Lectio del giorno all’Oasi di Engaddi 14-20_giugno-2021
Lunedì, 14 giugno 2021
Preghiera
O Dio, fortezza di chi spera in te, ascolta benigno le nostre invocazioni, e poiché nella nostra debolezza nulla possiamo senza il tuo aiuto, soccorrici con la tua grazia, perché fedeli ai tuoi comandamenti possiamo piacerti nelle intenzioni e nelle opere. Per il nostro Signore Gesù Cristo…
Lettura dal Vangelo secondo Matteo 5,38-42
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: “Avete inteso che fu detto: Occhio per occhio e dente per dente; ma io vi dico di non opporvi al malvagio; anzi se uno ti percuote la guancia destra, tu porgigli anche l’altra; e a chi ti vuol chiamare in giudizio per toglierti la tunica, tu lascia anche il mantello. E se uno ti costringerà a fare un miglio, tu fanne con lui due. Dà a chi ti domanda e a chi desidera da te un prestito non volgere le spalle”.
Riflessione
Il vangelo di oggi fa parte di una piccola unità letteraria che va da Mt 5,17 fino a Mt 5,48, in cui si descrive come passare dall’antica giustizia dei farisei (Mt 5,20) alla nuova giustizia del Regno di Dio (Mt 5,48). Descrive come salire sulla Montagna delle Beatitudini, da dove Gesù annunciò la nuova Legge dell’Amore. Il grande desiderio dei farisei era vivere nella giustizia, essere giusti dinanzi a Dio. E questo è anche il desiderio di tutti noi. Giusto è colui o colei che riesce a vivere dove Dio vuole che viva. I farisei si sforzavano di raggiungere la giustizia mediante la stretta osservanza della Legge. Pensavano che con il loro sforzo potevano arrivare a stare dove Dio li voleva. Gesù prende posizione nei confronti di questa pratica e annuncia la nuova giustizia che deve superare la giustizia dei farisei (Mt 5,20). Nel vangelo di oggi stiamo giungendo quasi alla cima della montagna. Manca poco. La cima è descritta in una frase: “Siate perfetti come il vostro Padre celestiale è perfetto” (Mt 5,48), che mediteremo nel vangelo di domani. Vediamo da vicino questo ultimo grado che ci manca per giungere alla cima della montagna, di cui San Giovanni della Croce dice: “Qui regnano il silenzio e l’amore”. • Matteo 5,38: Occhio per occhio, dente per dente. Gesù cita un testo dell’Antica legge dicendo: “Avete inteso che è stato detto: Occhio per occhio, dente per dente!” Abbreviò il testo, perché il testo intero diceva: ”Vita per vita, occhio per occhio, dente per dente, piede per piede, bruciatura per bruciatura, ferita per ferita, colpo per colpo” (Es 21,23-25). Come nei casi precedenti, anche qui Gesù fa una rilettura completamente nuova. Il principio “occhio per occhio, dente per dente” si trovava alla radice dell’interpretazione che gli scribi facevano della legge. Questo principio deve essere sovvertito, perché perverte e distrugge il rapporto tra le persone e con Dio. • Matteo 5,39ª: Non restituire il male con il male. Gesù afferma esattamente il contrario: “Ma io vi dico di non opporvi al malvagio”. Dinanzi a una violenza ricevuta, la nostra reazione naturale è pagare l’altro con la stessa moneta. La vendetta chiede “occhio per occhio, dente per dente”. Gesù chiede di restituire il male non con il male, ma con il bene. Perché se non sappiamo superare la violenza ricevuta, la spirale di violenza occuperà tutto e non sapremo più cosa fare. Lamech diceva: “Ho ucciso un uomo per una mia scalfittura e un ragazzo per un mio livido. Sette volte sarà vendicato Caino, ma Lamech settantasette” (Gen 4,24). E fu proprio per questa terribile vendetta che tutto è finito nella confusione della Torre di Babele (Gen 11,1-9). Fedele all’insegnamento di Gesù, Paolo scrive nella lettera ai Romani: “Non rendete a nessuno male per male; la vostra preoccupazione sia fare il bene a tutti gli uomini. Non lasciarti vincere dal male, ma vinci il male con il bene” (Rom 12,17-21). Per poter avere questo atteggiamento è necessario avere molta fede nella possibilità di recupero che ha l’essere umano. Come fare questo in pratica? Gesù offre quattro esempi concreti.
- Matteo 5,39b-42: I quattro esempi per superare la spirale di violenza. Gesù dice: “anzi (a) se uno ti percuote la guancia destra, tu porgigli anche l’altra; (b) e a chi ti vuol chiamare in giudizio per toglierti la tunica, tu lascia anche il mantello. (d) E se uno ti costringerà a fare un miglio, tu fanne con lui due. (e) Dà a chi ti domanda e a chi desidera da te un prestito non volgere le spalle”. (Mt 5,40-42). Come capire queste quattro affermazioni? Gesù stesso ci offre un aiuto per aiutarci a capirle. Quando il soldato gli colpì la guancia, lui non gli porse l’altra. Anzi, reagì con energia: “Se ho parlato male, dimostrami dove è il male, ma se ho parlato bene, perché mi percuoti?” (Gv 18,23). Gesù non insegna ad essere passivi. San Paolo crede che ripagando il male con il bene “tu ammasserai carboni ardenti sul capo dell’altro” (Rm 12,20). Questa fede nella possibilità di recupero dell’essere umano è possibile solo partendo dalla radice che nasce dalla gratuità totale dell’amore creatore che Dio ci mostra nella vita e negli atteggiamenti di Gesù.
Per un confronto personale
- Hai sentito dentro di te qualche volta una rabbia così grande da voler applicare la vendetta “occhio per occhio, dente per dente”? Cosa hai fatto per superarla?
- La convivenza comunitaria oggi nella Chiesa favorisce in noi l’amore creatore che Gesù suggerisce nel vangelo di oggi?
Preghiera finale
Porgi l’orecchio, Signore, alle mie parole: intendi il mio lamento. Ascolta la voce del mio grido, o mio re e mio Dio, perché ti prego, Signore. (Sal 5)
Martedì, 15 giugno 2021
Tempo ordinario
Preghiera
O Dio, fortezza di chi spera in te, ascolta benigno le nostre invocazioni, e poiché nella nostra debolezza nulla possiamo senza il tuo aiuto, soccorrici con la tua grazia, perché fedeli ai tuoi comandamenti possiamo piacerti nelle intenzioni e nelle opere. Per il nostro Signore Gesù Cristo…
Lettura dal Vangelo secondo Matteo 5,43-48
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: “Avete inteso che fu detto: Amerai il tuo prossimo e odierai il tuo nemico; ma io vi dico: amate i vostri nemici e pregate per i vostri persecutori, perché siate figli del Padre vostro celeste, che fa sorgere il suo sole sopra i malvagi e sopra i buoni, e fa piovere sopra i giusti e sopra gli ingiusti. Infatti se amate quelli che vi amano, quale merito ne avete? Non fanno così anche i pubblicani? E se date il saluto soltanto ai vostri fratelli, che cosa fate di straordinario? Non fanno così anche i pagani? Siate voi dunque perfetti come è perfetto il Padre vostro celeste”.
Riflessione
Nel vangelo di oggi raggiungiamo la cima della Montagna delle Beatitudini, dove Gesù proclamò la Legge del Regno di Dio, il cui ideale si riassume in questa frase lapidaria:
“Siate perfetti come vostro Padre del cielo è perfetto” (Mt 5,48). Gesù stava
correggendo la Legge di Dio! Cinque volte di séguito aveva già affermato: “Fu detto, ma io vi dico!” (Mt 5,21.27,31.33.38). Era un segno di molto coraggio da parte sua, in pubblico, davanti a tutta la gente riunita, correggere il tesoro più sacro della gente, la radice della loro identità, che era la Legge di Dio. Gesù vuole comunicare un modo nuovo di guardare e praticare la Legge di Dio. La chiave per poter attingere questo nuovo sguardo è l’affermazione: “Siate perfetti come vostro Padre del cielo è perfetto”. Mai nessuno potrà arrivare a dire: “Oggi sono stato perfetto come il Padre del cielo è perfetto!” Stiamo sempre al di sotto della misura che Gesù ci ha posto dinanzi. Forse è per questo che Lui ci ha posto dinanzi un ideale impossibile da raggiungere per noi mortali?
- Matteo 5,43-45: Fu detto: Amerai il prossimo tuo e odierai il tuo nemico. In questa frase Gesù spiega la mentalità con cui gli scribi spiegavano la legge; mentalità che nasceva dalle divisioni tra giudei e non giudei, tra prossimo e non prossimo, tra santo e peccatore, tra puro e impuro, etc. Gesù ordina di sovvertire questo preteso ordine di divisioni interessate. Ordina di superare le divisioni. “Ma io vi dico: amate i vostri nemici e pregate per quelli che vi perseguitano perché siate figli del Padre vostro che sta nei cieli e che fa sorgere il sole sui malvagi e sui buoni e fa piovere sui giusti e sugli ingiusti” E qui attingiamo alla fonte da cui sgorga la novità del Regno. Questa fonte è proprio Dio, riconosciuto come Padre, che fa sorgere il sole sui cattivi e sui buoni. Gesù vuole che imitiamo questo Dio: “Siate perfetti come è perfetto il Padre vostro celeste” (5,48). È imitando questo Dio che creiamo una società giusta, radicalmente nuova.
- Matteo 5,46-48: Essere perfetti come il Padre celeste è perfetto. Tutto si riassume nell’imitare Dio: “Ma io vi dico: amate i vostri nemici e pregate per i vostri persecutori, perché siate figli del Padre vostro celeste, che fa sorgere il suo sole sopra i malvagi e sopra i buoni, e fa piovere sopra i giusti e sopra gli ingiusti. Infatti se amate quelli che vi amano, quale merito ne avete? Non fanno così anche i pubblicani? E se date il saluto soltanto ai vostri fratelli, che cosa fate di straordinario? Non fanno così anche i pagani? Siate voi dunque perfetti come è perfetto il Padre vostro celeste”. (Mt 5,4348). L’amore è principio e fine di tutto. Non c’è prova di maggiore amore che dar la vita per il fratello (Gv 15,13). Gesù imitò il Padre e rivelò il suo amore. Ogni gesto, ogni parola di Gesù, dalla nascita fino all’ora della morte in croce, era un’espressione di questo amore creatore che non dipende dal presente che riceve, né discrimina l’altro per ragioni di razza, sesso, religione o classe sociale, ma che nasce da un voler bene completamente gratuito. Fu un crescendo continuo, dalla nascita fino alla morte in Croce.
- La manifestazione piena dell’amore creatore in Gesù. Fu quando in Croce lui offrì il perdono al soldato che lo torturava e lo uccideva. Il soldato, impiegato dell’impero, mise il polso di Gesù sul braccio della croce, pose un chiodo e cominciò a battere. Dette diversi colpi. Il sangue cadeva a fiotti. Il corpo di Gesù si ritorceva dal dolore. Il soldato, mercenario ignorante, ignaro di ciò che stava facendo e di ciò che stava succedendo attorno a lui, continuava a battere come se fosse un chiodo nella parete per appendere un quadro. In quel momento Gesù rivolge al Padre questa preghiera: “Padre, perdonali. Perché non sanno quello che fanno!” (Lc 23,34). Malgrado tutta la volontà degli uomini, la disumanità non riuscì a spegnere in Gesù l’umanità. Loro lo prendono, lo deridono, gli sputano sul volto, lo beffeggiano, fanno di lui un re pagliaccio con una corona di spine sulla testa, lo flagellano, lo torturano, lo fanno andare per le strade come se fosse un criminale, deve ascoltare gli insulti delle autorità religiose, sul calvario lo lasceranno completamente nudo alla vista di tutti e di tutte. Ma il veleno della disumanità non riesce a raggiungere la fonte di umanità
che sgorgava dal cuore di Gesù. L’acqua che sgorgava dal di dentro era più forte del veleno di fuori, volendo di nuovo contaminare tutto. Guardando quel soldato ignorante, Gesù sentì compassione per il soldato e pregò per lui e per tutti: “Padre, perdona!” Ed aggiunse perfino una scusa: “Sono ignoranti. Non sanno ciò che stanno facendo!” Davanti al Padre, Gesù si fa solidale con coloro che lo torturano e lo maltrattano. Come il fratello che vede i suoi fratelli assassini dinanzi al giudice e lui, vittima dei propri fratelli, dice al giudice: “Sai sono i miei fratelli. Sono ignoranti. Perdonali. Miglioreranno!” Era come se Gesù avesse paura che la minima rabbia contro l’uomo potesse spegnere in lui il resto di umanità che ancora esisteva. Questo incredibile gesto di umanità e di fede nella possibilità di recupero di quel soldato è stata la maggiore rivelazione d’amore di Dio. Gesù poté morire: “Tutto è consumato!” E inclinando il capo, rese lo spirito (Gv 19,30). Compiendo così la profezia del Servo Sofferente (Is 53).
Per un confronto personale
- Qual è il motivo più profondo dello sforzo che compi per osservare la Legge di Dio:
meritare la salvezza o ringraziare la bontà immensa di Dio che ti ha creato, ti mantiene in vita e ti salva?
- Quale significato dai alla frase “essere perfetto come il Padre del cielo è perfetto”?
Preghiera finale
Pietà di me, o Dio, secondo la tua misericordia; nella tua grande bontà cancella il mio peccato. Lavami da tutte le mie colpe, mondami dal mio peccato. (Sal 50)
Mercoledì, 16 giugno 2021
Preghiera
O Dio, fortezza di chi spera in te, ascolta benigno le nostre invocazioni, e poiché nella nostra debolezza nulla possiamo senza il tuo aiuto, soccorrici con la tua grazia, perché fedeli ai tuoi comandamenti possiamo piacerti nelle intenzioni e nelle opere. Per il nostro Signore Gesù Cristo…
Lettura dal Vangelo secondo Matteo 6,1-6.16-18
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: “Guardatevi dal praticare le vostre buone opere davanti agli uomini per essere da loro ammirati, altrimenti non avrete ricompensa presso il Padre vostro che è nei cieli. Quando dunque fai l’elemosina, non suonare la tromba davanti a te, come fanno gli ipocriti nelle sinagoghe e nelle strade per essere lodati dagli uomini. In verità vi dico: hanno già ricevuto la loro ricompensa. Quando invece tu fai l’elemosina, non sappia la tua sinistra ciò che fa la tua destra, perché la tua elemosina resti segreta; e il Padre tuo, che vede nel segreto, ti ricompenserà. Quando pregate, non siate simili agli ipocriti che amano pregare stando ritti nelle sinagoghe e negli angoli delle piazze, per essere visti dagli uomini, In verità vi dico: hanno già ricevuto la loro ricompensa. Tu invece, quando preghi, entra nella tua camera e, chiusa la porta, prega il Padre tuo nel segreto; e il Padre tuo, che vede nel segreto, ti ricompenserà. E quando digiunate, non assumete aria malinconica come gli ipocriti, che si sfigurano la faccia per far vedere agli uomini che digiunano. In verità vi dico: hanno già ricevuto la loro ricompensa. Tu invece, quando digiuni, profumati la testa e lavati il volto, perché la gente non veda che tu digiuni, ma solo tuo Padre che è nel segreto; e il Padre tuo, che vede nel segreto, ti ricompenserà”.
Riflessione
Il vangelo di oggi continua la meditazione sul Discorso della Montagna. Nei giorni precedenti abbiamo riflettuto a lungo sul messaggio del capitolo 5 del vangelo di Matteo. Nel vangelo di oggi e dei giorni seguenti meditiamo il messaggio del capitolo 6 dello stesso vangelo. La sequenza dei capitoli 5 e 6 può aiutarci a capirlo. I passaggi in corsivo indicano il testo del vangelo di oggi. Ecco lo schema:
- Matteo 5,1-12: Le Beatitudini: apertura solenne della nuova Legge
- Matteo 5,13-16: La nuova presenza nel mondo: Sale della terra e Luce del mondo
- Matteo 5,17-19: La nuova pratica della giustizia; rapporto con l’antica legge
- Matteo 5, 20-48: La nuova pratica della giustizia: osservando la nuova Legge
- Matteo 6,1-4: La nuova pratica delle opere di pietà: l’elemosina
- Matteo 6,5-15: La nuova pratica delle opere di pietà: la preghiera
- Matteo 6,16-18: La nuova pratica delle opere di pietà: il digiuno
- Matteo 6,19-21: Nuovo rapporto con i beni materiali: non accumulare
- Matteo 6,22-23: Nuovo rapporto con i beni materiali: visione corretta
- Matteo 6,24: Nuovo rapporto con i beni materiali: Dio e il denaro
- Matteo 6,25-34: Nuovo rapporto con i beni materiali: abbandono alla Provvidenza Il vangelo di oggi tratta tre temi: l’elemosina (6,1-4), la preghiera (6,5-6) e il digiuno (6,16- 18). Sono tre opere di pietà dei giudei.
- Matteo 6,1: Non praticare il bene per essere visto dagli altri. Gesù critica coloro che fanno le buone opere per essere visti dagli uomini (Mt 6,1). Gesù chiede di costruire la sicurezza interiore non in ciò che noi facciamo per Dio, ma in ciò che Dio fa per noi. Dai consigli che lui dà emerge un nuovo tipo di rapporto con Dio: “Tuo Padre, che vede nel segreto, ti ricompenserà” (Mt 6,4). “Vostro Padre sa di cosa avete bisogno, prima che voi glielo chiediate” (Mt 6,8). “Se perdonate agli uomini le loro colpe, anche il Padre vostro vi perdonerà” (Mt 6,14). È un cammino nuovo che si apre ora per accedere al cuore di Dio Padre. Gesù non permette che la pratica della giustizia e della pietà sia usata quale mezzo di autopromozione dinanzi a Dio e dinanzi alla comunità (Mt 6,2.5.16).
- Matteo 6,2-4: Come praticare l’elemosina. Dare l’elemosina è un modo di condividere, assai raccomandato dai primi cristiani (At 2,44-45; 4,32-35). La persona che pratica l’elemosina e la condivisione per promuovere se stessa dinanzi agli altri merita di essere esclusa dalla comunità, come avvenne con Anania e Safira (At 5,1-11). Oggi, sia nella società come pure nella Chiesa, ci sono persone che fanno una grande pubblicità del bene che fanno agli altri. Gesù chiede il contrario: fare il bene in modo tale che la mano sinistra non sappia ciò che fa la destra. È il distacco totale e il dono totale nella gratuità dell’amore che crede in Dio Padre e imita tutto ciò che fa.
- Matteo 6,5-6: Come praticare la preghiera. La preghiera pone la persona in rapporto diretto con Dio. Alcuni farisei trasformavano la preghiera in un’occasione per mostrarsi ed esibirsi dinanzi agli altri. In quel tempo, quando suonava la trombetta nei tre momenti di preghiera, mattina, mezzogiorno e sera, loro dovevano fermarsi nel luogo dove stavano per pregare. C’era gente che cercava di stare negli angoli in luoghi pubblici, in modo che tutti vedessero che stava pregando. Orbene, un atteggiamento di questo tipo perverte il nostro rapporto con Dio. È falso e non ha senso. Per questo, Gesù dice che è meglio chiudersi nella stanza e pregare in segreto, mantenendo l’autenticità del rapporto. Dio ti vede anche nel segreto, e Lui ti ascolta sempre. Si tratta di una preghiera personale, non di una preghiera comunitaria.
- Matteo 6,16-18: Come praticare il digiuno. In quel tempo la pratica del digiuno era accompagnata da alcuni gesti esterni ben visibili: non lavare il volto, non allisciarsi i capelli, usare vestiti sobri. Erano segnali visibili del digiuno. Gesù critica questa forma di digiuno e ordina di fare il contrario, così gli altri non possono rendersi conto che sta digiunando: fatti il bagno, usa il profumo, arricciati bene i capelli. Così, solo il Padre che vede nel segreto sa che tu stai digiunando e lui saprà ricompensarti.
Per un confronto personale
- Quando preghi, come vivi il tuo rapporto con Dio?
- Come vivi il tuo rapporto con gli altri in famiglia e in comunità?
Preghiera finale
Quanto è grande la tua bontà, Signore! La riservi per coloro che ti temono, ne ricolmi chi in te si rifugia davanti agli occhi di tutti. (Sal 30)
Giovedì, 17 giugno 2021
Tempo ordinario
Preghiera
O Dio, fortezza di chi spera in te, ascolta benigno le nostre invocazioni, e poiché nella nostra debolezza nulla possiamo senza il tuo aiuto, soccorrici con la tua grazia, perché fedeli ai tuoi comandamenti possiamo piacerti nelle intenzioni e nelle opere. Per il nostro Signore Gesù Cristo…
Lettura dal Vangelo secondo Matteo 6,7-15
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: “Pregando non sprecate parole come i pagani, i quali credono di venire ascoltati a forza di parole. Non siate dunque come loro, perché il Padre vostro sa di quali cose avete bisogno ancor prima che gliele chiediate. Voi dunque pregate così: Padre nostro che sei nei cieli sia santificato il tuo nome; venga il tuo regno; sia fatta la tua volontà, come in cielo così in terra. Dacci oggi il nostro pane quotidiano, e rimetti a noi i nostri debiti come noi li rimettiamo ai nostri debitori, e non ci indurre in tentazione, ma liberaci dal male. Se voi infatti perdonerete agli uomini le loro colpe, il Padre vostro celeste perdonerà anche voi; ma se voi non perdonerete agli uomini, neppure il Padre vostro perdonerà le vostre colpe”.
Riflessione
Il vangelo di oggi ci presenta la preghiera del Padre Nostro, il Salmo che Gesù ci ha lasciato. Ci sono due redazioni del Padre Nostro: quella di Luca (Lc 11,1-4) e quella di Matteo (Mt 6,7-13). La redazione di Luca è più breve. Luca scrive per le comunità che venivano dal paganesimo. Cerca di aiutare le persone che stanno iniziando il cammino della preghiera. Nel Vangelo di Matteo, il Padre Nostro si trova nella parte del Discorso della Montagna, dove Gesù orienta i discepoli nella pratica delle tre opere di pietà:
elemosina (Mt 6,1-4), preghiera (Mt 6,5-15) e digiuno (Mt 6,16-18). Il Padre Nostro fa parte di una catechesi per i giudei convertiti. Loro erano abituati a pregare, ma avevano certi vizi che Matteo voleva correggere. Nel Padre Nostro, Gesù riassume tutto il suo insegnamento in sette preci rivolte al Padre. In queste sette richieste, riprende le promesse dell’Antico Testamento e ordina di chiedere al Padre che ci aiuti a realizzarle. I primi tre si riferiscono al nostro rapporto con Dio. Gli altri quattro hanno a che vedere con il rapporto comunitario che abbiamo con gli altri.
- Matteo 6,7-8: L’introduzione al Padre nostro. Gesù critica le persone per le quali la preghiera era una ripetizione di formule magiche, di parole forti, rivolte a Dio per obbligarlo a rispondere alle loro richieste e necessità. Chi prega deve cercare in primo luogo il Regno, molto più degli interessi personali. L’accoglienza della preghiera da parte di Dio non dipende dalla ripetizione delle parole, bensì dalla bontà di Dio che è Amore e Misericordia. Lui vuole il nostro bene e conosce i nostri bisogni, prima ancora delle nostre preghiere.
- Matteo 6,9a: Le prime parole: “Padre Nostro, che sei nei cieli!” Abba, Padre, è il nome che Gesù usa per rivolgersi a Dio. Esprime l’intimità che lui ha con Dio e manifesta il nuovo rapporto con Dio che deve caratterizzare la vita della gente nelle comunità cristiane (Gal 4,6; Rm 8,15). Matteo aggiunge al nome del Padre l’aggettivo nostro e l’espressione che sei nei cieli La vera preghiera è un rapporto che ci unisce al Padre, ai fratelli e alle sorelle, alla natura. La familiarità con Dio non è intimista, ma esprime la consapevolezza di appartenere alla grande famiglia umana, a cui partecipano tutte le persone, di tutte le razze e di tutti i credi: Padre Nostro. Pregare il Padre ed entrare nell’intimità con Lui, è anche mettersi in sintonia con le grida di tutti i fratelli e le sorelle. È cercare il Regno di Dio in primo luogo. L’esperienza di Dio Padre è il fondamento di fraternità universale.
- Matteo 6,9b-10: Le tre richieste per la causa di Dio: il Nome, il Regno, la Volontà. Nella prima parte del Padre nostro, chiediamo di restaurare il nostro rapporto con Dio. Per farlo, Gesù chiede (a) la santificazione del Nome rivelato nell’Esodo in occasione della liberazione dall’Egitto; (b) chiede la venuta del Regno, atteso dalla gente dopo il fallimento della monarchia; (c) chiede il compimento della Volontà di Dio, rivelata nella Legge che stava nel centro dell’Alleanza. Il Nome, il Regno, la Legge, sono i tre assi tratti dall’Antico Testamento che esprimono come deve essere il nuovo rapporto con Dio. Le tre richieste indicano che bisogna vivere nell’intimità con il Padre, facendo conoscere il suo Nome, facendolo amare, facendo in modo che il suo Regno di amore e di comunione diventi realtà, che si faccia la sua Volontà così in terra come in cielo. Nel cielo, il sole e le stelle obbediscono alla legge di Dio e creano l’ordine dell’universo. L’osservanza della legge di Dio “così in terra come in cielo” deve essere sorgente e specchio dell’armonia e del benessere per tutta la creazione. Questo rapporto rinnovato con Dio diventa visibile solo nel rapporto rinnovato tra di noi che,
da parte sua, è oggetto di altre quattro richieste: il pane quotidiano, il perdono dei debiti, il non cadere in tentazione, la liberazione dal Male.
- Matteo 6,11-13: Le quattro richieste per i fratelli: Pane, Perdono, Vittoria, Libertà. Nella seconda parte del Padre nostro chiediamo di restaurare e rinnovare il rapporto tra le persone. Le quattro richieste indicano come devono essere trasformate le strutture della comunità e della società in modo che tutti i figli e le figlie di Dio vivano con uguale dignità. “Il Pane quotidiano” (Mt 6,11): ricorda la manna di ogni giorno nel deserto (Es 16,1-36), La manna era una “prova” per vedere se la gente era capace di seguire la Legge del Signore (Es 16,4), cioè, se era capace di accumulare cibo solamente per un giorno in segno di fede che la provvidenza divina passa per l’organizzazione fraterna. Gesù invita a camminare verso un nuovo esodo, verso una nuova convivenza fraterna che possa garantire il pane per tutti. La richiesta del “perdono dei debiti” (6,12): ricorda l’anno sabbatico che obbligava i creditori a perdonare tutte i debiti ai fratelli (Dt 15,1-2). L’obiettivo dell’anno sabbatico e dell’anno giubilare (Lv 25,1-22) era disfare le disuguaglianze e ricominciare di nuovo. Come pregare oggi: “Rimetti a noi i nostri debiti come noi li rimettiamo ai nostri debitori”? I paesi ricchi, tutti cristiani, si arricchiscono grazie al debito esterno. Non cadere nella tentazione: la richiesta di “non cadere in tentazione” (6,13) ricorda gli errori commessi nel deserto, dove la gente è caduta nella tentazione (Es 18,1-7; Nm 20,1-13; Dt 9,7-29), per imitare Gesù che fu tentato e vinse (Mt 4,1-17). Nel deserto, la tentazione spingeva la gente a seguire altri cammini, a ritornare indietro, a non intraprendere il cammino della liberazione e a esigere da Mosè che la guidava. Liberazione dal Male: il male è il Maligno, Satana, che cerca di deviare e che, in molti modi, cerca di portare le persone a non seguire il cammino del Regno, indicato da Gesù. Tentò Gesù ad abbandonare il Progetto del Padre ed essere il Messia secondo le idee dei farisei, scribi e altri gruppi. Il Maligno allontana da Dio ed è motivo di scandalo. Entrò anche in Pietro (Mt 16,23) e tentò anche Gesù nel deserto. Gesù lo vinse (Mt 4,1-11).
Per un confronto personale
- Gesù dice “rimetti a noi i nostri debiti”, ma oggi noi diciamo “perdona le nostre offese” cosa è più facile: perdonare le offese o rimettere i debiti?
- Come sei solito/a pregare il Padre Nostro: meccanicamente o ponendo tutta la tua vita ed il tuo impegno nelle parole che pronunci?
Preghiera finale
I monti fondono come cera davanti al Signore, davanti al Signore di tutta la terra. I cieli annunziano la sua giustizia e tutti i popoli contemplano la sua gloria. (Sal 96)
Venerdì, 18 giugno 2021
Tempo ordinario
Preghiera
O Dio, fortezza di chi spera in te, ascolta benigno le nostre invocazioni, e poiché nella nostra debolezza nulla possiamo senza il tuo aiuto, soccorrici con la tua grazia, perché fedeli ai tuoi comandamenti possiamo piacerti nelle intenzioni e nelle opere. Per il nostro Signore Gesù Cristo…
Lettura dal Vangelo secondo Matteo 6,19-23
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: “Non accumulatevi tesori sulla terra, dove tignola e ruggine consumano e dove ladri scassinano e rubano; accumulatevi invece tesori nel cielo, dove né tignola né ruggine consumano, e dove ladri non scassinano e non rubano. Perché là dov’è il tuo tesoro, sarà anche il tuo cuore. La lucerna del corpo è l’occhio; se dunque il tuo occhio è chiaro, tutto il tuo corpo sarà nella luce; ma se il tuo occhio è malato, tutto il tuo corpo sarà tenebroso. Se dunque la luce che è in te è tenebra, quanto grande sarà la tenebra!”
Riflessione
Nel vangelo di oggi continuiamo le nostre riflessioni sul Discorso della Montagna. Due giorni fa e ieri abbiamo riflettuto sulla pratica delle tre opere di pietà: elemosina (Mt 6,14), preghiera (Mt 6,5-15) e digiuno (Mt 6,16-18). Il vangelo di oggi e di domani presenta quattro raccomandazioni sul rapporto con i beni materiali, esplicitando così come vivere la povertà della prima beatitudine: (a) non accumulare (Mt 6,19-21); (b) avere una visione corretta dei beni materiali (Mt 6,22-23); (c) non servire due padroni (Mt 6,24); (d) abbandonarsi alla provvidenza divina (Mt 6,25-34). Il vangelo di oggi presenta le due prime raccomandazioni: non accumulare beni (6,19-21) e non guardare il mondo con occhi malati (6,22-23).
- Matteo 6,19-21: Non accumulare tesori sulla terra. Se, per esempio, oggi in TV si annuncia che il mese prossimo mancheranno nel mercato zucchero e caffè, tutti compreremo il massimo possibile di caffè e zucchero. Accumuliamo, perché non abbiamo fiducia. Nei quaranta anni di deserto, la gente è stata provata per vedere se era capace di osservare la legge di Dio (Es 16,4). La prova consisteva in questo: vedere se erano capaci di raccogliere solamente la manna necessaria per un solo giorno, e non accumulare per il giorno seguente. Gesù dice: “Non accumulatevi tesori sulla terra, dove tignola e ruggine consumano e dove ladri scassinano e rubano; accumulatevi invece tesori nel cielo, dove né tignola né ruggine consumano, e dove ladri non scassinano e non rubano.” Cosa significa accumulare tesori nel cielo? Si tratta di sapere dove pongo la base della mia esistenza. Se la pongo nei beni materiali di questa terra, corro sempre il pericolo di perdere ciò che ho accumulato. Se metto la base in Dio, nessuno potrà distruggerla ed avrò la libertà interiore di condividere con gli altri ciò che posso. Per fare in modo che questo sia possibile e vivibile, è importante giungere ad una convivenza comunitaria che favorisca la condivisione e l’aiuto reciproco, ed in cui la maggiore ricchezza o tesoro non è la ricchezza materiale, bensì la ricchezza o il tesoro della convivenza fraterna nata dalla certezza portata da
Gesù: Dio è Padre e Madre di tutti. Perché là dove è il tuo tesoro, è anche il tuo cuore.
- Matteo 6,22-23: La lucerna del corpo è l’occhio. Per capire ciò che Gesù chiede è necessario avere occhi nuovi. Gesù è esigente e chiede molto: non accumulare (6,1921), non servire Dio e il denaro insieme (6,24), non preoccuparsi del cibo e delle bevande (6,25-34). Queste raccomandazioni esigenti hanno a che vedere con quella parte della vita umana dove le persone hanno più angoscia e preoccupazioni. Fa parte anche del Discorso della Montagna, che è più difficile da capire e praticare. Per questo Gesù dice: “Se il tuo occhio è malato, ….”. Alcuni traducono occhio malato e occhio sano. Altri traducono occhio meschino e occhio generoso. È uguale. In realtà, la peggiore malattia che si possa immaginare è una persona chiusa in sé stessa e nei suoi beni e che si fida solo di loro. È la malattia della meschinità! Chi guarda la vita con questi occhi vivrà nella tristezza e nell’oscurità. La medicina per curare questa malattia è la conversione, il cambio di mentalità e di ideologia. Mettere la base della vita in Dio e così lo sguardo diventa generoso e la vita tutta diventa luminosa, perché fa nascere la condivisione e la fraternità.
- Gesù vuole un cambiamento radicale. Vuole l’osservanza della legge dell’anno sabbatico, dove viene detto che nella comunità dei credenti, non ci possono essere poveri (Dt 15,4). La convivenza umana deve essere organizzata in modo tale che una persona non debba preoccuparsi del cibo e delle bevande, dei vestiti e della casa, della salute e dell’educazione (Mt 6,25-34). Ma ciò è possibile se tutti cerchiamo prima il Regno di Dio e la sua giustizia (Mt 6,33). Il Regno di Dio vuol dire permettere che Dio regni: è imitare Dio (Mt 5,48). L’imitazione di Dio porta alla condivisione giusta dei beni e dell’amore creativo, che genera una vera fraternità. La Provvidenza Divina deve essere mediata dall’organizzazione fraterna. Solo così è possibile eliminare qualsiasi preoccupazione per il domani (Mt 6,34).
Per un confronto personale
- Gesù disse: “Là dove è il tuo tesoro, è anche il tuo cuore”. Dove si trova la mia ricchezza: nel denaro o nella fraternità?
- Qual è la luce che ho nei miei occhi per guardare la vita, gli avvenimenti?
Preghiera finale
Il Signore ha scelto Sion, l’ha voluta per sua dimora: “Questo è il mio riposo per sempre; qui abiterò, perché l’ho desiderato.” (Sal 131)
Sabato, 19 giugno 2021
Tempo ordinario
Preghiera
O Dio, fortezza di chi spera in te, ascolta benigno le nostre invocazioni, e poiché nella nostra debolezza nulla possiamo senza il tuo aiuto, soccorrici con la tua grazia, perché fedeli ai tuoi comandamenti possiamo piacerti nelle intenzioni e nelle opere. Per il nostro Signore Gesù Cristo…
Lettura dal Vangelo secondo Matteo 6,24-34
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: “Nessuno può servire a due padroni: o odierà l’uno e amerà l’altro o preferirà l’uno e disprezzerà l’altro: non potete servire a Dio e a mammona. Perciò vi dico: per la vostra vita non affannatevi di quello che mangerete o berrete, e neanche per il vostro corpo, di quello che indosserete; la vita forse non vale più del cibo e il corpo più del vestito? Guardate gli uccelli del cielo: non seminano, né mietono, né ammassano nei granai; eppure il Padre vostro celeste li nutre. Non contate voi forse più di loro? E chi di voi, per quanto si dia da fare, può aggiungere un’ora sola alla sua vita? E perché vi affannate per il vestito? Osservate come crescono i gigli del campo: non lavorano e non filano. Eppure io vi dico che neanche Salomone, con tutta la sua gloria, vestiva come uno di loro. Ora se Dio veste così l’erba del campo, che oggi c’è e domani verrà gettata nel forno, non farà assai più per voi, gente di poca fede? Non affannatevi dunque dicendo: Che cosa mangeremo? Che cosa berremo? Che cosa indosseremo? Di tutte queste cose si preoccupano i pagani; il Padre vostro celeste infatti sa che ne avete bisogno. Cercate prima il regno di Dio e la sua giustizia, e tutte queste cose vi saranno date in aggiunta. Non affannatevi dunque per il domani, perché il domani avrà già le sue inquietudini. A ciascun giorno basta la sua pena”.
Riflessione
Il vangelo di oggi ci aiuta a rivedere il rapporto con i beni materiali e presenta due temi di diversa portata: il nostro rapporto con il denaro (Mt 6,24) e il nostro rapporto con la Provvidenza Divina (Mt 6,25-34). I consigli dati da Gesù suscitano varie domande di difficile risposta. Per esempio, come capire oggi l’affermazione: “Non potete servire Dio e mammona” (Mt 6,24)? Come capire la raccomandazione di non preoccuparsi del cibo, della bevanda e del vestito (Mt 6,25)?
- Matteo 6,24: Non potete servire Dio e mammona. Gesù è molto chiaro nella sua affermazione: “Nessuno può servire due padroni: o odierà l’uno e amerà l’altro o preferirà l’uno e disprezzerà l’altro: non potete servire Dio e mammona.” Ognuno dovrà fare la propria scelta. Dovrà chiedersi: “Chi pongo al primo posto nella mia vita. Dio o il denaro?” Da questa scelta dipenderà la comprensione dei consigli che seguono sulla Provvidenza Divina (Mt 6,25-34). Non si tratta di una scelta fatta solo con la testa, bensì di una scelta di vita ben concreta che ha a che fare anche con gli atteggiamenti. Matteo 6,25: Gesù critica la preoccupazione eccessiva per il mangiare e il bere. Questa critica di Gesù causa fino ai nostri giorni molto spavento nella gente, perché la grande preoccupazione di tutti i genitori è come procurarsi cibo e vestiti per i figli. Il motivo della critica è che la vita vale più del cibo e il corpo vale più del vestito. Per chiarire la sua critica, Gesù presenta due parabole: i passeri e i fiori.
- Matteo 6,26-27: La parabola degli uccelli: la vita vale più del cibo. Gesù ordina di guardare gli uccelli. Non seminano, non raccolgono, ma hanno sempre da mangiare perché il Padre del cielo li alimenta. “Non contate voi, forse, più di loro!” Gesù critica il fatto che la preoccupazione per il cibo occupi tutto l’orizzonte della vita delle persone, senza lasciare spazio a sperimentare e gustare la gratuità della fraternità e dell’appartenenza al Padre. Per questo, il sistema neo-liberale è criminale perché obbliga la gran maggioranza delle persone a vivere 24 ore al giorno, preoccupandosi del cibo e del vestito, e produce ad una minoranza ricca assai limitata l’ansia di comprare e consumare fino al punto da non lasciare spazio a null’altro. Gesù dice che la vita vale più dei beni di consumo! Il sistema neoliberale impedisce di vivere il Regno.
- Matteo 6,28-30: La parabola dei gigli: il corpo vale più del vestito. Gesù chiede di guardare i fiori, i gigli del campo. Con che eleganza e bellezza Dio li veste! “Ora, se Dio veste così l’erba del campo, non farà assai più per voi, gente di poca fede!” Gesù dice di guardare le cose della natura, perché così vedendo i fiori e il campo, la gente ricordi la missione che abbiamo: lottare per il Regno e creare una convivenza nuova che possa garantire il cibo e il vestito per tutti.
- Matteo 6,31-32: Non essere come i pagani. Gesù riprende e critica la preoccupazione eccessiva per il cibo, la bevanda e il vestito. E conclude: “Di queste cose si preoccupano i pagani!” Ci deve essere una differenza nella vita di coloro che hanno fede in Gesù e di coloro che non hanno fede in Gesù. Coloro che hanno fede in Gesù condividono con lui l’esperienza della gratuità di Dio Padre, Abba. Questa esperienza di paternità deve rivoluzionare la convivenza. Deve generare una vita comunitaria che sia fraterna, seme di una nuova società.
- Matteo 6,33-34: Il Regno al primo posto. Gesù indica due criteri: “Cercare prima il Regno di Dio” e “Non preoccuparsi per il domani”. Cercare in primo luogo il Regno e la sua giustizia significa cercare di fare la volontà di Dio e lasciare regnare Dio nella nostra vita. La ricerca di Dio si traduce, concretamente, nella ricerca di una convivenza fraterna e giusta. Dove c’è questa preoccupazione per il Regno, nasce una vita comunitaria in cui tutti vivono da fratelli e sorelle e a nessuno manca nulla. Lì non ci si preoccuperà del domani, cioè non ci si preoccuperà di accumulare.
- Cercare prima il Regno di Dio e la sua giustizia. Il Regno di Dio deve stare al centro di tutte le nostre preoccupazioni. Il Regno richiede una convivenza, dove non ci sia accumulazione, ma condivisione in modo che tutti abbiano il necessario per vivere. Il Regno è la nuova convivenza fraterna, in cui ogni persona si sente responsabile dell’altra. Questo modo di vedere il Regno aiuta a capire meglio le parabole degli uccelli e dei fiori, perché per Gesù la Provvidenza Divina passa attraverso l’organizzazione fraterna. Preoccuparsi del Regno e della sua giustizia è lo stesso che preoccuparsi di accettare Dio Padre ed essere fratello e sorella degli altri. Dinanzi all’impoverimento crescente causato dal neoliberalismo economico, la forma concreta che il vangelo ci presenta e grazie alla quale i poveri potranno vivere è la solidarietà e l’organizzazione.
- Un coltello affilato in mano ad un bambino può essere un’arma mortale. Un coltello affilato in mano ad una persona appesa ad una corda è l’arma che salva. Così sono le parole di Gesù sulla Provvidenza Divina. Sarebbe antievangelico dire ad un padre disoccupato, povero, con otto figli, e moglie malata: “Non ti preoccupare del cibo e delle bevande! Perché preoccuparsi del vestito e della salute?” (Mt 6,25.28). Questo possiamo dirlo solo quando noi stessi, imitando Gesù, ci organizziamo tra di noi per condividere, garantendo così al fratello la possibilità di sopravvivere. Altrimenti, siamo come i tre amici di Giobbe che, per difendere Dio, raccontavano menzogne sulla vita umana (Giobbe 1-3,7). Sarebbe come ingannare un orfano e un amico (Giobbe 1-7). In bocca al sistema dei ricchi, queste parole posso essere un’arma mortale contro i poveri. In bocca al povero, possono essere uno sbocco reale e concreto per una convivenza migliore, più giusta e fraterna.
Per un confronto personale
- Cosa intendo io per Provvidenza Divina? Ho fiducia nella Provvidenza Divina?
- Noi cristiani abbiamo la missione di dare un’espressione concreta a ciò che portiamo dentro. Qual è l’espressione che stiamo dando alla nostra fiducia nella Provvidenza Divina?
Preghiera finale
Indicami, Signore, la via dei tuoi decreti e la seguirò sino alla fine. Dammi intelligenza, perché io osservi la tua legge e la custodisca con tutto il cuore. (Sal 118)
Domenica, 20 giugno 2021
Gesù calma la tempesta Gesù dorme nella nostra barca Marco 4,35-41
Orazione iniziale
Signore Gesù, invia il tuo Spirito, perché ci aiuti a leggere la Scrittura con lo stesso sguardo, con il quale l’hai letta Tu per i discepoli sulla strada di Emmaus. Con la luce della Parola, scritta nella Bibbia, Tu li aiutasti a scoprire la presenza di Dio negli avvenimenti sconvolgenti della tua condanna e della tua morte. Così, la croce che sembrava essere la fine di ogni speranza, è apparsa loro come sorgente di vita e di risurrezione. Crea in noi il silenzio per ascoltare la tua voce nella creazione e nella Scrittura, negli avvenimenti e nelle persone, soprattutto nei poveri e sofferenti. La tua Parola ci orienti, affinché anche noi, come i due discepoli di Emmaus, possiamo sperimentare la forza della tua risurrezione e testimoniare agli altri che Tu sei vivo in mezzo a noi come fonte di fraternità, di giustizia e di pace. Questo noi chiediamo a Te, Gesù, figlio di Maria, che ci hai rivelato il Padre e inviato lo Spirito. Amen.
Lettura
- a) Chiave di lettura:
Ci sono giorni in cui la vita assomiglia ad una piccola barca persa tra le onde nel mare agitato. Tutto è scuro attorno, c’è tempesta, Dio non appare, Gesù è assente, nessuno vicino per aiutare, incoraggiare. Si ha voglia di lasciar perdere tutto! Ascoltiamo la storia della tempesta calmata. Durante la lettura, facciamo finta di stare sulla barca insieme a Gesù ed ai discepoli. Cerchiamo di vivere con loro ciò che accade e di fare attenzione all’atteggiamento di Gesù ed alla reazione dei discepoli. b) Una divisione del testo per aiutarne la lettura:
- Marco 4,35-36: Gesù decide di passare all’altra sponda del lago
- Marco 4,37-38: Una tempesta improvvisa mette in pericolo la vita di tutti
- Marco 4,39-40: Gesù calma la tempesta e critica la mancanza di fede
- Marco 4,41: Timore e mancanza di comprensione da parte dei discepoli
- c) Il testo:
35In quel medesimo giorno, verso sera, disse loro: «Passiamo all’altra riva». 36E lasciata la folla, lo presero con sé, così com’era, nella barca. C’erano anche altre barche con lui. 37Nel frattempo si sollevò una gran tempesta di vento e gettava le onde nella barca, tanto che ormai era piena. 38Egli se ne stava a poppa, sul cuscino, e dormiva. Allora lo svegliarono e gli dissero: «Maestro, non t’importa che moriamo?». 39Destatosi, sgridò il vento e disse al mare: «Taci, calmati!». Il vento cessò e vi fu grande bonaccia. 40Poi disse loro: «Perché siete così paurosi? Non avete ancora fede?». 41E furono presi da grande timore e si dicevano l’un l’altro: «Chi è dunque costui, al quale anche il vento e il mare obbediscono?».
Momento di silenzio orante
perché la Parola di Dio possa entrare in noi ed illuminare la nostra vita.
Alcune domande
per aiutarci nella meditazione e nella orazione.
- Qual è il punto di questo testo che più ti è piaciuto? Perché?
- Qual è la situazione in cui si trovano Gesù ed i discepoli, e qual è la loro reazione?
- Qual era il mare agitato ai tempi di Gesù? Qual era il mare agitato all’epoca in cui Marco scrive il suo Vangelo? Qual è oggi il mare agitato per te?
- Leggere Isaia 43,2 ed anche il Salmo 107(106),25-30, paragonando i testi con l’episodio della tempesta calmata. A che conclusione arrivi?
- Cosa vuol dire tutto questo nella nostra vita, oggi?
Per coloro che desiderano approfondire maggiormente il tema
- a) Il contesto che illumina il testo:
Un bel quadro, quando è appeso ad una parete che lo mette in luce, sembra ancora più bello grazie ai colori della parete che ne sottolineano la bellezza. La stessa cosa per quanto riguarda il quadro della tempesta calmata. La parete del contesto lo rende più bello. Marco ha appena narrato due parabole che rivelano il mistero del Regno presente nelle cose della vita (Mc 4,1- 34). Ora inizia a parlare del mistero del Regno che si rende presente nel potere esercitato da Gesù a favore dei discepoli, a favore della gente e, soprattutto, a favore degli esclusi ed emarginati. Vediamo la sequenza: Marco comincia presentando Gesù che vince il mare, simbolo del caos. In Gesù agisce un potere creatore! (Mc 4,35-41). Subito dopo mostra Gesù che vince e scaccia il demonio. In lui agisce un potere liberatore! (Mc 5,1-20). Alla fine, descrive lungamente il modo in cui Gesù vince l’impurezza e la morte. In lui agisce il potere della vita! (Mc 5,21-43). In Gesù c’è un potere creatore che libera, purifica e comunica la vita a coloro che gli si avvicinano! Marco scrive per le comunità perseguitate degli anni ’70 che si sentono come una barchetta perduta nel mare della vita, senza molta speranza di poter giungere al porto desiderato della pace. Gesù sembra stare addormentato nella loro barca, poiché nessun potere divino si rende presente per salvarli dalla persecuzione. In vista della situazione disperata, Marco raccoglie vari episodi che rivelano il potere con cui Gesù è presente nelle comunità. È il Gesù vincitore! Non hanno motivo di temere. È questa la motivazione del racconto della tempesta calmata. b) Commento del testo:
- Marco 4,35-36:
Il punto di partenza: “Passiamo all’altra riva”. Era stato un giorno pesante, di molto lavoro. C’era talmente tanta gente che Gesù, per non essere schiacciato dalla folla, dovette entrare in una barca per istruire con parabole (Mc 4,1). C’erano giorni in cui non c’era tempo nemmeno per mangiare (Mc 3,20). Terminata di dire la parabola con cui istruiva la gente, Gesù disse ai discepoli: “Passiamo all’altra riva!” E così come stava, essi lo condussero con la barca. Gesù era talmente stanco che si stese e si addormentò. È questo il quadro iniziale che ci presenta Marco. Un bel quadro, assai umano.
- Marco 4,37-38: La situazione disperata: “Non ti importa che moriamo?” Il lago di Galilea è vicino ad alte montagne. A volte tra le fessure delle rocce, il vento soffia forte sul lago e provoca tempeste improvvise. È ciò che accadde. Un vento forte soffiò sul mare agitandolo. La barca si riempì di acqua! I discepoli erano pescatori sperimentati. Se pensavano che stavano per andare, voleva dire che la situazione era veramente pericolosa! Gesù non se ne rende conto e continua a dormire. Questo sonno profondo non è solo un segno di una enorme stanchezza. È anche espressione della fiducia tranquilla che ha in Dio. Il contrasto tra l’atteggiamento di Gesù ed i due discepoli è grande!
- Marco 4,39-40: La reazione di Gesù: “Non avete ancora fede?” Gesù si sveglia non a causa delle onde ma per il grido disperato dei discepoli: “Maestro! Signore, non ti importa che stiamo affondando?” Gesù si alza. Prima si dirige verso il mare e dice: “Taci, calmati!” Ed il mare si placa. Poi subito si dirige ai suoi discepoli e dice loro: “Perché temete, uomini di poca fede?” L’impressione che si da è che non era necessario calmare il mare, poiché non si correva nessun pericolo. È come quando si arriva ad una casa ed il cagnolino, accanto al padrone di casa, ladra verso l’ospite che arriva. Non c’è bisogno di aver paura, perché il padrone è lì e controlla la situazione. L’episodio della tempesta calmata evoca l’esodo, quando la folla, senza paura, attraversava le acque del mare (Ex 14,22). Evoca il profeta Isaia che diceva alla folla: “Quando attraverserai queste acque io starò con te!” (Is 43,2). Gesù ripercorre l’esodo e lo realizza nella profezia annunciata dal Salmo che dice: “Nell’angoscia gridarono al Signore ed egli li liberò dalle loro angustie. Ridusse la tempesta alla calma, tacquero i flutti del mare. Si rallegrarono nel vedere la bonaccia ed egli li condusse al porto sospirato!” (Sal 107(106),28-30).
- Marco 4,41: Il non sapere dei discepoli: “Chi è quest’uomo?” Gesù calma il mare e dice “Ancora non avete fede?” I discepoli non sanno cosa rispondere e si chiedono “Chi è costui a cui perfino il mare ed il vento obbediscono?” Gesù sembra essere loro un estraneo! Malgrado il lungo tempo trascorso insieme, non sanno veramente chi è. Chi è quest’uomo? Con questa domanda in testa, le comunità continuavano la lettura. E fino ad oggi, questa stessa domanda ci spinge a continuare la lettura del vangelo. È il desiderio di conoscere sempre più Gesù nella nostra vita.
- c) Ampliando le informazioni:
Chi è Gesù? Nomi e titoli dati a Gesù:
Marco inizia il suo vangelo dicendo: “Inizio del Vangelo di Gesù Cristo, Figlio di Dio” (Mc 1,1). Alla fine, nell’ora della morte di Gesù, un soldato pagano esclama: “Costui era veramente Figlio di Dio!” (Mc 15,39) E cosi, sia all’inizio che alla fine del Vangelo, Gesù è chiamato Figlio di Dio. Tra l’inizio e la fine, appaiono vari altri nomi di Gesù, oltre venti! È l’elenco di nomi e di titoli che appaiono nel vangelo di Marco tra l’espressione Figlio di Dio dell’inizio (Mc 1,1) e della fine (Mc 15,39):
- Messia, Cristo (cioè, Unto) (Mc 1,1; 8,29; 14,61; 15,32).
- Signore (Mc 1,3; 5,19; 11,3).
- Figlio amato (Mc 1,11; 9,7).
- Santo di Dio (Mc 1,24).
- Nazzareno (Mc 1,24; 10,47; 14,67; 16,6).
- Figlio dell’Uomo (Mc 2,10.28; 8,31.38; 9,9.12.31; 10,33.45; 13,26; 14,21.21.41.62).
- Sposo (Mc 2,19).
- Figlio di Dio (Mc 3,11).
- Figlio di Dio altissimo (Mc 5,7).
- Falegname (Mc 6,3).
- Figlio di Maria (Mc 6,3).
- Profeta (Mc 6,4.15; 8,28).
- Maestro (frequente).
- Buon Maestro (Mc 10,17).
- Figlio di Davide (Mc 10,47.48; 12,35-37).
- Rabbonì (Mc 10,51).
- Benedetto colui che viene nel nome del Signore (Mc 11,9).
- Rabbi (Mc 11,21).
- Figlio (Mc 13,32).
- Pastore (Mc 14,27).
- Figlio di Dio benedetto (Mc 14, 61).
- Re dei Giudei (Mc 15,2.9.18.26).
- Re di Israele (Mc 15,32).
Gesù è più grande dei suoi titoli e nomi:
Ogni nome, titolo o attributo è un tentativo di esprimere ciò che Gesù significava per le persone. Ma un nome per bello che sia, non arriva mai a svelare il mistero di una persona, e molto meno della persona di Gesù. Oltre a questo, alcuni di questi nomi, anche i più importanti ed i più tradizionali, sono contestati e messi in dubbio da Gesù stesso. Così, nella misura in cui andiamo avanti nella lettura del vangelo, Marco ci obbliga a rivedere le nostre idee ed a chiederci, ogni volta di nuovo: “In definitiva, chi è Gesù per me, per noi?”
- Alcuni speravano che il Messia fosse il “Santo di Dio” (Mc 1,24), cioè che fosse un Sommo Sacerdote. Il demonio allude a questa speranza, ma Gesù gli ordina di tacere! (Mc 1,24-25)
- Altri speravano che il Messia fosse Figlio di Davide. Ma Gesù stesso contesta questo titolo: “Come mai dicono gli scribi che il Messia è figlio di Davide? Davide stesso lo chiama Signore” (Mc 12,35-37).
- Altri speravano in un Messia Re. Ma quando Pilato gli chiede se è re, Gesù né afferma, né nega, risponde: “Tu lo dici” (Mc 15,2). E quando parlava di re e governanti insisteva con i discepoli: “Tra di voi nessuno sia così” (Mc 10,42-43).
- Lo stesso vale per il titolo di Messia. Pietro confessa che Gesù è il Messia. Ma quando Gesù ne tira le conseguenze e comincia a parlare della croce, Pietro non ne vuol sapere (Mc 8,31-33). Gesù è il Messia, ma non del tipo che immaginava Pietro.
- Le persone possedute dal demonio chiamano Gesù “Figlio di Dio” (Mc 3,11) e “Figlio di Dio Altissimo” (Mc 5,7). Ma Gesù dette ordini affinché il demonio tacesse e uscisse da loro (Mc 3,12; 5,8). Davanti al tribunale, i nemici accusano Gesù e chiedono: “Sei tu il Messia, il Figlio di Dio benedetto?” E lui risponde: “Lo sono! E vedrete il Figlio dell’Uomo seduto alla destra della Potenza e venire con le nubi dal cielo” (Mc 14,62). Quando deve confermarlo, Gesù non dice che è Figlio di Dio, bensì che è Figlio dell’Uomo. È la stessa cosa? Una cosa è certa: Gesù non è il Figlio di Dio del tipo che il demonio (Mc 3,11; 5,7) ed i nemici immaginavano (Mc 14,61). Ed allora come Gesù è Figlio di Dio? Rimane aperta la domanda nella mente della gente, dei discepoli e dei lettori!
Alla fine, chi è Gesù? Quanto più si va avanti nella lettura del vangelo di Marco, tanto più si rompono titoli e criteri. Gesù non entra in nessuno di questi nomi, in nessuno schema, in nessun titolo. È più grande di tutto questo. Ed il lettore nella misura in cui va avanti nella lettura abbandona l’idea d’inquadrare Gesù in qualche concetto conosciuto o in un’idea preconcetta, e lo accetta così come lui stesso si presenta. L’amore seduce, la testa no! È meglio inclinare la testa ed adorare, e non aver paura quando il mare diventa agitato!
Pregare con il Salmo 107 (106), 21-43
Se le acque si agitano, Dio ci protegge!
Ringrazino il Signore per la sua misericordia e per i suoi prodigi a favore degli uomini. Offrano a lui sacrifici di lode, narrino con giubilo le sue opere. Coloro che solcavano il mare sulle navi e commerciavano sulle grandi acque, videro le opere del Signore, i suoi prodigi nel mare profondo.
Egli parlò e fece levare un vento burrascoso che sollevò i suoi flutti. Salivano fino al cielo, scendevano negli abissi; la loro anima languiva nell’affanno. Ondeggiavano e barcollavano come ubriachi, tutta la loro perizia era svanita.
Nell’angoscia gridarono al Signore ed egli li liberò dalle loro angustie. Ridusse la tempesta alla calma, tacquero i flutti del mare. Si rallegrarono nel vedere la bonaccia ed egli li condusse al porto sospirato. Ringrazino il Signore per la sua misericordia e per i suoi prodigi a favore degli uomini.
Lo esaltino nell’assemblea del popolo, lo lodino nel consesso degli anziani. Ridusse i fiumi a deserto, a luoghi aridi le fonti d’acqua e la terra fertile a palude per la malizia dei suoi abitanti.
Ma poi cambiò il deserto in lago, e la terra arida in sorgenti d’acqua. Là fece dimorare gli affamati ed essi fondarono una città dove abitare. Seminarono campi e piantarono vigne, e ne raccolsero frutti abbondanti. Li benedisse e si moltiplicarono, non lasciò diminuire il loro bestiame. Ma poi, ridotti a pochi, furono abbattuti, perché oppressi dalle sventure e dal dolore.
Colui che getta il disprezzo sui potenti, li fece vagare in un deserto senza strade. Ma risollevò il povero dalla miseria e rese le famiglie numerose come greggi. Vedono i giusti e ne gioiscono e ogni iniquo chiude la sua bocca. Chi è saggio osservi queste cose e comprenderà la bontà del Signore.
Orazione Finale
Signore Gesù, ti ringraziamo per la tua Parola che ci ha fatto vedere meglio la volontà del Padre. Fa che il tuo Spirito illumini le nostre azioni e ci comunichi la forza per eseguire quello che la Tua Parola ci ha fatto vedere. Fa che noi, come Maria, tua Madre, possiamo non solo ascoltare ma anche praticare la Parola. Tu che vivi e regni con il Padre nell’unità dello Spirito Santo, nei secoli dei secoli. Amen.
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