Lectio del giorno all’Oasi di Engaddi Agosto-2023

Lectio Divina Divina: martedì, 1 agosto, 2023 
Tempo ordinario 
1) Preghiera 
O Dio, nostra forza e nostra speranza, senza di te nulla esiste di valido e di santo; effondi su di noi la tua misericordia perché, da te sorretti e guidati, usiamo saggiamente dei beni terreni nella continua ricerca dei beni eterni. Per il nostro Signore Gesù Cristo… 
2) Lettura dal Vangelo secondo Matteo 13,36-43  
In quel tempo, Gesù lasciò la folla ed entrò in casa; i suoi discepoli gli si accostarono per dirgli: «Spiegaci la parabola della zizzania nel campo». Ed egli rispose: «Colui che semina il buon seme è il Figlio dell`uomo. Il campo è il mondo. Il seme buono sono i figli del regno; la zizzania sono i figli del maligno, e il nemico che l`ha seminata è il diavolo. La mietitura rappresenta la fine del mondo, e i mietitori sono gli angeli. Come dunque si raccoglie la zizzania e si brucia nel fuoco, così avverrà alla fine del mondo.  Il Figlio dell`uomo manderà i suoi angeli, i quali raccoglieranno dal suo regno tutti gli scandali e tutti gli operatori di iniquità e li getteranno nella fornace ardente dove sarà pianto e stridore di denti. Allora i giusti splenderanno come il sole nel regno del Padre loro. Chi ha orecchi, intenda! 
3) Riflessione 
• Il vangelo di oggi ci presenta la spiegazione di Gesù a richiesta dei discepoli, della parabola del grano e della zizzania. Alcuni studiosi pensano che questa spiegazione, che Gesù dà ai discepoli, non sia di Gesù, ma della comunità. E’ possibile e probabile, poiché una parabola, per sua natura, richiede il coinvolgimento e la partecipazione delle persone nella scoperta del significato. Così come la pianta è già dentro il seme, così certamente, la spiegazione della comunità è nella parabola. Ed è esattamente questo l’obiettivo che Gesù voleva e vuole raggiungere con la parabola. Il senso che noi oggi stiamo scoprendo nella parabola che Gesù ha raccontato duemila anni fa era già racchiuso nella storia che Gesù raccontò, come il fiore è già nel suo seme.  
• Matteo 13,36: La richiesta dei discepoli a Gesù: la spiegazione della parabola del grano e della zizzania. I discepoli, in casa, parlano e chiedono una spiegazione della parabola del grano e della zizzania. (Mt 13,24-30). Viene detto molte volte che Gesù, in casa, continuava ad insegnare ai suoi apostoli (Mc 7,17; 9,28.33; 10,10). In quel tempo, non c’era la televisione e le lunghe ore delle sere d’inverno la gente le trascorreva riunita a parlare dei fatti della vita. In queste occasioni Gesù completava l’insegnamento e la formazione dei discepoli.  
• Matteo 13,38-39: Il significato di ognuno di questi elementi della parabola. Gesù risponde riprendendo ognuno di questi elementi della parabola e dando loro un significato: il campo è il mondo; il buon seme sono i membri del Regno; la zizzania sono i membri dell’avversario (maligno); il nemico è il diavolo; la mietitura è la fine dei tempi; i mietitori sono gli angeli. Ed ora rileggi di nuovo la parabola (Mt 13,24-30) dando il giusto significato ad ognuno di questi sei elementi: campo, buon seme, zizzania, nemico, mietitura e mietitori. Così la storia assume un senso completamente nuovo ed è possibile raggiungere l’obiettivo che Gesù aveva in mente quando ha raccontato alla gente la parabola della zizzania e del buon seme. Alcuni pensano che questa parabola deve essere capita come un’allegoria e non come una parabola propriamente detta.  
• Matteo 13,40-43: L’applicazione della parabola o dell’allegoria. Con queste informazioni date da Gesù, capirai meglio la sua applicazione: “Come dunque si raccoglie la zizzania e si brucia nel fuoco, così avverrà alla fine del mondo. Il Figlio dell`uomo manderà i suoi angeli, i quali raccoglieranno dal suo regno tutti gli scandali e tutti gli operatori di iniquità e li getteranno nella fornace ardente dove sarà pianto e stridore di denti. Allora i giusti splenderanno come il sole nel regno del Padre loro.” Il destino della zizzania è la fornace, il destino del grano è brillare al sole nel Regno del Padre. Dietro queste due immagini c’è l’esperienza delle persone. Dopo che loro hanno ascoltato Gesù e lo hanno accettato nella loro vita, tutto è cambiato per loro. Ciò vuol dire che in Gesù è avvenuto ciò che speravano: il compimento delle promesse. Ora la vita si divide in prima e dopo aver accettato Gesù nella loro vita. La nuova vita è iniziata con lo splendore del sole. Se avessero continuato a vivere come prima, sarebbero come la zizzania nella fornace, vita senza senso che a nulla serve.  
• Parabola e Allegoria. C’è la parabola. C’è l’allegoria. C’è la mescolanza delle due che è la forma più comune. Generalmente tutto è una chiamata nella parabola. Nel vangelo di oggi abbiamo l’esempio di un’allegoria. Un’allegoria è una storia che una persona racconta, ma quando la racconta non pensa agli elementi della storia, ma al tema che deve essere chiarito. Nel leggere un’allegoria non è necessario prima guardare la storia come un tutto, perché in un’allegoria la storia non si costruisce attorno a un punto centrale che dopo serve da paragone, bensì ciascun elemento ha una sua funzione indipendente, partendo dal senso che riceve. Si tratta di scoprire ciò che ogni elemento delle due storie cerca di dirci sul Regno, come fece la spiegazione che Gesù ci dà della parabola: campo, buon seme, zizzania, nemico, raccolto e mietitori. Generalmente le parabole sono anche allegorie. Mescolanza delle due. 
4) Per un confronto personale 
• Nel campo tutto è mescolato: zizzania e grano. Nel campo della mia vita, cosa prevale: zizzania o grano?  
• Hai cercato di parlare con altre persone per scoprire il senso di qualche parabola? 
5) Preghiera finale 
Beato chi ha per aiuto il Dio di Giacobbe, chi spera nel Signore suo Dio, creatore del cielo e della terra, del mare e di quanto contiene. (Sal 145) 
Lectio Divina: mercoledì, 2 agosto, 2023  
Tempo ordinario 
1) Preghiera 
O Dio, nostra forza e nostra speranza, senza di te nulla esiste di valido e di santo; effondi su di noi la tua misericordia perché, da te sorretti e guidati, usiamo saggiamente dei beni terreni nella continua ricerca dei beni eterni.  Per il nostro Signore Gesù Cristo… 
2) Lettura dal Vangelo secondo Matteo 13,44-46  
In quel tempo, Gesù disse alla folla: “Il regno dei cieli è simile a un tesoro nascosto in un campo; un uomo lo trova e lo nasconde di nuovo, poi va, pieno di gioia, vende tutti i suoi averi e compra quel campo.  
Il regno dei cieli è simile a un mercante che va in cerca di perle preziose; trovata una perla di grande valore, va, vende tutti i suoi averi e la compra”. 
3) Riflessione 
• Il vangelo di oggi ci riporta due brevi parabole del Discorso delle Parabole. Le due sono simili tra di loro, ma con differenze significative per chiarire meglio determinati aspetti del Mistero del Regno, che le parabole stanno rivelando.  
• Matteo 13,44: La parabola del tesoro nascosto nel campo. Gesù racconta una storia molto semplice e breve che potrebbe avvenire nella vita di qualsiasi persona. Dice: “Il 
regno dei cieli è simile a un tesoro nascosto in un campo; un uomo lo trova e lo nasconde di nuovo, poi va, pieno di gioia, vende tutti i suoi averi e compra quel campo”. Gesù non spiega. Solamente dice. Il Regno dei Cieli è simile a un tesoro nascosto in un campo”. Così spinge gli uditori a condividere con gli altri ciò che questa storia ha suscitato in loro. Condivido alcuni punti scoperti:  
(a) Il tesoro, il Regno, si trova già nel campo, nella vita. E’ nascosto. Passiamo e calpestiamo il campo senza rendercene conto.  
(b) L’uomo incontra il tesoro. Per puro caso. Non spera di incontrarlo, perché non lo stava cercando. 
(c) Scoprendo che si tratta di un tesoro molto importante, cosa fa? Ciò che faremmo tutti per avere il diritto di appropriarsi del tesoro. Va, vende tutto ciò che ha, e compra il campo. E così, insieme al campo, ottiene anche il tesoro, il Regno. La condizione è vendere tutto!  
(d) Se il tesoro, il Regno, è già nella mia vita, allora un aspetto importante della vita comincia ad avere un nuovo valore.  
(e) In questa storia, ciò che domina è la gratuità. Il tesoro viene incontrato per caso, indipendentemente dai nostri programmi. Il Regno avviene! E noi dobbiamo trarne le conseguenze e non permettere che questo momento di grazia passi senza dare frutto.  
• Matteo 13,45-46: La parabola del mercante di pietre preziose. La seconda parabola è simile alla prima, ma con una differenza importante. Cerchiamo di scoprirla. La storia è la seguente: “Il regno dei cieli è simile a un mercante che va in cerca di perle preziose; trovata una perla di grande valore, va, vende tutti i suoi averi e la compra”. Condivido alcuni punti che ho scoperto:  
(a) Si tratta di un mercante di perle. La sua professione è cercare perle. Fa solo questo nella sua vita: cercare e trovare perle. Cercando, trova una perla di grande valore. Qui la scoperta del Regno non è puro caso, ma frutto di una lunga ricerca.  
(b) Il commerciante di perle conosce il valore delle perle, perché molte persone vorranno vendergli le perle che trovano. Ma il mercante non si lascia ingannare. Lui conosce il valore della sua merce.  
(c) Quando trova una perla di grande valore, va e vende tutto ciò che possiede e compra la perla. Il Regno è il valore più grande.  
• Riassumendo l’insegnamento delle due parabole. Le due hanno lo stesso obiettivo: rivelare la presenza del Regno, ma ognuna lo rivela in modo diverso: attraverso la scoperta della gratuità dell’azione di Dio in noi, e attraverso lo sforzo e la ricerca che ogni essere umano fa per scoprire sempre meglio il senso della sua vita. 
4) Per un confronto personale 
• Tesoro nascosto: l’ho trovato qualche volta? Ho venduto tutto per poterlo comprare?  
• Cercare perle: qual è la perla che cerchi e che non hai ancora trovato? 
5) Preghiera finale 
Signore, io canterò la tua potenza, al mattino esalterò la tua grazia perché sei stato mia difesa, mio rifugio nel giorno del pericolo. (Sal 58) 
Lectio Divina: giovedì, 3 agosto, 2023  
1) Preghiera 
O Dio, nostra forza e nostra speranza, senza di te nulla esiste di valido e di santo; effondi su di noi la tua misericordia perché, da te sorretti e guidati, usiamo saggiamente dei beni terreni nella continua ricerca dei beni eterni.  Per il nostro Signore Gesù Cristo… 
2) Lettura dal Vangelo secondo Matteo 13,47-53  
In quel tempo, Gesù disse alla folla: “Il regno dei cieli è simile anche a una rete gettata nel mare, che raccoglie ogni genere di pesci. Quando è piena, i pescatori la tirano a riva e poi, sedutisi, raccolgono i pesci buoni nei canestri e buttano via i cattivi. Così sarà alla fine del mondo. Verranno gli angeli e separeranno i cattivi dai buoni e li getteranno nella fornace ardente, dove sarà pianto e stridore di denti. Avete capito tutte queste cose?”. Gli risposero: “Sì”.  
Ed egli disse loro: “Per questo ogni scriba divenuto discepolo del regno dei cieli è simile a un padrone di casa che estrae dal suo tesoro cose nuove e cose antiche”.  Terminate queste parabole, Gesù partì di là. 
3) Riflessione 
• Il vangelo di oggi ci presenta l’ultima parabola del Discorso delle Parabole. La storia della rete lanciata in mare. Questa parabola si trova solamente nel vangelo di Matteo, senza nessun parallelo negli altri tre vangeli.  
• Matteo 13,47-48: La parabola della rete lanciata in mare. “Il regno dei cieli è simile anche a una rete gettata nel mare, che raccoglie ogni genere di pesci. Quando è piena, i pescatori la tirano a riva e poi, sedutisi, raccolgono i pesci buoni nei canestri e buttano via i cattivi.” La storia raccontata è ben conosciuta dalla gente della Galilea che vive attorno al lago. E’ il loro lavoro. La storia rispecchia la fine di una giornata di lavoro. I pescatori vanno a pescare con un unico scopo: gettare la rete e prendere 
molti pesci, trascinare la rete sulla spiaggia, scegliere i pesci buoni da portare a casa e gettar via quelli che non servono. Descrive la soddisfazione del pescatore, alla fine di un giorno di lavoro stancante e faticoso. Questa storia deve aver fatto nascere un sorriso di soddisfazione sul volto dei pescatori che ascoltavano Gesù. Il peggio è arrivare sulla spiaggia al termine di una giornata e non aver pescato nulla (Gv 21,3).  
• Matteo 13,49-50: L’applicazione della parabola. Gesù applica la parabola, o meglio dà un suggerimento affinché le persone possano discutere ed applicare la parabola alla loro vita: “Così sarà alla fine del mondo. Verranno gli angeli e separeranno i cattivi dai buoni e li getteranno nella fornace ardente, dove sarà pianto e stridore di denti”. Come capire questa fornace ardente? Sono immagini forti per descrivere il destino di coloro che si separano da Dio o non vogliono sapere nulla di Dio. In ogni città c’è un immondezzaio, un luogo dove si gettano i detriti e l’immondizia. Lì c’è un forno permanente alimentato ogni giorno dall’immondizia che viene gettata ogni giorno. L’immondezzaio di Gerusalemme si trovava in una valle chiamata geena, dove, all’epoca dei re, c’era una fornace perfino per sacrificare i falsi dei Molok. Per questo, la fornace della geena divenne il simbolo di esclusione e di condanna. Non è Dio che esclude. Dio non vuole l’esclusione e la condanna di nessuno, vuole che tutti abbiano vita e vita in abbondanza. Ognuno di noi esclude se stesso.  
• Matteo 13,51-53: La fine del Discorso delle Parabole. Alla fine del Discorso delle Parabole, Gesù conclude con la domanda seguente: “Avete capito tutte queste cose?” Loro risposero: “Sì!” E Gesù termina la spiegazione con un altro paragone che descrive il risultato che vuole ottenere con le parabole: “Per questo ogni scriba divenuto discepolo del regno dei cieli è simile a un padrone di casa che estrae dal suo tesoro cose nuove e cose antiche”. Due punti per chiarire:  
(a) Gesù paragona il dottore della legge al padre di famiglia. Cosa fa il padre di famiglia? “Estrae dal suo tesoro cose nuove e cose vecchie”. L’educazione in casa avviene mediante la trasmissione ai figli e alle figlie di ciò che i genitori hanno ricevuto ed imparato nel tempo. E’ il tesoro della saggezza familiare dove è racchiusa la ricchezza della fede, le usanze della vita e molte altre cose che i figli imparano nel tempo. Gesù vuole ora che nella comunità le persone responsabili della trasmissione della fede siano come il padre di famiglia. Così come i genitori sono responsabili della vita in famiglia, così queste persone responsabili dell’insegnamento devono capire le cose del Regno e trasmetterle ai fratelli e alle sorelle nella comunità.  
(b) Si tratta di un dottore della Legge che diventa discepolo del Regno. C’erano quindi dottori della legge che accettavano Gesù, e in lui vedevano colui che rivelava il Regno. Così avviene con un dottore quando scopre in Gesù il Messia, il figlio di Dio? Tutto ciò che lui ha studiato per poter essere dottore della legge continua ad essere valido, ma riceve una dimensione più profonda e una finalità più ampia. Un paragone può chiarire ciò che è stato appena detto. In un gruppo di amici uno mostra una foto, dove si vede un uomo con un volto severo, con il dito alzato, quasi aggredendo il pubblico. Tutti pensano che si tratta di una persona inflessibile, esigente, che non permette intimità. In quel momento, arriva un giovane, vede la foto ed esclama: “E’ mio padre!” Gli altri lo guardano, e commentano: “Padre severo, vero?” Lui risponde: “No, e no! E’ molto affettuoso. Mio padre è avvocato. Quella fotografia è stata scattata in tribunale, mentre denunciava il crimine di un latifondista che voleva che una famiglia povera abbandonasse la casa dove viveva da molti anni! Mio padre vinse la causa. E i poveri rimasero nella casa!” Tutti lo guardano di nuovo e dicono: “Che persona simpatica!” Quasi per miracolo, la fotografia si illuminò dal di dentro ed assunse un altro aspetto. Quel volto, così severo, acquistò i tratti di una grande tenerezza! Le parole del figlio, nate dalla sua esperienza di figlio, cambiarono tutto, senza cambiare nulla! Le parole e i gesti di Gesù, nate dalla sua esperienza di figlio, senza cambiare una lettera o una virgola, illuminarono dal di dentro la saggezza accumulata dal dottore della Legge. E così Dio che sembrava così distante e severo, acquisì i tratti di un Padre di bontà e di enorme tenerezza! 
4) Per un confronto personale 
• L’esperienza del Figlio è entrata in te e ha cambiato il tuo sguardo, facendoti scoprire le cose di Dio in un altro modo?  
• Cosa ti ha rivelato il Discorso delle Parabole sul Regno? 
5) Preghiera finale 
Loda il Signore, anima mia: loderò il Signore per tutta la mia vita, finché vivo canterò inni al mio Dio. (Sal 145) 
Lectio Divina : venerdì, 4 agosto, 2023  
Tempo ordinario 
1) Preghiera  
O Dio, nostra forza e nostra speranza, senza di te nulla esiste di valido e di santo; effondi su di noi la tua misericordia perché, da te sorretti e guidati, usiamo saggiamente dei beni terreni nella continua ricerca dei beni eterni.  Per il nostro Signore Gesù Cristo… 
2) Lettura dal Vangelo secondo Matteo 13,54-58  
In quel tempo, Gesù venuto nella sua patria insegnava nella loro sinagoga e la gente rimaneva stupita e diceva: “Da dove mai viene a costui questa sapienza e questi miracoli? Non è egli forse il figlio del carpentiere? Sua madre non si chiama Maria e i suoi fratelli Giacomo, Giuseppe, Simone e Giuda? E le sue sorelle non sono tutte fra noi? 
Da dove gli vengono dunque tutte queste cose?”. E si scandalizzavano per causa sua.  
Ma Gesù disse loro: “Un profeta non è disprezzato se non nella sua patria e in casa sua”. E non fece molti miracoli a causa della loro incredulità. 
3) Riflessione 
• Il vangelo di oggi racconta la visita di Gesù a Nazaret, la sua comunità di origine. Il passaggio per Nazaret fu doloroso per Gesù. Quella che prima era la sua comunità, ora non lo è più. Qualcosa è cambiato. Dove non c’è fede, Gesù non può fare miracoli.  
• Matteo 13, 53-57ª: Reazione della gente di Nazaret, dinanzi a Gesù. É sempre bene ritornare verso la terra della tua gente. Dopo una lunga assenza, anche Gesù ritorna, come al solito, un sabato, e si reca alla riunione della comunità. Gesù non era il capogruppo, ma comunque prende la parola. Segno questo, che le persone potevano partecipare ed esprimere la loro opinione. La gente rimane ammirata, non capisce l’atteggiamento di Gesù: “Da dove mai viene a costui questa sapienza e questi miracoli?” Gesù, figlio del posto, che loro conoscevano fin da quando era bambino, come mai ora è così diverso? La gente di Nazaret rimane scandalizzata e non lo accetta: “Non è forse lui il figlio del falegname?” La gente non accetta il mistero di Dio presente nell’uomo comune come loro conoscevano Gesù. Per poter parlare di Dio lui doveva essere diverso. Come si vede, non tutto fu positivo. Le persone che avrebbero dovuto essere le prime ad accettare la Buona Notizia, sono le prime che rifiutano di accettarla. Il conflitto non è solo con i forestieri, ma anche con i parenti e con la gente di Nazaret. Loro non accettano, perché non riescono a capire il mistero che avvolge la persona di Gesù: “Sua madre non si chiama Maria e i suoi fratelli Giacomo, Giuseppe, Simone e Giuda? E le sue sorelle non sono tutte fra noi? Da dove gli vengono dunque tutte queste cose?” Non riescono a credere.  
• Matteo 13, 57b-58: Reazione di Gesù dinanzi all’atteggiamento della gente di Nazaret. Gesù sa molto bene che “nessuno è profeta nella sua patria”. E dice: “Un profeta non è disprezzato se non nella sua patria e in casa sua”. Infatti, dove non c’è accettazione né fede, la gente non può fare nulla. Il preconcetto lo impedisce. Gesù stesso, pur volendo, non può fare nulla. Rimane stupito dinanzi alla loro mancanza di fede.  
• I fratelli e le sorelle di Gesù. L’espressione “fratelli di Gesù” causa molta polemica tra cattolici e protestanti. Basandosi su questo e su altri testi, i protestanti dicono che Gesù ebbe molti fratelli e sorelle e che Maria ebbe più figli! I cattolici dicono che Maria non ebbe altri figli. Cosa pensare di questo? In primo luogo, le due posizioni, tanto dei cattolici come dei protestanti, contengono argomenti tratti dalla Bibbia e dalla Tradizione delle loro rispettive Chiese. Per questo, non conviene discutere questa questione con argomenti che sono solo intellettuali. Poiché si tratta di convinzioni profonde, che hanno a che fare con la fede e con il sentimento degli uni e degli altri. L’argomento solo intellettuale non riesce a disfare una convinzione del cuore! Irrita e allontana soltanto! Anche quando non sono d’accordo con l’opinione dell’altro, devo rispettarla. In secondo luogo, invece di discutere attorno a testi, noi tutti, cattolici e protestanti, dovremmo unirci molto di più per lottare in difesa della vita, creata da Dio, vita così sfigurata dalla povertà, dall’ingiustizia, dalla mancanza di fede. Dovremmo ricordare alcune altre frasi di Gesù. “Sono venuto affinché tutti abbiano vita e vita in abbondanza” (Gv 10,10). “Che tutti siano uno, affinché il mondo creda che Tu, Padre, mi hai mandato” (Gv 17,21). “Non glielo impedite! Chi non è contro di noi è a favore nostro” (Mc 10,39.40). 
4) Per un confronto personale 
• In Gesù qualcosa è cambiato nel suo rapporto con la Comunità di Nazaret. Da quando hai cominciato a partecipare alla comunità, qualcosa è cambiato nel tuo rapporto con la famiglia? Perché?  
• La partecipazione alla comunità, ti ha aiutato ad accogliere e ad aver fiducia nelle persone, soprattutto nelle più semplici e povere? 
5) Preghiera finale 
Io sono infelice e sofferente; la tua salvezza, Dio, mi ponga al sicuro.  
Loderò il nome di Dio con il canto, lo esalterò con azioni di grazie. (Sal 68) 
Lectio Divina: sabato, 5 agosto, 2023  
Tempo ordinario 
1) Preghiera  
O Dio, nostra forza e nostra speranza, senza di te nulla esiste di valido e di santo; effondi su di noi la tua misericordia perché, da te sorretti e guidati, usiamo saggiamente dei beni terreni nella continua ricerca dei beni eterni.  Per il nostro Signore Gesù Cristo… 
2) Lettura dal Vangelo secondo Matteo 14,1-12  
In quel tempo, il tetrarca Erode ebbe notizia della fama di Gesù. Egli disse ai suoi cortigiani: “Costui è Giovanni il Battista risuscitato dai morti; per ciò la potenza dei miracoli opera in lui”.  
Erode aveva arrestato Giovanni e lo aveva fatto incatenare e gettare in prigione per causa di Erodiade, moglie di Filippo suo fratello. Giovanni infatti gli diceva: “Non ti è lecito tenerla!”.  
Benché Erode volesse farlo morire, temeva il popolo perché lo considerava un profeta.  Venuto il compleanno di Erode, la figlia di Erodiade danzò in pubblico e piacque tanto a Erode che egli le promise con giuramento di darle tutto quello che avesse domandato. Ed essa, istigata dalla madre, disse: “Dammi qui, su un vassoio, la testa di Giovanni il Battista”.  
Il re ne fu contristato, ma a causa del giuramento e dei commensali ordinò che le fosse data e mandò a decapitare Giovanni nel carcere. La sua testa venne portata su un vassoio e fu data alla fanciulla, ed ella la portò a sua madre.  
I suoi discepoli andarono a prendere il cadavere, lo seppellirono e andarono a informarne Gesù. 
3) Riflessione 
• Il vangelo di oggi descrive il modo in cui Giovanni Battista fu vittima della corruzione e della prepotenza del governo di Erode. Fu ucciso senza processo, durante un banchetto del re con i grandi del regno. Il testo ci riporta molte informazioni sul tempo in cui Gesù viveva e sulla maniera in cui era usato il potere dai potenti dell’epoca.  
• Matteo 14,1-2. Chi è Gesù per Erode. Il testo inizia informando sull’opinione che Erode ha di Gesù: “Costui è Giovanni il Battista risuscitato dai morti; per ciò la potenza dei miracoli opera in lui”. Erode cercava di capire Gesù partendo dalle paure che lo assalivano dopo l’assassinio di Giovanni. Erode era assai superstizioso ed occultava la paura dietro l’ostentazione della sua ricchezza e del suo potere.  
• Matteo 14,3-5: La causa nascosta dell’assassinio di Giovanni. Galilea, terra di Gesù, fu governata da Erode Antipa, figlio del re Erode, il Grande, dall’anno 4 prima di Cristo fino al 39 dopo Cristo. In tutto 43 anni! Durante il tempo della vita di Gesù, non ci furono cambi di governo in Galilea! Erode era signore assoluto di tutto, non rendeva conto a nessuno, faceva ciò che gli passava per la testa. Prepotenza, mancanza di etica, potere assoluto, senza controllo da parte della gente! Ma chi comandava in Palestina, dal 63 prima di Cristo, era l’Impero Romano. Erode, in Galilea, per non essere deposto, cercava di far piacere a Roma in tutto. Insisteva soprattutto in un’amministrazione efficiente che desse ricchezza all’Impero. La sua preoccupazione era la sua promozione e la sua sicurezza. Per questo, reprimeva qualsiasi tipo di sovvertimento. Matteo dice che il motivo dell’assassinio di Giovanni fu che costui aveva denunciato Erode, perché si era sposato con Erodiade, moglie di suo fratello Filippo. Flavio Giuseppe, scrittore, giudeo di quell’epoca, informa che il vero motivo della prigione di Giovanni Battista era il timore da parte di Erode di una sommossa popolare. Ad Erode piaceva essere chiamato benefattore del popolo, ma in realtà era un tiranno (Lc 22,25). La denuncia di Giovanni contro Erode fu la goccia che fece traboccare il vaso: “Non ti è permesso di sposarla”. E Giovanni fu messo in carcere.  
• Matteo 14,6-12: La trama dell’assassinio. Anniversario e banchetto festivo, con danze ed orge! Marco informa che la festa contava sulla presenza “dei grandi della sua corte, gli ufficiali e i notabili della Galilea” (Mc 6,21). E’ questo l’ambiente in cui si trama l’assassinio di Giovanni Battista. Giovanni, il profeta, era una viva denuncia di questo sistema corrotto. Per questo fu eliminato con il pretesto di un problema di vendetta personale. Tutto questo rivela la debolezza morale di Erode. Tanto potere accumulato nelle mani di un uomo incapace di controllarsi! Nell’entusiasmo della festa e del vino, Erode fa un giuramento leggero a Salomè, la giovane ballerina, figlia di Erodiade. Superstizioso come era, pensava che doveva mantenere questo giuramento, e rispondere al capriccio della fanciulla; per questo ordina al soldato di portare la testa di Giovanni su un vassoio e di porgerla alla ballerina, che poi la porge a sua madre. Per Erode, la vita dei sudditi non valeva nulla. Dispone di loro come dispone della posizione delle scale a casa sua. 
• Le tre caratteristiche del governo di Erode: la nuova Capitale, il latifondo e la classe dei funzionari: a) La Nuova Capitale. Tiberiade fu inaugurata quando Gesù aveva solo 20 anni. Era chiamata così per far piacere a Tiberio, l’imperatore di Roma. L’ abitavano i signori della terra, i soldati, la polizia, i giudici spesso insensibili (Lc 18,1-4). In quella direzione erano canalizzate le imposte ed il prodotto della gente. Era lì che Erode faceva le sue orge di morte (Mc 6,21-29).  
• Tiberiade era la città dei palazzi del Re, dove vivevano coloro che portavano morbide vesti (cf Mt 11,8). Non consta dai vangeli che Gesù fosse entrato in questa città. b) Il latifondo. Gli studiosi informano che durante il lungo governo di Erode, crebbe il latifondo in pregiudizio delle proprietà comunitarie. Il Libro di Henoch denuncia i padroni delle terre ed esprime la speranza dei piccoli: “E allora i potenti ed i grandi non saranno più i padroni della terra!” (Hen 38,4). L’ideale dei tempi antichi era questo: “Siederanno ognuno tranquillo sotto la vite e più nessuno li spaventerà” (1 Mac 14,12; Mic 4,4; Zac 3,10). Però la politica del governo di Erode rendeva impossibile questo ideale. c) La Classe dei funzionari. Erode creò tutta una classe di funzionari fedeli al progetto del re: scribi, commercianti, padroni della terra, fiscali del mercato, esattori, militari, polizia, giudici, capi locali. In ogni villaggio c’era un gruppo di persone che appoggiava il governo. Nei vangeli, alcuni farisei appaiono insieme agli erodiani (Mc 3,6; 8,15; 12,13), e ciò rispecchia l’alleanza tra il potere religioso ed il potere civile. La vita della gente nei villaggi era molto controllata, sia dal governo che dalla religione. Ci voleva molto coraggio per cominciare qualcosa di nuovo, come fecero Giovanni e Gesù! Era la stessa cosa che attrarre su di sé la rabbia dei privilegiati, sia del potere religioso come civile. 
4) Per un confronto personale 
• Conosci casi di persone che sono morte vittime della corruzione e della dominazione dei potenti? E qui tra noi, nella nostra comunità e nella chiesa, ci sono vittime dell’autoritarismo e dello strapotere?  
• Erode, il potente, che pensava di essere il padrone della vita e della morte della gente, era un vile davanti ai grandi e un adulatore corrotto dinanzi alla fanciulla. Viltà e corruzione marcavano l’esercizio del potere di Erode. Paragona tutto ciò con l’esercizio del potere religioso e civile oggi, nei diversi livelli della società e della Chiesa. 
5) Preghiera finale 
Vedano gli umili e si rallegrino; si ravvivi il cuore di chi cerca Dio, poiché il Signore ascolta i poveri e non disprezza i suoi che sono prigionieri. (Sal 68) 
Lectio Divina: domenica, 6 agosto, 2023 
Trasfigurazione del Signore 
Matteo 17, 1-9 
1. Lectio Divina 
a) Orazione iniziale: 
O Dio che nella gloriosa Trasfigurazione del Cristo Signore, hai confermato i misteri della fede con la testimonianza della legge e dei profeti e hai mirabilmente preannunziato la nostra definitiva adozione a tuoi figli, fa che ascoltiamo la parola del tuo amatissimo Figlio per divenire coeredi della sua vita immortale.  
b) Lettura del Vangelo:  
1Sei giorni dopo, Gesù prese con sé Pietro, Giacomo e Giovanni suo fratello e li condusse in disparte, su un alto monte. 2E fu trasfigurato davanti a loro; il suo volto brillò come il sole e le sue vesti divennero candide come la luce. 3Ed ecco apparvero loro Mosè ed Elia, che conversavano con lui. 4Pietro prese allora la parola e disse a Gesù: «Signore, è bello per noi restare qui; se vuoi, farò qui tre tende, una per te, una per Mosè e una per Elia». 5Egli stava ancora parlando quando una nuvola luminosa li avvolse con la sua ombra. Ed ecco una voce che diceva: «Questi è il Figlio mio prediletto, nel quale mi sono compiaciuto.  
Ascoltatelo». 6All’udire ciò, i discepoli caddero con la faccia a terra e furono presi da grande timore. 7Ma Gesù si avvicinò e, toccatili, disse: «Alzatevi e non temete». 8Sollevando gli occhi non videro più nessuno, se non Gesù solo. 9E mentre discendevano dal monte, Gesù ordinò loro: «Non parlate a nessuno di questa visione, finché il Figlio dell’uomo non sia risorto dai morti».  
c) Momenti di silenzio:  
perché la Parola di Dio possa entrare in noi ed illuminare la nostra vita. 
2. Meditatio 
a) Chiave di lettura: 
Il vangelo secondo Matteo insiste sulla venuta del regno dei cieli. Perciò quello di 
Matteo è il vangelo della Chiesa, cioè del popolo di Dio guidato dal suo capo e maestro Gesù il Cristo. Il testo che racconta l’evento della trasfigurazione fa parte di una sezione del vangelo nella quale, l’evangelista sviluppa il tema dell’inizio della venuta del regno in un gruppo di discepoli che a poco a poco costituirà il corpo della Chiesa. Il racconto della trasfigurazione lo troviamo in tutti i sinottici (Mc 9, 2-8; Lc 9, 28-36), e troviamo anche un riferimento a questo evento nella seconda lettera di Pietro (2Pt 1, 16-18). Il testo di Matteo (17, 1-9) però presenta alcune diversità. Il racconto si trova subito dopo il primo annunzio della passione e l’enunciazione delle condizioni necessarie nel sequela 
christi e anche l’evento della glorificazione del Figlio dell’uomo nella gloria del Padre (Mt 16, 21-28). Prima della glorificazione, Gesù deve andare a Gerusalemme per il compimento del mistero pasquale, cioè: passione, morte e risurrezione (Mt 16, 21). Coloro che desiderano e vogliono seguire Gesù devono rinnegare se stessi prendendo anche loro la croce per poi seguire il maestro (Mt 16, 24). Solo cosi si potrà partecipare alla sua gloria: «chi vorrà salvare la propria vita, la perderà; ma chi perderà la propria vita per causa mia, la troverà» (Mt 16, 25). Coloro che non accettano l’evento della croce nella vita di Cristo e allora nel programma del sequela, sono considerati da Gesù «satana», perché non pensano «secondo Dio, ma secondo gli uomini» (Mt 16, 23).  
L’espressione che Gesù rivolge a Pietro: «lungi da me satana!» (Mt 16, 23) ci ricorda una simile espressione usata da Gesù nella parabola del giudizio finale «quando il Figlio dell’uomo verrà nella sua gloria» (Mt 25, 31-46): «Via, lontano da me, maledetti, nel fuoco eterno, preparato per il diavolo e per i suoi angeli» (Mt 25, 41). Questa maledizione è rivolta a coloro che non riconoscono il Signore e perciò non fanno parte del suo regno. Segue poi il racconto della trasfigurazione (Mt 17, 1-9) con la domanda sulla venuta di Elia e la guarigione dell’epilettico indemoniato (Mt 17, 10-21). Dopo questi eventi Gesù per la seconda volta annuncia la sua passione (Mt 17, 22) e nella questione sul pagamento della tassa per i bisogni del tempio, Gesù gioca con le parole sulla realtà della figliolanza (Mt 17, 24-27).  
Nella trasfigurazione il Padre dichiara che Gesù è «il Figlio mio prediletto, nel quale mi sono compiaciuto. Ascoltatelo» (Mt 17, 5). Anche noi in lui noi siamo figli del medesimo Padre (Mt 5, 45; Mt 17, 25-26). 
Gesù allora si presenta a noi come guida nel cammino verso il regno. Nel racconto della trasfigurazione Gesù è presentato come il nuovo Mosè che incontra Dio «su un alto monte» (Mt 17, 1) nella «nuvola luminosa» (Mt 17, 5) con il volto che brilla (Mt 17, 2). Anche Mosè incontra Dio nella nube sul monte Sinai (Es 24, 15-18), con il volto luminoso (Es 34, 29-35).  
Anche Elia incontra il Signore sull’Horeb, il monte di Dio (1Re 19, 9-13). Come per l’evento del Sinai (Es 19; 20; 33-34), anche qui nella trasfigurazione c’è la rivelazione della nuova legge: Ascoltare il Figlio prediletto nel quale Dio Padre si compiace (Mt 17, 5). Questa nuova legge, data da Dio sul Tabor per mezzo del nuovo Mosè, ci ricorda quello che disse il Patriarca nel libro del Deuteronomio: «Il Signore tuo Dio susciterà per te, in mezzo a te, fra i tuoi fratelli, un profeta pari a me; a lui darete ascolto» (Dt 18, 15). In questo testo della trasfigurazione, più importante della legge, della quale Gesù è il compimento (perciò dopo la visione gli apostoli «non videro più nessuno, se non Gesù solo» (Mt 17, 7), si mette in rilievo la rivelazione da parte del Padre che proclama la filiazione divina di Gesù Cristo. Oltre a questa proclamazione nella trasfigurazione, l’identità del Figlio viene proclamata per altre due volte nel vangelo di Matteo: all’inizio e alla fine. Dopo il battesimo di Gesù nel Giordano, una voce dal cielo dice: «Questi è il Figlio mio prediletto, nel quale mi sono compiaciuto» (Mt 3, 17); e quando Gesù muore in croce, il centurione esclama parole di rivelazione e di fede: «Davvero costui era il Figlio di Dio!» (Mt 27, 54). Inoltre, questa proclamazione del Padre rivela Gesù come il servo del Signore, preannunciato da Isaia «Ecco il mio servo che io sostengo, il mio eletto di cui mi compiaccio» (Is 42, 1). 
La scoperta dell’identità del Figlio, suscita nei tre testimoni il timore di Dio, prostrandosi con la faccia a terra (Mt 17, 6). Già all’inizio del vangelo, nella nascita di Gesù, i Magi «Entrati nella casa, videro il bambino con Maria sua madre, e prostratisi lo adorarono» (Mt 2, 11). Una reazione simile la troviamo anche nel vangelo di Giovanni, dopo l’auto rivelazione del Signore, nel racconto dell’arresto di Gesù al Getsemani: «Disse loro Gesù: “Sono io!” […] Appena disse: “Sono io”, indietreggiarono e caddero a terra» (Gv 18, 5-6). Anche nell’Apocalisse, Giovanni «rapito in estasi» (Apoc 1, 10), vede «uno simile a figlio di uomo […] il suo volto somigliava al sole quando splende in tutta la sua forza» (Apoc 1, 1216), e a causa di tale visione cade ai suoi piedi come morto (Apoc 1, 17). L’Apostolo in Rm 14: 11 e Fil 2: 10 proclamerà che davanti al Signore, «nel nome di Gesù ogni ginocchio si pieghi nei cieli, sulla terra e sotto terra; e ogni lingua proclami che Gesù Cristo è il Signore, a gloria di Dio Padre». 
Questa visione è strettamente legata al mistero della Pasqua, sembra una apparizione di Gesù risorto in tutta la sua gloria, è una reannunciazione della vita futura. Per questo motivo «discendendo dal monte, Gesù ordinò loro: “Non parlate a nessuno di questa visione finché il Figlio dell’uomo non sia risorto dai morti» (Mt 17, 9).  
b) Per orientare la meditazione e l’attualizzazione: 
Leggi un’altra volta il brano del vangelo, e trova nella Bibbia tutti i testi citati nella chiave di lettura. Cerca di trovarne altri testi paralleli che ti aiutino a penetrare a fondo il testo in meditazione. 
c) Alcune domande:  
i) Ti sei mai chiesto chi è la persona di Gesù? La tua visione dell’identità di Gesù combacia a questa proclamazione nella trasfigurazione?  ii) Che significato ha per la tua vita la proclamazione di Gesù come Figlio di Dio?  iii) Gesù non si capisce senza il mistero pasquale della passione, morte e risurrezione. Che senso ha per te questo mistero? Come lo vivi quotidianamente? 
3. Oratio 
a) Salmo 97: 
Il tuo volto io cerco Signore, mostrami il tuo volto 
Il Signore regna, esulti la terra, gioiscano le isole tutte. 
Nubi e tenebre lo avvolgono, giustizia e diritto sono la base del suo trono. 
Il tuo volto io cerco Signore, mostrami il tuo volto I monti fondono come cera davanti al Signore, davanti al Signore di tutta la terra. 
I cieli annunziano la sua giustizia e tutti i popoli contemplano la sua gloria. 
Tu sei, Signore, l’Altissimo su tutta la terra, tu sei eccelso sopra tutti gli dei. Il tuo volto io cerco Signore, mostrami il tuo volto  
b) Preghiera finale:  
Godiamo l’un l’altro, Amato, in tua beltà a contemplarci andiamo, sul monte e la collina, dove acqua pura sgorga; dove è più folto dentro penetriamo. (Giovanni della Croce, Cantico Spirituale, 35) 
4. Contemplatio 
“in tua beltà a contemplarci andiamo” Vuol significare: Comportiamoci in maniera tale da arrivare a specchiarci nella tua bellezza per mezzo della pratica dell’amore, vale a dire: siamo simili nella bellezza e sia la tua bellezza tale che, mirandoci 
scambievolmente, io appaia a te nella tua bellezza e tu mi veda in essa, il che avverrà trasformandomi nella tua bellezza. Così io vedrò te nella tua bellezza e tu me nella tua bellezza, e tu ti vedrai in me nella tua bellezza ed io mi vedrò in te nella tua bellezza. 
Che io sembri te nella tua bellezza e tu sembri me nella tua bellezza e la mia bellezza sia la tua e la tua sia la mia, così io sarò te nella tua bellezza e tu sarai me nella tua bellezza poiché la tua stessa bellezza sarà la mia. (Giovanni della Croce, Cantico 
Spirituale, 35/3) 
Lectio Divina: lunedì, 7 agosto, 2023  
Tempo ordinario 
1) Preghiera  
Mostraci la tua continua benevolenza, o Padre, e assisti il tuo popolo, che ti riconosce suo pastore e guida; rinnova l’opera della tua creazione e custodisci ciò che hai rinnovato.  
Per il nostro Signore Gesù Cristo… 
2) Lettura dal Vangelo secondo Matteo 14,22-36  
In quei giorni, dopo che ebbe saziato la folla, Gesù ordinò ai discepoli di salire sulla barca e di precederlo sull’altra sponda, mentre egli avrebbe congedato la folla. 
Congedata la folla, salì sul monte, solo, a pregare. Venuta la sera, egli se ne stava ancora solo lassù.  
La barca intanto distava già qualche miglio da terra ed era agitata dalle onde, a causa del vento contrario. Verso la fine della notte egli venne verso di loro camminando sul mare.  
I discepoli, nel vederlo camminare sul mare, furono turbati e dissero: “È un fantasma” e si misero a gridare dalla paura.  
Ma subito Gesù parlò loro: “Coraggio, sono io, non abbiate paura”. Pietro gli disse: 
“Signore, se sei tu, comanda che io venga da te sulle acque”. Ed egli disse: “Vieni!”.  Pietro, scendendo dalla barca, si mise a camminare sulle acque e andò verso Gesù. Ma per la violenza del vento, s’impaurì e, cominciando ad affondare, gridò: “Signore, salvami!”.  
E subito Gesù stese la mano, lo afferrò e gli disse: “Uomo di poca fede, perché hai dubitato?”.  
Appena saliti sulla barca, il vento cessò. Quelli che erano sulla barca gli si prostrarono davanti, esclamando: “Tu sei veramente il Figlio di Dio!”.  
Compiuta la traversata, approdarono a Genesaret. E la gente del luogo, riconosciuto Gesù, diffuse la notizia in tutta la regione; gli portarono tutti i malati, e lo pregavano di poter toccare almeno l’orlo del suo mantello. E quanti lo toccavano guarivano. 
3) Riflessione  
• Il vangelo di oggi descrive la difficile e stancante traversata del mare di Galilea in una fragile barca, spinta da un vento contrario. Tra il Discorso delle Parabole (Mt 13) e della Comunità (Mt 18), c’è di nuovo, la parte narrativa (Mt 14 fino a 17). Il Discorso delle Parabole richiamava di nuovo la nostra attenzione sulla presenza del Regno. Ora, la parte narrativa mostra le reazioni a favore e contro Gesù provocate da questa presenza. A Nazaret lui non fu accettato (Mt 13,53-58) e il re Erode pensava che Gesù fosse una specie di reincarnazione di Giovanni Battista, da lui assassinato (Mt 14,1-12). La gente povera, però, riconosceva in Gesù l’inviato di Dio e lo seguiva nel deserto, dove avvenne la moltiplicazione dei pani (Mt 14,13-21). Dopo la moltiplicazione dei pani, Gesù si congeda dalla folla e ordina ai discepoli di attraversare il lago, come è descritto nel vangelo di oggi (Mt 14,22-36).  
• Matteo 14,22-24: Iniziare la traversata a richiesta di Gesù. Gesù forza i discepoli ad entrare nella barca e ad andare verso l’altro lato del mare, dove c’era la terra dei pagani. Lui sale sul monte a pregare. La barca simbolizza la comunità. Ha la missione di dirigersi verso i pagani e di annunciare anche tra loro la Buona Novella del Regno che era un nuovo modo di vivere in comunità. Ma la traversata è stancante e lunga. La barca è agitata dalle onde, poiché il vento è contrario. Malgrado aver remato tutta la notte, manca molto prima di giungere a terra. Mancava molto alle comunità per fare la traversata verso i pagani. Gesù non fu con i suoi discepoli. Loro dovevano imparare ad affrontare insieme le difficoltà, uniti e rafforzati dalla fede in Gesù che li ha mandati. Il contrasto è grande: Gesù in pace insieme a Dio, pregando sulla cima della montagna, e i discepoli quasi persi là in basso, nel mare in rivolta.  
• La traversata dall’altro lato del lago simbolizza anche la difficile traversata delle comunità della fine del primo secolo. Loro dovevano uscire dal mondo chiuso dell’antica osservanza della legge verso la nuova maniera di osservare la Legge dell’amore, insegnata da Gesù; uscire dalla consapevolezza di appartenere al popolo eletto, privilegiato da Dio tra tutti i popoli, per la certezza che in Cristo tutti i popoli si sarebbero uniti nell’unico Popolo dinanzi a Dio; uscire dall’isolamento dell’intolleranza verso il mondo aperto dell’accoglienza e della gratitudine. Anche noi oggi siamo in una traversata difficile verso un nuovo tempo ed un nuovo modo di essere Chiesa. Traversata difficile, però necessaria. Ci sono momenti nella vita in cui siamo assaliti dalla paura. La buona volontà non manca, ma non basta. Siamo come una barca che affronta il vento contrario.  
• Matteo 14,25-27: Gesù si avvicina ma loro non lo riconoscono. Verso la fine della notte, cioè fra le tre e le sei del mattino, Gesù va incontro ai discepoli. Camminando sulle acque, giunge vicino a loro, ma loro non lo riconoscono. Gridavano per la paura, pensando che si trattasse di un fantasma. Gesù li calma dicendo: “Coraggio! Sono io! Non abbiate paura!” L’espressione “Sono io!” è la stessa con cui Dio cercò di superare la paura di Mosè quando lo mandò a liberare il popolo d’Egitto (Esodo 3,14). Per le comunità, sia di ieri che di oggi, era ed è molto importante aprirsi sempre di nuovo: “Coraggio! Sono io! Non abbiate paura!”  
• Matteo 14,28-31: Entusiasmo e debolezza di Pietro. Sapendo che è Gesù, Pietro chiede di poter anche lui camminare sulle acque. Vuole sperimentare il potere che domina la furia del mare. Un potere che nella Bibbia appartiene solo a Dio (Gn 1,6; Sal 104,69). Gesù gli permette di essere partecipe di questo potere. Ma Pietro ha paura. Pensa che affonderà e grida: “Signore! Salvami!” Gesù lo assicura e lo riprende: “Uomo di poca fede! Perché hai dubitato?” Pietro ha più forza di quanto si immagina, ma ha paura dinanzi alle onde contrarie e non crede nel potere di Dio che lo abita. Le comunità non credono nella forza dello Spirito che c’è in loro e che agisce mediante la fede. E’ la forza della risurrezione (Ef 1,19-20).  
• Matteo 14,32-33: Gesù è il Figlio di Dio. Dinanzi all’onda che avanza su di loro, Pietro affonda nel mare per mancanza di fede. Dopo che è salvato, lui e Gesù, tutti e due, salgano sulla barca ed il vento si calma. Gli altri discepoli, che si trovano sulla barca, rimangono stupiti e si prostrano dinanzi a Gesù, riconoscendo in lui il Figlio di Dio: “Tu sei veramente il Figlio di Dio”. Più tardi, anche Pietro professa la stessa fede in Gesù: “Tu sei il Messia, il Figlio del Dio vivo” (Mt 16,16). Così Matteo suggerisce che non è solo Pietro che sostiene la fede dei discepoli, ma che anche la fede dei discepoli sostiene la fede di Pietro.  
• Matteo 14,34-36: Gli portarono tutti i malati. L’episodio della traversata termina con un finale bello: “Compiuta la traversata, approdarono a Genesaret. E la gente del luogo, riconosciuto Gesù, diffuse la notizia in tutta la regione; gli portarono tutti i malati, e lo pregavano di poter toccare almeno l’orlo del suo mantello. E quanti lo toccavano guarivano”. 
4) Per un confronto personale 
• Nella tua vita c’è stato un vento contrario così? Cosa hai fatto per vincerlo? E’ successo qualche volta in comunità? Come è stato superato?  
• Qual è la traversata che oggi stanno facendo le comunità? Da dove a dove? Come ci aiuta tutto questo a riconoscere oggi la presenza di Gesù nelle onde contrarie della vita? 
5) Preghiera finale 
Tieni lontana da me la via della menzogna, fammi dono della tua legge, Signore.  Non togliere mai dalla mia bocca la parola vera, perché confido nei tuoi giudizi. (Sal 118) 
Lectio Divina: martedì, 8 agosto, 2023 
Tempo ordinario 
1) Preghiera 
Mostraci la tua continua benevolenza, o Padre, e assisti il tuo popolo, che ti riconosce suo pastore e guida; rinnova l’opera della tua creazione e custodisci ciò che hai rinnovato.  
Per il nostro Signore Gesù Cristo… 
2) Lettura dal Vangelo secondo Matteo 15,1-2.10-14  
In quel tempo, vennero a Gesù da Gerusalemme alcuni farisei e alcuni scribi e gli dissero: “Perché i tuoi discepoli trasgrediscono la tradizione degli antichi? Poiché non si lavano le mani quando prendono cibo!”. 
Poi, riunita la folla, Gesù disse: “Ascoltate e intendete! Non quello che entra nella bocca rende impuro l’uomo, ma quello che esce dalla bocca rende impuro l’uomo!” Allora i discepoli gli si accostarono per dirgli: “Sai che i farisei si sono scandalizzati nel sentire queste parole?” Ed egli rispose: “Ogni pianta che non è stata piantata dal mio Padre celeste sarà sradicata.  
Lasciateli! Sono ciechi e guide di ciechi. E quando un cieco guida un altro cieco, tutti e due cadranno in un fosso!” 
3) Riflessione 
• Il vangelo di oggi ci riporta la discussione di Gesù con i farisei su ciò che è puro e impuro. Il testo parla degli usi e costumi religiosi di quel tempo, parla dei farisei che insegnavano questi usi e costumi alla gente e parla delle istruzioni che Gesù impartisce riguardo a questi usi e costumi, molti dei quali avevano già perso il loro significato. Qui nel 15º capitolo, Gesù aiuta la gente ed i discepoli a capire meglio questo tema così importante sulla purezza e le leggi sulla stessa.  
• Matteo 15,1-2: I farisei criticano il comportamento dei discepoli di Gesù. Alcuni farisei e diversi dottori della legge si avvicinano a Gesù e chiedono: “Perché i tuoi discepoli trasgrediscono la tradizione degli antichi? Poiché non si lavano le mani quando prendono cibo!”. Loro fingono di essere interessati a conoscere il perché del comportamento dei discepoli. In realtà criticano Gesù perché permette ai discepoli di trasgredire le norme della purezza. Ci sono tre punti che meritano di essere segnalati: (a) Gli scribi sono di Gerusalemme, della capitale. Vengono ad osservare i passi di Gesù. (b) I discepoli non si lavano le mani prima di mangiare! La convivenza con Gesù dà loro coraggio per trasgredir le norme che la tradizione imponeva alla gente, ma che non avevano più senso per la vita. (c) L’usanza di lavarsi le mani, che fino ad oggi continua ad essere una norma importante di igiene, aveva assunto per loro un significato religioso che serviva a controllare e discriminare le persone.  
• La Tradizione degli Antichi (Mt 15,3-9). “La Tradizione degli Antichi” trasmette le norme che dovevano essere osservate dalla gente per ottenere la purezza che la legge esigeva. L’osservanza della legge era qualcosa di molto serio. Una persona impura non poteva ricevere la benedizione promessa da Dio ad Abramo. Le norme della legge della purezza insegnavano come recuperare la purezza per poter comparire di nuovo dinanzi a Dio e sentirsi bene in sua presenza. Non si poteva comparire dinanzi a Dio in qualsiasi modo. Poiché Dio è il Santo e la Legge diceva: “Siate santi, perché io sono santo!” (Lv 19,2). Le norme della purezza erano, in realtà, una prigione, una schiavitù (cf Mt 23,4). Per i poveri, era praticamente impossibile osservarle: toccare un lebbroso, mangiare con un pubblicano, mangiare senza lavarsi le mani, e tante altre attività. Tutto questo rendeva impura la persona, e qualsiasi contatto con una persona contaminava gli altri. Per questo, la gente viveva con paura, sempre preoccupata dalle molte cose impure che minacciavano la loro vita. Erano obbligati a vivere, temendo tutto e tutti. Nell’insistere sulle norme della purezza, i farisei giungevano a svuotare il senso dei comandamenti della legge di Dio. Gesù cita un esempio assai concreto. Loro dicevano: una persona che consacra al Tempio i suoi beni, non può più utilizzare questi beni per aiutare i bisognosi. Così, in nome della tradizione, loro eliminavano il significato del quarto comandamento che ordina di amare il padre e la madre (Mt 15,3-6). Queste persone sembravano molto osservanti, ma loro lo erano solo esternamente. Nel loro intimo, il cuore era lontano da Dio! Gesù diceva, citando Isaia: Questo popolo mi onora con le labbra, ma 
il suo cuore è lontano da me (Mt 15,7-9). La gente, nella sua saggezza, non concordava più con tutto ciò che si insegnava, e sperava che il messia venisse ad indicare un altro cammino per raggiungere la purezza. In Gesù si realizza questa speranza. Mediante la parola purificava i lebbrosi (Mc 1,40-44), scacciava i demoni impuri (Mc 1,26.39; 3,15.22 ecc.), e vinceva la morte che era la fonte di tutta l’impurità. Gesù tocca la donna esclusa, e costei guarisce (Mc 5,25-34). Senza paura di essere contaminato, Gesù mangia con persone considerate impure (Mc 2,15-17). 
• Matteo 15,10-11: Gesù apre un cammino nuovo per avvicinare la gente a Dio. Lui dice alla moltitudine: “Ascoltate e intendete! Non quello che entra nella bocca rende 
impuro l’uomo, ma quello che esce dalla bocca rende impuro l’uomo!”. Gesù inverte le cose: L’impuro non viene da fuori verso dentro, come insegnavano i dottori della legge, ma da dentro verso fuori. In questo modo, nessuno ha bisogno di chiedersi se questo o quel cibo o bevanda è puro o impuro. Gesù mette ciò che è puro ed impuro su un altro livello, il livello del comportamento etico. Apre un nuovo cammino per giungere fino a Dio e così realizza il desiderio più profondo della gente: stare in pace con Dio. Ora, all’improvviso, tutto cambia! Attraverso la fede in Gesù, era possibile raggiungere la purezza e sentirsi bene dinanzi a Dio, senza la necessità di osservare tutte quelle norme della “Tradizione degli Antichi”. Fu una liberazione! La Buona Novella annunciata da Gesù libera la gente dalla difensiva, dalla paura, e gli restituisce la volontà di vivere, la gioia di essere figlio e figlia di Dio.  
• Matteo 15,12-14: Gesù afferma di nuovo ciò che aveva detto prima. I discepoli comunicano a Gesù che le sue parole hanno causato scandalo tra i farisei, perché loro dicevano esattamente il contrario di ciò che i farisei insegnavano alla gente. Poiché, se la gente avesse vissuto seriamente il nuovo insegnamento di Gesù, tutta la tradizione degli antichi doveva essere abolita e i farisei e i dottori avrebbero perso la loro leadership e la loro fonte di reddito. La risposta di Gesù è chiara e non lascia dubbi: “Ogni pianta che non è stata piantata dal mio Padre celeste sarà sradicata. Lasciateli! Sono ciechi e guide di ciechi. E quando un cieco guida un altro cieco, tutti e due cadranno in un fosso!” Gesù non diminuisce l’impatto delle sue parole e 
riafferma ciò che aveva detto prima. 
4) Per un confronto personale 
• Conosci qualche usanza religiosa di oggi che non ha più senso, ma che continua ad essere insegnata? Nella tua vita ci sono usi e costumi che consideri sacri, ed altri che non lo sono? 
• I farisei erano giudei praticanti, ma la loro fede era separata dalla vita della gente. Per questo Gesù li critica. E oggi, Gesù ci criticherebbe? In che cosa? 
5) Preghiera finale 
L’angelo del Signore si accampa Attorno a quelli che lo temono e li salva.  
Gustate e vedete quanto è buono il Signore; beato l’uomo che in Lui si rifugia (Sal 33) 
Lectio Divina: mercoledì, 9 agosto, 2023 
S. Teresa Benedetta delle Croce, (Edith Stein), vergine e martire,   
Patrona d’Europa 
1) Preghiera 
Mostraci la tua continua benevolenza, o Padre, e assisti il tuo popolo, che ti riconosce suo pastore e guida; rinnova l’opera della tua creazione e custodisci ciò che hai rinnovato.  
Per il nostro Signore Gesù Cristo… 
2) Lettura dal Vangelo secondo Matteo 25,1-13 
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: Il regno dei cieli è simile a dieci vergini che, prese le loro lampade, uscirono incontro allo sposo. Cinque di esse erano stolte e cinque sagge; le stolte presero le lampade, ma non presero con sé olio; le sagge invece, insieme alle lampade, presero anche dell’olio in piccoli vasi. Poiché lo sposo tardava, si assopirono tutte e dormirono.  
A mezzanotte si levò un grido: Ecco lo sposo, andategli incontro! Allora tutte quelle vergini si destarono e prepararono le loro lampade. E le stolte dissero alle sagge: Dateci del vostro olio, perché le nostre lampade si spengono. Ma le sagge risposero: No, che non abbia a mancare per noi e per voi; andate piuttosto dai venditori e compratevene. Ora, mentre quelle andavano per comprare l’olio, arrivò lo sposo e le vergini che erano pronte entrarono con lui alle nozze, e la porta fu chiusa. Più tardi arrivarono anche le altre vergini e incominciarono a dire: Signore, signore, aprici! Ma egli rispose: In verità vi dico: non vi conosco. Vegliate dunque, perché non sapete né il giorno né l’ora. 
3) Riflessione 
• Oggi è la festa di santa Edith Stein che nel Carmelo assunse il nome di Teresa Benedetta della Croce. Per questo, il vangelo di oggi narra la parabola delle dieci vergini che dovevano dare il benvenuto allo sposo, quando fosse giunto per le nozze. 
• Matteo 25,1ª: L’ inizio: “In quel tempo”. La parabola inizia con queste due parole: “In quel tempo”. Si tratta della venuta del Figlio dell’Uomo (cf Mt 24,37). Nessuno sa quando verrà questo giorno, questo tempo, “nemmeno gli angeli del cielo, né il figlio 
stesso, ma solamente il Padre” (Mt 24, 36). Non ci riusciranno gli indovini a fare calcoli. Il Figlio dell’Uomo verrà di sorpresa, quando la gente meno se lo aspetta (Mt 24,44). Può essere oggi, può essere domani, per questo l’avviso finale della parabola delle dieci vergini è: “Vigilate!” Le dieci fanciulle devono essere preparate per qualsiasi eventualità. Quando la polizia nazista bussò alla porta del monastero delle Suore Carmelitane di Echt nella provincia di Limburgia, nei Paesi Bassi, Edith Stein, suor Teresa Benedetta della Croce, era preparata. Assunse la Croce e prese il cammino del martirio nel campo di sterminio per amore verso Dio ed il suo popolo. Era una delle vergini prudenti della parabola.  
• Matteo 25,1b-4: Le dieci vergini disposte per aspettare lo sposo. La parabola inizia così: “Il Regno del Cielo è simile a dieci vergini che, prese le loro lampade, uscirono incontro allo sposo”. Si tratta di fanciulle che dovevano accompagnare lo sposo per la festa delle nozze. Per questo, dovevano portare con sé le lampade, sia per illuminare il cammino, sia per rendere più luminosa la festa. Cinque di loro erano prudenti e cinque erano stolte. Questa differenza appare nel modo in cui si preparano alla funzione che dovranno svolgere. Insieme alle lampade accese, le prudenti avevano portato con sé l’olio di riserva, preparandosi per qualsiasi eventualità. Le stolte portarono solo le lampade e non pensarono a portare con sé un poco di olio di riserva.  
• Matteo 25,5-7: Il ritardo imprevisto dell’arrivo dello sposo. Lo sposo ritarda. Non aveva precisato l’ora dell’arrivo. Nell’attesa, le fanciulle sono prese dal sonno. Ma le lampade continuano a consumare olio e si spengono poco a poco. Improvvisamente, nel mezzo della notte, si alza un grido: “Ecco lo sposo. Andategli incontro”. Tutte si svegliano, e cominciano a preparare le lampade che stavano già per spegnersi. Dovevano mettere olio di riserva per evitare che le lampade si spegnessero.  
• Matteo 25,8-9: Le diverse reazioni dinanzi al ritardo dello sposo. Solo ora le stolte si rendono conto che avrebbero dovuto portare con loro olio di riserva. Andarono a chiederlo alle prudenti: “Datemi un poco di olio per noi, perché le nostre lampade si 
stanno spegnendo”. Le prudenti non potettero rispondere a questa loro richiesta, perché in quel momento l’importante non era che le prudenti condividessero il loro olio con le stolte, ma che loro stessero pronte ad accompagnare lo sposo fino al luogo della festa. Per questo consigliarono: Andate piuttosto dai venditori e compratevene.  
• Matteo 25,10-12: Il destino delle fanciulle prudenti e di quelle senza giudizio. Le stolte seguiranno il consiglio delle prudenti e vanno a comprare l’olio. Durante questa loro breve assenza arriva lo sposo e le prudenti possono accompagnarlo ed entrare con lui alla festa delle nozze. Ma la porta si chiude dietro di loro. Quando giungono le altre, busseranno alla porta e diranno: “Signore, Signore, apri la porta per noi!” e riceveranno la risposta: “In verità vi dico: io non vi conosco.”  
• Matteo 25,13: La raccomandazione finale di Gesù per tutti noi. La storia di questa parabola è molto semplice e la lezione è evidente: “Vegliate, dunque, perché non 
sapete né il giorno né l’ora”. Morale della storia: non siate superficiali, guardate oltre il momento presente, cercate di scoprire la chiamata di Dio fin nelle minime cose della vita, perfino nell’olio che può mancare nel lumicino. 
4) Per un confronto personale 
• Ti è successo qualche volta nella vita di pensare all’olio di riserva della tua lampada?  
• Conosci la vita di Santa Edith Stein, Teresa Benedetta della Croce? 
5) Preghiera finale 
Benedirò il Signore in ogni tempo, sulla mia bocca la sua lode.  
Io mi glorio nel Signore, ascoltino gli umili e si rallegrino. (Sal 33) 
Lectio Divina: giovedì, 10 agosto, 2023 
S. Lorenzo, martire 
1) Preghiera 
O Dio, che hai comunicato l’ardore della tua carità al diacono san Lorenzo e lo hai reso fedele nel ministero e glorioso nel martirio, fa’ che il tuo popolo segua i suoi insegnamenti e lo imiti nell’amore di Cristo e dei fratelli. Per il nostro Signore Gesù Cristo… 
2) Lettura dal Vangelo secondo Giovanni 12,24-26  
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: “In verità, in verità vi dico: se il chicco di grano caduto in terra non muore, rimane solo; se invece muore, produce molto frutto.  Chi ama la sua vita la perde e chi odia la sua vita in questo mondo, la conserverà per la vita eterna.  
Se uno mi vuol servire mi segua, e dove sono io, là sarà anche il mio servo. Se uno mi serve, il Padre lo onorerà”. 
3) Riflessione 
• Il nostro brano contiene delle parole solenni e cruciali sulle modalità con cui la missione di Gesù e dei suoi discepoli «produce molto frutto». Ma in questa dichiarazione solenne e centrale di Gesù, «se il chicco di frumento caduto a terra non muore, rimane solo; se muore, invece, produce molto frutto» (v.24), è inserita in quel contesto narrativo di 12,12-36 dove si narra dell’incontro di Gesù come messia con Israele e del rifiuto di quest’ultimo della sua proposta messianica. Quali sono i temi principali che descrivono il messianismo di Gesù? I giudei attendevano un messia sotto le vesti di un re potente, che continuasse lo stile regale di Davide e restituisse a Israele il suo passato glorioso. Gesù, invece, pone al centro del suo messianismo il dono della sua vita e la possibilità data all’uomo di poter accettare il progetto di Dio sulla sua vita.  
• La storia di un seme. Il dono della sua vita, come caratteristica cruciale del suo messianismo, Gesù lo tratteggia con una mini-parabola. Un evento centrale e decisivo della sua vita lo descrive attingendo all’ambiente agricolo, da cui prende le immagini per rendere interessanti e immediate le sue parole. È la storia di un seme: una piccola parabola per comunicare in modo semplice e trasparente con la gente: un seme inizia il suo percorso nei meandri oscuri della terra, ove soffoca e marcisce ma in primavera diventa uno stelo verdeggiante e nell’estate una spiga carica di chicchi di grano. Due sono i punti focali della parabola: il produrre molto frutto; il trovare la vita eterna. Il seme che sprofonda nell’oscurità della terra è stato interpretato dai Primi Padri della Chiesa un’allusione simbolica all’Incarnazione del Figlio di Dio. Nel terreno sembra che la forza vitale del seme sia destinata a perdersi perché il seme marcisce e muore. Ma poi la sorpresa della natura: in estate quando biondeggiano le spighe, viene svelato il segreto profondo di quella morte. Gesù sa che la morte sta per incombere sulla sua persona tuttavia qui non la vede come una bestia che divora. È vero che essa ha le caratteristiche di tenebra e di lacerazione, ma per Gesù contiene una forza segreta tipica del parto, un mistero di fecondità e di vita.  
• Alla luce di questa visione si comprende un’altra espressione di Gesù: «Chi ama la sua vita la perde e chi odia la sua vita in questo mondo la conserverà per la vita eterna». Chi considera la propria vita come una fredda proprietà da vivere nel proprio egoismo, è come un seme chiuso in se stesso e senza prospettive di vita. Chi invece «odia la sua vita», un’espressione semitica molto incisiva per indicare la rinuncia a realizzare unicamente se stessi, sposta l’asse del significato di un’esistenza sulla donazione agli altri; solo così la vita diventa creativa: è fonte di pace, di felicità e di vita. È la realtà del seme che germoglia. Ma il lettore può cogliere nella miniparabola di Gesù un’altra dimensione, quella «pasquale». Gesù è consapevole che per portare l’umanità al traguardo della vita divina deve passare per la via oscura della morte in croce. Sulla scia di questa via anche il discepolo affronta la sua «ora», quella della morte, con la certezza che essa approderà alla vita eterna, vale a dire, alla comunione piena con Dio.  
• In sintesi. La storia del seme è quella di morire per moltiplicarsi; la sua funzione è quella di un servizio alla vita. L’annientamento di Gesù è paragonabile al seme di vita sepolto nella terra. Nella vita di Gesù amare è servire e servire è perdersi nella vita degli altri., morire a se stessi per far vivere. Mentre sta per avvicinarsi la sua «ora», il momento conclusivo della sua missione, Gesù assicura i suoi con la promessa di una consolazione e di una gioia senza fine, accompagnata, da ogni tipo di turbamento. Egli porta l’esempio del seme che deve marcire e della donna che deve partorire nelle doglie. Cristo ha scelto la croce per sé e per i suoi: chi vuole essere suo discepolo è chiamato a condividerne il suo stesso itinerario. Egli ha sempre parlato ai suoi discepoli con radicalità: «Chi vorrà salvare la propria vita la perderà. Chi la perderà per me la salverà» (Lc 9,24). 
4) Per un confronto personale 
• La tua vita esprime il dono di te stesso? È una semina di amore che fa nascere amore? Sei consapevole che per essere seme di gioia, perché ci sia la gioia nel campo di frumento è necessario il momento della semina?  
• Puoi dire di aver scelto il Signore se poi non abbracci con lui la croce? Quando si scatena in te la dura lotta tra il «si» e il «no», tra il coraggio e la paura, tra la fede e l’incredulità, tra l’amore e l’egoismo, ti senti smarrito pensando che tali tentazioni non si addicono a chi segue Gesù? 
5) Preghiera finale 
Felice l’uomo pietoso che dà in prestito, amministra i suoi beni con giustizia.  Egli non vacillerà in eterno: il giusto sarà sempre ricordato. (Sal 111) 
Lectio Divina: venerdì, 11 agosto, 2023 
1) Preghiera 
Mostraci la tua continua benevolenza, o Padre, e assisti il tuo popolo, che ti riconosce suo pastore e guida; rinnova l’opera della tua creazione e custodisci ciò che hai rinnovato.  
Per il nostro Signore Gesù Cristo… 
2) Lettura dal Vangelo secondo Matteo 16,24-28  
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: “Se qualcuno vuol venire dietro a me rinneghi se stesso, prenda la sua croce e mi segua. Perché chi vorrà salvare la propria vita, la perderà; ma chi perderà la propria vita per causa mia, la troverà. 
Qual vantaggio infatti avrà l’uomo se guadagnerà il mondo intero, e poi perderà la propria anima? O che cosa l’uomo potrà dare in cambio della propria anima? Poiché il Figlio dell’uomo verrà nella gloria del Padre suo, con i suoi angeli, e renderà a ciascuno secondo le sue azioni.  
In verità vi dico: vi sono alcuni tra i presenti che non morranno finché non vedranno il Figlio dell’uomo venire nel suo regno”. 
3) Riflessione 
• I cinque versi del vangelo di oggi continuano le parole di Gesù a Pietro che abbiamo meditato ieri. Gesù non nasconde né mitiga le esigenze del discepolato. Non permette che Pietro prenda l’iniziativa e lo mette al suo giusto posto: “Lungi da me!” Il vangelo di oggi esplicita queste esigenze per tutti noi;  
• Matteo 16,24: Prenda la sua croce e mi segua. Gesù trae le conclusioni che valgono fino ad oggi: “Se qualcuno vuol venire dietro a me rinneghi se stesso, prenda la sua 
croce e mi segua”. In quel tempo, la croce era la pena di morte che l’impero romano infliggeva agli emarginati e ai banditi. Prendere la croce e caricarla dietro Gesù era lo stesso che accettare di essere emarginati dal sistema ingiusto che legittimava l’ingiustizia. La Croce non è fatalismo, né esigenza del Padre. La Croce è la conseguenza dell’impegno liberamente assunto da Gesù per rivelare la Buona Notizia che Gesù è Padre e che, quindi, tutti e tutte dobbiamo essere accettati e trattati da fratelli e sorelle. A causa di questo annuncio rivoluzionario, Gesù fu perseguitato e non ebbe paura di dare la sua vita. Nessuno ha un amore più grande 
di questo: dare la vita per i suoi amici (Gv 15,13). La testimonianza di Paolo nella lettera ai Galati indica la portata concreta di tutto ciò: “Quanto a me invece, non ci sia altro 
vanto che nella croce del Signore nostro Gesù Cristo, per mezzo del quale il mondo per me è stato crocifisso, come io per il mondo”. (Gal 6,14) E termina alludendo alle cicatrici delle torture da lui sofferte: “D’ora innanzi nessuno mi procuri fastidi: difatti 
io porto le stigmate di Gesù nel mio corpo” (Gal 6,17).  
• Matteo 16,25-26: Chi perde la vita per causa mia la troverà. Questi due versi esplicitano valori umani universali che confermano l’esperienza di molti cristiani e non cristiani. Salvare la vita, perdere la vita, trovare la vita. L’esperienza di molti è la seguente: Chi vive dietro beni e ricchezze, non è mai sazio. Chi si dona agli altri, dimentica di sé, sente una grande felicità. E’ l’esperienza delle madri che si donano, e di tanta gente che non pensano a sé, ma agli altri. Molti fanno e vivono così quasi per istinto, come qualcosa che viene dal fondo dell’anima. Altri agiscono così perché hanno avuto un’esperienza dolorosa di frustrazione che li ha portati a cambiare atteggiamento. Gesù ha ragione nel dire: “Perché chi vorrà salvare la propria vita, la perderà; ma chi perderà la propria vita per causa mia, la troverà”. Importante è il motivo: “per causa mia”, o come dice Marco: “per causa del Vangelo” (Mc 8,35). E termina dicendo: “Che giova, infatti, all’uomo guadagnare il mondo intero, se poi perde la propria anima? E che cosa potrebbe mai dare un uomo in cambio della propria anima?” Questa ultima frase evoca il salmo dove si dice che nessuno è capace di pagare il prezzo di riscatto della vita: “Nessuno può riscattare se stesso, o dare a Dio il suo prezzo. Per quanto si paghi il riscatto di una vita, non potrà mai bastare per vivere senza fine, e non vedere la tomba” (Sal 49,8-10).  
• Matteo 16,27-28: Il Figlio dell’Uomo darà a ciascuno secondo la sua condotta. Questi due versi si riferiscono alla speranza riguardo alla venuta del Figlio dell’Uomo negli ultimi tempi, quale giudice dell’umanità, come è presentato nella visione del profeta Daniele (Dan 7,13-14). Il primo verso dice: “Poiché il Figlio dell’uomo verrà nella gloria del Padre suo, con i suoi angeli, e renderà a ciascuno secondo le sue azioni” (Mt 16,27). In questa frase si parla della giustizia del Giudice. Ognuno riceverà secondo la propria condotta. Il secondo verso dice: “Vi sono alcuni tra i presenti che non morranno 
finché non vedranno il Figlio dell’uomo venire nel suo Regno” (Mt 16,28). Questa frase è un avviso per aiutare a percepire la venuta di Gesù, Giudice, nei fatti della vita. Alcuni pensavano che Gesù sarebbe venuto dopo (1Ts 4,15-18). Ma Gesù, di fatto, era già presente nelle persone, soprattutto nei poveri. Ma loro non lo percepivano, Gesù stesso aveva detto: “Ogni volta che avete aiutato il povero, l’infermo, il senza tetto, il carcerato, il pellegrino, ero io!” (cf. Mt 25,34-45). 
4) Per un confronto personale 
• Chi perde la vita, la trova. Qual è l’esperienza che ho al riguardo?  
• Le parole di Paolo: “Quanto a me invece, non ci sia altro vanto che nella croce del Signore nostro Gesù Cristo, per mezzo del quale il mondo per me è stato crocifisso, come io per il mondo”. Ho il coraggio di ripeterle nella mia vita? 
5) Preghiera finale 
Celebrate con me il Signore, esaltiamo insieme il suo nome.  
Ho cercato il Signore e mi ha risposto e da ogni timore mi ha liberato. (Sal 33) 
Lectio Divina: sabato, 12 agosto, 2023  
Tempo ordinario 
1) Preghiera 
Mostraci la tua continua benevolenza, o Padre, e assisti il tuo popolo, che ti riconosce suo pastore e guida; rinnova l’opera della tua creazione e custodisci ciò che hai rinnovato.  
Per il nostro Signore Gesù Cristo… 
2) Lettura dal Vangelo secondo Matteo 17,14-20  
In quel tempo, si avvicinò a Gesù un uomo che, gettatosi in ginocchio, gli disse: “Signore, abbi pietà di mio figlio. Egli è epilettico e soffre molto; cade spesso nel fuoco e spesso anche nell’acqua; l’ho già portato dai tuoi discepoli, ma non hanno potuto guarirlo”.  
E Gesù rispose: “O generazione incredula e perversa! Fino a quando starò con voi? Fino a quando dovrò sopportarvi? Portatemelo qui”. E Gesù gli parlò severamente, e il demonio uscì da lui e da quel momento il ragazzo fu guarito.  
Allora i discepoli, accostatisi a Gesù in disparte, gli chiesero: “Perché noi non abbiamo potuto scacciarlo?”. Ed egli rispose: “Per la vostra poca fede. In verità vi dico: se avrete fede pari a un granellino di senapa, potrete dire a questo monte: spostati da qui a là, ed esso si sposterà, e niente vi sarà impossibile”. 
3) Riflessione 
• Contesto. Il nostro brano presenta Gesù nella sua attività di guarire. Dopo aver soggiornato con i soli discepoli nella regione di Cesarea di Filippo (16,13-28) Gesù sale su una montagna elevata e viene trasfigurato davanti a tre discepoli (17,1-10); poi raggiunge la folla (17,14-21) tenta un nuovo approccio con la Galilea per riguadagnarla (7,22). Cosa pensare di questi spostamenti geografici di Gesù? Non si esclude che abbiano potuto avere un tenore geografico, ma a Matteo preme presentare la loro funzione di itinerario spirituale. Nel suo cammino di fede la comunità è sempre chiamata a ripercorrere quell’itinerario spirituale che ha segnato la vita di Gesù: dalla Galilea della sua attività pubblica e da quest’ultima alla sua resurrezione attraverso il cammino della croce. Un itinerario spirituale in cui la potenza della fede gioca un ruolo essenziale.  
• Potenza della fede. Gesù, dopo la sua trasfigurazione, con la sua piccola comunità dei discepoli ritorna dalla folla, prima di ritornare in Galilea (v.22) e giungere a Cafàrnao (v.24). E mentre si trova in mezzo alla folla un uomo si avvicina a lui e lo supplica con insistenza per intervenire sul male che tiene imprigionato suo figlio. La descrizione che precede l’intervento di Gesù davvero precisa: si tratta di un caso di epilessia con tutte le sue conseguenze patologiche a livello psichico. Al tempo di Gesù questo tipo di malattia veniva fatto risalire a forze maligne e precisamente all’azione di Satana, nemico di Dio e dell’uomo, e pertanto origine del male e di tutti i mali. Dinanzi a un tale caso in cui emergono forze maligne di gran lunga superiori alle capacità umane i discepoli si scoprono impotenti a guarire il fanciullo (vv.16-19) e a motivo della loro poca fede (v.20). Per l’evangelista, questo giovane epilettico è simbolo di coloro che svalutano la potenza della fede (v.20), che non sono attenti alla presenza di Dio in mezzo a loro (v.17). La presenza di Dio in Gesù, che è l’Emmanuele, non viene riconosciuta; anzi il capire qualcosa di Gesù non è sufficiente, è necessaria la vera fede. Gesù. Dopo aver rimproverato la folla, si fa condurre il ragazzo: «Portatemelo qui» (v.17); lo guarisce e lo libera nel momento in cui sgrida il demonio. 
Non basta il miracolo della guarigione di una singola persona «»è necessario anche guarire la fede incerta e debole dei discepoli. Gesù si avvicina a loro che sono confusi o storditi per la loro impotenza: «Perché non abbiamo potuto gettarlo fuori?» (v.20). La risposta di Gesù è chiara: «Per la vostra vacillante fede». Gesù chiede una fede capace di spostare le montagne del proprio cuore per identificarsi con la sua persona, la sua missione, la sua forza divina.  
• È vero che i discepoli hanno abbandonato tutto per seguire Gesù ma non sono riusciti a guarire il ragazzo epilettico a motivo della «poca fede». Non si tratta di mancanza di fede, solo che è debole, vacillante per i dubbi, con una predominanza di sfiducia e dubbi. È una fede che non si radica totalmente nella relazione con Cristo. Gesù eccede nel linguaggio quando dice: «se avete fede pari a un granello di senapa» potete spostare le montagne; è un esortazione a lasciarsi guidare nelle azioni dalla potenza della fede, che diventa forte soprattutto nei momenti di prova e di sofferenza e raggiunge la maturità quando non si scandalizza più dello scandalo della croce. La fede può tutto, purché si rinunce a fare affidamento alle proprie capacità umane, può spostare le montagne. I discepoli, la comunità primitiva hanno sperimentato che l’incredulità non si vince con la preghiera e il digiuno ma è necessario unirsi alla morte e resurrezione di Gesù. 
4) Per un confronto personale 
• Attraverso la meditazione del brano abbiamo osservato come i discepoli si collocano in rapporto all’epilettico e a Gesù stesso. Vi scopri anche il tuo cammino relazionale con Gesù e con gli altri ricorrendo alla potenza della fede?  
• Sulla croce Gesù dà testimonianza al Padre e lo rivela totalmente. La parola di Gesù che hai meditato ti chiede l’adesione totale: ti senti ogni giorno impegnato a spostare le montagne del cuore che si frappongono tra il tuo egoismo e la volontà di Dio? 
5) Preghiera finale 
Il Signore sarà un riparo per l’oppresso, in tempo di angoscia un rifugio sicuro.  
Confidino in te quanti conoscono il tuo nome, perché non abbandoni chi ti cerca, Signore. (Sal 9) 
Lectio Divina: domenica, 13 agosto, 2023  
Gesù cammina sulle acque  
Matteo 14,22-33 
1. Orazione iniziale 
Vieni Spirito Santo, la mia vita è nella tempesta, i venti egoistici mi spingono dove non voglio andare, non riesco a resistere alla loro forza. Sono debole e privo di forza.  Tu sei l’energia che da la vita, Tu sei il mio conforto, mia forza e mio grido di preghiera. Vieni Spirito Santo, svelami il senso delle Scritture, ridonami pace, serenità e gioia di vivere. 
2. Lectio Divina 
a) Chiave di lettura: 
Gesù con i discepoli si trovano sulla sponda del lago, al calar della notte, dopo la moltiplicazione dei pani. Parte del brano proposto è narrato anche da Marco (6,45-52) e da Giovanni (6,16-21). L’episodio di Pietro (vv. 28-32) si trova solo in Matteo. Alcuni commentatori sostengono che si tratti di un’apparizione di Gesù dopo la risurrezione (Lc 24,37). Vengono così adombrate le difficoltà della chiesa e la necessità di una fede più grande in Gesù risorto.  
b) Una possibile divisione del testo:  
Matteo 14,22-23: collegamento con la moltiplicazione dei pani  
Matteo 14,24-27: Gesù cammina sulle acque  
Matteo 14,28-32: l’episodio di Pietro  Matteo 14,33: la professione di fede  
c) Testo: 
22 Subito dopo ordinò ai discepoli di salire sulla barca e di precederlo sull’altra sponda, mentre egli avrebbe congedato la folla. 23 Congedata la folla, salì sul monte, solo, a pregare. Venuta la sera, egli se ne stava ancora solo lassù. 24 La barca intanto distava già qualche miglio da terra ed era agitata dalle onde, a causa del vento contrario. 25 Verso la fine della notte egli venne verso di loro camminando sul mare. 26 I discepoli, a vederlo camminare sul mare, furono turbati e dissero: “È un fantasma” e si misero a gridare dalla paura. 27 Ma subito Gesù parlò loro: “Coraggio, sono io, non abbiate paura”. 28 Pietro gli disse: “Signore, se sei tu, comanda che io venga da te sulle acque”. 29 Ed egli disse: “Vieni!”. Pietro, scendendo dalla barca, si mise a camminare sulle acque e andò verso Gesù. 30 Ma per la violenza del vento, s’impaurì e, cominciando ad affondare, gridò: “Signore, salvami!”. 31 E subito Gesù stese la mano, lo afferrò e gli disse: 
“Uomo di poca fede, perché hai dubitato?”. 32 Appena saliti sulla barca, il vento cessò. 33 Quelli che erano sulla barca gli si prostrarono davanti, esclamando: “Tu sei veramente il Figlio di Dio!”.  
3. Momento di silenzio orante,  
desidero tacere e ascoltare la voce di Dio. 
4. Alcune domande: 
• Nei momenti di buio e di tempesta interiore come reagisco? La presenza e l’assenza del Signore come si integrano in me?  
• Quale posto ha in me la preghiera personale, il dialogo con Dio?  
• Cosa chiediamo al Signore nella notte oscura? Un miracolo che ci liberi? Una fede più grande?  
• In quale atteggiamento rassomiglio a Pietro? 
5. Meditatio: breve commento 
22 Subito dopo ordinò ai discepoli di salire sulla barca e di precederlo sull’altra sponda, mentre egli avrebbe congedato la folla. 
La moltiplicazione dei pani (14,13-21) potrebbe aver generato nei discepoli delle attese trionfalistiche riguardo al Regno di Dio. Pertanto Gesù ordina subito di allontanarsi.  Egli“obbligò”, verbo insolito di forte significato. Il popolo acclama Gesù come profeta 
(Gv 6,14-15) e vuole farlo condottiero politico. I discepoli sono facili a fraintendere (Mc 6,52; Mt 16,5-12), c’è il rischio di lasciarsi trasportare dall’entusiasmo del popolo. I discepoli devono abbandonare questa situazione.  
23 Congedata la folla, salì sul monte, solo, a pregare. Venuta la sera, egli se ne stava ancora solo lassù.  
Gesù si trova davanti ad una situazione nella quale la folla galileana si entusiasma per il miracolo e rischia di non comprendere la sua missione. In questo momento così importante, Gesù si ritira solitario in preghiera, come al Getsemani (Mt 26,36-46).  
24 La barca intanto distava già qualche miglio da terra ed era agitata dalle onde, a causa del vento contrario.  
Questo versetto, nel quale si nota la barca, senza Gesù, in pericolo, si può avvicinare al v. 32 ove il pericolo cessa con la salita in barca di Gesù e Pietro.  
25 Verso la fine della notte egli venne verso di loro camminando sul mare.  
Gesù appare ai discepoli in modo insolito. Egli trascende i limiti umani, ha autorità sul creato.  
Si comporta come solo Dio può fare (Gb 9,8; 38,16).  
26 I discepoli, a vederlo camminare sul mare, furono turbati e dissero: “È un fantasma” e si misero a gridare dalla paura. 
I discepoli lottavano con il vento contrario, avevano trascorso una giornata emozionante, e ora una notte insonne. Nella notte (tra le tre e le sei), in mezzo al mare, sono proprio spaventati al vedere uno che va loro incontro. Non pensano alla possibilità che possa essere Gesù. Hanno una visione troppo umana, credono ai fantasmi (Lc 24,37). Il Risorto ha vinto invece le forze del caos rappresentato dai flutti del mare.  
27 Ma subito Gesù parlò loro: “Coraggio, sono io, non abbiate paura”. 
La presenza di Gesù allontana ogni paura (9, 2.22). Dicendo “sono io” evoca la sua identità (Es 3,14) e manifesta il potere di Dio (Mc 14,62; Lc 24,39; Gv 8,58; 18,5-6). La paura si vince con la fede. 
28 Pietro gli disse: “Signore, se sei tu, comanda che io venga da te sulle acque”.  
Pietro sembra volere ancora una conferma della presenza di Gesù. Chiede un segno.  
29 Ed egli disse: “Vieni!”. Pietro, scendendo dalla barca, si mise a camminare sulle acque e andò verso Gesù.  
Pietro è disposto comunque a rischiare uscendo dalla barca e cercando di camminare su quelle onde agitate, in mezzo al vento impetuoso (v.24). Egli affronta il rischio di credere alla Parola: vieni! 
30 Ma per la violenza del vento, s’impaurì e, cominciando ad affondare, gridò: “Signore, salvami!”.  
Occorre però anche la perseveranza nella scelta di fede. Le forze contrarie (il vento) sono tante, c’è il rischio di soccombere. La preghiera di supplica lo salva.  
31 E subito Gesù stese la mano, lo afferrò e gli disse: “Uomo di poca fede, perché hai dubitato?”.  
Pietro non è lasciato solo nella sua debolezza. Nelle tempeste della vita cristiana non siamo soli. Dio non ci abbandona anche se apparentemente è assente o non fa nulla.  
32 Appena saliti sulla barca, il vento cessò.  
Appena Gesù sale sulla barca le forze del male cessano. Le forze degli inferi non prevarranno su di essa. 
33 Quelli che erano sulla barca gli si prostrarono davanti, esclamando: “Tu sei veramente il Figlio di Dio!” 
Ora avviene quella professione di fede che era stato preparato nell’episodio precedente della moltiplicazione dei pani, purificato con l’esperienza dell’allontanamento dal Pane di vita eterna (Gv 6,1-14). Anche Pietro ora può confermare i fratelli nella fede, dopo la prova. 
5. Per chi vuole approfondire 
Gesù, uomo di preghiera  
• Gesù prega nella solitudine e nella notte (Mt 14,23; Mc 1,35; Lc 5,16), all’ora dei pasti (Mt 14,19; 15,36; 26,26-27).  
• In occasione di eventi importanti: per il battesimo (Lc 3,21), prima di scegliere i dodici (Lc 6,12), prima di insegnare a pregare (Lc 11,1; Mt 6,5), prima della confessione di Cesarea (Lc 9,18), nella trasfigurazione (Lc 9,28-29), nel Getsemani (Mt 26,36-44), sulla croce (Mt 27,46; Lc 23,46).  
• Prega per i suoi carnefici (Lc 23,34), per Pietro (Lc 22,32), per i suoi discepoli e per coloro che li seguiranno (Gv 17,9-24).  
• Prega anche per se stesso (Mt 26,39; Gv 17,1-5; Eb 5,7).  
• Insegna a pregare (Mt 6,5), manifesta un rapporto permanente con il Padre (Mt 11,2527), sicuro che non lo lascia mai solo (Gv 8,29) e lo esaudisce sempre (Gv 11,22.42; Mt 26,53). Ha promesso (Gv 14,16) di continuare a intercedere nella gloria (Rm 8,34; Eb 
7,25; 1 Gv 2,1). 
6. Oratio: Salmo 33 
Benedirò il Signore in ogni tempo, sulla mia bocca sempre la sua lode.  Io mi glorio nel Signore, ascoltino gli umili e si rallegrino.  
Celebrate con me il Signore, esaltiamo insieme il suo nome.  
Ho cercato il Signore e mi ha risposto e da ogni timore mi ha liberato.  
Guardate a lui e sarete raggianti, non saranno confusi i vostri volti.  
Questo povero grida e il Signore lo ascolta, lo libera da tutte le sue angosce.  
L’angelo del Signore si accampa attorno a quelli che lo temono e li salva.  
Gustate e vedete quanto è buono il Signore; beato l’uomo che in lui si rifugia.  
7. Contemplatio 
Signore Gesù a volte siamo pieni di entusiasmo e dimentichiamo che sei Tu la fonte della nostra gioia. Nei momenti di tristezza non ti cerchiamo o vogliamo un tuo intervento miracoloso. Ora sappiamo che non ci abbandoni mai, che non dobbiamo avere paura. La preghiera è anche la nostra forza. Aumenta la nostra fede, siamo disposti a rischiare la nostra vita per il tuo Regno. 
Lectio Divina: lunedì, 14 agosto, 2023 
S. Massimiliano M. Kolbe, presbitero e martire 
1) Preghiera 
Dio onnipotente ed eterno, che ci dai il privilegio di chiamarti Padre, fa’ crescere in noi lo spirito di figli adottivi, perché possiamo entrare nell’eredità che ci hai promesso.  Per il nostro Signore Gesù Cristo… 
2) Lettura dal Vangelo secondo Matteo 17,22-27  
In quel tempo, mentre si trovavano insieme in Galilea, Gesù disse ai suoi discepoli: “Il Figlio dell’uomo sta per esser consegnato nelle mani degli uomini e lo uccideranno, ma il terzo giorno risorgerà”. Ed essi furono molto rattristati.  
Venuti a Cafarnao, si avvicinarono a Pietro gli esattori della tassa per il tempio e gli dissero: “Il vostro maestro non paga la tassa per il tempio?” Rispose: “Sì”.  
Mentre entrava in casa, Gesù lo prevenne dicendo: “Che cosa ti pare, Simone? I re di questa terra da chi riscuotono le tasse e i tributi? Dai propri figli o dagli altri?” Rispose: 
“Dagli estranei”.  
E Gesù: “Quindi i figli sono esenti. Ma perché non si scandalizzino, va’ al mare, getta l’amo e il primo pesce che viene prendilo, aprigli la bocca e vi troverai una moneta d’argento. Prendila e consegnala a loro per me e per te”. 
3) Riflessione 
• I cinque versi del vangelo di oggi parlano di due temi assai diversi tra loro: (a) Il secondo annuncio della passione, morte e risurrezione di Gesù (Mt 17,22-23); (b) Informano sulla conversazione di Gesù con Pietro sul pagamento delle tasse e delle imposte al tempio (Mt 17,24-27). 
• Matteo 17,22-23: L’annuncio della morte e risurrezione di Gesù. Il primo annuncio (Mt 16,21) aveva prodotto una forte reazione da parte di Pietro che non voleva saperne della sofferenza né della croce. Gesù aveva risposto con la stessa forza: “Lungi da me, 
satana!” (Mt 16,23) Qui, nel secondo annuncio, la reazione dei discepoli è più blanda, meno aggressiva. L’annuncio produce tristezza. Sembra che loro cominciano a comprendere che la croce fa parte del cammino. La prossimità della morte e della sofferenza pesa su di loro, generando un forte scoraggiamento. Anche se Gesù cerca di aiutarli, la resistenza di secoli contro l’idea di un messia crocifisso, era più grande.  
• Matteo 17,24-25a: La domanda a Pietro degli esattori della tassa. Quando giungono a Cafarnao, gli esattori della tassa del Tempio chiedono a Pietro: “Il vostro maestro 
non paga la tassa per il Tempio?” Pietro risponde: “Sì!” Fin dai tempi di Neemia (V secolo aC), i giudei che erano ritornati dall’esilio in Babilonia, si impegnarono solennemente nell’assemblea a pagare le diverse tasse ed imposte per fare in modo che il Tempio continuasse a funzionare e per curare la manutenzione sia del servizio sacerdotale che dell’edificio del Tempio (Ne 10,33-40). Da ciò che emerge nella risposta di Pietro, Gesù pagava questa imposta come facevano tutti i giudei.  
• Matteo 17,25b-26: La domanda di Gesù a Pietro sull’imposta. E’ strana la conversazione tra Gesù e Pietro. Quando loro giungono a casa, Gesù chiede: “Che cosa ti pare, Simone? I re di questa terra da chi riscuotono le tasse e i tributi? Dai propri figli o dagli altri?” Pietro risponde: “Dagli estranei”. E Gesù dice: “Quindi i figli sono esenti!”. Probabilmente, qui si rispecchia una discussione tra i giudei cristiani prima della distruzione del Tempio, nell’anno 70. Loro si chiedevano se dovevano o meno continuare a pagare l’imposta del Tempio, come facevano prima. Per la risposta di Gesù, scoprono che non hanno l’obbligo di pagare questa tassa: “I figli 
sono esenti”. I figli sono i cristiani, ma pur non avendo l’obbligo di pagare, la raccomandazione di Gesù e di farlo per non provocare scandalo.  
• Matteo 17,27: La conclusione della conversazione sul pagamento della tassa. Più strana ancora della conversazione è la soluzione che Gesù dà alla questione. Dice a Pietro: “Ma perché non si scandalizzino, va’ al mare, getta l’amo e il primo pesce che viene prendilo, aprigli la bocca e vi troverai una moneta d’argento. Prendila e consegnala a loro per me e per te”. Strano miracolo, strano come quei 2000 porci che si precipitarono nel mare (Mc 5,13). Qualunque sia l’interpretazione di questo fatto miracoloso, questo modo di risolvere il problema suggerisce che si tratta di un tema che non ha molta importanza per Gesù. 
4) Per un confronto personale 
• La sofferenza della croce scoraggia e intristisce i discepoli. E’ successo già nella tua vita?  
• Come interpreti l’episodio della moneta trovata nella bocca del pesce? 
5) Preghiera finale 
Lodate il Signore dai cieli, lodatelo nell’alto dei cieli.  
Lodatelo, voi tutti, suoi angeli, lodatelo, voi tutte, sue schiere. (Sal 148) 
Lectio Divina: martedì, 15 agosto, 2023 
Assunzione della Beata Vergine Maria 
La visita di Maria a Elisabetta  
Luca 1,39-56 
1. Lectio Divina 
a) Orazione iniziale: 
Spirito Santo, Spirito di sapienza, di scienza, di intelletto, di consiglio, riempici, ti preghiamo della conoscenza della Parola di Dio, riempici di ogni sapienza e intelligenza spirituale per poterla comprendere in profondità. Fa che sotto la tua guida noi possiamo comprendere il vangelo di questa solennità mariana. Spirito santo abbiamo bisogno di te, il solo che continuamente modella in noi la figura e la forma di Gesù. E ci rivolgiamo a te, Maria, Madre di Gesù e della Chiesa, che hai vissuto la presenza inebriante e totalizzante dello Spirito Santo, che hai sperimentato la potenza della sua forza in te, che l’hai visto operante nel tuo Figlio Gesù sin dal grembo materno, apri il nostro cuore e la nostra mente, perché siano docili all’ascolto della Parola di Dio.  b) Lettura del vangelo: 
39In quei giorni Maria si mise in viaggio verso la montagna e raggiunse in fretta una città di Giuda. 40Entrata nella casa di Zaccaria, salutò Elisabetta.41Appena Elisabetta ebbe udito il saluto di Maria, il bambino le sussultò nel grembo. Elisabetta fu piena di Spirito Santo 42ed esclamò a gran voce: «Benedetta tu fra le donne, e benedetto il frutto del tuo grembo! 43A che debbo che la madre del mio Signore venga a me? 44Ecco, appena la voce del tuo saluto è giunta ai miei orecchi, il bambino ha esultato di gioia nel mio grembo. 45E beata colei che ha creduto nell’adempimento delle parole del Signore». 46Allora Maria disse: «L’anima mia magnifica il Signore 47e il mio spirito esulta in Dio, mio salvatore, 48perché ha guardato l’umiltà della sua serva. 
D’ora in poi tutte le generazioni mi chiameranno beata. 49Grandi cose ha fatto in me l’Onnipotente. e Santo è il suo nome: 50di generazione in generazione la sua misericordia si stende su quelli che lo temono. 51Ha spiegato la potenza del suo braccio, ha disperso i superbi nei pensieri del loro cuore; 52ha rovesciato i potenti dai troni, ha innalzato gli umili; 53ha ricolmato di beni gli affamati, ha rimandato i ricchi a mani vuote. 54Ha soccorso Israele, suo servo, ricordandosi della sua misericordia, 55come aveva promesso ai nostri padri, ad Abramo e alla sua discendenza, per sempre». 56Maria rimase con lei circa tre mesi, poi tornò a casa sua.  
c) Momenti di silenzio orante:  
Il silenzio è una qualità di chi sa ascoltare Dio. Impegnati a creare in te un atmosfera di pace e di silenziosa adorazione. Se sei capace di stare in silenzio davanti a Dio potrai ascoltare il suo respiro che è Vita. 
2. Meditatio 
a) Chiave di lettura:  
Benedetta tu fra le donne Nella prima parte del vangelo odierno risuonano le parole di Elisabetta, «Benedetta tu fra le donne», precedute da un movimento spaziale. Maria lascia Nazaret, collocata al nord della Palestina, per recarsi al sud, a circa 
centocinquanta chilometri, in una località che la tradizione ha identificato con l’attuale Ain Karem, poco lontana da Gerusalemme. Il muoversi fisico mostra la sensibilità interiore di Maria, che non è chiusa a contemplare in modo privato ed intimistico il mistero della divina maternità che si compie in lei, ma è proiettata sul sentiero della carità. Ella si muove per portare aiuto alla sua anziana cugina. Il recarsi di Maria da Elisabetta è connotato dall’aggiunta ‘in fretta’ che sant’Ambrogio interpreta così «Maria si avviò in fretta verso la montagna, non perché fosse incredula della profezia o incerta dell’annunzio o dubitasse della prova, ma perché era lieta della promessa e desiderosa di compiere devotamente un servizio, con lo slancio che le veniva dall’intima gioia… La grazia dello Spirito Santo non comporta lentezze». Il lettore, però, sa che il motivo vero del viaggio non è indicato, ma lo può ricavare attraverso delle informazioni desunte dal contesto. L’angelo aveva comunicato a Maria la gravidanza di Elisabetta, già al sesto mese (cfr. v. 37). Inoltre il fatto che ella si fermerà tre mesi (cfr. v. 56), giusto il tempo perché il bambino possa nascere, permette di ritenere che Maria intendeva portare aiuto alla cugina. Maria corre e va là dove la chiama l’urgenza di una necessità, di un bisogno, dimostrando, cosi, una spiccata sensibilità e concreta disponibilità. Insieme con Maria, portato in grembo, Gesù si muove con la Madre. Da qui è facile evincere il valore cristologico dell’episodio della visita di Maria alla cugina: l’attenzione è soprattutto su Gesù. A prima vista potrebbe sembrare una scena concentrata sulle due donne, in realtà, ciò che è importante per l’evangelista è il prodigio presente nel loro concepimento. La mobilitazione di Maria tende, in fondo, a far incontrare le due donne. 
Appena Maria entra in casa e saluta Elisabetta, il piccolo Giovanni ha un sussulto. Secondo alcuni il sussulto non è paragonabile agli spostamenti del feto, sperimentati da ogni donna incinta. Luca usa un verbo greco particolare che significa propriamente ‘saltare’. Volendo interpretare il verbo, un po’ liberamente, lo si può indicare con ‘danzare’, escludendo così l’accezione di un fenomeno solo fisico. Qualcuno ha pensato che quella ‘danza’ la si potrebbe considerare una forma di ‘omaggio’ che Giovanni rende a Gesù, inaugurando, non ancora nato, quell’atteggiamento di rispetto e di sudditanza che caratterizzerà la sua vita: «Dopo di me viene uno che è più forte di me e al quale non son degno di sciogliere i legacci dei suoi sandali» (Mc 1,7). Un giorno lo stesso Giovanni testimonierà «Chi possiede la sposa è lo sposo; ma l’amico dello sposo che è presente e l’ascolta, esulta di gioia alla voce dello sposo ora questa mia gioia è compiuta. Egli deve crescere e io invece diminuire» (Gv 3,29-30). Così commenta s. Ambrogio: «Elisabetta udì per prima la voce, ma Giovanni percepì per primo la grazia». Una conferma di questa interpretazione la troviamo nelle stesse parole di Elisabetta che, riprendendo al v. 44 lo stesso verbo greco già impiegato al v. 41, precisa: «Ha esultato di gioia nel mio grembo». Luca, con questi particolari, ha voluto evocare il prodigio verificatosi nell’intimità di Nazaret. Solo ora, grazie al dialogo con un’interlocutrice, il mistero della divina maternità lascia la sua segretezza e la sua dimensione individuale, per diventare un fatto noto, oggetto di apprezzamento e di lode. 
Le parole di Elisabetta «Benedetta tu fra le donne e benedetto il frutto del tuo grembo! A che debbo che la madre del mio Signore venga a me?» (vv. 42-43). Con un’espressione semitica che equivale a un superlativo («fra le donne»), l’evangelista vuole attirare l’attenzione del lettore sulla funzione di Maria: essere la «Madre del Signore». E quindi a lei viene riservata una benedizione («benedetta tu») e una beatitudine beata. In che consiste quest’ultima?  
Esprime l’adesione di Maria alla volontà divina. Maria non è solo destinataria di un arcano disegno che la rende benedetta, ma pure persona che sa accettare e aderire alla volontà di Dio.  
Maria è una creatura che crede, perché si è fidata di una parola nuda e che ella ha rivestito col suo «sì» di amore. Ora Elisabetta le riconosce questo servizio d’amore, identificandola «benedetta come madre e beata come credente». 
Intanto Giovanni percepisce la presenza del suo Signore ed esulta, esprimendo con quel movimento interiore la gioia che scaturisce da quel contatto salvifico. Di tale evento si farà interprete Maria nel canto del Magnificat.  
b) Un canto di amore:  
In questo canto Maria si considera parte degli anawim, dei ‘poveri di Dio’, di coloro che ‘temono Dio’ riponendo in Lui ogni loro fiducia e speranza e che sul piano umano non godono nessun diritto o prestigio. La spiritualità degli anawim può essere sintetizzata dalle parole del Salmo 37,79: «Nel silenzio sta innanzi a Dio e in lui spera», perché «coloro che sperano nel Signore possederanno la terra». 
Nel Sal 86,6 l’orante, rivolgendosi a Dio, dice: «Dona al tuo servo la tua forza»: qui il termine ‘servo’ esprime il suo essere sottomesso, come anche il sentimento dell’appartenenza a Dio, di sentirsi sicuro presso di lui. 
I poveri, nel senso strettamente biblico, sono coloro che ripongono in Dio una fiducia incondizionata; per questo sono da considerarsi la parte migliore, qualitativa, del popolo d’Israele. 
Gli orgogliosi, invece, sono coloro che ripongono tutta la loro fiducia in se stessi. Ora, secondo il Magnificat, i poveri hanno mille motivi per rallegrarsi, perché Dio glorifica gli anawim (Sal 149,4) e abbassa gli orgogliosi. Un’immagine presa dal NT, che traduce molto bene l’atteggiamento del povero dell’AT, è quella del pubblicano che con umiltà si batte il petto, mentre il fariseo compiacendosi dei suoi meriti si consuma nell’orgoglio (Lc 18,9-14). In definitiva Maria celebra quanto Dio ha operato in lei e quanto opera in ogni credente. Gioia e gratitudine caratterizzano questo inno alla salvezza che riconosce grande Dio ma che pure fa grande chi lo canta.  
c) Alcune domande per meditare:  
• La mia preghiera è innanzitutto espressione d’un sentimento o celebrazione e riconoscimento dell’azione di Dio?  
• Maria è raffigurata come la credente nella Parola del Signore. Quanto tempo dedico all’ascolto della Parola di Dio?  
• La tua preghiera si alimenta alla Bibbia, come ha fatto Maria? Oppure sono dedito al devozionalismo che produce a getto continuo preghiere incolori e insapori? Sei convinto che ritornare alla preghiera biblica è sicurezza di trovare un alimento solido, scelto da Maria stessa?  
• Sei nella logica del Magnificat che esalta la gioia del dare, del perdere per trovare, dell’accogliere, la felicità della gratuità, della donazione? 
3. Oratio 
a) Salmo 44 (45), 10-11; 12; 15b-16  
Il salmo, in questa seconda parte, glorifica la regina. Nella liturgia odierna questi versetti sono applicati a Maria e ne celebrano la grandezza e la bellezza. 
Figlie di re stanno tra le tue predilette;  alla tua destra la regina in ori di Ofir. Ascolta, figlia, guarda, porgi l’orecchio,  dimentica il tuo popolo e la casa di tuo padre. 
Al re piacerà la tua bellezza. 
Egli è il tuo Signore: prostrati a lui. 
Con lei le vergini compagne a te sono condotte;  guidate in gioia ed esultanza entrano nel palazzo del re.  
b) Preghiera finale: 
La preghiera che segue è una breve meditazione sul ruolo materno di Maria nella vita del credente: «Maria, donna che sa gioire che sa esultare, che si lascia invadere dalla consolazione piena dello Spirito santo, insegnaci a pregare perché possiamo anche noi scoprire la fonte della gioia. Nella casa di Elisabetta, tua cugina, sentendoti accolta e capita nel tuo intimo segreto, prorompesti nell’inno di esultanza del cuore, parlando di Dio, di te in rapporto a Lui, e della inaudita avventura già avviata di essere madre di Cristo e di noi tutti, popolo santo di Dio.  
Insegnaci a dare un ritmo di speranza e fremiti di gioia alle nostre preghiere, a volte logorate da amari piagnistei e intrise di mestizia quasi d’obbligo. Il Vangelo ci parla di te, Maria, e di Elisabetta: ambedue custodivate nel cuore qualcosa, che non osavate o non volevate manifestare a nessuno. Ciascuna di voi, però, si sentì compresa dall’altra, quel fatidico giorno della visitazione e aveste parole e preghiera di festa. Il vostro incontro divenne liturgia di ringraziamento e di lode al vostro ineffabile Dio. Tu, donna della gioia profonda, cantasti il Magnificat, rapita e stupita di quanto il Signore andava operando nell’umile sua serva.  
Magnificat è il grido, l’esplosione della gioia, che scoppia dentro ciascuno di noi, quando si sente accolto e compreso». 
4. Contemplatio 
La vergine Maria, tempio dello Spirito Santo, ha accolto con fede la Parola e si è consegnata interamente alla potenza dell’Amore. A motivo di ciò è diventata icona dell’interiorità, cioè tutta raccolta sotto lo sguardo di Dio e abbandonata alla potenza dell’Altissimo. Maria tace di sé, perché tutto in lei possa parlare delle meraviglie del Signore nella sua vita. 
Lectio Divina: mercoledì, 16 agosto, 2023 
Tempo ordinario 
1) Preghiera  
Dio onnipotente ed eterno, che ci dai il privilegio di chiamarti Padre,  fa’ crescere in noi lo spirito di figli adottivi, perché possiamo entrare nell’eredità che ci hai promesso.  Per il nostro Signore Gesù Cristo… 
2) Lettura dal Vangelo secondo Matteo 18,15-20  
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: “Se il tuo fratello commette una colpa, va’ e ammoniscilo fra te e lui solo; se ti ascolterà, avrai guadagnato il tuo fratello; se non ti ascolterà, prendi con te una o due persone, perché ogni cosa sia risolta sulla parola di due o tre testimoni.  
Se poi non ascolterà neppure costoro, dillo all’assemblea; e se non ascolterà neanche l’assemblea, sia per te come un pagano e un pubblicano.  
In verità vi dico: tutto quello che legherete sopra la terra sarà legato anche in cielo e tutto quello che scioglierete sopra la terra sarà sciolto anche in cielo.  
In verità vi dico ancora: se due di voi sopra la terra si accorderanno per domandare qualunque cosa, il Padre mio che è nei cieli ve la concederà. Perché dove sono due o tre riuniti nel mio nome, io sono in mezzo a loro”. 
3) Riflessione 
• Nel vangelo di oggi e di domani leggiamo e meditiamo la seconda parte del Discorso della Comunità. Il vangelo di oggi parla di correzione fraterna (Mt 18,15-18) e di preghiera in comune (Mt 18,19-20). Quello di domani parla di perdono (Mt 18,21-22) e riporta la parabola del perdono senza limiti (Mt 18,23-35). La parola chiave di questa seconda parte è “perdonare”. L’accento cade sulla riconciliazione. Perché ci possa essere riconciliazione che permetta il ritorno dei piccoli, è importante saper dialogare e perdonare, poiché il fondamento della fraternità è l’amore gratuito di Dio. Solo così la comunità sarà un segno del Regno. Non è facile perdonare. Certi magoni continuano a martellare il cuore. Ci sono persone che dicono: “Perdono, ma non dimentico!” Risentimento, tensioni, scontri, opinioni diverse, offese, provocazioni rendono difficili il perdono e la riconciliazione.  
• L’organizzazione delle parole di Gesù nei cinque grandi Discorsi del vangelo di Matteo indicano che alla fine del primo secolo, le comunità avevano forme ben concrete di catechesi. Il Discorso della Comunità (Mt 18,1-35), per esempio, riporta istruzioni attualizzate di come procedere in caso di qualche conflitto tra i membri della comunità e di come trovare criteri per risolvere i conflitti. Matteo riunisce quelle frasi di Gesù che possono aiutare le comunità della fine del primo secolo a superare i due problemi più acuti che dovevano affrontare in quel momento, cioè l’esodo dei piccoli a causa degli scandali di alcuni e la necessità di dialogo per superare il rigorismo di altri ed accogliere i piccoli, i poveri, in comunità.  
• Matteo 18,15-18: La correzione fraterna e il potere di perdonare. Questi versi riportano norme semplici di come procedere in caso di conflitto in comunità. Se un fratello o una sorella peccassero, se avessero un comportamento non secondo la vita della comunità, non si deve subito denunciarli. Prima bisogna cercare di conversare da soli con loro. Poi bisogna cercare di sapere i motivi dell’altro. Se non si ottengono risultati, allora bisogna portare due o tre persone della comunità per vedere se si ottiene qualche risultato. Solo in casi estremi, bisogna esporre il problema a tutta la comunità. E se la persona non volesse ascoltare la comunità, allora che sia per te “come un pubblicano o un pagano”, cioè, come qualcuno che non fa parte della comunità. Non sei tu che escludi, ma è la persona, lei stessa, che si esclude da sé. La comunità riunita non fa altro che constatare e ratificare l’esclusione. La grazia di poter perdonare e riconciliare in nome di Dio fu data a Pietro (Mt 16,19), agli apostoli (Gv 20,23) e, qui nel Discorso della Comunità, alla comunità stessa (Mt 18,18). Ciò rivela l’importanza delle decisioni che la comunità assume in rapporto ai suoi membri. 
• Matteo 18,19: La preghiera in comune. L’esclusione non significa che la persona viene abbandonata alla propria sorte. No! Può essere separata dalla comunità, ma mai sarà separata da Dio. Nel caso in cui la conversazione nella comunità non dia risultato, e la persona non voglia integrarsi nella vita della comunità, rimane l’ultima possibilità di rimanere insieme al Padre per ottenere la riconciliazione. E Gesù garantisce che il Padre ascolterà: “Se due di voi sopra la terra si accorderanno per domandare qualunque cosa, il Padre mio che è nei cieli ve la concederà. Perché dove sono due o tre riuniti nel mio nome, io sono in mezzo a loro”.  
• Matteo 18,20: La presenza di Gesù in comunità. Il motivo della certezza di essere ascoltati dal Padre è la promessa di Gesù: “Perché dove sono due o tre riuniti nel mio nome, io sono in mezzo a loro!” Gesù è il centro, l’asse, della comunità e, come tale, insieme alla Comunità, pregherà sempre con noi il Padre, affinché conceda il dono del ritorno al fratello o alla sorella che si escluse. 
4) Per un confronto personale 
• Perché è così difficile perdonare? Nella nostra comunità c’è un po’ di spazio per la riconciliazione? In che modo?  
• Gesù disse: “Perché dove due o tre sono riuniti del mio nome, io sono in mezzo a loro”. Cosa significa questo per noi oggi? 
5) Preghiera finale 
Lodate, servi del Signore, lodate il nome del Signore.  
Sia benedetto il nome del Signore, ora e sempre. (Sal 112). 
Lectio Divina: giovedì, 17 agosto, 2023  
Tempo ordinario 
1) Preghiera  
Dio onnipotente ed eterno, che ci dai il privilegio di chiamarti Padre, fa’ crescere in noi lo spirito di figli adottivi, perché possiamo entrare nell’eredità che ci hai promesso.  Per il nostro Signore Gesù Cristo… 
2) Lettura dal Vangelo secondo Matteo 18,21-19,1  
In quel tempo, Pietro si avvicinò a Gesù e gli disse: “Signore, quante volte dovrò perdonare al mio fratello, se pecca contro di me? Fino a sette volte?” E Gesù gli rispose: 
“Non ti dico fino a sette, ma fino a settanta volte sette.  
A questo proposito, il regno dei cieli è simile a un re che volle fare i conti con i suoi servi.  Incominciati i conti, gli fu presentato uno che gli era debitore di diecimila talenti. Non avendo però costui il denaro da restituire, il padrone ordinò che fosse venduto lui con la moglie, con i figli e con quanto possedeva, e saldasse così il debito. 
Allora quel servo, gettatosi a terra, lo supplicava: Signore, abbi pazienza con me e ti restituirò ogni cosa.  
Impietositosi del servo, il padrone lo lasciò andare e gli condonò il debito.  
Appena uscito, quel servo trovò un altro servo come lui che gli doveva cento denari e, afferratolo, lo soffocava e diceva: Paga quel che devi! Il suo compagno, gettatosi a terra, lo supplicava dicendo: Abbi pazienza con me e ti rifonderò il debito. Ma egli non volle esaudirlo, andò e lo fece gettare in carcere, fino a che non avesse pagato il debito.  Visto quel che accadeva, gli altri servi furono addolorati e andarono a riferire al loro padrone tutto l’accaduto.  
Allora il padrone fece chiamare quell’uomo e gli disse: Servo malvagio, io ti ho condonato tutto il debito perché mi hai pregato. Non dovevi forse anche tu aver pietà del tuo compagno, così come io ho avuto pietà di te? E, sdegnato, il padrone lo diede in mano agli aguzzini, finché non gli avesse restituito tutto il dovuto.  
Così anche il mio Padre celeste farà a ciascuno di voi, se non perdonerete di cuore al vostro fratello”.  
Terminati questi discorsi, Gesù partì dalla Galilea e andò nel territorio della Giudea, al di là del Giordano. 
3) Riflessione  
• Nel vangelo di ieri abbiamo ascoltato le parole di Gesù sulla correzione fraterna (Mt 18,15-20). Nel vangelo di oggi (Mt 18,21-39) il tema centrale è il perdono e la riconciliazione.  
• Matteo 18,21-22: Perdonare settanta volte sette! Dinanzi alle parole di Gesù sulla correzione fraterna e la riconciliazione, Pietro chiede: “Quante volte devo perdonare? Sette volte?” Sette è un numero che indica una perfezione e, nel caso della proposta di Pietro, sette è sinonimo di sempre. Ma Gesù va oltre. Elimina tutto e qualsiasi limite possibile per il perdono: “Non ti dico fino a sette, ma settanta volte sette!” É come se dicesse:“No Pietro, devi perdonare sempre!” Poiché non c’è proporzione tra l’amore di Dio per noi ed il nostro amore verso il fratello. Qui si evoca l’episodio di Lamech del VT. “Lamech disse alle mogli: Ada e Silla ascoltate la mia voce; porgete l’orecchio al mio dire. Ho ucciso un uomo per una mia scalfittura e un ragazzo per un mio livido. Sette volte sarà vendicato Caino, ma Lamech settantasette” (Gen 4,23-24). Il compito delle comunità è quello di invertire il processo della spirale di violenza. Per chiarire la sua risposta a Pietro, Gesù racconta la parabola del perdono senza limiti.  
• Matteo 18,23-27: L’atteggiamento del padrone. Questa parabola è un’allegoria, cioè, Gesù parla di un padrone, ma pensa a Dio. Ciò spiega gli enormi contrasti della parabola. Come vedremo, malgrado si tratti di cose molte quotidiane, c’è qualcosa in questa storia che non avviene nella vita quotidiana. Nella storia che Gesù racconta, il padrone segue le norme del diritto dell’epoca. Era un suo diritto prendere un impiegato con tutta la famiglia e tenerlo in prigione fino a quando non avesse pagato il suo debito compiendo un lavoro da schiavo. Ma dinanzi alla richiesta dell’impiegato indebitato, il padrone perdona il debito. Ciò che colpisce è la quantità del debito: dieci mila talenti. Un talento equivale a 35 kg. Secondo i calcoli fatti diecimila talenti equivalgono a 350 tonnellate di oro. Anche se il debitore e la sua famiglia avessero lavorato tutta la vita, non sarebbero mai stati capaci di mettere insieme 350 tonnellate di oro. Il calcolo estremo è fatto a proposito. Il nostro debito dinanzi a Dio è incalcolabile ed impagabile.  
• Matteo 18,28-31: L’atteggiamento dell’impiegato. Appena uscito, quel servo trovò un altro servo come lui che gli doveva cento denari e, afferratolo, lo soffocava e diceva: Paga quel che devi! Costui gli doveva cento denari, cioè il salario di cento giorni di lavoro. Alcuni calcolano che si trattava di 30 grammi d’oro. Non c’era paragone tra i due! Ma ci fa capire l’atteggiamento dell’impiegato: Dio gli perdona 350 tonnellate di oro e lui non è capace di perdonare 30 grammi d’oro. Invece di perdonare, fa con il compagno ciò che il padrone potrebbe aver fatto, ma non fece. Fa mettere in carcere il suo compagno secondo le norme della legge, fino a che paghi tutto il debito. Atteggiamento disumano, che colpisce anche i suoi compagni. Visto quel che accadeva, gli altri servi furono addolorati e andarono a riferire al loro padrone tutto l’accaduto. Anche noi avremmo fatto lo stesso, avremmo avuto lo stesso atteggiamento di disapprovazione.  
• Matteo 18,32-35: L’atteggiamento di Dio. “Allora il padrone fece chiamare quell’uomo e gli disse: Servo malvagio, io ti ho condonato tutto il debito perché mi hai pregato. Non dovevi forse anche tu aver pietà del tuo compagno, così come io ho avuto pietà di te? E, sdegnato, il padrone lo diede in mano agli aguzzini, finché non gli avesse restituito tutto il dovuto”. Dinanzi all’amore di Dio che perdona gratuitamente il nostro debito di 350 tonnellate di oro, è più che giusto da parte nostra perdonare il fratello che ha un piccolo debito di 30 grammi d’oro. Il perdono di Dio è senza limiti. L’unico limite per la gratuità della misericordia di Dio viene da noi stessi, dalla nostra incapacità di perdonare il fratello! (Mt 18,34). E’ ciò che diciamo e chiediamo nel Padre Nostro: “Perdona i nostri debiti, come noi li perdoniamo ai nostri debitori” (Mt 6,1215). La comunità: spazio alternativo di solidarietà e di fraternità. La società dell’Impero Romano era dura e senza cuore, senza spazio per i piccoli. Loro cercavano un rifugio per il cuore e non lo trovavano. Le sinagoghe erano esigenti e non offrivano un luogo per loro. Nelle comunità cristiane, il rigore di alcuni nell’osservanza della Legge portava nella convivenza gli stessi criteri della società e della sinagoga. Così, nelle comunità, cominciavano ad apparire le stesse divisioni che esistevano nella società e nella sinagoga tra ricchi e poveri, dominio e sottomissione, uomo e donna, razza e religione. La comunità, invece di esser uno spazio di accoglienza, diventava un luogo di condanna. Unendo le parole di Gesù, Matteo vuole illuminare il cammino dei seguaci di Gesù, affinché le comunità siano uno spazio alternativo di solidarietà e di fraternità. Devono essere una Buona Notizia per i poveri. 
4) Per un confronto personale 
• Perdonare. C’è gente che dice: “Perdono, ma non dimentico!” E io? Sono capace di imitare Dio?  
• Gesù dà l’esempio. Nell’ora della morte chiede perdono per i suoi assassini (Lc 23,34). Sono capace di imitare Gesù? 
5) Preghiera finale 
Dal sorgere del sole al suo tramonto sia lodato il nome del Signore.  
Su tutti i popoli eccelso è il Signore, più alta dei cieli è la sua gloria. (Sal 112). 
Lectio Divina: venerdì, 18 agosto, 2023  
Tempo ordinario 
1) Preghiera 
Dio onnipotente ed eterno, che ci dai il privilegio di chiamarti Padre, fa’ crescere in noi lo spirito di figli adottivi, perché possiamo entrare nell’eredità che ci hai promesso.  Per il nostro Signore Gesù Cristo… 
2) Lettura dal Vangelo secondo Matteo 19,3-12  
In quel tempo, si avvicinarono a Gesù alcuni farisei per metterlo alla prova e gli chiesero: “E` lecito ad un uomo ripudiare la propria moglie per qualsiasi motivo?”.  Ed egli rispose: “Non avete letto che il Creatore da principio li creò maschio e femmina e disse: Per questo l’uomo lascerà suo padre e sua madre e si unirà a sua moglie e i due saranno una carne sola? Così che non sono più due, ma una carne sola. Quello dunque che Dio ha congiunto, l’uomo non lo separi”.  
Gli obiettarono: “Perché allora Mosè ha ordinato di darle l’atto di ripudio e mandarla via?”. Rispose loro Gesù: “Per la durezza del vostro cuore Mosè vi ha permesso di ripudiare le vostre mogli, ma da principio non fu così. Perciò io vi dico: Chiunque ripudia la propria moglie, se non in caso di concubinato, e ne sposa un’altra commette adulterio”.  
Gli dissero i discepoli: “Se questa è la condizione dell’uomo rispetto alla donna, non conviene sposarsi”. Egli rispose loro: “Non tutti possono capirlo, ma solo coloro ai quali è stato concesso. Vi sono infatti eunuchi che sono nati così dal ventre della madre; ve ne sono alcuni che sono stati resi eunuchi dagli uomini, e vi sono altri che si sono fatti eunuchi per il regno dei cieli. Chi può capire, capisca “. 
3) Riflessione 
• Contesto. Sino al cap.18 Matteo ha mostrato come i discorsi di Gesù hanno segnato le varie fasi della progressiva costituzione e formazione della comunità dei discepoli attorno al loro Maestro. Ora in 19,1 questo piccolo gruppo si allontana dai territori della Galilea e arriva nei territori della Giudea. La chiamata di Gesù che coinvolge i suoi discepoli avanza ulteriormente fino alla scelta decisiva: l’accoglienza o il rifiuto della persona di Gesù. Tale fase avviene lungo la strada che porta a Gerusalemme (capp. 19-20), e infine con l’arrivo in città e presso il tempio (capp. 21-23). Tutti gli incontri che Gesù sperimenta nel corso di questi capitoli avvengono lungo questo percorso dalla Galilea a Gerusalemme.  
• Incontro con i Farisei. Passando per la Transgiordania (19,1) il primo incontro è con i Farisei e il tema della discussione di Gesù con loro diventa motivo di riflessione per il gruppo dei discepoli. La domanda dei Farisei riguarda il divorzio ed in particolar modo mette Gesù in difficoltà circa l’amore all’interno del matrimonio, la realtà più solida e stabile per ogni comunità giudaica. L’intervento dei Farisei vuole mettere sotto accusa l’insegnamento di Gesù. Si tratta di un vero processo: Matteo lo considera come «mettere alla prova», «un tentare». La domanda è davvero cruciale: «È lecito a un uomo ripudiare la propria donna per qualsiasi motivo?» (19,3). Al lettore non sfugge il tentativo maldestro dei Farisei di interpretare il testo di Dt 24,1 per mettere in difficoltà Gesù: «Quando un uomo ha preso una donna e ha vissuto con lei da marito, se poi avviene che ella non trovi grazia ai suoi occhi, perché egli ha trovato in lei qualcosa di vergognoso, scriva per lei un libello di ripudio e glielo consegni in mano e la mandi via da casa». Questo testo aveva dato luogo lungo i secoli a innumerevoli discussioni: ammettere il divorzio per qualsiasi motivo; richiedere un minimo di cattiva condotta, un vero adulterio.  
• È Dio che unisce. Gesù risponde ai Farisei ricorrendo a Gn 1,17: 2,24, riportando la questione alla volontà primaria di Dio creatore. L’amore, che unisce l’uomo e la donna, viene da Dio e per tale origine, unifica e non può separare. Se Gesù cita Gn 2,24: «L’uomo abbandonerà il padre e la madre e si unirà alla sua donna e i due saranno una sola carne» (19,5), è perché vuole sottolineare un principio singolare ed assoluto: è la volontà creatrice di Dio a unire l’uomo e la donna. Quando un uomo e una donna si uniscono in matrimonio, è Dio che li unisce; il termine «coniugi» viene dal verbo congiungere, coniugare, vale a dire, che la congiunzione dei due partner sessuali è l’effetto della parola creatrice di Dio. La risposta di Gesù ai Farisei raggiunge il suo culmine: il matrimonio è indissolubile nella sua originaria costituzione. Gesù prosegue questa volta attingendo a Ml 2,13-16: ripudiare la propria moglie è rompere l’alleanza con Dio e secondo i profeti questa alleanza viene vissuta soprattutto dagli sposi nella loro unione coniugale (Os 1-3; Is 1,21-26; Ger 2,2; 3,1.6-12; Ez 16; 23; Is 54, 6-10; 60-62). La risposta di Gesù appare in contraddizione con la legge di Mosé che concede la possibilità di concedere un attestato di divorzio. Nel motivare la sua risposta Gesù ricorda ai Farisei: se Mosé ha accordato questa possibilità è per la durezza del vostro cuore (v.8), più concretamente per la vostra indocilità alla Parola di Dio. La legge di Gn 1,26; 2,24 non è stata mai modificata, ma Mosé è stato costretto ad adattarla a un atteggiamento di indocilità. Il primo matrimonio non viene annullato dall’adulterio.  
• All’uomo di oggi ed in particolar modo alle comunità ecclesiali la parola di Gesù dice chiaramente che non devono esserci dei divorzi; e, tuttavia, vediamo che ve ne sono; nella vita pastorale i divorziati vanno accolti, ai quali è sempre aperta la possibilità di entrare nel regno. La reazione dei discepoli non si fa attendere: «Se così è la condizione dell’uomo con la donna, non conviene sposarsi» (v.10). La risposta di Gesù continua a sostenere l’indissolubilità del matrimonio, impossibile alla mentalità umana ma possibile a Dio. L’eunuco di cui parla Gesù non é colui che non può generare ma colui, che separato dalla propria moglie, continua a vivere nella continenza, rimanendo fedele al primo legame coniugale: è eunuco nei confronti di tutte le altre donne. 
4) Per un confronto personale 
• Per quanto riguarda il matrimonio sappiamo accogliere l’insegnamento di Gesù con animo semplice senza adattarlo alle nostre legittime scelte di comodo?  
• Il brano evangelico ci ha ricordato che il disegno del Padre sull’uomo e sulla donna è un mirabile progetto d’amore. Sei consapevole che l’amore ha una legge imprescindibile: comporta il dono totale e pieno della propria persona all’altro? 
5) Preghiera finale 
Crea in me, o Dio, un cuore puro, rinnova in me uno spirito saldo.  
Non respingermi dalla tua presenza e non privarmi del tuo santo spirito. (Sal 50) 
Lectio Divina: sabato, 19 agosto, 2023 
Tempo ordinario 
1) Preghiera 
Dio onnipotente ed eterno, che ci dai il privilegio di chiamarti Padre, fa’ crescere in noi lo spirito di figli adottivi, perché possiamo entrare nell’eredità che ci hai promesso.  Per il nostro Signore Gesù Cristo… 
2) Lettura dal Vangelo secondo Matteo 19,13-15  
In quel tempo, furono portati a Gesù dei bambini perché imponesse loro le mani e pregasse; ma i discepoli li sgridavano.  
Gesù però disse loro: “Lasciate che i bambini vengano a me, perché di questi è il regno dei cieli”. E dopo avere imposto loro le mani, se ne partì. 
3) Riflessione 
• Il vangelo è molto breve. Appena tre versetti. Descrive come Gesù accoglie i bambini.  
• Matteo 19,13: L’atteggiamento dei discepoli dinanzi ai bambini. Portarono da Gesù alcuni bambini, affinché lui imponesse loro le mani e pregasse per loro. I discepoli ripresero le madri. Perché? Probabilmente d’accordo con le norme severe delle leggi dell’impurità, i bambini piccoli nelle condizioni in cui vivevano erano considerati impuri. Se loro toccavano Gesù, Gesù sarebbe divenuto impuro. Per questo, era importante evitare che giungessero vicino a lui e lo toccassero. Perché già era avvenuto una volta, quando un lebbroso toccò Gesù. Gesù rimase impuro e non poté più entrare nella città. Doveva rimanere in luoghi deserti (Mc 1,4-45).  
• Matteo 19,14-15: L’atteggiamento di Gesù: accoglie e difende la vita dei bambini. Gesù riprende i discepoli e dice: “Lasciate che i bambini vengano a me, perché di essi è il Regno dei Cieli.” A Gesù non importa trasgredire le norme che impediscono la fraternità e l’accoglienza da dare ai piccoli. La nuova esperienza di Dio Padre ha marcato la vita di Gesù e gli dà occhi nuovi per percepire e valutare la relazione tra le persone. Gesù si mette al lato dei piccoli, degli esclusi e assume la sua difesa. Impressiona quando si mette insieme tutto ciò che la Bibbia dice su gli atteggiamenti di Gesù in difesa della vita dei bambini, dei piccoli:  
a) Ringraziare per il Regno presente nei piccoli. La gioia di Gesù è grande, quando vede che i bambini, i piccoli, capiscono le cose del Regno che lui annunciava alla gente. “Padre, io ti ringrazio!” (Mt 11,25-26) Gesù riconosce che i piccoli capiscono più dei dottori le cose del Regno!  
b) Difendere il diritto di gridare. Quando Gesù, entrando nel Tempio, rovescia i tavoli dei cambiavalute, furono i bambini a gridare: “Osanna al Figlio di Davide!” (Mt 21,15). Criticati dai capi dei sacerdoti e dagli scribi, Gesù li difende e nella sua difesa invoca le Scritture (Mt 21,16). 
c) Identificarsi con i piccoli. Gesù abbraccia i piccoli e si identifica con loro. Chi accoglie un piccolo, accoglie Gesù (Mc 9, 37). “E ogni volta che avete fatto queste cose a uno di questi miei fratelli più piccoli, l’avete fatto a me (Mt 25,40).  
d) Accogliere e non scandalizzarsi. Una delle parole più dure di Gesù è contro coloro che sono causa di scandalo per i piccoli, cioè, che sono il motivo per cui i piccoli non credono più in Dio. Per questo, meglio sarebbe per loro legarsi al collo una pietra da molino ed essere gettati nell’abisso del mare (Lc 17,1-2; Mt 18,5-7). Gesù condanna il sistema, sia politico che religioso, che è motivo per cui i piccoli, la gente umile, perde la sua fede in Dio.  
e) Diventare come bambini. Gesù chiede ai suoi discepoli di diventare come bambini e di accettare il Regno come i bambini. Senza questo non è possibile entrare nel Regno (Lc 9,46-48). Indica che i bambini sono professori degli adulti. Ciò non era normale. Siamo abituati al contrario.  
f) Accogliere e toccare (il vangelo di oggi). Madri con figli che giungono vicino a Gesù per chiedere la benedizione. Gli apostoli reagiscono e le allontanano. Gesù corregge gli adulti ed accoglie le madri con i bambini. Tocca i bambini e li abbraccia. “Lasciate che i piccoli vengano a me, non glielo impedite!” (Mc 10,13-16; Mt 19,13-15). Nelle norme dell’epoca, sia le mamme che i figli piccoli, vivevano, praticamente, in uno stato di impurità legale. Gesù non si lascia trascinare da questo.  
g) Accogliere e curare. Sono molti i bambini ed i giovani che lui accoglie, cura e risuscita: la figlia di Giairo, di 12 anni (Mc 5,41-42), la figlia della donna Cananea (Mc 7,29-30), il figlio della vedova di Naim (Lc 7,14-15), il bambino epilettico (Mc 9,25-26), il figlio del Centurione (Lc 7,9-10), il figlio del funzionario pubblico (Gv. 4,50), il fanciullo con i cinque pani ed i due pesci (Gv. 6,9). 
4) Per un confronto personale 
• Bambini: cosa hai imparato dai bambini lungo gli anni della tua vita? E cosa imparano i bambini da te su Dio, su Gesù e sulla vita?  
• Qual è l’immagine di Dio che irradio ai bambini? Dio severo, buono, distante o assente? 
5) Preghiera finale 
Signore, rendimi la gioia di essere salvato, sostieni in me un animo generoso.  
Insegnerò agli erranti le tue vie e i peccatori a te ritorneranno. (Sal 50). 
Lectio Divina: domenica, 20 agosto, 2023 
Accogliere gli esclusi  
La donna cananea aiuta Gesù a scoprire la volontà del Padre  
Matteo 15,21-28 
1. Orazione iniziale 
Signore Gesù, invia il tuo Spirito, affinché ci aiuti a leggere la Scrittura con lo stesso sguardo, con il quale Tu la leggesti ai discepoli sulla strada di Emmaus. Con la luce della Parola, scritta nella Bibbia, Tu li aiutasti a scoprire la presenza di Dio negli avvenimenti sconvolgenti della tua condanna e della tua morte. Così, la croce che sembrava essere la fine di ogni speranza, è apparsa loro come sorgente di vita e di risurrezione.  Crea in noi il silenzio per ascoltare la tua voce nella creazione e nella Scrittura, negli avvenimenti e nelle persone, sopratutto nei poveri e nei sofferenti. La tua parola ci orienti affinché anche noi, come i due discepoli di Emmaus, possiamo sperimentare la forza della tua risurrezione e testimoniare agli altri che Tu sei vivo in mezzo a noi come fonte di fraternità, di giustizia e di pace. Questo lo chiediamo a Te, Gesù, figlio di Maria, che ci hai rivelato il Padre ed inviato lo Spirito. Amen. 
2. Lettura 
a) Una chiave di lettura:  
Nel testo di oggi Gesù incontra una donna straniera, cosa proibita dalla religione di quel tempo.  
Inizialmente Gesù non voleva dargli retta, ma la donna insistette e ottenne ciò che voleva.  
Questo testo aiuta a capire come Gesù faceva per conoscere e mettere in pratica la volontà del Padre.  
b) Una divisione del testo per aiutare nella lettura:  
Mt 15,21-22: Il grido addolorato della donna  
Mt 15,23-24: Lo strano silenzio di Gesù e la reazione dei discepoli  
Mt 15,25-26: Nuova richiesta della donna, e nuovo rifiuto di Gesù  
Mt 15,27-28: Il terzo tentativo della donna ottiene la guarigione della figlia c) Il testo: 
21-22: Partito di là, Gesù si diresse verso le parti di Tiro e Sidone. Ed ecco una donna 
Cananea, che veniva da quelle regioni, si mise a gridare: «Pietà di me, Signore, figlio di Davide. Mia figlia è crudelmente tormentata da un demonio». 23-24: Ma egli non le rivolse neppure una parola. Allora i discepoli gli si accostarono implorando: «Esaudiscila, vedi come ci grida dietro». Ma egli rispose: «Non sono stato inviato che alle pecore perdute della casa di Israele». 25-26: Ma quella venne e si prostrò dinanzi a lui dicendo: «Signore, aiutami!». Ed egli rispose: «Non è bene prendere il pane dei figli per gettarlo ai cagnolini». 27-28: «È vero, Signore, disse la donna, ma anche i cagnolini si cibano delle briciole che cadono dalla tavola dei loro padroni». Allora Gesù le replicò: «Donna, davvero grande è la tua fede! Ti sia fatto come desideri». E da quell’istante sua figlia fu guarita. 
3. Un momento di silenzio orante 
perché la Parola di Dio possa entrare in noi ed illuminare la nostra vita. 
4. Alcune domande 
per aiutarci nella meditazione e nell’orazione.  
a) In questo episodio qual è il punto che ha richiamato maggiormente la mia attenzione e quale ho gustato di più?  
b) Quattro personaggi appaiono nel testo: la donna, la figlia, i discepoli e Gesù. Cosa dice il testo sul comportamento di ciascuno? Con quale dei quattro tu ti identifichi meglio? Perché?  
c) Gesù disse che la sua missione non gli permetteva di stare ad ascoltare la richiesta della donna. Ma subito dopo egli risponde alla richiesta. Come si spiega questo cambio improvviso nel comportamento di Gesù?  
d) In quale maniera la risposta della donna circa i cagnolini e le briciole ha avuto influenza su Gesù?  
e) Perché quelle parole rivelano la grandezza della fede della donna?  
f) Come le parole di Gesù possono aiutare la nostra comunità ad avere una fede più salda? 
5. Una chiave di lettura 
per coloro che volessero approfondire di più il tema.  
a) Il contesto nel quale Matteo conserva le Parole di Gesù: 
• Il vangelo di Matteo, scritto intorno all’anno 85 dC., è indirizzato ad una comunità di giudei pii e osservanti, convertiti alla fede in Gesù. Imitando l’esempio di Gesù, essi avevano continuato a vivere secondo le tradizioni del popolo giudaico, osservando in tutto la legge di Mosé. Ma ora negli anni ’80 si trovano ad un bivio. Dopo la distruzione di Gerusalemme (70 dC), i farisei, loro fratelli di razza, avevano iniziato a riorganizzare il giudaismo e, in nome della fedeltà alla stessa legge di Mosé, cercavano di bloccare la diffusione sempre più forte dei cristiani. Arrivarono al punto di espellerli dalla sinagoga. Questa ostilità non prevista fece entrare in una crisi profonda di identità la comunità dei giudei cristiani. Poiché, tanto i farisei quanto i cristiani affermavano di essere fedeli alla legge di Dio. Chi dei due era nella verità? Con chi stava Dio? L’eredità del popolo ebraico a chi apparteneva: alla sinagoga o alla chiesa?  
• Proprio per animare questo gruppo di giudei-cristiani, Matteo scrive il suo vangelo. Scrive per confermarli nella fede, mostrando che Gesù di fatto è il Messia, nel quale culmina tutta la storia dell’Antico Testamento. Scrive per consolarli in mezzo a tante ostilità, aiutandoli a superare il trauma della rottura con i fratelli. Scrive per convocarli a una nuova pratica di vita, mostrando come devono fare per arrivare ad una nuova giustizia, migliore della giustizia dei farisei. 
• In questo contesto, l’episodio della donna cananea serviva a mostrare alle comunità come lo stesso Gesù avesse fatto passi concreti per oltrepassare i limiti della religione chiusa in se stessa e come Lui facesse per discernere la volontà del Padre oltre lo schema tradizionale.  
b) Commento delle parole di Gesù, riportate da Matteo:  
Matteo 15,21: Gesù si allontana dal territorio giudaico.  
Nella discussione circa ciò che è puro e ciò che è impuro, Gesù aveva insegnato il contrario della tradizione degli antichi, dichiarando puri tutti gli alimenti, e aveva aiutato il popolo e i discepoli a uscire dalla prigione delle leggi di purità (Mt 15, 1-20). Ora, in questo episodio della donna cananea, si allontana dalla Galilea, oltrepassa le frontiere del territorio nazionale e accoglie una donna straniera che non apparteneva al popolo e con la quale era proibito conversare. Il vangelo di Marco informa che Gesù non voleva essere riconosciuto. Voleva restare anonimo. Ma stando a ciò che si vede, la sua fama già lo aveva preceduto (Mc 7, 24). Il popolo venne a saperlo e una donna iniziò a fare una richiesta a Gesù. 
Matteo 15,22: Il grido angustiato della donna.  
La donna era di un’altra razza e di un’altra religione. Essa inizia a supplicare per la guarigione della figlia che era posseduta da uno spirito immondo. I pagani non avevano problemi nel ricorrere a Gesù. I giudei invece avevano problemi a convivere con i pagani! Era loro proibito dalla legge entrare a contatto con una persona di altra religione o razza. 
Matteo 15,23-24: Lo strano silenzio di Gesù e la reazione dei discepoli.  
La donna grida, ma Gesù non risponde. Atteggiamento strano! Perché la certezza che percorre la Bibbia, da capo a fondo, è che Dio sempre ascolta il grido del popolo oppresso. Ma qui Gesù non ascolta. Non vuole ascoltare. Perché? Perfino i discepoli sono sorpresi dal comportamento di Gesù e chiedono che presti attenzione alla donna. Essi vogliono liberarsi da quel grido: “Esaudiscila, vedi come ci grida dietro”. Gesù spiega il suo silenzio: “Non sono stata inviato che alle pecore perdute della casa di Israele”. Il silenzio è in relazione con la coscienza che Gesù ha della sua missione e con la fedeltà verso legge di Dio. La forma passiva indica che il soggetto dell’azione del verbo è il Padre. E’ come se dicesse: “Il Padre non vuole che io dia ascolto a questa donna, poiché Egli mi ha inviato solamente per le pecore perdute di Israele!” Per lo stesso motivo, nell’epoca in cui Matteo scriveva il suo vangelo, i farisei dicevano: “Non possiamo entrare a contatto con i pagani!”. 
Matteo 15,25-26: Nuova domanda della donna, e nuovo rifiuto di Gesù.  
La donna non si preoccupa del rifiuto di Gesù. Amore di madre per la figlia ammalata non si preoccupa di norme religiose né della reazione degli altri, ma cerca la guarigione là dove la sua intuizione le fa vedere una soluzione: cioè in Gesù! Essa arriva ancora più vicino, si getta ai piedi di Gesù e comincia a supplicare: “Signore, aiutami!”. Fedele alle norme della sua religione, Gesù risponde con una parabola e dice che non conviene prendere il pane dei figli e darlo ai cagnolini. Il paragone è preso dalla vita familiare. Bambini e cani sono numerosi nelle case dei poveri anche oggi. Gesù dice che nessuna madre toglie il pane di bocca ai propri figli per darlo ai cagnolini. Nel caso concreto, i figli sarebbero il popolo giudaico, e i cagnolini i pagani. Caso chiuso! Obbediente al Padre, fedele alla sua missione, Gesù segue il suo cammino e non bada alla richiesta della donna! 
Matteo 15,27-28: Il terzo tentativo della donna ottiene la guarigione della figlia.  
La donna non si da per vinta. Essa è d’accordo con Gesù, ma allarga il paragone e lo applica al suo caso: “E’ vero, Signore, ma anche i cagnolini si cibano delle briciole che cadono dalla tavola dei loro padroni”. Ella tira semplicemente la conclusione di quella immagine, mostrando che in casa del povero (e perciò anche in casa di Gesù) i cagnolini mangiano le briciole che cadono dalla tavola dei bambini. Molto 
probabilmente, Gesù stesso quando era piccolo avrà dato pezzi di pane ai cagnolini che giravano sotto la tavola dove lui mangiava assieme ai genitori. E nella “casa di Gesù”, cioè nella comunità cristiana del tempo di Matteo, alla fine del primo secolo, c’erano in più “dodici ceste piene” (Mt 14,20) per i “cagnolini”, cioè per i pagani!  
La reazione di Gesù è immediata: “Donna, davvero grande è la tua fede!”. La donna ottenne quello che domandava. A partire da quell’istante sua figlia fu guarita. Se Gesù rispose è perché comprese che il Padre voleva che egli accogliesse la richiesta della donna. L’incontro con la donna cananea lo fece uscire dalla prigione della razza e aprirsi a tutta l’umanità. Questo significa che Gesù scopriva la volontà del Padre ascoltando le reazioni delle persone.  
L’atteggiamento di quella donna pagana aprì un nuovo orizzonte nella vita di Gesù e lo aiutò a fare un passo importante nel compimento del progetto del Padre. Il dono della vita e della salvezza è per tutti coloro che cercano la vita e che si sforzano di liberarsi dalle catene che imprigionano l’energia vitale. Questo episodio ci aiuta a percepire qualcosa del mistero che circondava la persona di Gesù, come egli era in comunione con il Padre e come scopriva la volontà del Padre negli avvenimenti della vita. 
6. Salmo 6 
Uniamoci al grido di tutte le madri in favore dei loro figli e figlie  
Signore, non punirmi nel tuo sdegno, non castigarmi nel tuo furore.  
Pietà di me, Signore: vengo meno; risanami, Signore: tremano le mie ossa.  
L’anima mia è tutta sconvolta, ma tu, Signore, fino a quando…? 
Volgiti, Signore, a liberarmi, salvami per la tua misericordia.  
Nessuno tra i morti ti ricorda. 
Chi negli inferi canta le tue lodi?  
Sono stremato dai lungi lamenti, ogni notte inondo di pianto il mio giaciglio, irroro di lacrime il mio letto.  
I miei occhi si consumano nel dolore, invecchio fra tanti miei oppressori. 
Via da me voi tutti che fate il male, il Signore ascolta la voce del mio pianto.  
Il Signore ascolta la mia supplica, il Signore accoglie la mia preghiera.  
Arrossiscano e tremino i miei nemici, confusi, indietreggino all’istante. 
7. Orazione Finale 
Signore Gesù, ti ringraziamo per la tua parola che ci ha fatto capire meglio la volontà del Padre.  
Fa che il tuo Spirito illumini le nostre azioni e ci comunichi la forza per eseguire quello che la Tua Parola ci ha fatto vedere. Fa che noi, come Maria, tua Madre, possiamo non solo ascoltare ma anche praticare la Parola. Tu che vivi e regni con il Padre, nell’unità dello Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli. Amen. 
Lectio Divina: lunedì, 21 agosto, 2023  
Tempo ordinario 
1) Preghiera  
O Dio, che hai preparato beni invisibili per coloro che ti amano, infondi in noi la dolcezza del tuo amore, perché, amandoti in ogni cosa e sopra ogni cosa, otteniamo i beni da te promessi, che superano ogni desiderio.  Per il nostro Signore Gesù Cristo… 
2) Lettura dal Vangelo secondo Matteo 19,16-22  
In quel tempo, ecco un tale si avvicinò a Gesù e gli disse: “Maestro, che cosa devo fare di buono per ottenere la vita eterna?” Egli rispose: “Perché mi interroghi su ciò che è buono? Uno solo è buono. Se vuoi entrare nella vita, osserva i comandamenti”. Ed egli chiese: “Quali?” Gesù rispose: “Non uccidere, non commettere adulterio, non rubare, non testimoniare il falso, onora il padre e la madre, ama il prossimo tuo come te stesso”. Il giovane gli disse: “Ho sempre osservato tutte queste cose; che mi manca ancora?” Gli disse Gesù: “Se vuoi essere perfetto, va’, vendi quello che possiedi, dallo ai poveri e avrai un tesoro nel cielo; poi vieni e seguimi”.  
Udito questo, il giovane se ne andò triste; poiché aveva molte ricchezze. 
3) Riflessione  
• Il vangelo di oggi ci parla della storia di un giovane che chiese a Gesù quale è il cammino per la vita eterna. Gesù gli indica il cammino della povertà. Il giovane non accetta la proposta di Gesù, perché è molto ricco. Una persona ricca è protetta dalla sicurezza della ricchezza che possiede. Ha difficoltà ad aprire la mano della sua sicurezza. Afferrata ai vantaggi dei suoi beni, vive preoccupata in difesa dei suoi interessi. Una persona povera non ha questa preoccupazione. Ma ci sono poveri con la mentalità di ricchi. Molte volte, il desiderio di ricchezza crea in loro una grande dipendenza e rende il povero schiavo del consumismo, poiché ricerca la ricchezza dappertutto. Non ha più tempo di dedicarsi al servizio del prossimo.  
• Matteo 19,16-19: I comandamenti e la vita eterna. Una persona si avvicina a Gesù e gli chiede: “Maestro, cosa devo fare di buono per ottenere la vita eterna?” Alcuni manoscritti dicono che si tratta di un giovane. Gesù risponde bruscamente: “Perché mi interroghi su ciò che è buono? Uno solo è buono!” Dopo risponde alla domanda e dice: “Se vuoi entrare nella vita osserva i comandamenti”. Il giovane reagisce e chiede: “Quali comandamenti?” Gesù ha la bontà di enumerare i comandamenti che il giovane doveva già conoscere: “Non uccidere, non commettere adulterio, non rubare, non testimoniare il falso, onora il padre e la madre, ama il prossimo tuo come te stesso”. É molto significativa la risposta di Gesù. Il giovane aveva chiesto cosa fare per ottenere la vita eterna. Voleva vivere accanto a Dio! Ma Gesù ricorda solo i comandamenti che dicono rispetto per la vita accanto al prossimo! Non menziona i tre primi comandamenti che definiscono la relazione con Dio! Secondo Gesù, staremo bene con Dio solo se sapremmo stare bene con il prossimo. A nulla serve ingannarsi. La porta per giungere a Dio è il prossimo. 
• In Marco, la domanda del giovane è diversa: “Maestro buono, cosa devo fare per ereditare la vita eterna?” Gesù risponde: “Perché mi chiami buono? Solo Dio è buono, e nessun altro!” (Mc 10,17-18). Gesù devia l’attenzione da se stesso verso Dio, perché ciò che importa è fare la volontà di Dio, rivelare il Progetto del Padre.  
• Matteo 19,20: Osservare i comandamenti, a cosa serve? Il giovane risponde: “Ho sempre osservato tutte queste cose. Che mi manca, ancora?” Ciò che segue è strano. Il giovane voleva conoscere il cammino che porta alla vita eterna. Ora, il cammino della vita eterna era e continua ad essere: fare la volontà di Dio, espressa nei comandamenti. Detto con altre parole, il giovane osservava i comandamenti senza sapere a cosa gli servivano! Se lo avesse saputo, non avrebbe fatto la domanda. E’ come per molti cattolici che non sanno perché sono cattolici. ”Sono nato cattolico, per questo lo sono!” E’ come se fosse un’usanza!  
• Matteo 19,21-22: La proposta di Gesù e la risposta del giovane. Gesù risponde: “Se vuoi essere perfetto, va’, vendi quello che possiedi, dallo ai poveri e avrai un tesoro nel cielo; poi vieni e seguimi”. Udito questo, il giovane se ne andò molto triste, perché era molto ricco. L’osservanza dei comandamenti è appena il primo grado di una scala che va molto più in là e più in alto. Gesù chiede di più! L’osservanza dei comandamenti prepara la persona per potere giungere al dono totale di sé al prossimo. Marco dice che Gesù guarda il giovane con amore (Mc 10,21). Gesù chiede molto, ma lo chiede con molto amore. Il giovane non accetta la proposta di Gesù e si allontana, “perché era molto ricco”.  
• Gesù e l’opzione per i poveri. Una duplice schiavitù marcava la situazione della gente all’epoca di Gesù: la schiavitù della politica di Erode, appoggiata dall’Impero Romano e mantenuta da tutto un sistema bene organizzato di sfruttamento e di repressione, e la schiavitù della religione ufficiale, mantenuta dalla autorità religiose dell’epoca. Per questo, il clan, la famiglia, la comunità, si stavano disintegrando e una grande parte della gente era esclusa, emarginata, senza dimora, né una religione e una società. Per questo c’erano diversi movimenti che, come Gesù, cercavano di rifare la vita nelle comunità: esseni, farisei e più tardi, gli zelati. Ma nella comunità di Gesù, c’era qualcosa di nuovo che la differenziava dagli altri gruppi. Era l’atteggiamento dinanzi ai poveri ed agli esclusi. Le comunità dei farisei vivevano separate. La parola “fariseo” voleva dire “separato”. Vivevano separate dalla gente impura. Alcuni farisei consideravano la gente ignorante e maledetta (Gv 7,49), in peccato (Gv 9,34). Non imparavano nulla dalla gente (Gv 9,34). Gesù e la sua comunità, al contrario, vivevano in mezzo alle persone escluse, considerate impure: pubblicani, peccatori, prostitute, lebbrosi (Mc 2,16; 1,41; Lc 7,37).  
• Gesù riconosce la ricchezza e il valore che i poveri possiedono (Mt 11,25-26; Lc 21,1-4). Li proclama beati, perché loro è il Regno, dei poveri (Lc 6,20; Mt 5,3). Definisce la sua missione così: “annunciare la Buona Novella ai poveri” (Lc 4, 18). Lui stesso vive da povero. Non possiede nulla per sé, nemmeno una pietra su cui reclinare la testa (Lc 9,58). E a chi vuole seguirlo per vivere come lui, ordina di scegliere: o Dio, o il denaro! (Mt 6,24). Ordina di scegliere i poveri, come propose al giovane ricco! (Mc 10,21) Questo modo diverso di accogliere i poveri e di vivere con loro è una dimostrazione del Regno di Dio. 
4) Per un confronto personale 
• Una persona che vive preoccupata per la sua ricchezza o con l’acquisto di beni che la propaganda del consumismo le offre, potrà liberarsi da tutto questo per seguire Gesù e vivere in pace in una comunità cristiana? É possibile? Cosa ne pensi?  
• Cosa significa per noi oggi: “Va, vendi tutto ciò che hai e dallo ai poveri”? É possibile fare questo letteralmente? Conosci qualcuno che è riuscito a lasciare tutto per il Regno? 
5) Preghiera finale 
Su pascoli erbosi il Signore mi fa riposare, ad acque tranquille mi conduce.  
Mi rinfranca, mi guida per il giusto cammino, per amore del suo nome. (Sal 22) 
Lectio Divina: martedì, 22 agosto, 2023 
B. Vergine Maria, regina 
1) Preghiera 
O Dio, che hai preparato beni invisibili per coloro che ti amano, infondi in noi la dolcezza del tuo amore, perché, amandoti in ogni cosa e sopra ogni cosa, otteniamo i beni da te promessi, che superano ogni desiderio.  Per il nostro Signore Gesù Cristo… 
2) Lettura dal Vangelo secondo Luca 1,26-38  
Nel sesto mese, l’angelo Gabriele fu mandato da Dio in una città della Galilea, chiamata 
Nazaret, a una vergine, promessa sposa di un uomo della casa di Davide, chiamato Giuseppe. La vergine si chiamava Maria. Entrando da lei, disse: «Ti saluto, o piena di grazia, il Signore è con te». A queste parole ella rimase turbata e si domandava che senso avesse un tale saluto. L’angelo le disse: «Non temere, Maria, perché hai trovato grazia presso Dio. Ecco concepirai un figlio, lo darai alla luce e lo chiamerai Gesù. Sarà grande e chiamato Figlio dell’Altissimo; il Signore Dio gli darà il trono di Davide suo padre e regnerà per sempre sulla casa di Giacobbe e il suo regno non avrà fine». Allora Maria disse all’angelo: «Come è possibile? Non conosco uomo». Le rispose l’angelo: «Lo Spirito Santo scenderà su di te, su te stenderà la sua ombra la potenza dell’Altissimo. Colui che nascerà sarà dunque santo e chiamato Figlio di Dio. Vedi: anche Elisabetta, tua parente, nella sua vecchiaia, ha concepito un figlio e questo è il sesto mese per lei, che tutti dicevano sterile: nulla è impossibile a Dio». Allora Maria disse: «Eccomi, sono la serva del Signore, avvenga di me quello che hai detto». E l’angelo partì da lei. 
3) Riflessione 
• Oggi è la festa di Maria Regina. Il testo che meditiamo nel vangelo descrive la visita dell’angelo a Maria (Lc 1,26-38). La Parola di Dio giunge a Maria non attraverso un testo biblico, bensì da un’esperienza profonda di Dio, manifestata nella visita dell’angelo. Nel NT, molte volte, l’Angelo di Dio è Dio stesso. Fu grazie alla meditazione fatta sulla Parola scritta di Dio nella Bibbia che Maria fu capace di percepire la Parola viva di Dio nella visita dell’Angelo. Oggi avviene la stessa cosa con la visita di Dio nelle nostre vite. Le visite di Dio sono frequenti. Ma per mancanza di assimilazione e meditazione della Parola scritta di Dio nella Bibbia, non ci rendiamo conto della visita di Dio nelle nostre vite. La visita di Dio è così presente e così continua che, molte volte, non la percepiamo e, per questo, perdiamo una grande occasione di vivere in pace e con gioia.  
• Luca 1,26-27: La Parola entra nella vita. Luca presenta le persone e i luoghi: una vergine chiamata Maria, promessa sposa ad un uomo, chiamato Giuseppe, della casa di David. Nazaret, una piccola città in Galilea. Galilea era periferia. Il centro era Giudea 
e la capitale Gerusalemme. L’angelo Gabriele é l’inviato da Dio a questa giovane vergine che abitava in periferia. Il nome Gabriele significa Dio é forte. Il nome Maria significa amata da Yavé o Yavé è il mio Signore. La storia della visita di Dio a Maria inizia con l’espressione: “Al sesto mese”. Si tratta del “sesto mese” di gravidanza di Elisabetta, parente di Maria, una donna di una certa età, che ha bisogno di aiuto. La necessità concreta di Elisabetta fa da sfondo a tutto l’episodio. Si trova all’inizio (Lc 1,26) e alla fine (Lc 1,36.39).  
• Luca 1,28-29: La reazione di Maria. Fu nel Tempio che l’angelo apparve a Zaccaria. A Maria le appare nella sua casa. La Parola di Dio raggiunge Maria nell’ambiente di vita di ogni giorno. L’angelo dice. “Ti saluto o piena di grazia! Il Signore è con te!” Parole simile a quelle che erano state dette a Mosè (Ex 3,12), a Geremia (Jr 1,8), a Gedeone (Jz 6,12), a Ruth (Rt 2,4) e a Molti altri. Aprono l’orizzonte per la missione che queste persone dell’Antico Testamento devono svolgere al servizio del popolo di Dio. Intrigata dal saluto, Maria cerca di capirne il significato. E’ realista, si serve della propria testa. Vuole capire. Non accetta qualsiasi apparizione o ispirazione.  
• Luca 1,30-33: La spiegazione dell’angelo. “Non temere, Maria!” Questo è sempre il primo saluto di Dio all’essere umano: non avere paura! Subito dopo, l’angelo ricorda le grandi promesse del passato che si realizzeranno mediante il figlio che nascerà da Maria. Questo figlio deve ricevere il nome di Gesù. Sarà chiamato Figlio dell’Altissimo e in lui si realizzerà, finalmente, il Regno di Dio promesso a Davide, che tutti stavano aspettando ansiosamente. Questa è la spiegazione che l’angelo dà a Maria in modo che non si spaventi.  
• Luca 1,34: Nuova domanda di Maria. Maria si rende conto della missione importante che sta per ricevere, ma continua ad essere realista. Non si lascia trasportare dalla grandezza dell’offerta e guarda la sua condizione: “Come è possibile? Non conosco uomo!” Lei analizza l’offerta a partire da criteri che noi, esseri umani, abbiamo a disposizione. Poiché, umanamente parlando, non era possibile che quella offerta della Parola di Dio si realizzasse in quel momento. 
• Luca 1,35-37: Nuova spiegazione dell’angelo. “Lo Spirito Santo si poserà su di te, su te stenderà la sua ombra la potenza dell’Altissimo. Colui che nascerà sarà dunque santo e chiamato Figlio di Dio.” Lo Spirito Santo, presente nella Parola di Dio fin dalla Creazione (Genesi 1,2), riesce a realizzare cose che sembrano impossibili. Per questo, il Santo che nascerà da Maria sarà chiamato Figlio di Dio. Quando oggi la Parola di Dio è accolta dai poveri senza studio, qualcosa di nuovo avviene grazie alla forza dello Spirito Santo! Qualcosa di nuovo e di sorprendente come che un figlio nasce ad una vergine o come il figlio che nasce a Elisabetta, una donna già entrata in età, di cui tutti dicevano che non poteva avere figli! E l’angelo aggiunge: “E vedi, Maria, anche Elisabetta è al sesto mese!”  
• Luca 1,38: Maria si dona. La risposta dell’angelo chiarisce tutto a Maria. Lei si dona a ciò che l’angelo stava chiedendo: “Ecco sono la serva del Signore! Avvenga di me quello che hai detto”. Maria usa per sé il titolo di Serva, impiegata del Signore. Il titolo viene da Isaia, che presenta la missione del popolo non come un privilegio, bensì come un servizio agli altri (Is 42,1-9; 49,3-6). Più tardi, il figlio che stava per essere generato in quel momento, definirà la sua missione: “Non sono venuto per essere servito, ma per servire!” (Mt 20,28). Impara dalla madre!  
• Luca 1,39: La forma che Maria trova per servire. La Parola di Dio giunge a Maria e la fa uscire da sé per servire gli altri. Lei lascia il luogo dove stava e va verso la Giudea, a più di quattro giorni di viaggio, per aiutare la sua cugina Elisabetta. Maria inizia servendo e compie la sua missione a favore del popolo di Dio. 
4) Per un confronto personale 
• Come percepisci la visita di Dio nella tua vita? Sei stato già visitato? Sei stato già una visita di Dio nella vita degli altri, soprattutto dei poveri? Questo testo, come ci aiuta a scoprire le visite di Dio nella nostra vita?  
• La Parola di Dio si è incarnata in Maria. Come la Parola di Dio sta prendendo carne nella mia vita personale e nella vita della comunità? 
5) Preghiera finale 
Ringrazino il Signore per la sua misericordia, per i suoi prodigi a favore degli uomini; poiché saziò il desiderio dell’assetato, e l’affamato ricolmò di beni. (Sal 106) 
Lectio Divina: mercoledì, 23 agosto, 2023 
Tempo ordinario 
1) Preghiera  
O Dio, che hai preparato beni invisibili per coloro che ti amano, infondi in noi la dolcezza del tuo amore, perché, amandoti in ogni cosa e sopra ogni cosa, otteniamo i beni da te promessi, che superano ogni desiderio.  Per il nostro Signore Gesù Cristo… 
2) Lettura dal Vangelo secondo Matteo 20,1-16  
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli questa parabola: “Il regno dei cieli è simile a un padrone di casa che uscì all’alba per prendere a giornata lavoratori per la sua vigna. 
Accordatosi con loro per un denaro al giorno, li mandò nella sua vigna. 
Uscito poi verso le nove del mattino, ne vide altri che stavano sulla piazza disoccupati e disse loro: Andate anche voi nella mia vigna; quello che è giusto ve lo darò. Ed essi andarono.  
Uscì di nuovo verso mezzogiorno e verso le tre e fece altrettanto.  
Uscito ancora verso le cinque, ne vide altri che se ne stavano là e disse loro: Perché ve ne state qui tutto il giorno oziosi? Gli risposero: Perché nessuno ci ha presi a giornata. 
Ed egli disse loro: Andate anche voi nella mia vigna.  
Quando fu sera, il padrone della vigna disse al suo fattore: Chiama gli operai e dà loro la paga, incominciando dagli ultimi fino ai primi.  
Venuti quelli delle cinque del pomeriggio, ricevettero ciascuno un denaro.  Quando arrivarono i primi, pensavano che avrebbero ricevuto di più. Ma anch’essi ricevettero un denaro per ciascuno. Nel ritirarlo però, mormoravano contro il padrone dicendo: Questi ultimi hanno lavorato un’ora soltanto e li hai trattati come noi, che abbiamo sopportato il peso della giornata e il caldo. 
Ma il padrone, rispondendo a uno di loro, disse: Amico, io non ti faccio torto. Non hai forse convenuto con me per un denaro? Prendi il tuo e vattene; ma io voglio dare anche a quest’ultimo quanto a te. Non posso fare delle mie cose quello che voglio? 
Oppure tu sei invidioso perché io sono buono?  
Così gli ultimi saranno i primi e i primi, gli ultimi”. 
3) Riflessione  
• Il vangelo di oggi narra una parabola che solo Matteo riporta. Non c’è negli altri vangeli. Come in tutte le parabole, Gesù racconta una storia fatta di elementi quotidiani della vita della gente. Lui fa un ritratto della situazione sociale del suo tempo, in cui gli uditori si riconoscono. Ma nello stesso tempo, nella storia di questa parabola, avvengono cose che non avvengono mai nella realtà della vita della gente. Perché, parlando del padrone, Gesù pensa a Dio, a suo Padre. Per questo, nella storia della parabola, il padrone fa cose sorprendenti che non avvengono nella vita quotidiana degli uditori. In questo atteggiamento strano del padrone bisogna trovare la chiave per capire il messaggio della parabola.  
• Matteo 20,1-7: Le cinque volte che il padrone esce alla ricerca degli operai. “Il regno dei cieli è simile a un padrone di casa che uscì all’alba per prendere a giornata lavoratori per la sua vigna. Accordatosi con loro per un denaro al giorno, li mandò nella sua vigna.” Così inizia la storia che parla da sé e non ha bisogno di molti commenti. In ciò che segue, il padrone esce quattro volte a chiamare gli operai perché vadano a lavorare nella sua vigna. Gesù allude alla terribile mancanza di impiego di quell’epoca. Alcuni dettagli della storia:  
(a) Il padrone stesso esce personalmente cinque volte per contattare operai.  
(b) Quando contatta gli operai, fissa il salario solo con il primo gruppo: un denaro al giorno. A quelli delle nove del mattino dice: Quello che è giusto, ve lo darò. Con gli altri non fissò nulla. Li contattò solo per lavorare nella vigna.  
(c) Alla fine della giornata, quando si trattava di dar la paga agli operai, il padrone ordina all’amministratore di occuparsi di questo servizio.  
• Matteo 20,8-10: Lo strano modo di fare i conti alla fine della giornata. Quando fu sera, il padrone della vigna disse al suo fattore: Chiama gli operai e dà loro la paga, incominciando dagli ultimi fino ai primi. Qui, nel momento di fare i conti, avviene qualcosa di strano, che non avviene nella vita normale. Sembra che le cose si invertano. Il pagamento inizia da coloro che sono stati contattati appena qualche ora prima. Il pagamento è uguale per tutti: un denaro, come era stato combinato con coloro contattati all’inizio della giornata. Quando arrivarono i primi, pensavano che avrebbero ricevuto di più. Ma anch’essi ricevettero un denaro per ciascuno. Perché il padrone agisce così? Tu faresti così? E’ proprio in questo gesto sorprendente del padrone che è nascosta la chiave del messaggio di questa parabola.  
• Matteo 20,11-12: La reazione nomale degli operai dinanzi allo strano atteggiamento del padrone. Gli ultimi a ricevere il salario sono quelli contattati per primi. Costoro, dice la storia, nel ricevere il pagamento cominciano a mormorare contro il padrone e dicono: “Questi ultimi hanno lavorato un’ora soltanto e li hai trattati come noi, che abbiamo sopportato il peso della giornata e il caldo”. E’ la reazione normale del buon senso. Penso che tutti noi avremmo la stessa reazione e diremmo la stessa cosa al padrone. O no?  
• Matteo 20,13-16: La spiegazione sorprendente del Padrone che fornisce la chiave della parabola. La risposta del padrone è questa: “Amico, io non ti faccio torto. Non hai forse convenuto con me per un denaro? Prendi il tuo e vattene; ma io voglio dare anche a quest’ultimo quanto a te. Non posso fare delle mie cose quello che voglio? Oppure tu sei invidioso perché io sono buono?” Queste parole danno la chiave che spiega l’atteggiamento del padrone e indica il messaggio che Gesù ci vuole comunicare:  
(a) Il padrone non fu ingiusto, poiché agisce d’accordo con quello che aveva stipulato con il primo gruppo di operai: un denaro al giorno.  
(b) E’ decisione sovrana del padrone dare agli ultimi la stessa paga che aveva stipulato con quelli della prima ora. Costoro non hanno diritto a reclamare.  
(c) Agendo con giustizia, il padrone ha diritto di fare il bene che lui vuole con le cose che gli appartengono. L’operaio da parte sua ha questo stesso diritto.  
(d) La domanda finale tocca il punto centrale: Oppure, tu sei invidioso perché io sono buono? Dio è diverso! I suoi pensieri non sono i nostri pensieri (Is 55,8-9). 
• Lo sfondo della parabola è la congiuntura di quell’epoca, tanto di Gesù come di Matteo. Gli operai della prima ora sono il popolo ebreo, chiamato da Dio a lavorare nella sua vigna. Loro sopportano il peso della giornata, da Abramo a Mosè, da oltre mille anni. Ora, nell’undicesima ora, Gesù chiama i pagani a lavorare nella sua vigna e loro giungono ad avere la preferenza nel cuore di Dio. “Così, gli ultimi saranno i primi e i primi, gli ultimi”. 
4) Per un confronto personale 
• Quelli dell’undecima ora arrivano, hanno vantaggi e ricevono priorità nella fila d’entrata del Regno di Dio. Quando tu aspetti due ore in fila, ed arriva una persona che senza dir nulla ti si mette davanti, tu l’accetteresti? Le due situazioni sono paragonabili?  
• L’azione di Dio supera i nostri calcoli e il nostro modo umano di agire. Lui sorprende e a volte è scomodo. E’ successo a volte nella tua vita? Che lezione ne hai tratto? 
5) Preghiera finale 
Felicità e grazia mi saranno compagne tutti i giorni della mia vita, e abiterò nella casa del Signore per lunghissimi anni. (Sal 22) 
Lectio Divina: giovedì, 24 agosto, 2023 
S. Bartolomeo, apostolo 
1) Preghiera  
O Dio, che unisci in un solo volere le menti dei fedeli, concedi al tuo popolo di amare ciò che comandi e desiderare ciò che prometti, perché fra le vicende del mondo là siano fissi i nostri cuori dove è la vera gioia.  Per il nostro Signore Gesù Cristo… 
2) Lettura dal Vangelo secondo Giovanni 1,45-51  
In quel tempo, Filippo incontrò Natanaele e gli disse: “Abbiamo trovato colui del quale hanno scritto Mosè nella Legge e i Profeti, Gesù, figlio di Giuseppe di Nazaret”.  
Natanaele esclamò; “Da Nazaret può mai venire qualcosa di buono?”. Filippo gli rispose: 
“Vieni e vedi”.  
Gesù intanto, visto Natanaele che gli veniva incontro, disse di lui: “Ecco davvero un Israelita in cui non c’è falsità”. Natanaele gli domandò: “Come mi conosci?”. Gli rispose Gesù: “Prima che Filippo ti chiamasse, io ti ho visto quando eri sotto il fico”.  
Gli replicò Natanaele: “Rabbi, tu sei il Figlio di Dio, tu sei il re d’Israele!”. Gli rispose Gesù: “Perché ti ho detto che ti avevo visto sotto il fico, credi? Vedrai cose maggiori di queste!”.  
Poi gli disse: “In verità, in verità vi dico: vedrete il cielo aperto e gli angeli di Dio salire e scendere sul Figlio dell’uomo”. 
3) Riflessione 
• Gesù ritornò a Galilea. Incontrò Filippo e lo chiamò dicendogli: “Seguimi!” Lo scopo della chiamata è sempre lo stesso: “seguire Gesù”. I primi cristiani cercarono di conservare i nomi dei primi discepoli, e di alcuni conservarono perfino il cognome ed il nome del luogo di origini. Filippo, Andrea e Pietro erano di Betsaida (Gv 1,44). Natanaele era di Cana. Oggi molti dimenticano i nomi delle persone che erano all’origine della loro comunità. Ricordare i nomi è un modo di conservare l’identità.  
• Filippo incontra Natanaele e parla con lui di Gesù: “Abbiamo trovato colui del quale hanno scritto Mosè nella Legge e i Profeti, Gesù, figlio di Giuseppe di Nazaret.” Gesù è colui a cui si riferisce tutta la storia dell’Antico Testamento.  
• Natanaele chiede: “Da Nazaret può mai uscire qualcosa di buono?” Probabilmente, nella sua domanda spunta anche la rivalità che esisteva tra i piccoli villaggi della stessa regione: Cane e Nazaret. Inoltre, secondo l’insegnamento ufficiale degli scribi, il Messia sarebbe venuto da Betlemme, in Giudea. Non poteva venire da Nazaret in Galilea (Gv 7,41-42). Andrea da la stessa risposta che Gesù aveva dato agli altri due discepoli: “Venite e vedete voi stessi!” Non è imponendo, bensì vedendo che le persone si convincono. Di nuovo lo stesso cammino: incontrare, sperimentare, condividere, testimoniare, condurre verso Gesù!  
• Gesù vede Natanaele e dice: “Ecco un Israelita autentico, in cui non c’è inganno”. Ed afferma che già lo conosceva quando era sotto il fico. Come poteva essere Natanaele un “israelita autentico” se non accettava Gesù in qualità di Messia? Natanaele “era sotto il fico”. Il fico era il simbolo di Israele (cf. Mi 4,4; Zc 3,10; 1Re 5,5). Israelita autentico è colui che sa disfarsi delle sue proprie idee quando percepisce che non concordano con il progetto di Dio. L’israelita che non è disposto ad operare questa conversione non è né autentico, né onesto. Natanaele è autentico. Lui aspettava il messia secondo l’insegnamento ufficiale dell’epoca. (Gv 7,41-42.52).  
• Per questo, all’inizio, non accettava un messia venuto da Nazaret. Ma l’incontro con Gesù lo aiutò a capire che il progetto di Dio non sempre è come la gente immagina o desidera che sia. Lui riconosce il suo inganno, cambia idea, accetta Gesù come messia e confessa: “Maestro, tu sei il Figlio di Dio: tu sei il re di Israele!” La confessione di Natanaele è appena l’inizio: Chi sarà fedele, vedrà il cielo aperto e gli angeli salire e scendere sopra il Figlio dell’uomo. Sperimenterà che Gesù è il nuovo legame tra Dio e noi, esseri umani. E’ il sogno di Giacobbe divenuto realtà (Gen 28,10-22). 
4) Per un confronto personale 
• Qual è il titolo di Gesù che più ti piace? Perché?  
• Hai avuto un intermediario tra te e Gesù? 
5) Preghiera finale 
Giusto è il Signore in tutte le sue vie, santo in tutte le sue opere. (Sal 145,17) 
Lectio Divina: venerdì, 25 agosto, 2023 
Tempo ordinario 
1) Preghiera 
O Dio, che hai preparato beni invisibili per coloro che ti amano, infondi in noi la dolcezza del tuo amore, perché, amandoti in ogni cosa e sopra ogni cosa, otteniamo i beni da te promessi, che superano ogni desiderio.  Per il nostro Signore Gesù Cristo… 
2) Lettura dal Vangelo secondo Matteo 22,34-40 
In quel tempo, i farisei, udito che Gesù aveva chiuso la bocca ai sadducei, si riunirono insieme e uno di loro, un dottore della legge, lo interrogò per metterlo alla prova: 
“Maestro, qual è il più grande comandamento della legge?”.  
Gli rispose: “Amerai il Signore Dio tuo con tutto il cuore, con tutta la tua anima e con tutta la tua mente. Questo è il più grande e il primo dei comandamenti. E il secondo è simile al primo: Amerai il prossimo tuo come te stesso. Da questi due comandamenti dipende tutta la Legge e i Profeti”. 
3) Riflessione 
• Il testo s’illumina. Gesù si trova a Gerusalemme e precisamente nel Tempio dove è in corso un processo tra lui e i suoi avversari, sommi sacerdoti e scribi (20,18; 21,15), tra i sommi sacerdoti e anziani del popolo (21,23) e tra i sommo sacerdoti e i farisei (21,45). Il punto di controversia del dibattito è: l’identità di Gesù o del figlio di Davide, l’origine della sua identità, e quindi la questione circa la natura del regno di Dio. L’evangelista presenta questo intreccio di dibattiti con una sequenza di controversie che presentano un ritmo in crescendo: il tributo da pagare a Cesare (22,15-22), la risurrezione dei morti (22,23-33), il comandamento più grande (22,34-40), il messia, figlio e Signore di Davide (22,41-46).  
• I protagonisti delle prime tre discussioni sono esponenti del giudaismo ufficiale che tentano di mettere in difficoltà Gesù su questioni cruciali. Queste dispute sono indirizzate a Gesù in quanto «Maestro» (rabbì), questo titolo dice al lettore la comprensione che gli interlocutori hanno di Gesù. Ma Gesù coglie l’occasione per condurli a porsi una domanda più cruciale: l’ultima presa di posizione circa la sua identità (22,41-46).  
• Il comandamento più grande. Sulla scia dei sadducei che li hanno preceduti di nuovo i farisei pongono una questione a Gesù tra le più scottanti: il comandamento più grande. Premesso che i rabbini sempre evidenziavano la molteplicità delle prescrizioni (248 comandamenti) viene posta la domanda a Gesù su quale sia il precetto fondamentale. Tuttavia gli stessi rabbini avevano creato una vera casistica per ridurli il più possibile.: Davide ne elenca undici (Sal 15,2-5), Isaia sei (Is 33,15), Miche tre (Mi 6,8), Amos due (Am 5,4) e Abacuc solo uno (Ab 2,4). Ma nell’intenzione dei farisei la questione va oltre la pura casistica, si tratta dell’essenza stessa delle prescrizioni. Gesù nel rispondere lega insieme l’amore di Dio e l’amore del prossimo, tanto da unirli in uno solo, pur senza rinunciare a dare la priorità al primo, cui subordina in modo stretto il secondo. Anzi tutte le prescrizioni della legge, ammontavano a 613, vengono messi in rapporto con quest’unico comandamento: l’intera legge trova significato e fondamento in quello dell’amore.  
• Gesù opera un processo di semplificazione di tutti i precetti della legge: colui che mette in pratica il solo comandamento dell’amore non solo è in sintonia con la legge, ma anche con i profeti (v.40). Tuttavia la novità della risposta sta non tanto nel contenuto materiale quanto nella sua realizzazione: in Gesù, l’amore di Dio e per il prossimo trovano il suo contesto proprio, la sua ultima solidità. Vale a dire che l’amore per Dio e per il prossimo, mostrato e realizzato in qualche modo nella sua persona, orienta l’uomo a porsi davanti a Dio e agli altri mediante l’amore. L’unico comandamento in due, l’amore per Dio e per il prossimo, diventano le colonne portanti, non solo delle Scritture, ma anche della vita del cristiano. 
4) Per un confronto personale 
• L’amore per Dio e per il prossimo è per te solo un vago sentimento, un’emozione, un moto passeggero o una realtà che afferra tutta la tua persona: cuore, volontà, intelligenza e tratto umano?  
• Tu sei stato creato per amare. Sei consapevole che la tua realizzazione avviene nell’amare Dio con tutto il cuore, con tutta l’anima, con tutta la mente? Tale amore richiede un riscontro di carità per i fratelli e le loro situazioni esistenziali. Lo vivi nella pratica quotidiana? 
5) Preghiera finale 
Ringrazino il Signore per la sua misericordia, per i suoi prodigi a favore degli uomini; poiché saziò il desiderio dell’assetato, e l’affamato ricolmò di beni. (Sal 106) 
Lectio Divina: sabato, 26 agosto, 2023 
Tempo ordinario 
1) Preghiera 
O Dio, che hai preparato beni invisibili per coloro che ti amano, infondi in noi la dolcezza del tuo amore, perché, amandoti in ogni cosa e sopra ogni cosa, otteniamo i beni da te promessi, che superano ogni desiderio.  Per il nostro Signore Gesù Cristo… 
2) Lettura dal Vangelo secondo Matteo 23,1-12 
In quel tempo, Gesù si rivolse alla folla e ai suoi discepoli dicendo: “Sulla cattedra di Mosè si sono seduti gli scribi e i farisei. Quanto vi dicono, fatelo e osservatelo, ma non fate secondo le loro opere, perché dicono e non fanno.  
Legano infatti pesanti fardelli e li impongono sulle spalle della gente, ma loro non vogliono muoverli neppure con un dito. Tutte le loro opere le fanno per essere ammirati dagli uomini: allargano i loro filatteri e allungano le frange; amano posti d’onore nei conviti, i primi seggi nelle sinagoghe e i saluti nelle piazze, come anche sentirsi chiamare ‘‘rabbì’’ dalla gente.  
Ma voi non fatevi chiamare ‘‘rabbì’’, perché uno solo è il vostro maestro e voi siete tutti fratelli.  
E non chiamate nessuno ‘‘padre’’ sulla terra, perché uno solo è il Padre vostro, quello del cielo.  
E non fatevi chiamare ‘‘maestri’’, perché uno solo è il vostro Maestro, il Cristo.  Il più grande tra voi sia vostro servo; chi invece si innalzerà sarà abbassato e chi si abbasserà sarà innalzato”. 
3) Riflessione 
• Il vangelo di oggi fa parte di una lunga critica di Gesù contro scribi e farisei (Mt 23,139). Luca e Marco hanno appena qualche tratto di questa critica contro i capi religiosi dell’epoca. Solo il vangelo di Matteo la espone lungamente. Questo testo così severo lascia intravedere la polemica delle comunità di Matteo con le comunità dei giudei di quell’epoca in Galilea e Siria.  
• Nel leggere questi testi fortemente contrari ai farisei dobbiamo prestare molta attenzione a non essere ingiusti contro il popolo ebreo. Noi cristiani, durante secoli, abbiamo avuto atteggiamenti contro i giudei e, per questo, contro i cristiani. Ciò che importa nel meditare questi testi è scoprire il suo obiettivo: Gesù condanna la mancanza di coerenza e la mancanza di sincerità nella relazione con Dio e con il prossimo. Lui sta parlando di ipocrisia tanto quella di ieri come della nostra, oggi!  
• Matteo 23,1-3: L’errore di fondo: dicono, ma non fanno. Gesù si rivolge alla moltitudine e ai discepoli e critica gli scribi e i farisei. Il motivo dell’attacco é l’incoerenza tra le parole e i fatti. Parlano e non fanno. Gesù riconosce l’autorità e la conoscenza degli scribi. “Sulla cattedra di Mosè si sono seduti gli scribi e i farisei. Quanto vi dicono, 
fatelo e osservatelo, ma non fate secondo le loro opere, perché dicono e non fanno!”  
• Matteo 23,4-7: L’errore di fondo si manifesta in molti modi. L’errore di fondo è l’incoerenza: “Dicono, ma non fanno”. Gesù enumera i diversi punti che rivelano l’incoerenza. Alcuni scribi e farisei imponevano pesanti leggi sulla gente. Loro conoscevano bene le leggi, però non le praticavano, né usavano la loro conoscenza per alleggerire il carico sulle spalle della gente. Facevano tutto per essere visti ed elogiati, si servivano di tuniche speciali per la preghiera, a loro piacevano i primi posti ed essere salutati sulla piazza pubblica. Volevano essere chiamati “Maestro”. Rappresentavano un tipo di comunità che manteneva, legittimava e alimentava le differenze di classe e di posizione sociale. Legittimava i privilegi dei grandi e la posizione inferiore dei piccoli. Ora, se c’è una cosa che a Gesù non piace è l’apparenza che inganna.  
• Matteo 23,8-12: Come combattere l’errore di fondo. Come deve essere una comunità cristiana? Tutte le funzioni comunitarie devono essere assunte come un servizio: “Il 
più grande tra di voi sia il vostro servo!” Nessuno dovete chiamare Maestro (Rabbino), né Padre, né Guida. Poiché la comunità di Gesù deve mantenere, legittimare ed alimentare non le differenze, bensì la fraternità. Questa è la legge fondamentale: “Voi 
tutti siete fratelli e sorelle!” La fraternità nasce dall’esperienza di Gesù di Dio Padre, e che fa di tutti noi fratelli e sorelle. “Chi invece si innalzerà sarà abbassato e chi si 
abbasserà sarà innalzato”.  
• Il gruppo dei Farisei. Il gruppo dei farisei nasce nel II secolo prima di Cristo, con la proposta di un’osservanza più perfetta della Legge di Dio, soprattutto delle prescrizioni sulla purezza. Loro erano più aperti alle novità che i Sadducei. Per esempio, accettavano la fede nella risurrezione e la fede negli angeli, cosa che i Sadducei non accettavano. La vita dei farisei era una testimonianza esemplare: pregavano e studiavano la legge per otto ore al giorno; lavoravano otto ore per poter sopravvivere; si dedicavano al riposo otto ore. Per questo, erano molto rispettati dalla gente. E così, aiutavano la gente a conservare la propria identità e a non perderla, nel corso dei secoli.  
• La mentalità chiamata farisaica. Con il tempo, i farisei si afferrano al potere e non ascoltano più gli appelli della gente, né la lasciano parlare. La parola “fariseo” significa “separato”. La loro osservanza era così stretta e rigorosa che si distanziavano dal resto della gente. Per questo erano chiamati “separati”. Da qui nasce l’espressione “mentalità farisaica” E’ tipica delle persone che pensano di conquistare la giustizia mediante un’osservanza rigida e rigorosa della Legge di Dio. Generalmente, sono persone che hanno paura, che non hanno il coraggio di assumere il rischio della libertà e della responsabilità. Loro si nascondono dietro le leggi e le autorità. Quando queste persone ottengono una funzione importante, diventano dure e insensibili per nascondere la propria imperfezione.  
• Rabbino, Guida, Maestro, Padre. Sono i quattro titoli che Gesù proibisce alla gente di usare. Oggi, nella Chiesa, i sacerdoti sono chiamati “padre”. Molti studiano in università della Chiesa ed ottengono il titolo di “Dottore” (maestro). Molte persone fanno direzione spirituale e si consigliano con persone che sono chiamati “Direttore spirituale” (guida). Ciò che importa è tener conto del motivo che spinse Gesù a proibire l’uso di questi titoli. Se fossero usati dalla persona per affermare la sua posizione di autorità e il suo potere, questa persona sarebbe nell’errore e sarebbe criticata da Gesù. Se fossero usati per alimentare ed approfondire la fraternità ed il servizio, non sarebbero criticati da Gesù. 
4) Per un confronto personale 
• Quali sono i motivi che ho per vivere e lavorare in comunità?  
• La comunità, come mi aiuta a correggere e migliorare le mie motivazioni? 
5) Preghiera finale 
Ascolterò che cosa dice Dio, il Signore: egli annunzia la pace.  
La sua salvezza è vicina a chi lo teme e la sua gloria abiterà la nostra terra. (Sal 84) 
Lectio Divina: domenica, 27 agosto, 2023  
Pietro, tu sei la pietra! 
Pietra di appoggio, Pietra di inciampo  
Matteo 16,13-20 
1. Orazione iniziale 
Signore Gesù, invia il tuo Spirito, perché ci aiuti a leggere la Scrittura con lo stesso sguardo, con il quale l’hai letta Tu per i discepoli sulla strada di Emmaus. Con la luce della Parola, scritta nella Bibbia, Tu li aiutasti a scoprire la presenza di Dio negli avvenimenti sconvolgenti della tua condanna e della tua morte. Così, la croce che sembrava essere la fine di ogni speranza, è apparsa loro come sorgente di vita e di risurrezione.  
Crea in noi il silenzio per ascoltare la tua voce nella creazione e nella Scrittura, negli avvenimenti e nelle persone, soprattutto nei poveri e sofferenti. La tua Parola ci orienti, affinché anche noi, come i due discepoli di Emmaus, possiamo sperimentare la forza della tua risurrezione e testimoniare agli altri che Tu sei vivo in mezzo a noi come fonte di fraternità, di giustizia e di pace. Questo noi chiediamo a Te, Gesù, figlio di Maria, che ci hai rivelato il Padre e inviato lo Spirito. Amen. 
2. Lettura  
a) Una divisione del testo per aiutarne la lettura:  
Matteo 16,13-14: Gesù vuole conoscere l’opinione della gente  
Matteo 16,15-16: Gesù interpella i discepoli, e Pietro risponde per tutti  Matteo 10,17-20: Risposta solenne di Gesù a Pietro  
c) Chiave di lettura:  
Nel vangelo di questa domenica, Gesù indaga su ciò che la gente pensa rispetto a lui: “Chi dice la gente che io sia?” Dopo aver saputo l’opinione della gente, vuole conoscere l’opinione dei suoi discepoli. Pietro, in nome di tutti fa la sua professione di fede. Gesù conferma la fede di Pietro. Nel corso della lettura, facciamo attenzione a quanto segue: “Quale tipo di conferma Gesù conferisce a Pietro?”  c) Il testo:  
13Essendo giunto Gesù nella regione di Cesarèa di Filippo, chiese ai suoi discepoli: «La gente chi dice che sia il Figlio dell’uomo?». 14Risposero: «Alcuni Giovanni il Battista, altri Elia, altri Geremia o qualcuno dei profeti». 15Disse loro: «Voi chi dite che io sia?». 
16Rispose Simon Pietro: «Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente». 17E Gesù: «Beato te, Simone figlio di Giona, perché né la carne né il sangue te l’hanno rivelato, ma il Padre mio che sta nei cieli. 18E io ti dico: Tu sei Pietro e su questa pietra edificherò la mia chiesa e le porte degli inferi non prevarranno contro di essa. 19A te darò le chiavi del regno dei cieli, e tutto ciò che legherai sulla terra sarà 66 
legato nei cieli, e tutto ciò che scioglierai sulla terra sarà sciolto nei cieli». 20Allora ordinò ai discepoli di non dire ad alcuno che egli era il Cristo. 
3. Momento di silenzio orante 
perché la Parola di Dio possa entrare in noi ed illuminare la nostra vita. 
4. Alcune domande 
per aiutarci nella meditazione e nella orazione.  
a) Quale è il punto che ti ha maggiormente colpito? Perché?  
b) Quali sono le opinioni della gente nei riguardi di Gesù? Quale è l’opinione dei discepoli e di Pietro su Gesù?  
c) Quale è la mia opinione su Gesù? Chi sono io per Gesù?  
d) Pietro é pietra in due modi. Quali? (Cf. Matteo 16,21-23)  
e) Che tipo di pietra sono io per gli altri? Che tipo di pietra è la nostra comunità?  
f) Nel testo appaiono molte opinioni su Gesù e vari modi di esprimere la fede. Anche oggi ci sono molte opinioni diverse su Gesù. Quali sono le opinioni che ci sono nella nostra comunità su Gesù? Quale è la missione che ne risulta per noi? 
5. Per coloro che vogliono approfondire maggiormente il tema 
a) Contesto in cui il nostro testo appare nel Vangelo di Matteo:  
• La conversazione tra Gesù e Pietro riceve interpretazioni diverse e perfino opposte nelle varie chiese cristiane. Nella chiesa cattolica, si fondamenta il primato di Pietro. Per questo, senza diminuire affatto il significato del testo, conviene collocarlo nel contesto del Vangelo di Matteo, in cui, in altri testi, le stesse qualità conferite a Pietro vengono attribuite quasi tutte anche ad altre persone. Non sono esclusive di Pietro.  
• E’ sempre bene avere presente che il Vangelo di Matteo è stato scritto alla fine del primo secolo per le comunità dei Giudei convertiti che vivevano nella regione della Galilea e della Siria. Erano comunità sofferte e perseguitate da molti dubbi circa la loro fede in Gesù. Il Vangelo di Matteo cerca di aiutarle a superare la crisi e di confermarle nella fede in Gesù Messia che è venuto a compiere le promesse dell’Antico Testamento.  
b) Commento del testo:  
Matteo 16,13-16: Le opinioni della gente e dei discepoli riguardo a Gesù. 
Gesù chiede l’opinione della gente nei suoi riguardi. Le risposte sono assai varie: 
Giovanni Battista, Elia, Geremia, qualche profeta. Quando Gesù indaga sull’opinione dei propri discepoli, Pietro diventa il portavoce e dice: “Tu sei il Cristo, il Figlio di Dio vivente!” La risposta di Pietro significa che riconosce in Gesù il compimento delle profezie dell’Antico Testamento e che in Gesù abbiamo la rivelazione definitiva del Padre per noi. Questa confessione di Pietro non è nuova. Prima, dopo aver camminato sulle acque, gli altri discepoli avevano già fatto la stessa professione di fede: “Veramente, tu sei il figlio di Dio!” (Mt 14,33). Nel Vangelo di Giovanni, questa stessa professione di Pietro la fa Marta: “Tu sei il Cristo, il figlio di Dio venuto nel mondo!” (Gv 
11,27). 
Matteo 16,17: La risposta di Gesù a Pietro: “Beato te, Pietro!” 
Gesù proclama Pietro “Beato!” perché ha ricevuto una rivelazione da parte del Padre. Anche in questo caso la risposta di Gesù non è nuova. Prima Gesù aveva fatto un’identica proclamazione di felicità ai discepoli per aver visto e udito cose che prima nessuno sapeva (Mt 13,16), ed aveva lodato il Padre per aver rivelato il Figlio ai piccoli e non ai sapienti (Mt 11,25).  
Pietro è uno di questi piccoli a cui il Padre si rivela. La percezione della presenza di Dio in Gesù non viene “dalla carne né dal sangue”, ossia non è frutto del merito di uno sforzo umano, bensì è un dono che Dio concede a chi vuole. 
Matteo 16,18-20: Le attribuzioni di Pietro:  
Sono tre le attribuzioni che Pietro riceve da Gesù: (i) Essere pietra di appoggio, (ii) ricevere le chiavi del Regno, ed (iii) essere fondamento della Chiesa. 
i) Essere Pietra: 
Simone, il figlio di Giona, riceve da Gesù un nome nuovo che è Cefas, e ciò vuol dire, Pietra. Per questo, è chiamato Pietro. Pietro deve essere pietra, cioè, deve essere fondamento sicuro per la chiesa a punto di essere investita dalle porte degli inferi. Con queste parole di Gesù a Pietro, Matteo anima le comunità sofferte e perseguitate della Siria e della Palestina che vedevano in Pietro un leader su cui appoggiarsi per le sue origini. Malgrado il fatto di essere comunità deboli e perseguitate, avevano una base sicura, garantita dalla parola di Gesù. In quel tempo, le comunità avevano legami affettivi molto forti con le persone che avevano dato origine alla comunità. Così le comunità di Siria e Palestina coltivavano il loro legame con la persona di Pietro. Le comunità di Grecia con la persona di Paolo. Alcune comunità dell’Asia, con la persona del Discepolo Amato ed altre con la persona di Giovanni dell’Apocalisse. 
Un’identificazione con questi leaders della loro origine aiutava le comunità a coltivare al meglio la loro identità e spiritualità. Ma poteva anche essere motivo di disputa, come nel caso della comunità di Corinto (1 Cor 1,11-12). 
Essere pietra quale base della fede evoca la parola di Dio al popolo in esilio in Babilonia: “Ascoltatemi voi che siete in cerca di giustizia, voi che cercate il Signore; guardate alla roccia da cui siete stati tagliati, alla cava da cui siete stati estratti. Guardate ad Abramo vostro padre, a Sara che vi ha partorito; poiché io chiamai lui solo, lo benedissi e lo moltiplicai” (Is 51,1-2).  
Applicata a Pietro, questa qualità di pietro-fondamento indica un nuovo inizio del popolo di Dio. ii) Le chiavi del Regno: 
Pietro riceve le chiavi del Regno per legare e sciogliere, cioè, per riconciliare le persone tra di loro e con Dio. Ecco che qui di nuovo lo stesso potere di legare e sciogliere, viene dato non solo a Pietro, ma anche agli altri discepoli (Gv 20,23) ed alle proprie comunità (Mt 18,18). Uno dei punti in cui più insiste il Vangelo di Matteo è la riconciliazione ed il perdono (Mt 5,7.23-24.38-42.44-48; 6,14-15; 18,15-35). Negli anni 80 y 90, in Siria, a causa della fede in Gesù, c’erano molte tensioni nelle comunità e c’erano divisioni nelle famiglie. Alcuni lo accettavano come Messia ed altri no, e questo era motivo di molte tensioni e conflitti. Matteo insiste nella riconciliazione. La riconciliazione era e continua ad essere uno dei compiti più importanti dei coordinatori e delle coordinatrici delle comunità attuali. Imitando Pietro, loro devono legare e sciogliere, cioè, fare tutto il possibile perché ci sia riconciliazione, accettazione vicendevole, costruzione della vera fraternità “Settanta volte sette!” (Mt 18,22) iii) La Chiesa:  
La parola Chiesa, in greco eklésia, appare 105 volte nel NT, quasi esclusivamente negli Atti degli Apostoli e nelle Lettere. Solo tre volte nei vangeli, e lì solo nel vangelo di Matteo. La parola significa letteralmente “convocata” o “scelta”. Indica il popolo che si riunisce convocato dalla Parola di Dio, e cerca di vivere il messaggio del Regno che Gesù viene a portarci. La Chiesa o la comunità non è il Regno, ma uno strumento o un’indicazione del Regno. Il regno è più grande. Nella Chiesa, nella comunità, deve o dovrebbe rendersi presente agli occhi di tutti ciò che succede quando un gruppo umano lascia regnare Dio e lascia che Dio sia ‘signore’ nella sua vita.  
c) Approfondimento:  
i) Un ritratto di San Pietro:  
Pietro, che era pescatore di pesci, diventò pescatore di uomini (Mc 1,17). Era sposato (Mc 1,30). Era un uomo buono, assai umano. Era leader naturale tra i dodici primi discepoli di Gesù. Gesù rispetta questa leadership e fa di Pietro un animatore della sua prima comunità (Gv 21,17). Prima di entrare nella comunità di Gesù, Pietro si chiamava Simão Bar Jona (Mt 16,17), cioè Simone figlio di Giona. Gesù lo chiama Cefas o Pietra (Gv 1,42), che poi divenne Pietro (Lc 6,14). Per la sua natura e per il suo carattere, Pietro poteva essere tutto, meno pietra. Era coraggioso nel parlare, ma nel momento del pericolo si lasciava prendere dalla paura e fuggiva. Per esempio, la volta in cui Gesù camminava sulle acque, Pietro chiese: “Gesù, lasci che anch’io cammini sulle acque?” Gesù disse: “Puoi venire, Pietro!” Pietro uscì dalla barca e camminò nelle acque. Ma appena vide un’onda alta, fu preso dal panico, perse la fiducia, iniziò ad affondare e gridò: “Salvami, Signore!” Gesù gli dette sicurezza e lo salvò (Mt 14,28-31).  
Nell’ultima Cena, Pietro disse a Gesù: “Non ti negherò mai, Signore!” (Mc 14,31), ma poche ore dopo, nel palazzo del Sommo Sacerdote, davanti ad una domestica, quando Gesù era già stato arrestato, Pietro negò con un giuramento che non aveva legami con Gesù (Mc 14,66-72).  
Quando Gesù si trovava nell’Orto degli Ulivi, Pietro tira fuori la spada (Gv 18,10), ma finisce con fuggire, lasciando Gesù solo. (Mc 14,50). Per sua natura, Pietro non era pietra! Ma questo Pietro, così debole ed umano, così simile a noi, diventa pietra, perché Gesù prega per lui e dice: “Pietro, ho pregato per te, che non venga meno la tua fede, e tu una volta ravveduto, conferma i tuoi fratelli!” (Lc 22,31-32). Per questo Gesù poteva dire: “Tu sei Pietro e su questa pietra edificherò la mia chiesa” (Mt 16,18). Gesù lo aiuta ad essere pietra. Dopo la risurrezione, in Galilea, Gesù appare a Pietro e chiede due volte: “Pietro, mi ami tu?” E Pietro rispose due volte: “Signore, tu sai che ti amo!” (Gv 21,15.16) Quando Gesù rivolse la stessa domanda per la terza volta, Pietro si intristì. Forse ricordò l’aver negato Gesù per tre volte. Alla terza domanda, risponde: “Signore, tu sai tutto! Sai anche che ti amo molto!” Ed è allora quando Gesù gli affida la cura delle sue pecore, dicendo:“Pietro, pasci le mie pecore!” (Gv 21,17). Con l’aiuto di Gesù, la fermezza della pietra cresce in Pietro e si rivela nel giorno di Pentecoste. 
Nel giorno di Pentecoste, dopo la discesa dello Spirito Santo, Pietro aprì la porta della sala dove erano tutti riuniti, chiusa a chiave per timore dei Giudei (Gv 20,19), prese coraggio e cominciò ad annunciare la Buona Notizia di Gesù alla gente (At 2,14-40). E non smise di farlo! Grazie a questo annuncio coraggioso della risurrezione, fu portato in carcere (At 4,3). Durante l’interrogatorio, gli venne proibito di annunciare la Buona Notizia (At 4,18), ma Pietro non obbedisce alla proibizione. Diceva: “Sappiamo che dobbiamo obbedire più a Dio che agli 69 uomini!” (At 4,19; 5,29) Fu arrestato di nuovo (At 5,18.26). Torturato (At 5,40). Ma lui disse. “Grazie. Ma continueremo!” (cf At 5,42) Racconta la tradizione che, verso la fine della sua vita, a Roma, Pietro fu arrestato e condannato a morte, ed alla morte in croce. Lui chiese di essere crocifisso a testa in giù. Pensava di non essere degno di morire come Gesù. Pietro fu fedele a se stesso fino alla fine!  ii) Completando il contesto: Matteo 16,21-23 
Pietro aveva confessato: “Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente!” Lui immaginava un messia glorioso, e Gesù lo corregge: “E’ necessario che il Messia soffra e muoia a Gerusalemme”.  
Dicendo che “è necessario”, indica che la sofferenza era già stata prevista nelle profezie (Is 53,2-8). Se Pietro accetta Gesù come Messia e Figlio di Dio, deve accettarlo anche come il Messia servo che sarà messo a morte. Non solo il trionfo della gloria, ma anche il cammino della croce! Ma Pietro non accetta la correzione e cerca di dissuaderlo. La risposta di Gesù è sorprendente: “Lungi da me, satana! Tu mi sei di inciampo, perché non pensi secondo Dio, ma secondo gli uomini!” Satana é colui che ci separa dal cammino che Dio ha tracciato per noi. Letteralmente, Gesù dice: “Vai dietro” (Vada retro!). Pietro voleva mettersi davanti ed indicare la direzione. Gesù dice: “Vai dietro di me!” Colui che indica la rotta e la direzione non è Pietro, bensì Gesù. Il discepolo deve seguire il maestro. Deve vivere in una continua conversione. 
La parola di Gesù è anche un richiamo per tutti coloro che guidano le comunità. Loro devono “seguire” Gesù e non mettersi davanti a lui come voleva fare Pietro. Non solo loro possono indicare la direzione o la rotta. Altrimenti, come Pietro, non sono pietra di 
appoggio, bensì diventano pietra di intralcio. Così erano alcuni leaders di comunità 
all’epoca di Matteo, piene di ambiguità. Così avviene tra di noi fino ad oggi! 
6. Salmo 121  
Il Signore è il mio sostegno  
Alzo gli occhi verso i monti: da dove mi verrà l’aiuto? 
Il mio aiuto viene dal Signore, che ha fatto cielo e terra. 
Non lascerà vacillare il tuo piede, non si addormenterà il tuo custode. 
Non si addormenterà, non prenderà sonno, il custode d’Israele. 
Il Signore è il tuo custode, il Signore è come ombra che ti copre, e sta alla tua destra. 
Di giorno non ti colpirà il sole, né la luna di notte. Il Signore ti proteggerà da ogni male, egli proteggerà la tua vita. 
Il Signore veglierà su di te, quando esci e quando entri, da ora e per sempre. 
7. Orazione Finale 
Signore Gesù, ti ringraziamo per la tua Parola che ci ha fatto vedere meglio la volontà del Padre. Fa che il tuo Spirito illumini le nostre azioni e ci comunichi la forza per eseguire quello che la Tua Parola ci ha fatto vedere. Fa che noi, come Maria, tua Madre, possiamo non solo ascoltare ma anche praticare la Parola. Tu che vivi e regni con il Padre nell’unità dello Spirito Santo, nei secoli dei secoli. Amen. 
Lectio Divina: lunedì, 28 agosto, 2023  
S. Agostino, vescovo e dottore della Chiesa 
1) Preghiera 
O Dio, che unisci in un solo volere le menti dei fedeli, concedi al tuo popolo di amare ciò che comandi e desiderare ciò che prometti, perché fra le vicende del mondo là siano fissi i nostri cuori dove è la vera gioia.  Per il nostro Signore Gesù Cristo… 
2) Lettura dal Vangelo secondo Matteo 23,13-22 
In quel tempo, Gesù parlò dicendo: “Guai a voi, scribi e farisei ipocriti, che chiudete il regno dei cieli davanti agli uomini; perché così voi non vi entrate, e non lasciate entrare nemmeno quelli che vogliono entrarci.  
Guai a voi, scribi e farisei ipocriti, che percorrete il mare e la terra per fare un solo proselito e, ottenutolo, lo rendete figlio della Geenna il doppio di voi.  
Guai a voi, guide cieche, che dite: Se si giura per il tempio non vale, ma se si giura per l’oro del tempio si è obbligati. Stolti e ciechi: che cosa è più grande, l’oro o il tempio che rende sacro l’oro? E dite ancora: Se si giura per l’altare non vale, ma se si giura per l’offerta che vi sta sopra, si resta obbligati. Ciechi! Che cosa è più grande, l’offerta o l’altare che rende sacra l’offerta? Ebbene, chi giura per l’altare, giura per l’altare e per quanto vi sta sopra; e chi giura per il tempio, giura per il tempio e per Colui che l’abita. E chi giura per il cielo, giura per il trono di Dio e per Colui che vi è assiso”. 
3) Riflessione 
• Nei prossimi tre giorni meditiamo il discorso pronunciato da Gesù che critica i dottori della legge ed i farisei, chiamandoli ipocriti. Nel vangelo di oggi (Mt 23,13-22), Gesù pronuncia contro di loro quattro volte l’espressione “Guai a voi…” (Mt 23,23-26), e nel vangelo di dopodomani, la pronuncia altre due volte (Mt 23,27-32). Sono espressioni contro i capi religiosi dell’epoca e sono parole molto dure. Nel meditarle, devo pensare non solo ai dottori ed ai farisei del tempo di Gesù, ma anche e soprattutto all’ipocrita che si trova in me, in noi, nella nostra famiglia, nella comunità, nella nostra Chiesa, nella società di oggi. Guardiamo nello specchio del testo per scoprire ciò che c’è di sbagliato in noi stessi.  
• Matteo 23,13: Il primo ‘Guai a voi…’ contro coloro che chiudono la porta del Regno, perché così voi non vi entrate, e non lasciate entrare nemmeno quelli che vogliono entrarci. Come chiudono il Regno? Presentando Dio come un giudice severo, lasciando poco spazio alla misericordia. Imponendo in nome di Dio leggi e norme che non hanno nulla a che vedere con i comandamenti di Dio, falsificando l’immagine del Regno ed uccidendo il desiderio di servire Dio e il Regno. Una comunità che si organizza attorno a questo falso dio “non entra nel Regno”, non è nemmeno espressione del Regno, ed impedisce che i suoi membri entrino nel Regno.  
• Matteo 23,14: Il secondo “Guai a voi…” va contro coloro che usano la religione per arricchirsi. Voi che sfruttate le vedove e rubate nelle loro case, e per occultarlo dite lunghe orazioni! Per questo, voi riceverete una condanna più severa”. Gesù permette ai discepoli di vivere il vangelo, poiché dice che l’operaio ha diritto al suo salario (Lc 10,7; cf. 1Cor 9,13-14), ma usare la preghiera e la religione come mezzo per arricchirsi, ciò è ipocrisia e non rivela la Buona Novella di Dio. Trasforma la religione in un mercato. Gesù scaccia i commercianti dal Tempio (Mc 11,15-19) citando i profeti Isaia e Geremia: “La mia casa sarà chiamata casa di preghiera per tutte le genti. Voi invece 
ne avete fatto una spelonca di ladroni” (Mc 11,17; cf Is 56,7; Jr 7,11). Quando il mago Simone volle comprare il dono dello Spirito Santo, Pietro lo maledisse (At 8,18-24). Simone ricevette la “condanna più severa” di cui Gesù parla nel vangelo di oggi.  
• Matteo 23,15: La terza espressione di ‘Guai a voi…’ è contro coloro che fanno proselitismo “che percorrete il mare e la terra per fare un solo proselito e, ottenutolo, lo rendete figlio della Geenna il doppio di voi”. Ci sono persone che si fanno missionari e annunciano il vangelo non per irradiare la Buona Novella, ma per attrarre le persone per il loro gruppo o la loro chiesa. Una volta Giovanni proibì ad una persona di usare il nome di Gesù perché non faceva parte del suo gruppo. Gesù rispose: “Non 
lo proibite, poiché chi non è contro di noi è a nostro favore (Mc 9,39). Il documento dell’Assemblea Plenaria dei vescovi dell’America Latina, che si è svolta a marzo del 2008 ad Aparecida, Brasile, ha come titolo: “Discepoli e missionari di Gesù Cristo, affinché in Lui i nostri popoli abbiano vita.” Ossia, lo scopo della missione non è fare in modo che la gente diventi cattolica, ma che i popoli abbiano vita, e vita in abbondanza.  
• Matteo 23,16-22: Il quarto Guai a voi …! è contro coloro che fanno giuramento: “Voi dite: se si giura per il tempio non vale, ma se si giura per l’oro del tempio si è obbligati”. Gesù fa una lunga disquisizione per mostrare l’incoerenza di tanti giuramenti che la gente faceva o che la religione ufficiale ordinava di fare: giuramenti per l’oro del Tempio o per l’offerta che sta sull’altare. L’insegnamento di Gesù, dato nel Discorso della Montagna, è il migliore commento del messaggio del vangelo di oggi: “Ma io vi dico: non giurate in modo alcuno, né per il cielo perché è il trono di Dio, né per la terra, perché è lo sgabello per i suoi piedi, né per Gerusalemme, perché è la città del gran re. Non giurare neppure per la tua testa, perché non hai il potere di rendere bianco o nero un solo capello. Sia invece il vostro parlare sì, sì; no, no; il di più viene dal maligno.” (Mt 5,34-37) 
4) Per un confronto personale 
• Sono quattro ‘Guai a voi…’ , quattro motivi per ricevere una critica severa da parte di Gesù. Quale delle quattro critiche si riferisce a me? 
• La nostra Chiesa, merita oggi questi ‘Guai a voi’ da parte di Gesù? 
5) Preghiera finale 
Cantate al Signore un canto nuovo, cantate al Signore da tutta la terra.  Cantate al Signore, benedite il suo nome. (Sal 95) 
Lectio Divina: martedì, 29 agosto, 2023 
Martirio di S. Giovanni Battista 
1) Preghiera 
O Dio, che unisci in un solo volere le menti dei fedeli, concedi al tuo popolo di amare ciò che comandi e desiderare ciò che prometti, perché fra le vicende del mondo là siano fissi i nostri cuori dove è la vera gioia.  Per il nostro Signore Gesù Cristo… 
2) Lettura dal Vangelo secondo Marco 6,17-29  
In quel tempo, Erode aveva fatto arrestare Giovanni e lo aveva messo in prigione a causa di Erodiade, moglie di suo fratello Filippo, che egli aveva sposata. Giovanni diceva a Erode: “Non ti è lecito tenere la moglie di tuo fratello”. Per questo Erodiade gli portava rancore e avrebbe voluto farlo uccidere, ma non poteva, perché Erode temeva 
Giovanni, sapendolo giusto e santo, e vigilava su di lui; e anche se nell’ascoltarlo restava molto perplesso, tuttavia lo ascoltava volentieri.  
Venne però il giorno propizio, quando Erode per il suo compleanno fece un banchetto per i grandi della sua corte, gli ufficiali e i notabili della Galilea. Entrata la figlia della stessa Erodiade, danzò e piacque a Erode e ai commensali. Allora il re disse alla ragazza: “Chiedimi quello che vuoi e io te lo darò”. E le fece questo giuramento: “Qualsiasi cosa mi chiederai, te la darò, fosse anche la metà del mio regno”.  
La ragazza uscì e disse alla madre: “Che cosa devo chiedere?”. Quella rispose: “La testa di Giovanni il Battista”. Ed entrata di corsa dal re fece la richiesta dicendo: “Voglio che tu mi dia subito su un vassoio la testa di Giovanni il Battista”. Il re ne fu rattristato; tuttavia, a motivo del giuramento e dei commensali, non volle opporle un rifiuto.  
E subito mandò una guardia con l’ordine che gli fosse portata la testa [di Giovanni]. La guardia andò, lo decapitò in prigione e portò la testa su un vassoio, la diede alla ragazza e la ragazza la diede a sua madre. I discepoli di Giovanni, saputa la cosa, vennero, ne presero il cadavere e lo posero in un sepolcro. 
3) Riflessione 
• Oggi commemoriamo il martirio di San Giovanni Battista. Il vangelo riporta la descrizione di come Giovanni Battista fu ucciso, senza processo, durante un banchetto, vittima della corruzione e della prepotenza di Erode e della sua corte.  
• Marco 6,17-20. A causa della prigione e dell’assassinio di Giovanni. Erode era un impiegato dell’Impero Romano. Chi comandava in Palestina, fin dal 63 prima di Cristo, era Cesare, l’imperatore di Roma. Insisteva soprattutto su un’amministrazione efficiente che proporzionasse reddito all’Impero e a lui. La preoccupazione di Erode era la sua propria promozione e la sua sicurezza. Per questo, reprimeva qualsiasi tipo di corruzione. A lui piaceva essere chiamato benefattore del popolo, ma in realtà era un tiranno (cf. Lc 22,25). Flavio Giuseppe, uno scrittore di quell’epoca, informa che il motivo della prigione di Giovanni Battista, era la paura che Erode aveva di una sommossa popolare. La denuncia di Giovanni Battista contro la morale depravata di Erode (Mc 6,18), fu la goccia che fece straboccare il bicchiere, e Giovanni fu messo in carcere.  
• Marco 6,21-29: La trama dell’assassinio. Anniversario e banchetto di festa, con danze ed orge. Era un ambiente in cui i potenti del regno si riuniscono e in cui si formavano le alleanze. La festa contava con la presenza “dei grandi della corte, due ufficiali e due persone importanti della Galilea”. E’ questo l’ambiente in cui si trama l’assassinio di Giovanni Battista. Giovanni, il profeta, era una denuncia viva di questo sistema corrotto. Per questo, lui fu eliminato con il pretesto di una vendetta personale. Tutto questo rivela la debolezza morale di Erode. Tanto potere accumulato in mano di un uomo senza controllo di sé! Nell’entusiasmo della festa e del vino, Erode fa un giuramento leggero a una giovane ballerina. Superstizioso come era, pensava che doveva mantenere il giuramento. Per Erode, la vita dei sudditi non valeva nulla. Marco racconta il fatto dell’assassinio di Giovanni così come è, e lascia alle comunità il compito di trarne le conclusioni.  
• Tra le linee, il vangelo di oggi dà molte informazioni sul tempo in cui Gesù viveva e sul modo in cui era svolto il potere da parte dei potenti dell’epoca. Galilea, la terra di Gesù, fu governata da Erode Antipa, figlio del re Erode, il Grande, dal 4 prima di Cristo fino al 39 dopo Cristo. In tutto, 43 anni! Durante tutto il tempo in cui Gesù visse, non ci fu cambiamento di governo in Galilea! Erode era signore assoluto di tutto, non rendeva conto a nessuno, faceva come gli pareva. Prepotenza, mancanza di etica, potere assoluto, senza controllo da parte della gente!  
• Erode costruì una nuova capitale, chiamata Tiberiade. Seffori, l’antica capitale, era stata distrutta dai romani in rappresaglia contro una sommossa popolare. Ciò avvenne quando Gesù aveva circa sette anni. Tiberiade, la nuova capitale, fu inaugurata tredici anni dopo, quando Gesù aveva circa 20 anni. Era chiamata così per far piacere a Tiberio, l’imperatore di Roma. Tiberiade era un luogo strano in Galilea. Era lì dove vivevano i re “i grandi della sua corte, gli ufficiali, i notabili della Galilea” (Mc 6,21). Era lì che vivevano i padrone delle terre, i soldati, la polizia, i giudici molte volte insensibili (Lc 18,1-4). Verso di lì erano canalizzate le imposte e il prodotto della gente. Era lì che Erode faceva le sue orge di morte (Mc 6,21-29). Non risulta nei vangeli che Gesù fosse entrato nella città.  
• Durante quei 43 anni di governo di Erode, si creò una classe di funzionari fedeli al progetto del re: scribi, commercianti, padroni di terre, fiscali del mercato, pubblicani ed esattori, militari, polizia, giudici, promotori, capi locali. La maggior parte di questo personale viveva nella capitale, godendo dei privilegi che Erode offriva, per esempio l’esenzione dalle imposte. Un’altra parte viveva nei villaggi. In ogni villaggio o città c’era un gruppo di persone che appoggiava il governo. Vari scribi e farisei erano legati al sistema e alla politica del governo. Nei vangeli, i farisei appaiono con gli erodiani (Mc 3,6; 8,15; 12,13), e ciò rispecchia l’alleanza esistente tra il potere religioso e il potere civile. La vita della gente nei villaggi della Galilea era molto controllata, sia dal governo che dalla religione. Era necessario molto coraggio per iniziare qualcosa di nuovo, come fecero Giovanni e Gesù! Era lo stesso che attrarre su di sé la rabbia dei privilegiati, sia del potere religioso come del potere civile, sia a livello locale che statale. 
4) Per un confronto personale 
• Conosci casi di persone che sono morte vittime della corruzione e del dominio dei potenti? E qui tra di noi, nella nostra comunità e nella Chiesa, ci sono vittime di autoritarismo e di eccesso di potere? Dà un esempio.  
• Superstizione, corruzione, viltà, marcavano l’esercizio del potere di Erode. Paragonalo con l’esercizio del potere religioso e civile oggi, sia nei vari livelli sia della società che della Chiesa. 
5) Preghiera finale 
In te mi rifugio, Signore, ch’io non resti confuso in eterno.  
Liberami, difendimi per la tua giustizia, porgimi ascolto e salvami. (Sal 70) 
Lectio Divina: mercoledì, 30 agosto, 2023 
Tempo ordinario 
1) Preghiera  
O Dio, che unisci in un solo volere le menti dei fedeli, concedi al tuo popolo di amare ciò che comandi e desiderare ciò che prometti, perché fra le vicende del mondo là siano fissi i nostri cuori dove è la vera gioia.  Per il nostro Signore Gesù Cristo… 
2) Lettura dal Vangelo secondo Matteo 23,27-32 
In quel tempo, Gesù parlò dicendo: “Guai a voi, scribi e farisei ipocriti, che rassomigliate a sepolcri imbiancati: essi all’esterno son belli a vedersi, ma dentro sono pieni di ossa di morti e di ogni putridume. Così anche voi apparite giusti all’esterno davanti agli uomini, ma dentro siete pieni d’ipocrisia e d’iniquità.  
Guai a voi, scribi e farisei ipocriti, che innalzate i sepolcri ai profeti e adornate le tombe dei giusti, e dite: Se fossimo vissuti al tempo dei nostri padri, non ci saremmo associati a loro per versare il sangue dei profeti; e così testimoniate, contro voi stessi, di essere figli degli uccisori dei profeti. Ebbene, colmate la misura dei vostri padri!” 
3) Riflessione 
• Questi due ultimi ‘Guai a voi…’ che Gesù pronunciò contro i dottori della legge ed i farisei del suo tempo, riprendono e rafforzano lo stesso tema dei due ‘Guai a voi…’ del vangelo di ieri. Gesù critica la mancanza di coerenza tra la parola e la pratica, tra ciò che è interiore e ciò che è esteriore.  
• Matteo 23,27-28: Il settimo ‘Guai a voi…’ contro coloro che sembrano sepolcri imbiancati. “voi apparite giusti all’esterno davanti agli uomini, ma dentro siete pieni d’ipocrisia e d’iniquità”. L’immagine di “sepolcri imbiancati” parla da sola e non ha bisogno di commenti. Gesù condanna coloro che hanno un’apparenza fittizia di persona corretta, ma il cui interno è la negazione totale di ciò che vogliono far apparire fuori.  
• Matteo 23,29-32: L’ottavo ‘Guai a voi…’ contro coloro che: “innalzano sepolcri ai profeti, ma non li imitano. I dottori e i farisei dicevano: “Se fossimo vissuti al tempo dei nostri padri, non saremmo stati complici della morte dei profeti”. E Gesù conclude dicendo: le persone che parlano così “confessano che sono figli di coloro che uccideranno i profeti”, poi loro dicono “i nostri padri”. E Gesù termina dicendo: “Ebbene, colmate la misura dei vostri padri!” Infatti, in quel momento loro avevano già deciso di uccidere Gesù. Così stavano colmando la misura del loro padri. 
4) Per un confronto personale 
• Ancora due espressioni ‘Guai a voi’, ma due motivi per ricevere una critica severa da parte di Gesù. Quale dei due è in me? 
• Qual è l’immagine di me che cerco di presentare agli altri? Corrisponde a ciò che di fatto sono davanti a Dio? 
5) Preghiera finale 
Beato l’uomo che teme il Signore e cammina nelle sue vie.  
Vivrai del lavoro delle tue mani, sarai felice e godrai d’ogni bene. (Sal 127) 
Lectio Divina: giovedì, 31 agosto, 2023 
Tempo ordinario 
1) Preghiera  
O Dio, che unisci in un solo volere le menti dei fedeli, concedi al tuo popolo di amare ciò che comandi e desiderare ciò che prometti, perché fra le vicende del mondo là siano fissi i nostri cuori dove è la vera gioia.  Per il nostro Signore Gesù Cristo… 
2) Lettura dal Vangelo secondo Matteo 24,42-51 
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: “Vegliate, perché non sapete in quale giorno il Signore vostro verrà. Questo considerate: se il padrone di casa sapesse in quale ora della notte viene il ladro, veglierebbe e non si lascerebbe scassinare la casa. Perciò anche voi state pronti, perché nell’ora che non immaginate, il Figlio dell’uomo verrà.  Qual è dunque il servo fidato e prudente che il padrone ha preposto ai suoi domestici con l’incarico di dar loro il cibo al tempo dovuto? Beato quel servo che il padrone al suo ritorno troverà ad agire così! In verità vi dico: gli affiderà l’amministrazione di tutti i suoi beni.  
Ma se questo servo malvagio dicesse in cuor suo: Il mio padrone tarda a venire, e cominciasse a percuotere i suoi compagni e a bere e a mangiare con gli ubriaconi, arriverà il padrone quando il servo non se l’aspetta e nell’ora che non sa, lo punirà con rigore e gli infliggerà la sorte che gli ipocriti si meritano: e là sarà pianto e stridore di denti”. 
3) Riflessione 
• Il vangelo di oggi parla della venuta del Signore alla fine dei tempi e ci esorta alla vigilanza. All’epoca dei primi cristiani, molte persone pensavano che la fine di questo mondo era vicina e che Gesù sarebbe ritornato dopo. Oggi molte persone pensano che la fine del mondo è vicina. Per questo, è bene riflettere sul significato della vigilanza.  
• Matteo 24,42: Vigilanza. “Quindi, vegliate! Perché non sapete quando il Signore vostro verrà”. Riguardo al giorno e all’ora della fine del mondo, Gesù aveva detto: “Quanto poi a quel giorno o a quell’ora, nessuno li conosce, neanche gli angeli nel cielo, e neppure il Figlio, ma solo il Padre!” (Mc 13,32). Oggi, molta gente vive preoccupata pensando alla fine del mondo. Per le strade delle città, hai visto scritto sui muri: Gesù ritornerà! E come sarà questa venuta? Dopo l’anno 1000, appoggiandosi all’Apocalisse di Giovanni, la gente cominciò a dire (Apoc 20,7): “1000 anni sono passati, ma 2000 anni non passeranno!” Per questo, nella misura in cui si avvicinava l’anno 2000, molti erano preoccupati. C’era perfino gente che, angosciata con la prossimità della fine del mondo, giunse a commettere il suicidio. Altri, leggendo l’Apocalisse di Giovanni, giunsero a predire l’ora esatta della fine. Ma l’anno 2000 passò e nulla avvenne. La fine del mondo non giunse! Molte volte, l’affermazione “Gesù ritornerà” viene usata per fare paura alla gente ed obbligarla a frequentare una determinata chiesa! Altri, di tanto sperare e speculare attorno alla venuta di Gesù, non si rendono più conto della sua presenza in mezzo a noi, nelle cose più comuni della vita, nei fatti di ogni giorno.  
• La stessa problematica c’era nelle comunità cristiane dei primi secoli. Molte persone delle comunità dicevano che la fine di questo mondo era vicina e che Gesù sarebbe ritornato. Alcuni della comunità di Tessalonica in Grecia, appoggiandosi alla predicazione di Paolo, dicevano: “Gesù ritornerà!” (1 Tes 4,13-18; 2 Tes 2,2). Per questo, c’erano perfino persone che non lavoravano più, perché pensavano che la venuta fosse cosa di pochi giorni e settimane “Lavorare, perché, se Gesù ritornerà dopo?” (cf 2Ts 3,11). Paolo risponde che non era così semplice come loro immaginavano. E a coloro che avevano smesso di lavorare diceva: “Chi non vuole lavorare, non ha diritto di mangiare!” Altri rimanevano a guardare il cielo, aspettando il ritorno di Gesù sulle nuvole (cf At 1,11). Altri si ribellavano perché ritardava la sua venuta (2Pd 3,4-9). In generale i cristiani vivevano nell’aspettativa della venuta imminente di Gesù.  
• Gesù veniva a realizzare il Giudizio Finale per terminare con la storia ingiusta di questo mondo ed inaugurare la nuova fase della storia, la fase definitiva del Nuovo 
Cielo e della Nuova Terra. Pensavano che questo sarebbe avvenuto dopo una o due generazioni. Molte persone sarebbero state ancora vive quando Gesù fosse apparso di nuovo, glorioso nel cielo (1Ts 4,16-17; Mc 9,1). Altri, stanchi di aspettare, dicevano: “Non tornerà mai! (2 Pd 3,4).  
• Fino ad oggi la venuta di Gesù ancora non è avvenuta! Come capire questo ritardo? Perché non ci rendiamo conto che Gesù è già tornato e che vive in mezzo a noi: “Io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo.” (Mt 28,20). Lui è già al nostro fianco, nella lotta a favore della giustizia, della pace, della vita. La pienezza non è ancora giunta, ma una garanzia del Regno è già in mezzo a noi. Per questo, aspettiamo con ferma speranza la liberazione piena dell’umanità e della natura (Rm 8,22-25). E mentre speriamo e lottiamo, diciamo con certezza: “Già sta in mezzo a noi!” (Mt 25,40).  
• Matteo 24,43-51: L’esempio del padrone di casa e dei suoi servi. “Questo considerate: se il padrone di casa sapesse in quale ora della notte viene il ladro, veglierebbe e non si lascerebbe scassinare la casa”. Gesù lo dice chiaramente. Nessuno sa nulla rispetto all’ora: “Quanto a questo giorno e a questa ora, nessuno sa nulla, né gli angeli, né il Figlio, ma solamente il Padre!” Ciò che importa non è sapere l’ora della fine di questo mondo, bensì avere uno sguardo capace di percepire la venuta di Gesù già presente in mezzo a noi nella persona del povero (cf Mt 25,40) e in tanti altri modi ed avvenimenti della vita di ogni giorno. Ciò che importa è aprire gli occhi ed aver presente l’impegno del buon servo di cui Gesù parla nella parabola. 
4) Per un confronto personale 
• A quali segnali la gente fa riferimento per dire che la fine del mondo è vicina? Tu pensi che la fine del mondo sia vicina?  
• Cosa rispondere a coloro che dicono che la fine del mondo è vicina? Qual è la forza che ti spinge a resistere e ad avere speranza? 
5) Preghiera finale 
Signore, ti voglio benedire ogni giorno,  lodare il tuo nome in eterno e per sempre.  
Grande sei tu Signore e degno di ogni lode,  la tua grandezza non si può misurare (Sal 144) 

 

 

 

 


 
 

 

Preghiera a San Michele Arcangelo, 
da recitarsi al termine della S. Messa

 

 

Il 13 ottobre 1884, al termine della celebrazione della S. Messa, Leone XIII udì una voce dal timbro gutturale e profondo che diceva: “Posso distruggere la tua Chiesa: per far questo ho bisogno di più tempo e di più potere” Il Papa udì anche una voce più aggraziata che domandava: “Quanto tempo? Quanto potere?”
La voce gutturale rispose: “Dai settantacinque ai cento anni e un più grande potere su coloro che si consegnano al mio servizio”; la voce gentile replicò: “Hai il tempo…” Profondamente turbato, Leone XIII dispose che una speciale preghiera, da lui stesso composta, venisse recitata al termine della S. Messa.

San Michele Arcangelo, difendici nella battaglia: sii tu nostro sostegno contro la perfidia e le insidie del diavolo.
Che Dio eserciti il suo dominio su di lui, te ne preghiamo supplichevoli.
E tu, o principe della milizia celeste, con la potenza divina,
ricaccia nell’Inferno satana e gli altri spiriti maligni i quali errano nel mondo per perdere le anime.
Amen.

 


 
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