Lectio del giorno all’Oasi di Engaddi 10-16_maggio-2021
Lunedì, 10 maggio 2021
Tempo di Pasqua
Preghiera
Donaci, Padre misericordioso, di rendere presente in ogni momento della vita la fecondità della Pasqua, che si attua nei tuoi misteri. Per il nostro Signore Gesù Cristo…
Lettura del Vangelo
Dal Vangelo secondo Giovanni 15,26-16,4a
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: “Quando verrà il Consolatore che io vi manderò dal Padre, lo Spirito di verità che procede dal Padre, egli mi renderà testimonianza; e anche voi mi renderete testimonianza, perché siete stati con me fin dal principio. Vi ho detto queste cose perché non abbiate a scandalizzarvi. Vi scacceranno dalle sinagoghe; anzi, verrà l’ora in cui chiunque vi ucciderà crederà di rendere culto a Dio. E faranno ciò, perché non hanno conosciuto né il Padre né me. Ma io vi ho detto queste cose perché, quando giungerà la loro ora, ricordiate che ve ne ho parlato”.
Riflessione
- Nei capitoli da 15 a 17 del Vangelo di Giovanni, l’orizzonte si dilata oltre il momento storico della Cena. Gesù prega il Padre “non prego solo per questi, ma anche per quelli che per la loro parola crederanno in me” (Gv 17,20). In questi capitoli, È costante l’allusione all’azione dello Spirito nella vita delle comunità, dopo Pasqua.
- Giovanni 15,26-27: L’azione dello Spirito Santo nella vita delle comunità. La prima cosa che lo Spirito fa È dare testimonianza di Gesù: “Egli mi renderà testimonianza”. Lo Spirito non È un essere spirituale senza definizione. No! È lo Spirito della verità che viene dal Padre, sarà mandato da Gesù stesso e ci introdurrà nella verità piena (Gv 16,13). La verità piena È Gesù stesso: “Io sono la via, la verità e la vita!” (Gv 14,6). Alla fine del primo secolo, c’erano alcuni cristiani così affascinati dall’azione dello Spirito che non guardavano più Gesù. Affermavano che ora, dopo la risurrezione, non era più necessario fissare lo sguardo su Gesù di Nazaret, colui “che venne nella carne”. Si allontanavano da Gesù e rimanevano solo con lo Spirito. Dicevano: “Gesù È anatema!” (1Cor 12,3). Il Vangelo di Giovanni prende posizione e non permette di separare l’azione dello Spirito dalla memoria di Gesù di Nazaret. Lo Spirito Santo non può essere isolato con una grandezza indipendente, separato dal mistero dell’incarnazione. Lo Spirito Santo È inseparabilmente unito al Padre ed a Gesù. È lo Spirito di Gesù che il Padre ci manda, quello stesso Spirito che Gesù ci ha conquistato con la sua morte e risurrezione. E noi, ricevendo questo Spirito nel battesimo, dobbiamo essere il prolungamento di Gesù: “Ed anche voi darete testimonianza!” Non possiamo mai dimenticare che proprio la vigilia della sua morte Gesù ci promette lo Spirito. Nel momento in cui lui si donava per i suoi fratelli. Oggi giorno, il movimento carismatico insiste nell’azione dello Spirito, e fa molto bene. Deve insistere sempre di più, ma deve anche insistere nell’affermare che si tratta dello Spirito di Gesù di Nazaret che, per amore dei poveri e degli emarginati, fu perseguitato, detenuto e condannato a morte e che, proprio per questo, ci ha promesso il suo Spirito in modo che noi dopo la sua morte, continuassimo la sua azione e fossimo per l’umanità la stessa rivelazione dell’amore preferenziale del Padre per i poveri e gli oppressi.
- Giovanni 16,1-2: Non aver paura. Il Vangelo avverte che essere fedeli a Gesù ci porterà ad avere difficoltà. I discepoli saranno esclusi dalla sinagoga. Saranno condannati a morte. Con loro succederà la stessa cosa che È accaduta a Gesù. Per questo, alla fine del primo secolo, c’erano persone che, per evitare la persecuzione, diluivano il messaggio di Gesù trasformandolo in un messaggio gnostico, vago, senza definizione, che non contrastava con l’ideologia dell’impero. A loro si applica ciò che Paolo diceva: “Hanno paura della croce di Cristo” (Gal 6,12). E Giovanni stesso, nella sua lettera, dirà nei loro riguardi: “Poiché molti sono i seduttori che sono apparsi nel mondo, i quali non riconoscono Gesù venuto nella carne. Ecco il seduttore e l’anticristo!” (2 Gv 1,7). La stessa preoccupazione appare anche nell’esigenza di Tommaso: “Se non vedo nelle sue mani il segno dei chiodi e non metto il dito nel posto dei chiodi e non metto la mia mano nel suo costato, non crederò.” (Gv 20,25) Il Cristo risorto che ci promise il dono dello Spirito È Gesù di Nazaret che continua ad avere fino ad oggi i segni di tortura e di croce nel suo corpo risorto.
- Giovanni 16,3-4: Non sanno quello che fanno. Tutto questo avviene “perché non riconoscono né il Padre né me”. Queste persone non hanno un’immagine corretta di Dio. Hanno un’immagine vaga di Dio, nel cuore e nella testa. Il loro Dio non È il Padre di Gesù Cristo che ci raduna tutti in unità e fraternità. In fondo, È lo stesso motivo che spinse Gesù a dire: “Padre, perdona loro, perché non sanno quello che fanno” (Lc 23,34). Gesù fu condannato dalle autorità religiose perché, secondo la loro idea, lui aveva una falsa immagine di Dio. Nelle parole di Gesù non appare odio né vendetta, ma compassione: sono fratelli ignoranti che non sanno nulla del nostro Padre.
Per un confronto personale
- Il mistero della Trinità È presente nelle affermazioni di Gesù, non come una verità teorica, ma come espressione del cristiano con la missione di Gesù. Come vivo nella mia vita questo mistero centrale della nostra fede?
- Come vivo l’azione dello Spirito nella mia vita?
Preghiera finale
Cantate al Signore un canto nuovo; la sua lode nell’assemblea dei fedeli. Gioisca Israele nel suo Creatore, esultino nel loro Re i figli di Sion. (Sal 149)
Martedì, 11 maggio 2021
Tempo di Pasqua
Preghiera
Esulti sempre il tuo popolo, o Padre, per la rinnovata giovinezza dello spirito, e come oggi si allieta per il dono della dignità filiale, così pregusti nella speranza il giorno glorioso della risurrezione. Per il nostro Signore Gesù Cristo…
Lettura
Dal Vangelo secondo Giovanni 16,5-11
In quel tempo, disse Gesù ai suoi discepoli: “Ora vado da colui che mi ha mandato e nessuno di voi mi domanda: Dove vai? Anzi, perché vi ho detto queste cose, la tristezza ha riempito il vostro cuore. Ora io vi dico la verità: È bene per voi che io me ne vada, perché se non me ne vado, non verrà a voi il Paraclito; ma quando me ne sarò andato, ve lo manderò. E quando sarà venuto, egli convincerà il mondo quanto al peccato, alla giustizia e al giudizio. Quanto al peccato, perché non credono in me; quanto alla giustizia, perché vado al Padre e non mi vedrete più; quanto al giudizio, perché il principe di questo mondo È stato giudicato”.
Riflessione
- Giovanni 16,5-7: Tristezza dei discepoli. Gesù inizia con una domanda retorica a evidenziare la presenza della tristezza, oramai evidente nel cuore dei discepoli per il distacco da Gesù: «Ora però vado da colui che mi ha mandato e nessuno di voi mi domanda: “Dove vai?”». È chiaro che per i discepoli, il distacco dei discepoli dallo stile di vita vissuto con Gesù, comporta sofferenza. E Gesù incalza dicendo: «Anzi, perché vi ho detto questo, la tristezza ha riempito il vostro cuore» (v.6) Così Sant’Agostino spiega tale sentimento di abbandono dei discepoli: «avevano paura al pensiero di perdere la presenza visibile di Cristo… Erano contristati nel loro affetto umano, al pensiero che i loro occhi non si sarebbero più consolati nel vederlo» (Commento al vangelo di Giovanni, XCIV, 4). Gesù cerca di dissipare questa tristezza, dovuta al venir meno della sua presenza, rivelando il fine della sua partenza. Vale a dire che se egli non parte da loro il Paraclito non potrà raggiungerli; se egli muore e quindi ritorna al Padre, lo potrà inviare ai discepoli. La partenza e il distacco da essi È condizione previa per la venuta del Paraclito: «perché se non me ne vado, non verrà a voi il Consolatore…» (v.7).
- Giovanni 16,8-11: Missione del Paraclito. Gesù prosegue nel descrivere la missione del Paraclito. Il termine «Paraclito» vuol dire «avvocato», vale a dire, sostegno, assistente. Qui il Paraclito viene presentato come l’accusatore in un processo che si svolge davanti a Dio e nel quale l’imputato È il mondo che si È reso colpevole di condannare Gesù: «dimostrerà la colpa del mondo, riguardo al peccato, alla giustizia e al giudizio» (v.8). Il verbo greco elÈgkein significa che farà un’inchiesta, interrogherà, metterà alla prova: porterà alla luce una realtà, fornirà la prova della colpevolezza. L’oggetto della confutazione È il peccato: egli darà la prova al mondo del peccato che ha commesso nei confronti di Gesù e glielo manifesterà. Di quale peccato si tratta? Quello dell’incredulità (Gv 5,44ss; 6,36; 8,21.24.26; 10,31ss). Inoltre per il mondo l’aver pensato che Gesù È un peccatore (Gv 9,24; 18,30) È una colpa inescusabile (Gv 15,21ss). In secondo luogo «confuterà» il mondo «riguardo alla giustizia». Sul piano giuridico, la nozione di giustizia più aderente al testo, È quella che comporta una dichiarazione di colpevolezza o di innocenza in un giudizio. Nel nostro contesto È l’unica volta che il termine «giustizia» compare nel vangelo di Giovanni, altrove ricorre quello di «giusto». In Gv 16,8 la giustizia È legata a quanto Gesù ha affermato di sé, vale a dire, sul perché va al Padre. Tale discorso verte sulla sua glorificazione: Gesù va al Padre, sta per eclissarsi in Lui e quindi i discepoli non riusciranno più a vederlo; sta per affidarsi e immergersi totalmente nella volontà del Padre. La glorificazione di Gesù conferma la sua filiazione divina e l’approvazione del Padre per la missione che Gesù ha compiuto. Quindi lo Spirito dimostrerà la giustizia di Cristo direttamente (Gv 14,26; 15,26) proteggendo i discepoli e la comunità ecclesiale. Il mondo che credeva di aver giudicato Gesù condannandolo, viene condannato dal «principe di questo mondo», perché È il responsabile della sua crocifissione (13,2.27). Gesù, morendo in croce, È stato innalzato (12,31) ed ha trionfato su Satana. Ora lo Spirito testimonierà a tutti il significato della morte di Gesù che coincide con la caduta di Satana (Gv 12,32; 14,30;
16,33).
Per un confronto personale
- Il timore, lo sgomento dei discepoli di perdere Gesù È anche il nostro?
- Ti lasci condurre dallo Spirito Paraclito che ti dà la certezza dell’errore del mondo e ti aiuta ad aderire a Gesù, e, quindi, ti introduce nella verità di te stesso?
Preghiera finale
Ti rendo grazie, Signore, con tutto il cuore: hai ascoltato le parole della mia bocca. A te voglio cantare davanti agli angeli, mi prostro verso il tuo tempio santo. (Sal 137)
Mercoledì, 12 maggio 2021
Tempo di Pasqua
Preghiera
O Dio, che ci chiami a celebrare nella fede la risurrezione del tuo Figlio, fa’ che possiamo rallegrarci con lui insieme ai tuoi santi nel giorno della sua venuta. Egli È Dio, e vive e regna con te…
Lettura
Dal Vangelo secondo Giovanni 16,12-15
In quel tempo, disse Gesù ai suoi discepoli: “Molte cose ho ancora da dirvi, ma per il momento non siete capaci di portarne il peso. Quando però verrà lo Spirito di verità, egli vi guiderà alla verità tutta intera, perché non parlerà da sé, ma dirà tutto ciò che avrà udito e vi annunzierà le cose future. Egli mi glorificherà, perché prenderà del mio e ve l’annunzierà. Tutto quello che il Padre possiede È mio; per questo ho detto che prenderà del mio e ve l’annunzierà”.
Riflessione
- In queste settimane del tempo pasquale, i vangeli di ogni giorno sono quasi sempre tratti dai capitoli dal 12 al 17 di Giovanni. Ciò rivela qualcosa riguardo all’origine e al destino di questi capitoli. Rispecchiano non solo ciò che avvenne prima della passione e della morte di Gesù, ma anche e soprattutto il vissuto della fede delle prime comunità dopo la risurrezione. Rispecchiano la fede pasquale che le animava.
- Giovanni 16,12: Ancora ho molte cose da dire. Il vangelo di oggi comincia con questa frase: “Molte cose ho ancora da dirvi, ma per il momento non siete capaci di portarne il peso”. In queste parole di Gesù appaiono due cose. Il clima d’addio che marcava l’ultima cena, e la preoccupazione di Gesù, il fratello maggiore, con i suoi fratelli minori che tra breve rimarranno senza la sua presenza. Il tempo che rimaneva era poco. Tra breve Gesù sarà preso. L’opera iniziata era incompleta. I discepoli erano appena all’inizio dell’apprendistato. Tre anni sono molto pochi per cambiare vita e per cominciare a vivere e a pensare ad una nuova immagine di Dio. La formazione non era terminata. Mancava molto, e Gesù aveva ancora molte cose da insegnare e trasmettere. Ma lui conosce i suoi discepoli. Non sono tra i più intelligenti. Non sopporterebbero di conoscere già tutte le conseguenze e le implicazioni del discepolato. Rimarrebbero scoraggiati. Non sarebbero capaci di sopportarlo.
- Giovanni 16,13-15: Lo Spirito Santo darà il suo aiuto. “Quando però verrà lo Spirito di verità, egli vi guiderà alla verità tutta intera, perché non parlerà da sé, ma dirà tutto ciò che avrà udito e vi annunzierà le cose future. Egli mi glorificherà, perché prenderà del mio e ve l’annunzierà.” Questa affermazione di Gesù rispecchia l’esperienza delle prime comunità. Nella misura in cui cercavano di imitare Gesù, cercando di interpretare ed applicare la sua Parola alle varie circostanze della loro vita, sperimentavano la presenza e la luce dello Spirito. E questo avviene fino ad oggi nelle comunità che cercano di incarnare la parola di Gesù nelle loro vite. La radice di questa esperienza sono le parole di Gesù: “Tutto quello che il Padre possiede È mio; per questo ho detto che prenderà del mio e ve l’annunzierà”.
- L’azione dello Spirito Santo nel Vangelo di Giovanni. Giovanni usa molte immagini e simboli per dimostrare l’azione dello Spirito Santo. Come nella creazione (Gen 1,1), così lo Spirito scese su Gesù “sotto forma di colomba, venuta dal cielo” (Gv 1,32). È l’inizio della nuova creazione! Gesù parla le parole di Dio e ci comunica lo Spirito, senza misura (Gv 3,34). Le sue parole sono Spirito e Vita (Gv 6,63). Quando Gesù dà il suo addio, disse che avrebbe mandato un altro consolatore, un altro difensore, che rimaneva con noi. È lo Spirito Santo (Gv 14,16-17). Per la sua passione, morte e risurrezione, Gesù conquistò il dono dello Spirito per noi. Per il battesimo tutti noi riceviamo questo stesso Spirito di Gesù (Gv 1,33). Quando apparvero gli apostoli, soffiò su di loro e disse: “Ricevete lo Spirito Santo!” (Gv 20,22). Lo Spirito È come l’acqua che sgorga dal di dentro delle persone che credono in Gesù (Gv 7,37-39; 4,14). Il primo effetto dell’azione dello Spirito in noi È la riconciliazione: “A chi rimetterete i peccati saranno rimessi e a chi non li rimetterete, resteranno non rimessi” (Gv 20,23). Lo Spirito che Gesù ci comunica ha un’azione multipla: consola e protegge (Gv 14,16), comunica la verità (Gv 14,17; 16,13), fa ricordare ciò che Gesù insegnò (Gv 14,26); darà testimonianza di Gesù (Gv 15,26); manifesta la gloria di Gesù (Gv 16,14); convincerà il mondo riguardo al peccato, alla giustizia (Gv 16,8). Lo Spirito ci viene dato per poter capire il significato pieno delle parole di Gesù (Gv 14,26; 16,12-13). Animati dallo Spirito di Gesù possiamo adorare Dio in qualsiasi luogo (Gv 4,23-24). Qui si realizza la libertà dello Spirito di cui parla San Paolo: “Dove c’È lo Spirito del Signore, lì c’È libertà” (2Cor
3,17).
Per un confronto personale
- Come vivo la mia adesione a Gesù: solo o in comunità?
- La mia partecipazione alla comunità mi ha portato qualche volta a sperimentare la luce e la forza dello Spirito Santo?
Preghiera finale
Solo il nome del Signore È sublime, la sua gloria risplende sulla terra e nei cieli. Egli ha sollevato la potenza del suo popolo. È canto di lode per tutti i suoi fedeli. (Sal 148)
Giovedì, 13 maggio 2021
Tempo di Pasqua
Preghiera
O Dio, nostro Padre, che ci hai reso partecipi dei doni della salvezza, fa’ che professiamo con la fede e testimoniamo con le opere la gioia della risurrezione. Per il nostro Signore Gesù Cristo…
Lettura
Dal Vangelo secondo Giovanni 16,16-20
In quel tempo, disse Gesù ai suoi discepoli: “Ancora un poco e non mi vedrete; un po’ ancora e mi vedrete”. Dissero allora alcuni dei suoi discepoli tra loro: “Che cos’È questo che ci dice: Ancora un poco e non mi vedrete, e un po’ ancora e mi vedrete, e questo: Perché vado al Padre?”. Dicevano perciò: “Che cos’È mai questo ‘‘un poco’’ di cui parla? Non comprendiamo quello che vuol dire”. Gesù capì che volevano interrogarlo e disse loro: “Andate indagando tra voi perché ho detto: Ancora un poco e non mi vedrete e un po’ ancora e mi vedrete? In verità, in verità vi dico: voi piangerete e vi rattristerete, ma il mondo si rallegrerà. Voi sarete afflitti, ma la vostra afflizione si cambierà in gioia”.
Riflessione
- Giovanni 16,16: Assenza e presenza. Gesù dice un «poco» (un mikròn), vale a dire, un tempo brevissimo, forse un «attimo». Al di là delle molteplici sfumature si vuole sottolineare l’esiguità del tempo. Se molto breve È stato il tempo che Gesù ha trascorso in mezzo ai suoi come verbo incarnato cos’ altrettanto, breve sarà il tempo che intercorrerà tra la sua partenza e il suo ritorno. Non ci sarà mutamento nella situazione interiore dei suoi discepoli perché la relazione con Gesù non cambia: È di vicinanza permanente. Quindi la visione di Gesù non subirà interruzione ma sarà caratterizzata dalla comunione di vita con lui (Gv 14,19). Interessante È l’uso reiterato del verbo «vedere» nel v.16: «Un poco e non mi vedrete più, un poco ancora e mi vedrete». L’espressione «un poco e non mi vedrete più» richiama la modalità con cui
i discepoli vedono nel Gesù storico il Figlio di Dio; l’altra espressione «un poco ancora e mi vedrete» rimanda all’esperienza del Cristo risorto. Gesù sembra voler dire ai discepoli che ancora per brevissimo tempo saranno nella condizione di vederlo, riconoscerlo nella sua carne visibile, ma, poi, lo vedranno con una visione diversa in quanto si mostrerà a loro trasformato, trasfigurato.
- Giovanni 16,17-19: L’incomprensione dei discepoli. Intanto alcuni discepoli non riescono a comprendere cosa significhi questa sua assenza, vale a dire, la sua andata dal Padre. Provano un certo sconcerto di fronte alle parole di Gesù e lo esprimono con quattro interrogativi, tutti accomunati da una stessa espressione: «che significa questo che ci dice?». Altre volte il lettore ha ascoltato gli interrogativi di Pietro, di Filippo, Tommaso, Giuda non l’Iscariota, ora quelli dei discepoli che chiedono delle spiegazioni. I discepoli non riescono a comprendere di cosa parli. I discepoli non hanno compreso come Gesù possa essere rivisto da loro se va al Padre (vv.16-19). Ma l’interrogativo sembra concentrarsi su quel «poco» che per il lettore sembra essere un tempo lunghissimo che non termina mai, soprattutto quando si È nell’angoscia e nella tristezza. Di fatti il tempo della tristezza non passa. Una risposta da parte di Gesù È attesa ma l’evangelista la fa precedere da una ripresa della domanda: «State indagando tra voi perché: “Un poco e non mi vedrete: un poco ancora e mi vedrete?».
(v.19).
- Giovanni 16,20: La risposta di Gesù. Di fatto Gesù non risponde alla domanda che gli rivolgono: «che cosa significa quel entro breve tempo?», ma li invita alla fiducia. È vero che i discepoli saranno provati, soffriranno molto, saranno soli in una situazione ostile, abbandonati a un mondo che gioisce della morte di Gesù, ma, assicura che la loro tristezza si cambierà in gioia. Alla tristezza È contrapposta un tempo in cui tutto sarà capovolto. Quell’inciso avversativo «ma la vostra tristezza si trasformerà in gioia», sottolinea tale cambiamento di prospettiva. Per il lettore È evidente che l’espressione «un poco», «entro breve tempo» corrisponde a quell’attimo o momento in cui la situazione viene rovesciata, ma fino a quell’istante tutto sa di tristezza e di prova. In definitiva i discepoli ricevono da Gesù una promessa di felicità, di gioia; in virtù di quell’attimo che capovolge la situazione difficile in cui «i suoi», la comunità ecclesiale sono sottoposti, essi entreranno in una realtà di mondo illuminata dalla resurrezione.
Per un confronto personale
- Sono convinto che il momento della prova passerà ed Egli tornerà a stare con me?
- «Voi sarete afflitti, ma la vostra tristezza si trasformerà in gioia». Queste parole di Gesù quale effetto hanno nella tua vicenda umana? Come vivi i tuoi momenti di tristezza e di angoscia?
Preghiera finale
Tutti i confini della terra hanno veduto la salvezza del nostro Dio. Acclami al Signore tutta la terra, gridate, esultate con canti di gioia. (Sal 97)
Venerdì, 14 maggio 2021
Preghiera
O Dio, che hai voluto aggregare san Mattia al collegio degli Apostoli, per sua intercessione concedi a noi, che abbiamo ricevuto in sorte la tua amicizia, di essere contati nel numero degli eletti. Per il nostro Signore Gesù Cristo…
Lettura del Vangelo
Dal Vangelo secondo Giovanni 15,9-17
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: “Come il Padre ha amato me, così anch’io ho amato voi. Rimanete nel mio amore. Se osserverete i miei comandamenti, rimarrete nel mio amore, come io ho osservato i comandamenti del Padre mio e rimango nel suo amore. Questo vi ho detto perché la mia gioia sia in voi e la vostra gioia sia piena. Questo È il mio comandamento: che vi amiate gli uni gli altri, come io vi ho amati. Nessuno ha un amore più grande di questo: dare la vita per i propri amici. Voi siete miei amici, se farete ciò che io vi comando. Non vi chiamo più servi, perché il servo non sa quello che fa il suo padrone; ma vi ho chiamati amici, perché tutto ciò che ho udito dal Padre l’ho fatto conoscere a voi. Non voi avete scelto me, ma io ho scelto voi e vi ho costituiti perché andiate e portiate frutto e il vostro frutto rimanga; perché tutto quello che chiederete al Padre nel mio nome, ve lo conceda. Questo vi comando: amatevi gli uni gli altri”.
Riflessione
- Oggi È la festa dell’Apostolo Mattia. Il vangelo di Giovanni 15,9-17 È stato già meditato in aprile. Riprendiamo alcuni punti già visti quel giorno.
- Giovanni 15,9-11: Rimanete nel mio amore, fonte della perfetta gioia. Gesù rimane nell’amore del Padre osservando i comandamenti ricevuti da lui. Noi rimaniamo nell’amore di Gesù osservando i comandamenti che lui ci ha lasciato. E dobbiamo osservarli nella stessa misura in cui lui osservò i comandamenti del Padre: “Se osserverete i miei comandamenti rimarrete nel mio amore, come io ho osservato i comandamenti del Padre mio e rimango nel suo amore”. E in questa unione d’amore del Padre e di Gesù si trova la fonte della vera gioia: “Questo vi ho detto perché la mia gioia sia in voi e la vostra gioia sia piena”.
- Giovanni 15,12-13: Amare i fratelli come lui ci ha amati. Il comandamento di Gesù È uno solo: “amarci come lui ci amò!” (Gv 15,12). Gesù supera l’Antico Testamento. Il criterio antico era il seguente: “Amerai il prossimo tuo come te stesso” (Lv 18,19). Il nuovo criterio È: “Amatevi come io vi ho amato“. E la frase che fino ad oggi cantiamo dice: “Non c’È amore più grande di colui che dà la vita per il fratello!”
- Giovanni 15,14-15: Amici e non servi. “Voi siete miei amici se fate ciò che vi comando”, cioÈ la pratica dell’amore fino al dono totale di sé! Subito Gesù presenta un ideale altissimo per la vita dei suoi discepoli. Dice: “Non vi chiamo più servi, perché il servo non sa ciò che fa il suo padrone. Vi ho chiamato amici, perché tutto ciò che ho udito dal Padre l’ho fatto conoscere a voi!” Gesù non aveva più segreti per i suoi discepoli. Ci racconta tutto ciò che ha udito dal Padre! Ecco l’ideale stupendo della vita in comunità: giungere ad una trasparenza totale, al punto di non avere più segreti tra di noi e poter aver fiducia pienamente l’uno nell’altro, poter parlare dell’esperienza che abbiamo di Dio e della vita e, così, poterci arricchire a vicenda. I primi cristiani riusciranno a raggiungere questo ideale dopo molti anni. “Avevano un solo cuore ed un’anima sola” (At 4,32; 1,14; 2,42.46).
- Giovanni 15,16-17: Gesù ci ha scelti. Non siamo noi che abbiamo scelto Gesù. Lui ci incontrò, ci chiamò e ci affidò la missione di andare e dare frutto, frutto che duri. Noi abbiamo bisogno di lui, ma anche lui vuole aver bisogno di noi e del nostro lavoro per poter continuare e fare oggi per la gente ciò che faceva per la gente di Galilea. L’ultima raccomandazione: “Questo vi comando: amatevi gli uni gli altri!”
Per un confronto personale
- Amare il prossimo come Gesù ci ha amato. Ecco l’ideale di ogni cristiano. Come lo vivo?
- Tutto ciò che ho udito dal Padre ve l’ho raccontato. Ecco l’ideale della comunità:
giungere ad una trasparenza totale. Come lo viviamo nella mia comunità?
Preghiera finale
Lodate, servi del Signore, lodate il nome del Signore. Sia benedetto il nome del Signore, ora e sempre. (Sal 112).
Sabato, 15 maggio 2021
Tempo di Pasqua
Preghiera
O Dio, nostro Padre, disponi sempre al bene i nostri cuori, perché, nel continuo desiderio di elevarci a te, possiamo vivere pienamente il mistero pasquale. Per il nostro Signore Gesù Cristo…
Lettura
Dal Vangelo secondo Giovanni 16,23b-28
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: “In verità, in verità vi dico: se chiederete qualche cosa al Padre nel mio nome, egli ve la darà. Finora non avete chiesto nulla nel mio nome. Chiedete e otterrete, perché la vostra gioia sia piena. Queste cose vi ho dette in similitudini; ma verrà l’ora in cui non vi parlerò più in similitudini, ma apertamente vi parlerò del Padre. In quel giorno chiederete nel mio nome e io non vi dico che pregherò il Padre per voi: il Padre stesso vi ama, poiché voi mi avete amato, e avete creduto che io sono venuto da Dio. Sono uscito dal Padre e sono venuto nel mondo; ora lascio di nuovo il mondo, e vado al Padre”.
Riflessione
- Giovanni 16,23b: I discepoli hanno pieno accesso al Padre. È l’assicurazione che Gesù rivolge ai suoi discepoli: possono accedere alla paternità di Dio in unione con Lui. La mediazione di Gesù porta i discepoli fino al Padre. È evidente che il ruolo di Gesù non È quello di sostituirsi ai «suoi»: non li assume mediante una funzione d’intercessione, ma li unisce a sé, e in comunione con Lui essi si presentano i loro bisogni e necessità. I discepoli hanno la certezza che Gesù dispone della ricchezza del Padre: «In verità, in verità vi dico: se chiederete qualcosa al Padre nel mio nome, egli ve la darà» (v.23b). In tale modalità, vale a dire, in unione con Lui, la richiesta diventa efficace. L’oggetto di qualunque domanda al Padre dev’essere sempre collegato a Gesù, vale a dire, al suo amore e al suo impegno di dare la vita per l’uomo (Gv 10,10). La preghiera rivolta al Padre nel nome di Gesù, in unione a Lui (Gv 14,13; 16,23), È esaudita. Finora i discepoli non hanno chiesto nulla nel nome di Gesù, ma lo potranno fare dopo la sua glorificazione (Gv 14,13s) quando riceveranno lo Spirito che li illuminerà pienamente sulla sua identità (Gv 4,22ss) e creerà l’unione con Lui. I suoi potranno chiedere e ricevere in pienezza di gioia quando passeranno dalla visione sensibile di Lui a quella della fede.
- Giovanni 16,24-25: In Gesù il contatto diretto col Padre. I credenti vengono assunti nel rapporto tra il Figlio e il Padre. In Gv 16,26 Gesù ritorna sul legame prodotto dallo Spirito e che permetterà ai suoi di presentare ogni richiesta al Padre in unione con Lui. Ciò avverrà «in quel giorno». Cosa vuol dire «quel giorno chiederete?». È il giorno in cui verrà dai suoi e comunicherà loro lo Spirito (Gv 20,19.22). È allora che i discepoli, conoscendo il rapporto tra Gesù e il Padre sapranno di essere esauditi. Non occorrerà che Gesù s’interponga fra il Padre e i discepoli per chiedere in loro favorire, non perché È finita la sua mediazione, ma essi avendo creduto nell’incarnazione del Verbo, ed essendo strettamente uniti a Cristo, saranno amati dal Padre come egli ama il Figlio (Gv 17,23.26). In Gesù i discepoli sperimentano il contatto diretto col Padre.
- Giovanni 16,26-27: La preghiera al Padre. Il pregare consiste, allora, nell’andare al Padre attraverso Gesù; rivolgersi al Padre nel nome di Gesù. Un’attenzione particolare merita l’espressione di Gesù al v.26-27: «e non vi dico che pregherà il Padre per voi: il Padre stesso, infatti, vi ama». L’amore del Padre per i discepoli si fonda sull’adesione dei «suoi» a Gesù sulla fede nella sua provenienza, vale a dire, il riconoscimento di Gesù come dono del Padre. Dopo aver assimilato a sé i discepoli Gesù sembra ritirarsi dalla sua condizione di mediatore ma in realtà permette che solo il Padre ci prenda e ci afferri: «Chiedete ed otterrete perché la vostra gioia sia piena» (v.24). Inseriti nel rapporto col Padre mediante l’unione in Lui, la nostra gioia È piena e la preghiera È perfetta. Dio offre sempre il suo amore al mondo intero, ma tale amore acquista il senso di reciprocità solo se l’uomo risponde. L’amore È incompleto se non diventa reciproco: finché l’uomo non lo accetta rimane in sospensione. Tuttavia i discepoli lo accettano nel momento in cui amano Gesù e così rendono operativo l’amore del Padre. La preghiera È questo rapporto d’amore. In fondo la storia di ciascuno di noi s’identifica con la storia della sua preghiera, anche quei momenti che non sembrano tali: l’ansia È già preghiera e così la ricerca, l’angoscia…
Per un confronto personale
- La mia preghiera personale e comunitaria avviene in uno stato di quiete, di pace e di grande tranquillità?
- Quale impegno dedico a crescere nell’amicizia con Gesù? Sei convinto di giungere a una reale identità attraverso la comunione con Lui e nell’amore del prossimo?
Preghiera finale
Dio È re di tutta la terra. Cantate inni con arte. Dio regna sui popoli, Dio siede sul suo trono santo. (Sal 46)
Domenica, 16 maggio 2021
“Andate in tutto mondo portando la Buona Novella!” Egli È vivo in mezzo a noi! Marco 16,15-20
Orazione iniziale
Signore Gesù, invia il tuo Spirito, perché ci aiuti a leggere la Scrittura con lo stesso sguardo, con il quale l’hai letta Tu per i discepoli sulla strada di Emmaus. Con la luce della Parola, scritta nella Bibbia, Tu li aiutasti a scoprire la presenza di Dio negli avvenimenti sconvolgenti della tua condanna e della tua morte. Così, la croce che sembrava essere la fine di ogni speranza, È apparsa loro come sorgente di vita e di risurrezione. Crea in noi il silenzio per ascoltare la tua voce nella creazione e nella Scrittura, negli avvenimenti e nelle persone, soprattutto nei poveri e sofferenti. La tua Parola ci orienti, affinché anche noi, come i due discepoli di Emmaus, possiamo sperimentare la forza della tua risurrezione e testimoniare agli altri che Tu sei vivo in mezzo a noi come fonte di fraternità, di giustizia e di pace. Questo noi chiediamo a Te, Gesù, figlio di Maria, che ci hai rivelato il Padre e inviato lo Spirito. Amen.
Lettura
- Una chiave di lettura:
La liturgia di questa festa dell’Ascensione ci pone innanzi una scena nella quale Gesù appare ai discepoli e conferisce loro la missione di andare per il mondo intero, per annunciare la Buona Novella. Il testo del Vangelo di Marco (Mc 16, 9-20) È la parte finale dell’appendice del Vangelo di Marco (Mc 16,15-20). Allarghiamo il breve commentario fino ad includere l’intera appendice. Durante la lettura del testo facciamo attenzione a questo punto: “A chi appare Gesù, quali sono i vari aspetti della missione e quali i segni della sua presenza nella comunità?”
- Una divisione del testo per aiutare nella lettura:
- Marco 16,9-11: Gesù appare a Maria di Magdala.
- Marco 16,12-13: Gesù appare a due discepoli.
- Marco 16,14-18: Gesù appare agli Undici e da loro la missione.
- Marco 16,19-20: Gesù sale al cielo davanti ai discepoli. c) Il testo:
Dal Vangelo secondo Marco 16, 15-20
9Risuscitato al mattino nel primo giorno dopo il sabato, apparve prima a Maria di Màgdala, dalla quale aveva cacciato sette demòni. 10Questa andò ad annunziarlo ai suoi seguaci che erano in lutto e in pianto. 11Ma essi, udito che era vivo ed era stato visto da lei, non vollero credere. 12 Dopo ciò, apparve a due di loro sotto altro aspetto, mentre erano in cammino verso la campagna. 13Anch’essi ritornarono ad annunziarlo agli altri; ma neanche a loro vollero credere. 14Alla fine apparve agli undici, mentre stavano a mensa, e li rimproverò per la loro incredulità e durezza di cuore, perché non avevano creduto a quelli che lo avevano visto risuscitato. 15Gesù disse loro: “Andate in tutto il mondo e predicate il vangelo ad ogni creatura. 16Chi crederà e sarà battezzato sarà salvo, ma chi non crederà sarà condannato. 17E questi saranno i segni che accompagneranno quelli che credono: nel mio nome scacceranno i demòni, parleranno lingue nuove, 18prenderanno in mano i serpenti e, se berranno qualche veleno, non recherà loro danno, imporranno le mani ai malati e questi guariranno”. 19Il Signore Gesù, dopo aver parlato con loro, fu assunto in cielo e sedette alla destra di Dio. 20Allora essi partirono e predicarono dappertutto, mentre il Signore operava insieme con loro e confermava la parola con i prodigi che l’accompagnavano.
Momento di silenzio orante
perché la Parola di Dio possa entrare in noi ed illuminare la nostra vita.
Alcune domande
per aiutarci nella meditazione e nell’orazione.
- Qual È il punto di questo testo che vi È piaciuto di più o che di più ha richiamato la vostra attenzione? Perché?
- Chi sono le persone alle quali Gesù si manifesta vivo e come esse reagiscono?
- Nel testo che abbiamo letto, chi ha più difficoltà nel credere alla risurrezione?
- San Paolo dice: “Con Gesù Dio ci ha anche risuscitati e ci ha fatti sedere nei cieli” (Ef 2,6). In che modo questa affermazione aiuta a comprendere meglio il significato dell’Ascensione?
- Quali sono i segni della presenza di Gesù nelle comunità? Quale È il significato di ogni segno?
- Quali sono, oggi, i segni che convincono meglio le persone della presenza di Gesù in mezzo a noi?
Una chiave di lettura
per approfondire il tema.
Il contesto:
L’appendice del vangelo di Marco offre una lista di apparizioni di Gesù (Mc 16, 9-20). Ci sono altre liste, ma non sempre coincidono. La lista conservata da Paolo nella lettera ai Corinzi È ben differente (1Cor 15, 3-8). Questa varietà mostra che, all’inizio, i cristiani non si preoccupavano di descrivere o provare la risurrezione. Per essi la fede nella risurrezione era talmente vivida ed evidente, che non c’era necessità di darne prova. Le comunità stesse, esistendo e resistendo in mezzo a tante contrarietà e persecuzioni dell’impero romano, erano una prova viva della verità della risurrezione.
Commento del testo:
- Marco 16,9-11: Gesù appare a Maria di Magdala, ma gli altri discepoli non la credono Gesù appare prima di tutto a Maria Maddalena ed ella va ad annunciarlo agli altri. Per venire al mondo Dio volle dipendere dal sì di Maria di Nazareth (Lc 1,38). Per essere riconosciuto come Vivente in mezzo a noi, volle dipendere dall’annuncio di Maria di Magdala che era stata liberata da sette demoni. Marco dice che Gesù apparve anzitutto alla Maddalena. In questo egli concorda con gli altri tre evangelisti (cfr Mt 28, 9-10; Gv 20,16; Lc 24, 9-11). Ma nella lista delle apparizioni trasmessa dalla Lettera ai Corinzi (1Cor 15, 3-8), non ci sono le apparizioni alle donne. I primi cristiani ebbero difficoltà a credere alla testimonianza delle donne.
- Marco 16,12-13: Gesù appare a due discepoli Questo racconto dell’apparizione ai due discepoli che se ne andavano in campagna È una probabile allusione all’episodio dell’apparizione di Gesù ai discepoli di Emmaus che, al ritorno, condivisero la loro esperienza della risurrezione con “gli undici e i loro compagni” (Lc 24, 33-34). Solo che qui in Marco, diversamente da quanto afferma Luca, gli altri non hanno creduto alla testimonianza dei due.
- Marco 16,14: Gesù rimprovera la incredulità degli undici Infine Gesù appare agli undici discepoli riuniti a mensa e li rimprovera perché non hanno creduto alle persone che lo avevano visto risorto. Per la terza volta, Marco si riferisce alla resistenza dei discepoli nel credere alla testimonianza di quelli e quelle che avevano esperimentato la risurrezione di Gesù. Quale È il motivo di questa insistenza di Marco nel menzionare la incredulità dei discepoli? Probabilmente per insegnare due cose. Primo, che la fede in Gesù risorto passa per la fede nelle persone che ne danno testimonianza. Secondo, che nessuno deve perdersi d’animo, quando il dubbio o la perplessità nascono nel cuore. Perfino gli undici hanno avuto dubbi!
- Marco 16,15-18: I segni che accompagnano l’annuncio della Buona Novella Subito Gesù conferisce la missione di annunciare la Buona Novella a tutte le creature. L’esigenza che egli pone per chi vuole essere salvo È questa: credere e essere battezzato. A quelli che hanno il coraggio di credere alla Buona Novella e si fanno battezzare, egli promette questi segni: (1) cacceranno i demoni, (2) parleranno lingue nuove, (3) prenderanno in mano i serpenti, (4) se berranno qualche veleno non farà loro male, (5) imporranno le mani ai malati e questi guariranno. Questi segni accadono ancora oggi:
- cacciare i demoni: È combattere il potere del male che strangola la vita. La vita di molte persone È diventata migliore da quando sono entrate in comunità ed hanno cominciato a vivere la buona novella della presenza di Dio.
Partecipando alla vita della comunità, cacciano il male dalla loro vita.
- parlare lingue nuove: È cominciare a comunicare con gli altri in modo nuovo. A volte incontriamo una persona che mai abbiamo visto prima, ma È come se già ci conoscessimo da molto tempo. È perché parliamo la stessa lingua, la lingua dell’amore.
- prendere in mano serpenti e vincere il veleno: ci sono tante cose che avvelenano la convivenza. Molte chiacchiere che rovinano la relazione fra persone. Chi vive la presenza di Dio sa superare questo e non viene molestato da questo veleno mortifero.
- curare i malati: dovunque appare una coscienza più chiara della presenza di Dio, appare anche una attenzione speciale verso le persone escluse e marginalizzate, soprattutto verso i malati. Quello che maggiormente favorisce la salute È quando la persona si sente accolta e amata.
- Marco 16,19-20: Attraverso la comunità Gesù continua la sua missione
Quel Gesù che là in Palestina accoglieva i poveri, rivelando loro l’amore del Padre, ora È lo stesso Gesù che continua presente in mezzo a noi, nelle nostre comunità. Attraverso di noi, egli continua la sua missione per rivelare la Buona Novella dell’amore di Dio ai poveri. Fino ad oggi, la risurrezione avviene. Nessun potere di questo mondo È capace di neutralizzare la forza che promana dalla fede nella risurrezione (Rom 8, 35-39). Una comunità che vuole essere testimone della risurrezione deve essere segno di vita, deve lottare contro la forza di morte, perché il mondo sia un luogo favorevole alla vita, deve credere che un altro mondo È possibile. Soprattutto in quei luoghi dove la vita del popolo È in pericolo per causa del sistema di morte che ci È stato imposto, le comunità devono essere una prova viva della speranza che vince il mondo, senza timore di essere felici!
Ampliando le informazioni sul Vangelo di Marco – Le sorprese di Dio:
Fin dall’inizio del Vangelo di Marco l’esigenza era questa: “Il tempo È compiuto e il regno di Dio È vicino! Convertitevi e credete al vangelo” (Mc 1,15). Questa richiesta iniziale di conversione e di fede indica la porta, attraverso la quale abbiamo accesso a Gesù e alla Buona Novella di Dio che egli ci porta. Non c’È altro accesso. La fede esige di credere a Gesù, alla sua Parola, accettarlo senza imporre condizioni. Siamo invitati a non chiuderci in nessun nome o titolo, dottrina o uso, e a mantenerci sempre aperti alle sorprese di Dio, che chiedono una conversione costante. I nomi e i titoli, le dottrine e le abitudini, le devozioni e le suppliche, sono come la targhetta che portiamo sul petto per l’identificazione. La targhetta È importante, perché ci aiuta e ci orienta quando vogliamo incontrare una persona che cerchiamo. Ma quando si incontra, non si guarda più alla targhetta, ma al volto! La persona che cerchiamo, quando poi la incontriamo quasi sempre È differente dalla idea che ci eravamo fatti di lei. L’incontro sempre riserva delle sorprese! Soprattutto l’incontro con Dio in Gesù. Lungo l’evangelo di Marco le sorprese di Dio per i discepoli sono molte, e vengono da là dove meno si attendono:
- da un pagano che dà una lezione a Pietro, poiché riconosce la presenza di Dio nel crocifisso (Mc 15,39);
- da una povera vedova che offre del suo indispensabile per condividerlo con gli altri (Mc 12,43-44);
- da un cieco che gridando dà fastidio ai discepoli e non possiede neanche una dottrina certa (Mc 10, 46-52);
- dai piccoli che vivono marginalizzati, ma credono in Gesù (Mc 9,42);
- da quelli che usano il nome di Gesù per combattere il male, ma non sono della “Chiesa” (Mc 9,38-40);
- da una donna anonima, che scandalizza i discepoli con il suo modo di fare (Mc
14,3-9);
- da un padre di famiglia che È costretto a portare la croce e diviene discepolo modello (Mc 15,21)
- da Giuseppe di Arimatea che rischia tutto chiedendo il corpo di Gesù per poterlo seppellire (Mc 15,43).
- dalle donne che, in quel tempo, non potevano essere testimoni ufficiali, ma sono scelte da Gesù come testimoni qualificate della sua risurrezione (Mc
15,40.47; 16,6.9-10).
Riassumendo
I dodici discepoli, chiamati in modo particolare da Gesù (Mc 3, 13-19) e da lui inviati in missione (Mc 6,7-13), fallirono. Pietro rinnegò (Mc 14, 66-72), Giuda tradì (Mc 14, 44-45) e tutti fuggirono (Mc 14, 50). Ma proprio nel loro fallimento appare la forza della fede degli altri che non facevano parte del gruppo dei dodici scelti. La comunità, la Chiesa, deve avere una coscienza ben chiara che essa non È proprietaria di Gesù e neppure possiede tutti i criteri dell’azione di Dio in mezzo a noi. Gesù non È nostro, ma noi, la comunità, la Chiesa, siamo di Gesù, e Gesù È di Dio (1Cor 3,23). La più grande sorpresa di tutte È la risurrezione!
Salmo 27 (26)
Il coraggio che nasce dalla fede
Il Signore È mia luce e mia salvezza, di chi avrò paura?
Il Signore È difesa della mia vita, di chi avrò timore?
Quando mi assalgono i malvagi per straziarmi la carne, sono essi, avversari e nemici, a inciampare e cadere.
Se contro di me si accampa un esercito, il mio cuore non teme; se contro di me divampa la battaglia, anche allora ho fiducia.
Una cosa ho chiesto al Signore, questa sola io cerco:
abitare nella casa del Signore tutti i giorni della mia vita, per gustare la dolcezza del Signore ed ammirare il suo santuario.
Egli mi offre un luogo di rifugio nel giorno della sventura.
Mi nasconde nel segreto della sua dimora, mi solleva sulla rupe. E ora rialzo la testa sui nemici che mi circondano; immolerò nella sua casa sacrifici d’esultanza, inni di gioia canterò al Signore.
Ascolta, Signore, la mia voce. Io grido: abbi pietà di me! Rispondimi.
Di te ha detto il mio cuore: “Cercate il suo volto”; il tuo volto, Signore, io cerco.
Non nascondermi il tuo volto, non respingere con ira il tuo servo.
Sei tu il mio aiuto, non lasciarmi, non abbandonarmi, Dio della mia salvezza.
Mio padre e mia madre mi hanno abbandonato, ma il Signore mi ha raccolto.
Mostrami, Signore, la tua via, guidami sul retto cammino, a causa dei miei nemici.
Non espormi alla brama dei miei avversari; contro di me sono insorti falsi testimoni che spirano violenza.
Sono certo di contemplare la bontà del Signore nella terra dei viventi.
Spera nel Signore, sii forte, si rinfranchi il tuo cuore e spera nel Signore.
Orazione Finale
Signore Gesù, ti ringraziamo per la tua Parola che ci ha fatto vedere meglio la volontà del Padre. Fa che il tuo Spirito illumini le nostre azioni e ci comunichi la forza per eseguire quello che la Tua Parola ci ha fatto vedere. Fa che noi, come Maria, tua Madre, possiamo non solo ascoltare ma anche praticare la Parola. Tu che vivi e regni con il Padre nell’unità dello Spirito Santo, nei secoli dei secoli. Amen.
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