra, appartiene alla terra e parla della terra. Colui che viene dal cielo è al di sopra di tutti. Egli attesta ciò che ha visto e udito, eppure nessuno accetta la sua testimonianza; chi però ne accetta la testimonianza, certifica che Dio è veritiero. Infatti colui che Dio ha mandato proferisce le parole di Dio e dà lo Spirito senza misura. 

Il Padre ama il Figlio e gli ha dato in mano ogni cosa. Chi crede nel Figlio ha la vita eterna; chi non obbedisce al Figlio non vedrà la vita, ma l’ira di Dio incombe su di lui”.

3) Riflessione 

  • Nel mese di gennaio abbiamo meditato Giovanni 3,22-30, che ci mostra l’ultima testimonianza di Giovanni Battista nei riguardi di Gesù. Era una risposta data da lui ai suoi discepoli, e nella quale riafferma che lui, Giovanni, non è il Messia, bensì il suo precursore (Gv 3,28). In quella occasione, Giovanni disse quella frase così bella che riassume la sua testimonianza: “E’ necessario che lui cresca e che io diminuisca!” Questa frase è il programma di tutti coloro che vogliono seguire Gesù.
  • I versi del vangelo di oggi sono, nuovamente, un commento dell’evangelista per aiutare le comunità a capire meglio tutta la portata delle cose che Gesù fece ed insegnò. Abbiamo qui un’altra indicazione di quei tre fili di cui abbiamo parlato prima.
  • Giovanni 3,31-33: Un ritornello che si ripete sempre. Lungo il vangelo di Giovanni, molte volte appare il conflitto tra Gesù ed i giudei che contestano le parole di Gesù. Gesù parla a partire da ciò che ode dal Padre. Lui è trasparenza totale. I suoi avversari, non aprendosi a Dio e perché si afferrano alle proprie idee qui sulla terra, non sono capaci di capire il significato profondo delle cose che Gesù vive, fa e dice. In definitiva, è questo il malinteso che spinge i giudei a prendere e condannare Gesù.
  • Giovanni 3,34: Gesù ci dà lo Spirito senza misura. Il vangelo di Giovanni usa molte immagini e simboli per significare l’azione dello Spirito. Come nella creazione (Gen 1,1), così lo Spirito scende su Gesù “come una colomba, venuta dal cielo” (Gv 1,32). E’ l’inizio della nuova creazione! Gesù ripete le parole di Dio e ci comunica lo Spirito senza misura (Gv 3,34). Le sue parole sono Spirito e vita (Gv 6,63). Quando Gesù sta per lasciare questa terra, dice che manderà un altro consolatore, un altro difensore, perché rimanga con noi (Gv 14,16-17). Per la sua passione, morte e risurrezione Gesù conquista il dono dello Spirito per noi. Attraverso il battesimo tutti noi riceviamo questo stesso Spirito di Gesù (Gv 1,33). Quando appare agli apostoli, soffia su di loro e dice: “Ricevete lo Spirito Santo!” (Gv 20,22). Lo Spirito è come l’acqua che scaturisce dalle persone che credono in Gesù (Gv 7,37-39; 4,14). Il primo effetto dell’azione dello Spirito in noi è la riconciliazione: “A chi rimetterete i peccati saranno rimessi e a chi non li rimetterete, resteranno non rimessi” (Gv 20,23). Lo Spirito ci viene dato per ricordare e capire il significato pieno delle parole di Gesù (Gv 14,26; 16,12-13). Animati dallo Spirito di Gesù possiamo adorare Dio in qualsiasi luogo (Gv 4,23-24). Qui si compie la libertà dello Spirito di cui parla San Paolo: “Dove c’è lo Spirito del Signore, lì c’è libertà” (2Cor 3,17).
  • Giovanni 3,35-36: Il Padre ama il figlio. Riafferma l’identità tra il Padre e Gesù. Il Padre ama il figlio e pone tutto nella sua mano. San Paolo dirà che in Gesù abita la pienezza della divinità (Col 1,19; 2,9). Per questo, chi accetta Gesù e crede in Gesù ha la vita eterna, poiché Dio è vita. Chi non accetta di credere in Gesù lui stesso si colloca fuori.

4) Per un confronto personale

  • Gesù ci comunica lo Spirito, senza misura. Hai fatto qualche esperienza di questa azione dello Spirito nella tua vita?
  • Chi crede in Gesù, ha la vita eterna. Come avviene questo oggi nella vita delle famiglie e delle comunità?

5) Preghiera finale

Benedirò il Signore in ogni tempo,  sulla mia bocca sempre la sua lode.  Gustate e vedete quanto è buono il Signore;  beato l’uomo che in lui si rifugia. (Sal 33)

Lectio Divina: venerdì, 21 aprile, 2023 

Tempo di Pasqua

1) Preghiera 

Padre misericordioso, che hai voluto che il tuo Figlio subisse per noi il supplizio della croce per liberarci dal potere del nemico, donaci di giungere alla gloria della risurrezione. 

Per il nostro Signore Gesù Cristo…

2) Lettura dal Vangelo secondo Giovanni 6,1-15  

In quel tempo, Gesù andò all’altra riva del mare di Galilea, cioè di Tiberiade, e una grande folla lo seguiva, vedendo i segni che faceva sugli infermi. Gesù salì sulla montagna e là si pose a sedere con i suoi discepoli. 

Era vicina la Pasqua, la festa dei Giudei. Alzati quindi gli occhi, Gesù vide che una grande folla veniva da lui e disse a Filippo: “Dove possiamo comprare il pane perché costoro abbiano da mangiare?” Diceva così per metterlo alla prova; egli infatti sapeva bene quello che stava per fare. Gli rispose Filippo: “Duecento denari di pane non sono sufficienti neppure perché ognuno possa riceverne un pezzo”. Gli disse allora uno dei discepoli, Andrea, fratello di Simon Pietro: “C’è qui un ragazzo che ha cinque pani d’orzo e due pesci; ma che cos’è questo per tanta gente?” Rispose Gesù: “Fateli sedere”.  C’era molta erba in quel luogo. Si sedettero dunque ed erano circa cinquemila uomini.  Allora Gesù prese i pani e, dopo aver reso grazie, li distribuì a quelli che si erano seduti, e lo stesso fece dei pesci, finché ne vollero. E quando furono saziati, disse ai discepoli: “Raccogliete i pezzi avanzati, perché nulla vada perduto”. Li raccolsero e riempirono dodici canestri con i pezzi dei cinque pani d’orzo, avanzati a coloro che avevano mangiato. 

Allora la gente, visto il segno che egli aveva compiuto, cominciò a dire: “Questi è davvero il profeta che deve venire nel mondo!” Ma Gesù, sapendo che stavano per venire a prenderlo per farlo re, si ritirò di nuovo sulla montagna, tutto solo.

3) Riflessione

  • Oggi inizia la lettura del VI Capitolo di Giovanni che mette dinanzi a noi due segni o miracoli: la moltiplicazione dei pani (Gv 6,1-15) ed il camminare sulle acque (Gv 6,1621). Poi viene menzionato il lungo dialogo sul Pane di Vita (Gv 6,22-71). Giovanni mette il fatto vicino alla festa di Pasqua (Gv 6,4). L’approccio centrale è il confronto tra l’antica Pasqua dell’Esodo e la nuova Pasqua che avviene in Gesù. Il dialogo sul pane di vita chiarirà la nuova pasqua che avviene in Gesù.
  • Giovanni 6,1-4: La situazione. Nell’antica pasqua, la moltitudine attraversa il Mar Rosso. Nella nuova pasqua, Gesù attraversa il Mare di Galilea. Una grande moltitudine seguì Mosè. Una grande moltitudine segue Gesù in questo nuovo esodo. Nel primo esodo, Mosè sale sulla Montagna. Gesù, il nuovo Mosè, sale anche lui sulla montagna. La moltitudine seguiva Mosè che realizza grandi segnali. La moltitudine segue Gesù perché aveva visto i segnali che realizzava per i malati.
  • Giovanni 6,5-7: Gesù e Filippo. Vedendo la moltitudine, Gesù confronta i discepoli con la fame della gente e chiede a Filippo: “Dove possiamo comprare pane perché costoro abbiano da mangiare?” Nel primo esodo, Mosè aveva ottenuto cibo per la gente affamata. Gesù, il nuovo Mosè, farà la stessa cosa. Però Filippo, invece di guardare la situazione alla luce della Scrittura, guardava con gli occhi del sistema e rispose: “Non bastano duecento denari!” Un denaro era il salario minimo di un giorno. Filippo constata il problema e riconosce la sua totale incapacità per risolverlo. Si lamenta, però non presenta nessuna soluzione.
  • Giovanni 6,8-9: Andrea ed il ragazzo. Andrea, invece di lamentarsi, cerca una soluzione. Trova un ragazzo con cinque pani e due pesci: Cinque pani d’orzo e due pesci erano la razione giornaliera di un povero. Il ragazzo consegna la sua razione giornaliera! Lui avrebbe potuto dire: “Cinque pani e due pesci, ma cos’è questo per tutta questa gente? Non servirà a nulla! Dividiamo tutto questo fra di noi, tra due o tre persone!” ma invece, ha il coraggio di dare i cinque pani ed i due pesci per alimentare 5000 persone (Gv 6,10)! Chi fa così, o è pazzo o ha molta fede, credendo che per amore di Gesù, tutti si dispongono a dividere il loro cibo come fece il ragazzo!
  • Giovanni 6,10-11: La moltiplicazione. Gesù chiede alla gente di sedersi per terra. Poi moltiplica il cibo, la razione del povero. Dice il testo: “Allora Gesù prese i pani e, dopo aver reso grazie, li distribuì a quelli che si erano seduti, e lo stesso fece dei pesci, finché ne vollero”. Con questa frase, scritta nell’anno 100 dopo Cristo, Giovanni evoca il gesto dell’Ultima Cena (1Cor 11,23-24). L’Eucaristia, quando è celebrata come si deve, porterà le persone a condividere come spinse il ragazzo a dare tutta la sua razione per essere condivisa.
  • Giovanni 6,12-13: Gli avanzi di dodici canestri. Il numero dodici evoca la totalità della gente con le sue dodici tribù. Giovanni non informa se avanzarono anche pesci. A lui interessa evocare il pane come simbolo dell’Eucaristia. Il vangelo di Giovanni non ha la descrizione della Cena Eucaristica, però descrive la moltiplicazione dei pani, simbolo di ciò che deve avvenire nelle comunità mediante la celebrazione della Cena Eucaristica. Se tra i popoli cristiani ci fosse una vera e propria condivisione, ci sarebbe cibo abbondante ed avanzerebbero dodici canestri per molta altra gente!
  • Giovanni 6,14-15: Vogliono farlo re. La gente interpreta il gesto di Gesù dicendo: “Questi è davvero il profeta che deve venire nel mondo!” L’intuizione della gente è giusta. Gesù di fatto è il nuovo Mosè, il Messia, colui che la gente stava aspettando (Dt 18,15-19). Ma questa intuizione era stata deviata dall’ideologia dell’epoca che voleva un grande re che fosse forte e dominatore. Per questo, vedendo il segno, la gente proclama Gesù Messia e chiede di farlo re! Gesù nel percepire ciò che poteva avvenire, si ritira da solo sulla montagna. Non accetta questo modo di essere messia ed aspetta il momento opportuno per aiutare la gente a fare un passo.

4) Per un confronto personale

  • Davanti al problema della fame nel mondo, tu agisci come Filippo, come Andrea o come il ragazzo?
  • La gente voleva un messia che fosse re forte e potente. Oggi, molti vanno dietro a leaders populistici. Cosa ci dice il vangelo di oggi su questo?

5) Preghiera finale

Il Signore è mia luce e mia salvezza,  di chi avrò paura? 

Il Signore è difesa della mia vita,  di chi avrò timore? (Sal 26)

Lectio Divina: sabato, 22 aprile, 2023 

Tempo di Pasqua

1) Preghiera

O Dio, che hai comunicato l’ardore della tua carità al diacono san Lorenzo e lo hai reso fedele nel ministero e glorioso nel martirio, fa’ che il tuo popolo segua i suoi insegnamenti e lo imiti nell’amore di Cristo e dei fratelli. Per il nostro Signore Gesù Cristo…

2) Lettura dal Vangelo secondo Giovanni 12,24-26  

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: “In verità, in verità vi dico: se il chicco di grano caduto in terra non muore, rimane solo; se invece muore, produce molto frutto.  Chi ama la sua vita la perde e chi odia la sua vita in questo mondo, la conserverà per la vita eterna. 

Se uno mi vuol servire mi segua, e dove sono io, là sarà anche il mio servo. Se uno mi serve, il Padre lo onorerà”.

3) Riflessione

  • Il nostro brano contiene delle parole solenni e cruciali sulle modalità con cui la missione di Gesù e dei suoi discepoli «produce molto frutto». Ma in questa dichiarazione solenne e centrale di Gesù, «se il chicco di frumento caduto a terra non muore, rimane solo; se muore, invece, produce molto frutto» (v.24), è inserita in quel contesto narrativo di 12,12-36 dove si narra dell’incontro di Gesù come messia con Israele e del rifiuto di quest’ultimo della sua proposta messianica. Quali sono i temi principali che descrivono il messianismo di Gesù? I giudei attendevano un messia sotto le vesti di un re potente, che continuasse lo stile regale di Davide e restituisse a Israele il suo passato glorioso. Gesù, invece, pone al centro del suo messianismo il dono della sua vita e la possibilità data all’uomo di poter accettare il progetto di Dio sulla sua vita.
  • La storia di un seme. Il dono della sua vita, come caratteristica cruciale del suo messianismo, Gesù lo tratteggia con una mini-parabola. Un evento centrale e decisivo della sua vita lo descrive attingendo all’ambiente agricolo, da cui prende le immagini per rendere interessanti e immediate le sue parole. È la storia di un seme: una piccola parabola per comunicare in modo semplice e trasparente con la gente: un seme inizia il suo percorso nei meandri oscuri della terra, ove soffoca e marcisce ma in primavera diventa uno stelo verdeggiante e nell’estate una spiga carica di chicchi di grano. Due sono i punti focali della parabola: il produrre molto frutto; il trovare la vita eterna. Il seme che sprofonda nell’oscurità della terra è stato interpretato dai Primi Padri della Chiesa un’allusione simbolica all’Incarnazione del Figlio di Dio. Nel terreno sembra che la forza vitale del seme sia destinata a perdersi perché il seme marcisce e muore. Ma poi la sorpresa della natura: in estate quando biondeggiano le spighe, viene svelato il segreto profondo di quella morte. Gesù sa che la morte sta per incombere sulla sua persona tuttavia qui non la vede come una bestia che divora. È vero che essa ha le caratteristiche di tenebra e di lacerazione, ma per Gesù contiene una forza segreta tipica del parto, un mistero di fecondità e di vita. Alla luce di questa visione si comprende un’altra espressione di Gesù: «Chi ama la sua vita la perde e chi odia la sua vita in questo mondo la conserverà per la vita eterna». Chi considera la propria vita come una fredda proprietà da vivere nel proprio egoismo, è come un seme chiuso in se stesso e senza prospettive di vita. Chi invece «odia la sua vita», un’espressione semitica molto incisiva per indicare la rinuncia a realizzare unicamente se stessi, sposta l’asse del significato di un’esistenza sulla donazione agli altri; solo così la vita diventa creativa: è fonte di pace, di felicità e di vita. È la realtà del seme che germoglia. Ma il lettore può cogliere nella miniparabola di Gesù un’altra dimensione, quella «pasquale». Gesù è consapevole che per portare l’umanità al traguardo della vita divina deve passare per la via oscura della morte in croce. Sulla scia di questa via anche il discepolo affronta la sua «ora», quella della morte, con la certezza che essa approderà alla vita eterna, vale a dire, alla comunione piena con Dio.
  • In sintesi. La storia del seme è quella di morire per moltiplicarsi; la sua funzione è quella di un servizio alla vita. L’annientamento di Gesù è paragonabile al seme di vita sepolto nella terra. Nella vita di Gesù amare è servire e servire è perdersi nella vita degli altri., morire a se stessi per far vivere. Mentre sta per avvicinarsi la sua «ora», il momento conclusivo della sua missione, Gesù assicura i suoi con la promessa di una consolazione e di una gioia senza fine, accompagnata, da ogni tipo di turbamento. Egli porta l’esempio del seme che deve marcire e della donna che deve partorire nelle doglie. Cristo ha scelto la croce per sé e per i suoi: chi vuole essere suo discepolo è chiamato a condividerne il suo stesso itinerario. Egli ha sempre parlato ai suoi discepoli con radicalità: «Chi vorrà salvare la propria vita la perderà. Chi la perderà per me la salverà» (Lc 9,24).

4) Per un confronto personale

  • La tua vita esprime il dono di te stesso? È una semina di amore che fa nascere amore? Sei consapevole che per essere seme di gioia, perché ci sia la gioia nel campo di frumento è necessario il momento della semina?
  • Puoi dire di aver scelto il Signore se poi non abbracci con lui la croce? Quando si scatena in te la dura lotta tra il «si» e il «no», tra il coraggio e la paura, tra la fede e l’incredulità, tra l’amore e l’egoismo, ti senti smarrito pensando che tali tentazioni non si addicono a chi segue Gesù?

5) Preghiera finale

Felice l’uomo pietoso che dà in prestito,  amministra i suoi beni con giustizia. 

Egli non vacillerà in eterno:  il giusto sarà sempre ricordato. (Sal 111) 

Lectio Divina: domenica, 23 aprile, 2023 

Sulla Strada di Emmaus. 

Trovare la chiave che apre il significato delle Scritture. 

Luca 24,13-35

1. Orazione iniziale

Signore Gesù, invia il tuo Spirito, affinché ci aiuti a leggere la Scrittura con lo stesso sguardo, con cui Tu la leggesti ai discepoli sulla strada di Emmaus. Con la luce della Parola, scritta nella Bibbia, Tu gli aiutasti a scoprire la presenza di Dio negli avvenimenti sconvolgenti della tua condanna e morte. Così, la croce che sembrava essere la fine di ogni speranza, è apparsa loro come sorgente di vita e di risurrezione. 

Crea in noi il silenzio per ascoltare la tua voce nella Creazione e nella Scrittura, negli avvenimenti e nelle persone, soprattutto nei poveri e nei sofferenti. La tua parola ci orienti affinché anche noi, come i due discepoli di Emmaus, possiamo sperimentare la forza della tua risurrezione e testimoniare agli altri che Tu sei vivo in mezzo a noi come fonte di fraternità, di giustizia e di pace. Questo lo chiediamo a Te, Gesù, figlio di Maria, che ci hai rivelato il Padre ed inviato il tuo Spirito. Amen.

2. Lettura

  1. Una chiave di lettura:

Leggiamo il testo in cui Luca ci presenta Gesù che interpreta la Scrittura. Durante la lettura cerchiamo di scoprire quali sono i diversi passi del processo d’interpretazione seguito da Gesù, dall’incontro con i due discepoli sulla strada verso Emmaus, fino al nuovo incontro dei due discepoli con la comunità di Gerusalemme. 

  1. Una divisione del testo per aiutare la lettura:

Lc 24,13-24: Gesù cerca di conoscere la realtà che fa soffrire i due discepoli 

Lc 24,25-27: Gesù illumina la realtà dei due discepoli con la luce della Scrittura 

Lc 24,28-32: Gesù condivide il pane e celebra con i discepoli 

Lc 24,33-35: I due discepoli ritornano a Gerusalemme e condividono la loro esperienza della risurrezione con la comunità  c) Il testo: 

13-24: Ed ecco in quello stesso giorno due di loro erano in cammino per un villaggio distante circa sette miglia da Gerusalemme, di nome Emmaus, e conversavano di tutto quello che era accaduto. Mentre discorrevano e discutevano insieme, Gesù in persona si accostò e camminava con loro. Ma i loro occhi erano incapaci di riconoscerlo. Ed egli disse loro: «Che sono questi discorsi che state facendo fra voi durante il cammino?». Si fermarono, col volto triste; uno di loro, di nome Clèopa, gli disse: «Tu solo sei così forestiero in Gerusalemme da non sapere ciò che vi è accaduto in questi giorni?».  Domandò: «Che cosa?». Gli risposero: «Tutto ciò che riguarda Gesù Nazareno, che fu profeta potente in opere e in parole, davanti a Dio e a tutto il popolo; come i sommi sacerdoti e i nostri capi lo hanno consegnato per farlo condannare a morte e poi l’hanno crocifisso. Noi speravamo che fosse lui a liberare Israele; con tutto ciò son passati tre giorni da quando queste cose sono accadute. Ma alcune donne, delle nostre, ci hanno sconvolti; recatesi al mattino al sepolcro e non avendo trovato il suo corpo, son venute a dirci di aver avuto anche una visione di angeli, i quali affermano che egli è vivo. 

Alcuni dei nostri sono andati al sepolcro e hanno trovato come avevan detto le donne, ma lui non l’hanno visto». 25-27: Ed egli disse loro: «Sciocchi e tardi di cuore nel credere alla parola dei profeti! Non bisognava che il Cristo sopportasse queste sofferenze per entrare nella sua gloria?». E cominciando da Mosè e da tutti i profeti spiegò loro in tutte le Scritture ciò che si riferiva a lui. 28-32: Quando furono vicini al villaggio dove erano diretti, egli fece come se dovesse andare più lontano. Ma essi insistettero: «Resta con noi perché si fa sera e il giorno già volge al declino». 

Egli entrò per rimanere con loro. Quando fu a tavola con loro, prese il pane, disse la benedizione, lo spezzò e lo diede loro. Allora si aprirono loro gli occhi e lo riconobbero. Ma lui sparì dalla loro vista. Ed essi si dissero l’un l’altro: «Non ci ardeva forse il cuore nel petto mentre conversava con noi lungo il cammino, quando ci spiegava le Scritture?». 33-35: E partirono senz’indugio e fecero ritorno a Gerusalemme, dove trovarono riuniti gli Undici e gli altri che erano con loro, i quali dicevano: «Davvero il Signore è risorto ed è apparso a Simone». Essi poi riferirono ciò che era accaduto lungo la via e come l’avevano riconosciuto nello spezzare il pane.

  1. Un momento di silenzio orante

perché la Parola di Dio possa entrare in noi ed illuminare la nostra vita.

4. Alcune domande

per aiutarci nella meditazione e nell’orazione. 

  1. Qual è il punto che ti è piaciuto di più, e perché?
  2. Quali sono i passi dell’interpretazione della Scrittura seguiti da Gesù, dall’incontro con i due amici per strada fino al ritorno dei due discepoli alla comunità di Gerusalemme?
  3. Qual è la situazione in cui Gesù incontra i due discepoli?
  4. Quali sono le somiglianze e quali le differenze tra la situazione dei due discepoli e la nostra situazione attuale? Quali sono oggi i fattori che mettono in crisi la nostra fede e ci causano tristezza?
  5. Quale fu il risultato della lettura della Bibbia fatta da Gesù nella vita dei due discepoli?
  6. In quali punti l’interpretazione fatta da Gesù critica la nostra maniera di leggere la Bibbia ed in quali punti la conferma?

5. Una chiave di lettura

per quelli che vogliono approfondire di più l’argomento. 

  1. Il contesto in cui Luca scrive:
    • Luca scrive verso l’anno 85 per le comunità della Grecia e dell’Asia Minore che vivevano in una difficile situazione, sia esterna che interna. All’interno c’erano tendenze divergenti che rendevano difficile la convivenza: ex farisei che volevano imporre la legge di Mosè (At 15,1); gruppi più vincolati a Giovanni Battista che non avevano mai sentito parlare dello Spirito Santo (At 19,1-6); giudei che si servivano del nome di Gesù per espellere demoni (At 19,13); c ‘erano coloro che dicevano di essere seguaci di Pietro, altri di Paolo, altri di Apollo, altri di Cristo (1Cor 1,12). All’esterno aumentava sempre più la persecuzione da parte dell’Impero romano (Ap 1,9-10;

2,3.10.13; 6,9-10; 12,16) e l’infiltrazione insidiosa dell’ideologia dominante dell’Impero e della religione ufficiale, come oggi il consumismo si infiltra in tutti i settori della nostra vita (Ap 2,14.20; 13,14-16).

  • Luca scrive per queste comunità, affinché ricevano un orientamento sicuro nel mezzo delle difficoltà ed affinché trovino la forza e la luce nel vissuto della loro fede in Gesù. Luca scrive un’opera unica in due volumi: il Vangelo e gli Atti, con il medesimo scopo generale: “poter verificare la solidità degli insegnamenti ricevuti” (Lc 1,4). Uno degli obiettivi specifici è quello di mostrare, mediante la storia così bella di Gesù con i due discepoli di Emmaus, come le comunità devono leggere ed interpretare la Bibbia. In realtà chi camminava per la strada di Emmaus erano le comunità (e siamo tutti noi). Ognuno di noi e tutti insieme, siamo il compagno o la compagna di Clèopa (Lc 24,18). Insieme a lui, andiamo per la strade della vita, cercando una parola di appoggio e di orientamento nella Parola di Dio.
  • Il modo in cui Luca narra l’incontro di Gesù con i discepoli di Emmaus ci indica la forma in cui le comunità del tempo di Luca usavano la Bibbia e facevano ciò che oggi noi chiamiamo Lectio Divina o Lettura Orante della Bibbia. Tre sono gli aspetti o i passi che caratterizzavano il loro atteggiamento interpretativo nei riguardi della Bibbia.
  1. I diversi passi o aspetti del processo di interpretazione della Scrittura:

1º Passo: Partire dalla realtà (Lc 24,13-24): Gesù incontra i due amici in una situazione di paura e di dispersione, di sfiducia e di sgomento. Stavano fuggendo. Le forze della morte, la croce, avevano ucciso in loro la speranza. Gesù si avvicina e cammina con loro, ascolta la conversazione e chiede: “Di cosa state parlando?” L’ideologia dominante impedisce loro di capire e di avere una coscienza critica. “Noi aspettavamo che lui fosse il liberatore, ma…” (Lc 24,21). Qual è oggi la conversazione del popolo che soffre? Quali sono oggi i fatti che mettono in crisi la nostra fede? Il primo passo è questo: avvicinarci alle persone, ascoltare la realtà, i problemi; essere capaci di porre domande che aiutino a guardare la realtà con uno sguardo più critico. 

2º Passo: Servirci del testo della Bibbia (Lc 24,25-27): Gesù si serve della Bibbia non per dare una lezione sulla Bibbia, bensì per illuminare il problema che faceva soffrire i suoi due amici, e quindi chiarire la situazione in cui stavano vivendo. Con l’aiuto della Bibbia, Gesù colloca i due discepoli nel progetto di Dio ed indica loro che la storia non è fuggita dalla mano di Dio. Gesù non usa la Bibbia come un dottore che già sa tutto, bensì come un compagno che vuole aiutare i suoi amici a ricordare ciò che loro avevano dimenticato: Mosè ed i profeti. Gesù non causa negli amici un complesso di ignoranza, ma cerca di metterli in condizione di ricordare, risveglia quindi la loro memoria. Il secondo passo è questo: con l’aiuto della Bibbia, illuminare la situazione e trasformare la croce, segnale di morte, in segnale di vita e di speranza. Così ciò che impedisce di vedere, diventa luce e forza lungo il cammino 

3º Passo: Celebrare e condividere in comunità (Lc 24,28-32): La Bibbia, da sola, non apre gli occhi, ma fa ardere il cuore! (Lc 24,32). Ciò che apre gli occhi e fa scoprire agli amici la presenza di Gesù è la condivisione del pane, il gesto comunitario, la celebrazione. Nel momento in cui è riconosciuto, Gesù scompare. E loro stessi sperimentano la risurrezione, rinascono e camminano da soli. Gesù non si appropria del cammino dei suoi amici. Non è paternalista. Risuscitati, i discepoli sono capaci di camminare con i loro piedi. Il terzo passo è questo: saper creare un ambiente orante di fede e di fraternità, dove lo Spirito possa agire. E’ lo Spirito che ci fa scoprire e sperimentare la Parola di Dio nella vita e ci porta a capire il senso delle parole che Gesù disse (Gv 14,26; 16,13). Ed è soprattutto in questo punto della celebrazione che la pratica delle comunità ecclesiali di base, sostenute dalle periferie del mondo, aiutano noi religiose e religiosi ad incontrare di nuovo l’antico pozzo della Tradizione per bere la sua acqua.

L’obiettivo: Risuscitare e ritornare verso Gerusalemme (Lc 24,33-35): Tutto è cambiato nei due discepoli. Loro stessi risuscitano, riprendono coraggio e ritornano a Gerusalemme, dove continuano ad essere attive le forze di morte che uccisero Gesù, ma dove si manifestano anche le forze di vita nella condivisione dell’esperienza della risurrezione. Coraggio, invece della paura. Ritorno, invece della fuga. Fede invece della sua assenza. Speranza invece della disperazione. Coscienza critica, invece del fatalismo dinanzi al potere. Libertà invece dell’oppressione. In una parola: vita invece della morte! Ed invece della notizia della morte di Gesù, la Buona Notizia della sua Risurrezione! 

L’obiettivo della lettura della Bibbia è questo: sperimentare la presenza viva di Gesù e del suo Spirito, presente in mezzo a noi. E’ lo Spirito che apre gli occhi sulla Bibbia e sulla Realtà e ci porta a condividere l’esperienza della Resurrezione, come succede fino ad oggi negli incontri comunitari. 

  1. c) Il nuovo modo di Gesù: fare una lettura Orante della Bibbia:
  • Spesso non è possibile capire se l’uso che i vangeli fanno dell’AT viene da Gesù o se si tratta di una esplicitazione dei primi cristiani che in questo modo cercavano di esprimere la loro fede in Gesù. Ma ciò che è innegabile è l’uso costante e frequente che Gesù fa della Bibbia. Una semplice lettura dei vangeli ci mostra che Gesù si orientava nella Scrittura per svolgere la sua missione e per istruire i discepoli e la gente.
  • Alla radice della lettura che Gesù fa della Bibbia c’è la sua esperienza di Dio come Padre. L’intimità con il Padre da a Gesù un criterio nuovo che lo pone in contatto diretto con l’autore della Bibbia. Gesù cerca il significato nella fonte. Non dalla lettera alla radice, bensì dalla radice alla lettera. Il paragone della fotografia, descritta nella Lectio Divina della domenica di Pasqua, ci aiuta a fare luce su questo tema. Come per miracolo, quella fotografia di viso severo si illuminò ed acquistò tratti di gran tenerezza. Le parole, nate dall’esperienza vissuta del figlio, cambiarono tutto, senza cambiare niente (vedi la Lectio Divino di Pasqua).
  • E così, sfogliando le fotografie dell’Antico Testamento, la gente del tempo di Gesù si fa l’idea di un Dio molto distante, severo, di difficile accesso, il cui nome non può essere pronunciato. Ma le parole ed i gesti di Gesù, nati dalla sua esperienza di Figlio, senza neanche cambiare una lettera (Mt 5,18-19), cambiarono tutto il senso dell’Antico Testamento. Il Dio che sembrava così distante e severo acquisisce i tratti di un Padre pieno di tenerezza, sempre presente, pronto ad accogliere e liberare! Questa Buona Notizia di Dio, comunicata da Gesù, è la nuova chiave per rileggere tutto l’Antico Testamento. Il Nuovo Testamento è una rilettura dell’Antico Testamento fatta alla luce della nuova esperienza di Dio, rivelata da Gesù. Questo modo diverso di illuminare la vita con la luce della Parola di Dio gli causa molti conflitti, perché rende critici i piccoli e, di conseguenza, incomoda i grandi.
  • Nell’interpretare la Bibbia per il popolo, Gesù mostrava i tratti del volto di Dio, l’esperienza che lui stesso aveva di Dio come Padre. Rivelare Dio come Padre era la fonte e lo scopo della Buona Notizia di Gesù. Nei suoi atteggiamenti Gesù manifesta l’amore di Dio verso i discepoli e le discepole. Rivela il Padre e ne incarna l’amore! Gesù poteva dire: “Chi mi vede, vede il Padre” (Gv 14,9). Per questo, lo Spirito del Padre stava anche con Gesù (Lc 4,18) e lo accompagnava in tutto, dall’incarnazione (Lc 1,35) all’inizio della sua missione (Lc 4,14), fino alla fine, nella morte e risurrezione (At 1,8).
  • Gesù, interprete, educatore e maestro, era una persona significativa per i suoi discepoli e le sue discepole. Ed ha per sempre marcato la loro vita. Interpretare la Bibbia non è solo insegnare verità che l’altro deve vivere. Il contenuto che Gesù aveva da dare non era racchiuso solo nelle parole, bensì era presente nei gesti e nel suo modo di relazionarsi con la gente. Il contenuto non è mai separato dalla persona che lo comunica. La bontà e l’amore che affiorano dalle sue parole fanno parte del contenuto. Sono il suo temperamento. Un buon contenuto senza la bontà è come latte sparso.

6. Salmo 23 (22)

Dio è la nostra eredità per sempre 

Il Signore è il mio pastore: non manco di nulla;  su pascoli erbosi mi fa riposare ad acque tranquille mi conduce.  Mi rinfranca, mi guida per il giusto cammino, per amore del suo nome.  Se dovessi camminare in una valle oscura,  non temerei alcun male, perché tu sei con me.  Il tuo bastone e il tuo vincastro mi danno sicurezza. 

Davanti a me tu prepari una mensa sotto gli occhi dei miei nemici;  cospargi di olio il mio capo. 

Il mio calice trabocca. 

Felicità e grazia mi saranno compagne tutti i giorni della mia vita,  e abiterò nella casa del Signore per lunghissimi anni.

7. Orazione Finale

Signore Gesù, ti ringraziamo per la tua parola che ci ha fatto comprendere meglio la volontà del Padre. Fa che il tuo Spirito illumini le nostre azioni e ci comunichi la forza per eseguire quello, che la Tua Parola ci ha mostrato. Fa che noi, come Maria, tua Madre, possiamo non solo ascoltare ma anche praticare la Parola, Tu che vivi e regni con il Padre nell’unità dello Spirito Santo per tutti i secoli dei secoli. Amen.

Lectio Divina: lunedì, 24 aprile, 2023 

Tempo di Pasqua

1) Preghiera

O Dio, che mostri agli erranti la luce della tua verità perché possano tornare sulla retta via, concedi a tutti coloro che si professano cristiani di respingere ciò che è contrario a questo nome e di seguire ciò che gli è conforme. Per il nostro Signore Gesù Cristo…

2) Lettura dal Vangelo secondo Giovanni 6,22-29 

Il giorno dopo, la folla, rimasta dall’altra parte del mare, notò che c’era una barca sola e che Gesù non era salito con i suoi discepoli sulla barca, ma soltanto i suoi discepoli erano partiti.

Altre barche erano giunte nel frattempo da Tiberiade, presso il luogo dove avevano mangiato il pane dopo che il Signore aveva reso grazie.

Quando dunque la folla vide che Gesù non era più là e nemmeno i suoi discepoli, salì sulle barche e si diresse alla volta di Cafarnao alla ricerca di Gesù. Trovatolo di là dal mare, gli dissero: “Rabbì, quando sei venuto qua?” Gesù rispose: “In verità, in verità vi dico, voi mi cercate non perché avete visto dei segni, ma perché avete mangiato di quei pani e vi siete saziati. Procuratevi non il cibo che perisce, ma quello che dura per la vita eterna, e che il Figlio dell’uomo vi darà. 

Perché su di lui il Padre, Dio, ha messo il suo sigillo”.

Gli dissero allora: “Che cosa dobbiamo fare per compiere le opere di Dio?” Gesù rispose: “Questa è l’opera di Dio: credere in colui che egli ha mandato”.

3) Riflessione

  • Nel vangelo di oggi iniziamo la riflessione sul Discorso del Pane di Vita (Gv 6,22-71), che si prolunga durante i prossimi sei giorni, fino alla fine di questa settimana. Dopo la moltiplicazione dei pani, la gente segue Gesù. Avevano visto il miracolo, si erano saziati e volevano di più! Non si preoccupavano di cercare il segno o la chiamata di Dio che c’era in tutto questo. Quando la gente incontrò Gesù nella sinagoga di Cafarnao, ebbe con la gente una lunga conversazione, chiamata il Discorso del Pane di Vita. Non è veramente un discorso, ma si tratta di un insieme di sette brevi dialoghi che spiegano il significato della moltiplicazione dei pani, simbolo del nuovo Esodo e della Cena Eucaristica.
  • E’ bene tener presente la divisione del capitolo per poterne capire meglio il significato: 6,1-15: la grande moltiplicazione dei pani 6,16-21: l’attraversamento del lago, e Gesù che cammina sulle acque 6,22-71: il dialogo di Gesù con la gente, con i giudei e con i discepoli 1º dialogo: 6,22-27 con la gente: la gente cerca Gesù e lo incontra a Cafarnao 2º dialogo: 6,28-34  con la gente: la fede come opera di Dio e la manna nel deserto 3º dialogo: 6,35-40  con la gente: il pane vero è fare la volontà di Dio 4º dialogo: 6,41-51  con i giudei: mormorazioni dei giudei 5º dialogo: 6,52-58  con i giudei: Gesù e i giudei 6º dialogo: 6,59-66  con i discepoli: reazione dei discepoli 7º dialogo: 6,67-71  con i discepoli: confessione di Pietro 
  • La conversazione di Gesù con la gente, con i giudei e con i discepoli è un bel dialogo, ma esigente. Gesù cerca di aprire gli occhi della gente in modo che impari a leggere gli eventi e scopra in essi la svolta che deve prendere nella vita. Perché non basta andare dietro i segni miracolosi che moltiplicano il pane per il corpo. Non di solo pane vive l’uomo. La lotta per la vita senza una mistica non raggiunge la radice. Mentre conversa con Gesù, la gente rimane sempre più contrariata dalle sue parole. Ma Gesù non cede, né cambia le esigenze. Il discorso sembra un imbuto. Nella misura in cui la conversazione va avanti, sempre meno gente rimane con Gesù. Alla fine rimangono i dodici, ma Gesù non può avere fiducia nemmeno in loro! Oggi avviene la stessa cosa. Quando il vangelo comincia ad esigere impegno, molta gente si allontana.
  • Giovanni 6,22-27: La gente cerca Gesù perché vuole più pane. La gente va dietro a Gesù. Vede che non è salito in barca con i discepoli e, per questo, non capisce come aveva fatto per giungere a Cafarnao. Non capì nemmeno il miracolo della moltiplicazione dei pani. La gente vede ciò che è accaduto, ma non riesce a capire tutto questo come un segno di qualcosa di molto più profondo. Si ferma alla superficie: nella sazietà del cibo. Cerca pane e vita, però solamente per il corpo. Secondo la gente, Gesù fa ciò che Mosè aveva fatto nel passato: dare cibo a tutti nel deserto. Seguendo Gesù, loro volevano che il passato si ripetesse. Ma Gesù chiede

alla gente di fare un passo avanti. Oltre a lavorare per il pane temporaneo, devono lavorare per l’alimento imperituro. Questo nuovo alimento sarà dato dal Figlio dell’Uomo, indicato da Dio stesso. Lui porta la vita che dura per sempre. Lui ci apre per noi un nuovo orizzonte sul senso della vita e su Dio. 

  • Giovanni 6,28-29: Qual è l’opera di Dio? La gente chiede: Cosa dobbiamo fare per compiere le opere di Dio? Gesù risponde che la grande opera di Dio ci chiede di “credere all’’inviato da Dio”. Ossia, credere in Gesù!

4) Per un confronto personale

  • La gente aveva fame, mangia il pane e cerca più pane. Cerca il miracolo e non cerca il segno di Dio che in esso si nascondeva. Cosa cerca di più nella mia vita: il miracolo o il segno?
  • Per un istante, fai silenzio dentro di te e chiediti: “Credere a Gesù: cosa significa questo per me ben concretamente nella mia vita di ogni giorno?”

5) Preghiera finale

Signore ti ho manifestato le mie vie e mi hai risposto;  insegnami i tuoi voleri.

Fammi conoscere la via dei tuoi precetti  e mediterò i tuoi prodigi. (Sal 118)

Lectio Divina: martedì, 25 aprile, 2023 

  1. Marco, Evangelista

1) Preghiera

O Dio, che hai glorificato il tuo evangelista Marco con il dono della predicazione apostolica, fa’ che, alla scuola del Vangelo, impariamo anche noi a seguire fedelmente il Cristo Signore. 

Egli è Dio, e vive e regna con te…

2) Lettura dal Vangelo secondo Marco 16,15-20  

In quel tempo, apparendo agli Undici, Gesù disse loro: “Andate in tutto il mondo e predicate il vangelo ad ogni creatura. Chi crederà e sarà battezzato sarà salvo, ma chi non crederà sarà condannato. E questi saranno i segni che accompagneranno quelli che credono: nel mio nome scacceranno i demoni, parleranno lingue nuove, prenderanno in mano i serpenti, e se berranno qualche veleno, non recherà loro danno; imporranno le mani ai malati e questi guariranno”. Il Signore Gesù, dopo aver parlato con loro, fu assunto in cielo e sedette alla destra di Dio. 

Allora essi partirono e predicarono dappertutto, mentre il Signore operava insieme con loro e confermava la parola con i prodigi che l’accompagnavano.

3) Riflessione

 

Il Vangelo di oggi fa parte dell’appendice del Vangelo di Marco (Mc 16,9-20) che presenta la lista di alcune apparizioni di Gesù: alla Maddalena (Mc 16,9-11), ai due discepoli che camminano per la campagna (Mc 16,12-13) e ai dodici apostoli (Mc 16,1418). Questa ultima apparizione insieme alla descrizione dell’ascensione al cielo (Mc 16,19-20) costituisce il vangelo di oggi. 

  • Marco 16,14: I segni che accompagnano l’annuncio della Buona Novella. Gesù appare agli undici discepoli e li rimprovera per non aver creduto le persone che lo avevano visto risorto. Non credettero alla Maddalena (Mc 16,11), nemmeno ai due lungo il cammino della campagna (Mc 16,13). Varie volte, Marco si riferisce alla resistenza dei discepoli nel credere alla testimonianza di coloro che sperimentarono la risurrezione di Gesù. Perché Marco insiste tanto sulla mancanza di fede dei discepoli? Probabilmente, per insegnare due cose. Prima che la fede in Gesù passa per la fede nelle persone che ne danno testimonianza. Secondo, che nessuno deve scoraggiarsi quando nasce l’incredulità nel cuore. Perfino gli undici discepoli dubitarono!
  • Marco 16,15-18: La missione di annunciare la Buona Novella a tutte le creature. Dopo aver criticato la mancanza di fede dei discepoli, Gesù conferisce loro la missione: “Andate in tutto il mondo e predicate il vangelo ad ogni creatura. Chi crederà e sarà battezzato sarà salvo, ma chi non crederà sarà condannato”. A coloro che ebbero il coraggio di credere nella Buona Novella e che sono battezzati, Gesù promette i segni seguenti: scacceranno i demoni, parleranno nuove lingue, prenderanno in mano i serpenti e, se berranno qualche veleno, non recherà loro danno, imporranno le mani ai malati e questi guariranno. Ciò avviene fino ad oggi: – scacciare i demoni: è combattere la forza del male che distrugge la vita. La vita di molte persone migliora perché sono entrate nella comunità e hanno cominciato a vivere la Buona Novella della presenza di Dio nella loro vita. – parlare nuove lingue: vuol dire cominciare a comunicare con gli altri in modo nuovo.

A volte ci incontriamo con una persona che non abbiamo mai visto prima, ma sembra che l’abbiamo conosciuta da tempo. Questo avviene perché parliamo la stessa lingua, la lingua dell’amore. – vincere il veleno: ci sono molte cose che avvelenano la convivenza. Molti pettegolezzi che distruggono la relazione tra le persone. Chi vive in presenza di Dio non fa caso a questo e riesce a non essere disturbato da questo terribile veleno. – cureranno i malati: ovunque, dove appare una coscienza più chiara e più viva della presenza di Dio, appare anche una cura speciale verso le persone escluse ed emarginate, soprattutto verso i malati. Ciò che più favorisce la cura è che la persona si senta accolta ed amata. 

  • Marco 16,19-20: Attraverso la comunità Gesù continua la sua missione. Gesù stesso che visse in Palestina, e accolse i poveri del suo tempo, rivelando loro l’amore del Padre, questo stesso Gesù continua vivo in mezzo a noi, nelle nostre comunità. Attraverso di noi, lui vuole continuare la sua missione per rivelare la Buona Novella dell’amore di Dio ai poveri. Fino ad oggi, avviene la risurrezione. Ci spinge a cantare: “Chi ci separerà, chi ci separerà dall’amore di Cristo, chi ci separerà?” Nessun potere di questo mondo è capace di neutralizzare la forza che viene dalla fede nella risurrezione (Rom 8,35-39). Una comunità che voglia essere testimone della Risurrezione deve essere segno di vita, deve lottare contro le forze della morte, in modo che il mondo sia un luogo favorevole alla vita, dove credere che un altro mondo è possibile. Soprattutto in quei paesi dove la vita della gente è in pericolo a causa del sistema di morte che è stato imposto, le comunità devono essere una prova viva della speranza che vince il mondo, senza timore di essere felici!

4) Per un confronto personale

Come avvengono nella mia vita questi segni della presenza di Gesù? 

  • Quali sono oggi i segni che più convincono le persone della presenza di Gesù in mezzo a noi?

5) Preghiera finale

Canterò senza fine le grazie del Signore, con la mia bocca annunzierò la tua fedeltà nei secoli, perché hai detto: “La mia grazia rimane per sempre”; la tua fedeltà è fondata nei cieli. (Sal 88)

Lectio Divina: mercoledì, 26 aprile, 2023 

Tempo di Pasqua

1) Preghiera

Assisti, o Dio nostro Padre, questa tua famiglia raccolta in preghiera: tu che ci hai dato la grazia della fede, donaci di aver parte all’eredità eterna per la risurrezione del Cristo tuo Figlio e nostro Signore. Egli è Dio, e vive e regna con te…

2) Lettura del Vangelo secondo Giovanni 6,35-40

In quel tempo, disse Gesù alla folla: “Io sono il pane della vita; chi viene a me non avrà più fame e chi crede in me non avrà più sete. Vi ho detto però che voi mi avete visto e non credete. Tutto ciò che il Padre mi dà, verrà a me; colui che viene a me, non lo respingerò, perché sono disceso dal cielo non per fare la mia volontà, ma la volontà di colui che mi ha mandato. E questa è la volontà di colui che mi ha mandato, che io non perda nulla di quanto egli mi ha dato, ma lo risusciti nell’ultimo giorno. Questa infatti è la volontà del Padre mio, che chiunque vede il Figlio e crede in lui abbia la vita eterna; io lo risusciterò nell’ultimo giorno”.

3) Riflessione

  • Giovanni 6,35-36: Io sono il pane di vita. Entusiasmata dalla prospettiva di avere il pane del cielo di cui parla Gesù e che dà vita per sempre (Gv 6,33), la gente chiede: “Signore dacci sempre questo pane!” (Gv 6,34). Pensavano che Gesù stesse parlando di un pane particolare. Per questo, in modo interessato, la gente chiede: “Dacci sempre questo pane!” Questa richiesta della gente ricorda la conversazione di Gesù con la Samaritana. Gesù aveva detto che lei avrebbe potuto avere dentro di sé una sorgente di acqua viva che scaturisce per la vita eterna, e lei in modo interessato chiede: “Signore, dammi questa acqua!” (Gv 4,15). La Samaritana non si rende conto che Gesù non stava parlando di acqua materiale. Come pure la gente non si rende conto che Gesù non stava parlando del pane materiale. Per questo, Gesù risponde molto chiaramente: “Io sono il pane della vita! Chi viene a me non avrà più fame e chi crede in me non avrà più sete”. Mangiare il pane del cielo è lo stesso che credere in Gesù. E’ credere che lui è venuto dal cielo come rivelazione del Padre. E’ accettare il cammino che lui ha insegnato. Ma la gente pur vedendo Gesù, non crede in lui. Gesù si rende conto della mancanza di fede e dice: “Voi mi avete visto e non credete”.

Giovanni 6,37-40: Fare la volontà di colui che mi ha mandato. Dopo la conversazione con la Samaritana, Gesù aveva detto ai suoi discepoli: “Mio cibo è fare la volontà di colui che mi ha mandato!” (Gv 4,34). Qui, nella conversazione con la gente sul pane del cielo, Gesù tocca lo stesso tema: “Sono disceso dal cielo non per fare la mia volontà, ma la volontà di colui che mi ha mandato. E questa è la volontà di colui che mi ha mandato, che io non perda nulla di quanto egli mi ha dato, ma lo risusciti l’ultimo giorno. Questa infatti è la volontà del Padre mio, che chiunque vede il Figlio e crede in lui abbia la vita eterna; io lo risusciterò nell’ultimo giorno”. Questo è il cibo che la gente deve cercare: fare la volontà del Padre del cielo. E questo è il pane che alimenta la persona nella vita e le dà vita. Qui comincia la vita eterna, vita che è più forte della morte! Se fossimo veramente disposti a fare la volontà del Padre, non avremmo difficoltà a riconoscere il Padre presente in Gesù. 

  • Giovanni 6,41-43: I giudei mormorano. Il vangelo di domani inizia con il versetto 44 (Gv 6,44-51) e salta i versetti da 41 a 43. Nel versetto 41, inizia la conversazione con i giudei, che criticano Gesù. Diamo qui una breve spiegazione del significato della parola giudei nel vangelo di Giovanni per evitare che una lettura superficiale alimenti in noi cristiani il sentimento di anti-semitismo. Prima di tutto è bene ricordare che Gesù era Giudeo e continua ad essere giudeo (Gv 4,9). Giudei erano i suoi discepoli e discepole. Le prime comunità cristiane erano tutte di giudei che accettarono Gesù come il Messia. Solo dopo, poco a poco, nelle comunità del Discepolo Amato, greci e cristiani cominciano ad essere accettati sullo stesso piano dei giudei. Erano comunità più aperte. Ma questa apertura non era accettata da tutti. Alcuni cristiani venuti dal gruppo dei farisei volevano mantenere la “separazione” tra giudei e pagani (At 15,5). La situazione rimane critica dopo la distruzione di Gerusalemme nell’anno 70. I farisei diventano la corrente religiosa dominante nel giudaismo e cominciano a definire le direttrici religiose per tutto il popolo di Dio: sopprimere il culto nella lingua greca; adottare solo il testo biblico in ebraico; definire la lista dei libri sacri eliminando i libri che stavano solo nella traduzione greca della Bibbia: Tobias, Giuditta, Ester; Baruc, Sapienza, Ecclesiastico e i due libri dei Maccabei: segregare gli stranieri; non mangiare nessun cibo, sospettato di impurità o di essere stato offerto agli idoli. Tutte queste misure assunte dai farisei si ripercuotevano sulle comunità dei giudei che accettavano Gesù, Messia. Queste comunità avevano già camminato molto. L’apertura per i pagani era irreversibile. La Bibbia in greco era già usata da molto tempo. Così, lentamente, cresce una separazione reciproca tra cristianesimo e giudaismo. Negli anni 85-90 le autorità giudaiche cominciano a discriminare coloro che continuavano ad accettare Gesù di Nazaret in qualità di Messia (Mt 5, 11-12; 24,913). Chi continuava a rimanere nella fede in Gesù era espulso dalla sinagoga (Gv 9,34).  Molte comunità cristiane temevano questa espulsione (Gv 9,22), poiché significava perdere l’appoggio di una istituzione forte e tradizionale con la sinagoga. Coloro che erano espulsi perdevano i privilegi legali che i giudei avevano conquistato lungo i secoli nell’impero. Le persone espulse perdevano perfino la possibilità di essere sepolte decentemente. Era un rischio enorme. Questa situazione conflittuale della fine del primo secolo si ripercuote sulla descrizione del conflitto di Gesù con i farisei.  Quando il vangelo di Giovanni parla in giudeo non sta parlando del popolo giudeo come tale, ma sta pensando molto di più a quelle poche autorità farisaiche che stavano espellendo i cristiani dalle sinagoghe negli anni 85-90, epoca in cui fu scritto il vangelo. Non possiamo permettere che queste affermazione sui giudei facciano crescere l’antisemitismo tra i cristiani.

4) Per un confronto personale

Antisemitismo: guarda bene dentro di te e cerca di strappar via qualsiasi resto di antisemitismo. 

  • Mangiare il pane del cielo vuol dire credere in Gesù. Come mi aiuta tutto questo a vivere meglio l’eucaristia?

5) Preghiera finale

Acclamate a Dio da tutta la terra,  cantate alla gloria del suo nome,  date a lui splendida lode.

Dite a Dio: “Stupende sono le tue opere!” 

(Sal 65) 

Lectio Divina: giovedì, 27 aprile, 2023 

Tempo di Pasqua

1) Preghiera

O Dio, che in questi giorni pasquali ci hai rivelato la grandezza del tuo amore, fa’ che accogliamo pienamente il tuo dono, perché, liberi da ogni errore, aderiamo sempre più alla tua parola di verità.

Per il nostro Signore Gesù Cristo…

2) Lettura dal Vangelo secondo Giovanni 6,44-51  

In quel tempo, Gesù disse alle folle: “Nessuno può venire a me, se non lo attira il Padre che mi ha mandato; e io lo risusciterò nell’ultimo giorno. Sta scritto nei profeti: ‘‘E tutti saranno ammaestrati da Dio’’. Chiunque ha udito il Padre e ha imparato da lui, viene a me. Non che alcuno abbia visto il Padre, ma solo colui che viene da Dio ha visto il Padre.

In verità, in verità vi dico: chi crede ha la vita eterna.

Io sono il pane della vita. I vostri padri hanno mangiato la manna nel deserto e sono morti; questo è il pane che discende dal cielo, perché chi ne mangia non muoia. Io sono il pane vivo, disceso dal cielo. Se uno mangia di questo pane vivrà in eterno e il pane che io darò è la mia carne per la vita del mondo”.

3) Riflessione

  • Finora il dialogo era tra Gesù e la gente. Da qui in avanti, i leaders giudei cominciano a entrare nella conversazione e la discussione diventa più tesa.
  • Giovanni 6,44-46: Chi si apre a Dio, accetta Gesù e la sua proposta. La conversazione diventa più esigente. Ora sono i giudei, i leaders del popolo, che mormorano: “Costui non è forse Gesù, il figlio di Giuseppe? Di lui conosciamo il padre e la madre. Come può dunque dire: Sono disceso dal cielo?” (Gv 6,42) Loro pensavano di conoscere le cose di Dio. In realtà, non le conoscevano. Se fossimo veramente aperti e fedeli a Dio, sentiremmo dentro di noi lo slancio di Dio che ci attira verso Gesù e riconosceremmo che Gesù viene da Dio, poiché è scritto nei Profeti: ‘Tutti saranno ammaestrati da Dio’.

Chiunque ha udito il Padre e ha imparato da lui, viene a me. 

Giovanni 6,47-50: I vostri padri hanno mangiato la manna nel deserto e sono morti. Nella celebrazione della pasqua, i giudei ricordavano il pane del deserto. Gesù li aiuta a fare un passo. Chi celebra la pasqua, ricordando solo il pane che i padri hanno mangiato nel passato, morirà come tutti loro! Il vero senso della Pasqua non è ricordare la manna che cadde dal cielo, ma accettare Gesù, nuovo Pane di Vita e seguire il cammino che lui ci ha indicato. Non si tratta più di mangiare la carne dell’agnello pasquale, ma di mangiare la carne di Gesù, in modo che non muoia chi ne mangia, ma abbia la vita eterna! 

  • Giovanni 6,51: Chi mangia di questo pane vivrà eternamente. E Gesù termina dicendo: “Io sono il pane vivo disceso dal cielo. Se uno mangia di questo pane vivrà in eterno e il pane che io darò è la mia carne per la vita del mondo.” Invece della manna e dell’agnello pasquale del primo esodo, siamo invitati a mangiare la nuova manna ed il nuovo agnello pasquale che si immolò sulla Croce per la vita di tutti.
  • Il nuovo Esodo. La moltiplicazione dei pani avviene vicino alla Pasqua (Gv 6,4). La festa della pasqua era il ricordo prodigioso dell’Esodo, la liberazione del popolo dalle grinfie del faraone. Tutto l’episodio narrato nel capitolo 6 del vangelo di Giovanni ha un parallelo negli episodi connessi alla festa della pasqua, sia con la liberazione dall’Egitto come pure con la camminata del popolo nel deserto alla ricerca della terra promessa. Il Discorso del Pane di Vita, fatto nella sinagoga di Cafarnao, è connesso al capitolo 16 del libro dell’Esodo che parla della Manna. Vale la pena di leggere tutto questo capitolo 16 dell’Esodo. Nel percepire le difficoltà del popolo nel deserto, possiamo capire meglio gli insegnamenti di Gesù qui nel capitolo 6 del vangelo di Giovanni. Per esempio, quando Gesù parla di “un cibo che perisce” (Gv 6,27) sta ricordando la manna che generava vermi e imputridiva (Es 16,20). Come pure, quando i giudei “mormoravano” (Gv 6,41), facevano la stessa cosa che facevano gli israeliti nel deserto, quando dubitavano della presenza di Dio in mezzo a loro durante la traversata (Es 16,2; 17,3; Num 11,1). La mancanza di cibo faceva dubitare la gente su Dio e cominciava a mormorare contro Mosè e contro Dio. Anche qui i giudei dubitano della presenza di Dio in Gesù di Nazaret ed iniziano a mormorare (Gv 6,41-

42).

4) Per un confronto personale

  • L’eucaristia mi aiuta a vivere in stato permanente di Esodo? Ci sto riuscendo?
  • Chi è aperto alla verità incontra la risposta in Gesù. Oggi, molta gente si allontana e non incontra la risposta. Colpa di chi? Delle persone che sanno ascoltare? O di noi cristiani che non sappiamo presentare il vangelo come un messaggio di vita?

5) Preghiera finale

Venite, ascoltate, voi tutti che temete Dio,  e narrerò quanto per me ha fatto. A lui ho rivolto il mio grido,  la mia lingua cantò la sua lode. (Sal 65)

Lectio Divina: venerdì, 28 aprile, 2023 

Tempo di Pasqua

 

1) Preghiera

O Dio onnipotente, che ci hai dato la grazia di conoscere il lieto annunzio della risurrezione fa’ che risorgiamo a nuova vita per la forza del tuo Spirito di amore. Per il nostro Signore Gesù Cristo …

2) Lettura dal Vangelo secondo Giovanni 6,52-59  

In quel tempo, i Giudei si misero a discutere tra di loro: “Come può costui darci la sua carne da mangiare?” Gesù disse: “In verità, in verità vi dico: se non mangiate la carne del Figlio dell’uomo e non bevete il suo sangue, non avrete in voi la vita. Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue ha la vita eterna e io lo risusciterò nell’ultimo giorno.

Perché la mia carne è vero cibo e il mio sangue vera bevanda. Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue dimora in me e io in lui. Come il Padre, che ha la vita, ha mandato me e io vivo per il Padre, così anche colui che mangia di me vivrà per me. Questo è il pane disceso dal cielo, non come quello che mangiarono i padri vostri e morirono. Chi mangia questo pane vivrà in eterno”.

Queste cose disse Gesù, insegnando nella sinagoga a Cafarnao.

3) Riflessione

  • Stiamo giungendo quasi alla fine del Discorso del Pane di Vita. Qui comincia la parte più polemica. I giudei si chiudono in se stessi e cominciano a discutere sulle affermazioni di Gesù.
  • Giovanni 6,52-55: Carne e sangue: espressione della vita e del dono totale. I giudei reagiscono: “Come può costui darci la sua carne da mangiare?” Era vicina la festa di Pasqua. Dopo pochi giorni, tutti avrebbero mangiato la carne dell’agnello pasquale nella celebrazione della notte di pasqua. Loro non capiscono le parole di Gesù, perché le prendono letteralmente. Ma Gesù non diminuisce le esigenze, non ritira nulla di ciò che ha detto ed insiste: “In verità, in verità vi dico: se non mangiate le carne del Figlio dell’uomo e non bevete il suo sangue, non avrete in voi la vita. Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue ha la vita eterna ed il lo risusciterò nell’ultimo giorno. Perché la mia carne è vero cibo e il mio sangue vera bevanda. Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue dimora in me ed io in lui”.
    • Mangiare la carne di Gesù significa accettare Gesù come il nuovo Agnello Pasquale, il cui sangue ci libera dalla schiavitù. La legge dell’Antico Testamento, per rispetto verso la vita, proibiva di mangiare il sangue (Dt 12,16.23; At 15.29). Sangue era il segno della vita.
    • Bere il sangue di Gesù significa assimilare lo stesso modo di vivere che ha marcato la vita di Gesù. Ciò che dà vita non è celebrare la manna del passato, ma mangiare questo nuovo pane che è Gesù, la sua carne ed il suo sangue. Partecipando alla Cena Eucaristica, assimiliamo la sua vita, la sua donazione, il dono di sé. “Se non mangiate la carne del Figlio dell’Uomo e non bevete il suo sangue non avrete in voi la vita”. Devono accettare Gesù come messia crocifisso, il cui sangue sarà sparso.
  • Giovanni 6,56-58: Colui che mangia di me, vivrà per me. Le ultime frasi del Discorso del Pane di Vita sono di una grande profondità e cercano di riassumere tutto quanto è stato detto. Evocano la dimensione mistica che avvolge la partecipazione all’eucaristia. Esprimono ciò che Paolo dice nella lettera ai Galati: “Non sono più io che vivo, ma Cristo vive in me (Gal 2,20). E ciò che dice l’Apocalisse di Giovanni: “Se qualcuno ascolta la mia voce e mi apre la porta, io verrò da lui, cenerò con lui ed egli con me” (Ap 3,20). E Giovanni stesso nel Vangelo: “Se uno mi ama, osserverà la mia parola e il Padre mio lo amerà e noi verremo a lui e prenderemo dimora presso di lui” (Gv 14,23). E termina con la promessa della vita che marca la differenza con l’antico esodo: “Questo è il pane disceso dal cielo. Non come quello che mangiarono i padri vostri e morirono. Chi mangia questo pane vivrà in eterno.”
  • Giovanni 6,59: Termina il discorso nella sinagoga. Fin qui la conversazione tra Gesù e la gente ed i giudei nella sinagoga di Cafarnao. Come è stato detto prima, il Discorso del Pane di Vita ci offre un’immagine di come era la catechesi in quel tempo della fine del primo secolo nelle comunità cristiane dell’Asia Minore. Le domande della gente e dei giudei rispecchiano le difficoltà dei membri delle comunità. E la risposta di Gesù rappresenta i chiarimenti per aiutarli a superare le difficoltà, per approfondire la loro fede e vivere più intensamente l’eucaristia che era celebrata soprattutto nella notte tra sabato e domenica, il Giorno del Signore.

4) Per un confronto personale

  • A partire dal Discorso del Pane di Vita, la celebrazione dell’Eucaristia riceve una luce molto forte ed un enorme approfondimento. Qual è la luce che sto vedendo e che mi aiuta a fare un passo?
  • Mangiare la carne e il sangue di Gesù, è il comandamento che lui ci lascia. Come vivo l’eucaristia nella mia vita? Anche se non posso andare a messa tutti i giorni o tutte le domeniche, la mia vita deve essere eucaristia. Come cerco di raggiungere questo obiettivo?

5) Preghiera finale

Lodate il Signore, popoli tutti,  voi tutte, nazioni, dategli gloria. Forte è il suo amore per noi  e la fedeltà del Signore dura in eterno. (Sal 116) 

Lectio Divina: sabato, 29 aprile, 2023

Caterina da Siena, vergine e dottore della Chiesa, patrona d’Italia e d’Europa

1) Preghiera 

O Dio, che in santa Caterina da Siena, ardente del tuo spirito di amore, hai unito la contemplazione di Cristo crocifisso e il servizio della Chiesa, per sua intercessione concedi a noi tuoi fedeli, partecipi del mistero di Cristo, di esultare nella rivelazione della sua gloria. 

Per il nostro Signore Gesù Cristo…

2) Lettura dal Vangelo secondo Matteo 11,25-30  

In quel tempo, Gesù disse: «Ti rendo lode, Padre, Signore del cielo e della terra, perché hai nascosto queste cose ai sapienti e ai dotti e le hai rivelate ai piccoli. Sì, o Padre, perché così hai deciso nella tua benevolenza. Tutto è stato dato a me dal Padre mio; nessuno conosce il Figlio se non il Padre, e nessuno conosce il Padre se non il Figlio e colui al quale il Figlio vorrà rivelarlo.

Venite a me, voi tutti che siete stanchi e oppressi, e io vi darò ristoro. Prendete il mio giogo sopra di voi e imparate da me, che sono mite e umile di cuore, e troverete ristoro per la vostra vita. Il mio giogo infatti è dolce e il mio peso leggero».

3) Riflessione

  • Il vangelo di oggi è composto da appena sei versetti (Mt 11,25-30) cha fanno parte di una breve unità letteraria, una delle più belle, in cui Gesù ringrazia il Padre per aver rivelato la saggezza del Regno ai piccoli e perché la nasconde ai dottori e ai saggi (Mt 11,25-30). Nel breve commento che segue includeremo tutta l’unità letteraria.
  • Matteo 11,25-26: Solo i piccoli accettano e comprendono la Buona Novella del Regno. Gesù recita una preghiera: “Io ti ringrazio, Padre, Signore del cielo e della terra, perché hai nascosto queste cose ai saggi e ai sapienti e le hai rivelate ai piccoli”. I saggi, i dottori di quell’epoca, hanno creato un sistema di leggi che imponevano al popolo in nome di Dio (Mt 23,3-4). Loro pensavano che Dio esigeva dalla gente queste osservanze. Ma la legge dell’amore, che Gesù ci ha rivelato, diceva il contrario. Ciò che importa per salvarci, non è ciò che facciamo per Dio, ma ciò che Dio, nel suo grande amore, fa per noi! Dio vuole misericordia e non sacrifici (Mt 9,13). La gente piccola e povera capiva questo modo di parlare di Gesù e si rallegrava. I saggi dicevano che Gesù era nell’errore. Non riuscivano a capire questo insegnamento. Sì, Padre, perché così ti è piaciuto! Piace al Padre che i piccoli capiscano il messaggio del Regno e che i saggi e i sapienti non lo capiscano! Se loro vogliono capirlo, devono diventare alunni dei piccoli! Questo modo di pensare e di insegnare scomoda la gente e cambia la convivenza.
  • Matteo 11,27: L’origine della nuova Legge: il Figlio conosce il Padre. Quello che il Padre ci deve dire, lo ha consegnato a Gesù, e Gesù lo rivela ai piccoli, perché questi si aprano al suo messaggio. Gesù, il Figlio, conosce il Padre. Lui sa ciò che il Padre ci voleva comunicare, quando molti secoli or sono, consegnò la sua Legge a Mosè. Anche oggi, Gesù sta insegnando molte cose ai poveri e ai piccoli e, attraverso di loro, a tutta la sua Chiesa.
  • Matteo 11,28-30: L’invito di Gesù valido fino ad oggi. Gesù invita tutti coloro che sono stanchi ad andare da lui, e lui promette riposo. Nelle comunità attuali, noi dovremmo essere la continuazione di questo invito che Gesù rivolse alla gente stanca ed oppressa dal peso delle osservanze richieste dalle legge di purezza. Lui dice: “Imparate da me che sono mite ed umile di cuore”. Molte volte, questa frase è stata manipolata, per chiedere alla gente sottomissione, mansuetudine e passività. Gesù vuole dire il contrario. Chiede alla gente di non ascoltare “i sapienti ed intelligenti”, i professori di religione dell’epoca e di cominciare ad imparare da lui, da Gesù, un uomo venuto dall’entroterra di Galilea, senza istruzione superiore, che si dice “mite

ed umile di cuore”. Gesù non fa come gli scribi che si esaltano con la loro scienza, ma si mette accanto alla gente sfruttata ed umiliata. Gesù, il nuovo maestro, sa per esperienza ciò che avviene nel cuore del popolo che soffre. Lui lo ha vissuto da vicino e lo ha conosciuto nei trent’anni di vita a Nazaret. 

  • Come Gesù mette in pratica ciò che insegnò nel Discorso della Missione. Gesù ha una passione: annunciare la Buona Novella del Regno. Passione per il Padre e per la gente povera ed abbandonata della sua terra. Lì dove Gesù incontrava gente che lo ascoltava, Gesù trasmetteva la Buona Novella. In qualsiasi posto. Nelle sinagoghe durante la celebrazione della Parola (Mt 4,23). Nelle case degli amici (Mt 13,36). Andando lungo il cammino con i discepoli (Mt 12,1-8). Lungo le rive del mare, seduto in una barca (Mt 13,1-3). Sulla montagna, da dove proclamò le beatitudini (Mt 5,1). Nelle piazze e nelle città, dove la gente gli portava i malati (Mt 14,34-36). Anche nel Tempio di Gerusalemme, durante i pellegrinaggi (Mt 26,55)! In Gesù, tutto è rivelazione di ciò che portava dentro! Non solo annunciava la Buona Novella del Regno. Lui stesso era e continua ad essere un segno vivo del In lui appare evidente ciò che succede quando un essere umano lascia che Dio regni nella sua vita. Il vangelo di oggi rivela la tenerezza con cui Gesù accoglie i piccoli. Lui voleva che loro incontrassero riposo e pace. Per questa sua scelta, per i piccoli ed esclusi, Gesù fu criticato e perseguitato. Soffrì molto! Lo stesso avviene oggi. Quando una comunità cerca di aprirsi e di essere un luogo di accoglienza e di consolazione per i piccoli e gli esclusi di oggi che sono gli stranieri ed i migranti, molte persone non sono d’accordo e criticano.

4) Per un confronto personale

  • Hai sperimentato qualche volta il riposo promesso da Gesù?
  • Come possono, le parole di Gesù, aiutare la nostra comunità ad essere un luogo di riposo per le nostre vite?

5) Preghiera finale

È in te, Signore, la sorgente della vita,  alla tua luce vediamo la luce. 

Concedi la tua grazia a chi ti conosce,  la tua giustizia ai retti di cuore. (Sal 35)

Lectio Divina: domenica, 30 aprile, 2023

Sono venuto affinché tutti abbiano vita, e vita in abbondanza!

Giovanni 10,1-10

1. Orazione iniziale

Signore Gesù, invia il tuo Spirito, perché ci aiuti a leggere la Scrittura con lo stesso sguardo, con il quale l’hai letta Tu per i discepoli sulla strada di Emmaus. Con la luce della Parola, scritta nella Bibbia, Tu li aiutasti a scoprire la presenza di Dio negli avvenimenti sconvolgenti della tua condanna e della tua morte. Così, la croce che sembrava essere la fine di ogni speranza, è apparsa loro come sorgente di vita e di risurrezione.

Crea in noi il silenzio per ascoltare la tua voce nella creazione e nella Scrittura, negli avvenimenti e nelle persone, soprattutto nei poveri e sofferenti. La tua Parola ci orienti, affinché anche noi, come i due discepoli di Emmaus, possiamo sperimentare la forza della tua risurrezione e testimoniare agli altri che Tu sei vivo in mezzo a noi come fonte di fraternità, di giustizia e di pace. Questo noi chiediamo a Te, Gesù, figlio di Maria, che ci hai rivelato il Padre e inviato lo Spirito. Amen.

2. Lettura

  1. Chiave di lettura:

Il vangelo di questa domenica ci pone dinanzi la figura così familiare del Buon Pastore. 

Parlando delle pecore del gregge di Dio, Gesù usa diverse immagini per descrivere l’atteggiamento di coloro che si occupano del gregge. Il testo della liturgia si snoda dal versetto 1 al 10. Nel commentario a continuazione aggiungiamo i versetti dall’11 al 18, perché contengono l’immagine del “Buon Pastore” che aiuta a capire meglio il senso dei versetti dall’1 al 10. Durante la lettura, cerca di fare attenzione alle diverse immagini o similitudini che Gesù usa per presentarsi a noi come il vero pastore. 

  1. Una divisione del testo per aiutarne la lettura:

Il testo contiene tre similitudini legate tra di esse: 

Giovanni 10,1-5: La similitudine tra il bandito ed il pastore 

Giovanni 10,6-10: La similitudine della porta del gregge  Giovanni 10,11-18: La similitudine del buon pastore  c) Il Testo:

1«In verità, in verità vi dico: chi non entra nel recinto delle pecore per la porta, ma vi sale da un’altra parte, è un ladro e un brigante. 2Chi invece entra per la porta, è il pastore delle pecore. 3Il guardiano gli apre e le pecore ascoltano la sua voce: egli chiama le sue pecore una per una e le conduce fuori. 4E quando ha condotto fuori tutte le sue pecore, cammina innanzi a loro, e le pecore lo seguono, perché conoscono la sua voce. 5Un estraneo invece non lo seguiranno, ma fuggiranno via da lui, perché non conoscono la voce degli estranei». 6Questa similitudine disse loro Gesù; ma essi non capirono che cosa significava ciò che diceva loro. 7Allora Gesù disse loro di nuovo: «In verità, in verità vi dico: io sono la porta delle pecore. 8Tutti coloro che sono venuti prima di me, sono ladri e briganti; ma le pecore non li hanno ascoltati. 9Io sono la porta: se uno entra attraverso di me, sarà salvo; entrerà e uscirà e troverà pascolo. 10Il ladro non viene se non per rubare, uccidere e distruggere; io sono venuto perché abbiano la vita e l’abbiano in abbondanza. 11Io sono il buon pastore. Il buon pastore offre la vita per le pecore. 12Il mercenario invece, che non è pastore e al quale le pecore non appartengono, vede venire il lupo, abbandona le pecore e fugge e il lupo le rapisce e le disperde; 13egli è un mercenario e non gli importa delle pecore. 14Io sono il buon pastore, conosco le mie pecore e le mie pecore conoscono me, 15come il Padre conosce me e io conosco il Padre; e offro la vita per le pecore. 16E ho altre pecore che non sono di quest’ovile; anche queste io devo condurre; ascolteranno la mia voce e diventeranno un solo gregge e un solo pastore. 17Per questo il Padre mi ama: perché io offro la mia vita, per poi riprenderla di nuovo. 18Nessuno me la toglie, ma la offro da me stesso, poiché ho il potere di offrirla e il potere di riprenderla di nuovo. Questo comando ho ricevuto dal Padre mio».

  1. Momento di silenzio orante

perché la Parola di Dio possa entrare in noi ed illuminare la nostra vita.

4. Alcune domande

per aiutarci nella meditazione e nell’orazione: 

  1. Quale parte del testo mi ha colpito maggiormente? Perché?
  2. Quali sono le immagini che Gesù applica a se stesso? Come se le applica e cosa significano?
  3. Quante volte, nel testo, Gesù usa la parola vita e cosa dice sulla vita?
  4. Pastore-Pastorale. Sarà che la nostra azione pastorale continua la missione di Gesù-Pastore?
  5. Come rendere limpido il nostro sguardo per poter vedere il vero Gesù dei vangeli?

5. Per coloro che desiderano approfondire il tema

  1. a) Il contesto in cui fu scritto il vangelo di Giovanni:

Ecco un altro esempio di come fu scritto ed organizzato il vangelo di Giovanni. Le parole di Gesù sul Pastore (Gv 10,1-18) sono come un mattone inserito in una parete già pronta. Immediatamente prima, in Giovanni 9,40-41, Gesù parlava della cecità dei farisei. Immediatamente dopo, in Giovanni 10,19-21, vediamo la conclusione della discussione sulla cecità. E così, le parole sul Buon Pastore insegnano come fare per togliere dagli occhi la cecità. Con questo mattone la parete rimane più forte e più bella.

Giovanni 10,1-5: La similitudine tra il bandito ed il pastore 

Gesù inizia il discorso con la similitudine della porta: “In verità, in verità vi dico: chi non entra nel recinto delle pecore per la porta, ma vi sale da un’altra parte, è un ladro e un brigante. Chi invece entra per la porta, è il pastore delle pecore!” Per capire questa similitudine, dobbiamo ricordare quanto segue. In quel tempo, i pastori si occupavano del gregge durante il giorno. Con il sopraggiungere della notte, portavano le pecore in un grande ovile o recinto comunitario, ben protetto contro banditi e lupi. Tutti i pastori di una stessa regione portavano lì il loro gregge. C’era un guardiano che si occupava del gregge tutta la notte. Al mattino giungeva il pastore, batteva il palmo delle mani sulla porta ed il guardiano apriva. Il pastore arrivava e chiamava le pecore per nome. Le pecore riconoscevano la voce del loro pastore, si alzavano e uscivano dietro di lui verso i pascoli. Le pecore degli altri pastori udivano la voce, ma loro rimanevano dove erano, perché la voce non era loro conosciuta. Ogni tanto, c’era il pericolo dell’assalto. I ladroni entravano da una specie di feritoia, togliendo le pietre dal muro di cinta, per rubare le pecore. Non entravano dalla porta, perché c’era il guardiano che vigilava.

Giovanni 10,6-10: La similitudine della porta delle pecore 

Coloro che ascoltavano, i farisei, (Gv 9,40-41), non capivano ciò che significava “entrare dalla porta”. Gesù allora spiega: “La porta sono io! Tutti coloro che sono venuti prima di me sono ladri e briganti”. Di chi sta parlando Gesù con questa frase così dura?  Probabilmente, per il suo modo di parlare dei briganti, si riferiva a capi religiosi che trascinavano la gente dietro di loro, ma non rispondevano alle aspettative della gente.  Non erano interessati nel bene del popolo, ma piuttosto nei loro soldi e nei loro interessi. 

Ingannavano la gente e l’abbandonavano alla loro sorte. Il criterio fondamentale per discernere tra il pastore ed il brigante è la difesa della vita delle pecore. Gesù dice: “Io sono venuto perché abbiano la vita e l’abbiano in abbondanza!” Entrare per la porta significa imitare l’atteggiamento di Gesù in difesa della vita delle pecore. Gesù chiede alla gente di prendere l’iniziativa di non seguire colui che si presenta fungendosi pastore, ma che non è interessato nella vita della gente.

Giovanni 10,11-15: La similitudine del Buon Pastore 

Gesù cambia la similitudine. Prima lui era la porta, ora é il pastore. Tutti sapevano come era un pastore e come viveva e lavorava. Ma Gesù non è un pastore qualsiasi, è il buon pastore! L’immagine del buon pastore viene dall’Antico Testamento. Dicendo che è il Buon Pastore, Gesù si presenta come colui che viene a compiere le promesse dei profeti e le speranze del popolo. Ci sono due punti in cui insiste:  (a) Nella difesa della vita delle pecore: il buon pastore dà la sua vita. 

(b) Nella mutua intesa tra il pastore e le pecore: il Pastore conosce le sue pecore e loro conoscono il pastore.

Ed il falso pastore, che vuole vincere la sua cecità, deve confrontare la sua propria opinione con l’opinione della gente. Era questo ciò che i farisei non facevano. Loro disprezzavano le pecore e le chiamavano gente maledetta ed ignorante (Gv 7,49; 9,34).  Al contrario, Gesù dice che la gente ha una percezione infallibile per sapere chi è il buon pastore, perché riconosce la voce del pastore (Gv 10,4) “Loro mi conoscono” (Gv 10,14). I farisei pensavano di avere la certezza di discernere le cose di Dio. Ma in realtà erano ciechi.

Il discorso sul Buon Pastore racchiude due importanti regole per togliere la cecità farisaica dai nostri occhi: 

  • I pastori sono molto attenti alla reazione delle pecore, perché riconoscono la voce del pastore.
  • Le pecore devono prestare molta attenzione all’atteggiamento di coloro che si dicono pastori per verificare se veramente interessa loro la vita delle pecore, si o no, o se sono capaci di dare la vita per le pecore. Ed i pastori di oggi?

Giovanni 10,16-18: La meta a cui Gesù vuole arrivare: un solo gregge ed un solo pastore  Gesù apre l’orizzonte e dice che ha altre pecore che non sono di questo ovile. E loro non udiranno la voce di Gesù, ma quando l’udiranno, si renderanno conto che lui è il pastore e lo seguiranno. Qui appare l’atteggiamento ecumenico delle comunità del “Discepolo Amato”. 

  1. b) Ampliando il tema:
  2. i) L’immagine del Pastore nella Bibbia:

In Palestina, la sopravvivenza del popolo dipendeva in gran parte dall’allevamento di pecore e capre. L’immagine del pastore che guida le sue pecore in modo che pascolino era conosciuta da tutti, come oggi tutti conosciamo l’immagine dell’autista di pullman o del conducente di treni. Era normale usare l’immagine del pastore per indicare la funzione di colui che governava e conduceva il popolo. I profeti criticavano i re perché erano pastori che non si occupavano del loro gregge e non lo conducevano a pascolare (Gr 2,8; 10,21; 23,1-2). Questa critica dei cattivi pastori crebbe nella misura in cui, per colpa dei re, il popolo si vide trascinato verso la schiavitù (Ez 34,1-10; Zac 11,4-17). Dinanzi alla frustrazione sofferta a causa della mancanza di guida da parte dei cattivi pastori, cresceva il desiderio o la speranza di avere, un giorno, un pastore che fosse veramente buono e sincero e che imitasse Dio nel modo di guidare il popolo. Nasce così il salmo “Il Signore è il mio pastore, non manco di nulla!” (Sal 23,1-6; Gen 48,15). I profeti sperano che, nel futuro, Dio stesso sia il pastore che guida il suo gregge (Is 40,11; Ez 34,11-16). E sperano che a partire da questo il popolo sappia riconoscere la voce del suo pastore: “Ascoltate oggi la sua voce!” (Sal 95,7). Sperano che Dio giunga in qualità di Giudice che giudicherà le pecore del gregge (Ez 34,17). Sorge il desiderio e la speranza che un giorno Dio susciti buoni pastori e che il messia sia un buon pastore per il popolo di Dio. (Ger 3,15; 23,4).

Gesù muta questa speranza in realtà e si presenta come il Buon Pastore, diverso dai briganti che derubavano il popolo. Lui si presenta come un Giudice che, alla fine, giudicherà come un pastore in grado di separare le pecore dai capri (Mt 25,31-46). In Gesù si compie la profezia di Zaccaria, secondo cui il buon pastore sarà perseguitato dai cattivi pastori, incomodati dalla denuncia che lui fa: “Percuoti il pastore e sia disperso il gregge!” (Zac 13,7). E finalmente Gesù è tutto: è la porta, è il pastore, è l’agnello!  ii) La comunità del Discepolo Amato: aperta, tollerante ed ecumenica: 

Le comunità che sono dietro il vangelo di Giovanni erano formate da diversi gruppi. 

C’erano in esse giudei, di mentalità aperta, con un atteggiamento critico verso il

Tempio di Gerusalemme (Gv 2,13-22) e la legge (Gv 7,49-50). C’erano anche samaritani (Gv 4,1-42) e pagani (Gv 12,20) che si convertirono, ambedue con le loro origini storiche ed i loro costumi culturali assai diversi da quelli dei giudei. Pur essendo state formate da gruppi umani così diversi, le comunità di Giovanni capiranno la sequela di Gesù come un vissuto di amore concreto e solidale. Rispettando le reciproche differenze, sapranno rendersi conto dei problemi di convivenza tra pagani e giudei, che agitavano le altre comunità dell’epoca (At 15,5). Sfidate dalla realtà del proprio tempo, le comunità cercavano di approfondire la loro fede in Gesù, inviato dal Padre che vuole che tutti siano fratelli e sorelle (Gv 15,12-14.17) e che afferma: “Nella casa di mio Padre ci sono diverse dimore!” (Gv 14,2). Questo approfondimento facilitava il dialogo con altri gruppi. E poi c’erano comunità aperte, tolleranti ed ecumeniche (Gv 10,16).

6. Salmo 23 (22)

Il Signore è il mio pastore  

Il Signore è il mio pastore: 

non manco di nulla;  su pascoli erbosi mi fa riposare  ad acque tranquille mi conduce.

Mi rinfranca, mi guida per il giusto cammino,  per amore del suo nome.

Se dovessi camminare in una valle oscura,  non temerei alcun male,  perché tu sei con me.

Il tuo bastone e il tuo vincastro  mi danno sicurezza.

Davanti a me tu prepari una mensa  sotto gli occhi dei miei nemici;  cospargi di olio il mio capo.

Il mio calice trabocca.

Felicità e grazia mi saranno compagne  tutti i giorni della mia vita,  e abiterò nella casa del Signore  per lunghissimi anni.

7. Orazione Finale

Signore Gesù, ti ringraziamo per la tua Parola che ci ha fatto vedere meglio la volontà del Padre. Fa che il tuo Spirito illumini le nostre azioni e ci comunichi la forza per eseguire quello che la Tua Parola ci ha fatto vedere. Fa che noi, come Maria, tua Madre, possiamo non solo ascoltare ma anche praticare la Parola. Tu che vivi e regni con il Padre nell’unità dello Spirito Santo, nei secoli dei secoli. Amen.


 
 

 

Preghiera a San Michele Arcangelo, 
da recitarsi al termine della S. Messa

 

 

Il 13 ottobre 1884, al termine della celebrazione della S. Messa, Leone XIII udì una voce dal timbro gutturale e profondo che diceva: “Posso distruggere la tua Chiesa: per far questo ho bisogno di più tempo e di più potere” Il Papa udì anche una voce più aggraziata che domandava: “Quanto tempo? Quanto potere?”
La voce gutturale rispose: “Dai settantacinque ai cento anni e un più grande potere su coloro che si consegnano al mio servizio”; la voce gentile replicò: “Hai il tempo…” Profondamente turbato, Leone XIII dispose che una speciale preghiera, da lui stesso composta, venisse recitata al termine della S. Messa.

San Michele Arcangelo, difendici nella battaglia: sii tu nostro sostegno contro la perfidia e le insidie del diavolo.
Che Dio eserciti il suo dominio su di lui, te ne preghiamo supplichevoli.
E tu, o principe della milizia celeste, con la potenza divina,
ricaccia nell’Inferno satana e gli altri spiriti maligni i quali errano nel mondo per perdere le anime.
Amen.

 


 
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