Lectio del giorno all’Oasi di Engaddi 22-28_Novembre-2021

Lunedì, 22 Novembre 2021

Tempo ordinario

Preghiera

Ridesta, Signore, la volontà dei tuoi fedeli perché, collaborando con impegno alla tua opera di salvezza, ottengano in misura sempre più abbondante i doni della tua misericordia. 

Per il nostro Signore Gesù Cristo…

Lettura dal Vangelo secondo Luca 21,1-4

In quel tempo, mentre era nel tempio, Gesù, alzati gli occhi, vide alcuni ricchi che gettavano le loro offerte nel tesoro. 

Vide anche una povera vedova che vi gettava due spiccioli e disse: “In verità vi dico: questa vedova, povera, ha messo più di tutti. 

Tutti costoro, infatti, hanno deposto come offerta del loro superfluo, questa invece nella sua miseria ha dato tutto quanto aveva per vivere”.

Riflessione

  • Nel vangelo di oggi Gesù tesse l’elogio di una vedova povera che sa condividere più che i ricchi. Molti poveri di oggi fanno lo stesso. La gente dice: “Il povero non lascia morire di fame il povero”. Ma a volte, nemmeno questo è possibile. Una signora che andò a vivere dalla campagna nella periferia di una città del Brasile, a Paraíba, diceva: “In campagna, la gente è povera, ma ha sempre qualcosa da condividere con il povero che bussa alla porta. Ora che mi trovo qui in città, quando vedo un povero che bussa alla porta, mi nascondo per la vergogna, perché non ho nulla in casa da condividere con lui!” Da un lato: gente ricca che ha tutto, ma che non sa condividere. Dall’altro: gente povera che non ha quasi nulla, ma che vuole condividere il poco che ha.
  • All’inizio della Chiesa, le prime comunità cristiane, nella stragrande maggioranza, erano formate da gente povera (1 Cor 1,26). Dopo poco tempo, entrarono anche persone più benestanti, e ciò recò vari problemi. Le tensioni sociali presenti nell’impero romano, iniziarono a presentarsi anche nella vita delle comunità. Ciò si manifestava, per esempio, quando si riunivano per celebrare la cena (1Cor 11,20-22), o quando facevano la riunione (Gia 2,1-4). Per questo, l’insegnamento del gesto della vedova era molto attuale, sia per loro sia oggi per noi.
  • Luca 21,1-2: L’elemosina della vedova. Gesù si trovava dinanzi al tesoro del tempio ed osservava la gente che dava la propria elemosina. I poveri mettevano pochi centesimi, i ricchi monete di grande valore. I tesori del tempio ricevevano molto denaro. Tutti davano qualcosa per la manutenzione del culto, per il sostentamento del clero e per la conservazione dell’edificio. Parte di questo denaro veniva usato per aiutare i poveri, poiché in quel tempo non c’era la previdenza sociale. I poveri vivevano alla mercé della carità pubblica. Le persone più bisognose erano gli orfani e le vedove. Dipendevano in tutto dalla carità degli altri, ma pur così, cercavano di condividere con gli altri il poco che avevano. Così, una vedova molto povera mise la sua elemosina nel tesoro del tempio. Appena due centesimi!
  • Luca 21,3-4: Il commento di Gesù. Cosa vale di più: i pochi centesimi della vedova o le molte monete dei ricchi? Secondo la maggioranza, le monete dei ricchi erano molto più utili dei pochi centesimi della vedova, per fare la carità. Per esempio, i discepoli pensavano che il problema della gente potesse essere risolto solo con molto denaro. In occasione della moltiplicazione dei pani, loro avevano suggerito di comprare pane per dare da mangiare alla gente (Lc 9,13; Mc 6,37). Filippo riuscì a dire: “Duecento denari di pane non sono sufficienti nemmeno perché ognuno possa riceverne un pezzo” (Gv 6,7). Infatti, per chi la pensa così, i due centesimi della vedova non servono proprio a nulla. Ma Gesù dice: “Questa vedova povera ha messo più di tutti”. Gesù ha criteri diversi. Richiamando l’attenzione dei discepoli sul gesto della vedova, insegna a loro ed a noi dove dobbiamo cercare la manifestazione della volontà di Dio: nei poveri e nella condivisione. E un criterio molto importante è questo: “Tutti costoro, infatti, han deposto come offerta del loro superfluo, questa invece nella sua miseria ha dato tutto quanto aveva per vivere”.
  • Elemosina, condivisione, ricchezza. La pratica di dare l’elemosina era molto importante per i giudei. Era considerata una “buona opera”, poiché la legge dell’Antico Testamento diceva: “Poiché i bisognosi non mancheranno mai nel paese; perciò io ti do questo comando e ti dico: Apri generosamente la mano al tuo fratello povero e bisognoso nel tuo paese”. (Dt 15,11). Le elemosine, poste nel tesoro del tempio, sia per il culto sia per i bisognosi, orfani o vedove, erano considerate un’azione grata a Dio (Eccle 35,2; cf. Eccle 17,17; 29,12; 40,24). Fare l’elemosina era un modo per riconoscere che tutti i beni della terra appartengono a Dio e che noi siamo solo amministratori di questi doni. Ma la tendenza all’accumulazione continua molto forte. Rinasce, sempre di nuovo, nel cuore umano. La conversione è sempre necessaria. Per questo Gesù diceva al giovane ricco: “Va, vendi tutto ciò che hai, dallo ai poveri” (Mc 10,21). Negli altri vangeli viene ripetuta la stessa esigenza: “Vendete ciò che avete e datelo in elemosina; fatevi borse che non invecchiano, un tesoro inesauribile nei cieli, dove i ladri non arrivano e la tignola non consuma” (Lc 12,33-34; Mt 6,9-20). La pratica della condivisione e della solidarietà è una delle caratteristiche che lo Spirito di Gesù vuole realizzare nelle comunità. Il risultato dell’effusione dello Spirito il giorno di Pentecoste era questo: “Nessuno, infatti tra loro era bisognoso, perché quanti possedevano campi o case li vendevano, portavano l’importo di ciò che era stato venduto e lo deponevano ai piedi degli apostoli” (At 4,34-35ª; 2,44-45). Queste elemosine poste ai piedi degli apostoli non erano accumulate, ma “distribuite a ciascuno secondo il bisogno” (At 4,35b; 2,45). L’entrata dei ricchi nella comunità cristiana rende possibile, da un lato, l’espansione del cristianesimo, dando migliori condizioni per i viaggi missionari. Ma, d’altro lato, la tendenza all’accumulazione bloccava il movimento di solidarietà e di condivisione. Giacomo aiutava le persone a prendere coscienza del cammino sbagliato: “E ora a voi, ricchi: piangete e gridate per le sciagure che vi sovrastano. Le vostre ricchezze sono imputridite, le vostre vesti sono state divorate dalle tarme.” (Ger5,1-3). Per intraprendere il cammino del Regno, tutti hanno bisogno di diventare alunni di quella vedova povera, che condivise con gli altri ciò che le era necessario per vivere (Lc 21,4).

Per un confronto personale

  • Quali sono le difficoltà e le gioie che trovi nella tua vita nel praticare la solidarietà e la condivisione con gli altri?
  • Come mai i due centesimi della vedova possono valere di più che le molte monete dei ricchi? Qual è il messaggio di questo testo per noi oggi?

Preghiera finale

Riconoscete che il Signore è Dio;  egli ci ha fatti e noi siamo suoi, 

suo popolo e gregge del suo pascolo. (Sal 99)


 

Martedì, 23 Novembre 2021

Tempo ordinario

Preghiera

Ridesta, Signore, la volontà dei tuoi fedeli perché, collaborando con impegno alla tua opera di salvezza, ottengano in misura sempre più abbondante i doni della tua misericordia. 

Per il nostro Signore Gesù Cristo…

Lettura dal Vangelo secondo Luca 21,5-11

In quel tempo, mentre alcuni parlavano del tempio e delle belle pietre e dei doni votivi che lo adornavano, Gesù disse: “Verranno giorni in cui, di tutto quello che ammirate, non resterà pietra su pietra che non venga distrutta”. 

Gli domandarono: “Maestro, quando accadrà questo e quale sarà il segno che ciò sta per compiersi?” 

Rispose: “Guardate di non lasciarvi ingannare. Molti verranno sotto il mio nome dicendo: ‘‘Sono io’’ e: ‘‘Il tempo è prossimo’’; non seguiteli. Quando sentirete parlare di guerre e di rivoluzioni, non vi terrorizzate. Devono infatti accadere prima queste cose, ma non sarà subito la fine”. Poi disse loro: “Si solleverà popolo contro popolo e regno contro regno, e vi saranno di luogo in luogo terremoti, carestie e pestilenze; vi saranno anche fatti terrificanti e segni grandi dal cielo”.

Riflessione

  • Nel vangelo di oggi inizia il discorso di Gesù, chiamato Discorso Apocalittico. E’ un lungo discorso, che sarà il tema dei vangeli dei prossimi giorni fino alla fine dell’ultima settimana dell’anno ecclesiastico. Per noi del XXI Secolo, il linguaggio apocalittico è strano e confuso. Ma per la gente povera e perseguitata delle comunità cristiane di quel tempo era la parola che tutti capivano ed il cui scopo principale era animare la fede e la speranza dei poveri e degli oppressi. Il linguaggio apocalittico è frutto della testimonianza di fede di questi poveri che, malgrado le persecuzioni, continuavano a credere che Dio stesse con loro e che continuasse ad essere il Signore della storia.
  • Luca 21,5-7: Introduzione al Discorso Apocalittico. Nei giorni precedenti il Discorso Apocalittico, Gesù aveva rotto con il tempio (Lc 19,45-48), con i sacerdoti e con gli anziani (Lc 20,1-26), con i sadduccei (Lc 20,27-40), con gli scribi che sfruttavano le vedove (Lc 20,41-47) ed alla fine, come abbiamo visto nel vangelo di ieri, termina elogiando la vedova che da in elemosina tutto ciò che possedeva (Lc 21,1-4). Ora, nel vangelo di oggi, ascoltando che “mentre alcuni parlavano del tempio e delle belle pietre e dei doni votivi che lo adornavano, Gesù disse: “Verranno giorni in cui, di tutto quello che ammirate, non resterà pietra su pietra che non venga distrutta”. Nell’ascoltare questo commento di Gesù, i discepoli domandarono: “Maestro, quando accadrà questo e quale sarà il segno che ciò sta per compiersi?” Loro chiedono più informazione. Il Discorso Apocalittico che segue è la risposta di Gesù a questa domanda dei discepoli sul quando e sul come avviene la distruzione del Tempio. Il vangelo di Marco informa quanto segue sul contesto in cui Gesù pronuncia questo discorso. Dice che Gesù era uscito dalla città ed era seduto sul Monte degli Olivi (Mc 13,2-4). Lì, dallo alto del monte aveva una visione maestosa sul tempio. Marco informa inoltre che c’erano solo quattro discepoli ad ascoltare l’ultimo discorso. All’inizio della sua predicazione, tre anni prima, lì a Galilea, le moltitudini seguivano Gesù per ascoltare le sue parole. Ora, nell’ultimo discorso, ci sono appena quattro uditori: Pietro, Giacomo, Giovanni ed Andrea (Mc 13,3). Efficienza e buon risultato non sempre sono misurati dalla quantità!
  • Luca 21,8: Obiettivo del discorso: “Guardate di non lasciarvi ingannare!” I discepoli avevano chiesto: “Maestro, quando accadrà questo e quale sarà il segno che ciò sta per compiersi?” Gesù comincia la sua risposta con un’avvertenza: “Guardate di non

lasciarvi ingannare. Molti verranno sotto il mio nome dicendo: ‘‘Sono io’’ e: ‘‘Il tempo è prossimo’’; non seguiteli”. In epoca di mutamenti e di confusione compaiono sempre persone che vogliono trarre vantaggi dalla situazione ingannando gli altri. Ciò avviene oggi e successe anche negli anni 80, epoca in cui Luca scrive il suo vangelo. Dinanzi ai disastri ed alle guerre di quegli anni, dinanzi alla distruzione di Gerusalemme dell’anno 70 ed alla persecuzione dei cristiani da parte dell’impero romano, molti pensavano che la fine dei tempi stesse per avvenire. C’era gente che diceva: “Dio non controlla più i fatti! Siamo perduti!” Per questo, la preoccupazione principale dei discorsi apocalittici è sempre la stessa: aiutare le comunità a discernere meglio i segni dei tempi per non essere ingannati dalle conversazioni della gente sulla fine del mondo: “Guardate di non lasciarvi ingannare!”. Poi viene il discorso che offre segni per aiutarli a discernere e, così, aumenta in loro la speranza. 

  • Luca 21,9-11: Segni per aiutarli a leggere i fatti. Dopo questa breve introduzione, inizia il discorso propriamente detto: “Quando sentirete parlare di guerre e di rivoluzioni, non vi terrorizzate. Devono infatti accadere prima queste cose, ma non sarà subito la fine”. Poi disse loro: “Si solleverà popolo contro popolo e regno contro regno, e vi saranno di luogo in luogo terremoti, carestie e pestilenze; vi saranno anche fatti terrificanti e segni grandi dal cielo”. Per capire bene queste parole, bisogna ricordare quanto segue. Gesù vive e parla nell’anno 33. I lettori di Luca vivono e ascoltano nell’anno 85. Ora, nei cinquanta anni tra l’anno 33 e l’anno 85, la maggioranza delle cose menzionate da Gesù erano già avvenute e da tutti conosciute. Per esempio, in diverse parti del mondo c’erano guerre, spuntavano falsi profeti, c’erano malattie e pesti e, in Asia Minore, i terremoti erano frequenti. D’accordo con lo stile ben apocalittico, il discorso enumera tutti questi avvenimenti, uno dopo l’altro, quali segni o tappe del progetto di Dio nella storia del Popolo di Dio, dall’epoca di Gesù fino ai nostri tempi:

1º segnale: i falsi messia (Lc 21,8); 

2º segnale: guerra e rivoluzioni (Lc 21,9); 

3º segnale: nazioni che lottano contro altre nazioni, un regno contro un altro regno

(Lc 21,10);

4º segnale: terremoti in diversi luoghi (Lc 21,11); 

5º segnale: fame, peste e segni nel cielo (Lc 21,11); 

Fin qui, il vangelo di oggi. Quello di domani ci presenta un altro segnale: la persecuzione delle comunità cristiane (Lc 21,12). Il vangelo di dopo domani due segnali: la distruzione di Gerusalemme e l’inizio della disintegrazione della creazione. Così, per mezzo di questi segnali del Discorso Apocalittico, le comunità degli anni ottanta, epoca in cui Luca scrive il suo vangelo, potevano calcolare a che altezza si trovava l’esecuzione del piano di Dio, e scoprire che la storia non era scappata dalla mano di Dio. Tutto avveniva secondo quanto previsto ed annunciato da Gesù nel Discorso Apocalittico.

Per un confronto personale

  • Qual è il sentimento che hai provato durante la lettura del vangelo di oggi? Pace o timore?
  • Pensi che la fine del mondo è vicina? Cosa rispondere a coloro che dicono che la fine del mondo è vicina? Cosa spinge oggi la gente a resistere ed avere speranza?

Preghiera finale

Esultino davanti al Signore che viene,  perché viene a giudicare la terra.  Giudicherà il mondo con giustizia  e con verità tutte le genti. (Sal 95)


 

Mercoledì, 24 Novembre 2021

Tempo ordinario

Preghiera

Ridesta, Signore, la volontà dei tuoi fedeli perché, collaborando con impegno alla tua opera di salvezza, ottengano in misura sempre più abbondante i doni della tua misericordia.

Per il nostro Signore Gesù Cristo…

Lettura dal Vangelo secondo Luca 21,12-19

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: “Metteranno le mani su di voi e vi perseguiteranno, consegnandovi alle sinagoghe e alle prigioni, trascinandovi davanti a re e a governatori, a causa del mio nome. Questo vi darà occasione di render testimonianza. 

Mettetevi bene in mente di non preparare prima la vostra difesa; io vi darò lingua e sapienza, a cui tutti i vostri avversari non potranno resistere, né controbattere. 

Sarete traditi perfino dai genitori, dai fratelli, dai parenti e dagli amici, e metteranno a morte alcuni di voi; sarete odiati da tutti per causa del mio nome. Ma nemmeno un capello del vostro capo perirà. 

Con la vostra perseveranza salverete le vostre anime”.

Riflessione

  • Nel vangelo di oggi, che è il seguito del discorso iniziato ieri, Gesù enumera diversi segni per aiutare le comunità a collocarsi nei fatti e a non perdere la fede in Dio, né il coraggio di resistere agli assalti dell’ impero romano. Ripetiamo i primi cinque segnali del vangelo di ieri:

1º segnale: i falsi messia (Lc 21,8); 

2º segnale: guerra e rivoluzioni (Lc 21,9); 

3º segnale: nazioni che lottano contro altre nazioni, un regno contro un altro regno

(Lc 21,10); 

4º segnale: terremoti in diversi luoghi (Lc 21,11); 

5º segnale: fame, peste e segni nel cielo (Lc 21,11); 

Fino a qui il vangelo di ieri. Ora, nel vangelo di oggi, aggiunge un segnale: 

6º segnale: la persecuzione dei cristiani (Lc 21,12-19) 

  • Luca 21,12. Il sesto della persecuzione. Varie volte, nei pochi anni che passò tra di noi, Gesù aveva avvisato i discepoli che sarebbero stati perseguitati. Qui, nell’ultimo discorso, ripete lo stesso avviso e fa sapere che la persecuzione deve essere presa in considerazione nel discernere i segni dei tempi: “Metteranno le mani su di voi e vi perseguiteranno, consegnandovi alle sinagoghe e alle prigioni, trascinandovi davanti a re e a governanti, a causa del mio nome”. E di questi avvenimenti, apparentemente così negativi Gesù aveva detto: “Non vi terrorizzate. Devono infatti accadere queste cose, ma non sarà subito la fine.” (Lc 21,9). Ed il vangelo di Marco aggiunge che tutti questi segnali sono “appena l’inizio dei dolori di parto!” (Mc 13,8). Ora, i dolori del parto, pur essendo molto dolorosi per la madre, non sono segno di morte, bensì di vita! Non sono motivo di timore, bensì di speranza! Questo modo di leggere i fatti porta tranquillità alle comunità perseguitate. Così, leggendo o udendo questi segni, profetizzati da Gesù nell’anno 33, i lettori di Luca degli anni ottanta potevano concludere: “Tutte queste cose avvengono già secondo il piano previsto ed annunciato da Gesù! Quindi la storia non è scappata dalle mani di Dio! Dio è con noi!”
  • Luca 21,13-15: La missione dei cristiani in epoca di persecuzione. La persecuzione non è una fatalità, né può essere motivo di scoraggiamento o di disperazione, ma deve essere considerata come una possibilità, offerta da Dio, in modo che le comunità svolgano la missione di testimoniare la Buona Novella di Dio. Gesù dice: “Questo vi darà occasione di render testimonianza. Mettetevi bene in mente di non preparare prima la vostra difesa; io vi darò lingua e sapienza, a cui tutti i vostri avversari non potranno resistere, né controbattere”. Per mezzo di questa affermazione, Gesù incoraggia i cristiani perseguitati che vivevano nell’angoscia. Fa loro sapere che, anche se perseguitati, loro avevano una missione da svolgere, cioè: rendere testimonio della Buona Novella di Dio ed essere così segno del Regno (At 1,8). La testimonianza coraggiosa porterebbe la gente a ripetere ciò che dicevano i maghi in Egitto davanti ai segni e ad avere coraggio come Mosè e Aronne: “Qui c’è il dito di Dio” (Es 8,15). Conclusione: se le comunità non devono preoccuparsi, se tutto sta nelle mani di Dio, se tutto era già previsto da Dio, se tutto non è altro che un dolore da parto, allora non c’è motivo di preoccuparsi.
  • Luca 21,16-17: Persecuzione fin dentro la propria famiglia. “Sarete traditi perfino dai genitori, dai fratelli, dai parenti e dagli amici, e metteranno a morte alcuni di voi; sarete odiati da tutti a causa del mio nome”. La persecuzione non viene solo dal di fuori, dall’impero, ma anche dal di dentro, dalla propria famiglia. In una stessa famiglia, alcuni accettavano la Buona Notizia, altri no. L’annuncio della Buona Novella causava divisioni all’interno delle famiglie. C’erano perfino persone che, basandosi sulla Legge di Dio, denunciavano ed uccidevano i loro familiari che si dichiaravano seguaci di Gesù (Dt 13,7-12).
  • Luca 21,18-19: La fonte di speranza e di resistenza. “Ma nemmeno un capello del vostro capo perirà. Con la vostra perseveranza salverete le vostre anime!” Questa osservazione finale di Gesù ricorda l’altra parola che Gesù aveva detto: “Ma nemmeno un capello del vostro capo perirà!” (Lc 21,18). Questo paragone era una chiamata forte a non perdere la fede e a continuare rettamente nella comunità. E conferma ciò che Gesù aveva detto in un’altra occasione: Chi vorrà salvare la propria vita, la perderà, ma chi perderà la propria vita per me, la salverà” (Lc 9,24).

Per un confronto personale

  • Come sei solito/a leggere le tappe della storia della tua vita o del tuo paese?
  • Guardando la storia dell’umanità degli ultimi anni, in te la speranza è diminuita o aumentata?

Preghiera finale

Il Signore ha manifestato la sua salvezza,  agli occhi dei popoli ha rivelato la sua giustizia.  Egli si è ricordato del suo amore,  della sua fedeltà alla casa d’Israele. (Sal 97)


 

Giovedì, 25 Novembre 2021

Tempo ordinario

Preghiera

Ridesta, Signore, la volontà dei tuoi fedeli perché, collaborando con impegno alla tua opera di salvezza, ottengano in misura sempre più abbondante i doni della tua misericordia. 

Per il nostro Signore Gesù Cristo…

Lettura dal Vangelo secondo Luca 21,20-28

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: “Quando vedrete Gerusalemme circondata da eserciti, sappiate allora che la sua devastazione è vicina. Allora coloro che si trovano nella Giudea fuggano ai monti, coloro che sono dentro la città se ne allontanino, e quelli in campagna non tornino in città; saranno infatti giorni di vendetta, perché tutto ciò che è stato scritto si compia. 

Guai alle donne che sono incinte e allattano in quei giorni, perché vi sarà grande calamità nel paese e ira contro questo popolo. 

Cadranno a fil di spada e saranno condotti prigionieri tra tutti i popoli; Gerusalemme sarà calpestata dai pagani finché i tempi dei pagani siano compiuti. 

Vi saranno segni nel sole, nella luna e nelle stelle, e sulla terra angoscia di popoli in ansia per il fragore del mare e dei flutti, mentre gli uomini moriranno per la paura e per l’attesa di ciò che dovrà accadere sulla terra. Le potenze dei cieli infatti saranno sconvolte.

Allora vedranno il Figlio dell’uomo venire su una nube con potenza e gloria grande. 

Quando cominceranno ad accadere queste cose, alzatevi e levate il capo, perché la vostra liberazione è vicina”.

Riflessione

  • Nel vangelo di oggi continua il Discorso Apocalittico che riporta due segnali, il 7° e l’ 8°, che dovevano accadere prima della fine dei tempi o meglio prima della venuta della fine di questo mondo per dar luogo al nuovo mondo, al “cielo nuovo ed alla Terra nuova” (Is 65,17). Il settimo segnale è la distruzione di Gerusalemme e l’ottavo è lo sconvolgimento dell’antica creazione.
  • Luca 21,20-24. Il settimo segnale: la distruzione di Gerusalemme. Gerusalemme era per loro la Città Eterna. Ed ora era distrutta! Come spiegare questo fatto? Forse Dio non si rende conto? Difficile per noi immaginare il trauma e la crisi di fede che la distruzione di Gerusalemme causò nelle comunità sia dei giudei sia dei cristiani. Qui è possibile un’osservazione sulla composizione dei Vangeli di Luca e di Marco. Luca scrive nell’anno 85. Lui si serve del Vangelo di Marco per comporre la sua narrativa su Gesù. Marco scrive nell’anno 70, lo stesso anno in cui Gerusalemme era accerchiata e distrutta dagli eserciti romani. Per questo Marco scrive dando una traccia al lettore: “Quando vedrete l’abominio della desolazione stare là dove non conviene, – (e qui apre una parentesi e dice) “chi legge capisce!” (chiusa la parentesi) – allora, quelli che si trovano nella Giudea fuggano ai monti”. (Mc 13,14). Quando Luca menziona la distruzione di Gerusalemme, da oltre quindici anni Gerusalemme era in rovina. Per questo lui omette la parentesi di Marco e Luca dice: “Quando vedrete Gerusalemme circondata da eserciti, sappiate allora che la sua devastazione è vicina. Allora coloro che si trovano nella Giudea fuggano sui monti, coloro che sono dentro la città se ne allontanino, e quelli in campagna non tornino in città; saranno infatti giorni di vendetta, perché tutto ciò che è stato scritto si compia. Guai alle donne che sono incinte e allattano in quei giorni, perché vi sarà grande calamità nel paese e ira contro questo popolo. Cadranno a fil di spada e saranno condotti prigionieri tra tutti i popoli; Gerusalemme sarà calpestata dai pagani finché i tempi dei pagani siano compiuti”. Udendo Gesù che annuncia la persecuzione (6° segnale) e la distruzione di Gerusalemme (7° segnale), i lettori delle comunità perseguitate nel tempo di Luca conclusero dicendo: “Questo è il nostro oggi! Siamo nel 6° e nel 7° segnale!”
  • Luca 21,25-26: L’ottavo segnale: cambiamenti nel sole e nella luna. Quando sarà la fine? Alla fine, dopo aver parlato di tutti questi segnali che già erano avvenuti, rimaneva questa domanda: “Il progetto di Dio va molto avanti e le tappe previste da Gesù si realizzano già. Or siamo nella sesta e nella settima tappa. Quante tappe o segnali mancano ancora fino a che giunga la fine? Manca molto?” La risposta viene ora nell’8° segnale: “Vi saranno segni nel sole, nella luna e nelle stelle, e sulla terra angoscia di popoli in ansia per il fragore del mare e dei flutti, mentre gli uomini moriranno per la paura e per l’attesa di ciò che dovrà accadere sulla terra. Le potenze dei cieli infatti saranno sconvolte”. L’ 8° segnale è diverso dagli altri segnali. I segnali nel cielo e nella terra sono un’indicazione di ciò che sta avvenendo, nello stesso tempo, alla fine del vecchio mondo, dell’antica creazione, e l’inizio dell’avvento del cielo nuovo e della terra nuova. Quando il guscio dell’uovo comincia a incrinarsi è segno che la novità sta per apparire. E’ la venuta del Mondo Nuovo che sta provocando la disintegrazione del mondo antico. Conclusione: manca molto poco! Il Regno di Dio sta arrivando già.
  • Luca 21,27-28: La venuta del Regno di Dio e l’apparizione del Figlio dell’Uomo. “Allora vedranno il Figlio dell’uomo venire su una nube con potenza e gloria grande. Quando cominceranno ad accadere queste cose, alzatevi e levate il capo, perché la vostra liberazione è vicina”. In questo annuncio, Gesù descrive la venuta del Regno con immagini tratte della profezia di Daniele (Dn 7,1-14). Daniele dice che, dopo le disgrazie causate dai regni di questo mondo, verrà il Regno di Dio. I regni di questo mondo, tutti essi, avevano figure di animali: leone, pantera, orso e bestia feroce (Dn 7,3-7). Sono segni animaleschi, che disumanizzano la vita, come avviene con il regno neoliberale, fino ad oggi! Il Regno di Dio, quindi, appare con l’aspetto del Figlio dell’Uomo, cioè, con l’aspetto umano (Dn 7,13). E un regno umano. Costruire questo regno che umanizza, è compito delle persone delle comunità. E’ la nuova storia che dobbiamo portare a compimento e che deve riunire gente dei quattro confini della terra. Il titolo Figlio dell’Uomo è il nome che a Gesù piaceva usare. Solo nei quattro evangeli, il nome appare più di 80 volte! Qualsiasi dolore che sopportiamo fin d’ora, qualsiasi lotta a favore della vita, qualsiasi persecuzione a causa della giustizia, qualsiasi dolore da parto, è seme del Regno che verrà nell’8° segnale.

Per un confronto personale

  • Persecuzione delle comunità, distruzione di Gerusalemme. Disperazione. Dinanzi ad avvenimenti che oggi fanno soffrire mi dispero? Qual è la fonte della mia speranza?
  • Figlio dell’Uomo è il titolo che a Gesù piaceva usare. Lui vuole umanizzare la vita. Quanto più umano, tanto più divino, diceva il Papa Leone Magno. Nel mio rapporto con gli altri sono umano?

Preghiera finale

Buono è il Signore,  eterna la sua misericordia, 

la sua fedeltà per ogni generazione. (Sal 99)


 

Venerdì, 26 Novembre 2021

Tempo ordinario

Preghiera

Ridesta, Signore, la volontà dei tuoi fedeli perché, collaborando con impegno alla tua opera di salvezza, ottengano in misura sempre più abbondante i doni della tua misericordia. 

Per il nostro Signore Gesù Cristo…

Lettura dal Vangelo secondo Luca 21,29-33

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli una parabola: “Guardate il fico e tutte le piante; quando già germogliano, guardandoli capite da voi stessi che ormai l’estate è vicina. Così pure, quando voi vedrete accadere queste cose, sappiate che il regno di Dio è vicino. 

In verità vi dico: non passerà questa generazione finché tutto ciò sia avvenuto. Il cielo e la terra passeranno, ma le mie parole non passeranno”.

Riflessione

  • Il vangelo di oggi ci presenta le raccomandazioni finali del Discorso Apocalittico.

Gesù insiste su due punti: (a) sull’attenzione che bisogna dare ai segni dei tempi (Lc 21,29-31) e (b) sulla speranza, fondata nella fermezza della parola di Dio, che scaccia la paura e la disperazione (Lc 21,32-33).

  • Luca 21,29-31: Guardate il fico e tutte le piante. Gesù ordina di guardare la natura: “Guardate il fico e tutte le piante; quando già germogliano, guardandoli capite da voi stessi che ormai l’estate è vicina. Così pure, quando voi vedrete accadere queste cose, sappiate che il regno di Dio è vicino”. Gesù chiede di contemplare i fenomeni della natura per imparare come leggere ed interpretare le cose che stanno avvenendo nel mondo. I germogli sul fico sono un segno evidente che l’estate è ormai vicina. Così quando appaiono i sette segnali sono una prova che “il Regno di Dio è vicino!” Fare questo discernimento non è facile. Una persona sola non si rende conto di questo. Riflettendo insieme in comunità appare la luce. E la luce è questa: sperimentare in tutto ciò che succede la chiamata a non chiudersi nel presente, bensì mantenere aperto l’orizzonte e percepire in tutto ciò che succede una freccia che si dirige verso il futuro. Ma l’ora esatta della venuta del Regno, nessuno la conosce. Nel vangelo di Marco, Gesù arriva a dire: “Quanto poi a quel giorno o a quell’ora, nessuno li conosce, neanche gli angeli nel cielo, e neppure il Figlio, ma solo il Padre!” (Mc 13,32).
  • Luca 21,32-33: “In verità vi dico: non passerà questa generazione finché tutto ciò sia avvenuto. Il cielo e la terra passeranno, ma le mie parole non passeranno”. Questa parola di Gesù evoca la profezia di Isaia che dice: “Ogni uomo è come l’erba e tutta la sua gloria è come un fiore del campo. Secca l’erba, il fiore appassisce quando il soffio del Signore spira su di essi. Secca l’erba, appassisce il fiore, ma la parola del nostro Dio dura sempre” (Is 40,7-8). La parola di Gesù è fonte della nostra speranza. Ciò che dice avverrà!
  • La venuta del Messia e la fine del mondo. Oggi, molta gente vive preoccupata della fine del mondo. Alcuni, basandosi in una lettura errata e fondamentalistica dell’Apocalisse di Giovanni, giungono perfino a calcolare la data esatta della fine del mondo. Nel passato, a partire dai “mille anni” citati dall’Apocalisse (Ap 20,7), si soleva ripetere: “L’anno mille è passato, ma il duemila non passerà!” Per questo, nella misura in cui il 2000 si avvicinava, molti erano preoccupati. C’era gente che angosciata per la venuta della fine del mondo, si tolse la vita. Ma il 2000 passò e non avvenne nulla. Non avvenne la fine del mondo! Nelle comunità cristiane dei primi secoli ci fu la stessa problematica. Vivevano nell’aspettativa della venuta imminente di Gesù. Gesù veniva a realizzare il Giudizio Finale per mettere fine alla storia ingiusta del mondo qui sulla terra ed inaugurare la nuova fase della storia, la fase definitiva del Cielo Nuovo e della Terra Nuova. Pensavano che questo sarebbe avvenuto tra una o due generazioni. Molta gente sarebbe stata ancora viva quando Gesù fosse apparso glorioso nel cielo (1Ts 4,16-17; Mc 9,1). C’erano persone che non lavoravano perfino più, perché pensavano che la venuta fosse cosa di pochi giorni o settimane (2Tes 2,1-3; 3,11). Pensavano così. Ma fino ad oggi, la venuta di Gesù non si è ancora avverata!

Come interpretare questo ritardo? Per le strade delle città, la gente vede dipinte sui muri scritte che dicono Gesù ritornerà! Viene o non viene? E come sarà la sua venuta? Molte volte, l’affermazione “Gesù ritornerà” viene usata per intimorire le persone ed obbligarle a frequentare una chiesa determinata! 

Nel Nuovo Testamento il ritorno di Gesù è sempre motivo di gioia e di pace! Per coloro che sono sfruttati ed oppressi, la venuta di Gesù è una Buona Novella! Quando ci sarà questa venuta? Tra i giudei, le opinioni erano varie. I sadduccei e gli erodiani dicevano: “I tempi messianici verranno!” Pensavano che il loro benessere durante il governo di Erode fosse espressione del Regno di Dio. Per questo, non accettavano cambiamenti e combattevano la predicazione di Gesù che invitava la gente a cambiare e a convertirsi. I farisei dicevano: “La venuta del Regno dipenderà dal nostro sforzo nell’osservanza della legge!” Gli esseni dicevano: “Il Regno promesso arriverà solo quando avremo purificato il paese da tutte le impurità”. Tra i cristiani c’era la stessa varietà di opinioni. Alcuni della comunità di Tessalonica in Grecia, appoggiandosi nella predicazione di Paolo, dicevano: “Gesù ritornerà!” (1 Tes 4,13-18; 2 Tes 2,2). Paolo risponde che non era così semplice come loro immaginavano. Ed a coloro che non lavoravano dice: “Chi non lavora non ha diritto di mangiare!” (2Tes 3,10). Probabilmente, si trattava di persone che all’ora dei pasti andavano a mendicare cibo presso la casa del vicino. Altri cristiani pensavano che Gesù sarebbe ritornato solo dopo che il vangelo fosse stato annunziato al mondo intero (At 1,6-11). E pensavano che, quanto maggiore fosse lo sforzo per evangelizzare, tanto più rapidamente sarebbe avvenuta la fine del mondo. Altri, stanchi di aspettare, dicevano: “Non tornerà mai! (2 Pt 3,4). Altri, basandosi in parole di Gesù dicevano con ragione: “E’ già in mezzo a noi!” (Mt 25,40). Oggi avviene la stessa cosa. C’è gente che dice: “Come stanno le cose sia nella Chiesa che nella società, stanno bene”. Non vogliono cambiamenti. Altri aspettano la venuta immediata di Gesù. Altri pensano che Gesù ritornerà solo attraverso il nostro lavoro e annuncio. Per noi, Gesù è già in mezzo a noi (Mt 28,20). E’ già accanto a noi nella lotta per la giustizia, per la pace e per la vita. Ma la pienezza non è ancora giunta. Per questo, aspettiamo con perseveranza la liberazione dell’umanità e della natura (Rom 8,22-25).

Per un confronto personale

  • Gesù chiede di guardare il fico per contemplare i fenomeni della natura. Nella mia vita ho imparato già qualcosa contemplando la natura?
  • Gesù disse: “Il cielo e la terra scompariranno, ma le mie parole non scompariranno”. Come incarno nella mia vita queste parole di Gesù?

Preghiera finale

Signore, beato chi abita la tua casa: 

sempre canta le tue lodi!  Beato chi trova in te la sua forza:  cresce lungo il cammino il suo vigore. (Sal 83)


 

Sabato, 27 Novembre 2021

Tempo ordinario

Preghiera

Ridesta, Signore, la volontà dei tuoi fedeli perché, collaborando con impegno alla tua opera di salvezza, ottengano in misura sempre più abbondante i doni della tua misericordia. 

Per il nostro Signore Gesù Cristo…

Lettura dal Vangelo secondo Luca 21,34-36

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: “State bene attenti che i vostri cuori non si appesantiscano in dissipazioni, ubriachezze e affanni della vita e che quel giorno non vi piombi addosso improvviso; come un laccio esso si abbatterà sopra tutti coloro che abitano sulla faccia di tutta la terra.

Vegliate e pregate in ogni momento, perché abbiate la forza di sfuggire a tutto ciò che deve accadere, e di comparire davanti al Figlio dell’uomo”.

Riflessione 

  • Stiamo giungendo alla fine del lungo discorso apocalittico ed anche alla fine dell’anno ecclesiastico. Gesù dà un ultimo consiglio, invitandoci alla vigilanza (Lc 21,34-35) ed alla preghiera (Lc 21,36).
  • Luca 21,34-35: Attenzione a non perdere la coscienza critica. “State bene attenti che i vostri cuori non si appesantiscano in dissipazione, ubriacature e affanni della vita e che quel giorno non vi piombi addosso all’improvviso, come un laccio esso si abbatterà sopra tutti coloro che abitano sulla faccia di tutta la terra”. Un consiglio simile Gesù l’aveva già dato quando gli chiesero dell’avvento del Regno (Lc 17,20-21). Lui rispose che l’avvento del Regno avviene come un lampo. Improvvisamente, senza preavviso. Le persone devono stare attente e preparate, sempre (Lc 17,22-27). Quando l’attesa è lunga, corriamo il pericolo di essere distratti e di non fare attenzione agli avvenimenti della vita “i cuori si appesantiscono in dissipazioni, ubriachezze e affanni della vita”. Oggi, le molte distrazioni ci rendono insensibili e la propaganda può perfino cambiare in noi il senso della vita. Lontani dalla sofferenza di tanta gente nel mondo, non ci rendiamo conto delle ingiustizie che si commettono.
  • Luca 21,36: Preghiera, fonte di coscienza critica e di speranza. “Vegliate e pregate in ogni momento, perché abbiate la forza di sfuggire a tutto ciò che deve accadere, e di comparire davanti al Figlio dell’uomo”. La preghiera costante è un mezzo assai importante per non perdere la presenza di spirito. Approfondisce nel nostro cuore la consapevolezza della presenza di Dio in mezzo a noi e, così, ci dà forza e luce per sopportare i giorni brutti e crescere nella speranza.
  • Riassunto del Discorso Apocalittico (Lc 21,5-36). Abbiamo trascorso cinque giorni, da martedì ad oggi sabato, meditando ed approfondendo il significato del Discorso Apocalittico per la nostra vita. Tutti e tre i vangeli sinottici riportano questo discorso di Gesù, ognuno a modo suo. Cerchiamo di vedere da vicino la versione che il vangelo di Luca ci offre. Qui diamo un breve riassunto di ciò che abbiamo potuto meditare in questi cinque giorni. Tutto il Discorso Apocalittico è un tentativo di aiutare le comunità perseguitate a collocarsi nell’insieme del piano di Dio e cosi avere speranza e coraggio per continuare il cammino. Nel caso del Discorso Apocalittico del vangelo di Luca, le comunità perseguitate vivevano nell’anno 85. Gesù parlava nell’anno 33. Il suo discorso descrive le tappe o i segnali della realizzazione del piano di Dio. In tutto sono 8 i segnali e i periodi da Gesù fino ai nostri tempi. Leggendo e interpretando la sua vita alla luce dei segnali dati da Gesù, le comunità scoprivano a che altezza si trovava l’esecuzione del piano. I primi sette segnali erano già avvenuti. Appartenevano tutti al passato. Sopratutto il 6º e il 7º segnale (persecuzione e distruzione di Gerusalemme) le comunità trovano l’immagine o lo specchio di ciò che stava avvenendo nel loro presente. Ecco i sette segnali:

Introduzione al Discorso (Lc 21,5-7) 

1º segnale: i falsi messia (Lc 21,8); 

2º segnale: guerra e rivoluzioni (Lc 21,9); 

3º segnale: nazioni che lottano contro altre nazioni, un regno contro un altro regno

(Lc 21,10); 

4º segnale: terremoti in diversi luoghi (Lc 21,11); 

5º segnale: fame, peste e segni nel cielo (Lc 21,11); 

6º segnale: persecuzione dei cristiani e missione che devono svolgere (Lc 21,12-19) + Missione 

7º segnale: distruzione di Gerusalemme (Lc 21,20-24) 

Giungendo a questo 7º segnale le comunità concludono: “Siamo nel 6° e nel 7° segnale. E questa è la domanda più importante: “Quanto manca alla fine?” Chi è perseguitato non ne vuole sapere di un futuro distante. Ma vuole sapere se sarà vivo il giorno dopo o se avrà la forza per sopportare la persecuzione fino al giorno seguente. La risposta a questa domanda inquietante viene nell’ottavo segnale: 

8º segnale: cambiamenti nel sole e nella luna (Lc 21,25-26) annunciano la venuta del Figlio dell’Uomo. (Lc 21,27-28). 

Conclusione: manca poco, tutto è secondo il piano di Dio, tutto è dolore da parto, Dio è con noi. E’ possibile sopportare. Cerchiamo di testimoniare la nostra fede nella Buona Novella di Dio, annunciataci da Gesù. Alla fine, Gesù conferma tutto con la sua autorevolezza (Lc 21,29-33).

Per un confronto personale

  • Gesù chiede vigilanza per non lasciarci sorprendere dai fatti. Come vivo questo consiglio di Gesù?
  • L’ultimo avvertimento di Gesù, alla fine dell’anno ecclesiastico è questo: Vegliate e pregate in ogni momento. Come vivo questo consiglio di Gesù nella mia vita?

Preghiera finale

Grande Dio è il Signore,  grande re sopra tutti gli dei. 

Nella sua mano sono gli abissi della terra,  sono sue le vette dei monti.  Suo è il mare, egli l’ha fatto, 

le sue mani hanno plasmato la terra. (Sal 94)


 

Domenica, 28 Novembre 2021

La Manifestazione del Figlio dell’Uomo: 

Inizio dei nuovi tempi Attenzione! 

Dio può arrivare in ogni momento!

Luca 21,25-28.34-36

1. Orazione iniziale

Signore Gesù, invia il tuo Spirito, perché Egli ci aiuti a leggere la Scrittura con lo stesso sguardo, con che Tu la hai letta per i discepoli nella strada di Emmaus. Con la luce della Parola, scritta nella Bibbia, Tu li aiutasti a scoprire la presenza di Dio negli avvenimenti sconvolgenti della tua condanna e morte. Così, la croce che sembrava d’essere la fine di ogni speranza, è apparsa a loro come sorgente di vita e di risurrezione. 

Crea in noi il silenzio per ascoltare la tua voce nella Creazione e nella Scrittura, negli avvenimenti e nelle persone, sopratutto nei poveri e sofferenti. La tua parola ci orienti finché anche noi, come i due discepoli di Emmaus, possiamo sperimentare la forza della tua resurrezione e testimoniare agli altri che Tu sei vivo in mezzo a noi come fonte di fraternità, di giustizia e di pace. Questo noi Ti chiediamo a Te, Gesù, figlio di Maria, che ci ha rivelato il Padre e inviato il tuo Spirito. Amen.

2. Lettura 

  1. Chiave di lettura:

Il testo liturgico di questa domenica ci porta a meditare il discorso di Gesù sulla fine del mondo. Oggi, quando si parla di fine del mondo, le reazioni sono assai variegate. Alcuni hanno paura. Altri rimangono indifferenti. Altri cominciano a vivere più seriamente. Ed altri ancora, quando sentono una notizia terribile, dicono: “La fine del mondo è vicina!” E tu? Hai un’opinione al riguardo? Come mai all’inizio dell’anno liturgico, in questa prima domenica di Avvento, la Chiesa ci confronta con la fine della storia? 

Avendo in testa queste domande, cerchiamo di leggere il testo in modo che ci interpelli e ci interroghi. 

Durante la lettura faremo lo sforzo di prestare attenzione non a ciò che causa timore, bensì a ciò che produce speranza. 

  1. Una divisione del testo per aiutarne la lettura:

Luca 21,25-26: Vi saranno segni nel sole, nella luna e nelle stelle.

Luca 21,27: Il Figlio dell’Uomo verrà su una nube.

Luca 21,28: La speranza che rinasce nel cuore. 

(Luca 21,29-33: La lezione della parabola dell’albero di fichi).

Luca 21,34-36: Esortazione alla vigilanza.  c) Il Testo:

25 Vi saranno segni nel sole, nella luna e nelle stelle, e sulla terra angoscia di popoli in ansia per il fragore del mare e dei flutti, 26 mentre gli uomini moriranno per la paura e per l’attesa di ciò che dovrà accadere sulla terra. Le potenze dei cieli infatti saranno sconvolte. 

  • Allora vedranno il Figlio dell’uomo venire su una nube con potenza e gloria grande.
  • Quando cominceranno ad accadere queste cose, alzatevi e levate il capo, perché la vostra liberazione è vicina».

34 State bene attenti che i vostri cuori non si appesantiscano in dissipazioni, ubriachezze e affanni della vita e che quel giorno non vi piombi addosso improvviso; 35 come un laccio esso si abbatterà sopra tutti coloro che abitano sulla faccia di tutta la terra. 36 Vegliate e pregate in ogni momento, perché abbiate la forza di sfuggire a tutto ciò che deve accadere, e di comparire davanti al Figlio dell’uomo».

  1. Momento di silenzio orante

perché la Parola di Dio possa entrare in noi ed illuminare la nostra vita.

4. Alcune domande

per aiutarci nella meditazione e nell’orazione. 

  1. Che sentimento hai avuto durante la lettura? Di paura o di pace? Perché?
  2. Hai trovato nel testo qualcosa che ti ha dato speranza e coraggio?
  3. Cos’è che oggi spinge la gente ad avere speranza e a resistere?
  4. Perché mai all’inizio dell’Avvento la Chiesa ci confronta con la fine del mondo?
  5. Cosa rispondere a coloro che dicono che la fine del mondo è vicina?
  6. Come capire l’immagine della venuta del Figlio dell’Uomo su una nube?

5. Una chiave di lettura

per coloro che volessero approfondire il tema.

I. Il contesto del discorso di Gesù 

Il testo del Vangelo di questa domenica (Lc 21,25-28.34-36) fa parte del così detto “discorso escatologico” (Lc 21,8-36). Nel Vangelo di Luca, questo discorso è presentato come la risposta di Gesù ad una domanda dei discepoli. Davanti alla bellezza e alla grandezza del tempio e della città di Gerusalemme, Gesù aveva detto: “Non rimarrà pietra su pietra!” (Lc 21,5-6). I discepoli volevano che Gesù desse loro maggiori informazioni su questa distruzione del tempio e chiedevano: “Quando succederà questo, Maestro, e quali saranno i segnali che indicheranno che ciò sta per accadere?”

(Lc 21,7).

Obiettivo del discorso: aiutare a discernere gli avvenimenti 

Nel tempo di Gesù (anno 33), di fronte a disastri, guerre e persecuzioni, molta gente diceva: “La fine del mondo è vicina!” Le comunità del tempo di Luca (anno 85) pensavano lo stesso. 

Inoltre, durante la distruzione di Gerusalemme (anno 70) e della persecuzione dei cristiani che durava ormai da 40 anni, c’era chi diceva: “Dio non controlla più gli eventi della vita! 

Siamo perduti!” Per questo la preoccupazione principale del discorso è quella di aiutare i discepoli e le discepole a discernere i segni dei tempi per non essere ingannati da queste conversazioni della gente sulla fine del mondo: “Attenzione a non lasciarvi ingannare!” (Lc 21,8). Il discorso offre diversi segnali per aiutarci a discernere.

Se i segnali per aiutarci a discernere gli eventi della vita.

Dopo una breve introduzione (Lc 21,5), comincia il discorso propriamente detto. In stile apocalittico, Gesù enumera gli eventi che servono da segnali. E’ bene ricordare che Gesù viveva e parlava nell’anno 33, ma che i lettori di Luca vissero ed ascoltarono le parole di Gesù attorno all’anno 85. Tra l’anno 33 e l’anno 85, successero molte cose da tutti conosciute, per esempio: la distruzione di Gerusalemme (anno 70), le persecuzioni, le guerre ovunque, alcuni disastri naturali. Il discorso di Gesù annuncia questi eventi come cose che dovranno succedere nel futuro. Ma le comunità le considerano cose del passato, già avvenute: 

Primo segnale: i falsi messia che diranno: “Sono io! Il tempo è vicino!” (Lc 21,8); 

Secondo segnale: guerra e rumori di guerra (Lc 21,9); 

Terzo segnale: una nazione che si alza contro un’altra (Lc 21,10) 

Quarto segnale: terremoti, fame e peste ovunque (Lc 21,11); 

Quinto segnale: persecuzione contro coloro che annunciano la parola di Dio (Lc 21,12-

19); 

Sesto segnale: assedio e distruzione di Gerusalemme (Lc 21, 20-24).

Le comunità cristiane dell’anno 85 nell’udire l’annuncio di Gesù potevano concludere: “Tutte queste cose sono già accadute o stanno accadendo! Tutto questo si svolge secondo un piano previsto da Gesù! Quindi la storia non sfugge dalle mani di Dio”! Soprattutto per quanto riguarda il 5° ed il 6° segnale potrebbero dire: “E’ ciò che stiamo vivendo oggi! Siamo già nel 6° segnale!” E dopo viene la domanda: Quanti segnali mancano prima che venga la fine?

Di tutte queste cose, apparentemente molto negative, Gesù disse nel vangelo di Marco: “Sono appena l’inizio dei dolori del parto!” (Mc 13,8) I dolori del parto, pur se molto dolorosi per una madre, non sono segnali di morte, bensì di vita! Non sono motivo di timore, ma di allegria e di speranza! Questo modo di leggere i fatti dà tranquillità alle persone. Come vedremo, Luca esprimerà la stessa idea, ma con altre parole (Lc 21,28).

Dopo questa prima parte del discorso (Lc 21,8-24) vediamo il testo che ci viene presentato nel vangelo della Messa della prima domenica d’Avvento: 

II. Commento del testo 

Luca 21,25-26: Segnali nel sole, nella luna e nelle stelle 

Questi due versi descrivono tre fenomeni cosmici: (1) “Vi saranno segni nel sole, nella luna e nelle stelle”; (2) “Il fragore del mare e dei flutti”; (3) “Le potenze dei cieli saranno sconvolte”. Negli anni 80, epoca in cui Luca scrive, questi tre fenomeni non si erano manifestati. Le comunità potevano affermare: “Questo è il settimo ed ultimo segnale che manca prima della fine!” A prima vista, questo settimo segnale sembra più terribile dei precedenti, poiché Luca dice che suscita angoscia e causa timore negli uomini e nelle nazioni. Nella realtà, malgrado la sua apparenza negativa, queste immagini cosmiche suggeriscono qualcosa di molto positivo, e cioè, l’inizio della nuova creazione che sostituirà l’antica creazione (cf Ap 21,1). E’ l’inizio del nuovo cielo e della nuova terra, annunciati da Isaia (Is 65,17). Introducono la manifestazione del Figlio di Dio, l’inizio di tempi nuovi.

Luca 21,27: L’arrivo del Regno di Dio e la manifestazione del Figlio dell’Uomo 

Questa immagine viene dalla profezia di Daniele (Dn 7,1-14). Daniele dice che dopo le disgrazie causate da quattro regni di questo mondo (Dn 7,1-8), verrà il Regno di Dio (Dn 7,9-14). Questi quattro regni, tutti, hanno sembianza animalesca: leone, orso, pantera e bestia feroce (Dn 7,3-7). Sono regni animaleschi. Tolgono vita alla vita (fino ad oggi!). Il Regno di Dio appare con l’aspetto del Figlio dell’Uomo, cioè, con l’aspetto umano della gente (Dn 7,13). E’ un regno umano. Costruire questo regno che umanizza, è compito delle comunità cristiane. E’ la nuova storia, la nuova creazione, alla cui realizzazione dobbiamo collaborare.

Luca 21,28: Una speranza che nasce nel cuore 

Nel Vangelo di Marco Gesù diceva: “E’ appena l’inizio dei dolori del parto!” (Mc 13,8) Qui, nel Vangelo di Luca, dice: “Quando cominceranno ad accadere queste cose, alzatevi e levate il capo, perché la vostra liberazione è vicina!” Questa affermazione indica che l’obiettivo del discorso non è quello di causare paura, bensì suscitare speranza ed allegria nel popolo che stava soffrendo a causa della persecuzione. Le parole di Gesù aiutavano (ed aiutano) le comunità a leggere i fatti con lenti di speranza. Devono avere paura coloro che opprimono e sfruttano il popolo. Loro, sì, devono sapere che il loro impero è terminato.

Luca 21,29-33: La lezione della parabola del fico  

Quando Gesù invita a guardare il fico, Gesù ci chiede di analizzare i fatti che stanno accadendo. E’ come se dicesse: “Dal fico dovete imparare a leggere i segni dei tempi e così poter scoprire dove e quando Dio entra nella vostra storia!” E termina la lezione della parabola con queste parole: “Il cielo e la terra passeranno; ma le mie parole non passeranno!” Mediante questa frase molto conosciuta Gesù rinnova la speranza ed allude di nuovo alla nuova creazione che era già in atto.

Luca 21, 34-36: Esortazione alla vigilanza 

Dio giunge sempre! La sua venuta avviene quando meno si aspetta. Può succedere che Lui venga e la gente non si renda conto dell’ora della sua venuta (cf Mt 24,37-39). Gesù dà consigli alla gente, in modo da stare sempre attenti: (1) evitare ciò che possa turbare ed appesantire il cuore (dissipazioni, ubriachezze ed affanni della vita); (2) pregare sempre chiedendo la forza per continuare ad attendere in piedi la venuta del Figlio dell’uomo. Detto con altre parole, il discorso chiede un duplice atteggiamento: da un lato, la vigilanza sempre attenta di colui che è sempre accorto, e dall’altro la tranquillità serena di colui che sta in pace. Questo atteggiamento è segno di molta maturità, poiché combina la coscienza della serietà dell’impegno e la coscienza della relatività di tutto.

III. Ulteriori informazioni per poter capire meglio il testo 

a) Quando avverrà la fine del mondo 

Quando diciamo “Fine del mondo”, di che mondo stiamo parlando? La fine del mondo di cui parla la Bibbia o la fine di questo mondo, dove regna il potere del male che schiaccia ed opprime la vita? Questo mondo di ingiustizia avrà una fine. Nessuno sa come sarà il nuovo mondo, poiché nessuno può immaginare ciò che Dio ha preparato per coloro che lo amano (1 Cor 2,9). Il nuovo mondo della vita senza morte (Apoc 21,4) oltrepassa tutto, come l’albero supera il suo seme (1 Cor 15,35-38). I primi cristiani erano ansiosi e desideravano sapere il quando di questa fine (2 Ts 2,2; Atti 1,11). Ma “non tocca a voi conoscere i tempi ed i momenti che il Padre fissò con la sua autorità” (Atti 1,7). L’unico modo per contribuire alla fine “e ci venga dato da Dio il tempo del refrigerio” (Atti 3,20) è rendere testimonianza al Vangelo in ogni momento ed ogni azione, fino ai confini della terra (Atti 1,8). 

  1. b) Il nostro tempo! Il tempo di Dio!

“Perché nessuno conosce né il giorno, né l’ora: nemmeno gli angeli del cielo, nemmeno il Figlio, ma solo il Padre” (Mc 13,32; Mt 24,36). E’ Dio che determina l’ora della fine. Il tempo di Dio non si misura con il nostro orologio o calendario. Per Dio, un giorno può essere uguale a mille anni, e mille anni uguali a un giorno (Sl 90,4; Pt 3,8). Il tempo di Dio scorre indipendentemente da noi. Noi non possiamo interferire con esso, ma dobbiamo essere preparati per il momento in cui l’ora di Dio si rende presente nel nostro tempo. Ciò che dà sicurezza, non è sapere l’ora della fine del mondo, bensì la Parola di Gesù presente nella vita. Il mondo passerà, ma la sua parola non passerà (cf Is 40,7-8). 

c) Il contesto in cui si trova il nostro testo nel Vangelo di Luca 

Per noi del XXI secolo, il linguaggio apocalittico è strano, difficile e confuso. Ma per la gente di quel tempo era il modo di parlare che tutti capivano. Esprimeva la certezza testarda della fede dei piccoli. Malgrado tutto e contro tutte le apparenze, loro continuavano a credere che Dio è il Signore della storia. L’obiettivo principale del linguaggio apocalittico è animare la fede e la speranza dei poveri. Al tempo di Luca, molta gente delle comunità pensava che la fine del mondo era vicina e che Gesù sarebbe ritornato. Per questo c’erano persone che non lavoravano più: “Perché lavorare, se Gesù ritornerà?” (cf 2 Ts 3,11). Altri rimanevano a guardare il cielo, aspettando il ritorno di Gesù sulle nubi (cf Atti 1,11). Il discorso di Gesù indica che nessuno sa l’ora dell’ultima venuta. Oggi succede la stessa cosa! Alcuni aspettano tanto la venuta di Gesù che non ne percepiscono la presenza in mezzo a noi, nelle cose e nei fatti di ogni giorno.

6. Salmo 46 (45) 

Dio è la nostra forza 

Dio è per noi rifugio e forza, aiuto sempre vicino nelle angosce. Perciò non temiamo se trema la terra,  se crollano i monti nel fondo del mare. Fremano, si gonfino le sue acque,  tremino i monti per i suoi flutti.

Un fiume e i suoi ruscelli rallegrano la città di Dio,  la santa dimora dell’Altissimo. Dio sta in essa: non potrà vacillare;  la soccorrerà Dio, prima del mattino. Fremettero le genti, i regni si scossero;  egli tuonò, si sgretolò la terra. Il Signore degli eserciti è con noi,  nostro rifugio è il Dio di Giacobbe. Venite, vedete le opere del Signore,  egli ha fatto portenti sulla terra.

Farà cessare le guerre sino ai confini della terra,  romperà gli archi e spezzerà le lance,  brucerà con il fuoco gli scudi. Fermatevi e sappiate che io sono Dio,  eccelso tra le genti, eccelso sulla terra. Il Signore degli eserciti è con noi,  nostro rifugio è il Dio di Giacobbe.

7. Orazione Finale 

Signore Gesù, ti ringraziamo per la tua parola che ci ha fatto vedere meglio la volontà del Padre. Fa che il tuo Spirito illumini le nostre azioni e ci comunichi la forza per eseguire quello, che la Tua Parola ci ha fatto vedere. Fa che noi, come Maria, tua Madre, possiamo non solo ascoltare ma anche praticare la Parola, Tu che vivi e regni con il Padre nell’unità dello Spirito Santo nei secoli dei secoli. Amen.

 


 
 

 

Preghiera a San Michele Arcangelo, 
da recitarsi al termine della S. Messa

 

 

Il 13 ottobre 1884, al termine della celebrazione della S. Messa, Leone XIII udì una voce dal timbro gutturale e profondo che diceva: “Posso distruggere la tua Chiesa: per far questo ho bisogno di più tempo e di più potere” Il Papa udì anche una voce più aggraziata che domandava: “Quanto tempo? Quanto potere?”
La voce gutturale rispose: “Dai settantacinque ai cento anni e un più grande potere su coloro che si consegnano al mio servizio”; la voce gentile replicò: “Hai il tempo…” Profondamente turbato, Leone XIII dispose che una speciale preghiera, da lui stesso composta, venisse recitata al termine della S. Messa.

San Michele Arcangelo, difendici nella battaglia: sii tu nostro sostegno contro la perfidia e le insidie del diavolo.
Che Dio eserciti il suo dominio su di lui, te ne preghiamo supplichevoli.
E tu, o principe della milizia celeste, con la potenza divina,
ricaccia nell’Inferno satana e gli altri spiriti maligni i quali errano nel mondo per perdere le anime.
Amen.

 


 
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