Lectio del giorno all’Oasi di Engaddi 13-19_Settembre-2021
Lunedì, 13 settembre 2021
Tempo ordinario
Preghiera
Padre santo, per Gesù tuo Figlio, Parola di vita fatta carne per noi, manda su di me il tuo Santo Spirito perché apra i miei orecchi all’ascolto della “lettera d’amore” che mi hai scritto e illumina la mia mente perché possa comprenderla in profondità. Rendi docile il mio cuore perché accolga con gioia la tua volontà e aiutami a testimoniarla.
Amen
Lettura dal Vangelo secondo Luca 7, 1-10
1Quando ebbe terminato di rivolgere tutte le sue parole al popolo che stava in ascolto, Gesù entrò in Cafàrnao. 2Il servo di un centurione era ammalato e stava per morire. Il centurione l’aveva molto caro. 3Perciò, avendo udito parlare di Gesù, gli mandò alcuni anziani dei Giudei a pregarlo di venire e di salvare il suo servo. 4Costoro, giunti da Gesù, lo supplicavano con insistenza: «Egli merita che tu gli conceda quello che chiede – dicevano –, 5perché ama il nostro popolo ed è stato lui a costruirci la sinagoga». 6Gesù si incamminò con loro. Non era ormai molto distante dalla casa, quando il centurione mandò alcuni amici a dirgli: «Signore, non disturbarti! Io non sono degno che tu entri sotto il mio tetto; 7per questo io stesso non mi sono ritenuto degno di venire da te; ma di’ una parola e il mio servo sarà guarito. 8Anch’io infatti sono nella condizione di subalterno e ho dei soldati sotto di me e dico a uno: “Va’!”, ed egli va; e a un altro: “Vieni!”, ed egli viene; e al mio servo: “Fa’ questo!”, ed egli lo fa». 9All’udire questo, Gesù lo ammirò e, volgendosi alla folla che lo seguiva, disse: «Io vi dico che neanche in Israele ho trovato una fede così grande!». 10E gli inviati, quando tornarono a casa, trovarono il servo guarito.
Riflessione
- Il cap. 7 del vangelo di Luca ci aiuta ad accogliere la chiamata rivolta ai pagani di aderire alla fede nel Signore Gesù. La figura del centurione fa da apripista per tutti coloro che vorranno aderire alla fede di Israele e poi incontrare e conoscere il volto del Padre in Gesù. Nella meditazione di questo Vangelo, anche a noi viene fatta la proposta di aprirci alla fede o di rendere più salda la nostra fiducia piena nella Parola del Signore. Proviamo, allora, a seguire, con il cuore, i passi di questo centurione romano, perché in lui siamo presenti anche noi.
- Forse un primo aspetto che emerge, dalla lettura del brano, è la situazione di sofferenza in cui si trova il centurione. Provo ad ascoltare con più attenzione tutte le parole che vogliono mettere in luce questa realtà. Cafarnao, città di confine, fuori mano, ai margini, città dove la benedizione di Dio sembra fatichi ad arrivare. La malattia grave;la morte imminente di una persona cara.
- Ma vedo subito che il Signore entra in questa situazione, viene a condividerla, ad abitarla con la sua presenza amorosa. Sottolineo tutti i verbi che confermano questa verità: “a pregarlo di venire”; “si incamminò con loro”; “non era molto distante”. E’ bellissimo vedere questo movimento di Gesù, che va verso colui che lo chiama, che lo cerca e gli chiede salvezza. Così Lui fa con ognuno di noi.
- Ma per me è molto utile entrare in contatto anche con la figura del centurione, che qui è un po’ come il mio maestro, la mia guida nel cammino della fede. “Avendo udito parlare di Gesù”. Ha ricevuto l’annuncio, ha ascoltato la buona novella e l’ha trattenuta nel suo cuore, non se l’è fatta scappare, non ha chiuso gli orecchi e la vita. Si è ricordato di Gesù e ora lo cerca. “Mandò”. Per due volte egli compie questa azione; prima per inviare a Gesù degli anziani del popolo, figure autorevoli, poi per inviare dei suoi amici. Luca usa due verbi differenti e questo mi aiuta ancor più a capire che in quest’uomo è avvenuto qualcosa, c’è stato un passaggio: lui si è mano a mano aperto sempre più all’incontro con Gesù. Mandare gli amici è un po’ come mandare se stessi. “A pregarlo di venire e salvare”. Due verbi bellissimi, che esprimono tutta l’intensità della sua richiesta a Gesù. Vuole che Lui venga, che si avvicini, che entri nella sua povera vita, che venga a visitare il suo dolore. E’ una dichiarazione d’amore, di fede grande, perché è come se gli dicesse: “Io senza di te non posso più vivere. Vieni!”. E non chiede una salvezza qualsiasi, una guarigione superficiale, come ci fa capire il verbo particolare che Luca sceglie. Infatti qui si parla di una salvezza trasversale, capace di attraversare tutta la vita, tutta la persona e capace di portare la persona oltre, al di là di ogni ostacolo, di ogni fatica o prova, al di là anche della morte.
- “Non sono degno”. Per due volte Luca mette sulla bocca del centurione queste parole, che aiutano a capire il grande passaggio che lui ha compiuto dentro di sé. Si sente indegno, incapace, insufficiente, come esprimono i due diversi termini greci qui usati. Forse la prima conquista nel cammino di fede con Gesù è proprio questa: la scoperta del nostro grande bisogno di Lui, della sua presenza e la consapevolezza sempre più certa che da soli non ce la facciamo, perché siamo poveri, siamo peccatori. Ma proprio per questo, noi siamo infinitamente amati!
- “Di’ una parola”. Qui c’è il grande salto, il grande passaggio alla fede. Il centurione ora crede in maniera chiara, serena, fiduciosa. Mentre Gesù camminava verso di lui, anch’egli stava compiendo il suo cammino interiore, stava cambiando, stava diventando un uomo nuovo. Prima ha accolto la persona di Gesù e poi anche la sua parola. Per lui è il Signore e come tale, la sua parola è efficace, vera, potente, capace
di operare ciò che dice. Tutti i dubbi sono crollati; non rimane che la fede, che la fiducia certa nella salvezza, in Gesù.
Per un confronto personale
- Sento mia la preghiera del centurione rivolta a Gesù di venire e di salvare? Sono pronto, anch’io, ad esprimere al Signore il mio disagio, il mio bisogno di Lui?
Ho forse vergogna di presentargli la malattia, la morte che abita nella mia casa, nella mia vita? Cosa aspetto per compiere questo primo passo di fiducia?
- E se apro il mio cuore alla preghiera, all’invocazione, se invito il Signore a venire, qual è l’atteggiamento profondo del mio cuore? C’è anche in me, come nel centurione, la consapevolezza di essere indegno, di non bastare a me stesso, di non potere avanzare pretese? So pormi davanti al Signore con quell’umiltà che viene dall’amore, dalla fiducia serena in Lui?
- Mi basta la sua Parola? L’ho mai ascoltata fino in fondo, con attenzione, con rispetto, anche se, forse, non riuscivo a comprenderla pienamente? E in questo momento qual è la parola che vorrei ascoltare dalla bocca del Signore per me?
Che cosa vorrei sentirmi dire da Lui?
- Una fede così grande ha avuto il centurione pagano… e io, che sono cristiano, che fede ho? Forse davvero anch’io dovrei pregare così: “Signore, io credo, ma tu aiutami nella mia incredulità!” (Mc 9, 24).
Preghiera finale
Lampada per i miei passi è la tua Parola, Signore!
Come potrà un giovane tenere pura la sua via?
Osservando la tua parola. Con tutto il mio cuore ti cerco:
non lasciarmi deviare dai tuoi comandi.
Martedì, 14 settembre 2021
Giovanni 3,13-17 Chiunque crede in Gesù ha la vita eterna.
LECTIO
- a) Orazione iniziale
O Padre, che hai voluto salvare gli uomini con la croce del Cristo tuo Figlio, concedi a noi che abbiamo conosciuto in terra il suo mistero di amore, di godere in cielo i frutti della sua redenzione. Per Cristo nostro Signore.
- Lettura del vangelo secondo Giovanni 3,13-17
In quel tempo, Gesù disse a Nicodèmo: «Nessuno è mai salito al cielo, se non colui che è disceso dal cielo, il Figlio dell‟uomo. E come Mosè innalzò il serpente nel deserto, così bisogna che sia innalzato il Figlio dell‟uomo, perché chiunque crede in lui abbia la vita eterna.
Dio infatti ha tanto amato il mondo da dare il Figlio unigenito, perché chiunque crede in lui non vada perduto, ma abbia la vita eterna.
Dio, infatti, non ha mandato il Figlio nel mondo per condannare il mondo, ma perché il mondo sia salvato per mezzo di lui».
- Momenti di silenzio orante perché la Parola di Dio possa entrare in noi e illuminare la nostra vita.
MEDITATIO
- a) Chiave di lettura
Il testo propostoci dalla liturgia è tratto dalla Festa dell‟Esaltazione della Santa Croce. Non ci deve sorprendere il fatto che il brano scelto per questa celebrazione faccia parte del quarto vangelo, perché è proprio questo vangelo che presenta il mistero della croce del Signore, come esaltazione. Questo è chiaro già dagli inizi del vangelo: “come Mosè innalzò il serpente nel deserto, così bisogna che sia innalzato il Figlio dell‟uomo” (Gv 3,14; Dn 7,13). Giovanni ci spiega il mistero del Verbo incarnato nel movimento paradossale della discesa-ascesa (Gv 1,14.18; 3,13). È questo mistero infatti che offre la chiave di lettura per capire l‟evolversi dell‟identità e della missione del Gesù Cristo passus et gloriosus, e possiamo ben dire che questo non vale soltanto per il testo giovanneo. La lettera agli Efesini, per esempio, fa uso di questo movimento paradossale per spiegare il mistero di Cristo: “Ora, questo «è salito» che cosa vuol dire se non che egli era anche disceso nelle parti più basse della terra?” (Ef 4,9).
Gesù è il Figlio di Dio che diventando Figlio dell‟uomo (Gv 3,13) ci fa conoscere i misteri di Dio (Gv 1,18). Questo lo può fare solo lui, in quanto lui solo ha visto il Padre (Gv 6,46).
Possiamo dire che il mistero del Verbo che discende dal cielo risponde all‟anelito dei profeti: chi salirà al cielo per svelarci questo mistero? (cfr. Dt 30,12; Pr 30,4). Il quarto vangelo è strapieno di riferimenti al mistero di colui che “è dal cielo” (1Cor 15,47). Queste sono alcune citazioni: Gv 6,33.38.51.62; 8,42; 16,28-30; 17,5.
L‟esaltazione di Gesù sta proprio nella sua discesa a noi, fino alla morte, e alla morte di croce, sulla quale egli è stato innalzato come il serpente nel deserto, il quale
“chiunque… lo guarderà, resterà in vita” (Nm 21,7-9; Zc 12,10). Questo guardare a Cristo innalzato, Giovanni lo ricorderà nella scena della morte di Gesù: “Volgeranno lo sguardo a colui che hanno trafitto” (Gv 19,37). Nel contesto del quarto vangelo, il volgere lo sguardo vuole significare, “conoscere”, “comprendere”, “vedere”.
Spesso nel vangelo di Giovanni, Gesù si riferisce al suo innalzamento: “Quando avrete innalzato il Figlio dell’uomo, allora conoscerete che io sono” (Gv 8,28); “„quando sarò innalzato da terra, attirerò tutti a me’. Così diceva per indicare di qual morte doveva morire” (Gv 12,32-33). Anche nei Sinottici Gesù annunzia ai suoi discepoli il mistero della sua condanna e morte di croce (vedi Mt 20,17-19; Mc 10,32-34; Lc 18,31-33). Infatti, il Cristo doveva “soffrire tutto ciò ed entrare nella sua gloria” (Lc 24,26).
Questo mistero rivela il grande amore che Dio ci porta. Egli è il figlio dato a noi, “perché chiunque crede in lui non vada perduto, ma abbia la vita eterna”; questo figlio che noi abbiamo rifiutato e crocifisso. Ma proprio in questo rifiuto da parte nostra, Dio ci ha manifestato la sua fedeltà e il suo amore che non si ferma davanti alla durezza del nostro cuore. Anche con il nostro rifiuto e disprezzo, egli opera la nostra salvezza (cfr. At 4,27-28), rimanendo saldo nel compiere il suo piano di misericordia: “Dio, infatti, non ha mandato il Figlio nel mondo per condannare il mondo, ma perché il mondo sia salvato per mezzo di lui”.
- b) Alcune domande
per orientare la riflessione meditativa e l‟attualizzazione.
- Cosa ti ha colpito dal vangelo?
- Che cosa significa per te l‟esaltazione di Cristo e della sua croce?
- Quali conseguenze comporta nel vissuto della fede questo movimento paradossale di discesa-ascesa?
ORATIO
Salmo 78
Popolo mio, porgi l’orecchio al mio insegnamento, ascolta le parole della mia bocca. Aprirò la mia bocca in parabole, rievocherò gli arcani dei tempi antichi. Quando li faceva perire, lo cercavano,
ritornavano e ancora si volgevano a Dio; ricordavano che Dio è loro rupe, e Dio, l’Altissimo, il loro salvatore; lo lusingavano con la bocca e gli mentivano con la lingua; il loro cuore non era sincero con lui e non erano fedeli alla sua alleanza. Ed egli, pietoso, perdonava la colpa, li perdonava invece di distruggerli. Molte volte placò la sua ira e trattenne il suo furore.
CONTEMPLATIO
«Gesù Cristo è Signore!», a gloria di Dio Padre (Fil 2,11).
Mercoledì, 15 settembre 2021
Tempo ordinario
Preghiera
O Padre, che accanto al tuo Figlio, innalzato sulla croce, hai voluto presente la sua Madre Addolorata: fa‟ che la santa Chiesa, associata con lei alla passione del Cristo, partecipi alla gloria della risurrezione. Per il nostro Signore Gesù Cristo…
Lettura dal Vangelo secondo Giovanni 19,25-27
In quell‟ora, stavano presso la croce di Gesù sua madre, la sorella di sua madre, Maria di Cleofa e Maria di Magdala.
Gesù allora, vedendo la madre e lì accanto a lei il discepolo che egli amava, disse alla madre: “Donna, ecco il tuo figlio!” Poi disse al discepolo: “Ecco la tua madre!” E da quel momento il discepolo la prese nella sua casa.
Parola del Signore.
Riflessione
- Oggi, festa dell‟Addolorata, il vangelo del giorno ci presenta il passaggio in cui Maria, madre di Gesù, ed il discepolo amato, si incontrano sul calvario dinanzi alla Croce. La Madre di Gesù appare due volte nel vangelo di Giovanni: all‟inizio, alle nozze di Cana (Gv 2,1-5), ed alla fine, ai piedi della Croce (Gv 19,25-27). Questi due episodi, presenti solo nel vangelo di Giovanni, hanno un valore simbolico assai profondo. Il vangelo di Giovanni, paragonato agli altri tre vangeli, è come una radiografia degli altri tre, mentre che gli altri tre sono solo una fotografia dell‟ Il raggio X della fede aiuta a scoprire negli eventi dimensioni che l‟occhio umano non riesce a percepire. Il vangelo di Giovanni, oltre a descrivere i fatti, rivela la dimensione simbolica che esiste in essi. Così, nei due casi, a Cana ed ai piedi della Croce, la Madre di Gesù rappresenta simbolicamente l‟Antico Testamento in attesa della venuta del Nuovo Testamento e, nei due casi, lei contribuisce all‟avvento del Nuovo. Maria appare come l‟anello tra ciò che c‟era prima e ciò che verrà dopo. A Cana simbolizza l‟AT, percepisce i limiti dell‟ Antico e prende l‟iniziativa affinché giunga il Nuovo. Dice a suo Figlio: “Non hanno vino!” (Gv 2,3). E sul Calvario? Vediamo:
- Giovanni 19, 25: Le donne ed il Discepolo Amato, insieme ai piedi della Croce. Così dice il Vangelo: “La madre di Gesù, la sorella di sua madre, Maria di Cleofa, e Maria Maddalena stavano presso la Croce di Gesù”. La “fotografia” mostra la madre insieme al figlio, in piedi. Donna forte, che non si lascia abbattere. “Stabat Mater Dolorosa!” E‟ una presenza silenziosa che appoggia il figlio nel suo dono fino alla morte, ed alla morte di croce (Fil 2,8). Ma il “raggio-X” della fede mostra come avviene il passaggio dall‟AT al NT. Come è avvenuto a Cana, la Madre di Gesù rappresenta l‟AT, la nuova umanità che si forma a partire dal vissuto del Vangelo del Regno. Alla fine del primo secolo, alcuni cristiani pensavano che l‟AT non era più necessario. Infatti, all‟inizio del secondo secolo, Marcione rifiutò tutto l‟AT e rimase solo con una parte del NT. Per questo, molti volevano sapere quale fosse la volontà di Gesù riguardo a questo.
- Giovanni 19,26-28 : Il Testamento o la Volontà di Gesù. Le parole di Gesù sono significative. Vedendo sua madre, ed accanto a lei il discepolo amato, Gesù dice: “Donna, ecco tuo figlio.” Dopo dice al discepolo: “Ecco tua madre.” L‟Antico ed il Nuovo Testamento devono camminare insieme. La richiesta di Gesù, il discepolo amato, il figlio, il NT, riceva la Madre, l‟AT, a casa sua. Nella casa del Discepolo Amato, nella comunità cristiana, si scopre il senso pieno dell‟ Il Nuovo non si capisce senza l‟Antico, né l‟Antico è completo senza il Nuovo. Sant‟ Agostino diceva: “Novum in vetere latet, Vetus in Novo patet”. (Il Nuovo è nascosto nell‟Antico. L‟Antico sboccia nel Nuovo). Il Nuovo senza l‟Antico sarebbe un edificio senza basi. E l‟Antico senza il Nuovo sarebbe un albero fruttale che non arriva a dare frutti.
- Maria nel Nuovo Testamento. Di Maria parla poco il NT, e lei dice ancora meno. Maria è la Madre del silenzio. La Bibbia conserva appena sette parole di Maria. Ognuna di esse e come una finestra che permette uno sguardo dentro la casa di Maria e scoprire come era il suo rapporto con Dio. La chiave per capire tutto questo ci viene data da Luca: “Beati coloro che ascoltano la parola di Dio e la mettono in pratica.” (Lc 11,27-28)
1ª Parola: “Como può avvenire ciò se non conosco uomo!” (Lc 1,34)
2ª Parola: “Ecco la serva del Signore, si faccia in me secondo la tua parola!” (Lc 1,38)
3ª Parola: “L‟anima mia glorifica il Signore, esulta il mio spirito in Dio mio Salvatore!” (Lc 1,46-55)
4ª Parola: “Figlio mio, perché ci hai fatto così? Ecco, tuo padre ed io angosciati ti cercavamo” (Lc 2,48).
5º Parola: “Non hanno vino!” (Gv 2,3)
6ª Parola: “Fate tutto ciò che vi dirà!” (Gv 2,5)
7ª Parola: Il silenzio ai piedi della Croce, più eloquente di mille parole! (Gv 19,25-27)
Per un confronto personale
- Maria ai piedi della Croce. Donna forte e silenziosa. Come è la mia devozione a Maria, madre di Gesù?
- Nella Pietà di Michelangelo, Maria sembra molto giovane, più giovane del figlio crocifisso, quando doveva avere per lo meno una cinquantina di anni. Chiestogli perché aveva scolpito il volto di Maria da giovane, Michelangelo rispose: “Le persone appassionate di Dio non invecchiano mai!” Appassionata di Dio! C‟è in me questa passione per Dio?
Preghiera finale
Quanto è grande la tua bontà, Signore! La riservi per coloro che ti temono, ne ricolmi chi in te si rifugia davanti agli occhi di tutti. (Sal 30)
Giovedì, 16 settembre 2021
Tempo ordinario
Preghiera
O Dio, che hai creato e governi l‟universo, fa‟ che sperimentiamo la potenza della tua misericordia, per dedicarci con tutte le forze al tuo servizio.
Per il nostro Signore Gesù Cristo…
Lettura dal Vangelo secondo Luca 7,36-50
In quel tempo, uno dei farisei invitò Gesù a mangiare da lui. Egli entrò nella casa del fariseo e si mise a tavola.
Ed ecco una donna, una peccatrice di quella città, saputo che si trovava nella casa del fariseo, venne con un vasetto di olio profumato; e stando dietro, presso i suoi piedi, piangendo cominciò a bagnarli di lacrime, poi li asciugava con i suoi capelli, li baciava e li cospargeva di olio profumato.
A quella vista il fariseo che l‟aveva invitato pensò tra sé: “Se costui fosse un profeta, saprebbe chi e che specie di donna è colei che lo tocca: è una peccatrice”.
Gesù allora gli disse: “Simone, ho una cosa da dirti”. Ed egli: “Maestro, di‟ pure”. “Un creditore aveva due debitori: l‟uno gli doveva cinquecento denari, l‟altro cinquanta. Non avendo essi da restituire, condonò il debito a tutti e due. Chi dunque di loro lo amerà di più?” Simone rispose: “Suppongo quello a cui ha condonato di più”.
Gli disse Gesù: “Hai giudicato bene”. E volgendosi verso la donna, disse a Simone: “Vedi questa donna? Sono entrato nella tua casa e tu non m‟hai dato l‟acqua per i piedi; lei invece mi ha bagnato i piedi con le lacrime e li ha asciugati con i suoi capelli. Tu non mi hai dato un bacio, lei invece da quando sono entrato non ha cessato di baciarmi i piedi. Tu non mi hai cosparso il capo di olio profumato, ma lei mi ha cosparso di profumo i piedi. Per questo ti dico: le sono perdonati i suoi molti peccati, poiché ha molto amato. Invece quello a cui si perdona poco, ama poco”.
Poi disse a lei: “Ti sono perdonati i tuoi peccati”.
Allora i commensali cominciarono a dire tra sé: “Chi è quest‟uomo che perdona anche i peccati?” Ma egli disse alla donna: “La tua fede ti ha salvata; va‟ in pace!”
Riflessione
- Il vangelo di oggi ci presenta l‟episodio della donna con il profumo che fu accolta da Gesù durante una festa in casa di Simone, il fariseo. Uno degli aspetti della novità della Buona Notizia di Gesù è il suo atteggiamento sorprendente verso le donne. All‟epoca del Nuovo Testamento la donna viveva emarginata. Nella sinagoga non partecipava alla vita pubblica e non poteva essere testimone. Molte donne, però, resistevano a questa esclusione. Dal tempo di Esdra, aumentava l‟emarginazione delle donne da parte delle autorità religiose (Esd 9,1 a 10,44) ed aumentava anche la resistenza delle donne contro la loro esclusione, come vediamo nelle storie di Giuditta, Ester, Ruth, Noemi, Susanna, della Sulamita e di altre. Questa resistenza incontrò eco ed accoglienza in Gesù. Nell‟episodio della donna con il profumo spunta l‟inconformismo e la resistenza delle donne nella vita di ogni giorno e l‟accoglienza da parte di Gesù.
- Luca 7,36-38: La situazione che provoca il dibattito. Tre persone totalmente diverse si incontrano tra loro: Gesù, Simone il fariseo, un giudeo praticante, e la donna, di cui si diceva che era peccatrice. Gesù si trova in casa di Simone che lo ha invitato a pranzare con lui. La donna entra, si mette ai piedi di Gesù, comincia a piangere, bagna i piedi di Gesù con le sue lacrime, scioglie i capelli per asciugare i piedi di Gesù, li bacia e li unge con il profumo. Sciogliere i capelli in pubblico era un gesto di indipendenza. Gesù non si tira indietro, né allontana la donna, bensì accoglie il suo gesto.
- Luca 7,39-40: La reazione del fariseo e la risposta di Gesù. Gesù stava accogliendo una persona che, secondo l‟usanza dell‟epoca, non poteva essere accolta, essendo peccatrice. Il fariseo, osservando tutto, critica Gesù e condanna la donna: “Se costui fosse un profeta, saprebbe chi e che specie di donna è colei che lo tocca: è una peccatrice.” Gesù usa una parabola per rispondere alla provocazione del fariseo.
- Luca 7,41-43: La parabola dei due debitori. Uno doveva 500 denari, l‟altro 50. Nessuno dei due poteva pagare. Tutti e due sono stati perdonati. Chi dei due amerà di più il loro padrone? Risposta del fariseo: “Suppongo quello a cui è stato perdonato di più!” La parabola suppone che i due, sia il fariseo come la donna, hanno ricevuto qualche favore di Gesù. Nell‟atteggiamento che i due assumono dinanzi a Gesù indicano come apprezzano il favore ricevuto. Il fariseo mostra il suo amore, la sua gratitudine, invitando Gesù a mangiare con lui. La donna mostra il suo amore, la sua gratitudine, attraverso le lacrime, i baci ed il profumo.
- Luca 7,44-47: Il messaggio di Gesù per il fariseo. Dopo aver ricevuto la risposta del fariseo, Gesù applica la parabola. Pur trovandosi in casa del fariseo, invitato da lui, Gesù non perde la libertà di parlare e di agire. Difende la donna contro la critica del giudeo praticante. Il messaggio di Gesù per i farisei di tutti i tempi è questo: “Colui a cui si perdona poco, ama poco!” Un fariseo pensa che non è in peccato, perché osserva in tutto la legge. La sicurezza personale che io, fariseo, creo per me nell‟osservanza delle leggi di Dio e della Chiesa, molte volte, mi impedisce di sperimentare la gratuità dell‟amore di Dio. Ciò che importa non è l‟osservanza della legge in sé, ma l‟amore con cui osservo la legge. E usando i simboli dell‟amore della donna, Gesù dà la risposta al fariseo che si considerava in pace con Dio: “tu non m‟hai dato l‟acqua per i piedi; tu non mi hai dato un bacio, tu non mi hai cosparso il capo di olio profumato! Simone, malgrado il banchetto che mi hai offerto, tu hai poco amore!”
- Luca 7,48-50: Parola di Gesù per la donna. Gesù dichiara che la donna è perdonata ed aggiunge: “La tua fede ti ha salvato. Vai in pace!” Qui spunta la novità dell‟atteggiamento di Gesù. Non condanna, ma accoglie. Ed è la fede che aiuta la donna a incontrarsi con se stessa e con Dio. Nella relazione con Gesù, una forza nuova sorge in lei e la fa rinascere.
Per un confronto personale
- Dove, quando e come le donne sono giudicate dal fariseo di oggi?
- La donna certamente non avrebbe fatto ciò che fece, se non avesse avuto la certezza assoluta di essere accolta da Gesù. Gli emarginati ed i peccatori hanno la stessa certezza oggi?
Preghiera finale
Buono è il Signore, eterna la sua misericordia, la sua fedeltà per ogni generazione. (Sal 99)
Venerdì, 17 settembre 2021
Tempo ordinario
Preghiera
O Dio, che hai creato e governi l‟universo, fa‟ che sperimentiamo la potenza della tua misericordia, per dedicarci con tutte le forze al tuo servizio. Per il nostro Signore Gesù Cristo…
Lettura dal Vangelo secondo Luca 8,1-3
In quel tempo, Gesù se ne andava per le città e i villaggi, predicando e annunziando la buona novella del regno di Dio.
C‟erano con lui i Dodici e alcune donne che erano state guarite da spiriti cattivi e da infermità: Maria di Magdala, dalla quale erano usciti sette demoni, Giovanna, moglie di Cusa, amministratore di Erode, Susanna e molte altre, che li assistevano con i loro beni.
Riflessione
- Il vangelo di oggi da continuità all‟episodio di ieri che parlava dell‟atteggiamento sorprendente di Gesù con le donne, quando difese la donna, conosciuta nella città come una peccatrice, contro le critiche di un fariseo. Ora, all‟inizio del capitolo VIII, Luca descrive Gesù che va per i villaggi e le città della Galilea. La novità è che non solo era accompagnato dai discepoli, ma anche dalle discepole.
- Luca 8,1: I dodici che seguono Gesù. In un‟unica frase, Luca descrive la situazione: Gesù va ovunque, nei villaggi e nelle città della Galilea, annunciando la Buona Notizia del Regno di Dio ed i dodici stanno con lui. L‟espressione “seguire Gesù” (cf. Mc 1,18; 15,41) indica la condizione del discepolo che segue il Maestro, ventiquattro ore al giorno, cercando di imitare il suo esempio e di partecipare al suo destino.
- Luca 8,2-3: Le donne seguono Gesù. Ciò che sorprende è che accanto agli uomini ci sono anche donne “insieme a Gesù”. Luca mette i discepoli e le discepole sullo stesso piede, poiché tutti loro seguono Gesù. Luca anche conservò i nomi di alcuni di queste discepole: Maria Maddalena, nata nella città di Magdala. Lei è stata guarita da sette demoni. Giovanna, moglie di Cusa, procuratore di Erode Antipa, che era governatore della Galilea. Susanna e diverse altre. Di loro si afferma che “servono Gesù con i loro beni”. Gesù permette che un gruppo di donne lo “segua” (Lc 8,2-3; 23,49; Mc 15,41). Il vangelo di Marco, parlando delle donne al momento della morte di Gesù, informa: C’erano anche alcune donne, che stavano ad osservare da lontano, tra le quali Maria di Màgdala, Maria madre di Giacomo il minore e di Giuseppe, e Salomé, che lo seguivano e servivano quando era ancora in Galilea, e molte altre che erano salite con lui a Gerusalemme (Mc 15,40-41). Marco definisce il loro atteggiamento con tre parole: seguire, servire, salire fino a Gerusalemme. I primi cristiani non arrivarono ad elaborare un elenco di queste discepole che seguivano Gesù come fecero con i dodici discepoli. Ma nelle pagine del vangelo di Luca appaiono i nomi di sette discepole: Maria Maddalena, Giovanna, moglie di Cusa, Susanna (Lc 8,3), Marta e Maria (Lc 10,38), Maria, madre di Giacomo (Lc 24,10) ed Anna, la profetessa (Lc 2,36), di ottanta e quattro anni di età. Il numero ottantaquattro è dodici volte sette. L‟età perfetta! La tradizione ecclesiastica posteriore non dà valore a questo dato del discepolato delle donne con lo stesso peso con cui dà valore alla sequela di Gesù da parte degli uomini. E‟ un peccato!
- Il vangelo di Luca è stato considerato sempre il Vangelo delle donne. Infatti, Luca è l‟evangelista che presenta il maggior numero di episodi in cui sottolinea la relazione di Gesù con le donne. E la novità non è solo nella presenza delle donne attorno a Gesù, ma anche e soprattutto l‟atteggiamento di Gesù in rapporto a loro. Gesù le tocca e si lascia toccare da loro senza paura di contaminarsi (Lc 7,39; 8,44-45.54). A differenza dei maestri dell‟epoca, Gesù accetta donne seguaci e discepole (Lc 8,2-3; 10,39). La forza liberatrice di Dio, che agisce in Gesù, fa sì che la donna si alzi ed assuma la sua dignità (Lc 13,13). Gesù è sensibile alla sofferenza della vedova e si solidarizza con il suo dolore (Lc 7,13). Il lavoro della donna che prepara il cibo è considerato da Gesù come un segnale del Regno (Lc 13,20-21). La vedova persistente che lotta per i suoi diritti è considerata modello di preghiera (Lc 18,1-8), e la vedova povera che condivide il poco che ha con gli altri è modello di dedizione e di donazione (Lc 21,1-4). In una epoca in cui la testimonianza delle donne non è accettata come qualcosa di valido, Gesù accoglie le donne e le considera testimoni della sua morte (Lc 23,49), della sua sepoltura (Lc 23,55-56) e risurrezione (Lc 24,1-
11.22-24)
Per un confronto personale
- Nella tua comunità, nel tuo paese, nella tua Chiesa, come è considerata la donna?
- Paragona l‟atteggiamento della nostra Chiesa con l‟atteggiamento di Gesù.
Preghiera finale
Scrutami, Dio, e conosci il mio cuore, provami e conosci i miei pensieri; vedi se percorro una via di menzogna e guidami sulla via della vita. (Sal 138)
Sabato, 18 settembre 2021
Tempo ordinario
Preghiera
O Dio, che hai creato e governi l‟universo, fa‟ che sperimentiamo la potenza della tua misericordia, per dedicarci con tutte le forze al tuo servizio. Per il nostro Signore Gesù Cristo…
Lettura dal Vangelo secondo Luca 8,4-15
In quel tempo, poiché una gran folla si radunava e accorreva a lui gente da ogni città, Gesù disse con una parabola: “Il seminatore uscì a seminare la sua semente. Mentre seminava, parte cadde lungo la strada e fu calpestata, e gli uccelli del cielo la divorarono. Un‟altra parte cadde sulla pietra e appena germogliata inaridì per mancanza di umidità. Un‟altra cadde in mezzo alle spine e le spine, cresciute insieme con essa, la soffocarono. Un‟altra cadde sulla terra buona, germogliò e fruttò cento volte tanto”.
Detto questo, esclamò: “Chi ha orecchi per intendere, intenda!” I suoi discepoli lo interrogarono sul significato della parabola. Ed egli disse: “A voi è dato conoscere i misteri del regno di Dio, ma agli altri solo in parabole, perché „„vedendo non vedano e udendo non intendano.”
Il significato della parabola è questo: Il seme è la parola di Dio. I semi caduti lungo la strada sono coloro che l‟hanno ascoltata, ma poi viene il diavolo e porta via la parola dai loro cuori, perché non credano e così siano salvati.
Quelli sulla pietra sono coloro che, quando ascoltano, accolgono con gioia la parola, ma non hanno radice; credono per un certo tempo, ma nell‟ora della tentazione vengono meno.
Il seme caduto in mezzo alle spine sono coloro che, dopo aver ascoltato, strada facendo si lasciano sopraffare dalle preoccupazioni, dalla ricchezza e dai piaceri della vita e non giungono a maturazione.
Il seme caduto sulla terra buona sono coloro che, dopo aver ascoltato la parola con cuore buono e perfetto, la custodiscono e producono frutto con la loro perseveranza”.
Riflessione
- Nel vangelo di oggi, meditiamo sulla parabola del seme. Gesù aveva uno stile assai popolare di insegnare per mezzo di parabole. Una parabola è un paragone che usa le cose conosciute e visibili della vita per spiegare le cose invisibili e sconosciute del Regno di Dio. Gesù aveva una capacità enorme di trovare immagini ben semplici per paragonare le cose di Dio con le cose della vita che la gente conosceva e sperimentava nella sua lotta quotidiana per sopravvivere. Ciò suppone due cose: stare dentro le cose della vita, e stare dentro le cose di Dio, del Regno di Dio. Per esempio, la gente della Galilea se ne intendeva di semi, di terreno, di pioggia, di sole, di sale, di fiori, di raccolto, di pesca, etc. Ora, sono esattamente queste cose conosciute che Gesù usa nelle parabole per spiegare il mistero del Regno. L‟agricoltore che ascolta dice: “Semente in terra, so cosa vuol dire. Gesù dice che ciò ha a che vedere con il Regno di Dio. Cosa sarà mai?” Ed è possibile immaginare le lunghe conversazioni con la gente! La parabola entra nel cuore della gente e la spinge ad ascoltare la natura ed a pensare alla vita.
- Quando termina di raccontare la parabola, Gesù non la spiega, ma è solito dire: “Chi ha orecchi per intendere, intenda!” Che significa: “Avete sentito questa parabola. Ora cercate di capirla!” Ogni tanto lui spiegava ai discepoli. Alla gente piaceva questo modo di insegnare, perché Gesù credeva nella capacità personale di scoprire il senso delle parabole. L‟esperienza che la gente aveva della vita era per lui un mezzo per scoprire la presenza del mistero di Dio nella loro vita e di prendere forza per non scoraggiarsi lungo il cammino.
- Luca 8,4: La moltitudine dietro Gesù. Luca dice: una gran folla si radunava e accorreva a lui gente da ogni città. Allora disse questa parabola. Marco descrive come Gesù racconta la parabola. C‟era tanta gente intorno a lui. Per non cadere, sale su una barca e sedutosi insegna alla gente che si trova sulla spiaggia (Mc 4,1).
- Luca 8,5-8a: La parabola del seme rispecchia la vita degli agricoltori. In quel tempo, non era facile vivere dell‟ Il terreno era pieno di pietre. Poca pioggia, molto sole. Inoltre, molte volte, la gente accorciava il cammino e passando in mezzo ai campi calpestava le piante (Mc 2,23). Ma malgrado ciò, ogni anno l‟agricoltore seminava e piantava, con fiducia nella forza del seme, nella generosità della natura.
- Luca 8,8b: Chi ha orecchi per intendere, intenda! Alla fine, Gesù termina dicendo: “Chi ha orecchi per intendere, intenda!” Il cammino per giungere a capire la parabola è la ricerca: “Cercate di capire!” La parabola non dice tutto immediatamente, ma spinge la persona a pensare. Fa in modo che scopra il messaggio partendo dall‟esperienza che la persona stessa ha del seme. Spinge ad essere creativi e partecipativi. Non è una dottrina che si presenta pronta per essere insegnata e decorata. La parabola non è acqua in bottiglia, è la fontana.
- Luca 8,9-10: Gesù spiega la parabola ai discepoli. In casa, soli con Gesù, i discepoli vogliono sapere il significato della parabola. Gesù risponde per mezzo di una frase difficile e misteriosa. Dice ai discepoli: “A voi fu dato di conoscere i misteri del Regno. Ma agli altri solo in parabole, perché „„vedendo non vedano e udendo non intendano.” Questa frase fa sorgere una domanda nel cuore della gente: A cosa serve la parabola? Per chiarire o per nascondere? Gesù usava le parabole affinché la gente continuasse nella sua ignoranza e non giungesse a convertirsi? Certamente no! In un altro punto si dice che Gesù usava le parabole “secondo quello che potevano intendere” (Mc 4,33). La parabola rivela e nasconde allo stesso tempo! Rivela per coloro che “sono dentro”, che accettano Gesù Messia Servo. Nasconde per coloro che insistono nel vedere in lui il Messia Re grandioso. Costoro intendono le immagini della parabola, ma non capiscono il suo significato.
- Luca 8,11-15: La spiegazione della parabola, nelle sue diverse parti. Una ad una, Gesù spiega le parti della parabola, la semina, il terreno fino al raccolto. Alcuni studiosi pensano che questa spiegazione fu aggiunta dopo. Non sarebbe di Gesù, ma di qualche comunità. E‟ possibile! Non importa! Perché nel bocciolo della parabola c‟è il fiore della spiegazione. Bocciolo e fiore, ambedue hanno la stessa origine che è Gesù. Per questo, anche noi possiamo continuare a riflettere e scoprire altre cose belle nella parabola. Una volta, una persona in una comunità chiese: “Gesù disse che dobbiamo essere sale. A cosa serve il sale?” Le persone dettero la loro opinione partendo dall‟esperienza che ognuna di loro aveva del sale! Ed applicarono tutto questo alla vita della comunità e scoprirono che essere sale è difficile ed esigente. La parabola funzionò! Lo stesso vale per la semente. Tutti ne hanno una certa esperienza.
Per un confronto personale
- La semente cade in quattro luoghi diversi: per la strada, tra le pietre, tra gli spini e in un buon terreno. Cosa significa ognuno di questi quattro terreni? Che tipo di terreno sono io? A volte la gente è pietra. Altre volte spini. Altre volte cammino. Altre volte terreno buono. Nella nostra comunità, cosa siamo normalmente?
- Quali sono i frutti che la Parola di Dio sta producendo nella nostra vita e nella nostra comunità?
Preghiera finale
Manifestino agli uomini i tuoi prodigi e la splendida gloria del tuo regno.
Il tuo regno Signore è regno di tutti i secoli,
il tuo dominio si estende ad ogni generazione. (Sal 114)
Domenica, 19 settembre 2021
Il più grande nel Regno
Marco 9,30-37
Orazione iniziale
Signore Gesù, invia il tuo Spirito, perché Egli ci aiuti a leggere la Scrittura con lo stesso sguardo, con che Tu la hai letta per i discepoli nella strada di Emmaus. Con la luce della Parola, scritta nella Bibbia, Tu li aiutasti a scoprire la presenza di Dio negli avvenimenti sconvolgenti della tua condanna e morte. Così, la croce che sembrava essere la fine di ogni speranza, è apparsa a loro come sorgente di vita e di risurrezione.
Crea in noi il silenzio per ascoltare la tua voce nella Creazione e nella Scrittura, negli avvenimenti e nelle persone, sopratutto nei poveri e sofferenti. La tua parola ci orienti finché anche noi, come i due discepoli di Emmaus, possiamo sperimentare la forza della tua risurrezione e testimoniare agli altri che Tu sei vivo in mezzo a noi come fonte di fraternità, di giustizia e di pace. Questo noi Ti chiediamo a Te, Gesù, figlio di Maria, che ci ha rivelato il Padre e inviato il tuo Spirito. Amen.
Lettura
- a) Chiave di lettura:
Il testo del Vangelo che ci propone la liturgia di questa domenica ci reca il secondo annuncio della Passione, Morte e Resurrezione di Gesù. Come avviene nel primo annuncio (Mc 8,31-33), anche ora i discepoli sono spaventati e sopraffatti dalla paura. Non capiscono nulla sulla croce, perché non sono capaci di capire, né di accettare un
Messia che diventa servo dei fratelli. Loro continuano a sognare con un messia glorioso
(Mt 16,21-22). C‟è una grande incoerenza nei discepoli. Quando Gesù annuncia la sua Passione-Morte, loro discutono chi sarà il più grande tra di loro (Mc 9,34). Gesù vuole servire, loro pensano solo a comandare!
L‟ambizione li porta a voler mettersi accanto a Gesù. Cosa spicca maggiormente nella mia vita: la competitività o il desiderio di comandare o il desiderio di servire e di promuovere le persone?
La reazione di Gesù dinanzi alla pretesa dei discepoli aiuta a percepire qualcosa della pedagogia fraterna da lui usata per formare i suoi discepoli. Indica come li aiutava a superare il “lievito dei Farisei e di Erode” (Mc 8,15). Questo lievito ha radici profonde. Rinasce ogni volta di nuovo! Ma Gesù non desiste! Combatte e critica sempre il “lievito” sbagliato. Anche oggi esiste un lievito dell‟ideologia dominante. Una propaganda del sistema neoliberale, del commercio, del consumismo, dei romanzi, dei giochi, tutto questo influisce profondamente nel nostro modo di pensare e di agire. Come i discepoli di Gesù, anche noi non siamo sempre capaci di mantenere un atteggiamento critico dinanzi all‟invasione di questo lievito.
L‟atteggiamento formatore di Gesù ci continua ad aiutare.
- b) Una divisione del testo per aiutarne la lettura:
Marco 9,30-32: l‟annuncio della Passione
Marco 9,33-37: discussione su chi è il più grande c) Il testo:
30 Partiti di là, attraversavano la Galilea, ma egli non voleva che alcuno lo sapesse. 31 Istruiva infatti i suoi discepoli e diceva loro: «Il Figlio dell’uomo sta per esser consegnato nelle mani degli uomini e lo uccideranno; ma una volta ucciso, dopo tre giorni, risusciterà». 32 Essi però non comprendevano queste parole e avevano timore di chiedergli spiegazioni. 33 Giunsero intanto a Cafarnao. E quando fu in casa, chiese loro: «Di che cosa stavate discutendo lungo la via?» 34 Ed essi tacevano. Per la via infatti avevano discusso tra loro chi fosse il più grande. 35 Allora, sedutosi, chiamò i Dodici e disse loro: «Se uno vuol essere il primo, sia l’ultimo di tutti e il servo di tutti». 36 E, preso un bambino, lo pose in mezzo e abbracciandolo disse loro: 37 «Chi accoglie uno di questi bambini nel mio nome, accoglie me; chi accoglie me, non accoglie me, ma colui che mi ha mandato».
Momento di silenzio orante
perché la Parola di Dio possa entrare in noi ed illuminare la nostra vita.
Alcune domande
per aiutarci nella meditazione e nell‟orazione.
- Qual’è la frase di questo testo che ti ha piaciuta di più o ha colto la tua attenzione?
- Qual’è l’attitudine dei discepoli in ciascun brano: vv 30-32; vv 33-37; É la stessa nei brani?
- Qual’è l’insegnamento di Gesù in ciascun episodio?
Una chiave di lettura
per coloro che volessero approfondire di più il testo.
- a) Commento
Marco 9,30-32: L’annuncio della Croce.
Gesù attraversava la Galilea, ma non vuole che la gente lo sappia, perché è occupato nella formazione dei discepoli. Parla con loro sul “Figlio dell‟Uomo” che deve essere consegnato.
Gesù trae i suoi insegnamenti dalla profezie. Nella formazione dei discepoli si orienta nella Bibbia. I discepoli ascoltano, ma non capiscono. Ma non chiedono chiarimenti.
Forse hanno paura di far vedere la loro ignoranza!
Marco 9,33-34: Una mentalità di competitività.
Giungendo a casa, Gesù chiede: Di che cosa stavate discutendo lungo la via? Loro non rispondono. E‟ il silenzio di coloro che si sentono in colpa, perché lungo il cammino discutevano su chi fosse il più grande. Il “lievito” della competitività e del prestigio, che caratterizzava la società dell‟Impero Romano, si infiltrava già nella piccola comunità che stava al punto di cominciare! Qui appare il contrasto! Mentre Gesù si preoccupava di essere il Messia-Servo, loro pensavano solo a chi fosse il più grande. Gesù cerca di scendere, loro di ascendere!
Marco 9,35-37: Servire, e non comandare.
La risposta di Gesù è un riassunto della testimonianza di vita che stava dando sin dall‟inizio: Se uno vuole essere il primo, sia l’ultimo di tutti e il servo di tutti! E l‟ultimo non guadagna nulla. E‟ un servo inutile (cf. Lc 17,10). Usare il potere non per ascendere o dominare, ma per scendere e servire. E‟ questo il punto su cui Gesù insiste maggiormente e su cui fondamenta la sua testimonianza (cf. Mc 10,45; Mt 20,28; Gv 13,1-
16).
Gesù pone in mezzo a loro alcuni bambini. Una persona che solo pensa ad ascendere e dominare, non presta attenzione ai piccoli, ai bambini. Ma Gesù inverte tutto! E dice: Chi accoglie uno di questi bambini nel mio nome, accoglie me; chi accoglie me, non accoglie me, ma colui che mi ha mandato! Lui si identifica con loro. Chi accoglie i piccoli in nome di Gesù, accoglie Dio stesso!
- b) Ampliando le informazioni per potere capire meglio il testo
- Gesù, il “Figlio dell’uomo”
E‟ il nome che piace di più a Gesù. Appare con molta frequenza nel vangelo di Marco (Mc 2,10-28; 8,31-38; 9,9-12.31; 10,33-45; 13,26; 14,21.41.62). Questo titolo viene dall‟A.T. Nel libro di Ezechiele, costui indica la condizione umana del profeta (Ez 3,1.10.17; 4,1 etc.). Nel libro di Daniele, appare lo stesso titolo in una visione apocalittica (Dn 7,1-28), in cui Daniele descrive gli imperi dei Babilonesi, dei Medi, dei Persiani e dei Greci. Nella visione del profeta, questi quattro imperi hanno un‟apparenza di “animali mostruosi” (cf. Dn 7,3-8).
Sono imperi animaleschi, brutali, inumani, che perseguono ed uccidono (Dn 7,21-25). Nella visione del profeta, dopo due regni inumani, appare il Regno di Dio che ha l‟apparenza, non di un animale, bensì di una figura umana, Figlio dell’uomo. Ossia è un regno con apparenza di gente, regno umano, che promuove la vita, che umanizza (Dn
7,13-14).
Nella profezia di Daniele, la figura del Figlio dell’Uomo rappresenta, non un individuo, bensì come dice lui stesso, il “popolo dei Santi dell’Altissimo” (Dn 7,27; cf Dn 7,18). E‟ il popolo di Dio che non si lascia ingannare né manipolare dall‟ideologia dominante degli imperi animaleschi. La missione del Figlio dell’Uomo, cioè, del popolo di Dio, consiste in realizzare il Regno di Dio come un regno umano. Regno che non uccide la vita, anzi la promuove!
Umanizza le persone.
Presentandosi ai suoi discepoli come il Figlio dell’Uomo, Gesù assume come sua questa missione che è la missione di tutto il Popolo di Dio. E‟ come se dicesse a loro e a tutti noi: “Venite con me! Questa missione non è solo mia, ma è di tutti noi! Insieme, compiamo la missione che Dio ci ha affidato: edificare il Regno umano ed umanizzante che lui sognò!
Facciamo ciò che lui fece e visse durante tutta la vita, soprattutto, negli ultimi tre anni. Il Papa Leone Magno diceva: “Gesù fu così umano, così umano, come solo Dio può esserlo”.
Quanto più umano, tanto più divino. Quanto più “figlio dell‟uomo”, tanto più “figlio di Dio”! Tutto ciò che rende meno umane le persone allontana da Dio, anche la vita religiosa, anche la vita carmelitana! Fu ciò che Gesù condannò, mettendo il bene della persona umana al di sopra della legge, al di sopra del sabato (Mc 2,27).
- Gesù, il Formatore
“Seguire” era un termine che faceva parte del sistema educativo dell‟epoca. Era usato per indicare il rapporto tra discepolo e maestro. Il rapporto tra discepolo e maestro è diverso da quello tra professore ed alunno. Gli alunni assistono alle lezioni del professore su una determinata materia. I discepoli “seguono” il maestro e vivono con lui, tutto il tempo.
E‟ proprio in questa “convivenza” di tre anni con Gesù, che i discepoli e le discepole riceveranno la loro formazione. Una formazione di “sequela di Gesù” non era in primo luogo la trasmissione di verità da decorare, bensì la comunicazione di una nuova esperienza di Dio e della vita che irradiava da Gesù per i discepoli e le discepole. La comunità stessa che si formava attorno a Gesù era l‟espressione di questa nuova esperienza. La formazione portava le persone ad avere uno sguardo diverso, atteggiamenti diversi. Faceva nascere in loro una nuova coscienza riguardo la missione ed il rispetto per sé. Faceva in modo che si schierassero da parte degli esclusi. Produceva una “conversione”, conseguenza dell‟aver accettato la Buona Novella (Mc
1,15).
Gesù è l‟asse, il centro, il modello, il riferimento della comunità. Lui indica la strada da seguire, è “cammino, verità e vita” (Gv 14,6). Per i suoi atteggiamenti è prova e mostra del Regno: rende trasparente ed incarna l‟amore di Dio e lo rivela (Mc 6,31; Mt 10,30; Lc 15,11-32). Gesù è una “persona significativa” per loro, che lascerà in loro un‟impronta per sempre.
Molti piccoli gesti rispecchiano questa testimonianza di vita con cui Gesù indicava la sua presenza nella vita dei discepoli. Era un suo modo di dare forma umana all‟esperienza che lui stesso aveva del Padre. In questo suo modo di essere e di convivere, di rapportarsi con le persone, di guidare il popolo e di ascoltare coloro che andavano a parlare con lui, Gesù appare:
- come una persona di pace, che ispira pace e riconciliazione: “La Pace sia con voi!” (Gv. 20,19; Mt 10,26-33; Mt 18,22; Gv 20,23; Mt 16,19; Mt 18,18);
- come una persona libera e che libera, che sveglia la libertà e la liberazione: “L‟uomo non è fatto per il sabato, ma il sabato per l‟uomo” (Mc 2,27; 2,18-23);
- come una persona di preghiera, che vediamo pregare in tutti i momenti importanti della sua vita e che risveglia negli altri la voglia di pregare: “Signore, insegnaci a pregare!” (Lc 11,1-4; Lc 4,1-13; 6,12-13; Gv 11,41-42; Mt 11,25; Gv 17,1-26; Lc 23,46; Mc 15,34);
- come una persona affettuosa, che provoca risposte piene d‟amore (Lc 7,37-38; 8,2-3; Gv 21,15-17; Mc 14,3-9; Gv 13,1);
- come una persona accogliente che è sempre presente nella vita dei discepoli e che li accoglie al ritorno dalla missione (Lc 10,7);
- come una persona realista ed osservatrice, che risveglia l‟attenzione dei discepoli per le cose della vita mediante l‟insegnamento delle Parabole (Lc 8,4-8);
- come una persona attenta, preoccupata dei discepoli (Gv 21,9), che cura perfino il loro riposo e che vuole stare con loro in modo che possano riposare (Mc 6,31);
- come una persona preoccupata con la situazione che dimentica la propria fatica ed il proprio riposo quando vede che la gente la cerca (Mt 9,36-38);
- come una persona amica, che condivide tutto, perfino il segreto del Padre (Gv 15,15);
- come una persona comprensiva, che accetta i discepoli come sono, perfino la loro fuga, la negazione ed il tradimento, senza rompere con loro (Mc 14,27-28; Gv 6,67);
- come una persona impegnata, che difende i suoi amici quando sono criticati dagli avversari (Mc 2,18-19; 7,5-13);
- come una persona saggia che conosce la fragilità dell‟essere umano, sa ciò che succede nel suo cuore, e per questo insiste nella vigilanza ed insegna a pregare (Lc 11,113; Mt 6,5-15).
In una parola, Gesù si presenta come una persona umana, molto umana, così umana come solo Dio può essere umano! Figlio dell‟Uomo!
Salmo 30 (29)
Ringraziamento dopo un pericolo mortale Ti esalterò, Signore, perché mi hai liberato e su di me non hai lasciato esultare i nemici. Signore Dio mio, a te ho gridato e mi hai guarito.
Signore, mi hai fatto risalire dagli inferi, mi hai dato vita perché non scendessi nella tomba. Cantate inni al Signore, o suoi fedeli, rendete grazie al suo santo nome, perché la sua collera dura un istante, la sua bontà per tutta la vita. Alla sera sopraggiunge il pianto
e al mattino, ecco la gioia.
Nella mia prosperità ho detto:
«Nulla mi farà vacillare!». Nella tua bontà, o Signore, mi hai posto su un monte sicuro; ma quando hai nascosto il tuo volto, io sono stato turbato. A te grido, Signore, chiedo aiuto al mio Dio.
Quale vantaggio dalla mia morte, dalla mia discesa nella tomba? Ti potrà forse lodare la polvere e proclamare la tua fedeltà? Ascolta, Signore, abbi misericordia, Signore, vieni in mio aiuto.
Hai mutato il mio lamento in danza, la mia veste di sacco in abito di gioia, perché io possa cantare senza posa.
Signore, mio Dio, ti loderò per sempre.
Orazione Finale
Signore Gesù, ti ringraziamo per la tua parola che ci ha fatto vedere meglio la volontà del Padre. Fa che il tuo Spirito illumini le nostre azioni e ci comunichi la forza per eseguire quello, che la Tua Parola ci ha fatto vedere. Fa che noi, come Maria, tua Madre, possiamo non solo ascoltare ma anche praticare la Parola, Tu che vivi e regna con il Padre nell‟unità dello Spirito Santo nei secoli dei secoli. Amen.
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