Lectio del giorno all’Oasi di Engaddi 25-31_Ottobre-2021
Lunedì, 25 Ottobre, 2021
Tempo ordinario
Preghiera
Dio onnipotente ed eterno,
accresci in noi la fede, la speranza e la carità, e perché possiamo ottenere ciò che prometti, fa’ che amiamo ciò che comandi.
Per il nostro Signore Gesù Cristo…
Lettura del Vangelo
Dal Vangelo secondo Luca 13,10-17
In quel tempo, Gesù stava insegnando in una sinagoga il giorno di sabato. C’era là una donna che aveva da diciotto anni uno spirito che la teneva inferma; era curva e non poteva drizzarsi in nessun modo.
Gesù la vide, la chiamò a sé e le disse: “Donna, sei libera dalla tua infermità”, e le impose le mani. Subito quella si raddrizzò e glorificava Dio.
Ma il capo della sinagoga, sdegnato perché Gesù aveva operato quella guarigione di sabato, rivolgendosi alla folla disse: “Ci sono sei giorni in cui si deve lavorare; in quelli dunque venite a farvi curare e non in giorno di sabato”.
Il Signore replicò: “Ipocriti, non scioglie forse, di sabato, ciascuno di voi il bue o l’asino dalla mangiatoia, per condurlo ad abbeverarsi? E questa figlia di Abramo, che satana ha tenuto legata diciott’anni, non doveva essere sciolta da questo legame in giorno di sabato?”
Quando egli diceva queste cose, tutti i suoi avversari si vergognavano, mentre la folla intera esultava per tutte le meraviglie da lui compiute.
Riflessione
Il vangelo di oggi descrive la guarigione della donna curva. Si tratta di uno dei molti episodi che Luca narra, senza molto ordine, nel descrivere il lungo cammino di Gesù verso Gerusalemme (Lc 9,51 a 19,28).
- Luca 13,10-11: La situazione che provoca l’azione di Gesù. Gesù si trova nella sinagoga in un giorno di riposo. Obbedisce alla legge, rispettando il sabato e partecipando alla celebrazione con la sua gente. Luca informa che Gesù stava insegnando. Nella sinagoga c’era una donna curva. Luca dice che uno spirito di debolezza le impediva di stare dritta. Era un modo in cui la gente del tempo spiegava le malattie. Erano già diciotto anni che la donna si trovava in quella situazione. La donna non parla, non ha un nome, non chiede di essere guarita, non prende nessuna iniziativa. La sua passività colpisce.
- Luca 13,12-13: Gesù cura la donna. Vedendo la donna, Gesù la chiama e le dice: “Donna, sei libera dalla tua infermità!”. L’azione di liberare è fatta dalla parola, rivolta direttamente alla donna, e dall’imposizione delle mani. Immediatamente, lei si mette in piedi e comincia a lodare il Signore. C’è un rapporto tra il mettersi in piedi e lodare il Signore. Gesù fa in modo che la donna si metta in piedi, in modo che lei possa lodare Dio in mezzo alla gente riunita in assemblea. La suocera di Pietro, una volta guarita, si mise in piedi e si mise a servire (Mc 1,31). Lodare Dio e servire i fratelli!
- Luca 13,14: La reazione del capo della sinagoga. Il capo della sinagoga si infuriò vedendo l’azione di Gesù, perché aveva curato un giorno di sabato: “Ci sono sei giorni in cui si deve lavorare; in quelli dunque venite a farvi curare e non il giorno di sabato”. Nella critica del capo della sinagoga la gente ricorda la parola della Legge di Dio che diceva: “Ricordati del giorno di sabato per santificarlo: sei giorni faticherai e farai ogni tuo lavoro; ma il settimo giorno è il sabato in onore del Signore tuo Dio: tu non farai alcun lavoro” (Es 20,8-10). Questa reazione è perché la donna non poteva partecipare in quel tempo. Il dominio delle coscienze mediante la manipolazione della legge di Dio era assai forte. Ed era il modo di tenere la gente sottomessa e piegata.
- Luca 13,15-16: La risposta di Gesù al capo della sinagoga. Il capo condannò le persone perché voleva che osservassero la Legge di Dio. Ciò che per il capo della sinagoga è l’osservanza della legge di Dio, per Gesù è ipocrisia: “Ipocriti, non scioglie forse, di sabato, ciascuno di voi il bue o l’asino dalla mangiatoia, per condurlo ad abbeverarsi? E questa figlia di Abramo, che satana ha tenuto legata diciotto anni, non doveva essere sciolta da questo legame il giorno di sabato?” Con questo esempio tratto dalla vita di ogni giorno, Gesù indica l’incoerenza di questo tipo di osservanza della legge di Dio. Se è permesso sciogliere un bue o un asino nel giorno di sabato per dar loro da bere, molto di più sarà permesso sciogliere una figlia di Abramo per liberarla dal potere del male. Il vero senso dell’osservanza della Legge che piace a Dio è questo: liberare le persone dal potere del male e metterle in piedi, affinché possano rendere gloria a Dio e lodarlo. Gesù imita Dio che sostiene coloro che vacillano, e rialza chi è caduto (Sal 145,14; 146,8).
- Luca 13,17: La reazione della gente dinanzi all’azione di Gesù. L’insegnamento di Gesù lascia confusi i suoi avversari, ma la moltitudine si riempie di gioia per le cose meravigliose che Gesù sta compiendo: “La folla intera esultava per le meraviglie da lui compiute”. In Palestina, al tempo di Gesù, la donna viveva piegata, sottomessa al marito, ai genitori ed ai capi religiosi del suo popolo. Questa situazione di sottomissione era giustificata dalla religione. Ma Gesù non vuole che lei continui ad essere sottomessa. Sciogliere e liberare le persone non dipende da un giorno determinato. Può essere fatto tutti i giorni, anche nel giorno di sabato!
Per un confronto personale
- La situazione della donna è cambiata molto da allora, o no? Qual’ è la situazione della donna oggi nella società e nella Chiesa? C’è una relazione tra religione ed oppressione della donna?
- La moltitudine esultò dinanzi all’azione di Gesù. Quale liberazione sta avvenendo oggi e sta portando la moltitudine ad esultare e rendere grazie a Dio?
Preghiera finale
Beato l’uomo che non segue il consiglio degli empi, non indugia nella via dei peccatori
e non siede in compagnia degli stolti; ma si compiace della legge del Signore,
la sua legge medita giorno e notte. (Sal 1)
Martedì, 26 Ottobre, 2021
Tempo ordinario
Preghiera
Dio onnipotente ed eterno,
accresci in noi la fede, la speranza e la carità, e perché possiamo ottenere ciò che prometti, fa’ che amiamo ciò che comandi.
Per il nostro Signore Gesù Cristo…
Lettura
Dal Vangelo secondo Luca 13,18-21
In quel tempo, Gesù diceva: “A che cosa è simile il regno di Dio, e a che cosa lo rassomiglierò? È simile a un granellino di senapa, che un uomo ha preso e gettato nell’orto; poi è cresciuto e diventato un arbusto, e gli uccelli del cielo si sono posati tra i suoi rami”.
E ancora: “A che cosa rassomiglierò il regno di Dio? È simile al lievito che una donna ha preso e nascosto in tre staia di farina, finché sia tutta fermentata”.
Riflessione
- Contesto. Lungo il cammino che lo conduce a Gerusalemme Gesù viene attorniato da «miriadi» di persone (11,29) che si stringono attorno a Lui. Il motivo di tale attrazione delle folle è la Parola di Gesù. Nel cap. 12 si può notare l’alternanza dei destinatari della Parola: i discepoli (12,1-12), la folla (vv.13-21), i discepoli (vv.22-53), le folle (vv.54-59). Invece lo scandalo della morte è il tema dominante di Lc 13,1-35. Nella prima parte si parla della morte di tutti (vv.1-9), nella parte, invece, della morte di Gesù (vv.31-35); alla morte risparmiata ai peccatori perché attendono alla loro conversione. Ma un altro tema viene accostato a quello dominante: la salvezza donata agli uomini. La guarigione della donna curva, una figlia di Abramo, che Satana teneva legata da diciotto anni, viene liberata da Gesù. E nel cuore di questo cap. 13 troviamo due parabole che costituiscono un insieme tematico: il regno di Dio paragonato al «chicco di senape» e al «lievito».
- Il Regno di Dio è simile a un seme di senape. Tale seme è comunissimo nella Palestina ed in particolar modo vicino al lago di Galilea. È conosciuto per la sua singolare piccolezza. In Lc 17,6 Gesù utilizza tale immagine per esprimere la speranza che ha nei discepoli di avere un minimo di fede: «Se aveste fede quanto un granello di senape…». Questa parabola così semplice mette a confronto due momenti diversi della storia di un seme: quello in cui viene gettato nel terreno (gli inizi modesti) e quello in cui arriva a essere un albero (il miracolo finale). Quindi la funzione del racconto è di narrare la crescita straordinaria di un seme che viene gettato nel proprio giardino; a cui segue una crescita strabiliante, diventa un albero. Come questo seme anche il Regno di Dio ha la sua storia: il Regno di Dio è il seme gettato nel giardino, luogo che nel Nuovo Testamento è il luogo dell’agonia e della sepoltura di Gesù (Gv 18,1.26; 19,41); segue il momento della crescita e che si conclude col diventare un albero aperto a tutti.
- Il Regno di Dio è simile al lievito. Il lievito viene inserito in tre moggi di farina. Nella cultura ebraica il lievito era considerato un fattore di corruzione tanto che veniva eliminato dalle proprie case. Per non contaminare la festa di Pasqua che iniziava proprio con la settimana degli azzimi. Agli orecchi dei Giudei l’utilizzo di questo elemento negativo, per descrivere il Regno di Dio, risultava un motivo di turbamento. Ma il lettore ne scopre la forza convincente: è sufficiente mettere una piccola quantità di lievito in tre misure di farina per avere una grossa quantità di pasta. Gesù annuncia che questo lievito, nascosto o fatto sparire in tre misure di farina, dopo un certo tempo fa lievitare il tutto.
- Gli effetti del testo sul lettore. Cosa comunicano a noi queste due parabole? Il regno di Dio, paragonato da Gesù a un seme che diventa albero, è da accostare alla storia di Dio come una storia della sua Parola: è nascosta nella storia umana e sta crescendo; Luca pensa alla Parola di Gesù (il regno di Dio in mezzo a noi) che già conosce un suo sviluppo ma ancora non è diventato un albero. Gesù e lo spirito Santo stanno sostenendo questa crescita della parola. L’immagine del lievito fornisce un quadro di completezza a quello del seme. Il lievito è il Vangelo che è all’opera nel mondo, nelle comunità ecclesiali, nei singoli credenti.
Per un confronto personale
- Sei consapevole che il Regno di Dio è presente in mezzo a noi e che misteriosamente cresce e si diffonde nella storia di ogni uomo, nella chiesa?
- Il Regno è una realtà umile, nascosta, povera e silenziosa, immerso tra competizioni e piaceri della vita. Hai compreso dalle due parabole che non potrà da te essere intravisto se non assumi un atteggiamento umile e di silenzioso ascolto?
Preghiera finale
Beato l’uomo che teme il Signore e cammina nelle sue vie.
Vivrai del lavoro delle tue mani, sarai felice e godrai d’ogni bene. (Sal 127)
Mercoledì, 27 Ottobre, 2021
Tempo ordinario
Preghiera
Dio onnipotente ed eterno,
accresci in noi la fede, la speranza e la carità, e perché possiamo ottenere ciò che prometti, fa’ che amiamo ciò che comandi.
Per il nostro Signore Gesù Cristo…
Lettura del Vangelo
Dal Vangelo secondo Luca 13,22-30
In quel tempo, Gesù passava per città e villaggi, insegnando, mentre era in cammino verso Gerusalemme.
Un tale gli chiese: “Signore, sono pochi quelli che si salvano?”.
Rispose: “Sforzatevi di entrare per la porta stretta, perché molti, vi dico, cercheranno di entrarvi, ma non ci riusciranno.
Quando il padrone di casa si alzerà e chiuderà la porta, rimasti fuori, comincerete a bussare alla porta, dicendo: Signore, aprici.
Ma egli vi risponderà: Non vi conosco, non so di dove siete. Allora comincerete a dire: Abbiamo mangiato e bevuto in tua presenza e tu hai insegnato nelle nostre piazze. Ma egli dichiarerà: Vi dico che non so di dove siete. Allontanatevi da me, voi tutti operatori d’iniquità! Là ci sarà pianto e stridore di denti, quando vedrete Abramo, Isacco e Giacobbe e tutti i profeti nel regno di Dio, e voi cacciati fuori.
Verranno da oriente e da occidente, da settentrione e da mezzogiorno e siederanno a mensa nel regno di Dio. Ed ecco, ci sono alcuni tra gli ultimi che saranno primi e alcuni tra i primi che saranno ultimi”.
Riflessione
Il vangelo di oggi ci narra un episodio avvenuto lungo il cammino di Gesù dalla Galilea verso Gerusalemme, la cui descrizione occupa la terza parte del vangelo di Luca (Lc 9,51 a 19,28).
- Luca 13,22: Il cammino verso Gerusalemme. “In quel tempo, Gesù passava per città e villaggi, insegnando, mentre era in cammino verso Gerusalemme”. Più di una volta Luca menziona che Gesù è in cammino verso Gerusalemme. Durante i dieci capitoli che descrivono il viaggio fino a Gerusalemme (Lc 9,51 a 19,28), Luca, costantemente, ricorda questo fatto (Lc 9,51.53.57; 10,1.38; 11,1; 13,22.33; 14,25; 17,11; 18,31; 18,37; 19,1.11.28). Ciò che è chiaro e definitivo fin dall’inizio è il destino del viaggio: Gerusalemme, la capitale, dove Gesù patisce e muore (Lc 9,31.51). Raramente, informa sul percorso e sui luoghi per i quali Gesù passava. Solo all’inizio del viaggio (Lc 9,51), in mezzo (Lc 17,11) ed alla fine (Lc 18,35; 19,1), sappiamo qualcosa riguardo al luogo per il quale Gesù stava passando. In questo modo, Luca suggerisce l’insegnamento seguente: l’obiettivo della nostra vita deve essere chiaro, e dobbiamo assumerlo con decisione come fece Gesù. Dobbiamo camminare. Non possiamo fermarci. Non sempre è chiaro e definito per dove passiamo: ciò che è sicuro è l’obiettivo: Gerusalemme, dove ci aspettano “l’esodo” (Lc 9,31), la passione, la morte e la risurrezione.
- Luca 13,23: La domanda sul numero di coloro che si salvano. Lungo il cammino avviene di tutto: informazioni sui massacri e sui disastri (Lc 13,1-5), parabole (Lc 13,6- 9.18-21), discussioni (Lc 13,10-13) e, nel vangelo di oggi, domande da parte della gente: “Signore, sono pochi quelli che si salvano?” Sempre la stessa domanda attorno alla salvezza!
- Luca 13,24-25: La porta stretta. Gesù dice che la porta è stretta: “Sforzatevi di entrare per la porta stretta, perché molti, vi dico, cercheranno di entrarvi, ma non ci riusciranno”. Forse Gesù dice questo per riempirci di paura e obbligarci ad osservare la legge come insegnavano i farisei? Cosa significa questa porta stretta? Di quale porta si tratta? Nel Discorso della Montagna Gesù suggerisce che l’entrata per il Regno ha otto porte. Sono le otto categorie di persone delle beatitudini: (a) poveri in spirito, (b) miti, (c) afflitti, (d) affamati ed assetati di giustizia, (e) misericordiosi, (f) puri di cuore, (g) artefici di pace e (h) perseguitati per causa della giustizia (Mt 5,3-10). Luca li riduce a quattro categorie: (a) poveri, (b) affamati, (c) tristi e (d) perseguitati (Lc 6,20-22). Entra nel Regno solo chi appartiene ad una di queste categorie enumerate nelle beatitudini. Questa è la porta stretta. E’ lo sguardo nuovo sulla salvezza che Gesù ci comunica. Non c’è un’altra porta! Si tratta della conversione che Gesù ci chiede. Ed insiste: “Sforzatevi di entrare per la porta stretta, perché molti, vi dico, cercheranno di entrarvi, ma non ci riusciranno. Quando il padrone di casa si alzerà e chiuderà la porta, rimasti fuori, comincerete a bussare alla porta, dicendo: Signore, aprici. Ma egli vi risponderà: Non vi conosco, non so di dove siete.” Per quanto riguarda l’ora del giudizio, ora è il tempo favorevole per la conversione, per cambiare la nostra visione sulla salvezza ed entrare in una delle otto categorie.
- Luca 13,26-28: Il tragico malinteso. Dio risponde a chi bussa alla porta: “Non vi conosco, non so di dove siete”. Ma loro insistono ed argomentano: Abbiamo mangiato e bevuto in tua presenza e tu hai insegnato nelle nostre piazze! Non basta aver mangiato con Gesù, aver partecipato alla moltiplicazione dei pani ed aver ascoltato i suoi insegnamenti sulle piazze delle città e dei villaggi. Non basta essere andati in Chiesa ed aver partecipato alle istruzioni del catechismo. Dio risponderà: Non so di dove siete. Allontanatevi da me, voi tutti operatori di iniquità!” Malinteso tragico e mancanza totale di conversione, di comprensione. Gesù dichiara ingiustizia ciò che gli altri considerano essere una cosa giusta e gradita a Dio. E’ una visione totalmente nuova sulla nostra salvezza. La porta è veramente stretta.
- Luca 13,29-30: La chiave che spiega il malinteso. “Verranno da oriente e da occidente, da settentrione e da mezzogiorno e siederanno a mensa nel regno di Dio. Ed ecco, ci sono alcuni tra gli ultimi che saranno primi e alcuni tra i primi che saranno ultimi”. Si tratta del grande mutamento che avvenne con la venuta di Dio fino a noi in Gesù. Tutte le genti avranno accesso e passeranno per la porta stretta.
Per un confronto personale
- Avere l’obiettivo chiaro e camminare verso Gerusalemme: i miei obiettivi di vita sono chiari o mi lascio trasportare dal vento del momento dell’opinione pubblica?
- La porta è stretta. Che idea ho di Dio, della vita, della salvezza?
Preghiera finale
Ti lodino, Signore, tutte le tue opere e ti benedicano i tuoi fedeli.
Dicano la gloria del tuo regno e parlino della tua potenza. (Sal 13)
Giovedì, 28 Ottobre, 2021
Tempo ordinario
Preghiera
O Dio, che per mezzo degli Apostoli
ci hai fatto conoscere il tuo mistero di salvezza, per l’intercessione dei santi Simone e Giuda concedi alla tua Chiesa di crescere continuamente con l’adesione di nuovi popoli al Vangelo.
Per il nostro Signore Gesù Cristo…
Lettura del Vangelo
Dal Vangelo secondo Luca 6,12-19
Avvenne che in quei giorni Gesù se ne andò sulla montagna a pregare e passò la notte in orazione.
Quando fu giorno, chiamò a sé i suoi discepoli e ne scelse dodici, ai quali diede il nome di apostoli: Simone, che chiamò anche Pietro, Andrea suo fratello, Giacomo, Giovanni, Filippo, Bartolomeo, Matteo, Tommaso, Giacomo d’Alfeo, Simone soprannominato Zelota, Giuda di Giacomo e Giuda Iscariota, che fu il traditore.
Disceso con loro, si fermò in un luogo pianeggiante. C’era gran folla di suoi discepoli e gran moltitudine di gente da tutta la Giudea, da Gerusalemme e dal litorale di Tiro e di Sidone, che erano venuti per ascoltarlo ed esser guariti dalle loro malattie; anche quelli che erano tormentati da spiriti immondi, venivano guariti. Tutta la folla cercava di toccarlo, perché da lui usciva una forza che sanava tutti.
Riflessione
Il vangelo di oggi ci parla di due fatti: (a) descrive la scelta dei dodici apostoli (Lc 6,12-16) e (b) informa che una folla immensa voleva incontrare Gesù per ascoltarlo, toccarlo ed essere guarita (Lc 6,17-19).
- Luca 6,12-13: Gesù passa la notte in preghiera e sceglie i dodici apostoli. Prima della scelta definitiva dei dodici apostoli, Gesù sale sulla montagna e vi trascorre una notte intera in preghiera. Prega per sapere chi scegliere e sceglie i Dodici, i cui nomi sono registrati nei vangeli. E dà loro il titolo di apostolo. Apostolo significa inviato, missionario. Loro sono stati chiamati a svolgere una missione, la stessa missione che Gesù ha ricevuto dal Padre (Gv 20,21). Marco concretizza la missione e dice che Gesù li chiamò per stare con lui e mandarli in missione (Mc 3,14).
- Luca 6,14-16: I nomi dei dodici apostoli. Con piccole differenze i nomi dei Dodici sono uguali nei vangeli di Matteo (Mt 10,2-4), Marco (Mc 3,16-19) e Luca (Lc 6,14-16). Gran parte di questi nomi vengono dall’Antico Testamento: Simeone è il nome di uno dei figli del patriarca Giacobbe (Gn 29,33). Giacomo è il nome stesso di Giacobbe (Gen 25,26). Giuda è il nome dell’altro figlio di Giacobbe (Gen 35,23). Matteo anche aveva il nome di Levi (Mc 2,14), l’altro figlio di Giacobbe (Gen 35,23). Dei dodici apostoli, sette hanno il nome che viene dal tempo dei patriarchi: due volte Simone, due volte Giacomo, due volte Giuda, ed una volta Levi! Ciò rivela la saggezza e la pedagogia della gente. Mediante i nomi dei patriarchi e delle ‘matriarche’, dati ai figli ed alle figlie, la gente mantiene viva la tradizione degli antichi ed aiuta i propri figli a non perdere l’identità. Quali sono i nomi che oggi diamo ai nostri figli ed alle nostre figlie?
- Luca 6,17-19: Gesù scende dalla montagna e la gente lo cerca. Scendendo dalla montagna con i dodici, Gesù incontra una moltitudine immensa di gente che cercava di ascoltare la sua parola e di toccarlo, perché sapeva che lui sprigionava una forza di vita. Tra questa moltitudine c’erano giudei e stranieri, gente della Giudea ed anche di Tiro e Sidóne. Era gente abbandonata, disorientata. Gesù accoglie tutti coloro che lo cercano. Giudei e pagani! Questo è uno dei temi preferiti da Luca che scrive per i pagani convertiti!
- Le persone chiamate da Gesù sono una consolazione per noi. I primi cristiani ricordano e registrano i nomi dei Dodici apostoli e degli altri uomini e donne che seguiranno Gesù da vicino. I Dodici, chiamati da Gesù per formare con lui la prima comunità, non erano santi. Erano persone comuni, come tutti noi. Avevano le loro virtù ed i loro difetti. I vangeli informano molto poco sul temperamento e il carattere di ciascuna di loro. Ma ciò che dicono, anche se poco, è per noi motivo di consolazione.
- Pietro era una persona generosa e piena di entusiasmo (Mc 14,29.31; Mt 14,28-29), ma nel momento del pericolo e della decisione, il suo cuore diventa piccolo e fa marcia indietro (Mt 14,30; Mc 14,66-72). Giunge ad essere satana per Gesù (Mc 8,33). Gesù lo chiama Pietra (Pietro). Pietro di per sé non era Pietra. Diventa pietra (roccia), perché Gesù prega per lui (Lc 22,31-32).
- Giacomo e Giovanni sono disposti a soffrire con e per Gesù (Mc 10,39), ma erano molto violenti (Lc 9, 54). Gesù li chiama “figli del trono” (Mc 3,17). Giovanni sembrava avere una certa invidia. Voleva Gesù solo per il suo gruppo (Mc 9,38).
- Filippo aveva un modo di fare accogliente. Sapeva mettere gli altri a contatto con Gesù (Gv 1,45-46), ma non era molto pratico nel risolvere i problemi (Gv 12,20-22; 6,7). A volte, era molto ingenuo. Ci fu un momento in cui Gesù perse la pazienza con lui: Da tanto tempo sono con voi e tu non mi hai conosciuto, Filippo? (Gv 14,8-9)
- Andrea, fratello di Pietro ed amico di Filippo, era più pratico. Filippo ricorre a lui per risolvere i problemi (Gv 12,21-22). Andrea chiama Pietro (Gv 1,40-41), ed Andrea trovò il fanciullo con cinque pani e due pesci (Gv 6,8-9).
- Bartolomeo sembra essere lo stesso che Natanaele. Costui era di lì e non poteva ammettere che qualcosa di buono potesse venire da Nazaret (Gv 1,46).
- Tommaso fu capace di sostenere la sua opinione, una settimana intera, contro la testimonianza di tutti gli altri (Gv 20,24-25). Ma quando vide che si era sbagliato non ebbe paura di riconoscere il suo errore (Gv 20,26-28). Era generoso, disposto a morire con Gesù (Gv 11,16).
- Matteo o Levi era pubblicano, esattore, come Zaccheo (Mt 9,9; Lc 19,2). Erano persone impegnate nel sistema oppressore dell’epoca.
- Simone, invece, sembra che appartenesse al movimento che si opponeva radicalmente al sistema che l’impero romano imponeva al popolo giudeo. Per questo lo chiamavano anche Zelota (Lc 6,15). Il gruppo degli Zeloti giunse a provocare una rivolta armata contro i romani.
- Giuda era colui che si occupava del denaro nel gruppo (Gv 13,29). Tradisce Gesù.
- Giacomo di Alfeo e Giuda Taddeo, di questi due i vangeli non dicono nulla, salvo il nome.
Per un confronto personale
- Gesù trascorre tutta la notte in preghiera per sapere chi scegliere, e sceglie questi dodici! Quale conclusione trarre dal gesto di Gesù?
- I primi cristiani ricordavano i nomi dei dodici apostoli che erano all’origine della loro comunità. Tu ricordi i nomi delle persone che sono all’origine della comunità a cui appartieni? Ricordi il nome di qualche catechista o professore/ssa significativo/a per la tua formazione cristiana? Cosa ricordi maggiormente di loro: il contenuto che ti insegnarono o la testimonianza che ti dettero?
Preghiera finale
Buono è il Signore,
eterna la sua misericordia, la sua fedeltà per ogni generazione. (Sal 99)
Venerdì, 29 Ottobre, 2021
Tempo ordinario
Preghiera
Dio onnipotente ed eterno,
accresci in noi la fede, la speranza e la carità, e perché possiamo ottenere ciò che prometti, fa’ che amiamo ciò che comandi.
Per il nostro Signore Gesù Cristo…
Lettura del Vangelo
Dal Vangelo secondo Luca 14,1-6
Un sabato Gesù era entrato in casa di uno dei capi dei farisei per pranzare e la gente stava ad osservarlo. Davanti a lui stava un idropico.
Rivolgendosi ai dottori della legge e ai farisei, Gesù disse: “È lecito o no curare di sabato?” Ma essi tacquero. Egli lo prese per mano, lo guarì e lo congedò.
Poi disse: “Chi di voi, se un asino o un bue gli cade nel pozzo, non lo tirerà subito fuori in giorno di sabato?” E non potevano rispondere nulla a queste parole.
Riflessione
Il vangelo di oggi ci narra un episodio della discussione tra Gesù ed i farisei, avvenuto nel lungo viaggio dalla Galilea fino a Gerusalemme. E’ molto difficile collocare questo fatto nel contesto della vita di Gesù. Ci sono somiglianze con un fatto narrato nel vangelo di Marco (Mc 3,1-6). Probabilmente, si tratta di una delle molte storie trasmesse oralmente e che, nella trasmissione orale, sono state adattate alla situazione, alle necessità e alle speranze della gente delle comunità.
- Luca 14,1: L’invito il giorno di sabato. “Un sabato Gesù era entrato in casa di uno dei capi dei farisei per pranzare e la gente stava ad osservarlo”. Questa informazione iniziale sul ricevimento in casa di un fariseo dà a Luca la possibilità di raccontare diversi episodi che parlano di accoglienza a pranzo: la guarigione dell’uomo malato (Lc 14,2-6), la scelta dei luoghi per mangiare (Lc 14,7-11), la scelta degli invitati (Lc 14,12-14), gli invitati che non accettano l’invito (Lc 14,15-24). Molte volte Gesù è invitato dai farisei a partecipare a pranzi. Forse nell’invito ci deve essere stato un motivo di curiosità ed un poco di malizia. Vogliono osservare Gesù per vedere come lui osserva le prescrizioni della legge.
- Luca 14,2: La situazione che provoca l’azione di Gesù. “C’era un uomo idropico”. Non si dice come un idropico possa entrare in casa del capo dei farisei. Ma se sta davanti a Gesù è perché vuole essere curato. I farisei osservano Gesù. Era un giorno di sabato, e nel giorno di sabato è proibito curare. Cosa fare? Si può o non si può?
- Luca 14,3: La domanda di Gesù agli scribi ed ai farisei. “Rivolgendosi ai dottori della legge e ai farisei, Gesù disse: “È lecito o no curare di sabato?” Con la sua domanda Gesù spiega il problema che stava nell’aria: si può o no curare il giorno di sabato? La legge lo permette sì o no? Nel vangelo di Marco la domanda è ancora più provocatrice: “Il giorno di sabato è lecito fare il bene o il male, salvare o uccidere?” (Mc 3,4).
- Luca 14,4-6: La guarigione. I farisei non rispondono e rimangono in silenzio. Dinanzi al silenzio di colui che né approva né disapprova, Gesù prende l’uomo per mano, lo guarisce e lo congeda. Dopo, per rispondere ad una possibile critica, spiega il motivo che lo ha spinto a curare: “Chi di voi, se un asino o un bue gli cade nel pozzo, non lo tirerà subito fuori nel giorno di sabato?” Con questa domanda Gesù mostra l’incoerenza dei dottori e dei farisei. Se uno di loro, nel giorno di sabato, non ha problemi nel soccorrere un figlio o perfino un animale, anche Gesù ha diritto di aiutare l’idropico. La domanda di Gesù evoca il salmo, dove si dice che Dio stesso soccorre uomini ed animali (Sal 36,8). I farisei “non potevano rispondere nulla a queste parole”. Perché dinanzi all’evidenza, non ci sono argomenti che la neghino.
Per un confronto personale
- La libertà di Gesù dinanzi ad una situazione. Anche se osservato da chi non lo approva, non perde la libertà. Qual è la libertà che c’è in me?
- Ci sono momenti difficili nella vita, in cui siamo obbligati a scegliere tra il bisogno immediato del prossimo e la parola della legge. Come agire?
Preghiera finale
Renderò grazie al Signore con tutto il cuore, nel consesso dei giusti e nell’assemblea. Grandi sono le opere del Signore, le contemplino coloro che le amano. (Sal 110)
Sabato, 30 Ottobre, 2021
Tempo ordinario
Preghiera
Dio onnipotente ed eterno,
accresci in noi la fede, la speranza e la carità, e perché possiamo ottenere ciò che prometti, fa’ che amiamo ciò che comandi.
Per il nostro Signore Gesù Cristo…
Lettura
Dal Vangelo secondo Luca 14,1.7-11
Un sabato Gesù era entrato in casa di uno dei capi dei farisei per pranzare, e la gente stava ad osservarlo. Gesù, vedendo come gli invitati sceglievano i primi posti, disse loro una parabola: “Quando sei invitato a nozze da qualcuno, non metterti al primo posto, perché non ci sia un altro invitato più ragguardevole di te e colui che ha invitato te e lui venga a dirti: Cedigli il posto! Allora dovrai con vergogna occupare l’ultimo posto.
Invece quando sei invitato, va’ a metterti all’ultimo posto, perché venendo colui che ti ha invitato ti dica: Amico, passa più avanti.
Allora ne avrai onore davanti a tutti i commensali. Perché chiunque si esalta sarà umiliato, e chi si umilia sarà esaltato”.
Riflessione
- Contesto. La Parola di grazia che Gesù rendeva visibile con il suo insegnamento e le sue guarigioni rischia di essere soppressa; per Gesù si avvicina sempre di più l’evento della morte, come tutti i profeti che l’hanno preceduto.. Tale realtà a cui Gesù va incontro mostra con chiarezza il rifiuto dell’uomo e la pazienza di Dio. Rifiutando Gesù come il primo inviato, l’unica Parola di grazia del Padre l’uomo si procura la propria condanna e chiude quella possibilità che il Padre gli aveva aperto per accedere alla salvezza. Tuttavia la speranza non è ancora spenta: è possibile che un giorno l’uomo riconosca Gesù come «colui» che viene dal Signore e ciò sarà motivo di gioia.. La conclusione, quindi, del cap.13 di Luca ci fa comprendere che la salvezza non è un’impresa umana, la si può solo accogliere come un dono assolutamente gratuito. Vediamo, dunque, come si avvera questo dono della salvezza, tenendo sempre presente questo rifiuto di Gesù come l’unico inviato di Dio.
- L’invito a pranzo. Di fronte al pericolo di essere ridotto al silenzio era stato suggerito a Gesù di fuggire e, invece, accetta un invito a pranzo. Tale atteggiamento di Gesù fa capire che egli non teme i tentativi di aggressione alla sua persona, anzi non lo rendono pauroso. A invitarlo è «un capo dei farisei», una persona autorevole. Tale invito cade di sabato, un giorno ideale per pranzi di festa che di solito venivano consumati verso mezzogiorno dopo che tutti avevano partecipato alla liturgia sinagogale. Durante il pranzo i farisei «stavano ad osservarlo» (v.1): un azione di controllo e vigilanza che allude al sospetto circa il suo comportamento. In altri termini lo osservavano aspettando da lui qualche azione inammissibile con la loro idea della legge. Ma in fin dei conti lo controllano non per salvaguardare l’osservanza della legge quanto per incastrarlo su qualche suo gesto. Intanto di sabato, dopo aver guarito dinanzi ai farisei e dottori della legge un idropico, esprime due riflessioni risolutive su come bisogna accogliere l’invito a tavola e con quale animo si deve invitare (vv.12-14). La prima è chiamata da Luca «una parabola», vale a dire, un esempio, un modello o un insegnamento da seguire. Innanzitutto bisogna invitare con gratuità e con libertà d’animo. Spesso gli uomini si fanno avanti, si propongono per essere invitati, invece, di ricevere l’invito. Per Luca il punto di vista di Dio è il contrario, è quello dell’umiltà: «Ha rovesciato i potenti dai troni e ha innalzato gli umili». La chiamata a partecipare alla «grande cena» del Regno ha come esito una maggiorazione del livello di vita per chi è capace di accogliere con gratuità l’invito della salvezza.
- L’ultimo posto. É vero che cedere il proprio posto agli altri non è gratificante, ma può essere umiliante; è una limitazione del proprio orgoglio. Ma ancor più umiliante e motivo di vergogna quando si deve compiere il movimento verso l’ultimo posto; è un disonore agli occhi di tutti. Luca, da un parte, pensa a tutte quelle situazioni umilianti e dolorose in cui il credente si può trovare, dall’altra al posto riservato per chi vive questi eventi davanti agli occhi di Dio e al suo regno. Gli orgogliosi, coloro che cercano i primi posti, i notabili, si gratificano della loro posizione sociale. Al contrario, quando Gesù è venuto ad abitare in mezzo a noi, «non c’era posto per lui» (2,7) e ha deciso di rimanervi scegliendo il posto tra la gente umile e povera. Per questo Dio lo ha elevato, lo ha esaltato. Da qui il prezioso suggerimento a scegliere il suo atteggiamento, privilegiando l’ultimo posto. Il lettore può rimanere disturbato da queste parole di Gesù che minano il senso utilitaristico ed egoistico della vita; ma a lungo andare il suo insegnamento si rivela determinante per l’ascesa in alto; il cammino dell’umiltà conduce alla gloria.
Per un confronto personale
- Nel tuo rapporto di amicizia con gli altri prevale il calcolo dell’interesse, l’attesa di ricevere un contraccambio?
- Nel relazionarti con gli altri al centro dell’attenzione c’è sempre e comunque il tuo io, anche quando fai qualcosa per i fratelli? Sei disposto a donare ciò che sei?
Preghiera finale
Come la cerva anela ai corsi d’acqua, così l’anima mia anela a te, o Dio.
L’anima mia ha sete di Dio, del Dio vivente: quando verrò e vedrò il volto di Dio? (Sal 41)
Domenica, 31 Ottobre, 2021
31st Sunday of Ordinary Time
Orazione iniziale
Signore Gesù, invia il tuo Spirito, perché ci aiuti a leggere la Scrittura con lo stesso sguardo, con il quale l’hai letta Tu per i discepoli sulla strada di Emmaus. Con la luce della Parola, scritta nella Bibbia, Tu li aiutasti a scoprire la presenza di Dio negli avvenimenti sconvolgenti della tua condanna e della tua morte. Così, la croce che sembrava essere la fine di ogni speranza, è apparsa loro come sorgente di vita e di risurrezione.
Crea in noi il silenzio per ascoltare la tua voce nella creazione e nella Scrittura, negli avvenimenti e nelle persone, soprattutto nei poveri e sofferenti. La tua Parola ci orienti, affinché anche noi, come i due discepoli di Emmaus, possiamo sperimentare la forza della tua risurrezione e testimoniare agli altri che Tu sei vivo in mezzo a noi come fonte di fraternità, di giustizia e di pace. Questo noi chiediamo a Te, Gesù, figlio di Maria, che ci hai rivelato il Padre e inviato lo Spirito. Amen.
Lettura
Chiave di lettura:
Nel Vangelo di questa domenica uno dei dottori della Legge, responsabili dell’insegnamento religioso, vuole sapere da Gesù qual è il comandamento più grande. Anche oggi molte persone vogliono sapere ciò che è più importante nella religione. Alcuni dicono che la cosa più importante è essere battezzati. Altri dicono che è pregare. Altri dicono che è andare a messa o partecipare ad atti di culto la domenica. Altri dicono: amare il prossimo! Altri sono preoccupati solo delle apparenze o con incarichi nella chiesa. Prima di leggere la risposta di Gesù, tu cerca di guardare in te stesso e di chiederti: “Per me, cos’è la cosa più importante nella religione e nella vita?”
Il testo descrive la conversazione di Gesù con il dottore della Legge. Durante la lettura cerca di fare attenzione a quanto segue: “In quali punti Gesù elogia i dottori della legge, ed in quali li critica?”
Una divisione del testo per aiutarne la lettura:
- Marco 12,28: La domanda del dottore sul comandamento più grande
- Marco 12,29-31: La risposta di Gesù
- Marco 12,32-33: Il dottore approva la risposta di Gesù
- Marco 12,34: Gesù conferma il Dottore
Il testo:
28Allora si accostò uno degli scribi che li aveva uditi discutere, e, visto come aveva loro ben risposto, gli domandò: «Qual è il primo di tutti i comandamenti?» 29Gesù rispose:
«Il primo è: Ascolta, Israele. Il Signore Dio nostro è l’unico Signore; 30 amerai dunque il Signore Dio tuo con tutto il tuo cuore, con tutta la tua mente e con tutta la tua forza. 31E il secondo è questo: Amerai il prossimo tuo come te stesso. Non c’è altro comandamento più importante di questi». 32Allora lo scriba gli disse: «Hai detto bene, Maestro, e secondo verità che Egli è unico e non v’è altri all’infuori di lui; 33 amarlo con tutto il cuore, con tutta la mente e con tutta la forza e amare il prossimo come se stesso val più di tutti gli olocausti e i sacrifici». 34Gesù, vedendo che aveva risposto saggiamente, gli disse: «Non sei lontano dal regno di Dio». E nessuno aveva più il coraggio di interrogarlo.
Momento di silenzio orante
perché la Parola di Dio possa entrare in noi ed illuminare la nostra vita.
Alcune domande
per aiutarci nella meditazione e nella orazione.
- Qual’è il punto del testo che più ti ha colpito? Perché?
- Cosa ha criticato Gesù nel dottore della Legge, e cosa ha elogiato?
- Secondo i versi 29 e 30, come deve essere il nostro amore verso Dio? In questi versi, cosa significa: cuore, mente, forza? Tutte queste parole, indicano forse la stessa cosa?
- Quale rapporto esiste tra il primo ed il secondo comandamento? Perché?
- Noi oggi siamo più vicino o più lontani dal Regno di Dio di quanto lo fosse il dottore che fu elogiato da Gesù? Cosa pensi?
Per coloro che vorrebbero approfondire maggiormente il tema
Contesto:
- All’inizio dell’attività missionaria di Gesù, i dottori di Gerusalemme erano andati fino a Galilea per osservarlo (Mc 3,22; 7,1). Incomodati dalla predicazione di Gesù, avevano già accettato la calunnia secondo cui era posseduto dal demonio (Mc 3,22). Ora, a Gerusalemme, cominciano di nuovo a discutere con Gesù.
- Negli anni 70, epoca in cui Marco scrive il suo vangelo, le mutazioni e persecuzioni erano molte e, per questo, la vita delle comunità cristiane era segnata dall’insicurezza. Nei tempi di mutazione e di insicurezza c’è sempre il rischio o la tentazione di cercare la nostra sicurezza, non nella bontà di Dio con noi, bensì nell’osservanza rigorosa della Legge. Di fronte a questa mentalità, Gesù insiste nella pratica dell’amore che relativizza l’osservanza della legge dandole il suo vero significato.
Commento del testo:
- Marco 12,28: La domanda del dottore della Legge
- Poco prima che il dottore facesse la sua domanda, ci fu un dibattito di Gesù con i sadducei attorno al tema della fede nella risurrezione (Mc 12,18-27). Al dottore della legge, che aveva assistito al dibattito, piace la risposta di Gesù, e percepisce in lui una grande intelligenza e quindi approfitta dell’occasione per porre una domanda di chiarimento: “Qual é il più grande di tutti i comandamenti?” In quel tempo, i giudei avevano una grande quantità di norme per regolamentare nella pratica l’osservanza dei Dieci Comandamenti della Legge di Dio. Alcuni dicevano: “Queste norme hanno tutte lo stesso valore, poiché vengono da Dio. Non compete a noi introdurre distinzioni nelle cose di Dio”. Altri rispondevano: “No! Alcune leggi sono più importante di altre e, per questo, obbligano di più!” Il dottore vuole conoscere l’opinione di Gesù: “Qual è il primo di tutti i comandamenti?” Tema molto discusso e molto polemico all’epoca.
- Marco 12,29-31: La risposta di Gesù
- Gesù risponde citando un brano della Bibbia per dire che il primo comandamento è “amare Dio con tutto il cuore, con tutta l’anima e con tutta la forza!” (Dt 6,4-5). Questa frase faceva parte di una preghiera chiamata Shemá. Al tempo di Gesù, i giudei pii recitavano questa preghiera due volte al giorno: al mattino ed alla sera. Era così conosciuta tra loro come lo è oggi tra noi il Padre Nostro. E Gesù aumenta citando di nuovo la Bibbia: “Il secondo è questo: ‘Amerai il prossimo tuo come te stesso’ (Lev 19,18). Non esiste un comandamento più grande di questi due”. Risposta breve e molto profonda! E’ il riassunto di tutto ciò che Gesù ha insegnato su Dio e sulla vita (Mt 7,12).
- Marco 12,32-33: La risposta del dottore della legge
- Il dottore è d’accordo con Gesù e tira le conclusioni: “Sì, amare Dio ed amare il prossimo è molto più importante che tutti gli olocausti e tutti i sacrifici”. Ossia il comandamento dell’amore è più importante di tutti i comandamenti relativi al culto od ai sacrifici nel Tempio. Questa affermazione viene dai profeti del Vecchio Testamento (Os 6,6; Sl 40,6-8; Sl 51,16-17). Oggi diremmo: la pratica dell’amore è più importante delle novene, delle promesse, delle messe, delle preghiere e processioni. O meglio, le novene, le promesse, le messe, le preghiere e le processioni devono essere il frutto della pratica dell’amore e devono condurre all’amore.
- Marco 12,34: Il riassunto del Regno
- Gesù conferma la conclusione tratta dal dottore e dice: “Non sei lontano dal Regno!” Infatti, il Regno di Dio consiste nel riconoscere che l’amore verso Dio è l’amore verso il prossimo sono i più importanti. E se Dio è Padre, noi tutti siamo fratelli e sorelle e dobbiamo dimostrare questo nella pratica, vivendo in comunità. “Da questi due comandamenti dipendono tutta la legge ed i profeti!” (Mt 22,4) I discepoli di Gesù devono iscrivere nella memoria, nell’intelligenza, nel cuore, questa grande legge: solo così si giunge a Dio nel dono totale al prossimo!
- Marco 12,35-37: Gesù critica l’insegnamento dei dottori della Legge sul Messia
- La propaganda ufficiale sia del governo che dei dottori della Legge affermava che il messia sarebbe venuto come Figlio di Davide. Era per insegnare che il messia sarebbe stato un re glorioso, forte e dominatore. Questo fu il grido della gente la Domenica delle Palme: “Benedetto il Regno che viene, del nostro padre Davide!” (Mc 11,10). Ed anche così gridò il cieco di Gerico: “Gesù, Figlio di Davide, abbi pietà di me!” (Mc 10,47). Ma qui Gesù mette in tela di giudizio questo insegnamento dei dottori. Cita un salmo di Davide: “Il Signore disse al mio signore: siediti alla mia destra, finché io ponga i tuoi nemici a sgabello dei tuoi piedi!” (Sl 110,1) E Gesù continua: “Se Davide stesso dice mio Signore, come può il Messia essere suo figlio?” Ciò significa che Gesù non era d’accordo con l’idea di un messia re glorioso, che sarebbe venuto come un re a dominare ed imporsi su tutti i nemici. Gesù preferisce essere il Messia servo annunciato da Isaia (Is 42,1-9). Lui dice: “Il Figlio dell’Uomo non è venuto per essere servito, ma per servire e dare la sua vita in riscatto per molti” (Mc 10,45).
- Marco 12,38-40: Gesù critica i dottori della Legge
- Infine Gesù richiama l’attenzione dei discepoli sul comportamento tendenzioso ed ipocrita di alcuni dottori della legge. A loro piaceva circolare per le piazze con lunghe tuniche, ricevere i saluti della gente, occupare i primi posti nelle sinagoghe ed i posti d’onore nei banchetti. A loro piaceva entrare nelle case delle vedove e predicare a lungo per poi ricevere denaro! E Gesù termina dicendo: “Questa gente riceverà un giudizio severissimo!” E’ bene che anche noi facciamo un esame di coscienza e guardiamo nello specchio di questo testo per vedere se in esso si rispecchia il nostro volto!
Ampliando le informazioni:
Il comandamento più grande
Il più grande e primo comandamento è e sarà sempre “amare Dio con tutto il cuore, con tutta la mente e con tutta la propria forza” (Mc 12,30). Nella misura in cui il popolo di Dio, lungo i secoli, ha approfondito il significato e la portata dell’amore di Dio, si è reso conto che l’amore verso Dio sarà vero e reale solo se diventa concreto nell’amore verso il prossimo. Per questo, il secondo comandamento che richiede l’amore verso il prossimo è simile al primo comandamento dell’amore verso Dio (Mt 22,39; Mc 12,31). “Se uno dicesse: io amo Dio, e odiasse il suo fratello, è un mentitore” (1 Gv 4,20). “Tutta la legge ed i profeti dipendono da questi due comandamenti” (Mt 22,40). All’inizio,comunque non era così chara la portata delle esigenze dell’amore verso il prossimo. Su questo punto c’è stata un’evoluzione in tre tappe lungo la storia del popolo di Dio:
- 1ª Tappa: “Prossimo” é il parente della stessa razza
- Il Vecchio Testamento insegnava già l’obbligo di “amare il prossimo come se stessi!” (Lv 19,18). In quel lontano inizio la parola prossimo era sinonimo a parente. Loro si sentivano obbligati ad amare tutti coloro che formavano parte della stessa famiglia, dello stesso clan, della stessa tribù, dello stesso popolo. Per quanto riguardava lo straniero, cioè coloro che non appartenevano al popolo giudeo, il libro del Deuteronomio diceva: “potrai esigerlo il diritto dallo straniero; ma quanto al tuo diritto nei confronti di tuo fratello (parente, prossimo), lo lascerai cadere!” (Dt 15,3).
- 2ª Tappa: “Prossimo è colui a cui mi avvicino, o che si avvicina a me
- A poco a poco, il concetto di prossimo si allargò. E così, nel tempo di Gesù, ci fu tutta una discussione attorno a “chi è il mio prossimo?” Alcuni dottori pensavano che si doveva allargare il concetto di prossimo oltre i limiti della razza. Ma altri non volevano saperne di questo. Fu così che un dottore rivolse a Gesù questa domanda polemica: “Chi è il mio prossimo?” Gesù rispose con la parabola del Buon Samaritano (Lc 10,29-37), in cui il prossimo non è né il parente, né l’amico, né il patrizio, ma colui che si avvicina a te, indipendentemente dalla religione, dal colore, dalla razza, dal sesso o dalla lingua. Tu devi amarlo!
- 3ª Tappa: La misura dell’amore al “prossimo” é amare come Gesù ci ha amato
- Gesù aveva detto al dottore della Legge: “Tu non sei lontano dal regno di Dio!” (Mc 12,34). Il dottore era già vicino al Regno, perché di fatto il Regno consiste in unire l’amore verso Dio con l’amore verso il prossimo, come il dottore aveva affermato solennemente davanti a Gesù (Mc 12,33). Ma per poter entrare nel Regno gli mancava fare un passo in più. Il criterio dell’amore verso il prossimo, insegnato nel Vecchio Testamento, era “come te stesso”. Gesù espande questo criterio e dice: “Questo è il mio comandamento: amatevi come io vi ho amato! Nessuno ha un amore più grande di questo: dare la vita per i propri amici!” (Gv 15,12-13). Ora, nel Nuovo Testamento, il criterio sarà: “Amare il prossimo come Gesù ci ha amato!”. Gesù ha interpretato il senso esatto della Parola di Dio ed ha indicato il cammino sicuro per giungere ad una convivenza più giusta e più fraterna.
Pregare con il Salmo 46 (45)
Dio, rivelato in Gesù, è la nostra forza!
Dio è per noi rifugio e forza,
aiuto sempre vicino nelle angosce. Perciò non temiamo se trema la terra, se crollano i monti nel fondo del mare.
Fremano, si gonfino le sue acque, tremino i monti per i suoi flutti.
Un fiume e i suoi ruscelli rallegrano la città di Dio, la santa dimora dell’Altissimo.
Dio sta in essa: non potrà vacillare; la soccorrerà Dio, prima del mattino.
Fremettero le genti, i regni si scossero; egli tuonò, si sgretolò la terra.
Il Signore degli eserciti è con noi, nostro rifugio è il Dio di Giacobbe. Venite, vedete le opere del Signore, egli ha fatto portenti sulla terra.
Farà cessare le guerre sino ai confini della terra, romperà gli archi e spezzerà le lance,
brucerà con il fuoco gli scudi. Fermatevi e sappiate che io sono Dio, eccelso tra le genti, eccelso sulla terra.
Il Signore degli eserciti è con noi, nostro rifugio è il Dio di Giacobbe.
Orazione Finale
Signore Gesù, ti ringraziamo per la tua Parola che ci ha fatto vedere meglio la volontà del Padre. Fa che il tuo Spirito illumini le nostre azioni e ci comunichi la forza per eseguire quello che la Tua Parola ci ha fatto vedere. Fa che noi, come Maria, tua Madre, possiamo non solo ascoltare ma anche praticare la Parola. Tu che vivi e regni con il Padre nell’unità dello Spirito Santo, nei secoli dei secoli. Amen.
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