La Fede L’esistenza di Dio – Toth Tihamer #1

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Toth Tihamer

La Fede

L’esistenza di Dio

 

 

  1. La fede dei nostri padri

  All’inizio di questi discorsi la prima parola pronunciata su questa cattedra, sia un grido di lode al nostro Padre celeste, al nostro Dio! Curviamo la fronte dinanzi a Lui e facciamo salire fino a Lui le nostre fervide preci.

  È di Voi, Padre celeste, che io vorrei parlare quest’anno ai miei cari uditori. Siate dunque con noi per vostra bontà, quando, con animo umile, noi mediteremo sulla vostra Maestà santa. Siate presso di noi con i vostri lumi, quando studieremo i dogmi della vostra fede, per più e più conoscerli ed amarli. Aiutateci con la vostra grazia, affinché, fortificati nella nostra fede cristiana, noi realizziamo i vostri sacri disegni per il grande momento, nel quale, compiute le lotte della nostra vita terrestre, noi potremo arrivare fino a Voi, nostro buon Padre del cielo, per l’eternità.

  Questa serie di sermoni tratterà della nostra fede cristiana, del Simbolo degli Apostoli. Invero, come osserverebbe i Comandamenti di Dio chi non conosce Dio, non stima la sua fede in Lui, e non vi é attaccato con un amore pronto a qualsiasi sacrificio?

  L’esperienza insegna che assai spesso l’ignoranza religiosa è una delle cause più frequenti della violazione della legge morale.

  Consacrer  i miei primi discorsi alle questioni fondamentali d’introduzione, che mostreranno l’importanza del soggetto che stiamo per studiare.

  Nell’istruzione d’oggi, per esempio, vorrei spiegare che: È necessario parlare della fede perché é conosciuta troppo poco ed è importantissimo conoscerla meglio.

A. La fede è sconosciuta

  L’ignoranza religiosa è spaventevole non solo in terra di missione, ma pure presso i popoli cristiani.

  Vi dir  ci  che è accaduto in un sobborgo di Parigi ad un prete che domandava ad un ragazzo:

  • “Amico mio, sai tu che cos’è la Trinità?”
  • “Sì, lo so, – rispose il ragazzo – é una stazione della Metropolitana”.
  • E’ vero che c’é una stazione di questo nome. Ma tu non sai nient’altro sulla SS. Trinità?
  • “No”.

  Ecco tutto ci  che sapeva sulla SS. Trinità un ragazzo nato e cresciuto in un paese cristiano.

  E questa misera risposta ci costerna nella sua terribile realtà. Due diverse categorie d’uomini, due mondi diversi vivono oggi intorno a noi, l’uno presso l’altro: due mondi fra i quali la tensione é così grande, i contrasti così vivi, che penetrano perfino attraverso le porte della casa, drizzando un muro di separazione fra i migliori amici, generando differenze ed urti fra loro.

  C’è qualcosa di spaventevole nell’esistenza, gomito contro gomito, di questi due mondi diversi, quello della fede e l’altro dell’incredulità. Lo sposo deride ci  che e sacro per la sua sposa. I genitori sono schierati in altro campo che non é quello dei figli. La nuova generazione definisce pregiudizio fuori moda ci  che la vecchia generazione riguardava come verità santa. Ci  che un gruppo considera base della civiltà umana, l’altro gruppo lo stima inutile fardello.

  Risuonano le campane della domenica e molta gente si affretta verso la chiesa e inginocchiata prega Nostro Signore Gesù Cristo, il Redentore; molta altra scuote la testa senza comprendere: é possibile che ancora oggi ci siano nel mondo uomini di idee così arretrate?

  Fratelli miei, questi “arretrati” siamo noi. Noi che, ancora seguiamo la fede dei nostri padri. Noi, che oggi ancora recitiamo il Credo. Noi che, sentiamo il dovere di testimoniare la nostra fede dinanzi al mondo. Ecco perché ho scelto per il mio nuovo ciclo di prediche la spiegazione dei dogmi fondamentali della fede cattolica.

  Noi siamo tutti cristiani e recitiamo ogni giorno il Credo; ma con quale anima? Conosciamo a fondo la nostra fede e l’amiamo come deve essere amata?

  Sappiamo quanto la nostra fede é bella? Ah, quanto bella! tanto, che dovremmo gridare: se tutto fosse bello del pari! Sappiamo anche che la nostra fede é vera? Essa é così fiera che possiamo tranquillamente inclinare la nostra testa sotto il suo giogo dolcissimo.

  La verità della nostra fede e la sua bellezza, ecco ci  di cui vi parler  ora, e nelle conferenze che seguiranno.

         1) La nostra fede è vera

Noi passeremo in rivista i dogmi della nostra santa religione cattolica; vedremo le ragioni che parlano in loro favore, i problemi che essi sollevano, e ci faremo questa domanda: possiamo, oggi ancora, tenerci tranquillamente avvinti al nostro vecchio Credo, alla cattolica fede dei nostri padri?

  Gettiamo uno sguardo indietro su questa fede dei nostri padri, risaliamo il corso di duemila anni, e constateremo con fierezza che non abbiamo da arrossirne. La nostra religione ha salvato i preziosi tesori della civiltà antica, minacciati di distruzione. La nostra religione ha messo al servizio della cultura intellettuale la forza viva dei giovani popoli barbari. Dalla nostra religione uscirono la profonda filosofia e l’arte incomparabile del Medioevo. La nostra religione ha fecondato l’immaginazione artistica di Raffaello e di Michelangelo, e il genio poetico di Dante. È la nostra religione che ha inviato i suoi missionari al Venezuela, al Perù, in Bolivia… Come ha inviato a decine di migliaia le suore di carità negli ospedali, negli orfanotrofi, negli ospizi e nelle case d’educazione. In verità non c’è da arrossire di un Credo che, da duemila anni, non fa che versare sull’umanità un fiume di benefici morali e materiali.

  Ripeto: non abbiamo da arrossire della fede dei nostri padri. E dobbiamo essere convinti della verace testimonianza resa dagli intellettuali antichi e moderni, che il Credo cristiano ha l’ultima parola nelle questioni religiose, che la morale cristiana è il più puro abbellimento dell’anima umana, che l’umanità non potrà mai sorpassare le altezze della cristiana civiltà.

  Più è chiaro l’effetto disastroso del caos intellettuale e morale nel quale sprofonda l’umanità d’oggi che si è staccata dalle idee cristiane, e più dobbiamo guardare con venerazione il blocco di granito dei dogmi del nostro Credo.

  Un giorno, mentre il poeta tedesco Enrico Heine stava, rapito, contemplando la magnifica cattedrale di Colonia, gli sfuggì questa frase, che fu in seguito molto ripetuta: “Gli antichi ben potevano costruire, giacché avevano dei dogmi; ma noi, noi non abbiamo che delle opinioni, con le quali costruire non si pu … Non si costruiscono delle Cattedrali con opinioni!”

  Questa santa forza che scaturisce dal nostro Simbolo è, ancora oggi, una realtà vivente. Oggi non c’è né organizzazione, né fabbrica, né impresa, né società… non c’è nulla al mondo che possa, sia pure alla lontana, raggiungere il livello del cristianesimo, nella sua benedetta opera di cultura spirituale. Come per il passato fu per centinaia di popoli e miliardi d’individui una guida verso le altezze della cultura spirituale, così ancora oggi, costruisce sulle rovine e le tombe delle nazioni, il loro futuro avvenire e l’armoniosa vita degli individui.

  Oh! Sii benedetta fede dei nostri padri. Noi non vorremo mai staccarci da te, per non smarrirci nelle tenebre dell’errore e del dubbio.

         2) La nostra fede e bella

  1. a) Sì, l’abbiamo provato noi stessi tante volte, direte voi. Quando, la sera, lascio le vie animate e rumorose della capitale per entrare fra le silenziose mura di una delle nostre Chiese, dove pregano, la fronte reclinata fra le mani, uomini che trascinano il peso della vita, e sento, di quando in quando, un sospiro uscire da un cuore stanco, o vedo una giovane ragazza entrare con un mazzetto di fiori, che depone dinanzi al Santissimo Sacramento, allora, in quegli istanti di pace, sono penetrato da questo pensiero: come é bella la nostra santa religione!

  E quando il suono delle campane ci chiama alle funzioni del mese di Maria, e le anime assetate nel deserto cammino della vita, si affrettano alla Chiesa per inginocchiarsi ai piedi della Benedetta fra le donne, la cui soavità attira irresistibilmente ai suoi altari perfino uomini stranieri alla nostra fede, oh, si pensa, com’è bella la nostra santa religione! Bella, quando il sacerdote, nei suoi paramenti dorati, alla Consacrazione eleva l’Ostia Santa sopra i fedeli inginocchiati in pio raccoglimento. Bella quando le candele colorate dell’albero di Natale si accendono e, nella notte dicembrina si elevano il Gloria degli Angeli, il canto dei pastori, belare delle pecore innocenti… Quale poesia, quale bellezza nella nostra santa religione!

  1. b) Ed ora, fratelli miei, voi mi guardate con occhi spalancati: ma io vi dico che non é in questo che vedo la vera beltà della nostra religione. La vedo più nel fatto che essa apporta la soluzione di tutti i misteri della vita e la forza di superare tutte le nostre più ardue difficoltà. Dir dunque che c’è un Dio sopra di noi, un Padrone onnipotente, che è altresì per noi un Padre dal cuore tenerissimo. Dir  che il peccato è una disgrazia spaventosa, e Dio un giudice severo, ma dir  altresì, ed è questa la vera beltà della nostra fede, che non c’è peccato, pur spaventoso ch’esso possa essere, che Dio non perdoni al peccatore pentito. Dir  che l’eterna dannazione è cosa orribile a pensare, ma dir  altresì che nessuno vi cade senza averlo, nella sua depravazione, voluto. Dir : quale meravigliosa pace, quale armoniosa felicità riempiono l’anima di colui che regola la propria vita secondo le prescrizioni della nostra santa religione, e rimette all’ultima ora, la sua vita fra le mani misericordiose del Padre celeste.

Ecco la vera bellezza della nostra fede, della fede dei nostri padri.

  1. Perché è necessario conoscere meglio la fede?

  Si pu  domandare: non è pericoloso investigare la nostra fede e discuterla?

  “Io sono cattolico come lo erano i miei vecchi. Mia madre mi ha insegnato il Credo e da allora io lo custodisco come la più preziosa eredità dei miei genitori. Lo recito di quando in quando, non nego alcuno dei suoi articoli, e tuttavia… sarebbe meglio che non entrassi nei suoi particolari. Ho paura. Ho paura che esso crolli da cima a fondo, se studio seriamente nei particolari e nell’insieme, ciascuno dei suoi dogmi. Le vecchie sedie ereditate dai nonni, sono fatte per essere allineate in un angolo della stanza e conservate con venerazione, ma non è prudente di sedersi sopra”.

  Io credo che tale idea sia venuta a qualcuno dei miei uditori, soprattutto se giovani, che, avrebbe preferito trattare qualche altro argomento. Il loro timore non é da sprezzare, ma, non stupitevi delle mie parole, nessuno ha tanto bisogno di questi sermoni quanto proprio essi ne hanno.

  Perché è necessario che noi conosciamo meglio la nostra religione?

  1) Prima di tutto perché non dobbiamo affatto considerare la nostra fede come un mobile venerabile ereditato dai nostri antenati, un mobile senz’anima che trasciniamo con noi. Disgraziatamente, per molti uomini, la fede non è molto più di questo. Ma noi, quantunque l’abbiamo ricevuta in eredità dai nostri vecchi, pur dobbiamo, con il nostro stesso lavoro intellettuale, fare della nostra fede un bene personale e cosciente. Non sono cattolico solamente perché mio padre lo era, e perché da secoli i miei antenati lo erano, ma lo sono anche perché conosco i principi della mia religione, perché so che oggi ancora essi sono di una bellezza e di una verità incrollabili, e sono fiero di poter essere, io pure, cattolico.

  Possiamo noi, oggi ancora, professare il vecchio Credo? Non appartiene esso a tempi sorpassati? Non ha bisogno di essere riconsiderato a fondo? Non è minacciato di rovina?

  Tali pensieri possono nascere nella mente di qualsiasi uomo istruito, che segue ad occhi aperti la strada dell’umanità, e nessuno ha il diritto di lasciare affondare di tali spine nella sua anima. Poniamoci dunque la domanda: possiamo ancora essere cristiani? La risposta ci sarà data dalla vita. Non solo si pu  essere ancora cristiani: ma esserlo è necessario. O saremo dei cristiani, non solo a parole ma a fatti, o cesseremo d’essere uomini.

  Il cristianesimo o una lotta sanguinosa e bestiale. Il cristianesimo o il triste asilo degli alienati. Il cristianesimo o le donne si sbarazzeranno dei loro mariti… Il cristianesimo o l’aperta immoralità. Il cristianesimo o i figli alzeranno le mani violente sui loro genitori.

  Non dobbiamo rinnegare, cambiare la fede dei nostri padri. Essa è ancora oggi capace di soddisfare a tutti i bisogni intellettuali dell’uomo. Le nostre maniere esteriori di vivere sono cambiate, ma l’anima umana non è cambiata. Un tempo, gli uomini facevano un segno di croce partendo per un lungo viaggio, oggi ci sono aviatori che fanno lo stesso segno prima di cominciare un volo. Ci sono impresari che assistono alla santa Messa così puntualmente come i loro nonni, salvo che questi ultimi vi andavano a piedi, e loro ci vanno in auto. Ci sono artisti che vogliono essere sepolti con l’abito di san Francesco. Ci sono degli operai che restano fedeli alla chiesa pur in mezzo alle sommosse dei rossi.

  La nostra epoca richiede dei cristiani animati di tali convinzioni, come lo era il conte Stefano Széchenyi, che al figlio Adalberto scriveva le seguenti righe: “Ho osservato fedelmente tutte le pratiche della religione cattolica, non già per dare il buon esempio ai contadini, oh no, ci  sarebbe una specie d’ipocrisia, ma perché sono cattolico”.

  2) Se vi domandate, perché è necessario conoscere la religione, ecco la risposta: Io devo studiare la mia fede da vicino, in profondità; non deve sussistere in me alcun dubbio, alcun “ma”, alcun “forse”; la mia fede deve sfidare come una roccia tutte le critiche, perché essa esige da me numerosi e immensi sacrifici. Esige che io inclini la mia ragione dinanzi alle verità divine, esige che io curvi la mia volontà dinanzi ai Comandamenti di Dio. Ora, di ci  io non sono capace se non so che ogni frase, ogni parola del Credo, è verità santa.

  La nostra religione non si contenta di farci recitare i1 Credo in Dio, ma essa trae da questa formula gravi conseguenze per noi. La nostra fede interviene nella nostra vita di ogni giorno, interviene nel nostro diuturno lavoro, e per mezzo dei suoi Comandamenti, talvolta penosi e che tagliano sul vivo, regola tutta la nostra esistenza. La mia fede non è solamente con me quando prego in Chiesa, ma mi accompagna al mio tavolo di lavoro, al magazzino, mi segue in cucina, nelle conversazioni di salotto e nei miei divertimenti; penetra nel santuario più intimo della mia famiglia, dovunque dice la sua parola e dovunque pone la sua regola.

  E chi dunque potrebbe seguire i suoi severi comandamenti, se prima non fosse persuaso della sua assoluta verità? Se non vedesse che la sua fede ha realmente il diritto di esigere tutto ci  che impone? Con una fede timida, pervasa di dubbi, timorosa, non si pu  rispondere alle severe esigenze della morale cristiana.

  Noi abbiamo bisogno di una fede uguale a quella che anima l’illustre scrittore francese Paolo Claudel. Durante la sua giovinezza egli fu totalmente incredulo e condusse facile vita: ma rispondendo all’invito della grazia divina, si convertì ed ora ha scritto di sé stesso le seguenti parole: “Io sono mille volte più sicuro delle verità della fede cattolica che dell’esistenza del sole che brilla sopra di me”[1].

  E con queste parole dell’illustre scrittore, io termino il mio discorso. Possano esse incessantemente risuonare alle nostre orecchie. È vero che c’è di che rattristarci considerando il mondo attuale, ma non mancano elementi anche per rallegrarci. Se per tutto l’ultimo secolo, tanti e tanti hanno perduto il contatto con la fede dei loro padri, in queste ultime decine d’anni, molti altri hanno imparato invece a conoscerla e ad amarla. Si pu  rattristarci guardando quei pagani moderni per i quali il sole del cristianesimo è spento, ma ci rallegreremo, con fierezza, che la fede cristiana con il suo valore moralizzatore, educativo e civilizzatore oggi ancora resti senza rivali, e abbia salvato all’umanità dei tesori inestimabili, che senza di essa sarebbero andati irrimediabilmente perduti: il matrimonio, la famiglia, la proprietà privata, il principio di autorità, l’onestà, la disciplina.

  Felice colui, che vive in questa santa fede cristiana! Costui non pu  sorridere senza dirsi che un giorno egli sorriderà eternamente; e non pu  piangere, senza pensare che giorno verrà in cui le sue lacrime saranno asciugate per sempre. Dunque, anche se il mondo attuale sia ben diverso da quello dei miei antenati, persevero nella fede dei miei padri.

  L’aeroplano assorda con il suo rombo, l’auto fa squillare il suo clacson, la radio lancia i suoi appelli. Ed io alzo la testa e grido: Credo! Credo! Credo!

[1] Les Témoins du renouveau catholique

 

 

 

 

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