Lectio del giorno all’Oasi di Engaddi 27-31_Dicembre-2021

 

Lunedì, 27 dicembre 2021

Tempo di Natale 

Preghiera

O Dio, che per mezzo dell’apostolo Giovanni ci hai rivelato le misteriose profondità del tuo Verbo: donaci l’intelligenza penetrante della Parola di vita, che egli ha fatto risuonare nella tua Chiesa. Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio, e vive regna con te, nell’unità dello Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli. 

Lettura dal Vangelo secondo Giovanni 20,2-8

Nel giorno dopo il sabato, Maria di Magdala corse e andò da Simon Pietro e dall’altro discepolo, quello che Gesù amava, e disse loro: “Hanno portato via il Signore dal sepolcro e non sappiamo dove l’hanno posto!”.

Uscì allora Simon Pietro insieme all’altro discepolo, e si recarono al sepolcro. 

Correvano insieme tutti e due, ma l’altro discepolo corse più veloce di Pietro e giunse per primo al sepolcro. Chinatosi, vide le bende per terra, ma non entrò.Giunse intanto anche Simon Pietro che lo seguiva ed entrò nel sepolcro e vide le bende per terra, e il sudario, che gli era stato posto sul capo, non per terra con le bende, ma piegato in un luogo a parte.

Allora entrò anche l’altro discepolo, che era giunto per primo al sepolcro, e vide e credette.

Riflessione 

  • Il vangelo di oggi ci presenta il brano del Vangelo di Giovanni che parla del Discepolo Amato. Probabilmente, è stato scelto questo testo da leggere e meditare oggi, festa di San Giovanni Evangelista, per l’identificazione spontanea che tutti facciamo del discepolo amato con l’apostolo Giovanni. Ma la cosa strana è che in nessun brano del vangelo di Giovanni viene detto che il discepolo amato è Giovanni. Orbene, fin dai più remoti tempi della Chiesa, si è insistito sempre nell’identificazione dei due. Per questo, nell’insistere sulla somiglianza tra i due, corriamo il rischio di perdere un aspetto molto importante del messaggio del Vangelo riguardo al discepolo amato.
  • Nel Vangelo di Giovanni, il discepolo amato rappresenta la nuova comunità che nasce attorno a Gesù. Il Discepolo Amato si trova ai piedi della Croce, insieme a Maria, la madre di Gesù (Gv 19,26). Maria rappresenta il Popolo dell’antica alleanza. Alla fine del primo secolo, epoca in cui venne compilata la redazione finale del Vangelo di Giovanni, c’era un conflitto crescente tra la sinagoga e la chiesa. Alcuni cristiani volevano abbandonare l’Antico Testamento e rimanere solo con il Nuovo Testamento. Ai piedi della Croce, Gesù dice: “Donna, ecco tuo figlio!” ed al discepolo amato: “Figlio, ecco tua madre!” Ed i due devono rimanere uniti come madre e figlio. Separare l’Antico Testamento dal Nuovo, in quel tempo era fare ciò che oggi chiamiamo separazione tra fede (NT) e vita (AT).
  • Nel vangelo di oggi, Pietro ed il Discepolo Amato, avvisati dalla testimonianza di Maria Maddalena, corrono insieme verso il Santo Sepolcro. Il giovane è più veloce dell’anziano e arriva per primo. Guarda dentro il sepolcro, osserva tutto, ma non entra. Lascia che entri prima Pietro. Pietro entra. E’ suggestivo il modo in cui il vangelo descrive la reazione dei due uomini dinanzi a ciò che tutti e due vedono: “Entrò nel sepolcro e vide le bende per terra, e il sudario che gli era stato posto sul capo, non per terra con le bende, ma piegato in un luogo a parte. Allora entrò anche l’altro discepolo, che era giunto per primo al sepolcro, e vide e credette”.

Tutti e due videro la stessa cosa, ma si dice solo del Discepolo Amato che credette: “Allora entrò anche l’altro discepolo che era giunto per primo al sepolcro, e vide e credette” Perchè? Sarà che Pietro non credette?

  • Il discepolo amato ha uno sguardo diverso, che percepisce più degli altri. Ha uno sguardo d’amore che percepisce la presenza della novità di Gesù. Al mattino, dopo quella notte di ricerca e dopo la pesca miracolosa, è lui, il discepolo amato a percepire la presenza di Gesù e dice: “E’ il Signore!” (Gv 21,7). In quella occasione, Pietro avvisato dall’affermazione del discepolo amato, riconosce anche lui e comincia a capire. Pietro impara dal discepolo amato. Poi Gesù chiede tre volte: “Pietro, mi ami?” (Gv 21,15.16.17). Per tre volte, Pietro rispose: “Tu sai che io ti amo!” Dopo la terza volta, Gesù affida le pecore alle cure di Pietro, ed in questo momento anche Pietro diventa “Discepolo Amato”.

Per un confronto personale

  • Tutti coloro che crediamo in Gesù siamo oggi il Discepolo Amato. Ho lo stesso guardo d’amore per percepire la presenza di Dio e credere nella sua resurrezione?
  • Separare l’Antico del Nuovo Testamento è la stessa cosa che separare Fede e Vita. Come faccio e vivo oggi questo?

Preghiera finale

I monti fondono come cera davanti al Signore,  davanti al Signore di tutta la terra. I cieli annunziano la sua giustizia  e tutti i popoli contemplano la sua gloria. (Sal 96)


 

Martedì, 28 dicembre 2021

Tempo di Natale 

Preghiera

Signore nostro Dio, che oggi nei santi Innocenti sei stato glorificato non a parole, ma col sangue, concedi anche a noi di esprimere nella vita la fede che professiamo con le labbra.

Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio, e vive e regna con te, nell’unità dello Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli. 

Lettura dal Vangelo secondo Matteo 2,13-18

I Magi erano appena partiti, quando un angelo del Signore apparve in sogno a Giuseppe e gli disse: “Àlzati, prendi con te il bambino e sua madre e fuggi in Egitto, e resta là finché non ti avvertirò, perché Erode sta cercando il bambino per ucciderlo”.

Giuseppe destatosi, prese con sé il bambino e sua madre nella notte e fuggì in Egitto, dove rimase fino alla morte di Erode, perché si adempisse ciò che era stato detto dal Signore per mezzo del profeta: “Dall’Egitto ho chiamato il mio figlio”.Erode, accortosi che i Magi si erano presi gioco di lui, s’infuriò e mandò ad uccidere tutti i bambini di Betlemme e del suo territorio dai due anni in giù, corrispondenti al tempo su cui era stato informato dai Magi.

Allora si adempì quel che era stato detto per mezzo del profeta Geremia: “Un grido è stato udito in Rama, un pianto e un lamento grande; Rachele piange i suoi figli e non vuole essere consolata, perché non sono più”.

Riflessione 

  • Il Vangelo di Matteo, redatto attorno agli anni 80 e 90, si preoccupa di mostrare che in Gesù si compiono le profezie. Molte volte viene detto: “Tutto ciò avvenne affinché si adempisse ciò che era stato detto dal Signore….” (cf. Mt 1,22; 2,17.23; 4,14; 5,17; ecc.). Questo perché i destinatari del Vangelo di Matteo sono le comunità dei giudei convertiti che vivevano una profonda crisi di fede e di identità. Dopo la distruzione di Gerusalemme nell’anno 70, i farisei erano l’unico gruppo del giudaismo sopravissuto. Negli anni 80, quando cominciarono a riorganizzarsi, crebbe l’opposizione tra giudei farisei e giudei cristiani. Questi finirono per essere scomunicati dalla sinagoga e separati dal popolo delle promesse. La scomunica rese ancora più acuto il problema dell’identità. Non potevano più frequentare le loro sinagoghe. E furono assaliti dal dubbio: Sarà che ci sismo sbagliati? Chi è il vero popolo di Dio? Gesù è veramente il Messia?
  • E’ per questo gruppo sofferto che Matteo scrive il suo vangelo, come Vangelo di consolazione per aiutarli a superare il trauma della rottura, come Vangelo di rivelazione per mostrare che Gesù è il vero Messia, il nuovo Mosè in cui si compiono le promesse, come Vangelo della nuova pratica per insegnare il cammino di come raggiungere la nuova giustizia, più grande della giustizia dei farisei (Mt 5,20).
  • Nel vangelo di oggi appare questa preoccupazione di Matteo. Lui consola le comunità perseguitate mostrando che anche Gesù fu perseguitato. Rivela che Gesù è il Messia, infatti per ben due volte insiste nel dire che le profezie si compieranno in lui; e suggerisce inoltre che Gesù è il nuovo Messia, poiché, come Mosè, anche lui è perseguitato e deve fuggire. Indica un nuovo cammino, suggerendo che devono fare come i magi che seppero evitare la vigilanza di Erode e ritornarono alla loro dimora, prendendo un altro cammino.

Per un confronto personale

  • Erode dette l’ordine di uccidere i bambini di Betlemme. L’Erode di oggi continua ad uccidere milioni di bambini. Muoiono di fame, di denutrizione, di malattia, a causa dell’aborto. Oggi chi è Erode?
  • Matteo aiuta a superare la crisi di fede e di identità. Oggi, molti vivono una crisi profonda di fede e di identità. Il Vangelo, come può aiutare a superare questa crisi di fede?

Preghiera finale

Il nostro aiuto è nel nome del Signore  che ha fatto cielo e terra. (Sal 123)


 

Mercoledì, 29 dicembre 2021

Tempo di Natale

Preghiera

Dio invisibile ed eterno, che nella venuta del Cristo vera luce hai rischiarato le nostre tenebre, guarda con bontà questa tua famiglia, perché possa celebrare con lode unanime la nascita gloriosa del tuo unico Figlio. Egli è Dio, e vive e regna con te nell’unità dello Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli.

Lettura dal Vangelo secondo Luca 2,22-35

Quando venne il tempo della purificazione secondo la Legge di Mosè, Maria e Giuseppe portarono il bambino a Gerusalemme per offrirlo al Signore, come è scritto nella Legge del Signore: “Ogni maschio primogenito sarà sacro al Signore”; e per offrire in sacrificio una coppia di tortore o di giovani colombi, come prescrive la Legge del Signore. Ora a Gerusalemme c’era un uomo di nome Simeone, uomo giusto e timorato di Dio, che aspettava il conforto d’Israele; lo Spirito Santo che era su di lui gli aveva preannunziato che non avrebbe visto la morte senza prima aver veduto il Messia del Signore. Mosso dunque dallo Spirito, si recò al tempio; e mentre i genitori vi portavano il bambino Gesù per adempiere la Legge, lo prese tra le braccia e benedisse Dio: 

“Ora lascia, o Signore, che il tuo servo  vada in pace secondo la tua parola;  perché i miei occhi han visto la tua salvezza,  preparata da te davanti a tutti i popoli,  luce per illuminare le genti  e gloria del tuo popolo Israele”.

Il padre e la madre di Gesù si stupivano delle cose che si dicevano di lui. Simeone li benedisse e parlò a Maria, sua madre: “Egli è qui per la rovina e la risurrezione di molti in Israele, segno di contraddizione perché siano svelati i pensieri di molti cuori. E anche a te una spada trafiggerà l’anima”.

Riflessione

  • I primi due capitoli del Vangelo di Luca non sono storia secondo il significato che noi diamo oggi alla storia. Servono più che altro da specchio in cui i cristiani convertiti dal paganesimo, scoprirono che Gesù era venuto a compiere le profezie dell’Antico Testamento ed a rispondere alle aspirazioni più profonde del cuore umano. Sono, quindi, simbolo e specchio di ciò che stava succedendo tra i cristiani del tempo di Luca. Le comunità giunte dal paganesimo erano nate dalle comunità di giudei convertiti, ma erano diverse. Il Nuovo non corrispondeva a ciò che l’Antico immaginava ed aspettava. Era “segno di contraddizione” (Lc 2,34), causava tensioni ed era fonte di molto dolore. Nell’atteggiamento di Maria, immagine del Popolo di Dio, Luca rappresenta un modello di come perseverare nel Nuovo, senza essere infedeli all’Antico.
  • In questi due primi capitoli del Vangelo di Luca, tutto gira attorno alla nascita di due bambini: Giovanni e Gesù. I due capitoli ci fanno sentire il profumo del vangelo di Luca. In essi, l’ambiente è di tenerezza e di lode. Dall’inizio alla fine, si loda e si canta, perché, finalmente, la misericordia di Dio si è rivelata in Gesù; lui compì le promesse fatte ai padri. E Dio le compì a favore dei poveri, degli anawim, quali Elisabetta e Zaccaria, Maria e Giuseppe, Anna e Simeone, i pastori. Tutti loro seppero aspettare la sua venuta.
  • L’insistenza di Luca nel dire che Maria e Giuseppe adempirono tutto quello che la Legge prescrive, evoca ciò che Paolo scrisse nella lettera ai Galati: “Quando venne la pienezza del tempo, Dio mandò il suo Figlio nato da donna, nato sotto la legge, per riscattare coloro che erano sotto la Legge, perchè ricevessimo l’adozione a figli” (Gal 4,4-5).
  • La storia del vecchio Simeone insegna che la speranza, anche se non subito, un giorno si realizza. Non si frustra, viene realizzata. Ma la forma non sempre corrisponde a ciò che noi immaginiamo. Simeone aspettava il Messia glorioso di Israele. Giungendo al tempio, in mezzo a tante coppie che portano i loro figli, lui vede una coppia giovane di Nazaret. Ed in questa coppia povera, con il loro bambino, vede la realizzazione della sua speranza e della speranza del popolo:“I miei occhi hanno visto la tua salvezza, preparata da te davanti a tutti i popoli, luce per illuminare le genti e gloria del tuo popolo Israele.”
  • Nel testo del vangelo di oggi, appaiono i temi preferiti di Luca, cioè, una forte insistenza sull’azione dello Spirito Santo, sulla preghiera e sull’ambiente di preghiera, un’attenzione continua all’azione e partecipazione delle donne ed una preoccupazione costante verso i poveri e del messaggio per i poveri.

Per un confronto personale

  • Saresti capace di percepire in un bambino povero la luce per illuminare le nazioni?
  • Saresti capace di sopportare tutta la vita nell’attesa della realizzazione della tua speranza?

Preghiera finale

Cantate al Signore un canto nuovo,  cantate al Signore da tutta la terra;  cantate al Signore, benedite il suo nome. (Sal 95)


 

Giovedì, 30 dicembre 2021

Tempo di Natale

Preghiera

Dio grande e misericordioso,  la nuova nascita del tuo unico Figlio  nella nostra carne mortale 

ci liberi dalla schiavitù antica,  che ci tiene sotto il giogo del peccato.  Per il nostro Signore Gesù Cristo…

Lettura dal Vangelo secondo Luca 2,36-40

In quel tempo, c‟era una profetessa, Anna, figlia di Fanuele, della tribù di Aser molto avanzata in età, aveva vissuto col marito sette anni dal tempo in cui era ragazza, era poi rimasta vedova e ora aveva ottantaquattro anni. Non si allontanava mai dal tempio, servendo Dio notte e giorno con digiuni e preghiere. Sopraggiunta in quel momento, si mise anche lei a lodare Dio e parlava del bambino a quanti aspettavano la redenzione di Gerusalemme. 

Quando ebbero tutto compiuto secondo la legge del Signore, fecero ritorno in Galilea, alla loro città di Nazaret. Il bambino cresceva e si fortificava, pieno di sapienza, e la grazia di Dio era sopra di lui.

Riflessione

  • Nei primi due capitoli di Luca, tutto ruota attorno alla nascita di due creature: Giovanni e Gesù. I due capitoli ci fanno sentire il profumo del Vangelo di Luca. In essi, l‟ambiente è di tenerezza e di lode. Dall‟inizio alla fine, si loda e si canta la misericordia di Dio: i cantici di Maria (Lc 1,46-55), di Zaccaria (Lc 1,68-79), degli angeli (Lc 2,14), di Simeone (Lc 2,29-32). Finalmente, Dio viene per compiere le sue promesse, e le compie a favore dei poveri, degli anawim, di coloro che sanno perseverare e sperare nella sua venuta: Elisabetta, Zaccaria, Maria, Giuseppe, Simeone, Anna, i pastori.
  • I capitoli 1 e 2 del Vangelo di Luca sono molto conosciuti, ma poco approfonditi. Luca scrive imitando gli scritti dell‟ E‟ come se i primi due capitoli del suo vangelo fossero l‟ultimo capitolo dell‟AT che apre la porta per la venuta del Nuovo. Questi due capitoli sono il cardine tra il Nuovo e l‟Antico Testamento. Luca vuole dimostrare che le profezie si stanno realizzando. Giovanni e Gesù compiono l‟Antico ed iniziano il Nuovo.
  • Luca 2,36-37: La vita della profetessa Anna. “In quel tempo, c‟era una profetessa, Anna, figlia di Fanuele, della tribù di Aser molto avanzata in età, aveva vissuto col marito sette anni dal tempo in cui era ragazza, era poi rimasta vedova e ora aveva ottantaquattro anni. Non si allontanava mai dal tempio, servendo Dio notte e giorno con digiuni e preghiere.” Come Giuditta (Gd 8,1-6), anche Anna è vedova. Come Debora (Jz 4,4), anche lei è profetessa. Cioè, è una persona che comunica qualcosa di Dio e che ha un‟apertura speciale verso le cose della fede fino al punto di poterle comunicare agli altri. Anna si è sposata giovane, ha vissuto da sposata sette anni, è rimasta vedova e continua a dedicarsi a Dio fino all‟età di ottantaquattro anni. Oggi, in quasi tutte le nostre comunità, nel mondo intero, si incontrano un gruppo di signore di una certa età, molte di loro vedove, la cui vita si riassume nella preghiera e nell‟essere presenti alle celebrazioni e nel servizio al prossimo.
  • Luca 2,38: Anna e il bambino Gesù. “Sopraggiunta in quel momento, si mise anche lei a lodare Dio e parlava del bambino a quanti aspettavano la redenzione di

Gerusalemme”. Giunse al tempio nel momento in cui Simeone abbracciava il bambino e conversava con Maria sul futuro del figlio (Lc 2,25-35). Luca suggerisce che Anna prenda parte a questo gesto. Lo sguardo di Anna è uno sguardo di fede. Lei vede un bambino nelle braccia di sua madre e scopre in lui il Salvatore del mondo. 

  • Luca 2,39-40: La vita di Gesù a Nazaret. “Quando ebbero tutto compiuto secondo la legge del Signore, fecero ritorno in Galilea, alla loro città di Nazaret. Il bambino cresceva e si fortificava, pieno di sapienza, e la grazia di Dio era sopra di lui”. In queste poche parole, Luca comunica qualcosa del mistero dell‟ “Il Verbo si fece carne e fissò tra di noi la sua dimora” (Gv 1,14). Il Figlio di Dio si fece uguale a noi in tutto ed assunse la condizione di servo (Filip 2,7). Fu obbediente fino alla morte ed alla morte di croce (Filip 2,8). Visse trentatre anni fra di noi, e di questi trenta li visse a Nazaret. Se vogliamo sapere come fu la vita del Figlio di Dio durante gli anni che visse a Nazaret, dobbiamo cercare di conoscere la vita di qualsiasi nazareno di quell‟epoca, cambiare il nome, dargli il nome di Gesù e conosceremo la vita del Figlio di Dio nei trenta e tre anni della sua vita, in tutto uguale a noi, tranne che nel peccato (Eb 4,15). In questi anni della sua vita, “il bambino cresceva e si fortificava, pieno di sapienza, e la grazia di Dio era sopra di lui”. In un altro passaggio, Luca afferma la stessa cosa con altre parole. Dice che il bambino “cresceva in sapienza, età e grazia davanti a Dio e agli uomini” (Lc 2,52). Crescere in sapienza significa assimilare la conoscenza, l‟esperienza umana accumulata lungo i secoli: i tempi, le feste, le medicine, le piante, le preghiere, le usanze, ecc. Ciò si impara vivendo e convivendo nella comunità naturale della gente. Crescere in età significa nascere piccolo, crescere e diventare adulto. E‟ il processo di ogni essere umano con le sue gioie e le sue tristezze, le sue scoperte e frustrazioni, le sue rabbie e i suoi amori. Ciò si impara vivendo e convivendo in famiglia, con i genitori, i fratelli e le sorelle, i parenti. Crescere in grazia significa: scoprire la presenza di Dio nella vita, la sua azione in tutto ciò che succede, la vocazione, la sua chiamata. La lettera agli Ebrei dice che: “Pur essendo Figlio, imparò l‟obbedienza dalle cose che patì” (Eb 5,8).

Per un confronto personale

  • Conosci persone come Anna, che hanno uno sguardo di fede sulle cose della vita?
  • Crescere in sapienza, età e grazia: come avviene questo nella mia vita?

Preghiera finale

Annunziate di giorno in giorno la salvezza del Signore,  in mezzo ai popoli narrate la sua gloria,  a tutte le nazioni dite i suoi prodigi. (Sal 95)


 

Venerdì, 31 dicembre 2021

Tempo di Natale

Lettura dal Vangelo secondo Giovanni 1,1-18

In principio era il Verbo, e il Verbo era presso Dio e il Verbo era Dio. Egli era in principio presso Dio: tutto è stato fatto per mezzo di lui, e senza di lui niente è stato fatto di tutto ciò che esiste. In lui era la vita e la vita era la luce degli uomini; la luce splende nelle tenebre, ma le tenebre non l’hanno accolta. 

Venne un uomo mandato da Dio e il suo nome era Giovanni Egli venne come testimone per rendere testimonianza alla luce, perché tutti credessero per mezzo di lui. Egli non era la luce, ma doveva rendere testimonianza alla luce. Veniva nel mondo la luce vera, quella che illumina ogni uomo. Egli era nel mondo, e il mondo fu fatto per mezzo di lui, eppure il mondo non lo riconobbe. Venne fra la sua gente, ma i suoi non l’hanno accolto. A quanti però l’hanno accolto, ha dato potere di diventare figli di Dio: a quelli che credono nel suo nome, i quali non da sangue, né da volere di carne, né da volere di uomo, ma da Dio sono stati generati. E il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi; e noi vedemmo la sua gloria, gloria come di unigenito dal Padre, pieno di grazia e di verità, Giovanni gli rende testimonianza e grida: “Ecco l’uomo di cui io dissi: Colui che viene dopo di me mi è passato avanti, perché era prima di me”. Dalla sua pienezza noi tutti abbiamo ricevuto e grazia su grazia. Perché la legge fu data per mezzo di Mosè, la grazia e la verità vennero per mezzo di Gesù Cristo. Dio nessuno l’ha mai visto: proprio il Figlio unigenito, che è nel seno del Padre, lui lo ha rivelato.

Riflessione

  • Il Prologo è la prima cosa che si vede aprendo il vangelo di Giovanni. Ma fu anche l’ultima ad essere scritta. E’ il riassunto finale, posto all’inizio. In esso, Giovanni descrive il cammino della Parola di Dio. Era accanto a Dio, da prima della creazione, e per mezzo di lei tutto fu creato. Tutto ciò che esiste è espressione della Parola di Dio. Come avviene con la Sapienza di Dio, (Pr 8,22-31), così anche la Parola volle giungere più vicino a noi e si fece carne in Gesù. Venne in mezzo a noi, svolse la sua missione e ritornò a Dio. Gesù è questa Parola di Dio. Tutto ciò che dice e fa è comunicazione che ci rivela il Padre.
  • Nel dire “In principio era il Verbo”, Giovanni evoca la prima frase della Bibbia che dice: “In principio Dio creò il cielo e la terra” (Gen 1,1). Dio creò tutto per mezzo della sua Parola. “Parla e tutto è fatto” (Sal 33,9; 148,5). Tutte le creature sono un’espressione della Parola di Dio. Questa Parola viva di Dio, presente in tutte le cose, brilla nelle tenebre. Le tenebre cercano di spegnerla, ma non ci riescono. La ricerca di Dio, sempre nuova, rinasce nel cuore umano. Nessuno riesce a coprirla. Non riusciamo per molto tempo a vivere senza Dio!
  • Giovanni Battista venne per aiutare la gente a scoprire e gustare questa presenza luminosa e consolatrice della Parola di Dio nella vita. La testimonianza di Giovanni Battista è stata molto importante, così tanto che molta gente pensava che era lui il Cristo (Messia) (Atti 19,3; Gv 1,20). Per questo, il Prologo chiarisce dicendo: “Giovanni non era la luce! Venne per dare testimonianza alla luce!”
  • Così come la Parola di Dio si manifesta nella natura, nella creazione, così pure si manifesta nel “mondo”, cioè nella storia dell’umanità, in particolare, nella storia del popolo di Dio. Ma il “mondo” non riconobbe, né ricevette la Parola. “Venne fra la sua gente, ma i suoi non l’hanno accolto”. Qui, quando dice gente, Giovanni vuole indicare il sistema sia dell’impero che della religione dell’epoca, ambedue rinchiusi in se stessi e, per questo, incapaci di riconoscere la Buona Notizia (Vangelo), la presenza luminosa della Parola di Dio.
  • Ma le persone che si aprono accettando la Parola, diventano figli e figlie di Dio. La persona diventa figlio e figlia di Dio non per i propri meriti, né per appartenere alla razza di Israele, ma per il semplice fatto di aver fiducia e credere che Dio nella sua bontà, ci accetta e ci accoglie. La Parola di Dio entra nella persona e fa che questa si senta accolta come un figlio, come una figlia da Dio. E’ il potere della grazia di Dio.
  • Dio non vuole rimanere lontano da noi. Per questo, la sua Parola, giunse ancora più vicino e si fece presente in mezzo a noi nella persona di Gesù. Il Prologo dice letteralmente: “E il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi”. Anticamente, nel tempo dell’esodo, nel deserto Dio viveva in una tenda in mezzo al popolo (Es 25,8). Ora la tenda in cui Dio abita con noi è Gesù, “pieno di grazia e di verità”. Gesù venne a rivelare chi è questo nostro Dio, presente in tutto, fin dall’inizio della creazione.

Per un confronto personale

  • Tutto ciò che esiste è un’espressione della Parola di Dio, una rivelazione della sua presenza. Sono sufficientemente contemplativo per poter ricevere e sperimentare questa presenza universale della Parola di Dio?
  • Cosa significa per me essere chiamato figlio di Dio?

Preghiera finale

Esultino davanti al Signore che viene,  perché viene a giudicare la terra. Giudicherà il mondo con giustizia  e con verità tutte le genti. (Sal 95)

Preghiera 

Dio onnipotente ed eterno, che nella nascita del tuo Figlio hai stabilito l’inizio e la pienezza della vera fede, accogli anche noi come membra del Cristo, che compendia in sé la salvezza del mondo. Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio, e vive regna con te, nell’unità dello Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli.


 
 

 

Preghiera a San Michele Arcangelo, 
da recitarsi al termine della S. Messa

 

 

Il 13 ottobre 1884, al termine della celebrazione della S. Messa, Leone XIII udì una voce dal timbro gutturale e profondo che diceva: “Posso distruggere la tua Chiesa: per far questo ho bisogno di più tempo e di più potere” Il Papa udì anche una voce più aggraziata che domandava: “Quanto tempo? Quanto potere?”
La voce gutturale rispose: “Dai settantacinque ai cento anni e un più grande potere su coloro che si consegnano al mio servizio”; la voce gentile replicò: “Hai il tempo…” Profondamente turbato, Leone XIII dispose che una speciale preghiera, da lui stesso composta, venisse recitata al termine della S. Messa.

San Michele Arcangelo, difendici nella battaglia: sii tu nostro sostegno contro la perfidia e le insidie del diavolo.
Che Dio eserciti il suo dominio su di lui, te ne preghiamo supplichevoli.
E tu, o principe della milizia celeste, con la potenza divina,
ricaccia nell’Inferno satana e gli altri spiriti maligni i quali errano nel mondo per perdere le anime.
Amen.

 


 
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