La Speranza

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Almeno una volta dovrai sederti sulla riva del fiume, in tutta calma:
almeno una volta, come nel “sorriso” di cui parla William Blake nella sua poesia.
Quella volta sarebbe sufficiente a recuperare anni di battaglie e percorsi,di fughe e inseguimenti, a cose poi divenute vane.

Anni e anni dietro alla volpe in fuga, per poi scoprire che la preda, altro non eri tu, che fiero cavalcavi il tuo smilzo destriero.

Quando ti sta stretto tutto ciò che hai attorno, è perché non sai e non riesci a dilatare la tua storia personale nel piano dell’esistenza: tu vivi nella rete fatta di momenti di tensione, intervallata ai vuoti di serenità passeggera e non guardi oltre ciò che ti sta attorno e che di familiare spesso ha ben poco. La nostra vera familiarità sta da un’altra parte: solo che non sappiamo renderla presente al nostro quotidiano, perché non è tangibile come quelle cose a cui diamo importanza senza convinzione.

Ti capita di sentirti lasciato solo, abbandonato dal flusso della vita, facile bersaglio di qualsiasi sventura possa montare come bufera sulla tua vita. E spereresti che qualche angelo ti parlasse, che il Cielo si aprisse un poco e mostrasse qualche traccia che ti manca qui, su questa via.

Qui tutto parla un discorso estraneo al tuo cuore: anche le belle parole finiscono come cera che solidifica, buone solo per quell’attimo di speranza.

Ma le cose cambiano comunque: anche Lazzaro fu guarito, ma poi morì di nuovo e per sempre a questa vita terrena.

La risposta da dare e ricevere è altra.

Pensa a questa scena:

una grande vasca naturale che viene riempita di acqua; vi collochiamo all’interno, col tempo, un sacco di oggetti, di cose che col tempo vengono a formare un universo di microuniversi.

Sembra quasi che ci siano diverse direzioni, mondi paralleli che vanno per la loro strada, teorie diverse, concezioni diverse ma…

Se pratichi un canale di svuotamento della vasca, vedrai che tutte passano per la stessa origine, tutte passano per la stessa via: come se tornassero alla loro casa. Di là devono passare: anche tu sei uscita di “là”, quel luogo dal quale tutti veniamo, e là torni. Tu sei quel che Dio vuole tu sia, per essere quel che Dio vuole tu sia: per esser quel che devi, mettendoci la tua libertà.

Qualsiasi cosa sembrerebbe poterci colpire in qualsiasi istante, soprattutto quando siamo indifesi, quando non siamo più al meglio delle nostre forze, nel vigore dell’età. Ma Dio è sempre Dio, in ogni momento la nostra origine e nostro fine, ci accompagna. Questa è la nostra speranza.

 

Sia che viviamo, sia che moriamo, siamo del Signore. (Rm 14,7-12)

 

Remo Rosati

“Dialoghi nell’Oasi”, per “L’Oasi di Engaddi”

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