Lectio del giorno all’Oasi di Engaddi 26-31_Luglio-2021

Lunedì, 26 luglio 2021

Tempo ordinario

Preghiera

O Dio, nostra forza e nostra speranza, senza di te nulla esiste di valido e di santo; effondi su di noi la tua misericordia perché, da te sorretti e guidati, usiamo saggiamente dei beni terreni nella continua ricerca dei beni eterni.  Per il nostro Signore Gesù Cristo…

Lettura dal Vangelo secondo Matteo 13,31-35

In quel tempo, Gesù espose alla folla un’altra parabola: “Il regno dei cieli si può paragonare a un granellino di senapa, che un uomo prende e semina nel suo campo. Esso è il più piccolo di tutti i semi ma, una volta cresciuto, è più grande degli altri legumi e diventa un albero, tanto che vengono gli uccelli del cielo e si annidano fra i suoi rami”. 

Un’altra parabola disse loro: “Il regno dei cieli si può paragonare al lievito, che una donna ha preso e impastato con tre misure di farina perché tutta si fermenti”. 

Tutte queste cose Gesù disse alla folla in parabole e non parlava ad essa se non in parabole, perché si adempisse ciò che era stato detto dal profeta: “Aprirò la mia bocca in parabole, proclamerò cose nascoste fin dalla fondazione del mondo”.

Riflessione

  • Stiamo meditando il Discorso delle Parabole, il cui obiettivo è quello di rivelare, per mezzo di paragoni, il mistero del Regno di Dio presente nella vita della gente. Il vangelo di oggi ci presenta due brevi parabole, il granello di senape e il lievito. In esse Gesù racconta due storie tratte dalla vita di ogni giorno, che serviranno di termine di paragone per aiutare la gente a scoprire il mistero del Regno. Nel meditare queste due storie non bisogna cercare di scoprire ciò che ogni elemento delle storie ci vuole dire sul Regno. Si deve guardare prima la storia in sé, come un tutto e cercare di scoprire qual è il punto centrale attorno a cui la storia fu costruita, poiché questo punto centrale servirà da termine di paragone per rivelare il Regno di Dio. Vediamo qual è il punto centrale delle due parabole.
  • Matteo 13,31-32: La parabola del granellino di senape. Gesù dice: ”Il Regno dei cieli è simile ad un granellino di senape“ e, poi racconta subito la storia: un granellino ben piccolo viene gettato nel campo; essendo molto piccolo, cresce, diventa più grande delle altre piante ed attira gli uccelli che in essa si costruiscono il nido. Gesù non spiega la storia. Vale qui ciò che ha detto in un’altra occasione: “Chi ha orecchi per udire, intenda!” Ossia: “E’ questo. Avete sentito, ed ora cercate di capire!” Tocca a noi scoprire ciò che la storia ci rivela sul Regno di Dio presente nella nostra vita. Così per mezzo di questa storia del granellino di senape, Gesù ci spinge ad avere fantasia, perché ognuno di noi capisce qualcosa della semina. Gesù spera che le persone, noi tutti, cominciamo a condividere ciò che ognuno di noi ha scoperto. Condivido ora tre punti che ho scoperto sul Regno, partendo da questa parabola: (a) Gesù dice: “Il Regno dei Cieli è simile ad un granellino di senape“. Il Regno non è qualcosa di astratto, non è un’idea. E’ una presenza in mezzo a noi (Lc 17,21). Come è questa presenza? E’ come il granellino di senape: presenza ben piccola, umile, che quasi non si vede. Si tratta di Gesù stesso, un povero falegname, che va per la Galilea, parlando del Regno alla gente dei villaggi. Il Regno di Dio non segue i criteri dei grandi del mondo. Ha un altro modo di pensare e di procedere. (b) La parabola evoca una profezia di Ezechiele, in cui si dice che Dio prenderà un piccolo ramoscello di cedro e lo pianterà sulle montagne di Israele. Questo piccolo ramoscello di centro “metterà rami e farà frutti e diventerà un cedro magnifico. Sotto di lui tutti gli uccelli dimoreranno, ogni volatile all’ombra dei suoi rami riposerà. Sapranno tutti gli alberi della foresta che io sono il Signore, che umilio l’albero alto e innalzo l’albero basso; faccio seccare l’albero verde e germogliare l’albero secco. Io, il Signore, ho parlato e lo farò». (Ez 17,22-23). (c) Il granellino di senape, pur essendo piccolo, cresce e suscita speranza. Come il granellino di senape, così anche il Regno ha una forza interiore e cresce. Come cresce? Cresce attraverso la predicazione di Gesù e dei discepoli e delle discepole nei villaggi della Galilea. Cresce, fino ad oggi, mediante la testimonianza delle comunità e diventa una buona notizia di Dio che irradia luce ed attira le persone. La persona che arriva vicino alla comunità, si sente accolta, in casa, e costruisce in essa il suo nido, la sua dimora. Infine, la parabola lascia in aria una domanda: chi sono i passeri? La domanda otterrà una risposta più in là, nel vangelo. Il testo suggerisce che si tratta dei pagani che potranno entrare nel Regno (Mt15,21-

28). 

  • Matteo 13,33: La parabola del lievito. La storia della seconda parabola è questa: una donna prende un pochino di lievito e lo mescola con tre porzioni di farina, fino a che il tutto fermenti. Di nuovo, Gesù non spiega, dice solamente: “Il Regno dei Cieli è come un lievito…”. Come nella prima parabola, tocca a noi scoprirne il significato che ha oggi per noi. Ecco alcuni punti da me scoperti, che mi hanno fatto pensare: (a) Ciò che cresce non è il lievito, ma la pasta. (b) Si tratta di una cosa ben di casa, del lavoro

di una donna di casa. (c) Il lievito si mescola con la massa pura della farina, e contiene qualcosa di putrido. (d) L’obiettivo è far fermentare tutta la pasta, non solo una parte. (e) Il lievito non ha valore in se stesso, ma serve per far crescere la pasta. 

  • Matteo 13,34-35: Perché Gesù parla in parabole. Qui, alla fine del Discorso delle Parabole, Matteo chiarisce il motivo che spingeva Gesù ad insegnare alla gente sotto forma di parabole. Lui dice che era affinché si compisse la profezia che diceva: “Aprirò la bocca per usare parabole; proclamerò cose nascoste fin dalla creazione del mondo”. In realtà, il testo citato non è di un profeta, bensì è un salmo (Sal 78,2). Per i primi cristiani tutto l’Antico Testamento era una grande profezia che annunciava velatamente la venuta del Messia ed il compimento delle promesse di Dio. In Marco 4,34-36, il motivo che spingeva Gesù ad insegnare alla gente per mezzo di parabole era quello di adattare il messaggio alla capacità della gente. Con questi esempi tratti dalla vita della gente, Gesù aiutava le persone a scoprire le cose di Dio nella vita di ogni giorno. La vita diventava trasparente. Faceva percepire che lo straordinario di Dio si nasconde nelle cose ordinarie e comuni della vita di ogni giorno. La gente capiva le cose della vita. Nelle parabole riceveva la chiave per aprirla ed incontrare in essa i segni di Dio. Alla fine del Discorso delle Parabole, in Matteo 13,52, come vedremo dopo, ci sarà spiegato un altro motivo che spinge Gesù ad insegnare con parabole.

Per un confronto personale

  • Qual è il punto di queste due parabole che più ti è piaciuto o che più ti ha colpito? Perché?
  • Qual è il seme che, senza che tu te ne rendessi conto, è cresciuto in te e nella tua comunità?

Preghiera finale

O mia forza, a te voglio cantare, poiché tu sei, o Dio, la mia difesa, mio Dio, tu sei la mia misericordia. (Sal 58)


 

Martedì, 27 luglio 2021

Tempo ordinario

Preghiera

O Dio, nostra forza e nostra speranza, senza di te nulla esiste di valido e di santo; effondi su di noi la tua misericordia perché, da te sorretti e guidati, usiamo saggiamente dei beni terreni nella continua ricerca dei beni eterni. 

Per il nostro Signore Gesù Cristo…

Lettura dal Vangelo secondo Matteo 13, 36-43

In quel tempo, Gesù lasciò la folla ed entrò in casa; i suoi discepoli gli si accostarono per dirgli: «Spiegaci la parabola della zizzania nel campo». Ed egli rispose: «Colui che semina il buon seme è il Figlio dell`uomo. Il campo è il mondo. Il seme buono sono i figli del regno; la zizzania sono i figli del maligno, e il nemico che l`ha seminata è il diavolo. La mietitura rappresenta la fine del mondo, e i mietitori sono gli angeli. Come dunque si raccoglie la zizzania e si brucia nel fuoco, così avverrà alla fine del mondo. Il Figlio dell`uomo manderà i suoi angeli, i quali raccoglieranno dal suo regno tutti gli scandali e tutti gli operatori di iniquità e li getteranno nella fornace ardente dove sarà pianto e stridore di denti. Allora i giusti splenderanno come il sole nel regno del Padre loro. Chi ha orecchi, intenda!

Riflessione 

  • Il vangelo di oggi ci presenta la spiegazione di Gesù a richiesta dei discepoli, della parabola del grano e della zizzania. Alcuni studiosi pensano che questa spiegazione, che Gesù dà ai discepoli, non sia di Gesù, ma della comunità. E’ possibile e probabile, poiché una parabola, per sua natura, richiede il coinvolgimento e la partecipazione delle persone nella scoperta del significato. Così come la pianta è già dentro il seme, così certamente, la spiegazione della comunità è nella parabola. Ed è esattamente questo l’obiettivo che Gesù voleva e vuole raggiungere con la parabola. Il senso che noi oggi stiamo scoprendo nella parabola che Gesù ha raccontato duemila anni fa era già racchiuso nella storia che Gesù raccontò, come il fiore è già nel suo seme.
  • Matteo 13,36: La richiesta dei discepoli a Gesù: la spiegazione della parabola del grano e della zizzania. I discepoli, in casa, parlano e chiedono una spiegazione della parabola del grano e della zizzania. (Mt 13,24-30). Viene detto molte volte che Gesù, in casa, continuava ad insegnare ai suoi apostoli (Mc 7,17; 9,28.33; 10,10). In quel tempo, non c’era la televisione e le lunghe ore delle sere d’inverno la gente le trascorreva riunita a parlare dei fatti della vita. In queste occasioni Gesù completava l’insegnamento e la formazione dei discepoli.
  • Matteo 13,38-39: Il significato di ognuno di questi elementi della parabola. Gesù risponde riprendendo ognuno di questi elementi della parabola e dando loro un significato: il campo è il mondo; il buon seme sono i membri del Regno; la zizzania sono i membri dell’avversario (maligno); il nemico è il diavolo; la mietitura è la fine dei tempi; i mietitori sono gli angeli. Ed ora rileggi di nuovo la parabola (Mt 13,24-30) dando il giusto significato ad ognuno di questi sei elementi: campo, buon seme, zizzania, nemico, mietitura e mietitori. Così la storia assume un senso completamente nuovo ed è possibile raggiungere l’obiettivo che Gesù aveva in mente quando ha raccontato alla gente la parabola della zizzania e del buon seme. Alcuni pensano che questa parabola deve essere capita come un’allegoria e non come una parabola propriamente detta.
  • Matteo 13,40-43: L’applicazione della parabola o dell’allegoria. Con queste informazioni date da Gesù, capirai meglio la sua applicazione: “Come dunque si raccoglie la zizzania e si brucia nel fuoco, così avverrà alla fine del mondo. Il Figlio dell`uomo manderà i suoi angeli, i quali raccoglieranno dal suo regno tutti gli scandali e tutti gli operatori di iniquità e li getteranno nella fornace ardente dove sarà pianto e stridore di denti. Allora i giusti splenderanno come il sole nel regno del Padre loro.” Il destino della zizzania è la fornace, il destino del grano è brillare al sole nel Regno del Padre. Dietro queste due immagini c’è l’esperienza delle persone. Dopo che loro hanno ascoltato Gesù e lo hanno accettato nella loro vita, tutto è cambiato per loro. Ciò vuol dire che in Gesù è avvenuto ciò che speravano: il compimento delle promesse. Ora la vita si divide in prima e dopo aver accettato Gesù nella loro vita. La nuova vita è iniziata con lo splendore del sole. Se avessero continuato a vivere come prima, sarebbero come la zizzania nella fornace, vita senza senso che a nulla serve.
  • Parabola e Allegoria. C’è la parabola. C’è l’allegoria. C’è la mescolanza delle due che è la forma più comune. Generalmente tutto è una chiamata nella parabola. Nel vangelo di oggi abbiamo l’esempio di un’allegoria. Un’allegoria è una storia che una persona racconta, ma quando la racconta non pensa agli elementi della storia, ma al tema che deve essere chiarito.
  • Nel leggere un’allegoria non è necessario prima guardare la storia come un tutto, perché in un’allegoria la storia non si costruisce attorno a un punto centrale che dopo serve da paragone, bensì ciascun elemento ha una sua funzione indipendente, partendo dal senso che riceve. Si tratta di scoprire ciò che ogni elemento delle due storie cerca di dirci sul Regno, come fece la spiegazione che Gesù ci dà della parabola: campo, buon seme, zizzania, nemico, raccolto e mietitori. Generalmente le parabole sono anche allegorie. Mescolanza delle due.

Per un confronto personale

  • Nel campo tutto è mescolato: zizzania e grano. Nel campo della mia vita, cosa prevale: zizzania o grano?
  • Hai cercato di parlare con altre persone per scoprire il senso di qualche parabola?

Preghiera finale

Beato chi ha per aiuto il Dio di Giacobbe, chi spera nel Signore suo Dio, creatore del cielo e della terra, del mare e di quanto contiene. (Sal 145)


 

Mercoledì, 28 luglio 2021

Tempo ordinario

Preghiera

O Dio, nostra forza e nostra speranza, senza di te nulla esiste di valido e di santo; effondi su di noi la tua misericordia perché, da te sorretti e guidati, usiamo saggiamente dei beni terreni nella continua ricerca dei beni eterni. Per il nostro Signore Gesù Cristo…

Lettura dal Vangelo secondo Matteo 13, 44-46

In quel tempo, Gesù disse alla folla: “Il regno dei cieli è simile a un tesoro nascosto in un campo; un uomo lo trova e lo nasconde di nuovo, poi va, pieno di gioia, vende tutti i suoi averi e compra quel campo. 

Il regno dei cieli è simile a un mercante che va in cerca di perle preziose; trovata una perla di grande valore, va, vende tutti i suoi averi e la compra”.

Riflessione

  • Il vangelo di oggi ci riporta due brevi parabole del Discorso delle Parabole. Le due sono simili tra di loro, ma con differenze significative per chiarire meglio determinati aspetti del Mistero del Regno, che le parabole stanno rivelando.
  • Matteo 13,44: La parabola del tesoro nascosto nel campo. Gesù racconta una storia molto semplice e breve che potrebbe avvenire nella vita di qualsiasi persona. Dice: “Il regno dei cieli è simile a un tesoro nascosto in un campo; un uomo lo trova e lo nasconde di nuovo, poi va, pieno di gioia, vende tutti i suoi averi e compra quel campo”. Gesù non spiega. Solamente dice. Il Regno dei Cieli è simile a un tesoro nascosto in un campo”. Così spinge gli uditori a condividere con gli altri ciò che questa storia ha suscitato in loro. Condivido alcuni punti scoperti: (a) Il tesoro, il Regno, si trova già nel campo, nella vita. E’ nascosto. Passiamo e calpestiamo il campo senza rendercene conto. (b) L’uomo incontra il tesoro. Per puro caso. Non spera di incontrarlo, perché non lo stava cercando. (c) Scoprendo che si tratta di un tesoro molto importante, cosa fa? Ciò che faremmo tutti per avere il diritto di appropriarsi del tesoro. Va, vende tutto ciò che ha, e compra il campo. E così, insieme al campo, ottiene anche il tesoro, il Regno. La condizione è vendere tutto! (d) Se il tesoro, il Regno, è già nella mia vita, allora un aspetto importante della vita comincia ad avere un nuovo valore. (e) In questa storia, ciò che domina è la gratuità. Il tesoro viene incontrato per caso, indipendentemente dai nostri programmi. Il Regno avviene! E noi dobbiamo trarne le conseguenze e non permettere che questo momento di grazia passi senza dare frutto.
  • Matteo 13,45-46: La parabola del mercante di pietre preziose. La seconda parabola è simile alla prima, ma con una differenza importante. Cerchiamo di scoprirla. La storia è la seguente: “Il regno dei cieli è simile a un mercante che va in cerca di perle preziose; trovata una perla di grande valore, va, vende tutti i suoi averi e la compra”. Condivido alcuni punti che ho scoperto: (a) Si tratta di un mercante di perle. La sua professione è cercare perle. Fa solo questo nella sua vita: cercare e trovare perle. Cercando, trova una perla di grande valore. Qui la scoperta del Regno non è puro caso, ma frutto di una lunga ricerca. (b) Il commerciante di perle conosce il valore delle perle, perché molte persone vorranno vendergli le perle che trovano. Ma il mercante non si lascia ingannare. Lui conosce il valore della sua merce. (c) Quando trova una perla di grande valore, va e vende tutto ciò che possiede e compra la perla. Il Regno è il valore più grande.
  • Riassumendo l’insegnamento delle due parabole. Le due hanno lo stesso obiettivo: rivelare la presenza del Regno, ma ognuna lo rivela in modo diverso: attraverso la scoperta della gratuità dell’azione di Dio in noi, e attraverso lo sforzo e la ricerca che ogni essere umano fa per scoprire sempre meglio il senso della sua vita.

Per un confronto personale

  • Tesoro nascosto: l’ho trovato qualche volta? Ho venduto tutto per poterlo comprare?
  • Cercare perle: qual è la perla che cerchi e che non hai ancora trovato?

Preghiera finale

Signore, io canterò la tua potenza, al mattino esalterò la tua grazia perché sei stato mia difesa, mio rifugio nel giorno del pericolo. (Sal 58)


 

Giovedì, 29 luglio 2021

Tempo ordinario

Preghiera

Dio onnipotente ed eterno, il tuo Figlio fu accolto come ospite a Betania nella casa di santa Marta, concedi anche a noi di esser pronti a servire Gesù nei fratelli, perché al termine della vita siamo accolti nella tua dimora.  Per il nostro Signore Gesù Cristo…

Lettura dal Vangelo secondo Luca 10,38-42

In quel tempo, Gesù entrò in un villaggio e una donna, di nome Marta, lo accolse nella sua casa. Essa aveva una sorella, di nome Maria, la quale, sedutasi ai piedi di Gesù, ascoltava la sua parola; Marta invece era tutta presa dai molti servizi. 

Pertanto, fattasi avanti, disse: “Signore, non ti curi che mia sorella mi ha lasciata sola a servire? Dille dunque che mi aiuti”. 

Ma Gesù le rispose: “Marta, Marta, tu ti preoccupi e ti agiti per molte cose, ma una sola è la cosa di cui c’è bisogno. Maria si è scelta la parte migliore, che non le sarà tolta”.  Parola del Signore.

Riflessione

  • La dinamica del racconto. La condizione di Gesù come maestro itinerante offre a Marta la possibilità di accoglierlo a casa sua. Il racconta presenta gli atteggiamenti delle due sorelle: Maria, seduta, ai piedi di Gesù, è tutta presa dall’ascolto della sua Parola; Marta, invece, è tutta presa dai molti servizi e si avvicina a Gesù per contestare il comportamento della sorella. Il dialogo tra Gesù e Marta occupa un largo spazio nel racconto (vv.40b-42): Marta inizia con una domanda retorica, «Signore, non ti curi che mia sorella mi ha lasciata sola a servire?»; poi chiede un intervento di Gesù perché richiama la sorella che si è defilata dalle faccende domestiche, «Dille dunque che mi aiuti?». Gesù risponde con un tono affettuoso, è questo il senso della ripetizione del nome «Marta, Marta»: gli ricorda che lei è preoccupata per «molte cose», in realtà, c’è bisogna di «una soltanto» e conclude con un richiamo alla sorella che ha scelto la parte migliore, quella che non le sarà tolta. Luca ha costruito il racconto su un contrasto: le due diverse personalità di Marta e Maria; la prima è presa dalle «molte» cose, la seconda ne compie una sola, è tutta presa dall’ascolto del Maestro. La funzione di questo contrasto è sottolineare l’atteggiamento di Maria che si dedica all’ascolto pieno e totale del Maestro, diventando così il modello di ogni credente.
  • La figura di Marta. È lei che prende l’iniziativa di accogliere Gesù nella sua casa. Nel dedicarsi all’accoglienza del Maestro è presa dall’affanno per le molteplici cose da preparare e dalla tensione di sentirsi sola in questo impegno. È presa dai tanti lavori, è ansiosa, vive una grossa tensione. Pertanto Marta «si fa avanti» e lancia a Gesù una legittima richiesta di aiuto: perché deve essere lasciata sola dalla sorella. Gesù le risponde costatando che lei è solo preoccupata, è divisa nel cuore tra il desiderio di servire Gesù con un pasto degno della sua persona e il desiderio di dedicarsi all’ascolto di Lui. Gesù, quindi, non biasima il servizio di Marta ma l’ansia con cui lo compie. Poco prima Gesù aveva spiegato nella parabola del seminatore che il seme caduto tra le spine evoca la situazione di coloro che ascoltano la Parola, ma si lasciano prendere dalle preoccupazioni (Lc 8,14). Quindi Gesù non contesta all’operosità di Marta il valore di accoglienza riguardo alla sua persona ma mette in guardia la donna dai rischi in cui può incorrere: l’affanno e l’agitazione. Anche su questi rischi Gesù si era già pronunciato: «Cercate il suo regno e tutto il resto vi sarà dato in aggiunta» (Lc

12,31).

  • La figura di Maria. È colei che ascolta la Parola: viene descritta con un imperfetto «ascoltava», azione continuativa nell’ascoltare la Parola di Gesù. L’atteggiamento di Maria contrasta con quello pieno di affanno e tensione della sorella. Gesù dice che Maria ha preferito «la parte buona» che corrisponde all’ascolto della sua parola. Dalle parole di Gesù il lettore apprende che non ci sono due parti di cui una è qualitativamente migliore dell’altra, ma c’è soltanto quella buona: accogliere la sua Parola. Questa attitudine non significa evasione dai propri compiti o responsabilità quotidiane, ma soltanto la consapevolezza che l’ascolto della Parola precede ogni servizio, attività.
  • Equilibrio tra azione e contemplazione. Luca è particolarmente attento a legare l’ascolto della Parola alla relazione con il Signore. Non si tratta di dividere la giornata in tempi da dedicare alla preghiera e altri al servizio, ma l’attenzione alla Parola precede e accompagna il servizio. Il desiderio di ascoltare Dio non può essere supplito da altre attività: bisogna dedicare un certo tempo e spazio a cercare il Signore. L’impegno per coltivare l’ascolto della Parola nasce dall’attenzione a Dio: tutto può contribuire, l’ambiente il luogo, il tempo. Tuttavia il desiderio di incontrare

Dio deve nascere dentro il proprio cuore. Non esistono tecniche che automaticamente ti portano a incontrare Dio. È un problema di amore: bisogna ascoltare Gesù, stare con Lui, e allora il dono viene comunicato, e inizia l’innamoramento. L’equilibrio tra ascolto e servizio coinvolge tutti i credenti: sia nella vita familiare che professionale e sociale: come fare perché i battezzati siano perseveranti e raggiungano la maturità della fede? Educarsi all’ascolto della Parola di Dio. È la via più difficile ma sicura per arrivare alla maturità di fede.

Per un confronto personale

  • So creare nella mia vita situazioni e itinerari di ascolto? Mi limito solo ad ascoltare la Parola in chiesa, oppure, mi dedico a un ascolto personale e profondo cercando spazi e luoghi idonei?
  • Ti limiti a un consumo privato della Parola o diventi annunciatore di essa per diventare luce per gli altri e non solo lampada che illumina la propria vita privata?

Preghiera finale

Signore, chi abiterà nella tua tenda? Chi dimorerà sul tuo santo monte? Colui che cammina senza colpa, agisce con giustizia e parla lealmente. (Sal 14)

Venerdì, 30 luglio 2021


 

Tempo ordinario

Preghiera

O Dio, nostra forza e nostra speranza, senza di te nulla esiste di valido e di santo; effondi su di noi la tua misericordia perché, da te sorretti e guidati, usiamo saggiamente dei beni terreni nella continua ricerca dei beni eterni.  Per il nostro Signore Gesù Cristo…

Lettura dal Vangelo secondo Matteo 13,54-58

In quel tempo, Gesù venuto nella sua patria insegnava nella loro sinagoga e la gente rimaneva stupita e diceva: “Da dove mai viene a costui questa sapienza e questi miracoli? Non è egli forse il figlio del carpentiere? Sua madre non si chiama Maria e i suoi fratelli Giacomo, Giuseppe, Simone e Giuda? E le sue sorelle non sono tutte fra noi? Da dove gli vengono dunque tutte queste cose?”. E si scandalizzavano per causa sua. 

Ma Gesù disse loro: “Un profeta non è disprezzato se non nella sua patria e in casa sua”.

E non fece molti miracoli a causa della loro incredulità.

Riflessione

  • Il vangelo di oggi racconta la visita di Gesù a Nazaret, la sua comunità di origine. Il passaggio per Nazaret fu doloroso per Gesù. Quella che prima era la sua comunità, ora non lo è più. Qualcosa è cambiato. Dove non c’è fede, Gesù non può fare miracoli.
  • Matteo 13, 53-57ª: Reazione della gente di Nazaret, dinanzi a Gesù. É sempre bene ritornare verso la terra della tua gente. Dopo una lunga assenza, anche Gesù ritorna, come al solito, un sabato, e si reca alla riunione della comunità. Gesù non era il capogruppo, ma comunque prende la parola. Segno questo, che le persone potevano partecipare ed esprimere la loro opinione. La gente rimane ammirata, non capisce l’atteggiamento di Gesù: “Da dove mai viene a costui questa sapienza e questi miracoli?” Gesù, figlio del posto, che loro conoscevano fin da quando era bambino, come mai ora è così diverso? La gente di Nazaret rimane scandalizzata e non lo accetta: “Non è forse lui il figlio del falegname?” La gente non accetta il mistero di Dio presente nell’uomo comune come loro conoscevano Gesù. Per poter parlare di Dio lui doveva essere diverso. Come si vede, non tutto fu positivo. Le persone che avrebbero dovuto essere le prime ad accettare la Buona Notizia, sono le prime che rifiutano di accettarla. Il conflitto non è solo con i forestieri, ma anche con i parenti e con la gente di Nazaret. Loro non accettano, perché non riescono a capire il mistero che avvolge la persona di Gesù: “Sua madre non si chiama Maria e i suoi fratelli Giacomo, Giuseppe, Simone e Giuda? E le sue sorelle non sono tutte fra noi? Da dove gli vengono dunque tutte queste cose?” Non riescono a credere.
  • Matteo 13, 57b-58: Reazione di Gesù dinanzi all’atteggiamento della gente di Nazaret. Gesù sa molto bene che “nessuno è profeta nella sua patria”. E dice: “Un profeta non è disprezzato se non nella sua patria e in casa sua”. Infatti, dove non c’è accettazione né fede, la gente non può fare nulla. Il preconcetto lo impedisce. Gesù stesso, pur volendo, non può fare nulla. Rimane stupito dinanzi alla loro mancanza di fede.
  • I fratelli e le sorelle di Gesù. L’espressione “fratelli di Gesù” causa molta polemica tra cattolici e protestanti. Basandosi su questo e su altri testi, i protestanti dicono che Gesù ebbe molti fratelli e sorelle e che Maria ebbe più figli! I cattolici dicono che Maria non ebbe altri figli. Cosa pensare di questo? In primo luogo, le due posizioni, tanto dei cattolici come dei protestanti, contengono argomenti tratti dalla Bibbia e dalla Tradizione delle loro rispettive Chiese. Per questo, non conviene discutere questa questione con argomenti che sono solo intellettuali. Poiché si tratta di convinzioni profonde, che hanno a che fare con la fede e con il sentimento degli uni e degli altri. L’argomento solo intellettuale non riesce a disfare una convinzione del cuore! Irrita e allontana soltanto! Anche quando non sono d’accordo con l’opinione dell’altro, devo rispettarla. In secondo luogo, invece di discutere attorno a testi, noi tutti, cattolici e protestanti, dovremmo unirci molto di più per lottare in difesa della vita, creata da Dio, vita così sfigurata dalla povertà, dall’ingiustizia, dalla mancanza di fede. Dovremmo ricordare alcune altre frasi di Gesù. “Sono venuto affinché tutti abbiano vita e vita in abbondanza” (Gv 10,10). “Che tutti siano uno, affinché il mondo creda che Tu, Padre, mi hai mandato” (Gv 17,21). “Non glielo impedite! Chi non è contro di noi è a favore nostro” (Mc 10,39.40).

Per un confronto personale

  • In Gesù qualcosa è cambiato nel suo rapporto con la Comunità di Nazaret. Da quando hai cominciato a partecipare alla comunità, qualcosa è cambiato nel tuo rapporto con la famiglia? Perché?
  • La partecipazione alla comunità, ti ha aiutato ad accogliere e ad aver fiducia nelle persone, soprattutto nelle più semplici e povere?

Preghiera finale

Io sono infelice e sofferente; la tua salvezza, Dio, mi ponga al sicuro. Loderò il nome di

Dio con il canto, lo esalterò con azioni di grazie. (Sal 68)


 

Sabato, 31 luglio 2021  

Tempo ordinario

Preghiera

O Dio, nostra forza e nostra speranza, senza di te nulla esiste di valido e di santo; effondi su di noi la tua misericordia perché, da te sorretti e guidati, usiamo saggiamente dei beni terreni nella continua ricerca dei beni eterni.  Per il nostro Signore Gesù Cristo…

Lettura dal Vangelo secondo Matteo 14,1-12

In quel tempo, il tetrarca Erode ebbe notizia della fama di Gesù. Egli disse ai suoi cortigiani: “Costui è Giovanni il Battista risuscitato dai morti; per ciò la potenza dei miracoli opera in lui”. Erode aveva arrestato Giovanni e lo aveva fatto incatenare e gettare in prigione per causa di Erodiade, moglie di Filippo suo fratello. Giovanni infatti gli diceva: “Non ti è lecito tenerla!”. Benché Erode volesse farlo morire, temeva il popolo perché lo considerava un profeta. 

Venuto il compleanno di Erode, la figlia di Erodiade danzò in pubblico e piacque tanto a Erode che egli le promise con giuramento di darle tutto quello che avesse domandato. Ed essa, istigata dalla madre, disse: “Dammi qui, su un vassoio, la testa di Giovanni il Battista”. 

Il re ne fu contristato, ma a causa del giuramento e dei commensali ordinò che le fosse data e mandò a decapitare Giovanni nel carcere. La sua testa venne portata su un vassoio e fu data alla fanciulla, ed ella la portò a sua madre. 

I suoi discepoli andarono a prendere il cadavere, lo seppellirono e andarono a informarne Gesù.

Riflessione

  • Il vangelo di oggi descrive il modo in cui Giovanni Battista fu vittima della corruzione e della prepotenza del governo di Erode. Fu ucciso senza processo, durante un banchetto del re con i grandi del regno. Il testo ci riporta molte informazioni sul tempo in cui Gesù viveva e sulla maniera in cui era usato il potere dai potenti dell’epoca.
  • Matteo 14,1-2. Chi è Gesù per Erode. Il testo inizia informando sull’opinione che Erode ha di Gesù: “Costui è Giovanni il Battista risuscitato dai morti; per ciò la potenza dei miracoli opera in lui”. Erode cercava di capire Gesù partendo dalle paure che lo assalivano dopo l’assassinio di Giovanni. Erode era assai superstizioso ed occultava la paura dietro l’ostentazione della sua ricchezza e del suo potere.
  • Matteo 14,3-5: La causa nascosta dell’assassinio di Giovanni. Galilea, terra di Gesù, fu governata da Erode Antipa, figlio del re Erode, il Grande, dall’anno 4 prima di Cristo fino al 39 dopo Cristo. In tutto 43 anni! Durante il tempo della vita di Gesù, non ci furono cambi di governo in Galilea! Erode era signore assoluto di tutto, non rendeva conto a nessuno, faceva ciò che gli passava per la testa. Prepotenza, mancanza di etica, potere assoluto, senza controllo da parte della gente! Ma chi comandava in Palestina, dal 63 prima di Cristo, era l’Impero Romano. Erode, in Galilea, per non essere deposto, cercava di far piacere a Roma in tutto. Insisteva soprattutto in un’amministrazione efficiente che desse ricchezza all’Impero. La sua preoccupazione era la sua promozione e la sua sicurezza. Per questo, reprimeva qualsiasi tipo di sovvertimento. Matteo dice che il motivo dell’assassinio di Giovanni fu che costui aveva denunciato Erode, perché si era sposato con Erodiade, moglie di suo fratello Filippo. Flavio Giuseppe, scrittore, giudeo di quell’epoca, informa che il vero motivo della prigione di Giovanni Battista era il timore da parte di Erode di una sommossa popolare. Ad Erode piaceva essere chiamato benefattore del popolo, ma in realtà era un tiranno (Lc 22,25). La denuncia di Giovanni contro Erode fu la goccia che fece traboccare il vaso: “Non ti è permesso di sposarla”. E Giovanni fu messo in carcere.
  • Matteo 14,6-12: La trama dell’assassinio. Anniversario e banchetto festivo, con danze ed orge! Marco informa che la festa contava sulla presenza “dei grandi della sua corte, gli ufficiali e i notabili della Galilea” (Mc 6,21). E’ questo l’ambiente in cui si trama l’assassinio di Giovanni Battista. Giovanni, il profeta, era una viva denuncia di questo sistema corrotto. Per questo fu eliminato con il pretesto di un problema di vendetta personale. Tutto questo rivela la debolezza morale di Erode. Tanto potere accumulato nelle mani di un uomo incapace di controllarsi! Nell’entusiasmo della festa e del vino, Erode fa un giuramento leggero a Salomè, la giovane ballerina, figlia di Erodiade. Superstizioso come era, pensava che doveva mantenere questo giuramento, e rispondere al capriccio della fanciulla; per questo ordina al soldato di portare la testa di Giovanni su un vassoio e di porgerla alla ballerina, che poi la porge a sua madre. Per Erode, la vita dei sudditi non valeva nulla. Dispone di loro come dispone della posizione delle scale a casa sua.
  • Le tre caratteristiche del governo di Erode: la nuova Capitale, il latifondo e la classe dei funzionari:
  • a) La Nuova Capitale. Tiberiade fu inaugurata quando Gesù aveva solo 20 anni. Era chiamata così per far piacere a Tiberio, l’imperatore di Roma. L’ abitavano i signori della terra, i soldati, la polizia, i giudici spesso insensibili (Lc 18,1-4). In quella direzione erano canalizzate le imposte ed il prodotto della gente. Era lì che Erode faceva le sue orge di morte (Mc 6,21-29). Tiberiade era la città dei palazzi del Re, dove vivevano coloro che portavano morbide vesti (cf Mt 11,8). Non consta dai vangeli che Gesù fosse entrato in questa città.
  • b) Il latifondo. Gli studiosi informano che durante il lungo governo di Erode, crebbe il latifondo in pregiudizio delle proprietà comunitarie. Il Libro di Henoch denuncia i padroni delle terre ed esprime la speranza dei piccoli: “E allora i potenti ed i grandi non saranno più i padroni della terra!” (Hen 38,4). L’ideale dei tempi antichi era questo: “Siederanno ognuno tranquillo sotto la vite e più nessuno li spaventerà” (1 Mac 14,12; Mic 4,4; Zac 3,10). Però la politica del governo di Erode rendeva impossibile questo ideale.
  • c) La Classe dei funzionari. Erode creò tutta una classe di funzionari fedeli al progetto del re: scribi, commercianti, padroni della terra, fiscali del mercato, esattori, militari, polizia, giudici, capi locali. In ogni villaggio c’era un gruppo di persone che appoggiava il governo. Nei vangeli, alcuni farisei appaiono insieme agli erodiani (Mc 3,6; 8,15; 12,13), e ciò rispecchia l’alleanza tra il potere religioso ed il potere civile. La vita della gente nei villaggi era molto controllata, sia dal governo che dalla religione. Ci voleva molto coraggio per cominciare qualcosa di nuovo, come fecero Giovanni e Gesù! Era la stessa cosa che attrarre su di sé la rabbia dei privilegiati, sia del potere religioso come civile.

Per un confronto personale

  • Conosci casi di persone che sono morte vittime della corruzione e della dominazione dei potenti? E qui tra noi, nella nostra comunità e nella chiesa, ci sono vittime dell’autoritarismo e dello strapotere?
  • Erode, il potente, che pensava di essere il padrone della vita e della morte della gente, era un vile davanti ai grandi e un adulatore corrotto dinanzi alla fanciulla. Viltà e corruzione marcavano l’esercizio del potere di Erode. Paragona tutto ciò con l’esercizio del potere religioso e civile oggi, nei diversi livelli della società e della Chiesa.

Preghiera finale

Vedano gli umili e si rallegrino; si ravvivi il cuore di chi cerca Dio, poiché il Signore ascolta i poveri e non disprezza i suoi che sono prigionieri. (Sal 68)

 

 
 

 

Preghiera a San Michele Arcangelo, 
da recitarsi al termine della S. Messa

 

 

Il 13 ottobre 1884, al termine della celebrazione della S. Messa, Leone XIII udì una voce dal timbro gutturale e profondo che diceva: “Posso distruggere la tua Chiesa: per far questo ho bisogno di più tempo e di più potere” Il Papa udì anche una voce più aggraziata che domandava: “Quanto tempo? Quanto potere?”
La voce gutturale rispose: “Dai settantacinque ai cento anni e un più grande potere su coloro che si consegnano al mio servizio”; la voce gentile replicò: “Hai il tempo…” Profondamente turbato, Leone XIII dispose che una speciale preghiera, da lui stesso composta, venisse recitata al termine della S. Messa.

San Michele Arcangelo, difendici nella battaglia: sii tu nostro sostegno contro la perfidia e le insidie del diavolo.
Che Dio eserciti il suo dominio su di lui, te ne preghiamo supplichevoli.
E tu, o principe della milizia celeste, con la potenza divina,
ricaccia nell’Inferno satana e gli altri spiriti maligni i quali errano nel mondo per perdere le anime.
Amen.

 


 
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