Contribuire all’immanenza
Contribuire all’immanenza
E’ un mondo pieno di misteri, si potrebbe dire che viviamo nel mistero. Partendo da zero su quanto conosciamo, possiamo dire che, stando alle esperienze personali, che c’è una incalcolabile distanza tra quel che siamo, o sentiamo di essere e quanto ci circonda.
Bisogna essere un po’ distratti e indifferenti perché presi dalle proprie necessità e vicissitudini, per non rendersi conto di questo.
Eppure, lo sappiamo bene, in ogni momento delle nostre giornate, come stanno le questioni. Viviamo immersi in domande fondamentali, e sorti comuni a tutti gli uomini, che fuggiamo per il fatto che ci sovrasterebbero, ci renderebbero inermi dinanzi alla loro grave presenza.
La morte, il dolore, la sofferenza, la povertà, le solitudini, le delusioni, le insoddisfazioni.
Ogni giorno ci muoviamo verso un ignoto futuro che, senza una visione di fede, ci può far precipitare improvvisamente nel nulla, ponendo fine ad ogni nostro sogno.
E che senso ha un sogno se destinato comunque a finire?
Chi colmerà la distanza tra l’uomo e Dio?
Dice S. Agostino in una sua lettera, la n° 187:
In qual modo Cristo è dappertutto.
3. 7. Ma il senso delle parole: Oggi sarai con me in paradiso è molto più facile e scevro di tutte queste ambiguità, se s’intendono pronunciate da Cristo non riferendole alla propria natura umana, ma alla propria natura divina. In quel giorno infatti Cristo sarebbe stato col suo corpo nel sepolcro e con l’anima negl’inferi, mentre lo stesso Cristo in quanto Dio è ogni istante presente dappertutto, poiché è la luce che splende anche nelle tenebre sebbene le tenebre non lo accolgano 13. Egli è la potenza e la sapienza di Dio, della quale sta scritto che stende la sua potenza da un’estremità all’altra del mondo e governa l’universo con benevolenza 14, e che penetra ovunque per la sua purezza e nulla d’impuro si trova in essa 15. Pertanto, dovunque possa essere il paradiso, tutti i beati che vi sono, sono lì con lui che è dappertutto.
Per quanti vivono lontani dalla Luce e per i quali dobbiamo pregare, oltre che per la nostra anima, anche per la loro:
2111 La superstizione è la deviazione del sentimento religioso e delle pratiche che esso impone. Può anche presentarsi mascherata sotto il culto che rendiamo al vero Dio, per esempio, quando si attribuisce un’importanza in qualche misura magica a certe pratiche, peraltro legittime o necessarie. Attribuire alla sola materialità delle preghiere o dei segni sacramentali la loro efficacia, prescindendo dalle disposizioni interiori che richiedono, è cadere nella superstizione.
2118 Il primo comandamento di Dio condanna i principali peccati di irreligione: l’azione di tentare Dio, con parole o atti, il sacrilegio e la simonia.
2119 L’azione di tentare Dio consiste nel mettere alla prova, con parole o atti, la sua bontà e la sua onnipotenza. È così che Satana voleva ottenere da Gesù che si buttasse giù dal Tempio obbligando Dio, in tal modo, ad intervenire. Gesù gli oppone la parola di Dio: « Non tenterai il Signore Dio tuo » (Dt 6,16). La sfida implicita in simile tentazione di Dio ferisce il rispetto e la fiducia che dobbiamo al nostro Creatore e Signore. In essa si cela sempre un dubbio riguardo al suo amore, alla sua provvidenza e alla sua potenza.
2120 Il sacrilegio consiste nel profanare o nel trattare indegnamente i sacramenti e le altre azioni liturgiche, come pure le persone, gli oggetti e i luoghi consacrati a Dio. Il sacrilegio è un peccato grave soprattutto quando è commesso contro l’Eucaristia, poiché, in questo sacramento, ci è reso presente sostanzialmente il Corpo stesso di Cristo.
2121 La simonia consiste nell’acquisto o nella vendita delle realtà spirituali. A Simone il mago, che voleva acquistare il potere spirituale che vedeva all’opera negli Apostoli, Pietro risponde: « Il tuo denaro vada con te in perdizione, perché hai osato pensare di acquistare con denaro il dono di Dio » (At 8,20). Così si conformava alla parola di Gesù: « Gratuitamente avete ricevuto, gratuitamente date » (Mt 10,8). È impossibile appropriarsi i beni spirituali e comportarsi nei loro confronti come un possessore o un padrone, dal momento che la loro sorgente è in Dio. Non si può che riceverli gratuitamente da lui.
2122 « Il ministro, oltre alle offerte determinate dalla competente autorità, per l’amministrazione dei sacramenti non domandi nulla, evitando sempre che i più bisognosi siano privati dell’aiuto dei sacramenti a motivo della povertà ». L’autorità competente determina queste « offerte » in virtù del principio che il popolo cristiano deve concorrere al sostentamento dei ministri della Chiesa. « L’operaio ha diritto al suo nutrimento » (Mt 10,10).
L’ateismo
2123 « Molti nostri contemporanei […] non percepiscono affatto o esplicitamente rigettano l’intimo e vitale legame con Dio, così che l’ateismo va annoverato fra le cose più gravi del nostro tempo ».
2124 Il termine ateismo indica fenomeni molto diversi. Una forma frequente di esso è il materialismo pratico, che racchiude i suoi bisogni e le sue ambizioni entro i confini dello spazio e del tempo. L’umanesimo ateo ritiene falsamente che l’uomo « sia fine a se stesso, unico artefice e demiurgo della propria storia ». Un’altra forma dell’ateismo contemporaneo si aspetta la liberazione dell’uomo da una liberazione economica e sociale, alla quale « si pretende che la religione sia di ostacolo, per natura sua, in quanto, elevando la speranza dell’uomo verso una vita futura e fallace, lo distoglierebbe dall’edificazione della città terrena ».
2125 Per il fatto che respinge o rifiuta l’esistenza di Dio, l’ateismo è un peccato contro la virtù della religione. L’imputabilità di questa colpa può essere fortemente attenuata dalle intenzioni e dalle circostanze. Alla genesi e alla diffusione dell’ateismo « possono contribuire non poco i credenti, in quanto per aver trascurato di educare la propria fede, o per una presentazione fallace della dottrina, o anche per i difetti della propria vita religiosa, morale e sociale, si deve dire piuttosto che nascondono e non che manifestano il genuino volto di Dio e della religione ».
2126 Spesso l’ateismo si fonda su una falsa concezione dell’autonomia umana, spinta fino al rifiuto di ogni dipendenza nei confronti di Dio. In realtà, il riconoscimento di Dio non si oppone in alcun modo alla dignità dell’uomo, « dato che questa dignità trova proprio in Dio il suo fondamento e la sua perfezione ». La Chiesa sa « che il suo messaggio è in armonia con le aspirazioni più segrete del cuore umano ».
L’agnosticismo
2127 L’agnosticismo assume parecchie forme. In certi casi l’agnostico si rifiuta di negare Dio; ammette invece l’esistenza di un essere trascendente che non potrebbe rivelarsi e di cui nessuno sarebbe in grado di dire niente. In altri casi l’agnostico non si pronuncia sull’esistenza di Dio, dichiarando che è impossibile provarla, così come è impossibile ammetterla o negarla.
2128 L’agnosticismo può talvolta racchiudere una certa ricerca di Dio, ma può anche costituire un indifferentismo, una fuga davanti al problema ultimo dell’esistenza e un torpore della coscienza morale. Troppo spesso l’agnosticismo equivale a un ateismo pratico.
dal Catechismo della Chiesa Cattolica
Remo Rosati
8 Marzo 2019
L’autore Remo Rosati rivendica i diritti sui testi riportati nel sito a sua firma