Lectio del giorno all’Oasi di Engaddi 21-27_giugno-2021

 

Lunedì, 21 giugno 2021

Tempo ordinario 

Preghiera 

Dona al tuo popolo, o Padre, di vivere sempre nella venerazione e nell’amore per il tuo santo nome, poiché tu non privi mai della tua guida coloro che hai stabilito sulla roccia del tuo amore. Per il nostro Signore Gesù Cristo… 

Lettura dal Vangelo secondo Matteo 7,1-5 

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: “Non giudicate, per non essere giudicati; perché col giudizio con cui giudicate sarete giudicati; e con la misura con la quale misurate sarete misurati. Perché osservi la pagliuzza nell’occhio del tuo fratello, mentre non ti accorgi della trave che hai nel tuo occhio? O come potrai dire al tuo fratello: permetti che tolga la pagliuzza dal tuo occhio, mentre nell’occhio tuo c’è la trave? Ipocrita, togli prima la trave dal tuo occhio e poi ci vedrai bene per togliere la pagliuzza dall’occhio del tuo fratello”. 

Riflessione 

Nel vangelo di oggi continuiamo a meditare sul Discorso della Montagna che si trova nei capitoli da 5 a 7 del vangelo di Matteo. Durante la 10a e l’11a Settimana del Tempo Ordinario abbiamo visto i capitoli 5 e 6. Durante questi giorni vedremo il capitolo 7. Questi tre capitoli, 5, 6 e 7 offrono un’idea di come si faceva la catechesi nelle comunità dei giudei convertiti nella seconda metà del primo secolo in Galilea ed in Siria. Matteo unisce ed organizza le parole di Gesù per insegnare come deve essere il modo nuovo di vivere la Legge di Dio.

 Dopo aver spiegato come ristabilire la giustizia (Mt 5,17 a 6,18) e come restaurare l’ordine della creazione (Mt 6,19-34), Gesù insegna come deve essere la vita in comunità

(Mt 7,1-12). Alla fine, presenta alcune raccomandazioni e consigli (Mt 7,13-27). A continuazione, ecco uno schema di tutto il Discorso della Montagna: 

  • Matteo 5,1-12: Le Beatitudini: apertura solenne della nuova Legge
  • Matteo 5,13-16: La nuova presenza nel mondo: Sale della terra e Luce del mondo
  • Matteo 5,17-19: La nuova pratica della giustizia: rapporto con l’antica legge
  • Matteo 5, 20-48: La nuova pratica della giustizia: osservando la nuova Legge
  • Matteo 6,1-4: La nuova pratica delle opere di pietà: l’elemosina
  • Matteo 6,5-15: La nuova pratica delle opere di pietà: la preghiera
  • Matteo 6,16-18: La nuova pratica delle opere di pietà: il digiuno
  • Matteo 6,19-21: Il nuovo rapporto con i beni materiali: non accumulare
  • Matteo 6,22-23: Il nuovo rapporto con i beni materiali: visione corretta
  • Matteo 6,24: Il nuovo rapporto con i beni materiali: Dio o il denaro
  • Matteo 6,25-34: Il nuovo rapporto con i beni materiali: aver fiducia nella Provvidenza
  • Matteo 7,1-5: La nuova convivenza comunitaria: non giudicare
  • Matteo 7,6: La nuova convivenza comunitaria: non disprezzare la comunità
  • Matteo 7,7-11: La nuova convivenza comunitaria: la fiducia in Dio genera la condivisione
  • Matteo 7,12: La nuova convivenza comunitaria: la Regola d’Oro
  • Matteo 7,13-14: Raccomandazioni finali: scegliere il cammino sicuro
  • Matteo 7,15-20: Raccomandazioni finali: il profeta si conosce dai frutti
  • Matteo 7,21-23: Raccomandazioni finali: non solo parlare, ma anche praticare
  • Matteo 7,24-27: Raccomandazioni finali: costruire la casa sulla roccia

Il vissuto comunitario del vangelo (Mt 7,1-12) e la prova essenziale. É dove si definisce la serietà dell’impegno. La nuova proposta di vita in comunità abbraccia diversi aspetti: non osservare la pagliuzza nell’occhio del fratello (Mt 7,1-5), non gettare le perle ai porci (Mt 7,6), non aver paura di chiedere cose a Dio (Mt 7,7-11). Questi consigli culminano nella Regola d’Oro: fare all’altro ciò che ti piacerebbe che l’altro facesse a te (Mt 7,12). Il vangelo di oggi presenta la prima parte: Matteo 7,1-5. 

  • Matteo 7,1-2: Non giudicate e non sarete giudicati. La prima condizione per una buona convivenza comunitaria è non giudicare il fratello o la sorella, ossia, eliminare i preconcetti che impediscono la convivenza trasparente. Cosa significa questo concretamente? Il vangelo di Giovanni dà un esempio di come Gesù viveva in comunità con i discepoli. Gesù dice: “Non vi chiamo servi, perché il servo non sa cosa fa il padrone; io vi chiamo amici perché vi ho comunicato tutto ciò che ho udito dal Padre mio” (Gv 15,15). Gesù è un libro aperto per i suoi compagni. Questa trasparenza nasce dalla sua totale fiducia nei fratelli e nelle sorelle ed ha la sua radice nella sua intimità con il Padre che gli dà la forza di aprirsi totalmente agli altri. Chi vive così con i suoi fratelli e sorelle, accetta l’altro come è, senza preconcetti, senza imporgli condizioni previe, senza giudicarlo. Mutua accettazione, senza finzioni. È una trasparenza totale! Ecco l’ideale della nuova vita comunitaria, nata dalla Buona Novella che Gesù ci porta: Dio è Padre e Madre e, quindi, tutti noi siamo fratelli e sorelle. È un ideale difficile ma molto bello ed attraente come l’altro: ”Siate perfetti come il Padre del cielo è perfetto” (Mt 5,48).
  • Matteo 7.3-5: Vedi la pagliuzza e non la trave. Subito Gesù dà un esempio: “Perché osservi la pagliuzza nell’occhio del tuo fratello, mentre non ti accorgi della trave che hai nel tuo occhio? O come potrai dire al tuo fratello: permetti che tolga la pagliuzza dal tuo occhio, mentre nell’occhio tuo c’è la trave? Ipocrita, togli prima la trave dal tuo occhio e poi ci vedrai bene per togliere la pagliuzza dall’occhio del tuo fratello”. Nell’udire questa frase siamo soliti pensare ai farisei che disprezzavano la gente considerandola ignorante e loro si consideravano migliori degli altri (cf. Gv 7,49; 9,34). In realtà, la frase di Gesù serve a tutti noi. Per esempio, oggi molti di noi cattolici siamo meno fedeli al vangelo che i non cattolici. Osserviamo la pagliuzza nell’occhio dei nostri fratelli e non vediamo la trave di orgoglio prepotente collettivo nei nostri occhi. Questa trave fa sì che oggi molte persone hanno difficoltà a credere nella Buona Novella di Gesù.

Per un confronto personale 

  • Non giudicare l’altro ed eliminare preconcetti: su questo punto qual è la mia esperienza personale?
  • Pagliuzza e trave: qual è la trave in me che rende difficile la mia partecipazione alla vita in famiglia e in comunità?

Preghiera finale 

Signore, dirigimi sul sentiero dei tuoi comandi, perché in esso è la mia gioia. Piega il mio cuore verso i tuoi insegnamenti e non verso la sete del guadagno. (Sal 118)


 

Martedì, 22 giugno 2021  

Tempo ordinario 

Preghiera 

Dona al tuo popolo, o Padre, di vivere sempre nella venerazione e nell’amore per il tuo santo nome, poiché tu non privi mai della tua guida coloro che hai stabilito sulla roccia del tuo amore. Per il nostro Signore Gesù Cristo… 

Lettura dal Vangelo secondo Matteo 7,6.12-14 

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: “Non date le cose sante ai cani e non gettate le vostre perle davanti ai porci, perché non le calpestino con le loro zampe e poi si voltino per sbranarvi. Tutto quanto volete che gli uomini facciano a voi, anche voi fatelo a loro: questa infatti è la Legge ed i Profeti. Entrate per la porta stretta, perché larga è la porta e spaziosa la via che conduce alla perdizione, e molti sono quelli che entrano per essa; quanto stretta invece è la porta e angusta la via che conduce alla vita, e quanto pochi sono quelli che la trovano!”. 

Riflessione 

  • Discernimento e prudenza nell’offrire le cose di valore. Nelle relazioni con gli altri Gesù mette innanzitutto in guardia da alcuni pericolosi atteggiamenti. Il primo è quello di non giudicare (7,1-5): è una vera e propria proibizione, «non giudicate», un’azione che vita ogni valutazione di disprezzo o di condanna degli altri. Il giudizio ultimo è una competenza esclusiva di Dio; le nostre cifre di misura e i nostri criteri sono relativi; sono condizionati dalla nostra soggettività. Qualsiasi condanna degli altri diventa una condanna di sé stessi, in quanto ci pone sotto il giudizio di Dio e ci si autoesclude dal perdono. Se il tuo occhio è puro, vale a dire, è libero da ogni giudizio verso i fratelli, puoi con loro relazionarti in maniera vera davanti a Dio. E veniamo alle parole di Gesù offerte dal testo liturgico: «Non date le cose sante ai cani e non gettate le vostre perle davanti ai porci, perché non le calpestino con le loro zampe e poi si voltino per sbranarvi» (7,6), A prima vista questo “detto” di Gesù sembra strano alla sensibilità del lettore odierno. Può rappresentare un vero enigma. Ma si tratta di un modo di dire, di un linguaggio semitico che chiede di essere interpretato. Al tempo di Gesù come anche nella cultura antica i cani non erano molto apprezzati perché ritenuti semi-selvatici e randagi (U.Luz). Ma veniamo all’aspetto positivo e didattico-sapienziale delle parole di Gesù: Non profanare le cose sante è, in fondo, un invito a usare prudenza e discernimento. Nell’AT le cose sante sono la carne per il sacrificio (Lv 22,14; Es 29,33ss; Nm 18,8-19). Anche l’accostamento con il divieto di gettare le perle ai porci è incomprensibile. Per gli Ebrei i maiali sono animali impuri, la quintessenza della ripugnanza. Al contrario le perle sono quanto di più prezioso si possa avere. Il monito di Gesù riguarda chi sfama i cani randagi con la carne consacrata destinata al sacrificio. Un tale comportamento è malvagio ma anche di solito imprudente perché di solito ad essi non si dava da mangiare e quindi a causa della loro fame insaziabile potevano tornare indietro e assalire i loro «benefattori».
  • Le perle a livello metaforico potevano indicare gli insegnamenti dei sapienti o le interpretazioni sulla «torâh». Nel vangelo di Matteo la perla è immagine del regno di Dio (Mt 13,45ss). L’interpretazione che l’evangelista ne fa riportando questo monito di Gesù è soprattutto teologico. Sicuramente l’interpretazione che ci pare più consona al testo è la lettura ecclesiale delle parole di Gesù: un monito ai missionari cristiani a non predicare il vangelo a chicchessia (Gnilka. Luz).
  • Seguire un cammino. Nella parte finale del discorso (7,13-27), poi Matteo, riporta, tra gli altri, un ammonimento conclusivo di Gesù che invita a fare una scelta decisiva per entrare nel regno dei cieli: la porta stretta (7,13-14). La parola di Gesù non è solo qualcosa da comprendere e interpretare ma deve soprattutto diventare vita. Ora, per entrare nel regno dei cieli è necessario seguire un cammino ed entrare nella pienezza della vita attraverso una «porta». Il tema del «cammino» è molto caro all’AT (Dt 11,26-28; 30,15-20; Ger 21,8; Sal 1,6; Sal 118,29-30; Sal 138,4; Sap 5,6-7 ecc.). Il cammino rappresentato dalle due porte conduce a traguardi diversi. Un significato coerente con gli ammonimenti di Gesù sarebbe che, alla porta larga è collegato il cammino largo che conduce alla perdizione, vale a dire, il percorrere una strada ampia è sempre un fatto piacevole, ma questo non viene detto nel nostro testo. Piuttosto ci sembra che Matteo concordi con la concezione giudaica del «cammino»: sulla scia di Dt 30, 19 e Ger 21,8 ci sono due vie che si contrappongono, quello della morte e quello della vita. Saper scegliere tra i due diversi modi di vita è decisivo per entrare nel regno dei cieli. Chi sceglie la via stretta, quella della vita deve sapere che è piena di afflizioni; stretta vuol dire provata nella sofferenza per la fede.

Per un confronto personale 

  • Qual è l’impatto della parola di Gesù nel tuo cuore? L’ascolti per vivere sotto lo sguardo del Padre e per essere trasformato nella tua persona e nei rapporti con i fratelli?
  • La parola di Gesù, ovvero, Gesù stesso è la porta che fa entrare nella vita filiale e fraterna. Ti lasci guidare, attirare dalla via stretta ed esigente del vangelo? Oppure segui la strada larga e facile che consiste nel fare quello che piace o che ti porta a soddisfare ogni tuo desiderio, trascurando i bisogni degli altri?

Preghiera finale 

Ricordiamo, Dio, la tua misericordia dentro il tuo tempio. Come il tuo nome, o Dio, così la tua lode si estende ai confini della terra; è piena di giustizia la tua destra. (Sal 47)


 

Mercoledì, 23 giugno 2021  

Tempo ordinario

Preghiera 

Dona al tuo popolo, o Padre, di vivere sempre nella venerazione e nell’amore per il tuo santo nome, poiché tu non privi mai della tua guida coloro che hai stabilito sulla roccia del tuo amore. Per il nostro Signore Gesù Cristo… 

Lettura dal Vangelo secondo Matteo 7,15-20 

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: “Guardatevi dai falsi profeti che vengono a voi in veste di pecore, ma dentro sono lupi rapaci. Dai loro frutti li riconoscerete. Si raccoglie forse uva dalle spine, o fichi dai rovi? Così ogni albero buono produce frutti buoni e ogni albero cattivo produce frutti cattivi; un albero buono non può produrre frutti cattivi, né un albero cattivo produrre frutti buoni. Ogni albero che non produce frutti buoni viene tagliato e gettato nel fuoco. Dai loro frutti dunque li potrete riconoscere”. 

Riflessione 

  • Stiamo giungendo alle raccomandazioni finali del Discorso della Montagna. Paragonando il vangelo di Matteo con quello di Marco si percepisce una grande differenza nel modo in cui i due presentano l’insegnamento di Gesù. Matteo insiste più sul contenuto dell’insegnamento e lo organizza in cinque grandi discorsi, dei quali il primo è il Discorso della Montagna (Mt 5 a 7). Marco, per più di quindici volte, dice che Gesù insegnava, ma raramente dice ciò che insegnava. Malgrado queste differenze, i due concordano su un punto: Gesù insegnava molto. Insegnare era ciò

che Gesù faceva di più (Mc 2,13; 4,1-2; 6,34). Voleva farlo sempre (Mc 10,1). Matteo si interessa al contenuto. Ma vuol dire che Marco non lo fa? Dipende da ciò che intendiamo dire quando parliamo di contenuto! Insegnare non è solo questione di comunicare verità in modo che la gente le impari a memoria. Il contenuto non si limita a parole, ma è composto anche di gesti e consiste nel modo in cui Gesù è solito relazionarsi con le persone. Il contenuto non è mai staccato dalla persona che lo comunica. La persona, infatti, è la radice del contenuto. Il contenuto buono senza bontà è come latte caduto a terra. Non convince e non avviene la conversione. 

  • Le raccomandazioni finali e il risultato del Discorso della Montagna nella coscienza della gente occupano il vangelo di oggi (Mt 7,15-20) e di domani (Mt 7,21-29). (La sequenza dei vangeli dei giorni della settimana non sempre è la stessa dei vangeli stessi.)
  • Matteo 7,13-14: Scegliere il cammino sicuro
  • Matteo 7,15-20: Il profeta è conosciuto dai frutti
  • Matteo 7,21-23: Non solo parlare, ma agire
  • Matteo 7,24-27: Costruire la casa sulla roccia
  • Matteo 7,28-29: La nuova coscienza della gente
  • Matteo 7,15-16ª: Attenzione con i falsi profeti. Al tempo di Gesù, c’erano profeti di ogni tipo, persone che annunciavano messaggi apocalittici per coinvolgere la gente nei diversi movimenti di quell’epoca: Esseni, farisei, zeloti ed altri (cf. At 5,36-37). Quando Matteo scrive c’erano anche allora profeti che annunciavano messaggi diversi dal messaggio proclamato dalle comunità. Le lettere di Paolo menzionano questi movimenti e tendenze (cf 1Cor 12,3; Gal 1,7-9; 2,11-14;6,12). Non deve essere stato facile alle comunità fare il discernimento degli spiriti. Da qui l’importanza delle parole di Gesù sui falsi profeti. L’avvertenza di Gesù è molto forte: “Guardatevi dai falsi profeti che vengono a voi in veste di pecore, ma dentro sono lupi rapaci”. L’immagine stessa viene usata quando Gesù manda i discepoli e le discepole in missione: “Vi mando come agnelli tra i lupi” (Mt 10,16 e Lc 10,3). L’opposizione tra il lupo rapace e il mite agnello è irreconciliabile, a meno che il lupo si converta e perda la sua aggressività come suggerisce il profeta Isaia (Is 11,6; 65,25). Ciò che importa qui nel nostro testo è il dono del discernimento. Non è facile discernere gli spiriti. A volte succede che interessi personali o di gruppo portino le persone a proclamare falsi quei profeti che annunciano la verità che scomoda. Ciò è avvenuto con Gesù stesso. Lui fu eliminato e messo a morte, considerato un falso profeta dalle autorità religiose del tempo. Ogni tanto, la stessa cosa è successa e continua a succedere nella nostra chiesa.
  • Matteo 7,16b-20: Il paragone dell’albero e dei suoi frutti. Per aiutare a discernere gli spiriti, Gesù usa il paragone del frutto: “Dai loro frutti li potete riconoscere”. Un criterio simile era già stato suggerito dal libro del Deuteronomio (Dt 18,21-22). E Gesù aggiunge: “Si raccoglie forse uva dalle spine, o fichi dai rovi? Così ogni albero buono produce frutti buoni e ogni albero cattivo produce frutti cattivi; un albero buono non può produrre frutti cattivi, né un albero cattivo produrre frutti buoni. Ogni albero che non produce frutti buoni viene tagliato e gettato nel fuoco.” Nel vangelo di Giovanni, Gesù completa il paragone: “Ogni tralcio che in me non porta frutto, il Padre lo taglia. I tralci che danno frutto li pota perché portino più frutto. Il ramo che non rimane unito alla vite non può dare frutto. Questi rami sono raccolti, gettati nel fuoco e bruciati” (Gv 15,2.4.6).

Per un confronto personale 

  • Falsi profeti! Conosci qualche caso in cui una persona buona e onesta che proclamava una verità scomoda è stata condannata come un falso profeta?
  • A giudicare dai frutti dell’albero della tua vita personale, come ti definisci: falso/a o vero/a?

Preghiera finale 

Signore, distogli i miei occhi dalle cose vane, fammi vivere sulla tua via. 

Ecco, desidero i tuoi comandamenti; per la tua giustizia fammi vivere. (Sal 118)


 

Giovedì, 24 giugno 2021  

Nascita del Precursore del Signore Luca 1, 57-66.80 

Raccogliamoci in preghiera – Statio 

Preghiera del Card. Mercier allo Spirito Santo 

O Dio, che hai istruito i tuoi fedeli, illuminando i loro cuori con la luce dello Spirito Santo, concedi a noi di avere nello stesso Spirito il gusto del bene e di godere sempre del suo conforto. Gloria, adorazione, amore, benedizione a te eterno divino Spirito, che ci hai portato sulla terra il Salvatore delle anime nostre. E gloria e onore al Suo adorabilissimo cuore che ci ama di infinito amore. O Spirito Santo, anima dell’anima mia, io Ti adoro: illuminami, guidami, fortificami, consolami, insegnami ciò che devo fare, dammi i tuoi ordini. Ti prometto di sottomettermi a tutto ciò che permetterai mi accada: fammi solo conoscere la tua Volontà. 

Lettura orante della Parola 

Lectio dal Vangelo secondo Luca (1, 57-66. 80) 

57Per Elisabetta intanto si compì il tempo del parto e diede alla luce un figlio. 58I vicini e i parenti udirono che il Signore aveva esaltato in lei la sua misericordia, e si rallegravano con lei. 59All’ottavo giorno vennero per circoncidere il bambino e volevano chiamarlo col nome di suo padre, Zaccaria. 60Ma sua madre intervenne: «No, si chiamerà Giovanni». 61Le dissero: «Non c’è nessuno della tua parentela che si chiami con questo nome». 62Allora domandavano con cenni a suo padre come voleva che si chiamasse. 63Egli chiese una tavoletta, e scrisse: «Giovanni è il suo nome». Tutti furono meravigliati. 64In quel medesimo istante gli si aprì la bocca e gli si sciolse la lingua, e parlava benedicendo Dio. 65Tutti i loro vicini furono presi da timore, e per tutta la regione montuosa della Giudea si discorreva di tutte queste cose. 66Coloro che le udivano, le serbavano in cuor loro: «Che sarà mai questo bambino?» si dicevano. Davvero la mano del Signore stava con lui. 80Il fanciullo cresceva e si fortificava nello spirito. Visse in regioni deserte fino al giorno della sua manifestazione a Israele. 

 

Ruminare la Parola 

Chiave di lettura 

  • Questo brano del vangelo fa parte dei così detti racconti dell’infanzia di Gesù. In modo particolare questo testo segue la scena della visitazione di Maria “nella casa di Zaccaria” (Lc 1, 40) dopo l’evento dell’annunciazione dell’angelo messaggero della nuova creazione.
  • L’annunciazione infatti inaugura gioiosamente il compimento delle promesse di Dio al suo popolo (Lc 1, 26-38). La gioia dei tempi nuovi, che ha riempito Maria, inonda adesso il cuore di Elisabetta. Essa gioisce dell’annuncio portato da Maria (Lc 1, 41). Maria d’altronde “magnifica il Signore” (Lc 1, 46) perché ha operato in lei grandi cose, come ha operato grandi prodigi per il suo popolo bisognoso di salvezza.
  • L’espressione “si compì il tempo” ci ricorda che questa realtà non colpisce soltanto Elisabetta partoriente, ma rivela anche qualcosa del progetto di Dio. San Paolo infatti ci dice che quando il tempo fu compiuto, Dio mandò il suo Unigenito “nato da donna, nato sotto la legge per riscattare coloro che erano sotto la legge, perché ricevessimo l’adozione a figli” di Dio (Gal 4, 4).
  • Nel vangelo Gesù parla infatti del compimento dei tempi, specialmente nel vangelo di Giovanni. Due di questi istanti sono le nozze di Cana (Gv 2, 1-12) e l’agonia sulla croce dove Gesù proclama che “tutto è compiuto” (Gv 19, 30). Nel compimento dei tempi Gesù inaugura un’era di salvezza. La nascita di Giovanni Battista inaugura questo tempo di salvezza. Egli, infatti, all’arrivo del Messia esulta e sussulta di gioia nel grembo di Elisabetta sua madre (Lc 1, 44). Più tardi egli definirà sé stesso come l’amico dello sposo (Gesù) che esulta e gioisce per l’avvenimento delle nozze con la sua sposa, la Chiesa (Gv 3, 29).
  • Il figlio non si chiamerà per suo padre Zaccaria ma Giovanni. Zaccaria ci ricorda che Dio non dimentica il suo popolo. Il suo nome infatti significa “Dio ricorda”. Suo figlio, adesso non potrà essere chiamato “Dio ricorda”, perché le promesse di Dio stavano compiendosi. La missione profetica di Giovanni deve indicare la misericordia di Dio. Egli infatti si chiamerà Johanan, cioè “Dio è misericordia”. Questa misericordia si manifesta nella visita al popolo, proprio “come aveva promesso per bocca dei suoi santi profeti di un tempo” (Lc 1, 67-70). Il nome indica perciò l’identità e la missione del nascituro. Zaccaria scriverà il nome di suo figlio su una tavoletta perché tutti potessero vedere con meraviglia (Lc 1, 63). Questa tavola fa eco ad un’altra iscrizione, scritta da Pilato per essere appesa alla croce di Gesù. Questa iscrizione rivelava l’identità e la missione del crocifisso: “Gesù nazareno re dei Giudei” (Gv 19, 19). Anche questa scritta provocò la meraviglia di coloro che stavano a Gerusalemme per la festa. In tutto Giovanni è precursore di Cristo. Già dalla sua nascita e infanzia egli punta a Cristo. “Chi sarà mai questo bambino?” Egli è “la voce che grida nel deserto” (Gv 1, 23), incitando tutti a preparare le vie del Signore. Non è lui il Messia (Gv 1, 20), ma lo indica con la sua predicazione e soprattutto con il suo stile di vita di ascesi nel deserto. Egli intanto “cresceva e si fortificava nello spirito. Visse in regioni deserte fino al giorno della sua manifestazione a Israele” (Lc 1, 80). 

 

Domande 

per orientare la meditazione e l’attualizzazione 

  • Cosa ti ha colpito in questo brano e nella riflessione?
  • Giovanni si identifica come l’amico dello sposo. Secondo te, che significato ha questa immagine?
  • La chiesa ha sempre visto in Giovanni Battista il suo tipo. Egli è colui che prepara la strada del Signore. Ha questo una rilevanza per la nostra vita quotidiana?

Oratio 

Benediciamo il Signore con Zaccaria (Lc 1, 68-79) «Benedetto il Signore Dio d’Israele, perché ha visitato e redento il suo popolo, e ha suscitato per noi una salvezza potente nella casa di Davide, suo servo, come aveva promesso per bocca dei suoi santi profeti d’un tempo: salvezza dai nostri nemici, e dalle mani di quanti ci odiano. 

Così egli ha concesso misericordia ai nostri padri e si è ricordato della sua santa alleanza, del giuramento fatto ad Abramo, nostro padre, di concederci, liberati dalle mani dei nemici, di servirlo senza timore, in santità e giustizia al suo cospetto, per tutti i nostri giorni. 

E tu, bambino, sarai chiamato profeta dell’Altissimo perché andrai innanzi al Signore a preparargli le strade, per dare al suo popolo la conoscenza della salvezza nella remissione dei suoi peccati, grazie alla bontà misericordiosa del nostro Dio, per cui verrà a visitarci dall’alto un sole che sorge per rischiarare quelli che stanno nelle tenebre e nell’ombra della morte e dirigere i nostri passi sulla via della pace». 

Contemplatio 

Adoriamo insieme la misericordia e la bontà di Dio ripetendo in silenzio: 

Gloria al Padre e al Figlio e allo Spirito Santo. Come era nel principio e ora e sempre nei secoli dei secoli. Amen.


 

Venerdì, 25 giugno 2021  

Tempo ordinario 

Preghiera 

Dona al tuo popolo, o Padre, di vivere sempre nella venerazione e nell’amore per il tuo santo nome, poiché tu non privi mai della tua guida coloro che hai stabilito sulla roccia del tuo amore. Per il nostro Signore Gesù Cristo… 

Lettura dal Vangelo secondo Matteo 8,1-4 

Quando Gesù fu sceso dal monte, molta folla lo seguiva. Ed ecco venire un lebbroso e prostrarsi a lui dicendo: “Signore, se vuoi, tu puoi sanarmi”. E Gesù stese la mano e lo toccò dicendo: “Lo voglio, sii sanato”. E subito la sua lebbra scomparve. Poi Gesù gli disse: “Guardati dal dirlo a qualcuno, ma va’ a mostrarti al sacerdote e presenta l’offerta prescritta da Mosè, e ciò serva come testimonianza per loro”. 

Riflessione 

Nei capitoli da 5 a 7 abbiamo ascoltato le parole della nuova Legge proclamata da Gesù sulla Montagna. Ora, nei capitoli 8 e 9, Matteo indica come Gesù metteva in pratica ciò che aveva appena insegnato. Nei vangeli di oggi (Mt 8,1-4) e di domani (Mt 8,5-17), vediamo da vicino i seguenti episodi che rivelano come Gesù praticava la legge: la guarigione di un lebbroso (Mt 8,1-4), la guarigione del servo del centurione romano (Mt 8,5-13), la guarigione della suocera di Pietro (Mt 8,14-15) e la guarigione di numerosi malati (Mt 8,14-17). 

  • Matteo 8,1-2: Il lebbroso chiede: “Signore, basta volerlo per essere sanati?” Un lebbroso arriva vicino a Gesù. Era un escluso. Chi lo avesse toccato sarebbe diventato impuro! Per questo, i lebbrosi dovevano essere allontanati (Lv 13,45-46). Ma quel lebbroso ebbe molto coraggio. Trasgredì le norme della religione per poter entrare in contatto con Gesù. Giunto vicino, dice: Se vuoi, tu puoi sanarmi! Ossia: “Non c’è bisogno di toccarmi! Basta che il Signore lo voglia ed io sono curato”. Questa frase rivela due cose: a) la malattia della lebbra che rendeva impuri; b) la malattia della solitudine a cui era condannata la persona dalla società e dalla religione. Rivela anche la grande fede dell’uomo nel potere di Gesù.
  • Matteo 8,3: Gesù lo tocca e dice: Lo voglio! Sii purificato. Pieno di profonda compassione, Gesù guarisce due malattie. In primo luogo, per curare la solitudine, prima di dire qualsiasi parola, tocca il lebbroso. È come se dicesse: “Per me, tu non sei un escluso. Non ho paura di diventare impuro toccandoti. E ti accolgo come un fratello!” Poi cura la lebbra dicendo: Lo voglio! Sii sanato! Il lebbroso, per poter entrare in contatto con Gesù, aveva trasgredito le norme della legge. Così Gesù, per poter aiutare quell’escluso e rivelare il nuovo volto di Dio, trasgredisce le norme della sua religione e tocca il lebbroso.
  • Matteo 8,4: Gesù ordina all’uomo di mostrarsi ai sacerdoti. In quel tempo, un lebbroso per poter essere riammesso in comunità, aveva bisogno di un certificato di guarigione confermato da un sacerdote. È come oggi. Il malato esce dall’ospedale solo se ha un certificato firmato dal medico del reparto. Gesù obbliga la persona ad ottenere il documento, in modo da poter vivere con normalità. Obbliga le autorità a riconoscere che l’uomo era stato sanato. Gesù non solo sana, ma vuole che la persona sanata possa vivere con gli altri. Reintegra la persona nella convivenza fraterna. Il vangelo di Marco aggiunge che l’uomo non si presentò ai sacerdoti. Anzi, “andatosene, (il lebbroso) cominciò a divulgare la notizia, tanto che Gesù non poteva entrare pubblicamente nella città. Rimaneva fuori, in luoghi segreti” (Mc 1,45). Perché Gesù non poteva più entrare pubblicamente nella città? Perché aveva toccato il lebbroso ed era diventato impuro dinanzi alle autorità religiose che incarnavano la legge dell’epoca. Per questo ora, Gesù stesso, era un impuro e doveva essere allontanato da tutti. Non poteva più entrare nelle città. Ma Marco fa vedere che alla gente importavano poco queste norme ufficiali, perché da tutte le parti venivano a Gesù! Sovvertimento totale! Il messaggio che ci dà Marco è il seguente: per portare la Buona Novella di Dio alla gente, non bisogna aver paura di trasgredire le norme religiose che sono contrarie al progetto di Dio e che impediscono la fraternità e l’amore. Anche se questo comporta difficoltà alla gente, come lo fu per Gesù.

In Gesù, tutto è rivelazione di ciò che lo abita interiormente! Non solo annuncia la Buona Novella del Regno. Lui ne è un esempio, un testimone vivo del Regno, una rivelazione di Dio. In lui appare ciò che avviene quando un essere umano lascia regnare Dio, lascia che Dio occupi il centro della sua vita. 

Per un confronto personale 

  • In nome della Legge di Dio, i lebbrosi erano esclusi e non potevano vivere con gli altri. Nella nostra chiesa ci sono costumi e norme non scritti che, fino ad oggi, emarginano le persone e le escludono dalla convivenza e dalla comunione. Tu conosci persone così? Qual è la tua opinione al riguardo?
  • Gesù ebbe il coraggio di toccare il lebbroso. Tu avresti questo coraggio?

Preghiera finale 

Benedirò il Signore in ogni tempo, sulla mia bocca sempre la sua lode. Io mi glorio nel Signore: i poveri ascoltino e si rallegrino. (Sal 33)


 

Sabato, 26 giugno 2021  

Tempo ordinario 

Preghiera 

Dona al tuo popolo, o Padre, di vivere sempre nella venerazione e nell’amore per il tuo santo nome, poiché tu non privi mai della tua guida coloro che hai stabilito sulla roccia del tuo amore. Per il nostro Signore Gesù Cristo… 

Lettura dal Vangelo secondo Matteo 8,5-17 

In quel tempo, entrato Gesù in Cafarnao, gli venne incontro un centurione che lo scongiurava: “Signore, il mio servo giace in casa paralizzato e soffre terribilmente”. Gesù gli rispose: “Io verrò e lo curerò”. Ma il centurione riprese: “Signore, io non son degno che tu entri sotto il mio tetto, dì soltanto una parola e il mio servo sarà guarito. Perché anch’io, che sono un subalterno, ho soldati sotto di me e dico a uno: Va’, ed egli va; e a un altro: Vieni, ed egli viene; e al mio servo: Fa’ questo, ed egli lo fa”. 

All’udire ciò, Gesù ne fu ammirato e disse a quelli che lo seguivano: “In verità vi dico, in Israele non ho trovato nessuno con una fede così grande. Ora vi dico che molti verranno dall’oriente e dall’occidente e siederanno a mensa con Abramo, Isacco e Giacobbe nel regno dei cieli, mentre i figli del regno saranno cacciati fuori nelle tenebre, ove sarà pianto e stridore di denti”. E Gesù disse al centurione: “Va’, e sia fatto secondo la tua fede”. In quell’istante il servo guarì. 

Entrato Gesù nella casa di Pietro, vide la suocera di lui che giaceva a letto con la febbre. Le toccò la mano e la febbre scomparve; poi essa si alzò e si mise a servirlo. Venuta la sera, gli portarono molti indemoniati ed egli scacciò gli spiriti con la sua parola e guarì tutti i malati, perché si adempisse ciò che era stato detto per mezzo del profeta Isaia:

“Egli ha preso le nostre infermità e si è addossato le nostre malattie”. 

Riflessione 

Il vangelo di oggi continua la descrizione delle attività di Gesù per indicare come metteva in pratica la Legge di Dio, proclamata sulla Montagna delle Beatitudini. Dopo la guarigione del lebbroso del vangelo di ieri (Mt 8,1-4), ora segue la descrizione di altre guarigioni.  • Matteo 8,5-7: La richiesta del centurione e la risposta di Gesù. Analizzando i testi del vangelo, è sempre bene fare attenzione ai piccoli dettagli. Il centurione è un pagano, uno straniero. Non chiede nulla, informa soltanto Gesù dicendo che il suo impiegato sta male e che soffre terribilmente. Dietro questo atteggiamento della gente nei confronti di Gesù, c’è la convinzione che non era necessario chiedere le cose a Gesù. Bastava comunicargli il problema. E Gesù avrebbe fatto il resto. Atteggiamento di fiducia illimitata! Infatti, la reazione di Gesù è immediata: “Io verrò e lo curerò!” 

  • Matteo 8,8: La reazione del centurione. Il centurione non aspettava un gesto così immediato e così generoso. Non si aspetta che Gesù vada fino a casa sua. E partendo dalla sua esperienza di ‘capo’ trae un esempio per esprimere la fede e la fiducia che aveva in Gesù. Gli dice: “Signore, io non sono degno che tu entri sotto il mio tetto, dì soltanto una parola e il mio servo sarà guarito. Perché anch’io, che sono un subalterno, ho soldati sotto di me e dico a uno: Va’, ed egli va; e a un altro: Vieni, ed egli viene; e al mio servo: Fa’ questo, ed egli lo fa”. Questa reazione di uno straniero dinanzi a Gesù rivela qual era l’opinione della gente nei riguardi di Gesù. Gesù era una persona in cui potevano aver fiducia e che non avrebbe allontanato colui o colei che fosse ricorso/a a lui per rivelargli i suoi problemi. È questa l’immagine di Gesù che il vangelo di Matteo comunica fino ad oggi a noi che lo leggiamo nel XXI secolo. Matteo 8,10-13: Il commento di Gesù. L’ufficiale rimase ammirato dalla reazione di Gesù e Gesù rimase ammirato dalla reazione dell’ufficiale: “In verità vi dico, in Israele non ho trovato nessuno con una fede così grande.” E Gesù prevedeva già ciò che stava accadendo quando Matteo scrisse il vangelo: “Ora vi dico che molti verranno dall’oriente e dall’occidente e siederanno a mensa con Abramo, Isacco e Giacobbe nel regno dei cieli, mentre i figli del regno saranno cacciati fuori nelle tenebre, ove sarà pianto e stridore di denti” Il messaggio di Gesù, la nuova Legge di Dio proclamata dall’alto della Montagna delle Beatitudini è una risposta ai desideri più profondi del cuore umano. I pagani sinceri ed onesti come il centurione e tanti altri venuti da Oriente o da Occidente, percepiscono in Gesù la risposta alle loro ansie e la accolgono. Il messaggio di Gesù non è, in primo luogo, una dottrina o una morale, né un rito o un insieme di norme, ma un’esperienza profonda di Dio che risponde a ciò che il cuore umano desidera. Se oggi molti si allontanano dalla chiesa o cercano altre religioni, la colpa non è sempre la loro, ma può essere la nostra, perché non sappiamo vivere né irradiare il messaggio di Gesù. 
  • Matteo 8,14-15: La guarigione della suocera di Pietro. Gesù entra in casa di Pietro e sana sua suocera. Lei era malata. Nella seconda metà del primo secolo, quando Matteo scrive, l’espressione “Casa di Pietro” evocava la Chiesa, costruita sulla roccia che era Pietro. Gesù entra in questa casa e salva la suocera di Pietro: “Le toccò la mano e la febbre scomparve. Poi ella si alzò e si mise a servirlo”. Il verbo usato in greco è diakonew, servire. Una donna diventa diaconessa in Casa di Pietro. Era ciò che stava avvenendo nelle comunità di quel tempo. Nella lettera ai Romani, Paolo menziona la diaconessa Febe della comunità di Cencreia (Rom 16,1). Abbiamo molto da imparare dai primi cristiani.
  • Matteo 8,16-17: La realizzazione della profezia di Isaia. Matteo dice che “giunta la notte”, portarono da Gesù molte persone che erano possedute dal demonio. Perché solo di notte? Perché nel vangelo di Marco, da cui Matteo trae la sua informazione, si trattava di un giorno di sabato (Mc 1,21), ed il sabato terminava nel momento in cui spuntava in cielo la prima stella. Allora la gente poteva uscire dalla casa, caricarsi del peso e portare i malati fino a Gesù. E “Gesù, con la sua parola, scacciava gli spiriti e guariva tutti i malati!” Usando un testo di Isaia, Matteo illumina il significato di questo gesto di Gesù: “Perché si compisse quello che era stato detto. Egli si è caricato delle nostre sofferenze, si è addossato i nostri dolori”. In questo modo, Matteo insegna che Gesù era il Messia-Servo, annunciato da Isaia (Is 53,4; cf. Is 42,1-9; 49,1-6; 50,4-9; 52,1353,12). Matteo faceva ciò che fanno oggi le nostre comunità: usa la Bibbia per illuminare ed interpretare gli eventi e scoprire la presenza della parola creatrice di Dio.

Per un confronto personale

  • Paragona l’immagine che hai di Dio con quella del centurione e della gente, che seguiva Gesù.
  • La Buona Novella di Gesù non è, in primo luogo, una dottrina o una morale, né è un rito o un insieme di norme, ma è un’esperienza profonda di Dio che risponde a ciò che il cuore umano anela. La Buona Novella, come si ripercuote in te, nella tua vita e nel tuo cuore?

Preghiera finale 

Magnificate con me il Signore, esaltiamo insieme il suo nome. Ho cercato il Signore: mi ha risposto e da ogni mia paura mi ha liberato. (Sal 33)


 

Domenica, 27 giugno 2021  

Gesù cura due donne Vincere il potere della morte ed aprire un nuovo cammino verso Dio Marco 5,21-43 

Orazione iniziale 

Signore Gesù, invia il tuo Spirito, perché ci aiuti a leggere la Scrittura con lo stesso sguardo, con il quale l’hai letta Tu per i discepoli sulla strada di Emmaus. Con la luce della Parola, scritta nella Bibbia, Tu li aiutasti a scoprire la presenza di Dio negli avvenimenti sconvolgenti della tua condanna e della tua morte. Così, la croce che sembrava essere la fine di ogni speranza, è apparsa loro come sorgente di vita e di risurrezione. Crea in noi il silenzio per ascoltare la tua voce nella creazione e nella Scrittura, negli avvenimenti e nelle persone, soprattutto nei poveri e sofferenti. La tua Parola ci orienti, affinché anche noi, come i due discepoli di Emmaus, possiamo sperimentare la forza della tua risurrezione e testimoniare agli altri che Tu sei vivo in mezzo a noi come fonte di fraternità, di giustizia e di pace. Questo noi chiediamo a Te, Gesù, figlio di Maria, che ci hai rivelato il Padre e inviato lo Spirito. Amen. 

 

Lettura 

  1. a) Chiave di lettura:
  • In questa 13ª domenica del Tempo Ordinario la Chiesa ci propone una meditazione di due miracoli di Gesù a favore di due donne. Il primo a favore di una donna, considerata impura a causa di un’emorragia di cui pativa da dodici anni. L’altro a favore di una fanciulla di 12 anni, appena morta. Secondo la mentalità dell’epoca, qualsiasi persona che toccasse il sangue o un cadavere era considerata impura. Sangue e morte erano fattori di esclusione! Per questo, le due donne erano emarginate, escluse dalla partecipazione nella comunità. Anche oggi ci sono categorie di persone che sono escluse o che si sentono escluse dalla partecipazione nella comunità cristiana. Quali sono oggi i fattori che causano l’esclusione, sia nella Chiesa che nella società?
  • Marco descrive i due miracoli con immagini assai vive. Il testo è lungo. Durante la lettura, fai conto di stare in mezzo alla folla accompagnando Gesù verso la casa di Giàiro. E mentre cammini in silenzio, cerca di fare attenzione agli atteggiamenti così variegati delle persone che appaiono nella descrizione dei due miracoli: Giàiro, il padre della bambina, la folla, la donna che soffre a causa dell’emorragia, i discepoli, la fanciulla. Chiediti, quale sarebbe il tuo atteggiamento.
  1. b) Una divisione del testo per aiutarne la lettura: Marco 5,21-24: Il punto di partenza: Giàiro perde la figlia. Gesù va con lui, la folla lo segue
  • Marco 5,25-26: La situazione della donna che soffre di un’emorragia irregolare
  • Marco 5,27-28: Il ragionamento della donna davanti a Gesù
  • Marco 5,29: La donna riesce nel suo intento e guarisce
  • Marco 5,30-32: La reazione di Gesù e dei discepoli
  • Marco 5,33-34: La conversazione tra Gesù e la donna curata per la fede
  • Marco 5,35-36: La conversazione tra Gesù e Giàiro
  • Marco 5,37-40: L’arrivo a casa di Giàiro e la reazione della folla
  • Marco 5,41-43: La risurrezione della fanciulla
  1. c) Il testo:

21 Essendo passato di nuovo Gesù all’altra riva, gli si radunò attorno molta folla, ed egli stava lungo il mare. 22Si recò da lui uno dei capi della sinagoga, di nome Giàiro, il quale, vedutolo, gli si gettò ai piedi 23e lo pregava con insistenza: «La mia figlioletta è agli estremi; vieni a imporle le mani perché sia guarita e viva». 24Gesù andò con lui. Molta folla lo seguiva e gli si stringeva intorno. 

25Or una donna, che da dodici anni era affetta da emorragia 26e aveva molto sofferto per opera di molti medici, spendendo tutti i suoi averi senza nessun vantaggio, anzi peggiorando, 27udito parlare di Gesù, venne tra la folla, alle sue spalle, e gli toccò il mantello. Diceva infatti: 28«Se riuscirò anche solo a toccare il suo mantello, sarò guarita». 29E subito le si fermò il flusso di sangue, e sentì nel suo corpo che era stata guarita da quel male. 

30Ma subito Gesù, avvertita la potenza che era uscita da lui, si voltò alla folla dicendo: «Chi mi ha toccato il mantello?». 31I discepoli gli dissero: «Tu vedi la folla che ti si stringe attorno e dici: Chi mi ha toccato?». 32Egli intanto guardava intorno, per vedere colei che aveva fatto questo. 33E la donna impaurita e tremante, sapendo ciò che le era accaduto, venne, gli si gettò davanti e gli disse tutta la verità. 34Gesù rispose: «Figlia, la tua fede ti ha salvata. Va in pace e sii guarita dal tuo male». 

35Mentre ancora parlava, dalla casa del capo della sinagoga vennero a dirgli: «Tua figlia è morta. Perché disturbi ancora il Maestro?». 36Ma Gesù, udito quanto dicevano, disse al capo della sinagoga: «Non temere, continua solo ad aver fede!». 37E non permise a nessuno di seguirlo fuorché a Pietro, Giacomo e Giovanni, fratello di Giacomo. 

38Giunsero alla casa del capo della sinagoga ed egli vide trambusto e gente che piangeva e urlava. 39Entrato, disse loro: «Perché fate tanto strepito e piangete? La bambina non è morta, ma dorme». 40Ed essi lo deridevano. Ma egli, cacciati tutti fuori, prese con sé il padre e la madre della fanciulla e quelli che erano con lui, ed entrò dove era la bambina. 41Presa la mano della bambina, le disse: «Talità kum», che significa: «Fanciulla, io ti dico, alzati!». 42Subito la fanciulla si alzò e si mise a camminare; aveva dodici anni. Essi furono presi da grande stupore. 43Gesù raccomandò loro con insistenza che nessuno venisse a saperlo e ordinò di darle da mangiare. 

Momento di silenzio orante 

perché la Parola di Dio possa entrare in noi ed illuminare la nostra vita. 

Alcune domande 

per aiutarci nella meditazione e nella orazione.  • Qual è il punto di questo testo che ti piace di più o che ti ha maggiormente colpito? Perché? 

  • Qual è l’atteggiamento della donna che ha toccato Gesù? E cos’è che le da forza per avere il coraggio di toccarlo?
  • Perché i suoi discepoli non capivano ciò che succedeva tra Gesù e la folla?
  • Chi era Giàiro? Qual è l’atteggiamento di Gesù con lui e con sua moglie e sua figlia? Una donna è curata ed integrata di nuovo nella convivenza della comunità. Una fanciulla viene alzata dal suo letto di morte. Cosa ci insegnano oggi queste due azioni di Gesù, per la nostra vita di famiglia ed in comunità? 

Per coloro che desiderano approfondire il tema  a) Contesto di ieri e di oggi: 

  • Lungo le pagine del suo Vangelo, Marco aumenta le informazioni sulla persona di Gesù. Fa vedere come il mistero del Regno si rispecchia nel potere che Gesù esercita a favore dei discepoli e della folla e, soprattutto, a favore degli esclusi e degli emarginati. Nello stesso tempo, nella misura in cui questo potere si manifesta, aumenta nei discepoli l’incapacità di capire, ed è sempre più chiaro che devono cambiare le idee che hanno sul messia. Altrimenti, l’incomprensione crescerà e corrono il pericolo di allontanarsi da Gesù.
  • Negli anni settanta, epoca in cui Marco scriveva il suo vangelo, c’era una tensione molto grande nelle comunità cristiane tra i giudei convertiti ed i pagani convertiti. Alcuni giudei, soprattutto coloro che avevano appartenuto al gruppo dei farisei, continuavano fedeli all’osservanza delle norme di purezza della loro cultura millenaria e, per questo, avevano difficoltà a vivere con i pagani convertiti, perché pensavano di questi che vivevano nell’impurezza. Per questo, la narrazione dei due miracoli di Gesù a favore delle due donne era di grande aiuto per superare i vecchi tabù.
  1. b) Commento del testo:
  • Marco 5,21-24: Il punto di partenza: Giàiro perde la figlia.

Gesù va con lui e la folla lo segue. La folla si unisce a Gesù che viene dall’altra riva. Giàiro, capo della sinagoga, chiede aiuto per sua figlia che sta morendo. Gesù va con lui e la folla lo accompagna, spingendolo da tutte le parti, perché tutti vogliono stare vicini a Gesù quando sta per fare un miracolo. È questo il punto di partenza dei due episodi che seguono: la guarigione della donna che patisce da dodici anni a causa di un’emorragia e la risurrezione della fanciulla di dodici anni. 

  • Marco 5,25-26. La situazione della donna che soffre a causa di un’emorragia irregolare Dodici anni di emorragia! Per questo, questa donna viveva esclusa, poiché in quel tempo il sangue rendeva impura la persona e chiunque la toccava. Marco dice che la donna aveva speso tutta la sua fortuna con i medici, ma invece di migliorare era peggiorata. Situazione senza soluzione! 
  • Marco 5,27-28. Il ragionamento della donna davanti a Gesù

Lei sentì parlare di Gesù. Nacque in lei una speranza nuova. Disse tra sé: “Se riuscirò anche solo a toccare il suo mantello, sarò guarita”. Il catechismo dell’epoca diceva: “Se tocco il suo mantello, io divento impuro”. La donna pensa esattamente il contrario! Segno questo di molto coraggio. Segno anche del fatto che le donne non erano completamente d’accordo con ciò che le autorità insegnavano. La donna si mette in mezzo alla folla che spingeva Gesù da tutte le parti, e quasi di nascosto, riesce a toccare Gesù. 

  • Marco 5,29: La donna riesce nel suo intento e guarisce

Proprio in quel momento avverte nel suo corpo la guarigione. Fino ad oggi, in Palestina, in una curva del cammino vicino al lago di Galilea, vicino a Cafarnao, si legge su una pietra l’iscrizione: “Qui, in questo luogo, la donna considerata impura ma piena di fede, toccò Gesù e guarì!” 

  • Marco 5,30-32. La reazione di Gesù e dei discepoli

Anche Gesù sente uscire da lui una forza “Chi mi ha toccato?” I discepoli reagiscono: “Tu vedi la folla che ti stringe attorno e chiedi: Chi mi ha toccato?” Ecco di nuovo un piccolo scontro tra Gesù ed i discepoli. Gesù aveva una sensibilità che non viene percepita dai discepoli. Questi reagiscono come tutti e non capiscono la reazione diversa di Gesù: Ma Gesù non rinuncia e continua a chiedere. 

  • Marco 5,33-34. La conversazione tra Gesù e la donna curata per la fede

La donna si rende conto che è stata scoperta. È per lei un momento difficile e pericoloso. Poi, secondo la credenza dell’epoca, una persona impura che, come quella donna, si metteva in mezzo alla folla, contaminava tutti toccandola semplicemente. Rendeva tutti impuri davanti a Dio (Lv 15,19-30). Per questo, il castigo era che poteva essere emarginata e colpita con pietre. Ma malgrado ciò, la donna ha il coraggio di assumere ciò che ha fatto. Ma la donna, impaurita e tremante, gli si getta ai piedi e racconta la sua verità. Gesù pronuncia allora la parola finale dicendo: “Figlia, la tua fede ti ha salvato, va in pace e sii guarita dal tuo male!” Belle parole, molto umane. Con la parola “Figlia”, Gesù accoglie la donna nella nuova famiglia, nella comunità, che si forma attorno a lui. Avvenne ciò che lei pensava. Gesù riconosce che senza la fede di quella donna lui non avrebbe potuto operare il miracolo. 

  • Marco 5,35-36. La conversazione tra Gesù e Giàiro

Ecco che in questo momento arriva il personale della casa di Giàiro per comunicargli che sua figlia è morta. Non c’era più bisogno, quindi, di disturbare Gesù. Per loro la morte era la grande frontiera e Gesù non riuscirà a superarla! Gesù ascolta, guarda verso Giàiro e gli applica ciò che ha appena visto, cioè che la fede è capace di fare ciò che la persona crede. E gli dice: “Non temere, credi solamente!” 

  • Marco 5,37-40. L’arrivo di Gesù a casa di Giàiro e la reazione della folla

Gesù si separa dalla folla e solo permette ad alcuni discepoli di andare con lui. Giunti alla casa di Giàiro, vede le persone che piangono per la morte della fanciulla. E dice: “La fanciulla non è morta, sta dormendo”. Il personale della casa ride. La gente sa quando una persona dorme o quando è morta. È la risata di Abramo e di Sara, cioè di coloro che non riescono a credere che nulla è impossibile per Dio!” (Gv 17,17; 18,1214; Lc 1,37). Anche per loro, la morta è una barriera che non è possibile superare. Le parole di Gesù hanno un significato assai più profondo. La situazione delle comunità del tempo di Marco sembrava una situazione di morte. Loro dovevano udire: “Non è morte! Voi state dormendo! Svegliatevi!” Gesù non da importanza alla risata ed entra nella stanza dove si trova la fanciulla, lui, i tre discepoli ed il padre della fanciulla. 

  • Marco 5,41-43. La risurrezione della fanciulla

Gesù prende per mano la fanciulla e dice: “Talita kúmi!” E lei si alza. Grande strepitio! Gesù conserva la calma e chiede di dare da mangiare alla fanciulla. Guarigione di due donne! Una ha dodici anni e l’altra da dodici anni ha l’emorragia, dodici anni di esclusione! L’esclusione della fanciulla comincia all’età di dodici anni, perché iniziano le mestruazioni. Comincia a morire! Gesù ha un potere maggiore e la risuscita:

“Alzati!” 

Ampliando le informazioni: 

Le donne nei Vangeli All’epoca del Nuovo Testamento, la donna viveva emarginata per il semplice fatto di essere donna (cf. Lv 15,19-27; 12, 1-5). Nella sinagoga non partecipava alla vita pubblica, non poteva essere testimone. Per questo molte donne resistevano contro questa esclusione. Fin dai tempi di Esdra, quando l’emarginazione della donna era più pesante ancora, (cf Esd 9,1- 2;10,2-3), cresceva la sua resistenza, come appare nelle storie di Giuditta, Ester, Ruth, Noemi, Susanna, la Sulamita ed altre. Questa resistenza incontra eco ed accoglienza in Gesù. Ecco alcuni episodi in cui appaiono l’inconformismo e la resistenza delle donne nella vita quotidiana e l’accoglienza che Gesù dà loro: 

La prostituta ha il coraggio di sfidare le norme della società e della religione. Entra in casa di un fariseo per incontrarsi con Gesù. Incontrando lui, incontra amore e perdono e riceve difesa contro i farisei. La donna curva non sente nemmeno le grida del capo della sinagoga. Cerca la guarigione, anche se è sabato. Gesù l’accoglie come una figlia e la difenda contro il capo della sinagoga (Lc 13, 10-17). La donna considerata impura causa della perdita di sangue, ha il coraggio di mettersi in mezzo alla gente e di pensare esattamente il contrario della dottrina ufficiale. La dottrina diceva: “Chi la tocca, rimane impuro!” Ma lei diceva: “Se riesco a toccarlo, guarirò!” (Mc 5,28). È accolta senza censura e viene curata. Gesù dichiara che la guarigione è il frutto della fede (Mc 5,25-34). La Samaritana, disprezzata perché considerata eretica, ha il coraggio di interpellare Gesù e di cambiare il verso della conversazione da lui iniziata (cf. Gv 4,19.25). Nel vangelo di Giovanni, è la prima persona che riceve il segreto che Gesù è il Messia (Gv 4,26). La donna straniera della regione di Tiro e Sidone non accetta la sua esclusione e sa parlare in modo tale da ottenere da Gesù l’essere da lui ascoltata (Mc 7, 24-30). Le madri con figli piccoli affrontano i discepoli e sono accolte e benedette da Gesù (Mt 19,13-15; Mc 10,13-16). Le donne che sfidarono il potere e rimasero accanto alla croce di

Gesù (Mc 15,40; Mt 27,55-56.61), furono anche le prime a sperimentare la presenza di Gesù risorto (Mc 16,5-8; Mt 28,9-10). Tra di loro si trovava Maria Maddalena, considerata posseduta da spiriti cattivi, ma curata da Gesù (Lc 8,2). Lei ricevette l’ordine di trasmettere la Buona Notizia della risurrezione agli apostoli (Gv 20,16-18). Marco dice che “loro avevano seguito e servito Gesù quando era ancora in Galilea. C’erano anche molte altre che erano salite con lui a Gerusalemme” (Mc 15,41). Marco si serve di tre parole importanti per definire la vita di queste donne: seguire, servire, salire a Gerusalemme. Sono le tre parole che definiscono il discepolo e la discepola ideale. Rappresentano il modello per gli altri discepoli che sono fuggiti! 

Pregare con Salmo 103 (102) 

Ringraziare Dio per tutto ciò che fa per noi! 

Benedici il Signore, anima mia, quanto è in me benedica il suo santo nome. Benedici il Signore, anima mia, non dimenticare tanti suoi benefici. Egli perdona tutte le tue colpe, guarisce tutte le tue malattie; salva dalla fossa la tua vita, ti corona di grazia e di misericordia; egli sazia di beni i tuoi giorni e tu rinnovi come aquila la tua giovinezza. 

Il Signore agisce con giustizia e con diritto verso tutti gli oppressi. Ha rivelato a Mosè le sue vie, ai figli d’Israele le sue opere. Buono e pietoso è il Signore, lento all’ira e grande nell’amore. Egli non continua a contestare e non conserva per sempre il suo sdegno. Non ci tratta secondo i nostri peccati, non ci ripaga secondo le nostre colpe. Come il cielo è alto sulla terra, così è grande la sua misericordia su quanti lo temono; come dista l’oriente dall’occidente, così allontana da noi le nostre colpe. Come un padre ha pietà dei suoi figli, così il Signore ha pietà di quanti lo temono. Perché egli sa di che siamo plasmati, ricorda che noi siamo polvere. 

Come l’erba sono i giorni dell’uomo, come il fiore del campo, così egli fiorisce. Lo investe il vento e più non esiste e il suo posto non lo riconosce. Ma la grazia del Signore è da sempre, dura in eterno per quanti lo temono; la sua giustizia per i figli dei figli, per quanti custodiscono la sua alleanza e ricordano di osservare i suoi precetti. 

Il Signore ha stabilito nel cielo il suo trono e il suo regno abbraccia l’universo. Benedite il Signore, voi tutti suoi angeli, potenti esecutori dei suoi comandi, pronti alla voce della sua parola. Benedite il Signore, voi tutte, sue schiere, suoi ministri, che fate il suo volere. Benedite il Signore, voi tutte opere sue, in ogni luogo del suo dominio. Benedici il Signore, anima mia. 

 

Orazione Finale 

Signore Gesù, ti ringraziamo per la tua Parola che ci ha fatto vedere meglio la volontà del Padre. Fa che il tuo Spirito illumini le nostre azioni e ci comunichi la forza per eseguire quello che la Tua Parola ci ha fatto vedere. Fa che noi, come Maria, tua Madre, possiamo non solo ascoltare ma anche praticare la Parola. Tu che vivi e regni con il Padre nell’unità dello Spirito Santo, nei secoli dei secoli. Amen.

 


 
 

 

Preghiera a San Michele Arcangelo, 
da recitarsi al termine della S. Messa

 

 

Il 13 ottobre 1884, al termine della celebrazione della S. Messa, Leone XIII udì una voce dal timbro gutturale e profondo che diceva: “Posso distruggere la tua Chiesa: per far questo ho bisogno di più tempo e di più potere” Il Papa udì anche una voce più aggraziata che domandava: “Quanto tempo? Quanto potere?”
La voce gutturale rispose: “Dai settantacinque ai cento anni e un più grande potere su coloro che si consegnano al mio servizio”; la voce gentile replicò: “Hai il tempo…” Profondamente turbato, Leone XIII dispose che una speciale preghiera, da lui stesso composta, venisse recitata al termine della S. Messa.

San Michele Arcangelo, difendici nella battaglia: sii tu nostro sostegno contro la perfidia e le insidie del diavolo.
Che Dio eserciti il suo dominio su di lui, te ne preghiamo supplichevoli.
E tu, o principe della milizia celeste, con la potenza divina,
ricaccia nell’Inferno satana e gli altri spiriti maligni i quali errano nel mondo per perdere le anime.
Amen.

 


 
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