Lectio del giorno all’Oasi di Engaddi 1-9_Gennaio-2022
Sabato, 1 Gennaio 2022
Maria Santissima Madre di Dio
Orazione iniziale
Signore Gesù, invia il tuo Spirito, perché ci aiuti a leggere la Scrittura con lo stesso sguardo con il quale l’hai letta Tu per i discepoli sulla strada di Emmaus. Con la luce della Parola, scritta nella Bibbia, Tu li aiutasti a scoprire la presenza di Dio negli avvenimenti sconvolgenti della tua condanna e della tua morte. Così, la croce che embrava essere la fine di ogni speranza, è apparsa loro come sorgente di vita e di risurrezione.
Crea in noi il silenzio per ascoltare la tua voce nella creazione e nella Scrittura, negli
avvenimenti e nelle persone, soprattutto nei poveri e sofferenti. La tua Parola ci orienti, affinché anche noi, come i due discepoli di Emmaus, possiamo sperimentare la forza della tua risurrezione e testimoniare agli altri che Tu sei vivo in mezzo a noi come fonte di fraternità, di giustizia e di pace. Questo noi chiediamo a Te, Gesù, figlio di Maria, che ci hai rivelato il Padre e inviato lo Spirito. Amen.
Lettura: Luca 2, 16-21
- Chiave di lettura
Il motivo che spinse Giuseppe e Maria a recarsi a Betlemme fu un censimento imposto dall’imperatore di Roma (Lc 2, 1-7). Periodicamente, le autorità romane decretavano questi censimenti nelle diverse regioni dell’immenso impero. Si trattava di accatastare la popolazione e sapere quante persone dovevano pagare le imposte. I ricchi pagavano le imposte sul terreno e sui beni che possedevano. I poveri pagavano per il numero di figli che avevano. A volte l’imposta totale superava il reddito della persona del 50%.
Nel vangelo di Luca notiamo una differenza significativa tra la nascita di Gesù e la nascita di Giovanni Battista. Giovanni nasce in casa, nella sua terra, in mezzo a parenti e vicini ed è accolto da tutti (Lc 1, 57-58). Gesù nasce sconosciuto, fuori dall’ambiente di famiglia e dei vicini, fuori dalla sua terra. “Non c’era posto per loro nell’albergo”. Dovette essere lasciato in una mangiatoia (Lc 2, 7).
Cerchiamo di collocare e commentare il nostro brano (Lc 2, 16-21) nell’ampio contesto della visita dei pastori (Lc 2, 8-21). Durante la lettura cerchiamo di essere attenti a quanto segue: Quali sono le sorprese e i contrasti che appaiono in questo testo?
- Una divisione del testo per aiutarne la lettura
- Lc 2, 8-9: I pastori nel campo, i primi invitati
- Lc 2, 10-12: Il primo annuncio della Buona Notizia viene fatto ai pastori
- Lc 2 ,13-14: La lode degli angeli
- Lc 2, 15-18: I pastori vanno fino a Betlemme e raccontano la visione degli angeli
- Lc 2, 19-20: L’atteggiamento di Maria e dei pastori dinanzi ai fatti
- Lc 2, 21: La circoncisione del piccolo Gesù
- Il testo: Luca 2, 8-21
In quel tempo, c’erano in quella regione alcuni pastori che vegliavano di notte facendo la guardia al loro gregge. Un angelo del Signore si presentò davanti a loro e la gloria del Signore li avvolse di luce. Essi furono presi da grande spavento, ma l’angelo disse loro: “Non temete, ecco vi annunzio una grande gioia, che sarà di tutto il popolo: oggi vi è nato nella città di Davide un salvatore, che è il Cristo Signore. Questo per voi il segno: troverete un bambino avvolto in fasce, che giace in una mangiatoia”. E subito apparve con l’angelo una moltitudine dell’esercito celeste che lodava Dio e diceva: “Gloria a Dio nel più alto dei cieli e pace in terra agli uomini che egli ama”. Appena gli angeli si furono allontanati per tornare al cielo, i pastori dicevano fra loro: “Andiamo fino a Betlemme, vediamo questo avvenimento che il Signore ci ha fatto conoscere”.
[I pastori] andarono, senza indugio, e trovarono Maria e Giuseppe e il bambino, adagiato nella mangiatoia. E dopo averlo visto, riferirono ciò che del bambino era stato detto loro.
Tutti quelli che udivano si stupirono delle cose dette loro dai pastori. Maria, da parte sua, custodiva tutte queste cose, meditandole nel suo cuore.
I pastori se ne tornarono, glorificando e lodando Dio per tutto quello che avevano udito e visto, com’era stato detto loro.
Quando furono compiuti gli otto giorni prescritti per la circoncisione, gli fu messo nome Gesù, come era stato chiamato dall’angelo prima che fosse concepito nel grembo.
Momento di silenzio orante
perché la Parola di Dio possa entrare in noi e illuminare la nostra vita.
Alcune domande
per aiutarci nella meditazione e nella orazione.
- Cosa ti è piaciuto di più in questo testo? Perché?
- Quali sono le sorprese e i contrasti che appaiono nel testo?
- In che modo il testo insegna che il piccolo è il più grande nel cielo e il più povero sulla terra?
- Quali sono gli atteggiamenti di Maria e dei pastori dinanzi al mistero di Dio che venne loro rivelato?
- Qual è il messaggio che Luca ci vuole comunicare per mezzo di questi dettagli?
Per coloro che vogliono approfondire il tema
- Contesto di allora e di oggi
Il testo di questa festa della Madre di Dio (Lc 2,16-21) fa parte della descrizione più ampia della nascita di Gesù (Lc 2,1-7) e della visita dei pastori (Lc 2,8-21). L’angelo aveva annunciato la nascita del Salvatore, dando un segnale per riconoscerlo: “Troverete un bambino avvolto in fasce, che giace in una mangiatoia!”. Loro aspettavano il Salvatore di tutto un popolo e dovranno riconoscerlo in un bambino appena nato, povero, che giace accanto a due animali! Grande sorpresa!
Il piano di Dio avviene in modo inaspettato, pieno di sorpreso. Questo succede anche oggi. Un bambino povero sarà il Salvatore del popolo! Te lo puoi credere?
- Commento del testo
- Lc 2, 8-9: I primi invitati.
I pastori erano persone emarginate, poco apprezzate. Vivevano insieme agli animali, separate dal resto dell’umanità. A causa del contatto permanente con gli animali erano considerati impuri. Mai nessuno li avrebbe invitati a visitare un neonato. Ma proprio a questi pastori appare l’Angelo del Signore per trasmettere la grande notizia della nascita di Gesù. Davanti all’apparizione degli angeli, loro si riempiono di timore.
- Lc 2, 10-12: Il primo annuncio della Buona Notizia.
La prima parola dell’angelo è: Non temete! La seconda è: Gioia per tutto il popolo! La terza è: Oggi! Subito tre nomi per indicare chi è Gesù: Salvatore, Cristo e Signore! Salvatore è colui che libera tutti da tutto ciò che li lega! Ai governanti di quel tempo piaceva usare il titolo di Salvatore. Loro stessi si attribuivano il titolo di Soter. Cristo significa unto o messia. Nell’Antico Testamento era questo il titolo che veniva dato ai re e ai profeti. Era anche il titolo del futuro Messia che avrebbe compiuto le promesse di Dio nei riguardi del popolo. Ciò significa che il neonato, che giace in una mangiatoia, viene a realizzare la speranza del popolo. Signore era il nome che veniva dato a Dio stesso! Qui abbiamo i tre titoli più grandi che si possano immaginare. A partire da questo annuncio della nascita di Gesù Salvatore, Cristo e Signore, ci si immagina qualcuno della categoria più elevata. E l’angelo ti dice: “Attenzione! Ti do questo segnale di riconoscimento: incontrerai un bambino in una mangiatoia, in mezzo ai poveri!”. Tu ci crederesti? Il modo in cui Dio agisce è diverso dal nostro!
- Lc 2, 13-14: Lode degli angeli: Gloria a Dio nel più alto dei cieli, Pace in terra agli uomini che egli ama.
Una moltitudine di angeli appare e scende dal cielo. È il cielo che si spiega sulla terra. Le due frasi del versetto riassumono il progetto di Dio, il suo piano. La prima dice ciò che avviene nel mondo di lassù: Gloria a Dio nel più alto dei cieli. La seconda dice ciò che succederà nel mondo qui in basso: Pace in terra agli uomini che egli ama! Se la gente potesse sperimentare ciò che veramente significa essere amati da Dio, tutto cambierebbe e la pace abiterebbe la terra. E sarebbe questa la maggior gloria per Dio che dimora nelle altezze!
- Lc 2, 15-18: I pastori vanno fino a Betlemme e raccontano la visione degli angeli.
La Parola di Dio non è un suono prodotto dalla bocca. È soprattutto un avvenimento! I pastori dicono letteralmente: “Andiamo a vedere questa parola che si è avverata e che il Signore ci ha fatto conoscere”. In ebraico, l’espressione DABAR può significare allo stesso tempo parola e cosa (avvenimento), generata dalla parola. La Parola di Dio ha forza creatrice. Compie ciò che dice. Nella creazione Dio disse: “Sia la luce!, e la luce fu” (Gen 1, 3). La parola dell’angelo ai pastori è l’avvenimento della nascita di Gesù.
- Lc 2, 19-20: Atteggiamento di Maria e dei pastori dinanzi ai fatti, dinanzi alla parola.
Luca aggiunge subito che “Maria serbava queste parole (avvenimenti) meditandole nel suo cuore”. Sono due modi di percepire ed accogliere la parola di Dio: (i) I pastori si alzano per vedere i fatti e verificare in essi il segno che era stato dato loro dall’angelo, e dopo, ritornano al loro gregge glorificando e lodando Dio per tutto ciò che avevano visto e udito. (ii) Maria, da parte sua, conservava con cura tutti questi avvenimenti nella memoria e li meditava nel suo cuore. Meditare le cose nel cuore significa ruminarle ed illuminarle con la luce della Parola di Dio, per così giungere a capire meglio tutto il loro significato per la vita.
- Lc 2, 21: La circoncisione e il nome di Gesù.
D’accordo con una norma delle legge, il piccolo Gesù viene circonciso l’ottavo giorno dopo la sua nascita (cfr. Gen 17, 12). La circoncisione era un segnale di appartenenza al popolo. Dava identità alla persona. In questa occasione ogni bambino riceveva il suo nome (cfr. Lc 1, 59-63). Il bambino riceve il nome di Gesù che gli era stato dato dall’angelo, prima di essere concepito. L’angelo aveva detto a Giuseppe che il nome del bambino doveva essere Gesù “egli salverà il suo popolo dai suoi peccati” (Mt 1, 21). Il nome di Gesù è lo stesso che Giosuè, e significa Dio salverà. Un altro nome che poco a poco sarà dato a Gesù è Cristo, che significa Unto o Messia. Gesù è il Messia atteso. Un terzo nome è Emanuele, che significa Dio con noi (Mt 1, 23). Il nome completo è Gesù Cristo Emanuele!
Ampliando l’informazione: Maria nel vangelo di Luca
- La funzione dei due primi capitoli del vangelo di Luca
Si tratta di due capitoli assai conosciuti, ma poco approfonditi. Luca li scrive imitando gli scritti del Vecchio Testamento. È come se questi due capitoli fossero gli ultimi del Vecchio Testamento per aprire la porta per l’arrivo del Nuovo Testamento. In questi capitoli Luca fa sentire il profumo di un ambiente di tenerezza e di lode. Dall’inizio alla fine, si loda e si canta la misericordia di Dio che, finalmente, viene a compiere le sue promesse. Luca ci mostra come Gesù compie l’Antico Testamento iniziando il Nuovo Testamento. E lo compie a favore dei poveri, degli anawim, di coloro che seppero attendere la sua venuta: Elisabetta, Zaccaria, Maria, Giuseppe, Simeone, Anna, i pastori. Per questo, i primi due capitoli non sono storia secondo il senso che noi oggi diamo alla storia. Fungevano molto di più come uno specchio, in cui i destinatari, i cristiani convertiti dal paganesimo, potevano scoprire chi era Gesù e come era venuto per realizzare le profezie dell’Antico Testamento, rispondendo alle più profonde aspirazioni del cuore umano. Erano anche specchio di ciò che stava avvenendo nelle comunità del tempo di Luca. Le comunità venute dal paganesimo nasceranno dalle comunità dei giudei convertiti. Ma loro erano diverse. Il Nuovo non corrispondeva a ciò che l’Antico Testamento immaginava ed attendeva. Era “il segno di contraddizione” (Lc 2, 34), causava tensione ed era fonte di molto dolore. Nell’atteggiamento di Maria, Luca presenta un modello di come le comunità potevano reagire e perseverare nel Nuovo.
- Chiave di lettura
In questi due capitoli Luca presenta Maria quale modello per la vita delle comunità. La chiave ci viene data in quell’episodio in cui una donna del popolo elogia la madre di Gesù. Gesù modifica l’elogio e dice: “Beati coloro che ascoltano la parola di Dio e la osservano” (Lc 11,27-28). Qui sta la grandezza di Maria. È nel modo in cui Maria sa rapportarsi alla Parola di Dio che le comunità contemplano il modo più corretto in cui possono porsi davanti alla Parola di Dio: accoglierla, incarnarla, viverla, approfondirla, ruminarla, farla nascere e crescere, lasciarsi plasmare da essa, anche quando non si capisce o quando ci fa soffrire. È questa la visione che soggiace ai due testi dei capitoli 1 e 2 del vangelo di Luca, che parlano di Maria, la madre di Gesù.
- Applicando la chiave ai testi
- Lc 1, 26-38: L’Annunciazione: “Si faccia in me secondo la tua parola!” Sapersi aprire, in modo che la Parola di Dio sia accolta e si incarni.
- Lc 1, 39-45: La Visitazione: “Beata colei che ha creduto!” Saper riconoscere la Parola di Dio nei fatti della vita.
- Lc 1, 46-56: Il Magnificat: “Il Signore ha fatto in me grandi cose!” Un canto sovversivo di resistenza e di speranza.
- Lc 2, 1-20: La Nascita: “Lei serbava tutte queste cose, meditandole nel suo cuore” Non c’era posto per loro. Gli emarginati accolgono la Parola.
- Lc 2, 21-32: La Presentazione: “I miei occhi hanno visto la tua salvezza!”I molti anni di vita purificano gli occhi.
- Lc 2, 33-38: Simeone ed Anna: “Una spada ti trafiggerà l’anima” Essere cristiani vuol dire essere segni di contraddizione.
- Lc 2, 39-52: A dodici anni: “Non sapevate che io devo occuparmi delle cose del Padre mio?”
Loro non capivano la Parola che venne loro detta!
I contrasti che colpiscono nel nostro testo
- Nelle tenebre della notte brilla una luce (2, 8-9).
- Il mondo lassù, il cielo sembra avvolgere il nostro mondo qui in basso (2, 13).
- La grandezza di Dio si manifesta nella debolezza di un bambino (2, 7).
- La gloria di Dio si rende presente in una mangiatoia, accanto ad animali (2, 16).
- La paura provocata dall’improvvisa apparizione dell’angelo si muta in gioia (2, 9-10).
- Le persone emarginate da tutti sono le prime invitate (2, 8).
- I pastori riconoscono Dio presente in un bambino (2, 20).
Orazione – Salmo 23 (22)
“Il Signore è il mio pastore!”
Il Signore è il mio pastore:
non manco di nulla; su pascoli erbosi mi fa riposare ad acque tranquille mi conduce.
Mi rinfranca, mi guida per il giusto cammino, per amore del suo nome.
Se dovessi camminare in una valle oscura, non temerei alcun male, perché tu sei con me.
Il tuo bastone e il tuo vincastro mi danno sicurezza.
Davanti a me tu prepari una mensa sotto gli occhi dei miei nemici; cospargi di olio il mio capo.
Il mio calice trabocca.
Felicità e grazia mi saranno compagne tutti i giorni della mia vita, e abiterò nella casa del Signore per lunghissimi anni.
Orazione finale
Signore Gesù, ti ringraziamo per la tua Parola che ci ha fatto vedere meglio la volontà del Padre. Fa’ che il tuo Spirito illumini le nostre azioni e ci comunichi la forza per eseguire quello che la Tua Parola ci ha fatto vedere. Fa’ che noi, come Maria, tua Madre, possiamo non solo ascoltare ma anche praticare la Parola. Tu che vivi e regni con il Padre nell’unità dello Spirito Santo, nei secoli dei secoli. Amen.
Domenica, 2 Gennaio 2022
II Domenica dopo Natale
Preghiera
Nel buio di una notte senza stelle, la notte del non senso, tu, Verbo della vita,
come lampo nella tempesta della dimenticanza sei entrato nei limiti del dubbio
a riparo dei confini della precarietà per nascondere la luce.
Parole fatte di silenzio e di quotidianità
le tue parole umane, foriere dei segreti dell’Altissimo: come ami lanciati nelle acque della morte per ritrovare l’uomo, inabissato nelle sue ansiose follie, e riaverlo, predato, per l’attraente fulgore del perdono.
A te, Oceano di Pace e ombra dell’eterna Gloria, io rendo grazie: mare calmo alla mia riva che aspetta l’onda, che io ti cerchi! E l’amicizia dei fratelli mi protegga quando la sera scenderà sul mio desiderio di te. Amen.
Lettura del Vangelo – Gv 1: 1-18
Il testo:
1 In principio era il Verbo, il Verbo era presso Dio e il Verbo era Dio. 2 Egli era in principio presso Dio: 3 tutto è stato fatto per mezzo di lui, e senza di lui niente è stato fatto di tutto ciò che esiste. 4 In lui era la vita e la vita era la luce degli uomini; 5 la luce splende nelle tenebre, ma le tenebre non l’hanno accolta. 6 Venne un uomo mandato da Dio e il suo nome era Giovanni. 7 Egli venne come testimone per rendere testimonianza alla luce, perché tutti credessero per mezzo di lui. 8 Egli non era la luce, ma doveva render testimonianza alla luce. 9 Veniva nel mondo la luce vera, quella che illumina ogni uomo. 10 Egli era nel mondo, e il mondo fu fatto per mezzo di lui, eppure il mondo non lo riconobbe. 11 Venne fra la sua gente, ma i suoi non l’hanno accolto. 12 A quanti però l’hanno accolto, ha dato potere di diventare figli di Dio: a quelli che credono nel suo nome, 13 i quali non da sangue, né da volere di carne, né da volere di uomo, ma da Dio sono stati generati. 14 E il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi; e noi vedemmo la sua gloria, gloria come di unigenito dal Padre, pieno di grazia e di verità. 15 Giovanni gli rende testimonianza e grida: “Ecco l’uomo di cui io dissi: Colui che viene dopo di me mi è passato avanti, perché era prima di me”. 16 Dalla sua pienezza noi tutti abbiamo ricevuto e grazia su grazia. 17 Perché la legge fu data per mezzo di Mosè, la grazia e la verità vennero per mezzo di Gesù Cristo. 18 Dio nessuno l’ha mai visto: proprio il Figlio unigenito, che è nel seno del Padre, lui lo ha rivelato.
Momento di silenzio:
Lasciamo che la voce del Verbo risuoni in noi.
Meditazione
- a) Domande per la riflessione:
- Dio che è luce ha scelto di fugare le tenebre dell’uomo, facendosi lui stesso tenebra. L’uomo è nato cieco (cfr Gv 9.1-41): la cecità è per lui la condizione creaturale. Il gesto simbolico di Gesù di raccogliere del fango per spalmarlo sugli occhi del cieco nato di Giovanni sta a dire la novità dell’incarnazione: è un gesto di nuova creazione. A quel cieco i cui occhi sono ancora ricoperti con il fango della creazione viene chiesto non un atto di fede, ma di obbedienza: andare alla piscina di Siloe che significa “inviato”. E l’inviato è Gesù. Sapremo obbedire alla Parola che ogni giorno giunge a noi?
- L’uomo cieco nel vangelo di Giovanni è un povero: non pretende nulla, non chiede nulla. Anche noi spesso viviamo la cecità quotidiana con la rassegnazione di chi non merita orizzonti diversi. Ci riconosceremo privi di tutto, perché sia anche a noi destinato il dono di Dio, dono di redenzione della carne, ma soprattutto dono di luce e di fede?
- «La legge fu data per mezzo di Mosè, la grazia e la verità vennero per mezzo di Gesù Cristo. Dio nessuno l’ha mai visto: proprio il Figlio unigenito, che è nel seno del Padre, lui lo ha rivelato» (Gv 1,17-18). L’intelligenza di ciò che accade nella storia della nostra vita ci porta ad uscire dalla cecità della presunzione e a contemplare la luce che brilla sul volto del Figlio di Dio.
- I nostri occhi, inondati di luce, aprono gli eventi. Quando riusciremo a vedere Dio tra di noi? b) Chiave di lettura:
Giovanni, un uomo che ha avuto modo di veder splendere la luce, che ha visto, udito, toccato, la luce. In principio il Verbo era: costantemente rivolto verso l’amore del Padre ne è diventato la spiegazione vera, l’unica esegesi (Gv 1,18), la rivelazione del suo amore. Nel logos era la vita e la vita era luce, ma le tenebre non l’hanno accolto. Nell’AT la rivelazione del Verbo di Dio è rivelazione di luce: ad essa corrisponde la pienezza della grazia, la grazia della grazia, che ci è data in Gesù, rivelazione dell’amore senza limiti di Dio (Gv 1,4-5, 16). Anche tutta la testimonianza dell’AT è una testimonianza di luce: da Abramo a Giovanni Battista, Dio manda testimoni della sua luce; Giovanni Battista è l’ultimo di essi: annuncia la luce che sta per venire nel mondo e riconosce in Gesù la luce attesa (Gv 1,6-8;15).
Dabar IHWH è la comunicazione di Dio con l’uomo, avvenuta per tutti coloro che Dio ha chiamato e coloro sui quali cadde, sui quali venne la parola del Signore (cfr Is 55, 10- 11). Come dice Agostino: La Parola di Dio è la vera luce.
La parola esce dalla bocca di Dio, ma conserva tutta la sua forza, è persona, crea e sostiene il mondo. Questa parola che crea e salva viene identificata con la Torah con la quale Israele intende la rivelazione divina nella sua totalità, con la Sapienza: Da Sion uscirà la legge e da Gerusalemme la parola del Signore (Is 2,3).
Il memra (aramaico) è il concetto che è servito a Giovanni per passare dal dabar al logos: nei targum il memra ha una funzione creatrice, ma soprattutto rivelatrice che si esprime in modo particolare attraverso l’immagine della luce. Nel Targum Neophiti, nel famoso poema delle quattro notti su Es 12,42 sta scritto: «La prima notte fu quella in cui IHWH si manifestò sul mondo per crearlo: il mondo era deserto e vuoto e la tenebra ricopriva la faccia dell’abisso. E il memra di IHWH era la luce che brillava». Nel Targum Jerushalaim il manoscritto 110 dice: «Con la sua parola IHWH brillava ed illuminava».
Il midrash sottolinea che la legge era prima del mondo, era vita, era luce: «Le parole della Torah sono luce per il mondo» (Midrash Dt Rabba 7.3). Figlia unigenita di Dio, la Torah è stata scritta con fuoco nero nella fiamma bianca e giace sulle ginocchia di Dio mentre Dio siede sul trono di gloria (cfr Midrash al Salmo 90.3).
Il logos-luce si fa presente nel mondo. Tutto è vita in lui: il Verbo sostituisce la Torah. Si trascendono i segni, e più che sostituzione si assiste a un adempimento. Se la Torah per il giudeo è figlia di Dio, Giovanni mostra che essa è il logos che fin dall’inizio è presso Dio, è Dio. Questo logos si fa carne: uomo, caduco, limitato, finito, mettendo la sua gloria nella carne. Egli ha messo la sua tenda, skené, tra di noi, è diventato shekinah di Dio tra di noi, e ha fatto vedere la gloria, la presenza schiacciante di Dio agli uomini. La gloria che abitava nella tenda dell’esodo (Es 40,34-38), che abitava nel tempio (1 Re 8,10), ora abita nella carne del Figlio di Dio. È una vera epifania. La shekinah diventa visibile, perché la shekinah è Cristo, luogo della presenza e della gloria divina. C’è chi ha visto la gloria di Dio: l’Unigenito pieno di grazia e di verità; lui viene a rivelarci il volto del Padre, l’unico che può farlo perché è nel seno del Padre. Da questa pienezza di vita ha origine la nuova creazione. Mosè ha dato la legge, Cristo dà la grazia e la verità, l’amore e la fedeltà. Nel Figlio si può contemplare Dio senza morire perché chi vede il Figlio vede il Padre: Gesù è l’esegesi, la narrazione della vita divina.
E il luogo di rivelazione è la sua carne. Ecco perché Giovanni dirà nel compimento dell’ora: «Noi abbiamo visto la sua gloria» (Gv 1, 14), dove per “ora della glorificazione” non si vedono altro che tenebre. La luce è nascosta nel suo dare la vita per amore degli uomini, nell’amore fino alla fine, senza tirarsi indietro, rispettando la libertà dell’uomo di crocifiggere l’Autore della vita. Dio è glorificato nel momento della passione: un amore compiuto, definitivo, senza limiti, un amore dimostrato fino alle estreme conseguenze. È il mistero della luce che si fa strada nelle tenebre, sì perché l’amore ama l’oscurità della notte: quando la vita si fa più intima e le proprie parole muoiono per vivere nel respiro delle parole della persona amata la luce è nell’amore che illumina quell’ora di espropriazione, ora in cui si perde se stessi per ritrovarsi restituiti nell’abbraccio della vita.
Preghiera
Deponi, o Gerusalemme,
la veste del lutto e dell’afflizione, rivèstiti dello splendore della gloria che ti viene da Dio per sempre. Avvolgiti nel manto della giustizia di Dio, metti sul capo il diadema di gloria dell’Eterno, perché Dio mostrerà il tuo splendore ad ogni creatura sotto il cielo. Sarai chiamata da Dio per sempre: Pace della giustizia e gloria della pietà.
Sorgi, o Gerusalemme, e sta’ in piedi sull’altura e guarda verso oriente; vedi i tuoi figli riuniti da occidente ad oriente, alla parola del Santo, esultanti per il ricordo di Dio. Dio ha stabilito di spianare ogni alta montagna e le rupi secolari, di colmare le valli e spianare la terra perché Israele proceda sicuro sotto la gloria di Dio. Anche le selve e ogni albero odoroso faranno ombra ad Israele per comando di Dio. Perché Dio ricondurrà Israele con gioia alla luce della sua gloria, con la misericordia e la giustizia che vengono da lui.
(Baruc 5, 1-9)
Contemplazione
Padre della luce, vengo a te con tutto il grido del mio esistere. Dopo passi di bene e scivolamenti nel male arrivo a capire, perché ne faccio esperienza, che da solo non esisto se non nel buio delle tenebre. Senza la tua luce non vedo nulla. Sei tu infatti la fonte della vita, tu, Sole di giustizia, che apri i miei occhi, tu la via che conduce al Padre. Oggi sei venuto tra noi, Parola eterna, come luce che continua ad attraversare le pagine della storia per offrire agli uomini i doni della grazia e della letizia nel deserto della carestia e dell’assenza: il pane e il vino del tuo Nome santo che nell’ora della croce diventeranno il segno visibile dell’amore consumato ci fanno nascere con te da quel grembo fecondo che è la Chiesa, la culla della tua vita per noi. Come Maria vogliamo restarti accanto per imparare ad essere come lei, pieni della grazia dell’Altissimo. E quando le nostre tende accoglieranno la nube dello Spirito nel fulgore di una parola pronunciata ancora carpiremo la Gloria del tuo Volto e benediremo in un silenzio adorante senza più ritrosie la Bellezza dell’essere una sola cosa con te, Verbo del Dio vivente.
Lunedì, 3 Gennaio 2022
Tempo di Natale
Preghiera
O Dio, tu hai voluto che l’umanità del Salvatore, nella sua mirabile nascita dalla Vergine Maria, non fosse sottoposta alla comune eredità dei nostri padri; fa’ che liberati dal contagio dell’antico male possiamo anche noi far parte della nuova creazione, iniziata da Cristo tuo Figlio.
Egli è Dio, e vive e regna con te…
Lettura del Vangelo – Giovanni 1, 29-34
Il giorno dopo, Giovanni vedendo Gesù venire verso di lui disse: “Ecco l’agnello di Dio, ecco colui che toglie il peccato del mondo! Ecco colui del quale io dissi: Dopo di me viene un uomo che mi è passato avanti, perché era prima di me. Io non lo conoscevo, ma sono venuto a battezzare con acqua perché egli fosse fatto conoscere a Israele”.
Giovanni rese testimonianza dicendo: “Ho visto lo Spirito scendere come una colomba dal cielo e posarsi su di lui. Io non lo conoscevo, ma chi mi ha inviato a battezzare con acqua, mi aveva detto: “L’uomo sul quale vedrai scendere e rimanere lo Spirito è colui che battezza in Spirito Santo. E io ho visto e ho reso testimonianza che questi è il Figlio di Dio”.
Riflessione
Nel Vangelo di Giovanni la storia ed il simbolo si uniscono insieme. Nel testo di oggi, il simbolismo consiste soprattutto nelle evocazioni di testi conosciuti dell’Antico Testamento che rivelano qualcosa riguardo l’identità di Gesù di Nazaret. In questi pochi versi (Gv 1, 29-34) esistono le seguenti espressioni con densità simbolica: a) Agnello di Dio; b) Togliere il peccato del mondo; c) Esisteva prima di me; d) La discesa dello Spirito sotto forma di una colomba; e) Figlio di Dio.
- Agnello di Dio. Questo titolo evocava il ricordo dell’esodo. La notte della prima Pasqua, il sangue dell’Agnello Pasquale, con cui si macchiavano le porte delle case, era per la gente segno di liberazione (Es 12, 13-14). Per i primi cristiani Gesù è il nuovo Agnello Pasquale che libera il suo popolo (1Cor 5, 7; 1Pt 1, 19; Ap 5, 6. 9).
- Togliere il peccato del mondo. Evoca una frase molto bella della profezia di Geremia: “Nessuno più avrà bisogno di insegnare al suo prossimo o ai suoi fratelli: “Riconoscerete il Signore, perché tutti mi conosceranno, dal più piccolo al più grande, dice il Signore; poiché io perdonerò la loro iniquità e non mi ricorderò più del loro peccato.” (Ger 31, 34).
- Esisteva prima di me. Evoca diversi testi dei libri sapienziali, in cui si parla della Saggezza di Dio che esisteva prima di tutte le altre creature e che era accanto a Dio, quale maestro dell’opera nella creazione dell’universo e che, alla fine, fissò la sua dimora in mezzo al popolo di Dio (Pro 8, 22-31; Eccle 24 ,1-11).
- Discesa dello Spirito sotto forma di una colomba. Evoca l’azione creatrice dove viene detto che “lo spirito di Dio aleggiava sulle acque” (Gen 1, 2). Il testo della Genesi suggerisce l’immagine di un uccello che vola sul nido. Immagine della nuova creazione in movimento grazie all’azione di Gesù.
- Figlio di Dio: è il titolo che riassume tutti gli altri. Il miglior commento di questo titolo è la spiegazione di Gesù stesso: “Gli risposero i Giudei: «Non ti lapidiamo per un’opera buona, ma per la bestemmia e perché tu, che sei uomo, ti fai Dio». Rispose loro Gesù: «Non è forse scritto nella vostra Legge: Io ho detto: voi siete dèi? Ora, se essa ha chiamato dei coloro ai quali fu rivolta la parola di Dio (e la Scrittura non può essere annullata), a colui che il Padre ha consacrato e mandato nel mondo, voi dite: Tu bestemmi, perché ho detto: Sono Figlio di Dio? Se non compio le opere del Padre mio, non credetemi; ma se le compio, anche se non volete credere a me, credete almeno alle opere, perché sappiate e conosciate che il Padre è in me e io nel Padre.»” (Gv 10, 33- 38)
Per un confronto personale
- Gesù ha offerto se stesso, completamente, per tutta l’umanità, ed io cosa posso offrire per aiutare il mio prossimo?
- Anche noi abbiamo ricevuto lo Spirito Santo. Quanto sono conscio che sono il suo tempio?
Preghiera finale
Cantate al Signore un canto nuovo, perché ha compiuto prodigi. Gli ha dato vittoria la sua destra e il suo braccio santo. (Sal 97)
Martedì, 4 Gennaio 2022
Tempo di Natale
Preghiera
O Padre, Tu che sei Dio onnipotente e misericordioso, accogli la preghiera di noi tuoi figli; il Salvatore che tu hai mandato, luce nuova all’orizzonte del mondo, sorga ancora e risplenda su tutta la nostra vita. Egli è Dio…
Lettura – Giovanni (1, 35-42)
35Il giorno dopo Giovanni stava ancora là con due dei suoi discepoli 36e, fissando lo sguardo su Gesù che passava, disse: «Ecco l’agnello di Dio!». 37E i suoi due discepoli, sentendolo parlare così, seguirono Gesù. 38Gesù allora si voltò e, osservando che essi lo seguivano, disse loro: «Che cosa cercate?». Gli risposero: «Rabbì – che, tradotto, significa Maestro, dove dimori?». 39Disse loro: «Venite e vedrete». Andarono dunque e videro dove egli dimorava e quel giorno rimasero con lui; erano circa le quattro del pomeriggio.
40Uno dei due che avevano udito le parole di Giovanni e lo avevano seguito, era Andrea, fratello di Simon Pietro. 41Egli incontrò per primo suo fratello Simone e gli disse:
«Abbiamo trovato il Messia» – che si traduce Cristo – 42e lo condusse da Gesù. Fissandolo sguardo su di lui, Gesù disse: «Tu sei Simone, il figlio di Giovanni; sarai chiamato Cefa» – che significa Pietro.
Meditazione
- Nel primo capitolo del suo Vangelo, Giovanni ci conduce attraverso una specie di viaggio temporale, lungo una settimana, scandito dal ripetersi, per tre volte, dell’espressione “il giorno dopo” (vv. 29, 35 e 43). Il nostro brano ci pone nel secondo di questi momenti, quello centrale e quindi quello più importante, caratterizzato dal passaggio fisico e spirituale dei primi discepoli da Giovanni a Gesù. E’ il “giorno dopo” dell’incontro, della scelta, della sequela.
- La nostra scena è attraversata e resa viva da uno scambio molto intenso di sguardi: da Giovanni a Gesù (v. 35); da Gesù ai due discepoli (v. 38); dai discepoli a Gesù (vv. 38- 39); e infine è di nuovo Gesù che rivolge a noi il suo sguardo, nella persona di Pietro (v. 42).
- L’evangelista utilizza verbi diversi tra loro, ma tutti carichi di sfumature, di intensità; non si tratta di sguardi superficiali, distratti, fuggevoli, ma piuttosto di contatti profondi, intensi, che partono dal cuore, dall’anima. E’ così che Gesù, il Signore, guarda ai suoi discepoli e a noi; è così che, a nostra volta, dovremmo imparare a guardare Lui. In particolare è bello il verbo che apre e chiude il brano, “fissare lo sguardo”, che significa, alla lettera “guardare dentro”.
- Gesù sta camminando lungo il mare, lungo le rive della nostra vita; è così che Giovanni lo fotografa, lo fissa, usando il verbo al participio per dirci che, in fondo, Gesù, ancora oggi sta passando accanto a noi, come in quel giorno. Anche la nostra vita può essere visitata e attraversata da Lui; la nostra terra può accogliere le impronte dei suoi passi.
- Forse il centro del brano sta precisamente nel movimento di Gesù; dapprima Egli cammina, poi si volta e si ferma, con lo sguardo, col cuore, sulla vita dei due discepoli. Gesù “si volta”, cioè cambia, si adatta, lascia la sua condizione di prima e ne assume un’altra. Gesù qui ci viene rivelato come Dio incarnato, Dio sceso in mezzo a noi, fatto uomo. Si è voltato dal seno del Padre e si è rivolto verso di noi.
- E’ bello vedere come il Signore ci coinvolga nei suoi movimenti, nella sua stessa vita; Egli, infatti, invita i due discepoli a “venire e vedere”. Non si può stare fermi, quando si è incontrato il Signore; la sua presenza ci mette in movimento, ci fa alzare dalle nostre vecchie posizioni e ci fa correre. Proviamo a raccogliere tutti i verbi riferiti ai discepoli in questo brano: “seguirono” (v. 37); “lo seguivano” (v. 38); “andarono… videro… rimasero con Lui” (v. 39).
- La prima parte del brano si chiude con l’esperienza bellissima dei primi due discepoli che rimangono con Gesù; l’hanno seguito, sono entrati in casa sua e si sono fermati presso di Lui. E’ il percorso di salvezza, di felicità vera, che viene offerto anche a noi. Basta solo accettare di rimanere, di stare fermi, saldi, decisi, innamorati, senza più volgersi di qua e di là, verso l’uno o l’altro maestro del momento, l’uno o l’altro amore nuovo della vita. Perché quando c’è Gesù, il Signore, quando si è stati invitati da Lui, davvero non manca più nulla.
Alcune domande
- La scansione temporale di questa parte del Vangelo, con i suoi “il giorno dopo” ci fa capire che il Signore non è una realtà astratta e distante, ma Lui entra nei nostri giorni, nei nostri anni che passano, nella nostra esistenza concreta. Mi sento disposto ad aprirea Lui il mio tempo, a condividere con Lui la mia vita? Sono pronto a consegnare nelle sue mani il mio presente, il mio futuro, perché sia Lui a guidare ogni mio “giorno dopo”?
- I discepoli compiono un bellissimo cammino spirituale, evidenziato dai verbi “udirono, seguirono, videro, rimasero”. Non voglio, anch’io, iniziare questa bella avventura con Gesù? Ho le orecchie aperte per udire, per ascoltare in profondità e cosìpoter dare anch’io la mia risposta positiva all’Amore del Padre che vuole raggiungermi? Sento nascere in me la gioia di poter cominciare un cammino nuovo, camminando dietro a Gesù? E poi, ho gli occhi del cuore spalancati per iniziare a vedere veramente ciò chemi accade dentro e attorno e per riconoscere in ogni avvenimento la presenza del Signore?
- Pietro riceve un nome nuovo da Gesù; la sua vita viene completamente trasformata. Me la sento, oggi, di consegnare al Padre il mio nome, la mia vita, la mia persona tutta, così com’è, perché Lui possa di nuovo generarmi come figlio, come figlia, chiamandomi col nome che Lui, nel suo Amore infinito, ha pensato per me?
Preghiera finale
Il Signore è il mio pastore, non manco di nulla; su pascoli erbosi mi fa riposare, ad acque tranquille mi conduce.
Rinfranca l’anima mia, mi guida per il giusto cammino a motivo del suo nome.
Anche se vado per una valle oscura, non temo alcun male, perché tu sei con me.
(dal Salmo 23)
Mercoledì, 5 Gennaio 2022
Tempo di Natale
Preghiera
O Dio, che nella nascita del tuo unico Figlio hai dato mirabile principio alla nostra redenzione, rafforza la fede del tuo popolo, perché sotto la guida del Cristo giunga alla meta della gloria eterna. Egli è Dio, e vive e regna con te…
Lettura del Vangelo – Giovanni 1, 43-51
In quel tempo, Gesù aveva stabilito di partire per la Galilea; incontrò Filippo e gli disse: “Seguimi”. Filippo era di Betsaida, la città di Andrea e di Pietro.
Filippo incontrò Natanaele e gli disse: “Abbiamo trovato colui del quale hanno scritto Mosè nella Legge e i Profeti, Gesù, figlio di Giuseppe di Nazaret”. Natanaele esclamò; “Da Nazaret può mai venire qualcosa di buono?”. Filippo gli rispose: “Vieni e vedi”. Gesù intanto, visto Natanaele che gli veniva incontro, disse di lui: “Ecco davvero un Israelita in cui non c’è falsità”. Natanaele gli domandò: “Come mi conosci?”. Gli rispose Gesù: “Prima che Filippo ti
chiamasse, io ti ho visto quando eri sotto il fico”. Gli replicò Natanaele: “Rabbi, tu sei il Figlio di Dio, tu sei il re d’Israele!”. Gli rispose Gesù: “Perché ti ho detto che ti avevo visto sotto il fico, credi? Vedrai cose maggiori di queste!”.
Poi gli disse: “In verità, in verità vi dico: vedrete il cielo aperto e gli angeli di Dio salire e scendere sul Figlio dell’uomo”.
Riflessione
- Gesù ritornò a Galilea. Incontrò Filippo e lo chiamò dicendogli: “Seguimi!” Lo scopo della chiamata è sempre lo stesso: “seguire Gesù”. I primi cristiani cercarono di conservare i nomi dei primi discepoli, e di alcuni conservarono perfino il cognome ed il nome del luogo di origini. Filippo, Andrea e Pietro erano di Betsaida (Gv 1, 44). Natanaele era di Cana. Oggi molti dimenticano i nomi delle persone che erano all’origine della loro comunità. Ricordare i nomi è un modo di conservare l’identità.
- Filippo incontra Natanaele e parla con lui di Gesù: “Abbiamo trovato colui del quale hanno scritto Mosè nella Legge e i Profeti, Gesù, figlio di Giuseppe di Nazaret.” Gesù è colui a cui si riferisce tutta la storia dell’Antico Testamento.
- Natanaele chiede: “Da Nazaret può mai uscire qualcosa di buono?” Probabilmente nella sua domanda spunta anche la rivalità che esisteva tra i piccoli villaggi della stessa regione: Cana e Nazaret. Inoltre, secondo l’insegnamento ufficiale degli scribi, il Messia sarebbe venuto da Betlemme, in Giudea. Non poteva venire da Nazaret in Galilea (Gv 7, 41-42). Filippo da la stessa risposta che Gesù aveva dato agli altri due discepoli: “Venite e vedete voi stessi!” Non è imponendo, bensì vedendo che le persone si convincono. Di nuovo lo stesso cammino: incontrare, sperimentare, condividere, testimoniare, condurre verso Gesù!
- Gesù vede Natanaele e dice: “Ecco un Israelita autentico, in cui non c’è inganno”. Ed afferma che già lo conosceva quando era sotto il fico. Come poteva essere Natanaele un “israelita autentico” se non accettava Gesù in qualità di Messia? Natanaele “era sotto il fico”. Il fico era il simbolo di Israele (cf. Mi 4, 4; Zc 3, 10; 1Re 5, 5). Israelita autentico è colui che sa disfarsi delle sue proprie idee quando percepisce che non concordano con il progetto di Dio. L’israelita che non è disposto ad operare questa conversione non è né autentico, né onesto. Natanaele è autentico. Lui aspettava il messia secondo l’insegnamento ufficiale dell’epoca. (Gv 7, 41-42. 52). Per questo, all’inizio, non accettava un messia venuto da Nazaret. Ma l’incontro con Gesù lo aiutò a capire che il progetto di Dio non sempre è come la gente immagina o desidera che
sia. Lui riconosce il suo inganno, cambia idea, accetta Gesù come messia e confessa: “Maestro, tu sei il Figlio di Dio: tu sei il re di Israele!” La confessione di Natanaele è appena l’inizio: Chi sarà fedele, vedrà il cielo aperto e gli angeli salire e scendere sopra il Figlio dell’uomo. Sperimenterà che Gesù è il nuovo legame tra Dio e noi, esseri umani. E’ il sogno di Giacobbe divenuto realtà (Gen 28, 10-22).
Per un confronto personale
- Qual è il titolo di Gesù che più ti piace? Perché?
- Hai avuto un intermediario tra te e Gesù?
Preghiera finale
Buono è il Signore, eterna la sua misericordia,
la sua fedeltà per ogni generazione. (Sal 99)
Giovedì, 6 Gennaio 2022
Epifania del Signore
In silenzio davanti a Dio
L’ascolto orante della Parola esige attenzione, esige che il tuo ascolto sia orientato a Dio solo con tutta la disponibilità di cui il tuo cuore è capace. La qualità della preghiera dipende molto dall’attenzione che vi poniamo. É stato detto che l’attenzione è «l’essenza della preghiera». Se la tua ricerca di Dio è sincera, onesta, corretta, non potrai non incontrare Dio. Oggi, in questa domenica in cui Dio viene manifestato come luce degli uomini, vogliamo chiedere al Signore «la passione di ascoltarlo» con le parole della beata Elisabetta della Trinità: «O Verbo eterno, Parola del mio Dio, voglio passare la mia vita ad ascoltarvi, voglio farmi tutta docilità per imparare tutto da voi. Poi, attraverso tutte le notti, tutti i vuoti, tutte le impotenze, voglio fissare sempre voi e restare sotto la vostra grande luce» (Elevazione alla Santissima Trinità, 21 novembre 1904)
La Parola s’illumina
Il contesto del brano:
Se nel primo capitolo del vangelo di Matteo l’intento dell’evangelista è di mostrare l’identità di Gesù (chi è Gesù) nel secondo il mistero della figura di Gesù viene collegato con alcuni luoghi che segnano gli inizi della sua vita terrestre.
Il brano liturgico di questa domenica forma l’inizio del capitolo 2 di Matteo (2, 1- 29) al quale seguono altri tre quadri narrativi: la fuga in Egitto (2, 13-15); la strage degli innocenti (2, 16-18) e il ritorno dall’Egitto (2, 19-23).
Per una migliore comprensione del messaggio in 2, 1-13 risulta più proficuo suddividere il racconto dei Magi in due parti seguendo il criterio del cambiamento dei luoghi: Gerusalemme (2, 1-6) e Betlemme (2, 7-12). Da notare che nel cuore della storia dei Magi troviamo una citazione biblica che focalizza l’importanza di Betlemme in questo periodo dell’infanzia di Gesù:
«E tu, Betlemme, terra di Giuda, non sei davvero l’ultima delle città di Giuda: da te, infatti, uscirà un capo che sarà il pastore del mio popolo, Israele.» (Mt 2, 6)
Le due città costituiscono lo sfondo di questa vicenda dei Magi e accomunate da due fili tematici: la stella (vv. 2. 7. 9. 10) e l’adorazione del bambino (vv. 2. 11). Il testo: Matteo 2, 1-12
1Gesù nacque a Betlemme di Giudea, al tempo del re Erode. Alcuni Magi giunsero da oriente a Gerusalemme e domandavano: 2«Dov’è il re dei Giudei che è nato? Abbiamo visto sorgere la sua stella e siamo venuti per adorarlo». 3All’udire queste parole, il re Erode restò turbato e con lui tutta Gerusalemme. 4Riuniti tutti i sommi sacerdoti e gli scribi del popolo, s’informava da loro sul luogo in cui doveva nascere il Messia. 5Gli risposero: «A Betlemme di Giudea, perché così è scritto per mezzo del profeta:
6E Tu, Betlemme, terra di Giuda, non sei davvero il più piccolo capoluogo di Giuda da te uscirà infatti un capo che pascerà il mio popolo, Israele».
7Allora Erode, chiamati segretamente i Magi, si fece dire con esattezza da loro il tempo in cui era apparsa la stella 8e li inviò a Betlemme esortandoli: «Andate e informatevi
accuratamente del bambino e, quando l’avrete trovato, fatemelo sapere, perché anch’io venga ad adorarlo».
9Udite le parole del re, essi partirono. Ed ecco la stella, che avevano visto nel suo sorgere, li precedeva, finché giunse e si fermò sopra il luogo dove si trovava il bambino. 10Al vedere la stella, essi provarono una grandissima gioia. 11Entrati nella casa, videro il bambino con Maria sua madre, e prostratisi lo adorarono. Poi aprirono i loro scrigni e gli offrirono in dono oro, incenso e mirra. 12Avvertiti poi in sogno di non tornare da Erode, per un’altra strada fecero ritorno al loro paese.
In silenzio davanti a Dio
Mettiti con semplicità davanti a Dio, immerso in un profondo silenzio interiore; lascia da parte ogni curiosità di pensiero e immaginazione; apri il tuo cuore alla forza della Parola di Dio.
Per una lettura attenta
Il simbolismo della stella:
I Magi, astrologi orientali, dediti alla scienza astrologica e alla predizione del destino, spesso interrogavano gli astri. Ora giunti a Gerusalemme dicono che hanno «visto la sua stella nel sorgere». Il termine «sorgere», in greco anatolê, significa, senza articolo, l’Oriente (il punto cardinale dove sorge il sole); ma nel testo greco c’è l’articolo e questo significa il sorgere di un vero e proprio astro. Una conferma ci viene da un testo biblico: «sorgerà un astro da Giacobbe e si leverà un uomo da Israele» (Num 24, 17). La stella diventa figura del nuovo re appena nato e li guida al luogo in cui egli è nato e si trova. Interessante è notare che questa stella, non è visibile a Gerusalemme ma torna ad apparire ai Magi mentre essi si allontanano dalla città. La stella è, davvero, l’elemento più significativo del racconto.
Innanzitutto i Magi nel loro lungo cammino non hanno seguito la stella ma piuttosto l’hanno vista sorgere e subito l’hanno collegata con la nascita del messia. Inoltre il viaggio non era verso l’ignoto ma aveva come meta, Gerusalemme, città verso cui convergono in pellegrinaggio tutti i popoli secondo il profeta Isaia.
La città a questa notizia dei magi venuti per adorare il Messia è scossa e si agita. Gli abitanti di Gerusalemme non sembrano entusiasti e non si preoccupano minimamente di rendere omaggio al «nato re dei Giudei». Addirittura Erode progetta di ucciderlo.
Eppure in Is 60, 1-6 la città di Gerusalemme è chiamata ad «alzarsi ed accogliere la gloria del
Signore» ora in Mt 2, 2 si assiste ad una reazione di rifiuto da parte del re e di Gerusalemme nei confronti del Messia nato a Betlemme. Tale atteggiamento prefigura l’inizio delle ostilità che porteranno Gesù ad essere condannato proprio a Gerusalemme. Nonostante tale reazione che impedisce ai Magi di accedere alla salvezza proprio nella città eletta per essere strumento di comunione di tutti i popoli con Dio, gli eventi della nascita di Gesù si spostano a Betlemme. Dio che guida gli eventi della storia fa ripartire da Gerusalemme i Magi che si rimettono in cammino e trovano il Messia, nella città che fu la patria di Davide, Betlemme. In questa città Davide aveva ricevuto l’investitura regale con l’unzione da parte di Samuele, ora, invece, il nuovo re riceve un’investitura divina: non con olio ma in Spirito Santo (1, 18.20). In questa città ora salgono i popoli, rappresentati dai magi, per contemplare l’Emmanuel, il Dio con noi, e per fare esperienza di pace e di fede.
Il simbolismo del cammino dei Magi:
- Un cammino irto di difficoltà, ma alla fine giunge al successo
Il movente del loro itinerario è l’apparire di una stella, collegata alla nascita di un nuovo re:
«abbiamo visto sorgere la sua stella». La stella è qui solo un segno, un indizio che comunica ai Magi l’iniziativa di mettersi in cammino. All’inizio saranno stati spinti da curiosità ma che, in seguito, si è trasformata in desiderio di ricerca e di scoperta. Sta di fatto che quell’indizio della stella ha smosso dei personaggi e li ha spinti a cercare per trovare una risposta: forse a un desiderio profondo? Chi lo sa! Il testo ci mostra che i Magi hanno nel cuore una domanda e che non temono di ripeterla, rendendosi inopportuni: «Dov’è il re dei Giudei?»
La domanda la pongono al re Erode e, indirettamente, alla città di Gerusalemme. La risposta viene data dagli esperti, sommi sacerdoti, scribi: è necessario cercare il nuovo re a Betlemme di Giudea, perché così ha profetizzato Isaia: «E tu Betlemme, terra di Giuda, non sei davvero il più piccolo capoluogo di Giuda: da te uscirà infatti un capo che pascerà il mio popolo Israele» (Mt 2,6). Il testo profetico viene incontro alle difficoltà dei Magi: la Parola di Dio diventa luce al loro cammino.
In forza di quella informazione, attinta alla profezia isaiana, e confortati dal riapparire della stella i Magi riprendono il loro cammino avendo come meta, Betlemme. La stella che li guida si ferma sulla casa in cui si trova Gesù. É strano che coloro che abitano a Betlemme o nei dintorni della casa in cui si trova Gesù non vedono quel segno. Inoltre quelli che possiedono la scienza delle Scritture conoscono la notizia della nascita del nuovo re d’Israele, ma non si muovono per andarlo a cercare. Anzi, la richiesta dei Magi aveva, piuttosto, provocato nei loro cuori paura e turbamento. In definitiva, coloro che sono vicino all’evento della nascita di Gesù non si accorgono dell’accaduto, mentre i lontani, dopo aver percorso un cammino accidentato, alla fine trovano ciò che cercavano. Ma, in realtà, cosa vedono gli occhi dei Magi: un bambino con sua madre all’interno di una povera casa. L’astro che li accompagnava era, in definitiva, quel semplice e povero bambino, nel quale riconoscono il re dei Giudei.
Si prostrano davanti a Lui e gli offrono dei doni simbolici: l’oro (perché si tratta di un re); l’incenso (perché dietro l’umanità di quel bambino è presente la divinità); mirra (quell’astro è un uomo autentico, destinato a morire).
- Il cammino dei Magi: un cammino di fede:
Non é errato pensare che quello dei Magi sia stato un autentico cammino di fede, anzi è stato l’itinerario di coloro che, pur non appartenendo al popolo eletto, hanno trovato Cristo. All’inizio di un cammino c’è sempre un segno che chiede di essere visto lì dove ogni uomo vive e s’impegna. I Magi hanno scrutato il cielo, per la Bibbia sede della divinità, e da lì hanno avuto un segno: una stella. Ma per iniziare un percorso di fede non basta scrutare i segni della presenza del divino. Un segno ha la funzione di suscitare il desiderio che richiede per realizzarsi un arco di tempo, un cammino di ricerca, un’attesa. É significativa l’espressione con cui Edith Stein descrive il suo cammino di fede: «Dio è la verità. Chi cerca la verità, cerca Dio, consapevolmente o no».
Un vero desiderio provoca domande. I Magi, intanto, trovano Gesù perché hanno nel cuore degli interrogativi forti. Tale esperienza d’incontro con Gesù è, davvero, una provocazione per la pastorale: si impone la necessità di non privilegiare una catechesi fatta di certezze o preoccupate di offrire delle risposte prefabbricate quanto di destare nell’uomo di oggi domande significative sulle questioni cruciali dell’umanità. É quanto suggerisce un vescovo del centro Italia in una lettera pastorale: «Presentare Cristo e il Vangelo in connessione coi problemi fondamentali dell’esistenza umana (vita- morte, peccato-male, giustizia-povertà, speranza-delusione, carità-odio, rapporti interpersonali familiari, sociali, internazionali…), onde evitare la sfasatura tra le domande dell’umanità e le nostre risposte» (Lucio Maria Renna).
La risposta, come ci insegna l’esperienza dei Magi, và trovata nella Bibbia. E non si tratta solo di una conoscenza intellettuale o di un sapere circa il contenuto delle Scritture, come nel caso degli scribi, ma un accostarsi ad essa guidato dal desiderio, dalla domanda. Per i Magi quell’indicazione attinta alle S.Scritture fu illuminante per compiere l’ultima tappa del loro cammino: Betlemme. Inoltre la parola di Dio permise loro di vedere nei segni umili di una casa, del bambino con Maria, sua madre, il re dei Giudei, l’atteso d’Israele.
I Magi lo adorano e scoprono in Gesù colui che avevano lungamente cercato. Il lettore. da un lato, è sorpreso dalla sproporzione esistente tra i gesti e i doni dei Magi e la realtà umile che si presenta ai loro occhi; ma, dall’altro, è sicuro che quel bambino che i Magi, adorano è proprio il Figlio di Dio, l’atteso Salvatore del mondo. E così l’itinerario diventa l’itinerario di ogni lettore che legge questa storia significativa dei Magi: chi cerca, anche se è lontano da Dio, può trovarlo. Coloro, invece, che presumono di sapere tutto Dio e credono di avere assicurata la salvezza, rischiano di privarsi dell’incontro con Lui. In una catechesi tenuta a Colonia in occasione della XX Giornata mondiale della Gioventù così si esprime l’arcivescovo Bruno Forte: «i Magi rappresentano tutti i cercatori della verità, pronti a vivere l’esistenza come esodo, in cammino verso l’incontro con la luce che viene dall’alto».
Inoltre l’esperienza dei Magi ci insegna che in ogni cultura, in ogni uomo ci sono attese profonde che chiedono di essere colmate. Da qui la responsabilità di leggere i segni di Dio presenti nella storia degli uomini.
Per meditare
- Dopo la lettura di questo brano del vangelo sono disponibile a rivivere il cammino dei magi?
- Quale difficoltà incontri nella conoscenza profonda di Cristo Gesù? Come puoi superarle?
- Nel tua ricerca della verità sai affidarti, metterti in cammino e in ascolto di Dio?
- Alla luce della Parola, che cosa puoi cambiare nella tua vita?
Salmo 71
É un salmo regale, composto per festeggiare il re nel giorno in cui sale al trono. La primitiva comunità cristiana non ha avuto alcun dubbio a vedere in queste immagini il ritratto del Messia.
Dio, dà al re il tuo giudizio, al figlio del re la tua giustizia; regga con giustizia il tuo popolo e i tuoi poveri con rettitudine.
Le montagne portino pace al popolo e le colline giustizia.
Ai miseri del suo popolo renderà giustizia, salverà i figli dei poveri e abbatterà l’oppressore.
Il suo regno durerà quanto il sole, quanto la luna, per tutti i secoli.
Scenderà come pioggia sull’erba, come acqua che irrora la terra.
Nei suoi giorni fiorirà la giustizia e annonderà la pace,
finché non si spenga la luna. E dominerà da mare a mare, dal fiume sino ai confini della terra.
A lui si piegheranno gli abitanti del deserto, lambiranno la polvere i suoi nemici.
I re di Tarsis e delle isole porteranno offerte, i re degli Arabi e di Saba offriranno tributi.
A lui tutti i re si prostreranno, lo serviranno tutte le nazioni. Dossologia
Anche noi ti rendiamo la gloria, Padre santo il cui nome è sublime; con il Figlio e lo Spirito santo sempre gloria nei secoli eterni.
Preghiera finale
Sì, Amen!
Te lo diciamo, o Padre, con tutto il cuore sintonizzati al cuore del tuo Figlio e della Vergine Maria.
Te lo diciamo con tutta la Chiesa e per tutto il genere umano.
Fà che, radunati nell’amore, dopo il «sì» nell’ora della croce possiamo con voce unanime, in possente coro, in silente splendore, cantarlo eternamente nel santuario del cielo. Amen! Alleluia! (Anna Maria Canopi)
Venerdì, 7 Gennaio 2022
Tempo di Natale
Preghiera
Lo splendore della tua gloria illumini, Signore, i nostri cuori, perché attraverso le tenebre di questo mondo possiamo giungere alla luce della tua dimora. Per il nostro Signore Gesù Cristo…
Lettura del Vangelo – Matteo 4, 12-17. 23-25
In quel tempo, avendo saputo che Giovanni era stato arrestato, Gesù si ritirò nella Galilea e, lasciata Nazaret, venne ad abitare a Cafarnao, presso il mare, nel territorio di Zabulon e di Neftali, perché si adempisse ciò che era stato detto per mezzo del profeta Isaia: ‘‘Il paese di
Zabulon e il paese di Neftali, sulla via del mare, al di là del Giordano, Galilea delle genti; il popolo immerso nelle tenebre ha visto una grande luce; su quelli che dimoravano in terra e ombra di morte una luce si è levata’’.
Da allora Gesù cominciò a predicare e a dire: “Convertitevi, perché il regno dei cieli è vicino”.
Gesù percorreva tutta la Galilea, insegnando nelle loro sinagoghe e predicando la buona novella del regno e curando ogni sorta di malattie e di infermità nel popolo.
La sua fama si sparse per tutta la Siria e così condussero a lui tutti i malati, tormentati da varie malattie e dolori, indemoniati, epilettici e paralitici; ed egli li guariva. E grandi folle cominciarono a seguirlo dalla Galilea, dalla Decapoli, da Gerusalemme, dalla Giudea e da oltre il Giordano.
Riflessione
Una breve informazione sull’obiettivo del Vangelo di Matteo. Il Vangelo di Matteo è stato scritto nella seconda metà del primo secolo per animare le piccole e fragili comunità di giudei convertiti che vivevano nella regione della Galilea e della Siria. Soffrivano persecuzioni e minacce da parte dei fratelli giudei per aver accettato Gesù come Messia e per aver accolto i pagani. Per rafforzarli nella fede, il vangelo di Matteo insiste nel dire che Gesù è realmente il Messia e che la salvezza che Gesù viene a portare non è solo per i giudei, ma per tutta l’umanità. All’inizio del suo vangelo, nella genealogia, Matteo indica già questa vocazione universale di Gesù, poiché essendo “Figlio di Abramo” (Mt 1,1.17) sarà “fonte di benedizione per tutte le nazioni del mondo” (cf Gen 12,3). Nella visita dei magi, venuti dall’Oriente, suggerisce di nuovo che la salvezza si dirige ai pagani (Mt 2,1-12). Nel testo del vangelo di oggi, mostra che la luce che brilla nella “Galilea dei Gentili” brilla anche fuori della frontiera di Israele, nella Decapolis ed oltre il Giordano (Mt 4,12-25). Più avanti, nel Discorso della Montagna, Gesù dirà che la vocazione della comunità cristiana è quella di essere “sale della terra e luce del mondo” (Mt 5,13-14) e chiede di amare i nemici (Mt 5, 43-48). Gesù è il Servo di Dio che annuncia il diritto alle nazioni (Mt 12, 18). Aiutato dalla donna Cananea, Gesù stesso supera le frontiere della razza (Mt 15, 21-28). Supera anche le leggi della purezza che impedivano l’apertura del Vangelo ai pagani (Mt 15, 1-20). Ed alla fine, quando Gesù manda i suoi discepoli a tutte le nazioni, l’universalità della salvezza è ancora più chiara (Mt 28, 19-20). Allo stesso modo, le comunità sono chiamate ad aprirsi a tutti, senza escludere nessuno, poiché tutti sono chiamati a vivere come figli e figlie di Dio.
- Il vangelo di oggi descrive come è iniziata questa missione universale. La notizia della prigione di Giovanni Battista spinse Gesù ad iniziare la sua predicazione. Giovanni aveva detto: “Pentitevi, perché il Regno di Dio è vicino!” (Mt 3,2). Per questo fu fatto prigioniero da Erode. Quando Gesù seppe che Giovanni era stato imprigionato, ritornò in Galilea annunciando lo stesso messaggio: “Pentitevi, perché il Regno di Dio è vicino!” (Mt 4, 17) Detto con altre parole, fin dall’inizio, la predicazione del vangelo recò rischi, ma Gesù non si lasciò spaventare. Così, Matteo incoraggia le comunità che stavano correndo gli stessi rischi di persecuzione. Cita il testo di Isaia: “La moltitudine che giaceva nelle tenebre vide una grande luce!” Come Gesù, anche le comunità sono chiamate ad essere “luce delle genti”.
- Gesù cominciò l’annuncio della Buona Notizia andando in tutta la Galilea. Non rimane fermo, sperando che la gente arrivi, ma va verso la gente. Lui stesso assiste alle riunioni, nelle sinagoghe, per annunciare il suo messaggio. La gente porta i malati, gli indemoniati, e Gesù accoglie tutti, e cura. Questo servizio ai malati fa parte della Buona Notizia e rivela alla gente la presenza del Regno.
- Così la fama di Gesù si diffonde per tutta la regione, attraversa le frontiere della Galilea, penetra in Giudea, giunge fino a Gerusalemme, va oltre il Giordano e raggiunge la Siria e la Decapolis. In queste regioni si trovavano anche le comunità per cui Matteo stava scrivendo il suo vangelo. Ora, malgrado tutte le difficoltà ed i rischi, loro già sono luce che brilla nelle tenebre.
Per un confronto personale
- Sei qualche volta anche tu luce per gli altri?
- Oggi, molti si rinchiudono nella religione cattolica. Come vivere oggi l’universalità della salvezza?
Preghiera finale
Annunzierò il decreto del Signore. Egli mi ha detto: “Tu sei mio figlio, io oggi ti ho generato.” (Sal 2)
Sabato, 8 Gennaio 2022
Tempo di Natale
Preghiera
O Padre, il cui unico Figlio si è manifestato nella nostra carne mortale, concedi a noi, che lo abbiamo conosciuto come vero uomo, di essere interiormente rinnovati a sua immagine. Egli è Dio, e vive e regna con te…
Lettura – Marco 6, 34-44
In quel tempo, Gesù vide molta folla e si commosse per loro, perché erano come pecore senza pastore, e si mise a insegnare loro molte cose.
Essendosi ormai fatto tardi, gli si avvicinarono i discepoli dicendo: “Questo luogo è solitario ed è ormai tardi; congedali perciò, in modo che, andando per le campagne e i villaggi vicini, possano comprarsi da mangiare”. Ma egli rispose: “Voi stessi date loro da mangiare”. Gli dissero: “Dobbiamo andar noi a comprare duecento denari di pane e dare loro da mangiare?”. Ma egli replicò loro: “Quanti pani avete? Andate a vedere”. E accertatisi, riferirono: “Cinque pani e due pesci”. Allora ordinò loro di farli mettere tutti a sedere, a gruppi, sull’erba verde. E sedettero tutti a gruppi e gruppetti di cento e di cinquanta. Presi i cinque pani e i due pesci, levò gli occhi al cielo, pronunziò la benedizione, spezzò i pani e li diede ai discepoli perché li distribuissero; e divise i due pesci fra tutti.
Tutti mangiarono e si sfamarono, e portarono via dodici ceste piene di pezzi di pane e anche dei pesci. Quelli che avevano mangiato i pani erano cinquemila uomini.
Riflessione
- E’ sempre bene guardare il contesto in cui si trova il testo del vangelo, poiché ci illumina per scoprire meglio il senso. Poco prima (Mc 6, 17-29), Marco narra il banchetto della morte, promosso da Erode con i grandi della Galilea, nel palazzo della Capitale, durante il quale fu ucciso Giovanni Battista. Nel testo di oggi descrive il banchetto della vita, promosso da Gesù con la moltitudine affamata della Galilea lì nel deserto. Il contrasto di questo contesto è grande ed illumina il testo.
- Nel vangelo di Marco, la moltiplicazione dei pani è molto importante. Appare due volte: qui ed in Mc 8, 1-9. E Gesù stesso interroga i discepoli sulla moltiplicazione dei pani (Mc 8, 14-21). Per questo vale la pena osservare e riflettere fino a scoprire in cosa consiste esattamente questa importanza della moltiplicazione dei pani.
- Gesù aveva invitato i discepoli per riposare un poco in un luogo del deserto (Mc 6, 31). La moltitudine percepisce che Gesù era andato sull’altra riva del lago, va dietro di lui ed arriva prima (Mc 6, 33). Quando Gesù, scendendo dalla barca, vede quella moltitudine che l’aspetta, si rattrista “perchè erano come pecore senza pastore”. Questa frase evoca il salmo del buon pastore (Sal 23). Davanti alla gente senza pastore, Gesù dimentica il riposo e comincia ad insegnare, comincia ad essere pastore. Con le sue parole orienta e guida la moltitudine nel deserto della vita, e così la moltitudine poteva cantare: “Il Signore è il mio pastore! Non manco di nulla!” (Sal 23, 1).
Il tempo passava e comincia a farsi notte. I discepoli erano preoccupati e chiedono a Gesù di lasciar andare la gente. Affermano che lì nel deserto non è possibile trovare da mangiare per tanta gente. Gesù dice: “Dategli voi da mangiare!” Ma loro si spaventano: “Vuoi che andiamo a comprare pane per 200 denari?” (cioè, il salario di 200 giorni!). I discepoli cercano la soluzione fuori della moltitudine e per la moltitudine. Gesù non cerca la soluzione fuori, bensì all’interno della moltitudine e per la moltitudine, e domanda: “Quanti pani avete? Andate a vedere.” La risposta è: “Cinque pani e due pesci!” E’ poco per tanta gente! Gesù ordina alla moltitudine di sedersi in gruppi e chiede ai discepoli di distribuire i pani ed i pesci. Tutti ne mangiarono a volontà!
- E’ importante notare come descrive il fatto Marco. Dice: “Gesù prese i cinque pani e i due pesci, levò gli occhi al cielo, pronunziò la benedizione, spezzò i pani e li diede aidiscepoli perché li distribuissero”. Questo modo di parlare fa pensare le comunità a cosa? Senza dubbio, faceva pensare all’Eucaristia. Poiché queste stesse parole saranno usate (finora) nella celebrazione della Cena del Signore. Così Marco suggerisce che l’Eucaristia deve portare alla condivisione. E’ il pane di vita che da coraggio e porta adaffrontare i problemi della gente in modo diverso, non dal di fuori, ma dal di dentro.
- Nel modo di descrivere i fatti, Marco evoca la Bibbia per illuminare il senso dei fatti. Dare da mangiare alla moltitudine affamata nel deserto, fu Mosè che lo fece per primo (cf. Es 16, 1-36). Ed il chiedere alla gente di organizzarsi in gruppi di 50 o 100 ricorda il censimento del popolo nel deserto dopo l’uscita dall’Egitto (cf. Nm 1-4). Marco suggerisce così che Gesù è il nuovo Messia. La gente delle comunità conosceva l’Antico Testamento, ed a buon intenditore bastavano poche parole. Così scoprivano il mistero che circondava la persona di Gesù.
Per un confronto personale
- Gesù dimentica il riposo per poter servire la gente. Qual’è il messaggio che scopro per me?
- Se oggi condividessimo ciò che abbiamo, non ci sarebbe fame nel mondo. Cosa posso fare io?
Preghiera finale
Nei suoi giorni fiorirà la giustizia e abbonderà la pace, finché non si spenga la luna. E dominerà da mare a mare, dal fiume sino ai confini della terra. (Sal 71)
Domenica, 9 Gennaio 2022
Battesimo di Gesù
Orazione iniziale
Signore, nostro Dio e nostro Padre, ti domandiamo la conoscenza del mistero del battesimo del tuo Figlio. Donaci di comprenderlo come l’ha compreso l’evangelista Luca; come l’hanno compreso i primi cristiani. Donaci, Padre, di contemplare il mistero dell’identità di Gesù così come lo hai rivelato al momento del suo battesimo sulle acque del Giordano e che è presente nel nostro battesimo.
Signore Gesù insegnaci in questo ascolto della tua parola che cosa significhi essere figli, in Te e con Te. Tu sei il vero Cristo perché ci insegni a essere figli di Dio come te. Donaci una coscienza approfondita dell’azione dello Spirito che ci invita ad un ascolto docile e attento della tua parola.
Spirito Santo ti chiediamo di sedare le nostre angosce, i timori, le paure per essere più liberi, semplici e miti nell’ascolto della voce di Dio che si manifesta nella parola di Cristo Gesù, nostro fratello e redentore. Amen!
Lettura
Chiave di lettura:
Il racconto del battesimo di Gesù che la liturgia di questa domenica ci invita a meditare tocca una domanda cruciale della nostra fede: Chi è Gesù? Tale domanda ha ricevuto al tempo di Gesù e lungo la storia un’infinità di risposte che mostrano il tentativo da parte dell’uomo e del credente di accostarsi al mistero della persona di Gesù. In questo nostro percorso meditativo, però, vogliamo attingere alla fonte più genuina e più attendibile, la parola di Dio. Luca nel descrivere la scena del battesimo di Cristo nelle acque del Giordano non è interessato a comunicarci dei dettagli storici o concreti su tale avvenimento ma intende dare a noi che leggiamo il vangelo in questo anno liturgico i primi elementi per comprendere l’identità di Gesù.
Una divisione del testo per aiutarne la lettura:
Il brano lucano contiene due dichiarazioni sull’identità di Gesù, quella di Giovanni (3, 15-16) e quella di Dio stesso (3, 21-22).
- La prima è provocata dalla reazione del popolo alla predicazione e al battesimo di conversione di Giovanni: non sarà forse lui il messia? (3, 15). Giovanni risponde che c’è una differenza sostanziale tra il battesimo con acqua dispensato da lui e quello in «Spirito santo e fuoco» amministrato da Gesù (3, 16).
- La seconda proviene dal cielo ed è pronunciata durante il battesimo di Gesù. Sullo sfondo della scena c’è il popolo dei battezzati, da cui avanza la figura di Gesù, che, unendosi ad esso, si fa battezzare (3, 21). Il centro focale della scena non sta nell’azione battesimale, ma nei fatti che l’accompagnano: si aprono i cieli, lo Spirito scende verso di lui e si ode una voce che annuncia l’identità di Gesù (3, 22). Il testo: Luca 3, 15-16. 21-22
15 Poiché il popolo era in attesa e tutti si domandavano in cuor loro, riguardo a Giovanni,se non fosse lui il Cristo, 16 Giovanni rispose dicendo: «Io vi battezzo con acqua, ma viene uno che è più forte di me, al quale io non son degno di sciogliere neppure il legaccio dei sandali: costui vi battezzerà in Spirito Santo e fuoco». 21 Quando tutto il popolo fu battezzato e mentre Gesù, ricevuto anche lui il battesimo,stava in pregh iera, il cielo si aprì 22 e scese su di lui lo Spirito Santo in apparenza corporea, come di colomba, e vi fu una voce dal cielo: «Tu sei il mio figlio prediletto, in te mi sono compiaciuto».
Momento di silenzio orante
Nel silenzio cerca di rendere vivo nel tuo cuore la scena del vangelo che hai letto, cerca di assumerla, facendo tue le frasi lette, identificando la tua attenzione col contenuto o il significato delle frasi.
Alcune domande
per aiutarci nella meditazione e nell’orazione.
- Nel brano che hai letto quale effetto ha prodotto in te la «voce di Dio» che ha dichiarato Gesù «il» Figlio di Dio, l’unico, amato?
Questa verità è una convinzione condivisa e consapevole per te?
- Il battesimo di Gesù ti ha convinto che Dio non è lontano, chiuso nella sua trascendenza e indifferente al bisogno di salvezza dell’umanità?
- Non ti stupisce il fatto che Gesù scende nelle acque del Giordano a ricevere anche lui il battesimo di penitenza, diventando solidale con i peccatori, lui che peccato non ha?
- Gesù non è un peccatore, ma non si rifiuta di solidarizzare con l’umanità peccatrice. Sei convinto che la salvezza inizia mediante la legge della solidarietà?
- Tu che sei stato battezzato nel nome di Cristo, «in Spirito Santo e fuoco», sai di essere chiamato a sperimentare la solidarietà di Dio con la tua storia personale, così che essa non sia più solidale con il peccato che isola e divide, ma con l’amore che unisce?
Una chiave di lettura
per coloro che desiderano approfondire la lettura.
Il contesto del battesimo di Gesù
Dopo i racconti dell’infanzia e in preparazione all’attività pubblica di Gesù, Luca narra gli eventi riguardanti l’attività di Giovanni Battista, il battesimo di Gesù, le tentazioni di Gesù; quest’insieme introduce l’attività vera e propria di Gesù e ne dà il senso. L’evangelista concentra in un quadro unico e completo tutta l’attività di Giovanni: dall’inizio della predicazione sulle rive del Giordano (3, 3-18) fino all’arresto voluto da Erode Antipa (3, 19-20). Quando Gesù compare sulla scena in 3, 21 per essere battezzato Giovanni non è più menzionato. Con questa omissione Luca rende esplicita la sua lettura della storia salvifica: Giovanni è l’ultima voce profetica della promessa veterotestamentaria. Ora il centro della storia è Gesù, è lui che dà inizio al tempo della salvezza e che si prolunga nel tempo della chiesa.
Un elemento non trascurabile per la comprensione di questi avvenimenti che precedono l’attività di Giovanni Battista e di Gesù è la descrizione geografica e politica della Palestina negli anni trenta. L’evangelista vuole dare una dimensione storica e un significato teologico alla vicenda di Gesù. Vuole dire che non è il potere politico mondiale (rappresentato da Tiberio Cesare) o quello religioso (i sommi sacerdoti) che dà valore e senso agli avvenimenti dell’umanità; è piuttosto «la Parola di Dio che scende su Giovanni, figlio di Zaccaria nel deserto» (Lc 1, 2). Per Luca, la novità o la svolta della storia inaugurata da Gesù s’inserisce in questo contesto o situazione politica di dominio e di potere profano e religioso. Altre volte, nei racconti dei profeti, la parola di Dio era stata rivolta a particolari situazioni storico-politiche, ma in Giovanni risuona con una certa urgenza: Dio viene nella figura di Gesù. Così che la Parola di Dio chiama dal deserto Giovanni Battista per essere inviato al popolo d’Israele. Il compito di quest’ultimo profeta dell’antico testamento è quello di preparare la venuta del Signore in mezzo al suo popolo (Lc 1, 16-17. 76). Tale ruolo si concretizza nel preparare tutti a ricevere con il
battesimo di conversione il perdono di Dio (Ger 3, 34; Ez 36, 25) e che implica un
cambiamento del proprio modo di vedere il rapporto con Dio. Cambiare vita significa praticare la fraternità e la giustizia secondo l’insegnamento dei profeti (Lc 3, 10-14). Bando al perbenismo religioso o sociale il lettore del vangelo di Luca è invitato ad aprirsi alla persona di Gesù, il messia salvatore.
Inoltre Luca ci tiene a sottolineare che il profeta Giovanni non ha avuto alcuna pretesa di essere concorrente della figura di Gesù. Anzi il profeta del Giordano si è percepito completamente subordinato alla persona di Gesù: «al quale non sono degno di sciogliere il legaccio dei sandali» (3, 16). Non solo, Gesù è il più forte perché dà lo Spirito.
L’attività di Giovanni ha un esito violento, alla maniera dei profeti classici. L’autenticità di un profeta emerge dalla sua libertà nei confronti del potere politico: infatti, denuncia con coraggio le malvagità commesse da Erode nella vita del popolo. Dinanzi all’appello del profeta ci sono due risposte diverse: il popolo e i peccatori si convertono, mentre i potenti rispondono con la violenza repressiva. Giovanni termina il percorso della sua esistenza in carcere. Con questo episodio tragico Giovanni anticipa il destino di Gesù rifiutato e ucciso ma che diventa punto di riferimento per tutti coloro che sono perseguitati dal potere repressivo.
Infine il Giordano è il luogo fisico della predicazione di Giovanni. É intenzione di Luca creare un legame stretto tra questo fiume e il Battista: Gesù non vi comparirà mai più dopo il suo battesimo, così come Giovanni non sconfinerà mai nelle regioni della Galilea e della Giudea, perché luoghi legati riservati all’attività di Gesù. Commento del testo
- Le parole del Battista su Gesù: Lc 3, 15-16
Nel primo quadro del brano evangelico della liturgia odierna Giovanni con parole di sapore profetico afferma che c’è «uno più forte» di lui che sta per venire. Si tratta della risposta del profeta del Giordano all’opinione delle folle che lui fosse il Cristo. Le folle qui ricevono il nome di popolo in attesa, per Luca Israele è considerato un popolo ben disposto o preparato a ricevere la salvezza messianica (almeno prima della crocifissione). Le parole di Giovanni attingono alle immagini dell’antico testamento e hanno la funzione di esaltare il personaggio misterioso del quale sta annunciando l’imminenza della venuta: «ma viene uno più forte di me» (3, 16).
- La figura del «più forte»
Il Battista inizia a dipingere il ritratto di Cristo con l’aggettivo «forte» che già Isaia applicava al re-Messia, «forte, potente come Dio» (9, 5) e che nell’antico testamento costituiva uno degli attributi del Creatore, considerato sovrano dell’universo e della storia: «Il Signore regna, si ammanta di splendore, si cinge di forza» (Sal 93, 1). L’espressione «viene uno» echeggia un titolo di sapore messianico che troviamo nel Salmo 118, un canto processionale eseguito durante la festa delle Capanne: «Benedetto colui che viene nel nome del Signore». Tale canto viene applicato da Luca a Gesù durante il suo ingresso a Gerusalemme.
Anche il famoso annuncio messianico nel libro del profeta Zaccaria riporta lo stesso messaggio: «Ecco, Sion, a te viene il tuo re..» (9, 9).
- Un gesto umile: «io non sono degno di sciogliere il legaccio dei sandali»
Un altro tratto con cui l’evangelista descrive la figura di Cristo è tipicamente di sapore orientale: «sciogliere il legaccio dei sandali». É il gesto che si addice a uno schiavo. Il Battista dinanzi al messia che viene si sente servo, e per di più umile e indegno: «io non sono degno di sciogliere il legaccio dei sandali».
Poi presenta il battesimo che il personaggio annunciato compirà: «costui vi battezzerà in Spirito Santo fuoco». Nel Salmo 104, 3 lo Spirito di Dio è definito il principio che crea e rigenera l’essere: «Manda il tuo Spirito, tutti sono creati e rinnovi la faccia della terra». Invece il fuoco è per eccellenza un simbolo divino: riscalda e incendia, anima e distrugge, è sorgente di calore e di morte.
- Le parole dal cielo su Gesù: Lc 3, 21-22
Nel secondo quadro è contenuta un nuovo profilo o epifania di Cristo. Questavolta è Dio stesso, e non Giovanni, a dipingere il ritratto di Cristo con delle parole solenni: «Tu sei il mio figlio prediletto, in te mi sono compiaciuto». Questa presentazione e definizione di Cristo è sorretta da una vera e propria coreografia celeste (il cielo che si apre…la discendenza dello Spirito come di colomba…la voce dal cielo) per mostrare la qualità divina delle parole che stanno per essere pronunciate sulla persona di Gesù.
La colomba è simbolo dello Spirito di Dio che invadeva i profeti, ma ora viene effuso in pienezza sul messia come aveva predetto Isaia: «Su di lui si poserà lo Spirito del Signore» (11, 2). Il simbolo della colomba sta a indicare che nella venuta di Gesù si realizza la presenza perfetta di Dio che si manifesta nell’effusione del suo Spirito. É questa pienezza di Spirito Santo che consacra Cristo per la sua missione salvifica e per il compito di rivelare agli uomini la parola definitiva del Padre. Senz’altro il segno della colomba indica al lettore del racconto del battesimo che Dio sta per incontrarsi con l’uomo. L’intreccio di questo incontro si avvera nella persona di Gesù. Se il Battista aveva presentato Gesù come il messia – che nell’AT rimane sempre un uomo, anche se perfetto – ora Dio si accinge a definire Gesù come il Figlio «prediletto». Titolo che indica una presenza di Dio suprema e che supera quella che si sperimentava nel culto o in altri aspetti della vita d’Israele.
- La voce divina è un altro segno che accompagna la manifestazione di Gesù nelle acque del Giordano. Essa evoca due testi dell’AT. Il primo è un canto messianico che cita alcune parole di Dio rivolte al suo re-Messia: «Tu sei mio figlio, oggi ti ho generato» (Sal 2,7). Nell’AT sia la figura del re che del Messia erano considerati come figli adottivi di Dio; invece, Gesù è il figlio prediletto, sinonimo di unigenito. Il secondo testo che illumina il significato delle parole pronunciate dalla voce del cielo è un passo attinto ai Canti del servo del Signore e che la liturgia della parola di questa domenica ci propone come prima lettura:
- «Ecco il mio servo che io sostengo, ecco il mio eletto in cui mi compiaccio» (Is 42, 1). Nella persona di Gesù convergono o si rendono presente due figure presentate da Isaia: la speranza del messia-re e la figura del messia sofferente. Non è improprio dire che la scena del battesimo presentata da Luca è una vera catechesi sul mistero della persona di Gesù, messia, re, servo, profeta, Figlio di Dio.
- Inoltre, dalla voce del cielo traspare la qualità trascendente, divina, unica della persona di Gesù. Tale appartenenza di Gesù al mondo di Dio sarà visibile, palpabile, sperimentabile anche nella sua umanità, nella sua presenza in mezzo agli uomini, nel suo peregrinare tra le strade della Palestina.
- Quindi la Parola di Dio in questa domenica intende mostrarci con il racconto del battesimo la solenne presentazione di Gesù al mondo. Essa sarà completa solonella croce e nella Infatti sulla croce vengono riproposti due volti di Cristo, quello umano-salvifico con la morte in croce per la nostra redenzione, quello divino tramite la professione di fede del centurione: «Veramente costui è Figlio di Dio!». La parola di Dio in questo giorno del Signore ci invita a contemplare e adorare il volto di Cristo che S.Agostino ha così presentato in una sua riflessione: «in quel volto noi riusciamo a intravedere anche i nostri lineamenti, quelli del figlio adottivo che il nostro battesimo rivela».
Salmo 42
Quando sperimentiamo il silenzio di Dio nella nostra vita, non scoraggiamoci, ma coltiviamo sempre la nostra sete di Lui assieme a tutti i fratelli, camminiamo sulle strade del Regno, certi di trovare la sua presenza in Cristo Gesù.
La ricerca del volto di Dio
Come una cerva assetata desidera l’acqua, così anch’io anelo a te, mio Dio Io ho sete del mio Dio, del Dio vivente: quando potrò vedere il volto di Dio?
Sono mio pane le lacrime di giorno e di notte,
mentre mi si dice tutto il giorno:
«Dov’è il tuo Dio?»
E ora mi sento commuovere nel ricordo di un tempo, quando andavo alla casa di Dio fra moltitudini in festa
Perché sei triste, anima mia perché ti agiti in me?
Spera in Dio, ancora lo proclamerò: mia salvezza e mio Dio!
Orazione finale
Signore Dio, mentre il tuo Figlio Gesù veniva battezzato da Giovanni Battista nel Giordano ha pregato. La tua voce divina ha ascoltato la sua preghiera squarciando i cieli. Anche lo Spirito Santo si è mostrato presente sotto forma di colomba. Ascolta la nostra preghiera! Ti preghiamo di sostenerci con la tua grazia perché sappiamo comportarci veramente quali figli della luce. Donaci la forza di abbandonare le abitudini dell’uomo vecchio, per essere continuamente rinnovati nello Spirito, rivestiti e pervasi dai pensieri e sentimenti del Cristo.
A te Signore Gesù che hai voluto ricevere da Giovanni Battista il battesimo di penitenza vogliamo volgere lo sguardo del nostro cuore per imparare a pregare come tu pregavi il Padre al momento del battesimo, con abbandono filiale e totale adesione alla sua volontà. Amen!
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